ECONOMIA- Pagina 18

Sella inaugura il nuovo Open Innovation Center di Torino

Una superficie complessiva di oltre 5.000 metri quadrati, 200 postazioni di lavoro, zone per coworking e meeting tra imprenditori, startupper, liberi professionisti, giovani talenti, investitori e clienti, un team dedicato all’AI, uno spazio eventi, un bistrot caffetteria aperto al pubblico, oltre ad un rooftop disponibile anche per eventi privati. È l’Open Innovation Center del gruppo Sella, inaugurato oggi in Corso Galileo Ferraris 32, nel cuore di Torino, un nuovo polo che integra tutte le competenze di consulenza specializzata del Gruppo nei diversi ambiti di attività con l’obiettivo di sviluppare un’innovazione finalizzata a generare un impatto positivo sociale, economico, ambientale e per il territorio.

L’apertura dell’Open Innovation Center di Torino rappresenta un ulteriore passo avanti nella strategia del gruppo Sella per sostenere la crescita del territorio piemontese, supportando il vivace ecosistema dell’innovazione presente e rafforzando la competitività delle sue imprese e startup grazie ad una pluralità di servizi legati alla consulenza che possano aiutarle nell’affrontare le sfide odierne e nel cogliere le opportunità offerte dall’innovazione tramite un approccio “open”.

L’Open Innovation Center si configura anche come uno spazio di co-creazione e contaminazione di idee in cui le diverse realtà del gruppo Sella affrontano le sfide della sostenibilità e promuovono l’innovazione con un impatto sociale positivo e sostenibile. All’interno dell’edificio trovano posto, infatti, diverse società del Gruppo, da Banca Sella presente con una succursale al piano terra e spazi dedicati alla consulenza e ai servizi di Wealth & Business Advisory a Sella Leasing, fino a quelle legate alle tecnologie e all’innovazione, come Fabrick, Centrico e la fintech Hype, detenuta in joint venture paritetica con illimity. Nell’Open Innovation Center di Torino è inoltre presente Sellalab, la piattaforma di innovazione del gruppo Sella nata 10 anni fa e presente anche a Biella, Padova, Salerno e Lecce.

Il nuovo centro, oltre a supportare la crescita di startup e imprese, funge anche da luogo d’incontro dove tutti gli attori dell’innovazione, inclusi università, centri di ricerca, hub di innovazione e incubatori, possono collaborare, anche grazie alla presenza di spazi di coworking, per sviluppare nuove opportunità legate al digitale e al fintech, in connessione con altre realtà industriali del territorio, al fine di accompagnarle in un percorso di espansione attraverso le nuove tecnologie e l’open innovation. Il polo torinese di Sella favorisce la realizzazione di progetti innovativi e casi d’uso, dalla fase di concept fino all’implementazione pratica, e ospita anche un team con data scientist ed esperti di data governance e architetture AI.

Il Politecnico dà il via ai lavori della Piattaforma della Città dell’Aerospazio

 L’intervento prevede un quadro economico di circa 44milioni di euro e permetterà la realizzazione di oltre 12mila metri quadri di laboratori e spazi per la collaborazione con aziende del settore aerospaziale.

 

Con provvedimento del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Piemonte la Valle d’Aosta e la Liguria – è stato dato il via libera all’avvio dei lavori per la costruzione della Piattaforma dell’Aerospazio, l’intervento che il Politecnico di Torino realizzerà nell’edificio 37 di Corso Marche, ceduto in diritto di superficie all’Ateneo da Leonardo. L’intervento rappresenta il primo tassello della realizzazione del progetto della Città dell’Aerospazio, coordinato dalla Regione Piemonte e che vedrà il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e private nella realizzazione di un polo interamente dedicato alla ricerca nel settore aerospaziale.

L’intervento edilizio, che sarà realizzato dal Politecnico, prevede attualmente un quadro economico complessivo di  circa 44 milioni di euro ed è finanziato attraverso fondi interni di Ateneo per circa 27 milioni e importanti finanziamenti esterni definiti nell’ambito dell’”Accordo di programma per la realizzazione di centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico attraverso la ricerca, la dimostrazione e la formazione curricolare, professionalizzante e continua funzionali allo sviluppo dell’industria manufatturiera 4.0 e dell’industria dell’aerospazio”, sottoscritto nel marzo del 2019, che prevede un importo di 15 milioni a carico della Regione Piemonte e 2,5 milioni a carico della Camera di Commercio di Torino.

Il centro di ricerca, di circa 15mila metri quadri complessivi con oltre 6mila mq di spazi esterni, sarà in grado di ospitare circa 12mila metri quadri tra spazi di relazione condivisi e laboratori per attività di ricerca condotte dall’Ateneo, ma anche in collaborazione con aziende nel settore aerospaziale.

Questa infrastruttura si colloca all’interno di un ampio quadro di investimenti del Politecnico di Torino indirizzati al settore aerospaziale, rivolti alle tre missioni di ateneo” commenta il Rettore del Politecnico Stefano Corgnati “A partire dal rafforzamento degli indirizzi formativi fino alla costituzione di nuovo Centro Interdipartimentale sull’Aerospazio, un playground interdisciplinare che metterà a sistema le competenze dei vari Dipartimenti e favorirà i processi innovativi in piena collaborazione con il tessuto produttivo territoriale, sempre più orientato ad una vocazione industriale ad elevata densità tecnologica”.

“Nella settimana in cui a Milano si svolge lo IAC (l’internazional Austronautic Congress) e che vede la partecipazione di 30 aziende piemontesi e di un innovativo format di comunicazione sul nostro sistema produttivo, questa notizia ha un altissimo valore. La Regione ha sempre creduto nel comparto aerospaziale come uno dei pillar da valorizzare e da far crescere. Una filiera che ha un positivo trend di crescita con un giro d’affari di oltre 8 miliardi e 35.000 posti di lavoro. La città dell’aerospazio compie così un altro sostanzioso passo in avanti”, aggiunge l’Assessore alle attività produttive della Regione Piemonte Andrea Tronzano.

Prezzi a Torino, le rilevazioni dell’ultimo mese

Nel mese di Settembre 2024 a seguito della rilevazione dei prezzi effettuata dall’Ufficio di Statistica della Città, l’indice complessivo dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è risultato pari al 119,3 (Base Anno 2015=100) segnandouna variazione del -0,4% rispetto al mese precedente e del +0,3% rispetto al mese di Settembre 2023 (tasso tendenziale).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto segnalano -0,5% sul mese precedente e +0,2% su settembre 2023. I prezzi dei prodotti a media frequenza d’acquisto segnalano una variazione del -0,6% rispetto al mese di agosto 2024 e del +1,0% rispetto all’anno precedente. I prezzi dei prodotti a bassa frequenza d’acquisto segnalano INVARIATO rispetto al mese precedente e -1,0% rispetto a settembre 2023.

Nella tipologia di prodotto dei BENI si rileva -0,2% su base congiunturale e -1,4% su base tendenziale.

I prodotti in rilevazione hanno subito queste variazioni:

Beni Alimentari -0,2% sul mese precedente e +0,5% sull’anno precedente,

Beni Energetici -1,4% sul mese precedente e -10,2% sull’anno precedente,

Tabacchi INVARIATO sul mese precedente e +4,0% sull’anno precedente,

Altri Beni +0,2% sul mese precedente e -0,2% sull’anno precedente.

Nella tipologia di prodotto dei SERVIZI si registra -0,7% su base congiunturale e +2,6% su base tendenziale.

Sono state riscontrate le seguenti variazioni:

Servizi relativi all’Abitazione +0,1 sul mese precedente e +1,9% sull’anno precedente,

Servizi relativi alle Comunicazioni +0,1% sul mese precedente e +1,0% sull’anno precedente,

Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona -0,8% sul mese precedente e +4,4% sull’anno precedente,

Servizi relativi ai Trasporti -2,7% sul mese precedente e +2,3% sull’anno precedente,

Servizi vari +0,3% sul mese precedente e +0,8% sull’anno precedente.

L’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi segnala -0,4% rispetto al mese precedente e +1,3% rispetto all’anno precedente.

I dati relativi al mese di agosto si possono consultare sul sito: http:/www.comune.torino.it/statistica/

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Energie rinnovabili, per il Piemonte un fattore di sviluppo industriale

Puntare sulle energie rinnovabili non è solo una necessità per tutelare l’ambiente, ma anche un’opportunità di sviluppo e di competitività industriale per il Piemonte. Ad affermarlo è il Presidente del Gruppo Energia dell’Unione Industriali di Torino, Giuseppe Bergesio, nel corso dell’incontro “Scenari energetici 2025”, organizzato dal Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio di Torino,al Centro congressi dell’Unione Industriali di Torino. L’incontro ha coinvolto  l’Ordine dei Commercialisti e l’Ordine degli Ingegneri di Torino e la Confservizi del Piemonte e della Valle d’ Aosta.

“Più puntiamo sulle rinnovabili – ha affermato Bergesio – meno sorprese avremo sui costi dell’energia. I metri cubi di gas consumati non sono sotto il nostro controllo,”.

“Il Piemonte comunque è in linea con gli obiettivi di sviluppo delle energie “pulite”, in particolare per la fonte idroelettrica – ha proseguito Bergesio – e se in Italia nel 2022 si fosse rovesciato il rapporto fra rinnovabili ed energie fossili, che è del 35% contro il 65%, non avremmo avuto la crisi”.

Sulle opportunità che le aziende possono cogliere dalla cosiddetta Transizione 5.0 ha parlato Paola Aglietta, dell’Ordine dei Commercialisti di Torino: “Vi sono incentivi sotto forma di credito di imposta interessanti – ha affermato – ma i tempi sono brevi, perché bisogna fare gli investimenti orientati al risparmio energetico entro il 2025”.

Stentano però a decollare gli strumenti di autoproduzione di energia rinnovabile, come le Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e i Gac (Gruppi di autoconsumo collettivo), che consentono alle aziende non solo di risparmiare, ma anche di condividere i benefici ambientali ed economici con la collettività . Ma “Sono strumenti – ha proseguito Aglietta –ancora poco utilizzati, al contrario all’estero funzionano già bene per resistenze culturali e difficoltà applicative, anche dal punto di vista fiscale”.

Un quadro normativo che blocca anche lo sviluppo di nuovi impianti di produzione delle energie rinnovabili, ha sostenuto Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità futura, l’organizzazione di Confindustria che raggruppa aziende che producono e vendono il 70% dell’energia elettrica prodotta in Italia. Ci sono lungaggini burocratiche (per avere un’autorizzazione ci vogliono 5 anni) e l’ostilità di molte regioni: “E il Testo unico sulle rinnovabili – ha aggiunto Re Rebaudengo – peggiora ancora la situazione. Ma la paura che gli impianti fotovoltaici sottraggano terreni all’agricoltura e danneggino i suoli è infondata: in Italia occupano solo lo 0,1% della superficie agricola”.

Elkann, tu vuo’ fa’ o cinese ma si’ nato in Italy

A cura di lineaitaliapiemonte.it

Elkann avrebbe dovuto capire che l’eccellenza dell’industria italiana è nelle costruzioni meccaniche, dove sono richieste capacità legate allo spirito innovativo degli ingegneri e alla perizia, laboriosità e creatività degli operai, e con i successi di FIAT, Lancia, Alfa Romeo dei decenni passati, i lavoratori italiani hanno dimostrato di essere fra i migliori nella costruzione di autoveicoli a motore termico.

Leggi l’articolo di Giuseppe Chiaradia ⤵️

https://www.lineaitaliapiemonte.it/2024/10/14/leggi-notizia/argomenti/lineaitaliapiemonteit/articolo/elkann-tu-vuo-fa-o-cinese-ma-si-nato-in-italy.html

Fondi di sviluppo, 105 milioni per i Comuni piemontesi

Ieri a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale, l’assessore regionale ai Fondi di Sviluppo e Coesione (FSC), Gian Luca Vignale, ha presentato la programmazione integrata regionale per lo   sviluppo e la coesione del Piemonte alla Prima Commissione titolare in materia di Programmazione, presieduta da Roberto Ravello.

Precedentemente, la programmazione dei Fondi Europei 2014 – 2020 aveva previsto finanziamenti esclusivamente per i capoluoghi di provincia.

Con la programmazione 2021-2027 per la prima volta la misura è suddivisa per aree territoriali omogenee e supporta tutti i Comuni del Piemonte con l’assegnazione di un contributo ciascuno, garantendo un coinvolgimento capillare e la massima libertà senza vincoli nella scelta degli interventi più utili, rilevanti e prioritari per il proprio territorio. Stanzia risorse complementari aggiuntive del FSC 2021-2027 oltre a Fondi europei, risorse nazionali, fondi del bilancio regionale per un complessivo di 105 milioni di euro. Individua 24 Aree territoriali omogenee ulteriori rispetto alle Aree interne e alle aree SUA.

I 105 milioni degli FSC sono stati suddivisi con 100 milioni distribuiti alle Aree Omogene e 5 milioni destinati a premiare i progetti più rilevanti con ricadute sovracomunali.

Ai Comuni viene chiesta una compartecipazione pari al 10%, che permetterà, quindi, di realizzare interventi di valore superiore allo stanziamento degli FSC.

Gli FSC potranno essere utilizzati dai Comuni e dalle Aree Omogenee per realizzare interventi in ambito di digitalizzazione, energia, ambiente e risorse naturali, cultura, trasporti e mobilità, riqualificazione urbana, welfare e salute, istruzione e formazione, investimenti in infrastrutture a supporto del turismo.

Sulla base del cronoprogramma, entro il 30 settembre scorso, ogni Area Omogenea con i singoli Comuni interessati ha avuto la possibilità di presentare fino ad un massimo di tre progetti (uno del valore massimo di 100mila euro, uno massimo 250mila euro e uno massimo 500mila euro). Ad ogni Comune è stato garantito comunque di poter realizzare un intervento del minimo di valore pari a 50mila euro.

Al termine i progetti presentati sono stati 1100 per un valore di circa 128 milioni di euro. Grazie allo stanziamento di 105 milioni degli FSC l’82% dei progetti è stato coperto e sarà finanziato e attuabile.

Tutti gli interventi dovranno essere realizzati e rendicontati entro il giugno 2028. Inoltre l’ente che inizia e finisce i lavori o acquista beni nel 2025 riceverà il contributo per finanziare il progetto subito a fronte della presentazione della rendicontazione delle spese.

Per la prima volta ogni Comune piemontese ha potuto realizzare un ‘progetto nel cassetto’. Ciò per garantire una ricaduta economica, sociale, culturale e turistica in ogni singola area del Piemonte. La Prima Commissione ha ascoltato con grande interesse lo sviluppo della programmazione dei Fondi di Sviluppo e Coesione – dichiara al termine della relazione l’assessore Vignale tutto sta procedendo nei tempi previsti ed abbiamo già cominciato anche gli incontri con le Aree Omogenee, che proseguiranno in queste settimane per seguire, al fianco dei territori e dei Comuni, ogni passaggio fino alla piena realizzazione degli interventi. Nessuno indietro, avanti tutti”.

Lo spreco d’acqua (oltre il 35% del totale) preoccupa le pmi artigiane

Dino De Santis (Presidente di Confartigianato Torino): “Noi piccoli imprenditori siamo fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica  dato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile”

 

Secondo una recente indagine della CGIA di Mestre, il Piemonte è al quindicesimo posto tra le regioni più “sprecone d’acqua”: in Piemonte, ogni giorno, vengono immessi nelle reti 359 litri pro capite e se ne perdono 127, equivalente a 35,4%, contro una media nazionale del 42,4%.

Tra i capoluoghi piemontesi il più sprecone è Verbania con il 43,0% delle perdite, seguito da Novara con il 31,5,4%, Biella con il 30,7%, Alessandria con il 28,9%, Torino con il 25,6%, Vercelli con il 22,2% e Asti con il 19,2%.

In Piemonte nel perimetro dei 10 settori a maggior intensità di uso di acqua operano 10.298 imprese che danno lavoro a 124.887 addetti. Le imprese artigiane sono 6.892 con 27.589 addetti. Il 66,9% delle imprese piemontesi che operano nel perimetro di settori water intensive è artigiano.

I primi 10  comparti manifatturieri con una più elevata intensità di utilizzo dell’acqua così individuati sono: quello estrattivo con 21,7 litri utilizzati per euro di produzione venduta, seguito dal tessile (20,9 litri per euro), petrolchimica (17,5 litri per euro), farmaceutica (14,1 litri per euro), gomma e materie plastiche (12,4 litri per euro), vetro ceramica, cemento, ecc. (11,2 litri per euro) carta (10,1 litri per euro) e prodotti in metallo (7,4 litri per euro).

 

A fronte della ridotta spesa pubblica per la manutenzione delle infrastrutture, si registrano elevate e diffuse perdite dalle reti idriche comunali. Su 8 miliardi di metri cubi di acqua immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile, se ne perdono 3,4 miliardi (42,4%), un volume superiore all’acqua erogata per l’intero Centro-Nord (3,2 miliardi di metri cubi). In chiave territoriale la percentuale di perdite nel Nord-ovest è del 33,5%, nel Nord-est del 37,2%, nel Centro del 43,9%, mentre nel Sud sale al 50,5% e nelle Isole, proprio dove si concentra la crisi idrica dell’estate del 2024, arriva al 51,9%. Tra le regioni, le perdite sono più elevate in

Basilicata con 65,5%, Abruzzo con 62,5%, Molise con 53,9%, Sardegna con 52,8%, Sicilia con 51,6%, Campania con 49,9%, Umbria con 49,7%, Calabria con 48,7% e Lazio con 46,2%.

Le perdite rete sono da attribuire a fattori fisiologici, presenti in tutte le infrastrutture idriche, a rotture nelle condotte e vetustà degli impianti, oltre a fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori e usi non autorizzati.

Un consistente intervento per ridurre le perdite idriche è previsto dal PNRR: per la gestione dell’acqua il Piano prevede interventi per 5,4 miliardi di euro, di cui 2,0 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico e 1,9 miliardi per la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti.

 

“Noi piccoli imprenditori siamo fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica -afferma Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – dato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile mentre le imprese medie e grandi si servono di specifici sistemi di auto approvvigionamento o utilizzano acqua che proviene da infrastrutture a servizio di nuclei e aree industriali. Per questo insistiamo sulla necessità di investimenti per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture.”

Si è conclusa con successo la seconda edizione di Monferrato Green Farm 

Si è conclusa con successo la seconda edizione di Monferrato Green Farm. La fiera del Verde e dell’Agricoltura, che si è svolta da venerdì (inaugurata con il taglio del nastro da parte del Sindaco di Casale Monferrato Emanuele Capra) a domenica presso il polo espositivo Riccardo Coppo, nel 2025 si fregerà del titolo di “Fiera nazionale” superando lo stress test costituito dalla simultanea presenza di altri eventi in contemporanea, tra cui una pietra miliare nel settore del “green” in Piemonte. Pur avendo avuto un calo di affluenze del 15% circa rispetto all’edizione precedente, ha registrato da parte degli operatori economici molta soddisfazione. Nel settore del food alcune delle imprese della ristorazione hanno registrato il sold out, i vivai si sono attestati sui livelli del 2023 e il settore agricolo e consuntivo vanta un miglioramento generalizzato. Ottimi risultati anche per le eccellenze alimentari come il Molino Bongiovanni di Torino, con le sue blasonate farine. L’evento fieristico è stato organizzato dalla società D&N Eventi in partnership con il comune di Casale Monferrato, Confartigianato delle imprese di Alessandria e Unione dei Comuni della Val Cerrina, per la prima volta con ‘area espositiva dedicata ai suoi produttori e altre realtà associative’. Altra novità è stato l’avvio di “Fontane e Vigneti e tradizioni di Monferrato”, con la collaborazione di Confartigianato, Impresa Alessandria e il patrocinio del comune di Villadeati. Negli spazi fieristici appositamente allestiti sono state organizzate tre iniziative volte a focalizzare l’attenzione sulle peculiarità di un borgo della collina piemontese nell’ottica del recupero delle tradizioni del territorio. Punto di forza dell’edizione 2024 sono stati i momenti scientifici ed artistici di alto livello. Venerdì si è tenuto un convegno sul Bk Rice di Ferrari Bk in collaborazione con il Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati di Casale Monferrato, domenica ha riscosso notevole interesse l’incontro sui grandi rischi ambientali, che ha visto protagonista Luca Franzi dell’Aipo e Dante Ferraris, responsabile del Servizio di Protezione Civile della Provincia di Alessandria, con il contributo del Professor Ganora, del Politecnico di Torino. A questo sono seguiti la conferenza di Elena Maggiore sui giardini resistenti a secco e il contributo del professor Guido Saracco, che è stato Rettore del Politecnico di Torino fino al gennaio 2024, nel seminario sui progressi verdi in campi innovativi sui solchi della tradizione. Anche gli eventi artistici sono stati di alto livello, con l’intervento di Edoardo Raspelli, cronista di gastronomia, che nel suo intervento ha parlato del suo passato di giornalista nato al Corriere di Informazione e al Corriere della Sera negli anni di Piombo, per poi soffermarsi sul presente in una appassionata difesa delle peculiarità gastronomiche italiane. Sabato sera si è svolto un lungo talk show, che ha visto la presenza di un grande della danza italiana, Raffaele Paganini, che ha parlato della sua lunga esperienza, di Pier Davide Carone, che ha cantato in anteprima un brano contenuto nel suo ultimo album “Carone”, che verrà presto presentato a Milano, e poi del cantautore Marco Rotelli, dei ragazzi e delle ragazze del concorso “Fotomodelli dell’anno by Paolo Formia”.

 

Mara Martellotta

Pmi, Confindustrie del Nord a confronto

Il 50% dell’export Made in Italy è destinato al mercato europeo; le regole europee stabiliscono oltre il 70% della normativa di riferimento per le imprese. Non si può e non si deve fare a meno dell’Europa. Ma di quale Europa hanno bisogno le piccole e medie imprese italiane?

L’evento che si è tenuto a Desenzano del Garda, organizzato da Confindustria Lombardia in collaborazione con Confindustria Brescia insieme con Confindustria Emilia-Romagna, Confindustria Piemonte e Confindustria Veneto, ha provato a rispondere a questi quesiti guardando alle necessità delle PMI e agli orientamenti strategici necessari, in un contesto di instabilità e cambiamenti epocali per continuare a garantire un alto livello di innovazione e competitività nel medio-lungo periodo.

“Le sfide che le PMI italiane hanno di fronte, in particolare le concomitanti transizioni energetica, ambientale e digitale, necessitano di pianificazione industriale, di tempo adeguato e di considerevoli risorse per gli investimenti: dall’Europa le piccole e medie imprese del Nord si aspettano più sostegno e meno vincoli regolatori, ma soprattutto vogliono un’Unione Europea che riporti al centro l’industria per competere alla pari con i principali player globali in termini economici e di incentivi a supporto delle imprese, perchè non esiste Europa senza industria” è la dichiarazione congiunta dei Presidenti Alberto Biraghi, Piccola Industria Confindustria Piemonte, Giorgio Luitprandi, Piccola Industria Confindustria Lombardia, Davide Piol, Piccola Industria Confindustria Veneto e Andrea Pizzardi, Piccola Industria Confindustria Emilia-Romagna.

Il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni, aprendo il convegno, ha dichiarato che “queste 4 regioni da sole valgono metà del PIL dell’Italia, terza economia UE. Stiamo parlando di uno dei cuori produttivi dell’Europa. Ed è un cuore manifatturiero e internazionalizzato. Da qui partono due terzi delle esportazioni italiane – 400 miliardi di controvalore – per metà dirette verso gli altri paesi UE. Dietro questi numeri c’è un tessuto largamente formato da Pmi spesso con una fortissima integrazione a livello industriale, commerciale e finanziario in cluster e filiere europee e internazionali. Per questo, è fondamentale che osservazioni e richieste che provengono dalle Pmi di questo territorio vengano ascoltate a Bruxelles con particolare attenzione, che si tratti di semplificazione, di infrastrutture materiali e immateriali, di facilitazione degli investimenti per l’innovazione o di capitale umano”.

 

Nel corso del suo intervento a Desenzano Stefan Pan, Vice Presidente di Confindustria per l’Unione europea e il Rapporto con le Confindustrie europee, ha indicato le priorità: “Accanto ai pilastri della competitività e di una politica industriale europea, nella nuova legislatura UE sarà essenziale introdurre una serie di azioni mirate a sostegno delle PMI, soprattutto in materia di semplificazione. In particolare, servirà un piano ambizioso dedicato alla riduzione degli oneri burocratici e di reporting e all’accelerazione delle procedure autorizzative (permitting), basato su strumenti come il “Controllo di competitività”, per valutare l’impatto delle nuove norme europee sulle aziende, e il “Test PMI”, per le ricadute dirette sulle piccole e medie imprese. La sostenibilità ambientale va integrata con quella economica e sociale, riconoscendo all’impresa il suo ruolo di creatrice di valore e di valori per tutti i cittadini.”

All’incontro “Gli orientamenti strategici dell’Europa a supporto delle PMI” sono intervenuti anche il Direttore della Delegazione di Confindustria presso l’UE, Matteo Borsani, l’europarlamentare Massimiliano Salini e il Presidente della Piccola Industria di Confindustria Brescia, Marco Capitanio.

Coldiretti Torino: “Accelerare la riapertura dei collegamenti alpini”

 

Coldiretti Torino esprime forte preoccupazione di fronte alla forte riduzione della capacità di transito delle merci tra Torino e la Francia.

Coldiretti Torino ricorda che dai valichi delle Alpi Occidentali che mettono in collegamento il sistema economico del nostro Nord Ovest con la Francia, con l’Europa occidentale e il Nord Europa transitano 46,4 milioni di tonnellate di merci l’anno. Solo dal tunnel ferroviario del Frejus passano ogni anno 3,4 milioni di tonnellate di merci con una significativa percentuale di merci alimentari rappresentata soprattutto da cereali.

Il sistema agroalimentare torinese esporta verso il Nord Europa, attraverso i valichi ferroviari e autostradali delle Alpi Occidentali, prodotti che sono il cuore del vanto del Made in Italy come frutta, carni, farine, vini, prodotti lattiero caseari, prodotti da forno.

In particolare, è il settore frutticolo a soffrire di più. La maggior parte della frutta, soprattutto mele e pere, che si sta raccogliendo in queste settimane nel Pinerolese, è destinata ai mercati del Nord Europa.

Proprio in queste settimane è in pieno svolgimento la raccolta e la spedizione della frutta torinese verso i mercati esteri.

Le aziende agricole e alimentari del nostro territorio esportano verso la Francia oltre 27 milioni 800mila tonnellate di prodotti dell’agricoltura e oltre 300 milioni e 900mila tonnellate di prodotti alimentari. Un export che vale l’8,7% della bilancia delle esportazioni del Torinese e che vede un trend in crescita rispetto al periodo pre-Covid rispettivamente del 48,6% e del 53,7%.

«La riduzione della capacità di transito delle merci attraverso le Alpi – osserva il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – allarma le aziende agricole che esportano verso il Nord Europa e le aziende agrituristiche che lavorano con i clienti francesi».

Per l’export agroalimentare torinese si profila anche il rischio che molti operatori della logistica ridimensionino la loro presenza al servizio degli hub torinesi. E con il crollo della logistica sarebbe anche il crollo dell’export agroalimentare. «È fondamentale per il nostro sistema agroalimentare che le imprese possano fare affidamento una logistica sempre più moderna ed efficiente che privilegi il trasporto su rotaia per le destinazioni di lunga percorrenza, modalità che ha già dimostrato il grande valore trasportistico e ambientale con l’Autostrada ferroviaria alpina dall’interporto di Orbassano ad Aiton (Chambery) che in venti anni, utilizzando la linea storica del Frejus, ha effettuato oltre 820mila passaggi di tir caricati sui carri ferroviari facendo risparmiare oltre 156mila tonnellate di CO2, senza contare lo smog risparmiato alla valle di Susa che oggi vede raddoppiare il traffico di Tir. Ricordiamo che la Linea Storica del Frejus avrebbe dovuto essere progressivamente saturata con lo spostamento delle merci dalla gomma alla rotaia. Era questo l’assunto che stava alla base della necessità di realizzare la Torino-Lione».