E che dire delle città europee? A Parigi e a Londra si camminava nel fango

L’Europa “al contrario” del Medioevo

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA

di Filippo Re

L’Europa nel Medioevo? La sponda ricca del Mediterraneo non era la nostra, quella europea, ma quella meridionale, quella africana. Dalle coste libiche e tunisine non partivano barconi di disperati, di profughi e di migranti economici alla ricerca di fortuna, lavoro e denaro. Il sud non era povero e arretrato e il nord non era sviluppato e prospero come ai tempi nostri. Tutt’altro, i viaggiatori musulmani che sbarcavano nell’Europa cristiana mille anni fa si trovarono di fronte capanne, tende e allevamenti di bestiame, gente povera e incivile che viveva più o meno come i barbari. La civiltà era altrove, la “modernità”, la cultura e l’arte erano a sud in mezzo alle popolazioni arabe, in quel Maghreb oggi alle prese con guerre, povertà, terrorismo e perenne instabilità politica da cui si cerca di fuggire con ogni mezzo. L’Europa di quel tempo era così. Sembrava che gli arabi provenissero perfino da un altro mondo e fossero portatori di sapienza e insegnamento. Per loro il nostro caro continente era solo una terra da conquistare e saccheggiare come accadde con la dominazione musulmana della Spagna e della Sicilia. Un’Europa cattolica incapace di riprendersi, di rimettersi in cammino, prigioniera di sé stessa, come scrive lo storico inglese Chris Wickham, docente di storia medievale a Oxford, nel libro fresco di stampa, “L’Europa nel Medioevo” (Carocci editore), quasi schiacciata a ovest dalla Spagna musulmana e a est dall’Impero bizantino e dal califfato abbaside in Medio Oriente. L’Europa sottosviluppata non piaceva affatto al mondo arabo-islamico, allora più evoluto e potente, che invece aveva un’ammirazione particolare per la Cina imperiale dove tutto era perfetto e in ordine. E che dire delle città europee? A Parigi e a Londra si camminava nel fango ma Damasco, Il Cairo, Tunisi, Palermo e Samarcanda potevano contare su centri urbani già sviluppati e all’avanguardia per quei tempi. Se nella Spagna moresca Cordova contava almeno 300.000 abitanti e figurava come l’ornamento del mondo con sorgenti, terme, canali, palme, aranci, facendo volare il pensiero allo splendore dell’Alhambra, tra arabeschi, fontane, colonne e archi, Palermo era la città magnifica per eccellenza, ricca di palazzi, chiese e moschee, giardini e mercati, una delle più belle del Mare Nostrum. Con un milione di abitanti Baghdad era la metropoli più importante del mondo ed erano i tempi in cui Federico II, l’imperatore siculo-germanico, era un mediatore di sapienza tra mondo islamico e mondo europeo. Cordova primeggiava nella cultura. La biblioteca del califfo al Hakam II conteneva 400 mila volumi mentre la più grande biblioteca europea si doveva accontentare di poche centinaia di libri. Il califfo la abbellì con opere scientifiche e filosofiche della Grecia antica tradotte in arabo e con numerosi scritti di Aristotele, Galeno, Tolomeo e Avicenna. Poi, più avanti nel tempo, dal XII secolo in avanti, le cose mutarono profondamente e l’Occidente prese il sopravvento come viene descritto nel volume di Wickham che fornisce al lettore un’ampia ricostruzione delle relazioni tra il nostro continente e la civiltà musulmana.