Di Pier Franco Quaglieni
Le elezioni regionali si sono concluse quasi nel modo migliore possibile. Sottolineo il quasi perché la netta prevalenza leghista nella coalizione può sicuramente creare dei problemi al nuovo presidente Alberto Cirio che rappresenta una risorsa molto importante
Chiamparino ha chiuso la sua esperienza politica con cinque anni di grigiore e di errori, in primis i tagli troppo forti alla Sanità che hanno penalizzato i cittadini in un settore nel quale, specie per la sinistra, la salute dovrebbe essere un diritto assoluto. Chiamparino e’ riuscito a riemergere, dopo il deficit pauroso lasciato in Comune del quale pochi parlano, a causa della strumentalizzazione mediatica delle “mutande verdi” che ha interrotto la legislatura nel corso della quale il governatore Cota aveva dimostrato buone qualità di governo. A sua volta Cota aveva interrotto la non esaltante esperienza di Mercedes Bresso legata a sua volta allo scandalo altrettanto mediatico del Premio Grinzane Cavour e del povero Giuliano Soria , sicuramente un disonesto, ma un disonesto molto capace e intraprendente non solo per se’ ma anche per la cultura e il Piemonte. A sua volta la Bresso aveva posto fine al decennio di Enzo Ghigo, sicuramente il migliore presidente della Regione Piemonte insieme ad Aldo Viglione. Alberto Cirio, indimenticato assessore al turismo della Giunta Cota, rappresenta una svolta importante perché è uomo saldamente legato al territorio piemontese, come ha dimostrato il vastissimo consenso elettorale raccolto, che però guarda ai problemi del Piemonte dall’alto della sua esperienza di deputato europeo. Egli sintetizza nella sua persona il meglio della tradizione piemontese che ha sempre saputo guardare oltre le Alpi, una virtù che Chiamparino nel suo piemontesismo un po’ piemontardo di moncalierese doc non ha mai posseduto. Cirio significa Alba, ma anche capacità di guardare lontano in una dimensione internazionale che l’uomo di Moncalieri non ha mai posseduto. Nel Partito democratico spiccano il risultato importante di Mauro Salizzoni, grande chirurgo e scienziato che sarebbe stato sicuramente un ottimo assessore alla sanità e il successo di Daniele Valle, nonché quello di Monica Canalis, esponenti di un Pd senza derivazioni storiche dall’ ex PCI . Sicuramente manca un uomo come Boeti che anche nella nuova legislatura avrebbe portato una testimonianza civile e civica importante. E ‘ stato un grave errore della segreteria del Pd privarsi di persone come lui, anche se il distacco di voti tra i due schieramenti si è rivelato davvero incolmabile.
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Il Pd ha tenuto soprattutto a Torino, ma ha dovuto cedere nel resto del Piemonte . Il fenomeno grillino che sembrava inarrestabile e che ha portato a Torino ad un sindaco pentastellato rivelatasi inadeguata ed incapace ,sembra essersi bruscamente ridimensionato sia perché hanno pesato l’operato di Appendino, sia perché il governo giallo verde ha dimostrato l’incapacità a governare dei grillini. Tra il resto Appendino, visto il crollo dei voti a Torino, dovrebbe forse dimettersi come fece con grande sensibilità istituzionale il presidente del Consiglio D’Alema nel 2000 quando le elezioni regionali le vinse Berlusconi. I risultati non hanno premiato Forza Italia che è apparsa quasi anchilosata su se’ stessa, incapace di un adeguato impegno politico, malgrado l’alto numero dei parlamentari eletti in Piemonte solo lo scorso anno. E’ stata una presenza quasi inesistente sul territorio in particolare a Torino. Il più impegnato e’ stato l’ex governatore Ghigo che aveva abbandonato la politica attiva. La sinistra estrema si è rivelata del tutto marginale trascurabile. Anche le alleanze con Pizzarotti si sono dimostrate politicamente ed elettoralmente insignificanti. I moderati hanno dimezzato i seggi ed hanno eletto Silvio Magliano, re delle preferenze nel mondo cattolico, già pupillo di Gian Piero Leo che questa volta ha dato invece un contributo importante all’elezione di Cirio. L’esperimento elettorale di Portas e’ palesemente fallito e finirà nel nulla. Già nel 2016 l’elezione di un solo consigliere comunale a Torino era stato un campanello d’allarme. In queste elezioni abbiamo assistito ad un qualcosa di davvero curioso : l’assessore regionale in carica Giovanni Maria Ferraris, moderato, ha rotto con il suo gruppo schierandosi dall’altra parte. Ferraris potrebbe dire ciò che davvero e’ stata la Giunta Chiamparino perché quell’esperienza l’ha vissuta dall’interno.
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Gli elettori di “Fratelli d’Italia” hanno preferito l’ex Forza Italia Roberto Rosso che ha fatto una campagna elettorale sfarzosa, a Marrone, organico al partito. Non hanno comunque premiato in modo significativo – malgrado gli sforzi del capace coordinatore regionale Fabrizio Comba – la Meloni che sul Piemonte aveva contato molto. I tempi di An di Martinat e Ghiglia appartengono ad un’altra epoca. La Lega sarà il soggetto principale della prossima legislatura. La sua crescita in Piemonte e’ stata notevole, anche se la nuova classe dirigente rappresenta una scommessa perché le donne e gli uomini migliori sono a Roma o vanno in Europa come Gianna Gancia. Si vedrà se saprà essere una Lega capace di governare, partendo dall’onda del voto di protesta. Certamente molti “buonisti” che hanno inneggiato all’accoglienza comunque hanno sulla coscienza il successo di Salvini che ha vinto persino a Riace dove l’ex sindaco Lucano era stato beatificato dalla sinistra. Proprio l’esempio di Riace dovrebbe far riflettere molti che ritengono il politicamente corretto come una sorta di galateo. Il successo della Lega dimostra che il populismo e’ una realtà con cui fare i conti e che l’arroganza presuntuosa di quattro giornalisti come Lerner e Travaglio non serve affatto ad arginarlo .Non basta neppure l’impegno dei giornali del gruppo De Benedetti che si rivelano incapaci di affrontare la nuova realtà. Le censure non servono più . Un mio amico ha scritto su Facebook che Chiamparino che ha escluso dal Salone il libro di Salvini, e’ stato a sua volta escluso dalla Regione. C’è sicuramente un fondo di verità in questa battuta. Due ultime osservazioni. Più Europa della Bonino ha totalizzato un consigliere nella persona molto stimabile di Elena Loewenthal, scrittrice e giornalista ,lasciando fuori il faziosissimo ed assai poco laico , ex Lotta Continua, Silvio Viale non mai molto considerato da Pannella, a voler essere gentili. I radicali arrivarono in passato a far eleggere due consiglieri in Piemonte, oggi la Bonino ha dimostrato che, uscendo dal percorso pannelliano per seguire quello di Monti, non si può raccogliere un consenso ne’ Radicale ne’ tanto meno liberale. Un’ultima osservazione . L’assessore alla cultura della Regione Parigi con la sonora sconfitta di quello che molti chiamavano amichevolmente Sergio, non rientrerà più nel suo ufficio, malgrado, pur non candidata, abbia fatto animosamente campagna elettorale in modo vistoso in qualità di assessore. E’ un fatto molto positivo perché chi si occupa di cultura in Piemonte difficilmente potrà rimpiangere il suo protagonismo e la sua assai discutibile idea che la cultura debba essere un’impresa come il suo circolo dei lettori. E’ stata spesso settaria. La sua e’ comunque una storia che è finita definitivamente il 26 maggio 2019.
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