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David Zard amico di Luciano Casadei gli suggerì i grandi concerti negli stadi.E grandi concerti furono. Il palco sul lato nel campo. Ritrovo alle ore 11. Apertura cancelli ore 16. Sole incombente, ma non pesava. Noi Giovani Comunisti eravamo manovalanza,
ma una manovalanza qualificata e motivata. Francamente sperduti abituati al palazzetto . Ci siamo adattati subito. Divisi in squadre ai biglietti, alle entrate, le ronde divise in due aree. All’interno dello Stadio e tra le mura di cinta e l’edificio principale. La postazione più ambita era sotto il palco. Io, solito fortunato, schizzavo da un punto all’ altro dandomi un certo tono. Sole cocente e cielo terso. Aspettando l’imbrunire quando cominciava il concerto. E brillavano migliaia e migliaia di lucine di fiammiferi o accendini . Serata magica. Ci sentivamo parte di quella magia. Cose che non dimentichi. Cose che ti porti dietro tutta la vita. Rendevano allegra la nostra città ancorché eravamo considerati tristi torinesi. Il sole, la musica, la luminosità di una serata di tardo luglio rendevano ancora
più bella la città pronta per le vacanze. Anzi per le meritate ferie dalla Feroce (la Fiat). Da lì ad un anno nel settembre 1980 Romiti annunciò 24 mila licenziamenti. Dopo è cambiato tutto. Principalmente con la perdita di una identità collettiva. Nel bene e nel male ma sempre identità collettiva. Si intuiva che saremmo dovuti essere qualcosa di diverso da quello che eravamo stati.Non dico che 40 anni sono passati invano. Fatte le debite ed abissali diversità, Pablo Neruda con la sua autobiografia: Confesso che ho vissuto. Fu pubblicata postuma. Morto di crepacuore dopo il colpo di Stato fascista in Cile. Malato di cuore aveva vissuto con passione ed ardore la sua esistenza. La sua vita. E un po’ anche noi, che 40 anni fa ne avevamo 20. Ci abbiamo tentato pur non riuscendo. Ma visti i tempi attuali, senza più cultura e passione politica, non è poco. Anzi, mi sembra decisamente qualcosa. Mi sembra decisamente tanto.

