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“Granda in Rivolta”
Si apre “in musica” la seconda stagione della rassegna di incontri ospitata al “Vitriol” di Fossano
Domenica 8 settembre, ore 21,15
Fossano (Cuneo)
Conclusasi il 15 luglio scorso la prima stagione di “Granda in Rivolta” – con, ospite d’eccezione, il finalista del “Premio Strega” Dario Voltolini – e sospesa la programmazione agostana, la rassegna di incontri, “che si propone di scuotere la provincia cuneese con la poesia”, frutto della fervida mente dei poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, torna al “Vitriol”, storico “Pub” fossanese diretto da Maurizio Regis, con un appuntamento che è al contempo “incontro poetico” e “festa di fine estate”.
L’appuntamento è per domenica 8 settembre(ore 21,15), alla vigilia della chiusura per ferie del locale di via Ancina 7 e sarà appuntamento un po’ “fuori dalle righe” rispetto alla tradizionale programmazione della rassegna, in quanto si parlerà, per l’occasione, di “poesia in musica” con due cantautori di origine e di adozione fossanese: Mattia Calvo e Matteo Castellano.
Nato a Fossano e torinese di adozione, Mattia Calvo è il leader della band “La Moncada”, in cui figurano membri di “Treehorn”, “Fh”, “Roncea/MoneyTree” e “Suzanne’ Silver”. I diversi background dei musicisti sono stati inglobati in un processo compositivo incisivo, senza fronzoli né eccessi. I testi di Mattia sono al centro di tutto. Due, per ora, gli album all’attivo: “Torino sommersa”del 2011 e “Nero” del 2014. Dopo molti anni di inattività Mattia Calvo, che ha vinto ben due edizioni del “Premio Recanati”, è tornato sul palco lo scorso 22 giugno in occasione dell’“Ok Fest” di Corneliano d’Alba, condividendo il palco, tra gli altri con “Uzeda” e “Three second kiss” risvegliando nel pubblico il desiderio mai sopito di risentirlo dal vivo. I suoi brani sono profondi e intimi, ma non senza un velo d’ironia.
Matteo Castellano è invece nato a Torino ma vive oggi a Fossano. Ha iniziato a dedicarsi alla chitarra e alla musica nel 1997 scrivendo da subito molte canzoni. Nel 2005 ha pubblicato “I funghi velenosi”, apprezzato da molti tra i quali il “Club Tenco”, che lo ha invitato al “Tenco Ascolta”, il format ideato dallo stesso Club per dare la possibilità ad artisti emergenti di farsi ascoltare dagli addetti ai lavori. Da quel periodo ha iniziato un’intensa, ma disordinata attività live, culminata nel 2011 con la stampa dell’album “Ezio” anch’esso esaurito in poco tempo. Dopo la colonna sonora del docufilm “La gente dei bagni” (“Riff awards 2015 Best documentary”, “Premio CinemAMoRe Trento Film Festival”) é la volta di “Solo la punta”, disco forse troppo pop, per rappresentare il carattere teatrale della musica di Matteo, marcatamente intimista. A questo è seguita un’altra colonna sonora per “I giorni del destino” docufilm di Emanuele Marini che ha anticipato il ritorno a un lavoro più personale e sofferto con la scelta di collezionare sette canzoni sulle proprie “vergogne intime”. Ultima fatica discografica “Come un matto sano”, realizzato con il collega cantautore Puso nelle vesti di “produttore artistico” e con il quale è riuscito a valorizzare sia l’aspetto canzonistico che la narrazione, la parola come invenzione all’interno del flusso musicale, come già succedeva all’inizio con “I funghi velenosi” e “come succede sul palco che trasforma in teatro da vent’anni”. |
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna. |
Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta”sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e WhatsApp). Per prenotare: 333/4915524. |
g.m.
Nelle foto:
– Mattia Calvo
– Matteo Castellano, ritratto da Roberto Andreoli, “Street musician with guitar and kazoo”, acquerello
Reykjavik, una capitale vibrante
Arte moderna, murales e una vita sociale dinamica rendono felice la citta’.
Dopo 15 giorni di viaggio da sud a nord e viceversa , sfiorando il circolo polare artico, alla scoperta dell’Islanda, siamo approdati a Reykjavik, la capitale dell’isola. Le aspettative, riguardo alla vitalita’ e alla esuberanza della citta’ erano piuttosto modeste, i centri visitati durante il giro, infatti, compresi Akurery e Hafnarfjörður, sono apparsi essenziali e molto semplici sia riguardo l’urbanistica che da un punto di vista culturale e ludico. D’altronde l’Islanda, terra meravigliosa e unica ( e ancora non molto visitata), attrae e richiama un turismo votato alle sue prerogative naturali: vastissime praterie, molteplici sorgenti geo-termali, crateri e tracce laviche disseminate per tutta l’isola, ghiacci che arrivano fino al mare; insomma un sistema ecologico complesso, che regala scenari unici che sorprendono anche per la frequenza con cui si alternano, e un ambiente che ospita diverse specie animali incantevoli come foche, orche, balene, pulcinelle di mare oltre ad alci, pecore, meravigliosi cavalli e mucche.
Entrando nel cuore di Reykjavik abbiamo trovato, contrariamente a quanto previsto, un centro coloratissimo, vivace e pieno di dettagli interessanti e singolari. La “baia dei fumi” (significato del nome della citta’ dato dai suoi colonizzatori vichinghi, nell’ 870 circa, in virtu’ dei vapori geotermici tipici della zona) e’ una citta’ cool, per usare un termine attuale che include diverse qualita’, invitante e in grado di rendere gradevole la vita a diversi target di persone, dai piu’ giovani ai meno green.
Tra i siti da visitare quelli che saltano decisamente all’occhio da un punto di vista architettonico sono:
la Hallgrimskirkja, una chiesa situata in centro città che possiede una torre di 73 metri (visitabile pagamento). La sua forma e’ ispirata alle colonne di basalto della cascata di Svartifoss e desta molta attenzione perche’ crea la sagoma classica di una chiesa nordica attraverso l’utilizzo della tipica roccia nera di origine vulcanica.
L’edificio dell’ Harpa, inaugurato nel 2011 dopo la crisi finanziaria islandese, e’ un simbolo che rappresenta la rinascita. La sua facciata di vetro si affaccia sulla costa, sul porto di Reykjavík e bacia i cieli dell’Artico. Questo moderno contenitore ospita recital, spettacoli, concerti e mostre.
Il Perlan, invece, e’ una costruzione ultramoderna con una cupola di vetro che vista dall’alto sembra una margherita. E’ stato costruito sopra 5 serbatoi cilindrici di stoccaggio dell’acqua geotermica e al suo interno è allestito uno dei più popolari musei della città, il Viking Saga Museum.
Il centro citta’ e’ diviso in tre zone: il porto, area suggestiva e autentica, il quartiere vecchio e la strada Laugavegur, tutte e due molto animate e costellate da negozi di artigianato e abbigliamento tipico e foderate da deliziosi locali dove fare una pausa o consumare i pasti principali. Questi ultimi sono una delle grandi attrazioni di questo luogo sia per la loro ottima cucina, ma soprattutto per l’energia che regalano a questa citta’. Ragazzi, famiglie e anche molti anziani godono della compagnia degli amici e dello splendido scenario seduti all’interno o all’esterno di pub, ristoranti o Kaffe (bar islandesi).
Concerti, festival ed eventi di ogni tipo, come le sfilate di auto d’epoca, rallegrano e danno a Reykjavik un tono frizzante, cosi’ come la vita notturna nei vari locali, travolgente e spensierata. Nel week end, inoltre, e’ possibile visitare il mercato delle pulci Kolaportid dove non si puo’ andar via senza aver comprato maglioni tipici islandesi (lolapeysa).
Dulcis in fundo, non possiamo non citare i meravigliosi murales che caratterizzano le strade, le case e la personalita’ di questa citta’. Ce ne sono moltissimi e di tutti i tipi, sorprendono per la loro bellezza e la loro capacita’ di inserirsi perfettamente in una citta’ dalle geometrie semplici. Si viene totalmente coinvolti dalla pittura e dalle dimensioni di queste opere d’arte che raccontano storie, miti, esprimono l’arte moderna, volti e simboli della citta’. Non c’e’ bisogno di cercarli, sono ovunque, nelle vie principali e quelle meno di passaggio, decorano abitazioni, negozi e strade, rappresentano una straordinaria manifestazione di gioia e un mezzo efficace di comunicazione.
SABATO 7 SETTEMBRE
Sabato 7 settembre ore 18.30
LEILA BENCHARNIA
MAO – performance nell’ambito del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded
Leila Bencharnia è sound artist, interprete acusmaticə e musicistə natə in Marocco e di base a Milano/Berlino. Figliə di un musicista tradizionale marocchino, il loro dialogo con il suono è iniziato nel villaggio vicino alle montagne dell’Atlante, terra dell’infanzia. Il loro lavoro sonoro è composto da materiale analogico, tra cui nastri, vinili e sintetizzatori.
Riconoscendo le forme di ascolto radicale come modalità di trasmissione della conoscenza, la pratica di Bencharnia cerca di avere un ruolo attivo nella decolonizzazione dell’ascolto come modo per affrontare la complessità sociale e politica.
Attualmente la loro ricerca è relativa al linguaggio dei tessuti indigeni Tamazight, alla matematica dei frattali africani e la loro relazione con il suono.
L’evento si terrà alla Fondazione Merz, via Limone 24, Torino
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.
MERCOLEDI 11 SETTEMBRE
Mercoledì 11 settembre ore 16:30
STRATEGIE BOTANICHE E GIARDINI RESILIENTI
Palazzo Madama – Conferenza a cura di Edoardo Santoro, curatore botanico di Palazzo Madama
Osservare e favorire l’insediamento di piante selvatiche, ornamentali e officinali che consentono una rapida copertura vegetale in grado di migliorare le condizioni di crescita e di vita delle piante stesse e degli esseri viventi che li circondano.
Costo: 5€ ingresso in giardino (gratuito Abbonati Musei) + 5€ ogni incontro (gratuito Under 30).
Durata: 1 ora.
Info e prenotazioni: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it. Prenotazione consigliata
Mercoledì 11 settembre ore 17
INCLUSIONE E COMPARTECIPAZIONE CULTURALI
MAO – Conferenza presentazione del saggio della dottoressa Gabriella Bisci.
Con Roxana Olariu, vice-Presidente dell’Associazione GenerAzione Ponte, e Elena Mazzi, artista visiva. Introduce Davide Quadrio.
Il tema dell’inclusione è all’ordine del giorno nel dibattito collettivo. In ambito culturale, cosa significa “includere”? Perché talvolta ci capita di avere l’impressione di non capire il significato di quanto visitiamo? Cosa occorre per far sì che una persona che non abbia mai vissuto un’esperienza culturale inizi a percepire di essere parte della comunità a cui il patrimonio appartiene? E cosa occorre per rendere “compartecipato” il mondo della cultura?
Al di là di soluzioni e scelte specifiche, alcuni processi cognitivi e percettivi sono alla base di ogni interazione tra la persona e l’ambiente: il modo in cui si realizza l’offerta culturale, si allestiscono esposizioni, sia fisiche che digitali, si comunica con una popolazione sempre più eterogenea e in rapido mutamento è il presupposto per un’interazione soddisfacente, emozionante, formativa con i luoghi della cultura e della memoria.
Co-progettare adottando il criterio della centralità della persona e dei relativi bisogni è un modo per ridurre le disparità e per rendere la popolazione attivamente responsabile della cosa comune, da restituire alle generazioni future in condizioni migliori di quanto abbiamo ereditato.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Mercoledì 11 settembre ore 18:30
LUCA BERTOLO. L’HÉSITATION
GAM – Arena Paolini – Conversazione e book launch
Il progetto Luca Bertolo. L’hésitation, sostenuto dall’Italian Council, 12a edizione 2023, organizzato dalla GAM in collaborazione con Il CEAAC di Strasburgo, ha portato, alla realizzazione di una mostra personale dell’artista suddivisa in due sedi – presso il CEAAC e l’Atelier Meisenthal – e alla pubblicazione di un libro, Viaindustriae Publishing, a cura di Elena Volpato, dedicato al lavoro di Luca Bertolo e alla tematica dell’esitazione. In occasione del progetto espositivo, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha acquisito per la GAM una delle opere più significative del lavoro più recente dell’artista: Grande corteo, 2023, olio e acrilico su tela, 250 x 400 cm.
Luca Bertolo, Antonio Grulli ed Elena Volpato, prendendo le mosse dal libro e dalle opere dell’artista, converseranno sul tema dell’esitazione. Tema centrale nel percorso di Bertolo, ma anche in molta parte della pittura e dell’arte contemporanea, dove emerge come attitudine aperta all’opera, secondo le dimensioni del non finito, della dissonanza, della precarietà formale: tutte espressioni della irriducibile complessità del presente e dell’arte come spazio del possibile.
Introducono: MASSIMO BROCCIO, Presidente Fondazione Torino Musei, LUIGI CERUTTI, Segretario Generale Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, CHIARA BERTOLA, Direttrice GAM.
Intervengono: LUCA BERTOLO, artista, ANTONIO GRULLI, curatore e critico d’arte, ELENA VOLPATO, conservatore.
Ingresso libero.
Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO. Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html |
Dopo il successo delle precedenti edizioni, Club Silencio e Torino Wine Week aprono sabato 7 settembre le porte dei Musei Reali in occasione di Vendemmia Reale. Le due realtà portano avanti insieme il valore della sostenibilità con il coinvolgimento di oltre 40 cantine attente alla sostenibilità in vigna, che seguono una enologia tradizionale tesa a valorizzare il terroir.
Una serata speciale dove le degustazioni di alcuni dei migliori vini del Piemonte e da tutta Italia, potranno essere accompagnate alla scoperta dei luoghi dei Musei Reali che solitamente sono chiusi al pubblico.
Al centro, il Piemonte del vino, con la partecipazione delle oltre 15 cantine, dal pinerolese e la provincia di Torino, ai cru di Barolo e della Morra, e poi ancora l’astigiano, l’alessandrino, le terre del Roero e dell’albese.
Grazie alla straordinaria partecipazione del Consorzio Tutela Lugana, si avrà la possibilità di conoscere una delle prime DOC (1967) della Lombardia, e il suo impegno ad accompagnare le cantine verso un maggior investimento nella sostenibilità, con oltre il 50% degli ettari vitati che hanno già raggiunto certificazioni di sostenibilità.
Insieme al Consorzio Tutela Valcalepio si potrà inoltre scoprire il vino di Bergamo, attraverso il Valcalepio DOC e la neonata Terre del Colleoni DOC. Veri protagonisti della Valcalepio sono le cantine che, unite sotto l’egida del condottiero Bartolomeo Colleoni (simbolo del Consorzio), portano avanti il nome della viticoltura e dell’enologia bergamasca, con attenzione alla qualità e all’ambiente.
Il viaggio, per celebrare la vendemmia, continua attraverso la Liguria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana, l’Emilia Romagna, l’Umbria, la Campania, il Lazio, la Puglia, fino ad approdare in Sicilia.
Grazie a una straordinaria apertura serale sarà inoltre possibile visitare gli Appartamenti Reali di Vittorio Emanuele III, considerati i più antichi e pregevoli del Palazzo, e gli Appartamenti della Regina Elena che conservano un’elegante Sala da Bagno di fine Ottocento, preannunciante lo stile Liberty.
Si potrà, inoltre, prendere parte all’esclusiva visita guidata alle Cucine Reali di CoopCulture per conoscere alcune curiosità legate al cerimoniale della tavola di Palazzo Reale e partecipare all’esperienza di degustazione multisensoriale “Mindful Wine Tasting” a cura di Marta Indro di Giulio.
Il dj e producer leccese Populous che ha esordito per l’etichetta berlinese Morr Music e che ha collaborato come sound designer per le più famose case di moda come Gucci, Missoni e Vivienne Westwood, prenderà il controllo della consolle a seguito dell’opening act a cura di XNX Party.
Non mancheranno, infine, il cocktail bar, varie proposte food, le attività del Play Corner e la Virtual Reality Experience. |
PER PARTECIPARE È NECESSARIO ACCREDITARSI QUI
INFO Sabato 7 settembre, orario 19-24 Ultimo accesso evento ore 23:00 Ultimo accesso visite ore 22:45 Ingresso + 3 degustazioni di vino + calice + portabicchiere + visite: 25€ // LATE ENTRANCE Ingresso + drink: 15€ (posti limitati – accredito obbligatorio) Visita guidata alle Cucine Reali: (+5€) (Posti limitati – acquisto in loco) Mindful Wine Tasting: (+10€) (Posti limitati – acquisto in loco) Ingresso ai Musei Reali da Piazzetta Reale 1, Torino |
Una “Giornata di studi” al chierese “Museo del Tessile”
Lunedì 9 settembre, ore 16 – 19
Chieri (Torino)
L’appuntamento, nella storica Città collinare del Tessile, cade nella settimana dei festeggiamenti della Madonna delle Grazie, Patrona della Città, dove lunedì 9 settembre, dalle 16 alle 19, presso la Sala della Porta del Tessile del “Museo del Tessile”, in via Santa Chiara 10/a, si rinnova il tradizionale appuntamento incentrato sull’Industria e le Arti Tessili di ieri (dal lontano ‘400) e di oggi.
La giornata di studi, che offrirà spunti e conoscenze interessanti sia per gli addetti ai lavori sia per il grande pubblico, si concluderà con la visita guidata al “Museo del Tessile” e all’“Orto del Tessile” di Chieri.
Non solo, ma “sarà anche l’occasione per annunciare alcune novità in seno alla Fondazione – spiega Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione chierese per il Tessile’ e ‘Museo del Tessile’, nonché curatrice dell’evento – e per illustrare in anteprima i progetti ‘in fieri’ che vedono la nostra Fondazione impegnata in tre diversi eventi espositivi; a Genova, nell’ambito di ‘Genova Jeans’, in città per celebrare con il Comune di Chieri, nostro maggior sostenitore, la collezione civica di ‘Fiber Art’, e infine a Torino in collaborazione con l’ ‘Accademia Albertina’”.
Questa l’agenda programmata per la giornata di lunedì 9: dopo i saluti e l’introduzione ai lavori di Antonella Giordano (assessore alla “Cultura” del Comune di Chieri) e di Melanie Zefferino (presidente della “Fondazione”), toccherà allo scrittore-giornalista Fabio Marzano, autore de “Il Ritorno delle Piante. Storie di nuove convivenze tra Uomo e Natura” (EDT, 2024) disquisire su “Isatis tinctoria: il ritorno di una pianta polifunzionale”.
Alle 17 e alle 17,30 saranno la giornalista e critica d’arte, Silvana Nota, seguita da Mitti Baiotti e da Melanie Zefferino, a parlare rispettivamente di “Rivelazioni indigo. Dal colore alla poetica” e de “I fustagni e altri tessuti di Chieri: tessili per il lavoro, le armi e le feste”.
La giornata si concluderà (dalle 18 alle 19) con le visite al “Museo del Tessile” a cura di Mitti Baiotti e, sotto la guida di Giulia Perin, all’“Orto del Tessile”, di impianto quattrocentesco (ideato da Clara Bertolini con Manuel Ramello) sito nel cuore del Convento di Santa Chiara e idealmente articolato in due sezioni includenti piante le cui fibre sono impiegate per la filatura e la tessitura (la prima) e la seconda, più ampia, dedicata alle piante tintorie, a cominciare da quelle usate per ottenere i toni blu e coltivate per secoli nel territorio chierese, come il “gualdo”, la “persicaria”, il “sambuco” e l’“indigo”, da cui si ricava anche il verde.
L’ingresso è libero, con prenotazione obbligatoria: prenotazioni@fmtessilchieri.org
g.m.
Nelle foto: “Museo del Tessile – Telaio fustagno; Silvana Nota; “Orto del Tessile”- Gualdo
L’opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ racconta il successo della grande manifestazione che richiama numerosi visitatori da tutta Italia.
Considero il Verbano-Cusio-Ossola uno degli angoli più belli d’Italia. La triade Orta-Mergozzo-Maggiore è una fra le sintesi lacustri più affascinanti del mondo, in grado di richiamare ogni anno centinaia di migliaia di turisti da ogni parte del pianeta. E proprio per questo merita di essere apprezzata da un pubblico sempre maggiore”.
Così Maurizio Scandurra, noto opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio 24’, il programma radiofonico di successo condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo, nonché giornalista radiotelevisivo e saggista (ha scritto libri con Paolo Limiti(amatissimo conduttore tv), il famoso criminologo e psichiatra Alessandro Meluzzi, i cantanti Andrea Mingardi, Renzo Arbore, Ivana Spagna, Pietruccio dei Dik Dik, Valerio Liboni de I Nuovi Angeli, i volti noti della televisione Antonio Lubrano e Cino Tortorella (l’indimenticato Mago Zurlì) e moltissimi altri).
“Ho avuto modo di frequentare, visitare e conoscere più da vicino le meraviglie di questo territorio. Omegna, in particolare, ha catturato la mia attenzione. Una cittadina ricca di storia, arte, fascino, cultura, enogastronomia. Davvero incantevoli questi dieci giorni dedicati alla Festa Patronale di San Vito, evento che si celebra con immancabile puntualità e soluzione di continuità da oltre 120 anni. Ricorrenza che coinvolge e aggrega una comunità cittadina coesa: capace di creare un programma variegato in grado di soddisfare le esigenze e le richieste di una platea sempre più vasta e magnetica. Spettacolare lo show piromusicale sul lago, che quest’anno ha avuto il bis, con giochi di fuochi d’artificio in grado di richiamare di volta in volta appassionati daovunque”.
Per poi concludere con un appello sincero: “L’invito è rivolto a quanti cercano aree idonee al soggiorno e agli investimenti turistici, perché vedano in Omegna una potenziale opportunità in crescita per dare sfogo alla propria creatività d’impresa, contribuendo all’incremento dell’occupazione e al rilancio crescente di un contesto davvero in grado di fare la differenza anche sul piano sociale e industriale, dato altresì il passato importante che anche in questo ambito la città ricopre. Un plausoe un grazie all’Amministrazione Comunale, alla Parrocchia, al Comitato Festeggiamenti di San Vito, agli albergatori e ristoratori del luogo per la passione sincera, la precisione organizzativa e l’entusiasmo contagioso che profondono a piene mani in ogni iniziativa”, chiosa fiducioso Maurizio Scandurra, anche collezionista di autobus storici e corriere d’epoca, oltre che di ventilatori e campane antiche, cui ha altresì dedicato ampie monografie diventate un must nel settore.
La Regione Piemonte rafforza la sua posizione di eccellenza nel panorama cinematografico nazionale e internazionale grazie a nuovi importanti accordi stretti in occasione della 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’assessore alla Cultura Marina Chiarelli, alla sua prima partecipazione alla prestigiosa rassegna, ha incontrato operatori di tutto il mondo presso l’Italian Pavilion, puntando a consolidare il ruolo del Piemonte come hub di riferimento per le produzioni cinematografiche.
Questi incontri, avvenuti in occasione della presentazione di Torino Film Industry, hanno permesso di gettare le basi per future collaborazioni che porteranno nuove produzioni internazionali in Piemonte. Grazie alla varietà delle sue location, che spaziano dalle città d’arte ai laghi, dalle montagne ai vigneti e colline, il Piemonte è già la seconda regione d’Italia per numero di produzioni, subito dopo il Lazio. L’obiettivo ora è attrarre ulteriori progetti che possano beneficiare del supporto e delle infrastrutture offerte dal territorio.
«Venezia è un’opportunità straordinaria per il Piemonte di mostrare le sue potenzialità e di stringere alleanze strategiche che ci permetteranno di accogliere nuove produzioni internazionali – ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Marina Chiarelli – Il nostro territorio offre non solo location uniche, ma anche un sistema di supporto consolidato grazie a Film Commission Torino Piemonte. Siamo pronti ad accogliere nuove sfide e a continuare a far crescere la nostra industria cinematografica».
Con i 12 milioni di euro erogati secondo un piano triennale attraverso i nuovi bandi del «Piemonte Film TV Fund», la Regione ha incrementato significativamente il sostegno alle produzioni cinematografiche, portando la cifra disponibile da 1,5 a 4 milioni di euro l’anno. Un incremento che ha già prodotto in Piemonte più di 54 milioni di euro in termini di ricadute complessive stimate dal bilancio sociale, 20 volte circa l’investimento di risorse iniziali. Si calcola che le ricadute a lungo termine saranno ancora più significative, con un effetto volano che coinvolgerà oltre 400 aziende presenti in Piemonte.
Parallelamente, l’Assessore Chiarelli ha partecipato alla presentazione del bilancio sociale di Film Commission Torino Piemonte, che ha messo in luce le ricadute economiche positive generate dalle attività della commissione nel territorio. Inoltre, ha seguito la delegazione della produzione del film Anywhere Anytime, diretto da Milad Tangshir, l’unico film italiano selezionato alla Settimana Internazionale della Critica e interamente realizzato a Torino con il contributo del «Piemonte Film TV Fund» e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.
Nel 1863, dopo un primo e vano tentativo di fusione della statua, il fonditore francese Pietro Couturier portò a termine l’incarico assegnatogli; il Consiglio Comunale scelse quindi di innalzare la statua poco lontano dal luogo stesso dove un secolo e mezzo prima era successo il fatto, cioè di fronte al Mastio della Cittadella il quale, in onore dell’evento, venne opportunamente restaurato a carico del Ministero della Guerra
Il monumento è collocato all’angolo tra via Cernaia e corso Galileo Ferraris, nel giardino dedicato ad Andrea Guglielminetti. La statua ritrae Pietro Micca, posto sulla sommità di un alto basamento modanato, in posizione eretta con la divisa degli artiglieri presumibilmente nell’atto fiero e consapevole che precede lo scoppio delle polveri. Infatti, mentre nella mano destra tiene la miccia, la sinistra è serrata a pugno quasi a voler enfatizzare, unitamente alla tensione della leggera torsione, il momento decisivo che precede l’innesco delle polveri (in riferimento all’episodio eroico che lo rese celebre).
Pietro Micca nacque a Sagliano il 6 marzo 1677 da una famiglia dalle origini modeste. Arruolato come soldato-minatore nell’esercito del Ducato di Savoia, è storicamente ricordato per l’episodio di eroismo durante il quale perse la vita al fine di permettere alla città di Torino di resistere all’assedio del 1706, durante la guerra di successione spagnola.La tradizione narra che la notte tra il 29 ed il 30 agosto 1706 (e cioè durante il pieno assedio di Torino da pare dell’esercito francese) alcune forze nemiche entrarono in una delle gallerie sotterranee della Cittadella, uccidendo le sentinelle e cercando di sfondare una delle porte che conducevano all’interno. Pietro Micca, che era conosciuto con il soprannome di passepartout, decise (una volta capito che lui ed il suo commilitone non avrebbero resistito per molto) di far scoppiare della polvere da sparo allo scopo di provocare il crollo della galleria e non consentire il passaggio alle truppe nemiche. Non potendo utilizzare una miccia lunga perché avrebbe impiegato troppo tempo per far esplodere le polveri, Micca decise di impiegare una miccia corta, conscio del rischio che avrebbe corso. Fece allontanare il suo compagno con una frase che sarebbe diventata storica “Alzati, che sei più lungo d’una giornata senza pane” e senza esitare diede fuoco alle polveri.
Morì travolto dall’esplosione mentre cercava di mettersi in salvo correndo lungo la scala che portava al cunicolo sottostante; era il 30 agosto del 1706.Il gesto eroico del minatore-soldato sarà riconosciuto in seguito durante tutto il Risorgimento come autentico simbolo di patriottismo popolare, sino ad essere ricordato ai giorni nostri.L’idea di celebrare con un monumento l’eroe popolare, nacque già nel 1837 dal Re Carlo Alberto alla morte dell’ultimo discendente maschile del soldato ‘salvatore’ della Città. Modellato dallo scultore Giuseppe Bogliani, il busto di Pietro Micca (rigorosamente in bronzo) ritraeva l’eroe con il capo coronato di gramigna con accanto una Minerva-guerriera seduta con una corona di quercia. Il monumento però non sembrava rispondere completamente al concetto di popolare riconoscenza con cui si sarebbe voluto ricordare Pietro Micca e così venne per così dire abbandonato all’interno dell’ Arsenale di Torino. Dopo circa vent’anni, nel 1857, da parte di uno scultore dell’Accademia Albertina di Belle Arti, Giuseppe Cassano, venne ripresa l’idea di ritrarre Pietro Micca.
Il Consiglio comunale, in seduta del 29 maggio 1858, approvò l’iniziativa ed il Re Vittorio Emanuele II espresse il desiderio che la statua del Micca venisse realizzata in bronzo ed eseguita nelle fonderie dell’Arsenale. In momenti differenti il Parlamento stanziò per il monumento L. 15.000 con le quali vennero pagate le sole spese di fusione; unitamente la sottoscrizione pubblica stanziò L. 2.200 (appena utili al rimborso dello scultore Cassano), L. 7.700 a Pietro Giani per la realizzazione del piedistallo e L. 2.000 per la posa in opera, arrivando così ad un costo totale di L. 26.900.
Nel 1863, dopo un primo e vano tentativo di fusione della statua, il fonditore francese Pietro Couturier portò a termine l’incarico assegnatogli; il Consiglio Comunale scelse quindi di innalzare la statua poco lontano dal luogo stesso dove un secolo e mezzo prima era successo il fatto, cioè di fronte al Mastio della Cittadella il quale, in onore dell’evento, venne opportunamente restaurato a carico del Ministero della Guerra. La sera del 4 giugno 1864 venne finalmente inaugurato il monumento ad onorare il gesto eroico del soldato-minatore di Sagliano.L’importanza dell’impresa di Pietro Micca è celebrata anche nel Museo che porta il suo nome, luogo dove è esposto il monumento a Pietro Micca del Bogliani del 1836.
Ed anche per questa volta la nostra “passeggiata con il naso all’insù” termina qui. Ci rivediamo per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere.
Simona Pili Stella
L’incontro con Emilio Salgari, il papà di Sandokan, Yanez, Tremal-Naik e del Corsaro Nero avvenne tanto tempo fa. E fu un amore improvviso, intenso. I primo due libri furono “I misteri della Jungla Nera” e “Le Tigri di Mompracem”, nelle edizioni che la torinese Viglongo pubblicò negli anni ’60.
Vennero letteralmente divorati. Toccò poi all’intero ciclo dei pirati della Malesia e a quelli dei pirati delle Antille, dei Corsari delle Bermude e delle avventure nel Far West. Mi recavo in corriera da Baveno a Intra, da una sponda all’altra del golfo Borromeo del lago Maggiore, dove – alla fornitissima libreria “Alberti” – era possibile acquistare i romanzi usciti dalla sua inesauribile e fantasiosa penna. Salgari, nato a Verona nell’agosto del 1862, esordì come scrittore di racconti d’appendice che uscivano su giornali a episodi di poche pagine, pubblicati in genere la domenica ma, nonostante un certo successo,visse un’inquieta e tribolata esistenza. A sedici anni si iscrisse all’Istituto nautico di Venezia, senza però terminare gli studi.
Tornato a Verona intraprese l’attività di giornalista, dimostrando una notevole capacità d’immaginazione. Infatti, più che viaggiare per mari e terre lontane, fece viaggiare al sua sconfinata fantasia, documentandosi puntigliosamente su paesi, usi e costumi. Scrisse moltissimo, più di 80 romanzi e circa 150 racconti, spesso pubblicati prima a puntate su riviste e poi in volume. I suoi personaggi sono diventati leggendari: Sandokan, Lady Marianna Guillon ovvero la Perla di Labuan, Yanez de Gomera, Tremal-Naik, il Corsaro Nero e sua figlia Jolanda, Testa di Pietra e molti altri. Nel 1900, dopo aver soggiornato alcuni anni nel Canavese ( tra Ivrea, Cuorgnè e Alpette) e poi a Genova, si trasferì definitivamente a Torino dove cambiò spesso alloggio, abitando nelle vie Morosini e Superga, in piazza San Martino ( l’attuale piazza XVIII Dicembre, davanti a Porta Susa, nello stesso palazzo all’angolo nord dove De Amicis scrisse il libro “Cuore“), in via Guastalla e infine in Corso Casale dove, al civico 205 una targa commemorativa ricorda quella che è stata l’ultima dimora del più grande scrittore italiano di romanzi d’avventura. Schiacciato dai debiti contratti per pagare le cure della moglie, affetta da una terribile malattia mentale, con quattro figli a carico, si tolse la vita con un rasoio nei boschi della collina torinese.
Era il 25 aprile 1911. Ai suoi editori dell’epoca, che stentavano a pagargli i diritti, lasciò questo biglietto: “A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna“. Ai quattro figli scrisse: “Sono ormai un vinto. La malattia di vostra madre mi ha spezzato il cuore e tutte le energie. Io spero che i milioni di miei ammiratori che per tanti anni ho divertito e istruito provvederanno a voi. Non vi lascio che 150 lire, più un credito di lire 600… Mantenetevi buoni e onesti e pensate, appena potrete, ad aiutare vostra madre. Vi bacia tutti col cuore sanguinante il vostro disgraziato padre“. I suoi funerali passarono quasi inosservati perché in quei giorni Torino era impegnata con l’imminente festa del 50° Anniversario dell’Unità d’Italia. La sua salma fu successivamente traslata nel famedio del cimitero monumentale di Verona. Un tragico e amaro epilogo per l’uomo che, grazie alle sue avventure, fece sognare tante generazioni di ragazzi.
Marco Travaglini