Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Elizabeth Jane Howard “Perdersi” -Fazi Editore- euro 20,00
E’ di una bellezza struggente questo romanzo della scrittrice inglese (nata a Londra nel 1923, morta a Bungay nel 2014), famosa soprattutto per la sua saga dei Cazalet. E’ ispirato ad una brutta esperienza realmente vissuta dalla Howard che ha metabolizzato il dolore di una relazione illusoria mettendosi a scrivere questo libro.
Nel 1995, superati i 70 anni, raggiunto il successo, con una vita sentimentale travagliata alle spalle, problemi di salute e in piena crisi personale, incappa nelle lettere di un ammiratore che si fa insistente fino al punto di riuscire ad incontrarla. E’ l’inizio di una relazione sentimentale in cui lui, abile manipolatore, si annida subdolamente laddove lei ha i nervi più scoperti; quanto più lei soffre e ha bisogno di aiuto, consolazione e perché no, anche amore, tanto più lui fiorisce e prospera. Ma sarà solo una mastodontica finzione, greve di bugie e foriera di pericoli, nonché un’immane delusione.
Ricalca dunque l’autobiografia la vicenda della protagonista Daisy, affermata commediografa 60enne. E’ stata sposata due volte e non è andata per niente bene.
Dal primo marito ha avuto una figlia, Katya, arrabbiata con lei da quando ha lasciato suo padre, (poi scoprirete perché) e ancor più inasprita quando ha sposato un uomo molto più giovane e senza né arte né parte.
E ‘ il bellissimo Jason, che fa il balzo verso il successo, diventa un attore famoso anche grazie al matrimonio e alle conoscenze di Daisy; salvo poi lasciarla poco signorilmente e in modo decisamente codardo per sposare un’attrice molto più giovane.
In piena crisi, Daisy cerca di voltare pagina e darsi alla vita bucolica e appartata comprando un piccolo cottage circondato da un giardino inselvatichito.
E’ così che finisce nel diabolico mirino di un sedicente giardiniere, l’ultra 60enne Henry Kent. E’ povero in canna, nullafacente, vive a sbafo su una barca di conoscenti e ha in mente un piano ben preciso.
Senza raccontarvi troppo, anticipo solo che vi aspettano pagine intriganti che vi terranno col fiato sospeso perché, grazie alla bravura della Howard, capirete molto prima di Daisy cosa alberga nell’animo torbido e truffaldino di Henry. Abilissimo nell’inventarsi una vita di finzione, in cui appare più vittima che aguzzino. Calcolatore e privo di scrupoli sa però vendersi benissimo perché «Gli uomini come Henry Kent…tra la testa e i genitali non hanno niente».
E anche voi vi chiederete come sia possibile lasciarsi ingannare così tanto da un uomo senza cuore o scrupoli…un autentico pericolosissimo borderline.
Simona Siri con Dan Gerstein “Mai Stati così Uniti” -Tea – euro 15,00
L’idea del titolo è semplicemente geniale perché allude non solo alla coppia formata dalla scrittrice e giornalista italiana Simona Siri e dal marito americano Dan Gerstein, ma in senso più ampio alle diversità tra due culture e due paesi divisi dall’oceano.
Loro sono un team ad alto quoziente intellettivo: lei è planata in America, al MIT di Boston la prima volta nel 1999 a 26 anni con una laurea in Psicologia, poi si è trasferita a New York in pianta stabile, dove vive da 7 anni, e racconta l’America in varie collaborazioni giornalistiche.
Lui studi ad Harvard, mille interessi tra Storia, letteratura e Scienze politiche; una brillante carriera come scrittore di discorsi e assistente politico al Senato, e come senior strategist in 2 campagne presidenziali. Poi ha voltato pagina e da Washington è approdato nella Grande Mela.
Le loro strade s’intersecano e sfociano in un matrimonio in cui la battaglia culturale inizia già con la colazione mattutina.
Così il diario di questa coppia diventa specchio di due popoli che si confrontano anche sulle piccole cose e le vertenze del quotidiano. Ma è anche un illuminante reportage a 4 mani della vita americana, in particolare a New York dove i due combattono con il caro affitti, vivono con l’adorato cane e una bimba in adozione..
Lei sottolinea «Siamo diversi in tutto. E’ un miracolo che stiamo insieme. Alle volte è così americano che lo detesto». E lui risponde spiegando la mentalità a stelle e strisce.
Sono tanti gli spunti che danno il via alle due versioni della stessa cosa in questo menage che sa far tesoro delle differenze anche attraverso litigate, incomprensioni e continui aggiustamenti agevolati dall’amore.
Dan è razionale, positivo, estroverso, lei emotiva, introversa e tendente al drammatico; lui è mattiniero, lei nottambula; lui è un “social butterfly”, una farfalla sociale che vola di conoscenza in conoscenza, con un’ intensa vita sociale mentre lei ama starsene a casa tranquilla.
In Usa poi c’è un modo diverso di vivere l’amicizia; al di là del networking che permette di costruire una rete di conoscenze molto estese -ma superficiali- gli amici veri sono spesso quelli del college (anni formativi), spesso con carriere diverse in altri stati, con i quali l’intesa resta intatta nonostante la lontananza. Lei fatica a comprendere questa alchimia e le dinamiche insite in un Paese gigantesco in cui la mobilità è un must.
Diverso è anche il rapporto con il denaro; spendere in America è facilissimo, la corsa allo shopping sfrenato è favorita anche dall’abuso di carte di credito.
Insomma, dalle loro diversità capiamo meglio tante cose dell’America: come il complesso sistema sanitario che discrimina tra ricchi e poveri, il sistema scolastico che forma persone altamente indipendenti e competitive, la tendenza a cambiare lavoro con una certa scioltezza…e tanto altro tra vicende privatissime e l’odio condiviso per Trump.
Maylis de Kerangal “Un mondo a portata di mano” -Feltrinelli- euro 16,50
La scrittrice francese che ci aveva toccato il cuore con “Riparare i viventi” (sulla donazione degli organi), ora ci regala un romanzo di formazione che ha per sfondo il mondo dell’arte.
Protagonisti assoluti sono i colori, i trompe-l’oeil e le illusioni della vita attraverso le vicende di 3 giovani.
Paula Karst, parigina con gli occhi di colore diverso e appena divergenti; Jonas, secco, sfuggente e talentuoso; Kate, una sorta di Anita Ekberg dalla pelle bianchissima. Sono tutti alle prese con la preparazione della prova per il diploma. Parlano di arte, sognano in grande e stanno per catapultarsi nel mondo del lavoro.
Paula riesce a iscriversi al prestigioso Istituto superiore di pittura a Bruxelles dove impara la delicata e affascinante arte del trompe-l’oeil; ovvero la tecnica dell’inganno ottico che simula la realtà.
I 3 amici che si ritrovano 5 anni dopo – trascorsi in vari cantieri in giro per il mondo- alle prese con opere a volte molto più grandi di loro, per lo più legati a contratti temporanei, a volte deludenti.
In un bistrot parigino si raccontano esperienze, lavori svolti, persone incontrate, soddisfazioni e delusioni.
Paula ha dato prova della sua bravura in grandi cantieri, soprattutto in Italia, tra Museo Egizio e Cinecittà dove ha riprodotto la loggia papale e la Cappella Sistina per il film di Nanni Moretti “Habemus Papam”. Ed è appena tornata da Mosca dove ha dipinto gli scenari di “Anna Karenina” negli studios della Molfin.
Kate ha lavorato tutto il giorno, abbarbicata su una scaletta, al lussuoso atrio di un palazzo in Avenue Foch.
Jonas racconta che sta per consegnare a committenti arabi un Eden tropicale di 8 metri per 3 e 50, inutile dire che il compenso sarà munifico.
Ed ecco ancora una volta la de Kerangal puntare su personaggi giovani, in divenire, alle prese con ambizioni, talento e incertezze. Sono spiriti liberi che si spostano dove il lavoro chiama, imbastiscono storielle sentimentali passeggere e dipingono alberi, marmi, pietre preziose e tanto altro per dare forma all’illusione.
Mathijs Deen “Per antiche strade” -Iperborea- euro 18,50
Come recita il sottotitolo questo libro è un viaggio nella storia d’Europa, perché oggi transitiamo sulle orme di chi ci ha preceduti nei secoli vicini e in quelli più lontani. Lo scrittore e giornalista olandese ha composto un affascinante iter, tra racconto, diario di viaggio e puntigliosa ricerca storica.
Parte da un suo ricordo d’infanzia e poi ci conduce in un’affascinante scoperta continua e nella storia europea. Lo fa scandendo 11 tappe, ricostruendo le vicende di personaggi vari che hanno camminato sull’intricato reticolo di vie e strade, a piedi, con carri, in cerca di cibo o salvezza. E ci dimostra come quelle strade hanno una vita pluricentenaria.
Così incontriamo uomini della preistoria, come il primo uomo partito dall’Africa e arrivato su suolo europeo nel Pleistocene; poi le incursioni dei Cimbri; la drammatica fine del brigante romano Bulla Felix che rubava ai ricchi patrizi per dare ai poveri e liberava gli schiavi. O ancora la storia di una giovane donna battezzata, che dalla natia Islanda arrivò fino al Papa con una domanda essenziale.
Via via conosciamo un’umanità variegata in cui troviamo esploratori, conquistatori, profughi, mercanti, banditi e pellegrini.
Sono loro che nel corso dei millenni hanno percorso, tra mille difficoltà, quelle arterie che oggi noi usiamo in lungo e in largo.
Attraverso le loro biografie -ricostruite magistralmente da Deen e scorrevoli come racconti- possiamo capire più a fondo anche le varie trasformazioni della cultura europea, i contrasti politici, religiosi, economici e culturali. Perché in questo libro le strade ci possono parlare in un iter da scoprire a poco a poco, a piccole tappe e grandi conquiste.
Al Comune di Casale Monferrato giungerà così il patrimonio artistico della famiglia Bistolfi, costituito da sculture, dipinti, disegni, opere grafiche, taccuini, materiali d’archivio e libri, tutti provenienti direttamente dallo studio dello scultore che morì nel 1933 e le cui spoglie sono tumulate nel famedio del cimitero monumentale della città.
E al centro il volto simpaticamente pacioso e mite di Bruno al bancone di macelleria del suo market. E poi i sorrisi coinvolgenti della signora Graziella, dei farmacisti Lucia e Paolo e dei gastronomi Rosanna e Francesco. Tutti stringono in mano, e ben in vista, un libro. Non influencer di grido. Ma semplicissimi cittadini, donne e uomini, di Monforte d’Alba. Sono loro, e con loro tanti altri, i promoter della campagna di crowdfunding promossa, fino a giovedì 4 febbraio, dalla “Fondazione Bottari Lattes” (nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà di Caterina Bottari Lattes) al fine di realizzare la nuova piattaforma digitale vivolibro.it che collega in un’unica rete studenti e insegnanti, principalmente delle scuole elementari di Piemonte e Liguria, attraverso progetti dedicati al confronto con i grandi testi della letteratura per l’infanzia messi in gioco fra lettura, teatro, canto ed arti visive. La piattaforma “é uno spazio digitale – affermano i responsabili – capace di raccogliere competenze e processi, tessere relazioni fra scuole, territori e enti culturali, promuovere la lettura come mezzo di inclusione culturale e sociale. E’ uno strumento di dialogo a servizio della scuola, degli enti culturali, degli operatori didattici, delle Istituzioni del territorio, delle famiglie e di tutti coloro che credono nella lettura quale atto di crescita”. Due le principali sezioni in cui si articola: “Narrazioni” e “Laboratori”.
La prima mette a sistema i contenuti di dieci anni di “Vivolibro”, un progetto corale della “Fondazione Bottari Lattes” che ha saputo nelle sue cinque edizioni biennali (a partire dal 2011) portare a Monforte d’Alba, nel cuore delle terre patrimonio Unesco, oltre diecimila studenti, insegnanti e operatori didattici, mettendoli in relazione – fra spettacoli, reading e laboratori didattici – con i grandi classici della letteratura per ragazzi. La sezione “Laboratori”, dà invece voce alle progettualità di approccio alla lettura e alla letteratura, con particolare attenzione all’evoluzione delle pratiche di analisi del testo scritto, per fornire a studenti, insegnanti e a coloro che operano nella didattica uno strumento accessibile e aggiornato.
“Fondazione CRC” in collaborazione con “Rete del Dono”.
La Hepburn non riteneva la propria vita interessante. La sua infanzia fu scandita dall’abbandono del padre e dalla guerra. L’Olanda, dove viveva, subì, infatti, una delle occupazioni più lunghe: fu uno dei primi Paesi a essere invaso e uno degli ultimi a essere liberato. Come tanti altri bambini diede il proprio contributo alla Resistenza, trasportando messaggi segreti e come tanti altri bambini rimase profondamente colpita dalla deportazione di intere famiglie di ebrei. “Ho visto famiglie intere con bambini e neonati ammucchiati in vagoni bestiame, treni con grandi vagoni di legno e solo una piccola apertura sul tetto (…) Tutti gli incubi che mi hanno ossessionato successivamente erano legati a queste scene” confesserà Audrey anni dopo.
Il pensiero della sofferenza, di quello che Doestoevskij definì “il dolore dei bambini” la accompagnò fino alla morte, causata da un cancro allo stomaco. Le sue ultime parole furono dedicate a loro: “Non riesco a capire perché tutta questa sofferenza… per i bambini”. La bambina abbandonata dal padre che aveva assistito a tutto il dolore della guerra continuava, nonostante tutto, a cercare risposte e forse rimedi a quello che continuerà a restare un interrogativo senza giustificazione: “Perché i bambini soffrono?”.
L’omegnese Filippo Colombara, classe 1952, studioso di storia e cultura dei ceti popolari, ha indagato le vicende di questo “paese di mezzo” tra montagna, lago e collina con una interessante ricerca antropologica , mettendo in rilievo il patrimonio culturale che costituisce la coscienza del passato di una comunità che resiste alla perdita delle consuetudini, dell’oralità, delle tradizioni. Con “ Il sapere che resta. Memoria e comunità: Madonna del sasso tra Otto e Novecento”, edito dalla novarese Interlinea, Colombara – che è membro della Giunta esecutiva dell’Istituto Ernesto de Martino e del Comitato scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara” – ha recuperato le memorie che resistono alla modernizzazione vertiginosa della società, fatte di conoscenze e buone pratiche, folklore, tradizioni e narrazioni. E’ la memoria degli uomini e delle donne dei borghi di Madonna del Sasso raccolta attraverso interviste orali e documentazione d’archivio, in una ricerca che rivela a un tempo presente inquieto “un capitale di saperi che è la sostanza di parte dell’identità locale trascorsa e il tramite interpretativo delle evoluzioni odierne”. Le vicende di contadini, migranti, scalpellini, streghe, partigiani si sommano a un bagaglio ricchissimo di tradizioni, leggende, filastrocche, inquietudini, speranze. In questa raccolta di testimonianze si incontrano storie di ” fisica” e stregoneria, di donne e uomini in grado di “segnare “ malattie o di preparare medicamenti naturali, dell’abilità nel taglio e nella lavorazione del granito, affrontando una vita dura, spesso di miseria ma che poteva riservare anche momenti di scoperta, stupore, meraviglia. Questo è il “sapere che resta”, un patrimonio culturale da non disperdere e da far conoscere. Filippo Colombara non è la prima volta che si cimenta con le storie di questa comunità cusiana, raccontata in passato nei libri “I paesi di Mezzo, storie e saperi popolari a Madonna del Sasso” (Istituto Ernesto de Martino) e “Pietre bianche: vita e lavoro nelle cave di granito del lago d’Orta” (Alberti, Verbania 2004) . Oltre a questi lavori lo studioso di storia e cultura dei ceti popolari ha indagato con le sue numerose pubblicazioni la storia del movimento operaio e della Resistenza pubblicando, fra l’altro, “La terra delle tre lune. Classi popolari nella prima metà del Novecento in un paese dell’alto Piemonte. Prato Sesia: storia orale e comunità” (Vangelista, Milano 1989), “Pippo Coppo. Conversazioni sulla guerra partigiana”(Fogli Sensibili,1995), “ Uomini di ferriera. Esperienze operaie alla Cobianchi di Omegna”(Alberti,2006),“Vesti la giubba di battaglia: miti, riti e simboli della guerra partigiana” (DeriveApprodi, Roma 2009), “Giorni di resistenza e libertà. Colloqui sulla vita, la morte, la guerra con tre uomini della Beltrami” (Istituto Ernesto de Martino,2015),“Raccontare l’impero: una storia orale della conquista d’Etiopia (1935-1941)” (Mimesis, Udine-Milano 2019).
