CULTURA- Pagina 141

Di fronte alla pandemia. Cinque classici raccontano il Grande Contagio

Un mini-saggio sull’attuale pandemia attraverso la rilettura comparata di cinque classici senza tempo

Il testo è inedito e scritto in coppia da Laura Pariani e Nicola Fantini (due fra i nostri più interessanti scrittori) per la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba.

“Di fronte alla pandemia. Cinque classici raccontano il Grande Contagio” vuole essere, nell’intento dei due, una sorta di mini-saggio, scaricabile gratuitamente sul sito www.fondazionebottarilattes.it , teso a riflettere e a far riflettere sull’epidemia Covid-19 attraverso le parole di cinque scrittori classici e contemporanei: Albert Camus, Daniel Defoe, Alessandro Manzoni, José Saramago e Connie Willis. Scrittori che già, nel tempo, si sono confrontati in pagine di assoluto rilievo letterario con il tema dell’epidemia in diversi momenti della storia dell’umanità. Ed é proprio attraverso un’acuta rilettura di quelle pagine, che la Pariani e Fantini hanno prodotto un testo di intrigante lettura scritto non solo per il grande pubblico, ma anche per fornire agli studenti delle scuole superiori, in particolare a chi si appresta a sostenere l’esame di Maturità, uno strumento al supporto della didattica. I due scrittori si sono soffermati in particolare  sulle reazioni all’epidemia da parte del pubblico e del privato, sulle incredibili somiglianze con il momento di emergenza che tutto il mondo sta oggi vivendo, come l’isolamento, le situazioni di militarizzazione e chiusura forzata avvenute in alcuni Paesi, senza tralasciare la narrazione della solidarietà e dell’empatia, del senso del pudore e della necessità di non lasciare l’appestato abbandonato al suo destino. La loro attenzione si è concentrata su cinque libri senza tempo, ritenuti significativi per la loro sorprendente attualità e capacità di analisi: “La peste” (1947) di Albert Camus, “Diario dell’anno della peste” (1722) di Daniel Defoe, “Storia della colonna infame” (1840) di Alessandro Manzoni, “Cecità” (1995) di José Saramago e “L’anno del contagio” (1992) dell’americana scrittrice di fantascienza Connie Willis. “Cronache storiche, romanzi e film –spiegano Pariani e Fantini – ci hanno raccontato in vario modo le pestilenze che si sono succedute nel corso dei secoli: Atene silenziosa e disertata perfino dagli uccelli; gli appestati di Costantinopoli trascinati con gli uncini; le maschere a imbuto dei medici durante la peste nera; il grido ‘Portate fuori i vostri morti!’ echeggiante nelle notti di Londra; gli accoppiamenti dei vivi impazziti nei cimiteri milanesi; gli ergastolani di Marsiglia intenti a scavare fosse comuni; il folle banchetto dei contagiati nella piazza della città invasa dai ratti al seguito di Nosferatu. Nonostante questo, la pandemia da Covid19 ci ha colti impreparati, come se le pestilenze passate fossero una fantasia nebbiosa. I libri di cui proponiamo qui la lettura raccontano che i “flagelli” non sono mai commisurati all’uomo: li si vede arrivare, ma si continua a dire che sono impossibili, li si nega; e, anche quando ci sono addosso, li si continua a pensare come un brutto sogno che passerà”.

Info: 0173.789282 – eventi@fondazionebottarilattes.it
WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Nella foto: Laura Pariani e Nicola Fantini

Il Concorso Lingua Madre compie 15 anni

Il CLM sarà nel programma SalToEXTRA con le vincitrici 2020: l’appuntamento è per sabato 16 maggio 2020 alle ore 12.45 in live streaming sul sito del Salone del Libro.

 

L’attività non si è mai fermata, nonostante l’emergenza sanitaria. 
PerùTurchia e Italia, Bangladesh e Italia: sono questi i paesi di provenienza delle prime classificate della XV edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre, progetto permanente di Regione Piemonte e Salone Internazionale del Libro di Torino, ideato nel 2005 da Daniela Finocchi, diretto alle donne migranti e alle donne italiane che vogliono raccontare l’incontro con l’Altra.
“Un’occasione per conoscere queste autrici – dice Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile CLM – che testimoniano l’importanza e la bellezza della relazione e come il Concorso Lingua Madre sia anche luogo di gemmazione. Con i racconti e le fotografie suggeriscono modi e forme di ripensamento del vivere associato, per decostruirne i principi di esclusione, di guerra, di violenza, per fondare nuove cittadinanze. Diffondere il loro pensiero è necessario e urgente ed è il senso politico del lavoro svolto dal progetto da quindici anni. Le loro storie con sguardo lucido e critico, attraversano il dipanarsi di vite che non si rassegnano ai pregiudizi e alle discriminazioni. Nella leggerezza e trasparenza dello stile, sfiorano delicatamente i più vari aspetti: la maternità, l’emigrazione, le origini, la neutralità del linguaggio, le violenze. A vincere è la forza delle donne che ne sono protagoniste”.
Proprio in considerazione del momento di grande difficoltà che stiamo attraversando, ci teniamo infatti a dare un segno di fiducia e speranza alle tante donne, straniere e italiane, che hanno partecipato e che continuano a seguire la quotidiana attività del progetto. Abbiamo infatti portato online la maggior parte dei nostri eventi con reading, incontri video, webinar, interviste così come continuiamo a svolgere tutta la nostra attività, a curare le pubblicazioni e i progetti speciali.

Al seguente link tutti i comunicati sulle vincitrici, le loro biografie, le motivazioni della giuria, i racconti selezionati per la pubblicazione del volume Lingua Madre Duemilaventi – racconti di donne straniere in Italia (Edizioni SEB27), tutte le fotografie selezionate per il Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la giuria e gli incipit dei racconti vincitori:

https://concorsolinguamadre.it/info/press-area/

– Prima Classificata: Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez  (Perù) con il racconto Mille e una luna

– Seconde Classificate: Berivan Görmez e Alessandra Nucci (Turchia e Italia) con il racconto I regni di Berivan

– Terze Classificate:  Tahmina Akter e Alice Franceschini (Bangladesh e Italia) con il racconto Vulnerabile

– Premio Sezione Speciale Donne Italiane: Silvia Favaretto con il racconto La pietra di Sisifo

– Premio Speciale Fondazione Sandretto Re Rebaudengo: Nadia Kibout (Algeria) con la fotografia Ombra di memoria

– Premio Speciale Slow Food Terra Madre: Corina Ardelean (Romania) con il racconto L’altra forma dell’amore

– Premio Speciale Torino Film Festival: Narcissa V. Ewans (Polonia) con il racconto L’usignolo nel frutteto di ciliegie non cinguetta più

 

Altre forme di vita, il Salone del libro diventa Extra

Da giovedì 14 a domenica 17 maggio quattro giornate di eventi gratuiti in live streaming con ospiti italiani e internazionali

Prende il via oggi, giovedì 14 maggio, il Salone Extra: l’iniziativa – fruibile interamente online – organizzata dal Salone Internazionale di Torino in ragione dell’impossibilità, per la manifestazione, di svolgersi nella sua veste abituale al Lingotto Fiere di Torino.

 

Quando, mesi fa, è stato scelto il titolo della XXXIII edizione, Altre forme di vita, l’obiettivo era di evocare il futuro prossimo. Oggi questo titolo si dimostra una piccola profezia. Stiamo davvero vivendo “altre forme di vita”, che fino a qualche mese fa non potevamo immaginare. In attesa di tornare nella veste abituale, in autunno o non appena possibile, il Salone ha organizzato un’edizione straordinaria – dedicata alle vittime del virus e al personale sanitario impegnato in prima linea in questa emergenza – nata dalla consapevolezza che a questa crisi si deve reagire, e che lo si può fare subito, con gli strumenti da sempre offerti dalla conoscenza.

 

Da giovedì 14 a domenica 17 maggio, quindi, sul sito del Salone sarà possibile seguire un ricco programma di eventi in live streaming e interagire con ospiti nazionali e internazionali.

I canali social del Salone (Facebook, Instagram, Twitter) racconteranno in diretta tutti gli appuntamenti. Nella giornata di venerdì 15 maggio diversi incontri saranno trasmessi in diretta su Rai Radio3 (“Tutta la città ne parla”, “Radio3Mondo”, “Radio3Scienza”, “Fahrenheit”, “Hollywood Party”, “Radio3Suite”), grazie a Rai, main media partner.

 

Il Salone Extra supporta le due campagne di raccolta fondi della Regione Piemonte e della Città di Torino, alle quali verrà data visibilità sul sito e durante gli incontri in streaming.

 

Il Programma

 

L’edizione speciale digitale del Salone si apre giovedì 14 maggio, alle ore 19, con la lezione “Conseguenze inattese. Su come l’umanità reagisce alle catastrofi” dello storico Alessandro Barbero, in collegamento dalla Mole Antonelliana di Torino.

 

Tra i tanti ospiti che interverranno:

David Quammen; Joseph E. Stiglitz; Donna Haraway; Jared Diamond; Salman Rushdie; Samantha Cristoforetti; Catherine Camus con Paolo Flores d’Arcais e Roberto Saviano; Javier Cercas; Annie Ernaux col suo traduttore Lorenzo Flabbi; Jovanotti; Vinicio Capossela; M¥SS KETA e Michela Giraud; Linus; Peppe Fiore e Francesco Lettieri; Antonio Rezza e Flavia Mastrella; Dacia Maraini; Ezio Mauro; Lilli Gruber con Barbara Stefanelli; Paolo Rumiz; Luciano Floridi; Francesco Piccolo; Roberto Calasso con Tim Parks; Maurizio De Giovanni con Franco Di Mare; Paolo Cognetti con Gabrielle Filteau-Chiba; Nadia Fusini; Roberto Arduini e Ottavio Fatica; Anita Raja; Michael Reynolds; Hoda Barakat; Ocean Vuong; Ahdaf Soueif e Adlène Meddi; Luigi Mascheroni.

 

Diversi appuntamenti sono stati pensati per SalTo Diventi, il progetto del Salone del Libro dedicato ai più giovani, sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. Da Amitav Ghosh in dialogo con i ragazzi di Fridays For Future (anche in diretta su Radio3 a Tutta la città ne parla), a un grande autore americano come André Aciman e alcuni degli autori per bambini e ragazzi più interessanti del panorama internazionale. Bernard Friot e Chen Jiang Hong dalla Francia, Katherine Rundell dall’Inghilterra, Huck Scarry, figlio del celebre Richard, dall’Austria. Oltre a scienziati e divulgatori come Elisa Palazzi e Federico Taddia.

 

La maratona di domenica 17 maggio

Domenica 17 maggio, a partire dalle 18:00 e fino alle 23:00, il Salone Extra diventerà una vera e propria maratona, condotta da Nicola Lagioia e Marco Pautasso, con contributi live in presenza e video-messaggi trasmessi in streaming. Durante la serata interverranno Massimo GianniniRoberto Saviano; Alessandro Baricco; Padre BianchiMassimo Gramellini in dialogo con Carlo RovelliZerocalcarePaolo GiordanoTeresa Ciabatti e Silvia AvalloneEsperance Ripanti. In programma performance musicali di Francesco BianconiLevanteEugenio in Via Di GioiaPerturbazioneFabrizio BossoSpiritual Trio; un reading di Mariangela Gualtieri e una video-lezione di Fabrizio Gifuni sul teatro e la peste; una performance di Arturo Brachetti.

                                     

Il programma completo è disponibile e costantemente aggiornato sul sito: salonelibro.it.

(foto Michele D’Ottavio)

Addio a Savelli, editore e spirito libero della sinistra critica

Di Pier Franco Quaglieni / E’ morto a 78 anni Giulio Savelli, uno degli editori più emblematici di quella sinistra critica  minoritaria che non è mai stata tollerata dal PCI perché  capace di ribellarsi al suo conformismo egemonico.

I giornali hanno scritto di Savelli, mettendo in evidenza tre libri che la casa editrice pubblico’: il celebre e dirompente saggio di Alberto Asor Rosa “Cultura e popolo”, la polemica ed aspra  “Strage di Stato” che riguardava il drammatico atto terroristico di Piazza Fontana a Milano  e il  celebre romanzo  “Porci con le ali” di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice che divenne anche un film di successo. In effetti Savelli pubblicò circa 1200 titoli  improntati ad uno spirito libero anche se a volte discutibile. Se si pensa al plumbeo conformismo degli Editori Riuniti, si apprezza  comunque l’atteggiamento di Savelli incurante di quelle discipline cadaveriche  a cui quasi tutti gli intellettuali obbedivano  senza obiettare agli ordini del partito. Chi scrive ha sempre contestato  le ipotesi di quel libro collettivo su Piazza Fontana che ha fornito del  materiale a quella  demagogia parolaia  che porto’ all’assassinio del commissario Luigi Calabresi  e non ha mai voluto leggere “Porci con le ali” che pure esprimeva un senso di  condivisibile liberazione sessuale che rappresenta forse l’ unico elemento positivo della contestazione studentesca. Savelli ha anche pubblicato l’ultimo libro di Ernesto Rossi “Pagine anticlericali” che rappresenta la posizione più estrema del grande polemista che  accusava anche i comunisti di essere succubi del Vaticano. Pier Luigi Battista  che un tempo era un giornalista che amava le eresie, sul “Corriere della Sera”  non ha dedicato un rigo al Savelli che  insieme ai filosofi  Lucio Colletti e Marcello Pera  e allo storico Piero  Melograni   nel 1996 fecero scandalo perché si candidarono nelle liste di Forza Italia. Furono i cosiddetti professori che ebbero vita breve nel partito di Berlusconi che si lasciò sfuggire di mano gli unici intellettuali veri  che avrebbero potuto dare una consistenza culturale al partito e al Centro – destra nel suo insieme su basi autenticamente liberal – democratiche. Forza Italia privilegiò gente incolta e politicamente incapace, emarginando un gruppetto di uomini pensanti di raro ingegno anche politico. Era gente che per lo più veniva dalla sinistra e che aveva maturato la convinzione che libertà e marxismo erano termini incompatibili e che l’ex partito comunista di Occhetto e di D’Alema aveva cambiato nome, ma non i suoi contenuti e soprattutto i suoi metodi politici. Alla fine degli Anni 70 Savelli aveva fondato il settimanale indipendente  “Il Leviatano” a cui collaborarono uomini come Alberto Ronchey e Rosario Romeo.
.
Dopo circa un anno Savelli era già nel gruppo misto di Montecitorio. L’ unico che resistette per  tre legislature fu Marcello Pera che fu eletto presidente del Senato, ma cadde in disgrazia agli occhi di Berlusconi che, anche in questo caso, perse un uomo di cultura raffinata e libera che aveva contribuito a diffondere in Italia insieme ad Antiseri  il pensiero liberale  di Popper. Quel gruppetto dimostrò comunque che l’egemonia ottusa di chi  pretendeva che gli intellettuali suonassero, per dirla con Vittorini, il piffero per la rivoluzione, era finita. Ma l’ inconsistenza culturale del centro- destra non capì l’importanza di avere uomini come Savelli . Savelli sposò la giornalista Pialuisa Bianco, donna di rara intelligenza, dalla grinta polemica molto vivace. Diresse “L’indipendente” dopo Feltri, portando quel giornale ad un ottimo livello, liberandolo dalle volgarità illiberali  feltriane in quell’epoca vicine al giustizialismo di Di Pietro e di Bossi. Le  venne poi affidata una trasmissione televisiva che durò poco e  successivamente venne relegata  a Bruxelles a dirigere l’istituto italiano di cultura. Anche Pialuisa Bianco venne trascurata a vantaggio di lacchè privi di qualità Intellettuali che si riveleranno anche poco affidabili. Uomini come Savelli avrebbero potuto anche realizzare iniziative editoriali di vasto respiro, creando per tanti spiriti liberi un’occasione di pubblicare i propri libri, come in parte modesta fa  Rubbettino. Pensate, ad esempio, ad un Savelli a capo della Mondadori cosa avrebbe potuto  rappresentare. Era un uomo libero  che seppe mantenere una costante indipendenza di giudizio e seppe fare scelte coraggiose e controcorrente . Come editore di sinistra si potrebbe paragonare a Feltrinelli che pubblico ‘ libri che Einaudi aveva rifiutato. Peccato che Feltrinelli abbia  poi concluso  drammaticamente la sua vita, giocando a fare il terrorista. Ho avuto il piacere di incontrarlo e di apprezzarne le doti umane ed intellettuali che non vennero capite o, forse,  proprio  perchè vennero afferrate vennero respinte. Mettere ministro alla cultura il cantore poetico di Berlusconi Sandro Bondi  ed aver allontanato quei professori fu un errore gravissimo ed irrimediabile che ha pesato e pesa  più che mai anche oggi.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Psicosi

LA POESIA / “… Fingiamo l’appagamento in catalessi, siamo complessi ma pur sempre oppressi.”

 

Psicosi

Cos’è questa libertà che tanto millantiamo?

Che sia l’inferno o il paradiso, siamo sempre controllati da qualcuno, senza l’approvazione di nessuno ma esaltati da ognuno che si affida al buio, siamo liberi da tutti meno che da noi stessi perchè siamo privati non della mente ma del fiuto.

Fingiamo l’appagamento in catalessi, siamo complessi ma pur sempre oppressi.

 

Luca Testa

Paleologo del terzo millennio narra le gesta degli Aleramici

La storia degli Aleramici e le imprese dei marchesi del Monferrato narrate in un volume da un Paleologo del terzo millennio, lontanissimo parente degli ultimi imperatori bizantini

È una lunga, infinita e affascinante storia di lotte e intrighi tra famiglie e dinastie, di assedi e di alleanze, di conquiste di castelli e di territori, di litigi familiari e matrimoni combinati. Marchesi del Monferrato che vanno a combattere in Oriente in cerca di gloria, nobildonne monferrine che sposano imperatori bizantini diventando imperatrici di Bisanzio in una grande saga che copre secoli di storia medioevale.

L’autore della “Storia degli Aleramici” (Odoya editore) è Andrea Paleologo Oriundi che racconta le vicende dei diversi rami della famiglia che nacque con Aleramo, il capostipite della dinastia vissuto mille anni fa. Gli Aleramici furono un’importante famiglia feudale di origine franca e quando si parla di loro il pensiero vola subito alle gesta dei marchesi del Monferrato nell’Oriente mediterraneo quando lo stendardo del Monferrato sventolava in Terrasanta su minareti e città conquistate. É senz’altro il ramo più noto della dinastia sia per l’importanza del territorio piemontese a quel tempo governato sia per le straordinarie avventure vissute da alcuni marchesi nel Vicino Oriente, all’epoca delle Crociate e nell’Impero bizantino. Ma non fu l’unico perchè il casato degli Aleramici si è molto ramificato, dando luogo a numerose dinastie in Piemonte e in Liguria. E così nacquero gli Aleramici del Vasto, di Saluzzo, di Ceva e Clavesana, di Savona, di Finale, di Busca, Incisa, Bosco e Ponzone e del Monferrato. Un’indagine approfondita è dedicata alla figura del patriarca Aleramo, oggetto di tante leggende popolari come è capitato a ben pochi altri personaggi medioevali. “I documenti a disposizione dello storico sono però molto scarsi, sottolinea l’autore, specialmente per le prime generazioni mentre per le successive, dopo il XIII secolo, le notizie sono più numerose”.

Dei marchesi del Monferrato, in questo libro, si parla solo delle loro imprese in Italia. Le gesta in Terrasanta e nell’Impero bizantino sono state trattate dall’autore in un altro suo recente libro “Il Monferrato nell’Oriente mediterraneo, secoli XII-XV”. Un duello geopolitico ad alta tensione tra Gerusalemme, Costantinopoli e il mondo arabo che per certi versi ricorda i tempi attuali. La straordinaria e sfortunata avventura di cinque marchesi monferrini tra la Terra Santa e Costantinopoli, la capitale dell’Impero bizantino e soprattutto le gesta di Corrado, il sire che salvò Tiro, l’italiano che sconfisse il Saladino. Il prode Corrado fu pugnalato e ucciso dai sicari della setta medioevale degli Assassini, i primi terroristi islamici della Storia, mentre suo fratello, il marchese Bonifacio, conquistò Costantinopoli. Due grandi protagonisti delle Crociate, con un destino comune: cercare fama e popolarità in Oriente e morire in quelle terre, come i loro fratelli, dove si combatteva per la religione e per il potere. Molta attenzione è stata dedicata in questo volume alla figura di Federico I Barbarossa che più volte scese in Italia con il suo esercito e al suo alleato, il marchese del Monferrato Guglielmo il Vecchio. La famiglia dei Paleologi fu l’ultima dinastia a governare l’Impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453 nelle mani degli Ottomani.

Dal matrimonio di interesse tra l’imperatore greco Andronico II Paleologo e la casalese Violante o Jolanda degli Aleramici nacque Teodoro I Paleologo che divenne marchese del Monferrato e principe di Bisanzio. Questo ramo dei Paleologi governò il Monferrato dal Trecento alla metà del Cinquecento. Il nostro Andrea Paleologo Oriundi, scrittore, studioso di storia e Capitano di vascello del Genio Navale in riserva si dedica da anni a ricerche sugli eventi che hanno coinvolto nei secoli passati membri della sua famiglia di cui porta il nome di origine greca.

Filippo Re

Il Consiglio regionale collabora con il centro Giorgio Catti

Il Consiglio regionale del Piemonte ha stipulato un Protocollo d’intesa con il Centro Studi “Giorgio Catti” sulla Resistenza piemontese, che porta il nome del giovane studente torinese, diciannovenne esponente dell’Azione Cattolica e partigiano della Divisione autonoma Val Chisone, caduto sotto il piombo fascista a Porte di Cumiana (TO) il 30 dicembre 1944 e insignito della medaglia di bronzo al valor militare.

“Per noi fare memoria è un dovere civile – ha dichiarato il Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia – e quest’intesa amplia e rafforza il nostro impegno nei confronti delle giovani generazioni. La preziosa collaborazione di tutti gli enti e di tutte le associazioni, a partire dagli Istituti Storici della Resistenza Piemontesi, ci supporta in quest’opera di enorme importanza”

Salgono così a sei gli enti e associazioni che collaborano stabilmente con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, svolgendo, sul territorio piemontese, un ruolo culturale e formativo di diffusione della conoscenza storica della Resistenza, di tutela dei luoghi della memoria e di siti di particolare rilevanza per la lotta di Liberazione nella nostra regione. Il Centro Studi “Giorgio Catti”, che ha sede a Torino, affianca così la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce (VB),l’ Associazione Memoria della Benedicta (AL), il Comitato Resistenza del Colle del Lys (TO), la Casa della memoria di Vinchio (AT) e il Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Anche questa convenzione, come le altre, avrà una durata di un anno. Ogni ente convenzionato, a fronte di un contributo finanziario annuale, si impegna a realizzare – nell’ambito della loro programmazione di eventi – almeno un’iniziativa congiunta con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale.

L’associazione opera dal 1966 nella raccolta e valorizzazione di documenti e testimonianze sulla presenza e sul ruolo dei cattolici (religiosi e laici) nella Resistenza piemontese, italiana e europea. un lavoro prezioso che, nel corso degli anni, ha consentito la realizzazione di un importante archivio del quale è in corso il processo di digitalizzazione per favorirne la consultazione. Il Centro “Catti” svolge inoltre un’intensa attività di carattere culturale e formativo, promuovendo convegni, mostre e pubblicazioni rivolte in particolar modo alle giovani generazioni e al mondo della scuola.

La possibilità di stipulare convenzioni o intese con enti e associazioni fa parte delle prerogative del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, istituito nel 1976 con apposita e specifica legge, impegnato a trasmettere valori e memoria della lotta di Liberazione, lo studio e l’approfondimento della storia contemporanea, la diffusione della conoscenza dei diritti, dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana.

 

Marco Travaglini

Ricordi di un impolitico di cinquant’anni fa

Di Pier Franco Quaglieni / Cinquant’anni fa Il mio amico Tito Gavazzi, che era stato uno stretto collaboratore di Adriano Olivetti come assessore alla cultura ad Ivrea, mi offri’ la candidatura di capolista al Comune di Moncalieri come indipendente. Pur tra tante esitazioni finii di accettare, anche se nel frattempo fui retrocesso da capolista numero 1 a capolista numero 3 

.
Ero legato sentimentalmente  a Moncalieri perché la prima storia d’amore che ho avuto, fu con una ragazza di Moncalieri che abitava in via San Martino. Era un motivo non politico ma affettivo allora di non poco conto. Ancora oggi quando passo per quella via sento il ricordo di quella ragazza mai più incontrata dal 1969. Un piccolo politicante locale, tale  Rodolfo Caponnetto, fece fuoco e fiamme per ottenere il numero uno e farmi cancellare dalla lista, anche se il mio nome non poteva allora dare molto fastidio. Scrivevo già su qualche giornale e avevo contribuito a fondare il Centro Pannunzio due anni prima. Avevo un ottimo rapporto con Alberto Ronchey, allora direttore della “Stampa”. C’era forse  qualcosa di più perché il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che io avevo conosciuto in qualche occasione pannunziana, mi fece telefonare dal suo più stretto collaboratore Costantino Belluscio  per dirmi che avrebbe gradito la mia candidatura come figura intellettuale indipendente. 
.
Feci una campagna molto spartana, anche se poi mio padre, che era contrarissimo alla mia candidatura (da poco ero diventato maggiorenne), mi elargì una somma che mi consentì di allestire due auto con altoparlanti e far stampare un numero adeguato di manifesti che i miei concorrenti ogni notte ricoprivano sistematicamente con i loro. Mi aiutò molto tra gli altri il mio fedelissimo amico Cav. Salvatore Guerreri, come fece anche, sottobanco, un altro mio carissimo amico liberale, il dottor Mario Altamura che era candidato a Torino per il Partito liberale. Conobbi da vicino la combriccola socialdemocratica moncalierese e torinese e rimasi quasi subito schifato. Gentucola ignorante attaccata al clientelismo gestito con mano ferrea da Terenzio Magliano e in modo meno sguaiato da Franco Nicolazzi e Pier Luigi Romita che non ebbi mai modo di incontrare. Vicino a me c’era l’autorevolissimo professore Aldo Garosci, eroe dell’antifascismo e collaboratore del “Mondo”, il prof. Gian Piero Orsello, ex  leder nazionale dei giovani liberali, l’avvocato Emilio Bachi presidente della Comunità israelitica. Va citato anche l’amico futuro avvocato Mauro  Nebiolo Vietti. Feci tantissimi comizi in tutte le piazze e le frazioni di Moncalieri. Nel corso di questi comizi dove ero quasi sempre introdotto dall’ amico Guerreri, ebbi modo di incontrare tante persone che mi aiutarono per la campagna elettorale con slancio e generosità  Per altri versi, il dottor Aldo Lanza, amico di Altamura, si mobilitò per me come il dottor Vasconi che nella consiliatura successiva venne eletto consigliere al mio posto. La vedova di un benemerito di Moncalieri che salvò tante vite umane dalle acque del Po, Abellonio ( con cui mio padre andava a pesca ) si mobilitò a mio favore. Mio Zio che era proprietario dell’ Argus fece distribuire dai suoi metronotte dei miei  Santini durante i loro giri notturni per Moncalieri. Alla fine della campagna elettorale avevo raggiunto un bel gruppetto di sostenitori, compreso un reverendo padre barnabita del Real Collegio di Moncalieri, amico di Mario Soldati, che fece qualche telefonata a mio sostegno. Ebbi modo di conoscere Moncalieri che allora, pur con 60 mila abitanti,era ancora un paesino, malgrado il Castello. Il concentrico era molto provinciale e le frazioni erano campagna. La cultura non esisteva perché tutto ruotava su Torino.
.
Io riuscii secondo eletto della lista con poco stacco dal primo escluso che mi avrebbe ostacolato per l’ intero quinquennio. Alcuni mi votarono pensando di votare mio padre Piero, molto autorevole e  allora conosciuto. Festeggiai con gli ultimi soldi rimasti con una cena offerta ai fedelissimi al ristorante “La Darsena” appena inaugurato. Fu nel complesso una bella anche se faticosissima esperienza. L’ ultimo giorno di campagna elettorale feci dieci comizi volanti. Il comizio più importante avvenne in piazza Vittorio Emanuele con Gian Piero Orsello che venne apposta da Roma per sostenermi. Quando venni in contatto con l’apparato di partito mi misi quasi subito le mani nei capelli. Quasi subito mi offrirono la direzione del settimanale “Torino giorni” che diressi svogliatamente fino al 1973. Garosci mi chiese di scrivere su “’Umanità”. Saragat mi ricevette al Quirinale congratulandosi con me. Voleva conferirmi anche una onorificenza , ma io non avevo l’età minima per riceverla. Ma le dolenti note cominciarono con gli incontri per la formazione della Giunta dai quali venni escluso, malgrado fossi il capogruppo. Per circa tre anni seguii assiduamente i lavori del Consiglio comunale e delle Commissioni e feci tante interrogazioni e interpellanze che non venivano prese seriamente in considerazione. Una di queste venne persino perduta e io per protesta abbandonai i lavori del Consiglio. Avevo un’idea idilliaca e in fondo distorta della politica che mi impediva il compromesso. Quando mi resi conto di questo, incominciai ad  allontanarmi, Votare sì per disciplina di partito mi infastidiva, specie quando andava contro le mie idee. Nei lavori consiliari ero nel banco sotto a quello occupato dal presidente della Regione  ed ex sindaco di Moncalieri Edoardo Calleri di Sala con cui non legai politicamente ma sul terreno intellettuale si stabilì tra noi un certo feeling. Era una persona preparata e colta, forse troppo spregiudicata, ma sicuramente di alto valore. Nel frattempo divenni amico di suo nipote  Paolo Macchi che non fece mai nulla per far facilitare un rapporto  tra me e lo zio. Allora si diceva che la città fosse un suo feudo e c’era chi la chiamava scherzosamente Moncalleri.
.
Durante il mio mandato conobbi bene e si stabilì anche un’amicizia con il vice sindaco e futuro sindaco Guido Piga socialista autonomista. Divenni in anni successivi amico della moglie e della figlia  di Piga nell’ambito del Centro “Pannunzio”. E conobbi anche Vincenzo Quattrocchi, futuro sindaco socialista che in più circostanze si rivelò un amico. Il povero Caponetto sempre prepotente quanto incolto divenne assessore al Bilancio. Avemmo più occasioni di scontro che di incontro. Una volta mi disse, urlando, che io ero colto, ma non furbo e che la politica richiede  furbizia. Una frase che a distanza di tempo ritengo una medaglia al valore civile. I rapporti in pochi anni degenerarono e quando iniziai ad insegnare incominciai a trascurare i lavori del Consiglio. Una volta verso mezzanotte una telefonata del Sindaco Giuseppe Riva, un oscuro geometra, mi sollecitò, come piacere personale, ad andare a votare il bilancio che senza il mio voto non sarebbe stato approvato e mi offrì anche la macchina per venirmi a prendere. Andai a votare, ma nella dichiarazione di voto dissi che in futuro avrei fatto gruppo per me stesso e chiusi ogni rapporto con Caponetto e  i suoi accoliti che convocarono un’assemblea congressuale sotto Ferragosto, in gran segreto, per escludermi. Piccole miserie  che mi indussero ad abbandonare ogni velleità politica. Una scelta giusta che mi consentì di dedicarmi totalmente alla cultura. Di tutto quel periodo io ricordo con fierezza solo il discorso-  studiato insieme all’arch. Gian Piero Vigliano di “ Italia nostra”! – in consiglio comunale in difesa dell’area verde delle Vallere che volevano in parte lottizzare e i discorsi per festività nazionali  come il 4 novembre o il 25 aprile.  Il 20 settembre 1970 il sindaco non volle accettare la mia proposta di ricordare il centenario della Breccia di Porta Pia. Tra i consiglieri ricordo con affetto il mio carissimo amico Cesare Pogliano purtroppo destinato a morte precoce e il principe del foro avvocato Caretta – ambedue erano liberali – che mi voleva nel suo Lions’ di Moncalieri dove andai a parlare una volta.
.
Ricordo invece con disgusto la volgarità ignorante e violenta del consigliere missino e con una certa commiserazione alcuni consiglieri comunisti e democristiani incapaci di proferire parola e solo capaci ad alzare la mano all’atto del voto. Con il giovane democristiano Domenico Giacotto si stabilì un rapporto o cordiale destinato a durare nel tempo. Un personaggio folcloristico era l’assessore repubblicano Giuseppe Cutugno, un personaggio che avrebbe fatto inorridire La Malfa e Spadolini . Tornai a Moncalieri poche volte e una per ricevere il premio Saturnio, presente il mio amico Quattrocchi. Mi stupii per quel riconoscimento. Conobbi anche Sergio Chiamparino che faceva il funzionario del Pci a  Moncalieri ed assisteva dalla tribuna del pubblico ai Consigli comunali. In cinque anni non ci fu mai un rapporto, neppure un caffè,se non qualche parola di sfuggita. Credo che la sua antipatia nei miei confronti sia nata proprio in quegli anni. Era un comunista guareschianamente  molto ligio .Lo conobbi  più a fondo quando il mio amico Piero Fassino lo invito’ ad un pranzo con me : negli anni 80 era diventato funzionario del Partito  provinciale. Poi dal 1992 iniziò il suo imprevedibile decollo che lo portò prima in Parlamento, poi alla carica di sindaco e di presidente della Regione Fui anche presidente per un anno di quel premio, ma non riuscii ad affiatarmi con la giuria quasi sicuramente per colpa mia. Poi venni invitato dal Sindaco di Moncalieri nel 2006 a ricordare Mario Soldati nel centenario della nascita. Dopo tanto tempo quasi casualmente sono entrato in rapporti con l’Assessore alla cultura Laura Pompeo che ha dato una svolta eccezionale alla politica culturale di Moncalieri. Con le sue iniziative  i moncalieresi non sono più costretti ad andare a Torino e molti torinesi vanno a Moncalieri,  attratti dagli eventi progettati da Pompeo che è un’archeologa autorevole, allieva e collaboratrice negli scavi del grande Giorgio Gullini. E’ stata lei a riconciliarmi in qualche modo con Moncalieri, invitandomi il 2 giugno 2018 a tenere l’orazione ufficiale. Fu una bella e partecipata cerimonia che ai tempi della mia consiliatura non si faceva.
.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

Musei riaperti per la Festa della Repubblica

Il 2 giugno Torino riaprirà  i musei fino ad ora chiusi per l’emergenza covid

La scelta è stata fatta dall’assessora  comunale alla Cultura, Francesca Leon, nel corso di una teleconferenza con i rappresentanti del sistema museale della città.

Secondo il  Comune, infatti,  i musei stanno lavorando alla ripartenza in piena sicurezza con l’obiettivo del 2 giugno prossimo. Naturalmente saranno seguite le  disposizioni per il distanziamento e ci saranno  entrate contingentate e sanificazioni. E’ probabile che alcune sedi museali possano già aprire i battenti  il 18 maggio, se consentito dal nuovo  decreto del presidente del Consiglio.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Cathleen Schine  “Io sono l’altra”  -Mondadori –  euro  19,00

Identiche, eppure diverse, unite ma anche in conflitto: è questo il nocciolo duro della vita delle gemelle omozigoti Lauren e Daphne. Una l’esatta copia dell’altra: capelli rosso fiammante, pelle eburnea, apparentemente indistinguibili tanto che possono scambiarsi le vite e ingannare tutti. Però questa è solo la superficie, perché nell’intimo covano sentimenti contrastanti. Tanto per cominciare Lauren è nata prima di Daphne e odia questo breve strappo temporale che le rinfaccia “Tu hai vissuto 17 minuti senza di me. Io non ho mai vissuto senza di te”.

Inizialmente sono unitissime, tanto che da piccole sviluppano un loro esclusivo linguaggio incomprensibile agli altri. Un bel giorno il padre porta a casa un dizionario e, senza saperlo, segna il loro destino e scatena la loro rivalità. Entrambe sviluppano un immenso amore per le parole che però finirà per allontanarle.

Dapprima una fa la giornalista e l’altra la maestra d’asilo che scrive poesie. Poi le loro carriere si definiscono meglio e decollano. Diventano entrambe esperte linguiste, curano rubriche dal tono opposto, entrano in competizione e sposano due uomini che sembrano più che altro un pallido corollario alle loro esistenze.

Crescendo, quello che era stato un rapporto esclusivo vira in incomprensioni e conflitto: Lauren e Daphne ingaggeranno un’accesa battaglia professionale ed affettiva.

E’ pieno di verve questo romanzo di Cathleen Shine che, con toni leggeri, mette a nudo temi alti e profondi, ritrovando in parte la magia del suo libro di esordio “La lettera d’amore” del 1995.

Il titolo originale di “Io sono l’altra” è “The Grammarians” e rende meglio l’idea di quello che ha ispirato l’autrice: scrivere una satira sulla sfida realmente esplosa tra due gemelle con rubriche simili su giornali rivali. Ambientata a New York negli anni 80, che la Shine conosce bene perché era una giornalista del “Village Voice” e poi editor a Newsweek. Un tema affascinante sul quale innesta quello ancora più intrigante dei gemelli e del loro rapporto unico.

 

 

Donato Carrisi  “La casa delle voci”   -Longanesi-   euro  22,00

Inizia con un incendio e i confusi ricordi una bambina questo coinvolgente e raffinato ultimo libro del re italiano del thriller Donato Carrisi… e non vi molla più; enigmatico fino all’ultima pagina, senza delitti ma con tanto mistero.

Al centro della vicenda c’è l’ipnotista Pietro Gerber: la sua specialità è ipnotizzare bambini dal vissuto difficile, aiutarli a riportare a galla traumi ed emozioni che ne hanno segnato le vite, svelare le ragioni più profonde dei loro comportamenti e risolvere così anche intricati casi giudiziari.

Siamo a Firenze dove Gerber, conosciuto come “l’addormentatore di bambini”, è il migliore nel suo campo; consulente della polizia, collabora spesso con l’esperto magistrato, in odor di pensione,  Anita Baldi.

La sua vita viene sconvolta dalla telefonata di una fantomatica collega australiana che

dall’altra parte del mondo gli chiede di seguire una paziente adulta. Si chiama Hanna Hall, è una donna trascurata e apparentemente insignificante, tormentata dall’idea di aver commesso un  terribile omicidio. Dalle prime sedute di ipnosi tornano a galla elementi inquietanti dal lontano passato di Hanna: come le 5 regole che la piccola “principessa” di 10 anni doveva rispettare per non essere rintracciata dal mondo. Così le hanno insegnato i genitori in continua fuga, arroccati per brevi periodi in casali fatiscenti e in aree abbandonate. Gi estranei li inseguono perché vogliono la piccola cassa con inciso il nome Ado che loro si portano dietro in ogni spostamento. Ma chi è davvero Hanna? Cosa c’è di tanto terribile nel suo passato? Quanto è pericolosa e come sconvolgerà la vita di Pietro Gerber?

Carrisi fa centro ancora una volta con una storia mozzafiato in cui l’alchimia miscela bambini rapiti in fasce o dati in adozione, vite spezzate e famiglie divise, ospedali psichiatrici abbandonati, follia e desiderio di maternità e tanto altro ancora che l’ipnotista riesce a strappare dalla nebbia di ricordi confusi e dolorosi per riportare a galla passati indicibili.

 

 

Isaac Bashevis Singer  “Il ciarlatano”  – Adelphi-  euro  20,00

E’ un piccolo capolavoro questo romanzo dello scrittore polacco Isaac Bashevis Singer (1902-1991) nato in una famiglia di rabbini, diventato cittadino americano nel 1943 e Premio Nobel per la Letteratura nel 1978.

Il ciarlatano in questione è il velleitario Hertz Minsker, personaggio che in più punti troverete irritante e inconcludente ai massimi livelli, spietato nella sua insensibilità verso i sentimenti altrui, Don Giovanni incallito, ma in qualche modo irresistibile.

La storia è ambientata nel 1940 e racconta le vicende di un gruppo di ebrei polacchi scampati alla furia di Hitler, sbarcati a New York con il miraggio di una vita migliore. C’è che ha avuto successo, come Morris  Kalisher, ebreo devoto e bigotto che, in poco tempo, ha fatto fortuna investendo oculatamente nel fiorente mercato immobiliare. E’ sposato con Minna, che per lui -e la sicurezza economica- ha abbandonato marito e figli, cova sogni di gloria come poetessa, ma di fatto è alquanto ignorante e infingarda.

La sua strada incrocia quella del “ciarlatano” per eccellenza. E’ Hertz Minsker, povero in canna, senza un lavoro, sedicente filosofo e cabalista, per anni ha vagato da una capitale all’altra senza mai concludere qualcosa, eterno studente mai laureato che, si dice, stia lavorando a un capolavoro che però non vedrà mai la luce. La sua unica abilità è riuscire a scroccare denaro e ospitalità ad amici ricchi come Morris –che per lui stravede ritenendolo un genio- oppure campare alle spalle delle donne che riesce a fare innamorare di sé.

E’ sposato con Bronia che per fuggire con lui ha lasciato marito e figli, senza mai perdonarselo. Ma a Hertz non basta, perché la sua vera specialità è sedurre le donne, compresa quella del suo amico, Minna, che per lui perde la testa e soffoca di gelosia. Hertz non può fare a meno delle avventure, di tramare tradimenti, accendersi di passioni fulminanti che si stemperano in pochi attimi. E molte saranno le vittime che miete durante il suo cammino, sempre sfruttandole e abbandonandole per nuovi miraggi, stravolgendo le loro esistenze senza pietà

Tutto raccontato con la maestria e l’acume di un grandissimo scrittore come Singer.