CULTURA- Pagina 136

Valdimir Luxuria alla Tesoriera per l’Evergreen Fest

Venerdì 10 luglio, all’Evergreen Fest al Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192, Torino) – dopo la presentazione del libro Caccia all’omo. Viaggio nel paese dell’omofobia di Simone Alliva (Fandango Libri) alle 20.45 – Valdimir Luxuria sarà protagonista della serata Senza peli…sulla lingua – Fra parole e musica il coraggio di essere Vladimir (ore 21.30).

Sul palco Simone Schinocca, direttore del festival, intervisterà Vladimir Luxuria, direttrice del Lovers Film Festival, il più antico festival cinematografico LGBT di Italia, attivista, scrittrice, personaggio televisivo, drammaturga ed ex deputata della XV Legislatura, diventata la prima persona transgender a essere eletta al parlamento di uno Stato Europeo. Vladimir Luxuria interpreterà inoltre alcune canzoni accompagnata dal pianoforte del maestro Emanuele Francesconi. Sul palco, per l’occasione, Luxuria, sarà anche nella veste di cantante e proporrà al pubblico un repertorio musicale.

I due appuntamenti della serata sono in collaborazione con Coordinamento Torino Pride.

 

Il Festival

Potersi godersi la cultura, in tutta sicurezza. Evergreen Fest, con questo obbiettivo, torna a Torino al Parco della Tesoriera dal 4 luglio con 241 artisti coinvolti, 45 serate, 59 spettacoli, 6 spettacoli per bambini e famiglie, 5 concerti di musica classica10 presentazioni di libri30 presentazioni di progetti delle associazioni del territorio, 108 ore di laboratori per tutte le fasce di età.

Gli organizzatori hanno studiato un percorso di riavvicinamento del pubblico che superi la diffidenza generata dal periodo pandemico e che accompagni artisti, spettatori e associazioni che si occupano di bene comune, ad incontrarsi nuovamente. Partendo da una riflessione oggi imprescindibile: la sostenibilità della società contemporanea.

Giunto alla sua quinta edizione, il festival si svolge dal 4 luglio al 16 agosto 2020 presso il Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192, Torino), con ingresso gratuito.

La programmazione alterna sul palco personalità e artisti fra cui, Drusilla Foer (sold out il 6 luglio), Maurizio Lobina (Eiffel 65), Supershok, Tournée da bar, Orchestra Terra Madre, BandaKadabra, Andrea Cerrato, Federico Sirianni, Fran e i pensieri molesti, Stefano Giussani, Simone Alliva, Chiara Sfregola e molte e molti altri.

Il calendario è scaricabile su www.evergreenfest.it.

 

Evergreen Fest è un progetto di Tedacà, con il sostegno di Città di TorinoFondazione per la Cultura, Corto Circuito, Piemonte dal Vivo, Regione Piemonte e TAP; in collaborazione con Fertili Terreni TeatroAssociazione Coordinamento Musicale, Coordinamento Torino Pride; con il patrocinio della Quarta Circoscrizione e con la media partnership di Radio Energy.

Evergreen Fest è un progetto selezionato dal bando Corto Circuito 2020 – Piemonte dal Vivo.

Il Premio Flaiano a Valerio Binasco

Per la regia teatrale dello spettacolo RUMORI FUORI SCENA prodotto dal Teatro Stabile Di Torino – Teatro Nazionale

 

Ecco le motivazioni al premio

Da anni ormai Valerio Binasco spicca tra gli esponenti della migliore
tradizione di interpretazione amorevole e creativa dei testi, nel solco dei suoi
maestri Marco Sciaccaluga e Carlo Cecchi e, dietro di loro, dei riformatori del
teatro del dopoguerra, Visconti e Strehler. In una ricca carriera, Binasco ha
affrontato classici, dai greci a Shakespeare e Molière, e contemporanei come
l’irlandese Martin McDonagh o il norvegese Jon Fosse, ovvero come la sua
amata e assai congeniale Natalia Ginzburg, di cui il 15 giugno ha recuperato
“L’intervista”, primo spettacolo in sala post-pandemia presso lo Stabile di
Torino di cui è apprezzatissimo direttore artistico.

Inseguendo l’aurora

Appuntamento l’8, il 9 ed il 10 luglio con l’inaugurazione della nuova mostra dell’artista torinese Roberto Demarchi dal titoloInseguendo l’aurora”, sul tema dell’alba, tanto amato dalla letteratura e dellarte e più che mai attuale

Inseguendo l’aurora è il titolo della nuova mostra dell’artista torinese Roberto Demarchi, titolo che vuole essere esso stesso metafora non soltanto di una auspicata rinascita nel periodo storico che stiamo vivendo, ma anche del valore profondo dell’opera artistica e pittorica.

Con questa esposizione l’artista Roberto Demarchi appuntamento ai visitatori, collezionisti ed appassionati d’arte, per la sua prima mostra promossa dopo l’emergenza sanitaria che ha cambiato le nostre vite. E lo fa con tre serate artistiche distinte, in conformità alle norme vigenti, onde evitare affollamenti, mercoledì 8 luglio, giovedì 9 e venerdì 10 luglio prossimi, dalle 18.30  alle 21, nel suo spazio espositivo di corso Rosselli 11.

Il tema dell‘aurora ha ispirato l’opera ed il pensiero dell’artista torinese già in tempi antecedenti la pandemia, prendendo corpo e vita soprattutto nella produzione artistica di questi mesi dell’anno, contraddistinti dal lockdown e da una fase delicata che l’umanità si è trovata a vivere ed affrontare, sia dal punto di vista sanitario sia da quello psicologico. E le opere pittoriche di Roberto Demarchi in mostra, dedicate al tema dell‘aurora, declinano perfettamente questo tema sotto varie forme, alcune anche con riferimento ad opere liriche che presentano dei brani contenenti dei riferimenti ad essa.

Da sempre metafora della rinascita a nuova vita, l’aurora, che rappresenta la fase di passaggio tra la notte ed il giorno, si manifestacon il primo chiarore del mattino, ed è stata da sempre oggetto e fonte di ispirazione per la letteratura e l‘arte di tutti i tempi. Se già Shakespeare affermava “Dolce è l’alba che illumina gli amanti”, la poetessa inglese Emily Dickinson sottolineava che “a tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell’aurora”.

Le opere pittoriche di Roberto Demarchi ci illuminano metaforicamente in questo viaggio verso un’aurora che può benrappresentare un cammino di rinascita, da tutti auspicata in questa fase post Covid, in cui soltanto l‘unione virtuale di tutti, in nome di valori forti, e l’appellarsi ad un patrimonio collettivo di cultura e di arte potrà  consentire di riprendere il cammino, rinnovati nello spirito.

MARA MARTELLOTTA

 

 

Prenotazione

Telefonicamente al numero 3480928218 o via mail all’indirizzo rb.demarchi@gmail.com

Indicando giorno scelto ed eventualmente fascia oraria.

Cosa sarebbe dei film di Sergio Leone senza la musica di Ennio Morricone?

Omaggio al grande Maestro scomparso / Che cosa sarebbero oggi i film di Sergio Leone se non fossero stati accompagnati dalle musiche di Ennio Morricone? Sicuramente mancherebbero del loro spirito autentico, perché la musica di questo compositore, che ci ha lasciato ieri, era soprattutto visiva e completava perfettamente le inquadrature dei film che accompagnava.

Cresciuto alla scuola di Goffredo Petrassi, che è stato capace di trasmettergli l’insegnamento e la filosofia della “musica assoluta”, Ennio Morricone è scomparso a novantadue anni, lasciandoci un’eredità straordinaria.

“Morricone – spiega il maestro e direttore d’orchestra Antonmario Semolini – forse per una forma di soggezione-ossessione nei confronti del maestro Goffredo Petrassi, uno dei grandi compositori del Novecento, serbo’ per tutta la vita il desiderio di essere valutato anche per le composizioni scaturite da scelte autonome, anziché solo sulla base di quelle richiestegli dal “mercato”. Tuttavia il destino gli riservo’ un ruolo unico e irripetibile in quella categoria dei geniali “sarti” della musica, di quei grandi “couturier” che sanno vestire i personaggi con gli abiti più belli, abiti che sopravvivono alle mode e all’incedere del tempo, rendendo osmotica immortalità sia a chi li indossa sia all’ “artefice”. Credo che nessuno possa dimenticare musiche straordinarie quali quelle che hanno vestito di pura emozione film come “Mission”, “C’era una volta in America”, “Giù la testa”.

Morricone era un artista riservato e la sua riservatezza sfociava in un carattere quasi spigoloso;  forse la forma di esequie che ha richiesto può essere una dimostrazione di questo aspetto della sua personalità. Per la maggior parte degli amanti della musica questo compositore  rimane internazionalmente noto per la realizzazione delle partiture di straordinarie colonne sonore, che hanno reso ancora più celebri film già noti, quali “C’era una volta l’America ” di Sergio Leone, del 1984, “Mission”…

In realtà Ennio Morricone ha sempre distinto la sua produzione musicale in quella per il cinema ( che considerava funzionale al suo mantenimento) ed in quella che lui stesso definiva “assoluta”, traendo questo aggettivo, così denso di significato, dal suo stesso maestro Goffredo Petrassi. La musica per il cinema, secondo Morricone, risultava di più semplice scrittura rispetto  a quella “assoluta”, che incarnava per lui l’autentica elaborazione del pensiero, capace di richiedere fatica e meditazione.

Le prime colonne sonore le compose all’inizio degli anni Sessanta ( al ’62 risale quella per il film “La voglia matta”, per la regia di Luciano Salce). Nel ’63 realizzò la musica del film di Lina Wertmuller intitolato “I basilischi”, per poi comporre le straordinarie musiche del film “Uccellacci e uccellini”, per la regia dell’intellettuale friulano Pierpaolo Pasolini ( per il quale realizzò anche le musiche dell’episodio intitolato “La terra vista dalla Luna”, tratto da “Le streghe”). Come non ricordare poi le celebri colonne sonore composte per i film di Sergio Leone? In “C’era una volta l’America”, Morricone realizzò una musica onirica e struggente, capace di accompagnare sullo schermo le immagini del ricordo, con protagonista uno straordinario interprete quale Robert De Niro, che presto’ il volto al gangster di origini italiane.

Sono state composte sempre da Morricone le musiche del film di Tornatore “Nuovo cinema paradiso”, del 1988, che valse al regista l’Oscar come Miglior Film straniero. Si trattò di una colonna sonora indimenticabile, capace di accompagnare un racconto delicato e malinconico. Il maestro aggiunse al film, con la sua partitura, una grande delicatezza e seppe esprimere perfettamente l’antitesi tra il passato della fanciullezza e la consapevolezza dell’età adulta. Celebre anche la colonna sonora del film “Per un pugno di dollari “del 1964, in cui Morricone, senza orchestra, condenso’ in un fischio, in un’ombra, tutta l’intensità dell’epopea western.

Morricone ricevette, oltre all’Oscar onorario alla Carriera nel 2007, conferitogli “per i suoi magnifici contributi all’arte della musica da film”, anche la Medaglia d’Oro del Pontificato per il “suo straordinario impegno artistico, che ha avuto anche aspetti di natura religiosa”, nell’aprile 2019. L’appuntamento di un concerto sotto la sua direzione, in Aula Papa Paolo VI, in Vaticano, di fronte al Pontefice, fu differita dallo scorso anno a quest’anno e poi rimandata, questa primavera, a data da destinarsi, a causa del lockdown. Ora in Paradiso la sua musica risuonera’ in eterno, con note capaci di unire alle esatte caratteristiche formali una straordinaria forza emotiva.

Mara Martellotta

Fa tappa a Torino il nuovo “Premio Mario Lattes per la Traduzione”

Alla torinese Libreria “Belgravia” presentazione dei libri e delle finaliste in gara. Giovedì 9 luglio, ore 18

E’ un appuntamento di mezzo. Fra la selezione dei libri in gara, avvenuta nei mesi scorsi, e la cerimonia di premiazione di quello cui andrà la vittoria della prima edizione del “Premio Biennale Mario Lattes per la Traduzione” dedicato quest’anno alla Letteratura in ligua araba tradotta in italiano e che si terrà sabato 18 luglio prossimo, alle ore 18, al Castello di Perno, nel cuore delle Langhe cuneesi.

 

L’appuntamento di mezzo tutto torinese è, invece, per giovedì 9 luglio, alle ore 18,30, negli spazi della Libreria “Belgravia” (via Vicoforte 14/D),  con lo scopo di raccontare ai lettori proprio quei romanzi e quelle cinque finaliste traduttrici in gara, proponendo così un momento di riflessone sulla narrativa araba contemporanea.
L’appuntamento è a ingresso libero fino a esaurimento posti, nel pieno rispetto delle normative di sicurezza per l’emergenza Covid-19. La prenotazione è consigliata: libreria.belgravia@gmail.com.
All’incontro – condotto da Jolanda Guardi, docente di Letteratura Araba all’Ateneo torinese – parteciperanno, insieme a  Caterina Bottari Lattes ( presidente della Fondazione di Monforte d’Alba ) e a Mario Guglielminetti ( direttore marketing della stessa Fondazione ), alcuni membri della Giuria stabile che hanno selezionato i cinque libri finalisti, ovvero Anna Battaglia (docente di Lingua francese all’Università di Torino e traduttrice, tra le diverse opere, di “Oiseaux” di Saint-John Perse), Mario Marchetti (traduttore di lungo corso dal francese e dall’inglese per le case editrici “Einaudi” e “Bollati-Boringhieri”, nonché presidente del “Premio Italo Calvino” e autore di saggi e recensioni) e Antonietta Pastore (scrittrice e traduttrice dal giapponese, cui si deve la traduzione di numerose opere di Haruki Murakami e di autori come Soseki Natsume, Kobo Abe, Yasushi Inoue).
Cinque, si diceva, le traduttrici finaliste (podio tutto in rosa) selezionate dalla Giuria stabile del Premio: Maria Avino, traduttrice di “Morire è un mestiere difficile” del siriano Khaled Khalifa (Bompiani, 2019); Samuela Pagani, traduttrice di “Corriere di notte” della libanese Hoda Barakat (La nave di Teseo, 2019); Nadia Rocchetti, per il “Viaggio contro il tempo” della libanese Emily Nasrallah (Jouvence, 2018); Monica Ruocco, per “Il suonatore di nuvole” dell’iracheno Ali Bader (Argo, 2017) e Barbara Teresi per “Una piccola morte” del saudita  Mohamed Hasan Alwan (E/o, 2019).
“Con questo nuovo Premio, la Fondazione spiega Caterina Bottari Lattes – intende promuovere la conoscenza di culture e autori meno noti al pubblico italiano e incoraggiare la traduzione in italiano delle loro opere letterarie più significative per qualità letteraria e profondità di contenuti, riflessioni, testimonianze. Il tutto nella piena consapevolezza che la traduzione non si risolve in una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra e nello spostamento di un segno linguistico da un codice all’altro, ma è invece una disciplina che sa trasferire pensieri e concezioni tra culture diverse, con le quali il traduttore instaura un profondo legame”.
Realizzato dalla “Fondazione Bottari Lattes”, il “Premio biennale per la Traduzione” è dedicato sempre alla figura di Mario Lattes ( editore, pittore e scrittore scomparso nel 2001, che seppe confrontarsi con intellettuali di fama internazionale ) e vede la fattiva collaborazione dell’“Associazione culturale Castello di Perno”, del Comune di Monforte d’Alba, insieme al contributo di Fondazione CRC e Banca d’Alba e al patrocinio di Mibact, dell’Unione di Comuni “Colline di Langa e del Barolo” e di “S. Lattes & C. Editori”.

Info: tel. 011/19771755 – 0173/789282 – book@fondazionebottarilattes.it, eventi@ fondazionebottarilattes.it –
WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Nelle foto
– I cinque libri finalisti
– Caterina Bottari Lattes

Cent’anni fa governava Giolitti…

Di Pier Franco Quaglieni / Cent’anni fa iniziava l’esperienza dell’ultimo governo Giolitti, il quinto. Sembrava la rinascita dell’età giolittiana che si era chiusa con l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915

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Giolitti era contrario all’intervento perché riteneva che si potesse ottenere “parecchio“ dall’Austria attraverso le trattative diplomatiche. Forse era inevitabile quell’intervento in guerra, al di là del compimento del Risorgimento con la quarta guerra di indipendenza. Ma certamente l’Italia, pur vittoriosa nel 1918, uscì sconvolta da quella guerra. La crescita di benessere realizzata durante i governi giolittiani si era fermata. Divampava nel Paese un forte disagio sociale. La guerra aveva toccato quasi tutte le famiglie e la spagnola aveva mietuto le stesse vittime delle trincee.
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I socialisti pensarono fosse giunto il momento di fare anche in Italia la rivoluzione dei Soviet sull’onda della Rivoluzione d’Ottobre in Russia. Un colossale errore che genererà la reazione fascista. I fasci di combattimento nacquero nel 1919 anche a tutela degli ex combattenti offesi e scherniti dai socialisti. Lo stesso Gaetano Salvemini, già socialista e poi interventista e intervenuto volontario  nella guerra, fu eletto in Parlamento in rappresentanza dei combattenti. L’Italia, anche in conseguenza della pace ingiusta di Versailles che portò D’Annunzio all’impresa di Fiume, si trovò non riconosciuti i suoi diritti territoriali. Si parlò non senza ragione di <<vittoria mutilata>> . Nel 1919 c’era stata anche l’introduzione della proporzionale per le elezioni politiche che permise un’alta rappresentanza parlamentare di socialisti e popolari. In quello stesso anno Don Sturzo aveva fondato il Partito Popolare, portando direttamente  i cattolici – malgrado la questione romana – nell’arengo politico. Il fronte liberale, diviso tra una destra salandrina e un centro-sinistra giolittiano, uscì indebolito dalle elezioni del 1919. Di fronte ai partiti di massa socialisti e cattolici i liberali non seppero organizzarsi neppure in partito. Il partito liberale nacque nel 1922 alla vigilia della marcia su Roma. Quello di Giolitti di cent’anni fa fu l’estremo tentativo di salvare la democrazia liberale in Italia, riannodando i fili della sua politica prima della guerra : coinvolgere socialisti e cattolici nel governo del Paese. Lo Statista di Dronero, in un celebre discorso che gli valse l’appellativo di “Bolscevico dell’Annunziata“, aveva tracciato un programma di riforme  sociali anche molto ardite. Non a caso Giolitti aveva portato nel 1912 all’estensione del suffragio universale maschile per allargare le basi ancora troppo élitarie dello Stato nato dal Risorgimento.
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Allargare il consenso, migliorare le condizioni di vita dei cittadini attraverso un attivo riformismo fu il programma che fece di lui lo statista della nuova Italia. Il V Governo Giolitti fu in carica dal 15 giugno, ma divenne operativo nel luglio 1920. Rimase in carica poco più di un anno. Il vecchio Giolitti fu l’unico presidente del Consiglio risoluto del dopoguerra e arrivò nel dicembre del 1920 a cacciare D’Annunzio da Fiume. Il governo era espressione di liberali, popolari, socialisti riformisti, radicali, indipendenti. Agli Esteri c’era il Conte Carlo Sforza, alla Guerra Ivanoe Bonomi, all’istruzione Benedetto Croce, agli Interni lo stesso Giolitti, al Lavoro Arturo Labriola, al Tesoro Filippo Meda. L’ipotesi di un’alleanza democratica tra liberali, cattolici e socialisti venne avviata da Giolitti come l’unica soluzione  possibile alla crisi italiana, politica ed economica. Giolitti era un pragmatico molti concreto e capace.  Il Governo cercò con risolutezza di andare oltre l’emergenza post – bellica. Ma l’infuriare del ribellismo violento dei socialisti massimalisti e dei comunisti da una parte e delle squadracce fasciste dall’altra impedì il realizzarsi di una politica che avrebbe salvato l’Italia ed avrebbe evitato il fascismo. Le colpe sono da ascriversi ai socialisti e ai popolari e in parte minima allo stesso Giolitti che forse non aveva pienamente colto che il clima politico era totalmente cambiato. Quel Governo fu comunque il migliore possibile e quelli che seguirono furono fragili e deboli e finirono con Facta di consegnare l’Italia a Mussolini che rivelò invece  sorprendenti doti politiche perché con appena 35 deputati fascisti divenne nel 1922 presidente del Consiglio.
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Peccato che Giolitti non abbia più avuto da tempo uno storico serio che abbia aggiornato gli studi su di lui e che dobbiamo ancora avvalerci esclusivamente  del volume di Nino Valeri. Non sarebbe un discorso storico confrontare il Governo Giolitti con il Governo che abbiamo cent’anni dopo perché i contesti sono distanti e diversi . Ma non sarebbe neppure possibile tentare un confronto tra un grande statista e l’avvocato pugliese, anche se oggi ci ritroviamo nel pieno di una crisi peggiore di quella di cent’anni fa. Giolitti dopo Cavour fu e resta il più grande statista italiano della nostra storia unitaria.  Giolitti fu anche l’esempio del modo di intendere lo Stato da parte un piemontese che era nato nel 1842, quando il Risorgimento era di là da venire .Era stato prima di entrare in Parlamento un alto funzionario dello Stato di cui conosceva gli ingranaggi a menadito. ”Governe’ bin“ era il suo obiettivo e Salvemini che lo definì ministro della malavita ,commise un grave errore storico di cui in tempi successivi si rese pienamente conto. Anche Luigi Firpo mise in evidenza le qualità tutte  piemontesi di Giolitti che venne sottovalutato e criticato da Gobetti e anche da Einaudi. C’è  chi scrisse del mito del buongoverno giolittiano, senza comprendere lo sforzo titanico che  egli fece per cucire ,come disse, un abito su misura ad un’ Italia molto difficile e problematica: un’ impresa disperata.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Il giallo dell’estate. “La metà pericolosa” di Silvia Volpi

In  dieci puntate sul sito unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Parte il 5 luglio il giallo dell’estate in dieci puntate sul sito

unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

“La metà pericolosa” di Silvia Volpi è un racconto inedito che accompagnerà i lettori con una storia ambientata a Firenze dove mistero e storie di vita s’intrecciano con un filo d’ironia.

Silvia Volpi è un’autrice toscana che ha esordito nel giallo con “Alzati e corri, direttora” (Mondadori), la prima indagine della giornalista Elsa Guidi e del cronista Tommaso Morotti.

I curatori del sito dedicato ai libri e alle letture “fuori dal coro” – Claudio Cantini e Valentina Leoni – desideravano offrire alla grande comunità creata intorno ai social e al web una storia a puntate da seguire in questi mesi estivi.

L’occasione si è presentata dopo aver conosciuto il libro della Volpi che ha accettato di scrivere un racconto con un inedito caso da risolvere.

L’appuntamento con “La metà pericolosa” è sul sito unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it e sulle pagine e gruppo facebook che portano lo stesso nome: puntata dopo puntata per dieci settimane a partire dal 5 luglio.

Silvia Volpi è giornalista e scrittrice e vive a Pisa. Con il libro “Alzati e corri, direttora” ha ricevuto il premio come migliore esordiente a Giallo d’Amare 2019, e secondo QLibri è tra i migliori dieci esordi del 2019. Lavora al Tirreno come segretaria di redazione, tiene corsi di scrittura, si occupa di public speaking e comunicazione.

Concerto ad ingresso libero dei Cameristi dell’Accademia di San Giovanni

Il Rotary Torino Duomo offre la serata concertistica  in programma sabato 4 luglio in Duomo a alle 21. Ad ingresso libero su prenotazione

Da sempre la musica coniuga l’espressione artistica alla sua intrinseca capacità di veicolare valori come la speranza e lo spirito di rinascita. In questo solco si colloca il concerto promosso dal Rotary Torino Duomo sabato 4 luglio  alle 21, nella Cattedrale Metropolitana di San Giovanni Battista, che si affaccia sull’omonima piazza torinese. Il concerto, che vuole essere un segnale di ripresa dopo il lockdown ed un omaggio all’ingresso del district governor per l’anno rotariano 2020-2021 Michelangelo De Biasio, vedrà protagonisti i Cameristi dell’Accademia, formazione nata all’interno dell’Orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni a Torino. Questa, a sua volta, rappresenta un’emanazione dell’Accademia che ha sede nel Duomo torinese, nata sul finire del 2017 per rendere il Duomo stesso oltre che punto focale della religiosità piemontese, anche crocevia  di percorsi di pensiero, di cultura e filosofia pratica.

Il concerto vedrà  la partecipazione come interpreti di Marcello Iaconetti al violino, Enrico Salzano alla viola, Helga Ovale al violino e di Dario Destefano al violoncello.

Molto ricco il programma che verrà eseguito, che spaziera’ da autori classici quali Bach e Mozart alla musica lirica di Giacomo Puccini, per approdare a Scott Joplin e Glenn Miller, Gino Paoli ed alla musica dei Queen, ed altre musiche ancora. Il programma verrà illustrato dal presidente dell’Accademia di San Giovanni, don Carlo Franco, socio onorario del Rotary Torino Duomo. Il percorso musicale, che sarà oggetto della serata, spaziera’ attraverso quattro secoli, arricchito da brani capaci di toccare il cuore dell’ascoltatore con grande forza di penetrazione, unita ad una lucida chiarezza nell’esecuzione.

L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei 200 posti disponibili. Su prenotazione telefonando al numero 3936054884 O scrivendo via mail a: promoevents@accademiacattedralesangiovanni.it

Mara Martellotta

Mantegna, una campagna di monitoraggio della qualità dell’ambiente interno

Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno / La Fondazione Torino Musei ha avviato un progetto di controllo della qualità e salubrità dell’aria all’interno degli ambienti museali, rivolto non solo alla conservazione delle opere, ma anche al benessere e al comfort del visitatore.

L’innovativo progetto è stato realizzato per la mostra Andrea Mantegna. Rivivere l’antico, costruire il moderno, in corso a Palazzo Madama fino al 20 luglio 2020. La campagna di monitoraggio ambientale ha previsto l’installazione di due sensori di ultima generazione, posizionati nelle aree del museo interessate dalla mostra, che rilevano costantemente i parametri che influiscono sulla qualità dell’ambiente interno (composti organici volatili, polveri sottili PM10 e PM2,5, temperatura e umidità dell’aria, elettrosmog e CO2). I dati, elaborati settimanalmente, sono esposti in modo sintetico in museo, per informare le persone sul benessere ambientale e sulla qualità dell’aria che si respira durante la visita alla mostra.

Per l’elaborazione e l’analisi dei dati la Fondazione Torino Musei si è avvalsa della società Onleco S.r.l, esperta nel settore del monitoraggio, del comfort e della sostenibilità ambientale.

I riscontri evidenziano un’elevata qualità dell’aria all’interno dello spazio museale.

Da diversi anni La Fondazione Torino Musei applica procedure consolidate di controllo e manutenzione degli impianti di climatizzazione, di regolazione dei flussi dei visitatori e di accurata pulizia degli ambienti. Grande attenzione viene prestata ai cantieri di allestimento delle mostre, affinché non vi sia propagazione di polveri e inquinanti, attraverso l’accurata scelta dei materiali e la verifica delle lavorazioni.

Gli ottimi risultati rilevati dal monitoraggio dell’aria dimostrano l’efficienza degli impianti installati e delle misure di tutela adottate.

PALAZZO MADAMA – MUSEO CIVICO D’ARTE ANTICA – piazza Castello, 10122 Torino

Nuovi orari di apertura: giovedì e venerdì: 13.00 – 20.00, sabato e domenica: 10.00 – 19.00.

Chiuso il lunedì, martedì, mercoledì. La biglietteria chiude un’ora prima per l’ingresso alla collezione permanente e un’ora e mezza prima per l’ingresso alla mostra su Andrea Mantegna.

Biglietti collezione permanente e mostra Argenti preziosi: intero: € 10; ridotto: € 8; gratuito minori 18 anni, Abbonamento Musei, Torino + Piemonte card

Il centenario di Gino Apostolo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Gino Apostolo è stato un grande giornalista italiano. Nato nel 1920, dal 1946 si iscrisse all’Ordine dei Giornalisti perché il suo antifascismo non gli consentiva di scrivere. Aveva esordito nel cinema con ”Fuga in Francia“ con la regia di Mario Soldati che me lo fece conoscere nei primissimi Anni 70. Io allora ero alle prime armi  e dirigevo il settimanale “Torino giorni“. Gino per amicizia si mise ad insegnarmi come dovevo impaginare il giornale 

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Lezioni pratiche che mi sono servite molto. Era un uomo semplice e schietto. Poi mi capito’ anche di conoscere sua figlia Claudia, mia allieva e futura giornalista in Rai, una ragazza di viva intelligenza. Gino era redattore della “Stampa“ per la cronaca giudiziaria un compito delicatissimo che poteva rovinare per sempre  con un articolo la reputazione di una persona come accadrà con Travaglio ed altri. Di questo Gino era ben consapevole, aveva scrupoli morali precisi che gli facevano molto onore. Apostolo fu sempre molto attento ed equilibrato, direi sempre equo e prudente. Non cercò mai lo scoop. E questo è un merito che lo distingue e fa di lui un maestro di giornalismo. Mi è stato anche vicino per anni per il Centro Pannunzio che non poteva frequentare, ma che sentiva vicino alle sue idee di liberal- socialista. Si è molto dedicato alla tutela dei giornalisti ricoprendo cariche nazionali nell’Ordine fino a tarda età, malgrado una malattia lo avesse debilitato. Era un uomo di animo gentile e disponibile con cui si poteva parlare. Sarebbe giusto celebrarlo come attore e giornalista. La sua gentilezza era quasi inversamente proporzionale alla sua corporatura  imponente. Di lui mi parlò molte volte  assai bene Ferruccio Borio che fu redattore capo della Cronaca della “Stampa” e anche il comune amico Edo Ballone. Un mondo giornalistico che non esiste più perché quello stile è evaporato. Oggi ci sono, come diceva Salvatore Tropea in anni passati, soprattutto persone a libro paga che imperversano e screditano il vero  giornalismo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com