CULTURA- Pagina 132

I libri più letti e commentati a Giugno

Anno Ⅳ n. 6 / Ecco una piccola rassegna dedicata ai titoli che maggiormente hanno interessato i lettori iscritti al gruppo di Facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri nel mese di giugno.

Com’era prevedibile, la recente scomparsa di Carlos Ruiz Zafòn ha riportato in auge i suoi amatissimi romanzi ambientati a Barcellona, tra i quali spicca L’ombra del vento; segue L’enigma della camera 622, nuovo lavoro di Joel Dicker, che sta già raccogliendo commenti positivi; terzo posto per l’inossidabile Haruki Murakami che fa discutere col suo romanzo più complesso, L’uccello che girava le viti del mondo, di recente riproposto da una felice iniziativa editoriale.

 

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di tre romanzi che affrontano il delicato e attuale tema del razzismo: Passaggio in India, di E.M. Foster,  I loro occhi guardavano Dio, di Zora N. Hurston e  Le confessioni di Nat Turner, di William Styron.

 

Per i consigli dei librai, questo mese lasciamo la parola alla Libreria Arcadiadi Pistoia che ci suggerisce: Il cavallino bianco di Elisabeth Goudge. Un fantasy in piena regola per ragazzi e non solo, nel quale una bambina deve affrontare segreti e misteri di un’antichissima villa di famiglia e una maledizione che mette a rischio la vita degli abitanti della valle e quella delle sue magiche creature.

 

Skellig di David Almond. Due bambini che si imbattono in una strana creatura  che vive nel garage di uno dei ragazzi e nel cercare di aiutarlo iniziano un percorso di crescita spirituale

Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi. Un fantasy ambientato a Milano dove si affronteranno angeli e demoni.

 

Se siete amanti dei gialli, abbiamo in serbo una sorpresa: da domenica 5 luglio potrete leggere La Metà Pericolosa, nuovo romanzo di Silvia Volpi che ci terrà compagnia per dieci settimane, in esclusiva sul nostro sito ufficiale!

 

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

Podio del mese:

L’ombra del Vento, di C. Ruiz Zafòn (Mondadori) – L’enigma della camera 622 (La Nave di Teseo), di J. Dicker –  L’uccello che girava le viti del mondo, di H. Murakami (Einaudi)

 

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Il ritorno alla fede di Quaglieni

In una trasmissione televisiva con Laura Pompeo, archeologa di fama e  assessore alla cultura del Comune di Moncalieri il prof. Pier Franco Quaglieni  ha fatto una dichiarazione che ha suscitato grande interesse: ha detto di essersi confessato dopo molti anni, nei giorni precedenti a Pasqua.

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Nell’ intervista Quaglieni ha ricordato che durante i mesi degli ”arresti domiciliari“  a causa della Pandemia ha riletto “I Promessi Sposi“, una lettura anche molto amata  da Mario Pannunzio che volle quel libro come ultimo compagno nella bara.
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Quaglieni è  un grande studioso di Manzoni da sempre. La “bella, immortal benefica Fede ai trionfi avvezza“ del V  Maggio , è un verso che conosce molto bene. Ha detto di essere tornato, come diceva il suo amico  Bobbio, alla vecchia fede dei Padri. Una scelta che ha creato una qualche confusione, considerata la sua lunga  militanza laica. Ma chi conosce il pensiero di Quaglieni che è un maestro della laicità, come gli riconobbe Abbagnano nel suo Dizionario filosofico, sa che lui non è mai stato un laicista contrario alla religiosità, ma un laico rispettoso  al fatto religioso. I suoi maestri sono Francesco Ruffini, Arturo Carlo Jemolo  e tanti altri credenti e laici. Anche Pannella parlava di laici credenti e non credenti. E’ stato sempre lontanissimo da Giorcello e da  Viano. Forse la sua lunga amicizia  con Giovanni Ramella  cattolico sedotto dal liberalismo, ha giocato un ruolo importante sulla lunga distanza. L’acido anticlericalismo di cui parlava Jemolo, gli è stato sempre estraneo. Quaglieni si è formato su Kant e il suo liberalismo cristiano. E’ sempre stato un antigiacobino. E’ amico da tanti anni anni di Marcello Pera. Il suo ritorno ad una fede praticata è  stata una scelta di vita. Ieri per il suo onomastico  è stato a Messa, una Messa celebrata in suffragio dei suoi genitori, come ha scritto su Fb. E’ rimasto un laico nel senso della tolleranza e del rispetto di tutte le idee. Una grande scelta civile  Come diceva Croce, anche Quaglieni non può “non dirsi Cristiano“. Non può stupire nessuno perché è una scelta coerente nata dall’idea di dolore e di morte di questi mesi.
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Antonio Venturi

I vent’anni del museo del cinema di Torino

Inaugurato il 19 luglio 2000 e realizzato su progetto di François Confino, è diventato uno dei musei più visitati

di Marco Travaglini

Il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana tra qualche settimana compie vent’anni. Inaugurato il 19 luglio 2000 e realizzato su progetto di François Confino, è diventato uno dei musei più visitati di Torino e di tutto il Paese, una vera e propria istituzione culturale che ha ottenuto importanti consensi a livello internazionale.

Enzo Ghigo, il Presidente del Museo nazionale del Cinema di Torino

L’idea di un’istituzione museale partì da lontano grazie alla passione di Maria Adriana Prolo, la storica nata a Romagnano Sesia che legò il suo nome alla stagione pionieristica del cinema italiano. In una piccola annotazione contenuta in una sua agenda indica la data in cui ebbe l’intuizione: “8 giugno 1941: pensato il Museo”.

Il logo del Museo del Cinema di Torino

Per tradurla in realtà ci vollero molto tempo e tanto lavoro. Nel settembre del ’58 il museo venne inaugurato a Torino in un’ala di palazzo Chiablese al numero 2 di piazza San Giovanni, nel cuore del centro storico. La mostra dei cimeli fu allestita al piano terreno, mentre al piano superiore trovarono ospitalità una sala di proiezione, la cineteca e la biblioteca. Maria Adriana Prolo ne venne nominata direttrice a vita.

L’inaugurazione del museo a Palazzo Chiablese nel 1958

L’avventura terminò venticinque anni dopo, nel 1983, con le sale costrette a chiudere i battenti per carenza di risorse e l’impossibilità di adeguare la struttura alle nuove disposizioni di sicurezza. L’anno dopo la scomparsa della “signora del cinema”, avvenuta nel 1991, nacque la Fondazione “Maria Adriana Prolo — Museo Nazionale del Cinema” con il sostegno della Regione Piemonte, del Comune e della Provincia di Torino, della Cassa di Risparmio di Torino e dell’Associazione del Museo Nazionale del Cinema.

La Mole Antonelliana, simbolo di Torino

Otto anni dopo il Museo del Cinema risorse dalle sue ceneri come una moderna araba fenice nella nuova e attuale sede all’interno della Mole Antonelliana, monumento simbolo di Torino e “sogno verticale” del grande architetto che, quando venne portato a compimento, con i suoi 167 metri e mezzo di altezza, rappresentava l’edificio in muratura più alto d’Europa. Gli allestimenti del museo si sviluppano a spirale verso l’alto e su più livelli espositivi, dando vita a una presentazione spettacolare delle collezioni che ripercorrono la storia del cinema dalle origini ai giorni nostri.

La sala centrale del Museo del Cinema

In una cornice di scenografie, proiezioni e giochi di luce, arricchita dall’esposizione di fotografie, bozzetti, oggetti e percorsi di visita interattivi si possono scoprire i segreti della storia del cinema, dal teatro d’ombre e dalle prime affascinanti lanterne magiche che hanno costituito la preistoria della “settima arte” ai più spettacolari effetti speciali dei nostri giorni.

Le proiezioni sulla cupola della Mole

Il Museo Nazionale del Cinema è stato visitato in questi anni da più di dieci milioni di persone ed è gestito da una Fondazione — presieduta da Enzo Ghigo, ex Presidente della Giunta regionale del Piemonte che durante il suo governo, insieme all’Assessore alla cultura Giampiero Leo, figurò tra i principali artefici della realizzazione della nuova sede museale alla Mole. Il museo è così diventato una realtà culturale tra le più importanti e celebrate, vanto della città e dell’intera nazione: un’impresa importante tesa a promuovere attività di studio, ricerca e documentazione in materia di cinema, fotografia e immagine nella città dove al tramonto dell’Ottocento è nato il cinema italiano e nel 1914 venne realizzato “Cabiria” di Giovanni Pastrone, il film italiano più celebre del cinema muto e primo colossal della storia del cinema mondiale.

Maria Adriana Prolo

La Mole Antonelliana, dalla festa patronale di San Giovanni fino a lunedì 20 luglio, si è trasformata nello schermo di un cinema a cielo aperto grazie all’innovativo e avveniristico spettacolo di videomapping. Tutte le sere, dalle 21 alle 23,30, i quattro lati della cupola dell’Antonelli propongono un omaggio al cinema, alla sua culla italiana e ai grandi interpreti di tutti i tempi in un montaggio serrato e visionario realizzato da Donato Sansone grazie al supporto tecnico di Iren, sponsor dell’evento. Un’idea davvero “luminosa” per i vent’anni del Museo Nazionale del Cinema alla Mole e di Film Commission Torino Piemonte, festeggiando un doppio compleanno che sottolinea la vocazione cinematografica di Torino dagli albori alla sperimentazione dei nuovi linguaggi audiovisivi.

Nel museo dentro la Mole

In tutto questo s’avverte, tutt’ora viva e presente, l’impronta culturale della Prolo, donna eccezionale, dotata di grande tenacia, intelligenza e capacità d’intuizione. Quasi che, in omaggio all’anima esoterica della Mole e delle energie positive che irradierebbe sulla città, il suo fantasma aleggiasse nelle sale ricavate nel ventre del capolavoro dell’Antonelli, vegliando amorevolmente la sua creatura.

Un tour alla scoperta dei murales aumentati

Con MAUA & SAT di nuovo in tour fra i murales aumentati: si riparte il 2 luglio da San Salvario Dopo mesi di pausa forzata MAUA, il primo MUSEO di ARTE URBANA AUMENTATA e SAT_Street  Art Tourino tornano on the road per inaugurare una nuova stagione di street art tour fra i murales  animati in realtà aumentata.

Il primo appuntamento in programma è per giovedì 2 luglio, dalle  18,30 alle 20, in zona San Salvario con meeting point direttamente in quartiere. MAUA – Museo di Arte Urbana Aumentata – è una galleria a cielo aperto, che consta di più di 100  opere di street art fra Milano, Torino e Palermo, animate con altrettanti contenuti virtuali fruibili  attraverso la realtà aumentata.

MAUA ha mosso i suoi primi passi in Sicilia, in fase sperimentale, grazie al progetto “Palermo città  aumentata”: 30 giovani creativi palermitani hanno adottato 20 opere di street art sparse per tutto  il centro storico di Palermo e a partire da esse hanno realizzato delle animazioni digitali inedite  fruibili in realtà aumentata. Sulla base di quell’esperienza è nato il progetto “Milano Città Aumentata”: Maua è stato uno tra i  14 vincitori del “Bando alle Periferie” promosso dal Comune di Milano per ripensare e valorizzare i  quartieri.  Nel frattempo MAUA si è ampliato: il progetto “Torino Città Aumentata” è risultato fra i vincitori  del Bando Contributi del Progetto AxTO, promosso dal Comune di Torino nell’ambito del  Programma per la riqualificazione e la sicurezza delle periferie. Nel capoluogo piemontese il Museo di Arte Urbana Aumentata ha animato digitalmente 47 opere  murarie ed è stato inaugurato ad aprile 2019 con il lancio ufficiale di una serie di tour organizzati in  collaborazione con SAT_ Street Art Tourino_ SAT_ STREET ART TOURINO, nato nel 2014, è un progetto di tour urbani focalizzati sulla street art  con l’intento di perseguire un cammino di divulgazione e sostegno della cultura urbana nelle sue  declinazioni: street art, urban art, writing, muralismo contemporaneo. SAT fa parte di Pigmenti, un’associazione culturale dal respiro internazionale che sviluppa le sue  attività in 3 settori dell’arte urbana:

• -realizzazione del festival di arte urbana Street Alps, manifestazione artistica
contestualizzata ai piedi delle montagne del Pinerolese che avvicina le opere murali alla
natura.

• la residenza d’artista Missiontoart, un progetto internazionale in cui la passione e la
produzione serigrafica incontrano gli artisti di street art per la realizzazione di stampe e
serigrafie in edizione limitata.

• -SAT, promozione territoriale dell’urban art attravero i tour di street art.
Gli intinerari artistico-culturali si snodano dai quartieri centrali a quelli periferici suddividendo la
città nelle seguenti aeree: Torino Nord, Sud, Centro e Ovest, passando così da Parco Dora a San
Salvario.

Giovedi 02 luglio 2020 dalle 18.30 sarà l’inaugurazione della seconda stagione dei tour di street art
in realtà aumentata firmati MAUA & SAT.

1. L’attività si svolgerà all’aria aperta, nel rispetto della normativa sul distanziamento sociale,  per cui sarà fondamentale anche la collaborazione di tutti i partecipanti, nell’interesse e  nella sicurezza di tutti. Anche per questo saranno ammessi un massimo di 9 partecipanti.  Ciascuno, inoltre, dovrà indossare la mascherina per tutta la durata del percorso.

2. L’iscrizione è obbligatoria ma gratuita, al termine del tour ai partecipanti verrà chiesto di  lasciare un’offerta per consentire la continuità delle visite. Il modulo di prenotazione è  disponibile su www.mauamuseum.com nella sezione News. Qui il link diretto al modulo > https://docs.google.com/forms/d/1opZz2XgVE1zBFMMwugtTMJ6ey5gpWrsXEP-kGiZUl8/edit

3. Per visualizzare i murales animati è necessario scaricare l’app Bepart gratuita sul proprio
smartphone, attivarla e inquadrare le opere che saranno toccate durante il tour.

Per eventuali informazioni scrivere a comunicazione@bepart.net o a
streetartourtorino@gmail.com

Un omaggio alle pennellate e ai paesaggi di Alfredo Ciocca

“Sessant’anni di pittura” nella Chiesa di Santa Croce a Avigliana

Una bella tappa, festeggiare i sessant’anni di una professione che ha occupato, fin qui, un’intera esistenza.

Una professione completa, di vita, a tutto tondo. Fortunatissima. E Alfredo Ciocca, casalese di nascita ma dal 1980 tra i primi cittadini di Avigliana – dove opera attraverso manifestazioni, una scuola di pittura, lasciti e tele nelle chiese della città medievale (ma la sua attività negli anni si è spinta pure assai lontano, basterebbe ricordare all’inizio degli anni Novanta le mostre in Sud Africa) -, questa lunga carriera la festeggia in questi giorni (“Sessant’anni di pittura” appunto, patrocinata dalla Città di Avigliana in collaborazione con l’Associazione “arte per Voi”, fino a domenica 5 luglio, orari giovedì venerdì sabato dalle 15,30 alle 19,30 e la domenica dalle 11 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,30) presso la Chiesa di Santa Croce, in piazza Conte Rosso. Un’occasione per vedere riaffermata la piena maturità di un’Arte, di un percorso – iniziato con gli insegnamenti di Dario Treves – che è avanzato guardandosi sempre intorno tra paesaggi assolati o nevosi, tra scorci di paese magari rintanati nella propria solitudine o aperti a piccole presenze, tra gli spazi sempre conservati per quei ritratti, per quei tipi che altre volte popolano quasi con prepotenza certe sue opere, ma anche per riaprirsi gioiosamente al mondo dopo la necessità dell’io resto a casa, per rivedere la partecipazione del proprio pubblico, per riguardarsi negli occhi con l’amicizia e l’interesse di sempre.

Prepotenza, si diceva. È prepotente è anche la pennellata di Ciocca, massiccia tanto da non lasciare nulla all’immaginazione e rendersi corpo, ricreando la realtà, che stabilisce i piani visivi, vicini o meno; è bello quel suo caricare di ampi colori e di giusti particolari la tela, irrobustendola con preziosi giochi di luce, senza ingombrarla con quel di più che certo potrebbe sbilanciare il piacere dell’occhio di chi guarda, è da sottolineare (se ancora ce ne fosse bisogno) quella semplicità e quella naturalezza che ci appaiono senza nasconderci i messaggi di vita che il pittore vuole da sempre suggerirci. Certe nevi che ricoprono la campagna o fanno di un perso cancello un panorama quasi surreale, certi angoli cittadini con le vecchie case imbiancate o i muri scrostati o le sagome che avanzano a fatica sono impronte di verità, di immediata autenticità o di trasognata poesia, lasciano avvertire sulle tele emozioni che non ci possono lasciare indifferenti, e quel discorso sul paesaggio e sulle diverse stagioni che sta a cuore all’artista reclama è vero una propria e precisa personalità senza dimenticare le radici che affondano nei terreni di Tavernier e di Enrico Reycend, di Matteo Olivero e di Giulio Boetto. E di molti altri. Una natura e una vita tranquillamente intesa che sono le aree dentro cui continua a vivere la pittura di Ciocca, regalando emozioni, con successo.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, alcune opere di Alfredo Ciocca

Macugnaga Piano Trial, un’edizione di qualità

Una settimana di concerti di alto livello artistico ha confermato la qualità del Macugnaga Piano Trail, edizione 2020

Si è conclusa con un ottimo consenso di pubblico anche l’edizione 2020 del Magugnaga Piano Trail, che si è svolta interamente online a causa delle restrizioni necessarie in seguito al contenimento della pandemia da Covid 19.

Hanno trovato conferma le caratteristiche distintive del festival, giunto alla sua terza edizione e nato ai piedi del monte Rosa per iniziativa del compianto musicista Marco Giovanetti e della pianista Serena Costa, direttore artistico dello stesso festival. Tra queste sono emerse un alto livello artistico degli interpreti, la varietà dei brani musicali eseguiti e degli strumenti proposti, l’afflato internazionale dato dai musicisti provenienti da diverse parti del mondo e l’attenzione alle giovani promesse in ambito pianistico.

Il sipario del festival si alzato sull’intensa interpretazione della pianista Serena Costa. Grazie alla sua performance capace di unire una grande passionalità a una notevole introspezione, è apparso splendido l’Intermezzo n.2 di Brahms, tratto dai Sei pezzi per piano; opera tarda dedicata a Clara Schumann, l’intermezzo, magistralmente eseguito da Serena Costa, mostra la sua carica di struggente dolcezza e una vena di intensa ma contenuta vitalità, che è stata valorizzata dai suoni pieni del pianoforte Bechstein, risalente agli anni stessi in cui Brahms componeva. La Costa, che si è esibita in un elegante ma semplice completo nero facendone risaltare la spontanea bellezza, ha poi concluso la sua performance eseguendo il sognante Preludio op. 45 di Chopin, dedicato dal compositore alla principessa E. Czernicheff, con un’interpretazione di grande passionalità, pur restando rispettosa della delicatezza del pezzo.

La seconda serata ha regalato la briosa Sonata per pianoforte a quattro mani K381 di Mozart. La coppia di pianisti Xin Wang e Florian Koltun ha elettrizzato il pubblico con una esecuzione fresca, viva e impeccabile, resa ancora più affascinante grazie al video che permetteva di vedere le quattro mani suonare in perfetta armonia sulla tastiera del pianoforte. Eleganti nel suono e negli abiti, i due pluripremiati musicisti hanno saputo restituire alla perfezione l’andamento scintillante di quest’opera giovanile del genio salisburghese che, tra l’altro, amava suonare a quattro mani con la sorella Nannerl.

Nella terza serata si è ritornati a Chopin con l’esecuzione dei due Scherzi n.1 e n.12 op.25 ad opera di Albertina Dalla Chiara. Questa pianista, docente e musicologa, ha incantato con la perfezione e pulizia dei suoni: le note di Chopin, intense e cariche di nostalgia, sono giunte nelle case degli spettatori, come una cascata preziosa e inarrestabile, che ha fatto toccare con mano la meravigliosa grazia della musica densa di romanticismo del compositore polacco. Inoltre, chi non avesse avuto l’opportunità di seguire le sue esibizioni nelle grandi sale da concerto, ha avuto l’occasione di ascoltare e vedere questa grande interprete in un contesto più intimo e raccolto.

Una scossa di vitalità e gioia è arrivata dalla quarta serata, con i primi due tempi della celeberrima Eine kleine Nachtmusik di Mozart. Nella solenne cornice del Duomo di San Giovanni Battista a Ciriè, nel Torinese, il duo composto da Massimo Bairo al violino e Anna Barbero al pianoforte ha regalato una pagina di meravigliosa leggerezza quanto mai felice in questo periodo. L’interpretazione è stata davvero eccelsa: la morbidezza e pienezza del suono, resa quasi palpabile dalla sintonia miracolosa dei due interpreti, ha potuto restituire la freschezza di una pagina che rischia di perdere il suo fascino per le eccessive riproduzioni.

La quinta serata è stata dedicata all’interpretazione della Sonata in si bemolle n.2 di Rachmaninov da parte di Marco Drufuca, diciassettenne promessa del panorama pianistico italiano. Già vincitore di numerosi premi, il giovane pianista ci ha fatto vivere una musica drammatica e potente, ma attraversata da squarci di improvvisa dolcezza. Del giovane ha impressionato la sicurezza dell’interpretazione, unita all’innata capacità di suonare con calore e partecipazione, colpendo al cuore lo spettatore.

Nel concerto di chiusura si è esibita l’orchestra I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni diretta da Antonmario Semolini il quale, insieme alla coppia Abrigo e Dähler rispettivamente al violino e alla viola, ha offerto un’esecuzione dell’Andante della Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore K364 di Mozart di rara bellezza interpretativa ed è stata la splendida chiusura di questo ambizioso e ricco festival. Dal Duomo di Torino le nostre case sono state inondate dalla struggente melodia di quest’opera, scritta dal giovane Mozart in uno degli anni più penosi e difficili della sua vita. Sotto la carismatica e sicura conduzione del maestro Semolini, si sono espressi i talenti dei solisti Abrigo e Dähler, capaci di condurre il dialogo tra i loro strumenti e l’orchestra con una eleganza, pulizia e brillantezza dei suoni, che ha permesso agli spettatori di sentirsi trasportati sulle vette di quel Monte Rosa, che farà da cornice alla prossima edizione del festival.

MARA MARTELLOTTA

L’isola del libro. Speciale Jack London

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Romana Petri  “Figlio del lupo”   -Mondadori-   euro  19,50

Veleggia tra romanzo e biografia lo splendido ritratto che Romana Petri dedica a uno dei massimi scrittori americani, Jack London. Di lui abbiamo amato libri epici come “Il richiamo della foresta” e “Zanna Bianca” ed ora scopriamo gli anfratti della sua anima, gli alti e bassi della sua vita.

Amava definirsi “figlio del lupo” e presentiva di morire giovane perché il fuoco che aveva dentro “..aveva la fame di un lupo”: non si sbagliava, nato nel 1876 morì a soli 40 anni nel 1916. Una vita davvero breve….ma che vita! In continua azione, tra mille mestieri, sempre nel tentativo di tenere insieme realtà e letteratura. Fu strillone, pescatore, cacciatore di foche, assicuratore, contadino, cercatore d’oro nel Klondike, inviato nella guerra russo-giapponese, marinaio… ma soprattutto scrittore.

Una vita segnata dal carattere impetuoso, dall’assenza del padre biologico compensata dall’affetto per il padre adottivo John London; il peso della madre Flora che parlava con gli spiriti dei defunti, mal sopportava le donne a cui si legò e, pur essendo inaffidabile, fu sempre convinta che il figlio fosse un grande scrittore.

London aveva un’energia inesauribile che sciorinò nelle varie avventure intraprese e nei ripetuti tentativi di creare qualcosa di importante che desse una direzione alla sua esistenza. Sospeso tra megalomania e disperazione quando le sue imprese non andavano in porto. Navigatore instancabile sulla barca comprata con il primo anticipo dell’editore; progettista del battello Snark che gli costò una fortuna e si schiantò appena varato; il sogno di navigare intorno al mondo con la seconda moglie Charmain, arenatosi per problemi di salute.

Progetto più ambizioso e dispendioso di tutti, la Tana del lupo: casa intorno alla quale immaginava una mega tenuta agricola in cui trasformarsi in coltivatore e allevatore, che sfumò letteralmente in fumo a causa di un incendio.

E poi le donne che incisero profondamente: a partire dalla giovane piccolo-borghese Mabel che non capì il suo talento e sognava un marito con la paga sicura. Poi l’affascinante ed enigmatica intellettuale russa Anna, che considerava anima gemella. La prima moglie Bessie, sposata con scarsa convinzione, che gli darà due figlie, ma non il tanto atteso erede maschio. Per ultima, l’amica Charmain che si trasformò in amante e poi seconda moglie, che gli starà accanto fino all’ultimo respiro.

Questa è solo la punta dell’iceberg del romanzo di Romana Preti che rende a tutto tondo la personalità complessa di un Jack London, grande bevitore, rincorso da fama ma anche debiti, costruttore e distruttore allo stesso tempo, che alla fine si lasciò andare verso la morte arrendendosi alla malattia e allo sfinimento, al limite del suicidio.

 

Charmain London  “Il libro di Jack London”  -Castelvecchi-  euro  25,00

“Era un incrocio tra un marinaio scandinavo, un dio greco e un buon ragazzone americano” è una delle tante descrizioni dell’affascinante e coinvolgente Jack London, riportate dalla seconda moglie Charmain Kittredge London nel corposo libro dedicato al marito.

Iniziò a scriverlo dopo la sua morte, raccogliendo lettere, carteggi vari, aneddoti, racconti di prima mano di Jack e tanta vita condivisa con lui.

Charmain, nata nel 1871 e morta nel 1955, fu una donna fuori dagli schemi per l’epoca: intraprendente, colta, autrice di due romanzi, “The Log of the Snark” nel 1915 e “Our Haway” nel 1917, oltre a “The book on London” pubblicato nel 1921. Questo volume di oltre 500 pagine è un’ immensa biografia che entra nelle pieghe più intime dell’animo dello scrittore.

Ci sono i racconti della sua infanzia, adolescenza e maturità, le sue avventure tra mare e terra, gli stati d’animo, gli affetti più profondi, le amicizie e i rapporti non sempre facili con gli editori. Charmain è forse la donna che l’ha conosciuto meglio, quella durata più a lungo, in bilico tra aneliti di indipendenza e inscalfibile devozione.

All’inizio furono grandi amici e confidenti. Charmain fu anche amica della prima moglie di Jack, Bessie (l’angelo del focolare che dava stabilità allo scrittore), salvo poi soffiarglielo da sotto il naso con un’intraprendenza e sensualità alle quali lui non seppe dire di no.

Da amante a moglie e confidente, Charmain fu al suo fianco nella buona e nella cattiva sorte, sopportando le fasi altalenanti del genio alle prese con il quotidiano. Fu lui stesso a dirle «Se me ne andassi per primo, mia cara, toccherebbe a te scrivere di me….se oserai essere onesta. Ma incontrerai non poche difficoltà». Ebbene lei le superò scrivendo questa lunga lettera d’amore ed erigendo l’immenso ritratto di un uomo che «…è stato molto più grande di quanto potrebbero farlo apparire molti dei suoi più intimi amici».

 

Tra i famosi libri di Jack London, ne suggerisco almeno due che aiutano a capire meglio la vita e il genio dello scrittore:

 

 

Jack London   “Martin Eden”   -Feltrinelli-  euro 11,00

London iniziò a scrivere questo romanzo autobiografico nel 1907 e lo finì a Tahiti l’anno dopo.

Alter ego dello scrittore è il giovane marinaio di Oakland, Martin Eden, che salva da una rissa al porto il rampollo di una famiglia benestante, Arthur. Per riconoscenza questo lo introduce nel suo mondo aprendogli lo spiraglio ai salotti buoni della middle-class. Martin s’innamora della sorella di Arthur, Ruth Morse, ma soprattutto scopre il prodigio della cultura.

E’ la storia dell’apprendistato del giovane, la scoperta delle meraviglie contenute nei libri. Una folgorazione che porta il protagonista a farsi rapidamente una cultura letteraria e a decidere di voler diventare scrittore. Tale è la sua sete di sapere che ben presto supera la mediocre Ruth, che corrisponde a Mabel Applegarth, fanciulla di cui Jack London si invaghì davvero. Ma più che altro un’infatuazione che, sia nella vita reale che nella finzione del romanzo, scemerà man mano che il giovane si rende conto che la fanciulla aspira più che altro a tarpargli le ali.

Mabel/Ruth è ben lontana dal capire le ambizioni letterarie di Jack/Martin e lo spinge invece verso una vita impiegatizia senza rischi economici e un futuro banale.

Il romanzo ha ispirato anche l’omonimo film del 1919, girato da Pietro Marcello e interpretato da Luca Marinelli, che ha vinto la Coppa Volpi.

 

Jack London  “La crociera dello  Snark”    -Mattioli-  euro 15,00

Qui c’è a profusione l’amore di Jack London per l’avventura e la vita in mare. E’ la cronaca di

un’ incredibile impresa, la navigazione a bordo di una barca a vela nell’Oceano Pacifico, insieme alla moglie Charmain, sulle rotte di Melville e Stevenson.

Partenza nel 1907 dalla baia di San Francisco, direzione le Hawaii; poi rotta verso le Isole Marchesi, Tahiti, Samoa…Un periglioso viaggio che sulla carta avrebbe dovuto approdare fino in India e nel Mediterraneo. Invece si concluse in Australia, a Sydney, nel 1908, interrotto da sventure varie, ma soprattutto dal morbo misterioso che contagiò lo scrittore rendendo necessario il ricovero in ospedale.

Una giornata di festa al Musli

 

Domenica 28 giugno consegna del Premio Andersen 2020, fino a domenica apertura straordinaria del Museo e allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen

 

Domenica 28 giugno il MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia – e la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino festeggeranno l’assegnazione del Premio Andersen 2020. Il premio, promosso dalla rivista mensile Andersen, è stato attribuito al Museo e alla Fondazione “Per rappresentare un’eccellenza nazionale nel testimoniare storia e attualità della cultura per l’infanzia: grazie a collezioni importanti e uniche di materiali scolastici, di oggetti ludici e di volumi per bambini e ragazzi e attraverso iniziative e percorsi espositivi puntuali e moderni. Per l’impegno a custodire fondamentali patrimoni del passato valorizzandone sempre il portato per la ricerca presente e la riflessione futura”.

 

La “Giornata di festa al MUSLI” si terrà nel cortile di Palazzo Barolo (Piazza Savoia 6, Torino) e si aprirà alle ore 15.15 con la consegna del Premio Andersen, accompagnata da testimonianze che ne sottolineano il significato e il valore per la Fondazione. Per la Giuria del Premio Andersen saranno presenti Carla Ida Salviati, studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia; Barbara Schiaffino, direttrice della rivista ANDERSEN; Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN. Interverranno: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo; Luciano Marocco, vicepresidente dell’Opera Barolo; Barbara Bruschi, Renato Grimaldi e Mariarosa Masoero, Università di Torino; Gianfranco Crupi, Sapienza Università di Roma; Massimo Missiroli, pop-up designer. Sono previsti messaggi di Pino Boero, Università di Genova – Premio Andersen, e di Armando Traverso, conduttore e autore radiotelevisivo di RAI Yoyo, RAI Radio Kids e RAI Scuola.

Saranno inoltre presenti l’Assessore alla Cultura della Città di Torino, Francesca Paola Leon, e la Dirigente dell’Area Cultura-Servizi Biblioteche, Monica Sciajno. La consegna del premio e le testimonianze potranno anche essere seguite in diretta facebook sul profilo del @MUSLI.TORINO.

 

In omaggio al grande scrittore danese, Pompeo Vagliani e Luciana Pasino ricorderanno la storia editoriale delle fiabe di Andersen in Italia. L’incontro si concluderà all’insegna della “musica bambina”, con l’intervento del trio del gruppo Lastanzadigreta con strumenti musicali e suoni insoliti. Questi ultimi interventi saranno replicati alle 16.30 e alle 17.30.

 

Continua intanto, fino a domenica 28 giugno, la settimana di apertura straordinaria del MUSLI con un allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen. La rassegna bibliografica di edizioni italiane ottocentesche, a cui la Fondazione ha già dedicato una mostra nel 2005 in occasione del bicentenario della nascita dell’autore, è stata allestita nella sala del Museo dedicata alla Tipografia Editrice Eredi Botta, che nel 1873 stampò proprio a Palazzo Barolo una rarissima edizione di alcune sue fiabe. Ogni visita guidata si concluderà con la lettura di alcune fiabe di Andersen.

Ciclo di spettacoli musicali e letterari al Centro Congressi dell’Unione Industriale

La crisi economica che ha colpito il mondo intero ha danneggiato numerosi settori della nostra economia, alcuni più drasticamente di altri. Tra quest’ultimi la Meeting Industry che, per la natura del suo operato, si è trovata a dover sospendere i propri eventi e convegni fin dai primi momenti dell’emergenza e ad oggi deve rispondere a difficili e limitanti protocolli di sicurezza.

Il Centro Congressi Unione Industriale Torino – nel periodo di lockdown – non si è mai fermato e ha voluto, fin da subito, trovare soluzioni alternative che potessero fornire un’immediata e positiva risposta alle tante incertezze del momento: dalla creazione del progetto digitale “Una lettura d’Unione”, fino alla proposta di una interessante conferenza in formato webinar organizzata con il prof. Marco Magnani.

Nuove proposte sono in fase di elaborazione e, tra queste,  un nuovo ciclo di eventi dal titolo “Uno spettacolo d’estate” – in collaborazione con i partner istituzionali Reale Mutua Assicurazioni e Lavazza che da sempre sostengono le nostre iniziative culturali – con l’obiettivo di accogliere nuovamente il proprio affezionato pubblico nella moderna Sala Agnelli, ristrutturata e fornita di un ampio palco che potrà ospitare anche esibizioni musicali, letterarie e corali.

“In attesa di riprendere i congressi non appena le disposizioni governative lo permetteranno – dichiara Giancarlo Bonzo, Amministratore Delegato del Centro Congressi Unione Industriale Torino – abbiamo deciso di riprendere le iniziative culturali con la presenza del pubblico in sala. L’ideazione e la nascita di questo nuovo progetto – prosegue Giancarlo Bonzo – presuppone un significato profondo per tutti noi, in particolare per la popolazione torinese che, nonostante le incertezze e le paure, avrà nuovamente un luogo dove potersi incontrare in un clima tranquillo e fiducioso”.

Le prescrizioni del protocollo di sicurezza saranno minuziosamente rispettate, a partire dal distanziamento sociale dentro e fuori la sala, fino alla misurazione della temperatura corporea all’ingresso e all’utilizzo obbligatorio della mascherina.
Gli incontri saranno organizzati in un primo gruppo di quattro eventi, ogni mercoledì alle ore 18.00 a partire da mercoledì 1 luglio 2020 per concludersi mercoledì 22 luglio 2020.

Il primo evento, mercoledì 1 luglio alle ore 18.00, ospiterà Gregorio Fracchia, giovanissimo e talentoso musicista che alternerà letture del suo libro con virtuosismo alla chitarra. Classe 1996, suona la chitarra da quando ha 6 anni e quest’anno ha vinto il premio “Golden Classical Music Awards” di New York. Diplomato con lode al Conservatorio di Torino, si esibisce regolarmente in festival di musica in Italia e all’estero (in particolare in Spagna), è stato chiamato più volte su Radio Vaticana e Radio 24. A dialogare con l’esordiente autore, Enrica Melossi – consulente editoriale e già docente di Economia dei Beni Culturali alla Scuola di Specializzazione della Statale di Milano – su un noir a sfondo musicale, “L’altro suono dell’ombra”, edito da Mondadori Electa. Il romanzo si svolge dietro le quinte della colta e discreta società torinese, tra le mura ovattate del Conservatorio e i salotti ben frequentati. È lì che ha origine la complicata storia della pubblicazione di uno spartito inedito, che dà l’avvio all’intera vicenda criminale, quando un anonimo docente di Conservatorio muore di morte violenta. L’indagine condotta da un’avvenente Pubblico Ministero e da Andrés Segovia, il celebre chitarrista, arriva a smascherare gli oscuri traffici di un gruppo di affaristi che usano una fondazione di studi scientifici come copertura per i loro loschi maneggi. …Ma le sorprese non sono finite e un’esibizione dal vivo dello stesso autore-chitarrista accompagnerà il pubblico in un viaggio inedito in compagnia dell’inseparabile chitarra classica di Gregorio.

A seguire – mercoledì 8 luglio 2020, alle ore 18.00 – Elena D’Ambrogio Navone, a colloquio con lo storico Gianni Oliva, presenterà “Le notti di Kos”, pubblicato da Cairo Editore, romanzo di storie al femminile di una famiglia nel dopoguerra, sullo sfondo di paesaggi italiani e greci. La storia racconta di Igea, che non ha ancora diciotto anni quando nel 1945, fra gli sconvolgimenti che segnano la fine della seconda guerra mondiale, viene trascinata lontano dalla sua terra, fino a un campo di concentramento in Italia. Lei, figlia di un italiano e di una greca, sposata contro la sua volontà a un italiano, nella drammatica nuova situazione vive nel ricordo di un tempo più bello e sereno; quello trascorso nella sua isola, Kos, con Miliò, la nonna, nata su una barca in una notte di tempesta. È Miliò ad aver tramandato alla nipote la sua cultura isolana, legata alla natura. Un alone di magia circonda la sua particolare sensibilità: aiutare il prossimo è il suo dono.

La forza di queste radici si rivelerà essenziale per Igea, anche dopo la fine del conflitto. Dopo anni di matrimonio accanto a un marito assente, infatti, arriverà il grande amore, il sentimento travolgente capace di farla diventare donna. Ma la relazione che per lei cambia ogni cosa per lui è solo un’avventura… E tante saranno ancora le vicissitudini prima che il destino si riveli, finalmente, benevolo. Tornata sulla riva del mare, Igea potrà rinascere nella sua vera essenza.
L’incontro, moderato da Guido Barosio, sarà accompagnato da intermezzi musicali con l’obiettivo di rendere suggestivo e partecipato il racconto e le letture dei brani del libro.

Il terzo appuntamento, mercoledì 15 luglio 2020, ore 18.00, ospita l’autore Luca Bianchini che, in clima di spettacolo, presenterà “Baci da Polignano”, il nuovo e attesissimo sequel di Io che amo solo te con i personaggi tanto amati come Ninella e don Mimì. Ora li ritroviamo alcuni anni dopo e anche se il tempo passa per don Mimì, Ninella resta sempre la donna della sua vita, nonostante il destino li abbia separati più volte. La situazione però cambia all’improvviso quando Matilde, la moglie di don Mimì, perde la testa per Pasqualino, il tuttofare di famiglia. Per don Mimì questa è l’occasione per andare a vivere da solo e ritrovare Ninella, che però da qualche tempo ha accettato la corte di un architetto milanese. Riprendono così le schermaglie amorose tra i due e intorno a loro ci sono sempre gli altri irresistibili personaggi: Chiara e Damiano e la loro figlia che li comanda a bacchetta; Orlando e la sua “finta” fidanzata Daniela; Nancy e il sogno di diventare la prima influencer di Polignano; la zia Dora, corre dal “suo” Veneto per riscattare l’eredità contesa di un trullo. Tra dubbi, fughe al supermercato, tuffi all’alba e malintesi prosegue la storia di tutti loro, e soprattutto quella di Ninella e don Mimì, sotto il cielo di Polignano con la sua magica luce.
Per rispettare il fil rouge che unisce e accomuna tutto il ciclo, il pubblico in sala sarà sorpreso e allietato da uno spettacolo che accompagnerà la presentazione.

Mercoledì 22 luglio 2020, ore 18.00, l’ultimo incontro sarà dedicato alla presentazione di “fffortissimo”, libro di Alberto Sinigaglia e finalista del Premio Estense 2020, edito da Edizioni Accademia Perosi, considerato un fiore all’occhiello della Fondazione omonima.
Tre f sul pentagramma indicano “fortissimo”, eseguire con il massimo sforzo i quattro “elementi” vitali: testa, cuore, muscoli, polmoni. Vissute al massimo sono le vite dei compositori Malipiero, Petrassi, Boulez, Berio, Nono, Stockausen, Penderecki, Bussotti, Corghi, Henze, Rihm, Kurtag, Donatoni. Dei direttori Claudio Abbado, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli, dei maestri Bernstein, Giulini e Gavazzeni dai quali hanno afferrato il testimone, dei loro colleghi Mehta, Maazel, Ozawa, Prêtre.

Di solisti come Rostropovič, Ughi e Brunello, di registi come Zeffirelli e Ronconi, di scenografi come Emanuele Luzzati. Di artisti della musica popolari come Paolo Conte, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi, Nicola Piovani. Interrogati in profondità, rivelano atmosfere, cultura, idee d’una stagione tra le più intense e innovative nella storia della musica.
Uno spettacolo musicale, totalmente a cura della Fondazione Accademia Perosi, accompagnerà la presentazione del libro, per far immergere il pubblico nel senso più profondo del suono e della sua musicalità.

La cultura torinese riparte con cinema, musica e design

Circolo del Design meets Seeyousound

Quattro appuntamenti crossmediali con performance dal vivo presso il Circolo del Design, realizzati insieme a Seeyousound, con le sonorizzazioni live di Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e con la collaborazione del musicteller Federico Sacchi

 

Cinema, musica e design si incontrano per Welcome to the post-analog condition* / Circolo del Design meets Seeyousound, un ciclo di quattro appuntamenti dal vivo che si svolgono a partire dal 2 luglio 2020, grazie al lavoro congiunto tra Circolo del Design, punto di riferimento per la cultura del progetto a Torino, e Seeyousound, il festival internazionale di cinema a tematica musicale. Con questa iniziativa, la prima live da febbraio, le due realtà culturali, in collaborazione con i performer sonori Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e il musicteller Federico Sacchi, intendono dare nuova linfa alla cultura torinese, duramente colpita dai mesi di lockdown.

 

Quattro temi per quattro episodi autoconclusivi che alternano reading, cortometraggi, musictelling e sonorizzazioni live e che partono proprio dall’analisi e dalle riflessioni prodotte nel corso dei mesi di pandemia: da un lato, quindi, prendono vita i testi che compongono Welcome to the post-analog condition*, l’archivio multimediale attraverso cui il Circolo del Design di Torino ha coinvolto protagonisti del mondo dell’architettura, del design e del progetto italiani, offrendo spunti per rispondere ai grandi interrogativi che riguardano il futuro della nostra società rispetto alle conseguenze della pandemia. Dall’altro, invece, rivivono in una nuova chiave i cortometraggi di Seeyousound e le sonorizzazioni finaliste del contest Frequencies che, in questa occasione, vengono ricontestualizzati e ricombinati – alcuni in anteprima – dopo la cancellazione del festival lo scorso febbraio. A completare la performance dal vivo anche le sonorizzazione live create ad hoc per l’occasione da Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO, che ripercorrono il cinema d’Avanguardia degli anni Venti e Trenta con scene tratte dai capolavori sperimentali di Luis Buñuel, Man Ray, Marcel Duchamp e altri, alternando musica elettronica a immagini. A unire testi e video e a comporre la narrazione della serata interviene, poi, il musictelling di Federico Sacchi, autore e regista de “Le Esperienze d’ascolto”, veri e propri documentari dal vivo che fondono storytelling, musica, teatro e video, che negli anni ha collaborato con Teatro Stabile Torino, MonfortinJazz Festival, Lovers Film Festival, Seeyousound, Salone del Libro, Circolo dei Lettori.

 

Obiettivo della kermesse diventa portare in presenza le considerazioni condotte durante il lockdown attraverso un filo comune, fornendo nuovi stimoli alla sperimentazione culturale torinese. Ogni serata prende il nome da una delle quattro sezioni di Welcome to the post-analog condition* e ne richiama le tematiche sociali, culturali, progettuali attraverso una riflessione condivisa e linguaggi appartenenti a contesti diversi: Ex Crisis racconta come l’ingegno possa trasformare la crisi in risorsa e come un momento che innesca un ribaltamento possa portare con sé considerazioni inaspettate; Idealia riguarda il percorso condiviso che attraversano la cultura del fare e il pensiero creativo per esplorare ciò che non è ancora stato sperimentato e che può contribuire a migliorare il mondo a qualsiasi scala; C Generation porta il focus sulle trasformazioni, le opportunità e le nuove forme di socialità, indagando il modo in cui le comunità di oggi possono guardare a quelle di domani, il cui futuro è segnato dalle decisioni del presente; Land of Homes si concentra, invece, sulle case e sulle città, la cui forma rimane la stessa, nonostante sia cambiato radicalmente il modo in cui le viviamo, e su come siano necessari nuovi modi di stare insieme, nuove costruzioni e nuovi spazi.

 

«Nei mesi di lockdown abbiamo avuto modo di riflettere sul periodo storico che stavamo vivendo. Così è nato l’archivio Welcome to the post-analog condition*, un luogo di ricerca e di confronto aperto ai professionisti del mondo del progetto, come designer, architetti, critici, curatori – spiega Sara Fortunati, Direttore del Circolo del Design di Torino –. È proprio da questa esperienza che siamo ripartiti per far fruire nuovamente momenti di cultura dal vivo, offrendo il nostro contributo alla ripartenza della cultura torinese attraverso un dialogo tra diverse discipline. Con Seeyousound, con cui abbiamo da subito condiviso il desiderio di ripartire, abbiamo lavorato su nuovi modelli e nuovi linguaggi, fondendo mondo della musica, del progetto, del cinema e creando un filo conduttore per unire le riflessioni prodotte da ciascuno di noi durante il lockdown. Al progetto hanno poi portato il loro valore anche Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-To, e Federico Sacchi. Ne è nato così questo ciclo di quattro appuntamenti che consideriamo, al contempo, un laboratorio culturale sperimentale per la Città e la piena concretizzazione del nostro desiderio di ripartire con entusiasmo per ridare voce al mondo del progetto e della cultura».

 

«I momenti più difficili possono anche trasformarsi in grandi opportunità: così è stato questa volta, grazie alla mano che da subito, a poche ore dalla sospensione improvvisa di Seeyousound 2020, il Circolo del Design ci ha teso – racconta Carlo Griseri, Direttore di Seeyousound –. Lunghe settimane di riflessioni e programmi che inevitabilmente mutano seguendo il corso degli eventi, fino ad ora. Saranno quattro serate in cui i contenuti di Seeyousound acquisiranno un nuovo valore: i cortometraggi proposti sono tutti inediti dal programma interrotto del nostro festival, scelti dal curatore di sezione Matteo Pennacchia per aderire ai temi della rassegna e salutare con orgoglio l’inizio di questa nuova collaborazione».

 

GIOVEDì 2 LUGLIO 2020
La prima serata, Ex-Crisis. Oltre il punto di rottura, va in scena giovedì 2 luglio 2020 con una prima replica alle 19 e una seconda alle 21 e si apre con il racconto di quattro contributi presenti nell’archivio Welcome to the post-analog condition*: Progetto n° 0: Il Fuoco a cura del designer Francesco Faccin, Ettore Sottsass, Metafore, 1972-1979 a cura dello studio Sovrappensiero, Galina Balashova, interni del modulo orbitale Soyuz 19, 1973 a cura di Studio Gisto, I progetti di Ilmari Tapiovaara negli anni ‘40 in Finlandia a cura dello studio Dossofiorito. Seguono poi la proiezione del corto Krzyzoki, che affronta i temi della natura e del tempo sottratto agli usi della contemporaneità, e la sonorizzazione live Avanguardie composta da Riccardo Mazza su scene tratte da capolavori cinematografici sperimentali degli anni Venti e Trenta, scelte e rielaborate da Laura Pol in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino.

 

GIOVEDì 9 LUGLIO 2020
Il 9 luglio è poi la volta di Idealia. Progettare l’immateriale con il reading di Mario Bellini, Kar-a-sutra, Cassina, 1972 a cura di Maddalena Casadei e di Vito Acconci, Face of the Earth, 1985 a cura di PIM studio dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, accompagnato dal secondo capitolo di Avanguardie e dal cortometraggio Mon Juke-Box, che pone il focus sul ruolo del designer contemporaneo, partendo dall’iconico ed evocativo juke-box, uno dei pochi oggetti di design nel mondo musicale.

 

GIOVEDì 16 LUGLIO 2020
La terza serata è dedicata a C Generation. Le comunità del futuro che si apre con la lettura di L’educazione prima di tutto! a cura di Piovenefabi e di Ettore Sottsass Jr. e Franco Raggi, Scarpe Vincolanti, 1975 a cura di Odo Fioravanti dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, seguito dal corto Listen to me sing, che esplora la nuova dimensione che si troveranno ad affrontare i bambini delle future generazioni, sfidando se stessi e senza sperare troppo nell’aiuto dei più anziani. A completare la serata anche le performance dei finalisti del contest Frequencies, la call lanciata da Seeyousound per compositori under 35 dedicata alla sonorizzazione contemporanea di film muti.

 

GIOVEDì 23 LUGLIO 2020
A chiudere il ciclo di eventi è l’appuntamento con Land of Homes. Nuovi significati per gli spazi che vede le reading di Il conversation pit a cura di False Mirror Office e di Jaime Lerner, città di Curitiba, Brasile a cura di Orizzontale dell’archivio Welcome to the post-analog condition* e la proiezione del corto Quarantine, basato sulla sovversione della concezione canonica dello spazio domestico e il conflitto tra interno ed estero. La serata è poi accompagnata dall’ultimo capitolo di Avanguardie.

Al fine di garantire una fruizione dello spettacolo in sicurezza, sono stati organizzati due turni differenti per ogni serata, così da poter consentire al maggior numero possibile di persone di poter partecipare, il primo con inizio alle ore 19 e il secondo con inizio alle ore 21.

 

(foto Vincenzo Solano)