CULTURA- Pagina 114

Primo Levi in piazza Castello

L’esposizione Primo Levi. Momenti si sposta nella Sala Trasparenza della Regione Piemonte in piazza Castello 165 a Torino

 

Nell’ambito di Io so che cosa vuol dire non tornare, il ciclo di incontri dedicato alla Memoria e alla figura del grande scrittore, organizzato dalla Fondazione Circolo dei lettori in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, la mostra Primo Levi. Momenti si sposta nella Sala Trasparenza di piazza Castello 165 a Torino.

 

Realizzata in collaborazione con la Regione Piemonte, l’esposizione sarà allestita nella Sala Trasparenza di piazza Castello all’angolo con via Palazzo di Città, dalle ore 16 di mercoledì 27 gennaio, in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria 2021. Dal momento che la mostra non sarà visitabile in presenza, il particolare allestimento in vetrina consentirà ai passanti di osservare la selezione di ritratti e gettare uno sguardo nella vita di Primo Levi.

 

Il percorso, curato da Guido Vaglio, presenta alcune significative immagini fotografiche di Primo Levi che rimandano alla sua quotidianità, alla testimonianza sul Lager, alla formazione e alle sue passioni: la chimica, la letteratura, la montagna, accanto al piacere del fantastico, l’umorismo, la curiosità per tanti e differenti campi del sapere. Questa sequenza di immagini si è voluta intitolare Momenti, a sottolinearne il carattere. Si tratta di frammenti, capaci di restituirci il senso di una vita, una storia, un’opera. Brevi testi tratti da romanzi, racconti, poesie, interviste di Levi che diventano una sorta di controcanto alle immagini capaci di rimandarci a un universo denso e multiforme, evocando la sua complessa figura.

 

In Primo Levi, tradotto in oltre 40 lingue, c’è molta Torino, la sua città natale, ma anche e soprattutto luogo di elezione di cui parla con convinzione, orgoglio e affetto.

Io so cosa vuol dire non tornare è un progetto di Fondazione Circolo dei lettori, realizzato con Centro Internazionale di Studi Primo Levi, in collaborazione con Regione PiemonteGiulio Einaudi EditoreTPE – Teatro Piemonte EuropaComitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Nascita di Primo LeviMinistero dell’IstruzioneFondazione Leonardo SinisgalliComune di Novara e Comune di Settimo Torinese.

Bersaglieri, all’assalto!

Alla scoperta dei monumenti di Torino / Il monumento venne posizionato all’interno del Giardino Lamarmora, un piccolo giardino di 6200 metri quadrati, donato nel 1862 alla Città di Torino da Alfonso Lamarmora (fratello minore di Alessandro). Il monumento celebrativo al Centenario venne posizionato vicino all’opera dedicata ad Alessandro Lamarmora, fondatore del corpo militare

Situata nel giardino Lamarmora, all’angolo tra via Bertola e via Stampatori, si innalza una massiccia struttura lapidea di forma quadrangolare. Nella parte frontale un rilievo bronzeo raffigura un manipolo di bersaglieri che muove compatto all’assalto, animato e guidato dall’allegoria alata della Patria vittoriosa. Dalla rigida struttura di pietra sporgono i corpi dei militari che, macabri e scavati, contemplano e quasi scavalcano un compagno morente completamente nudo.

Le due parti, ossia il gruppo bronzeo e la struttura lapidea, sembranoessere poste in totale disarmonia tra loro, oscillando tra vibrazioni di forme ed instabili equilibri; grazie a tutti questi elementi, la scultura assume un messaggio significante, riflettendo sui temi della morte e della memoria.

Le prime notizie del monumento al Centenario dei bersaglieri risalgono al 1936, occasione in cui si festeggiarono i 100 anni della fondazione dell’arma che, per volere di Benito Mussolini, si svolse con due adunate: la prima a Torino e la seguente a Roma. L’idea di commemorare i caduti di un corpo militare nacque dalla volontà dei commilitoni di ricordare le imprese dell’arma e i loro compagni deceduti.

Fu il presidente generale della sezione del corpo torinese, Luigi Bossi, di concerto con tutte le sezioni dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, che decise di commemorare l’anniversario con un segno tangibile e permanente da tramandare a ricordo del grande raduno e a venerazione delle stirpi future.

Durante l’assemblea convocata dal Podestà di Torino per decidere che tipo di monumento erigere in onore della commemorazione, Luigi Bossi fece presente che vi fosse già un altorilievo dedicato ai bersaglieri del IV reggimento della caserma Monte Grappa, sede del reggimento omonimo. Il monumento venne eretto nel 1923 grazie ad una sottoscrizione popolare e fu completamente realizzato dallo scultore Giorgio Ceragioli.

L’opera del Ceragioli, carica dello spirito bersaglieresco, costituì (dal 1923 fino al quel momento) la parte superiore della lapide murata all’esterno della caserma. Nel 1936, però, con il passaggio del IV bersaglieri dalla regione Crocetta a via Asti, secondo il presidente della sezione, l’opera per ragioni ideologiche e di prassi conservative non ebbe più ragione di stare in strutture militari o affini.Venne così proposta, da Luigi Bossi, la nuova collocazione del monumento nel centro di Torino, in onore sia alla stessa città che, sotto Carlo Alberto, diede vita al corpo militare, sia alla commemorazione della nascita dell’arma.

Su volontà del Capo del Governo e in base agli ordini del Ministro dell’Educazione Nazionale, la Città di Torino provvide alla rimozione del monumento dalla caserma e incaricò uno scultore sconosciuto di costruire, in un tempo molto ridotto, il basamento lapideo sul quale, ancora oggi, si inserisce l’altorilievo.

Il monumento venne posizionato all’interno del Giardino Lamarmora, un piccolo giardino di 6200 metri quadrati, donato nel 1862 alla Città di Torino da Alfonso Lamarmora (fratello minore di Alessandro). Il monumento celebrativo al Centenario dell’arma venne posizionato vicino all’opera dedicata ad Alessandro Lamarmora, fondatore del corpo militare.

Anche per oggi la nostra passeggiata alla ricerca delle meraviglie della città termina qui. L’appuntamento è per la prossima volta con Torino e i suoi splendidi monumenti.

Simona Pili Stella

(Foto: Museo Torino)

“Fare memoria”, il progetto digitale dello Stabile

È partito il 21 dicembre 2020 FARE MEMORIA, progetto digitale dedicato alla Giornata della Memoria promosso dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e dal Liceo Scientifico Carlo Cattaneo di Torino.

Un percorso lungo un mese, realizzato completamente da remoto, in cui 4 classi (per un totale di circa 75 studenti coinvolti, divisi in piccoli gruppi di lavoro), nell’ambito delle ore di Educazione Civica, riflettono e fanno loro i temi della shoah attraverso il teatro e lo studio di alcuni celebri spettacoli dedicati a questo tema, tra cui Se questo è un uomo di Primo Levi e La vita offesa nella riduzione di Anna Bravo e Daniele Jalla.

A dare supporto ai ragazzi, e alle loro docenti che hanno fissato i temi cardine, si sono attivati il settore Partecipazione e Sviluppo Culturale e il Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, che hanno fornito preziosi materiali estratti dall’Archivio digitale del TST –  https://archivio.teatrostabiletorino.it/ – e collaborato alle attività di ricerca sulle opere teatrali che negli anni hanno affrontato il tema dell’Olocausto.

Il risultato del lavoro svolto dagli allievi, arricchito da foto d’archivio, infografiche e contributi audio incisi dagli stessi ragazzi (come piccoli podcast) verrà presentato il 27 gennaio ai compagni delle prime classi, in un ideale passaggio di testimone.

Un’occasione unica per gli studenti coinvolti, che non solo hanno trovato modi originali per diventare ‘voci’ della memoria, ma hanno acquisito in itinere competenze preziose per la loro futura carriera scolastica e più in generale per la vita di cittadini: un efficace metodo di consultazione dell’Archivio e della biblioteca digitale del TST, e soprattutto lo studio critico delle fonti, bussola per orientarsi con maggiore sensibilità nella sovraccarica mediasfera del mondo contemporaneo.

Il Premio InediTO in diretta Facebook

Martedì 26 gennaio ore 18:00 si svolgerà la diretta dalla pagina Facebook del Premio InediTO – Colline di Torino per promuovere e presentare il nuovo bando 2021 della ventesima edizione la cui corsa per iscriversi si concluderà il 31 gennaio.

Parteciperanno all’evento streaming Antonella GiordanoLaura Pompeo e Tiziana Siragusa, assessori alla cultura dei comuni di ChieriMoncalieri e Chivasso aderenti all’iniziativa, Cecilia Cognigni, responsabile delle Biblioteche Civiche Torinesi in rappresentanza della Città di Torino, Laura Prunello, della Biblioteca “Alda Merini” di Rivoli, il direttore del premio Valerio Vigliaturo, alcuni componenti della giuria presieduta da Margherita Oggero e formata da: Milo De Angelis, Maria Grazia Calandrone, Enrica Tesio, Sacha Naspini, Marco Lupo, Valentina Maini, Michela Marzano, Massimo Morasso, Elisabetta Pozzi, Emiliano Bronzino, Alice Filippi, Paolo Mitton, Teresa De Sio, Willie Peyote.

Attraverso il format “Da inedito a edito, percorsi verso la pubblicazione e la produzione” (che a causa dell’emergenza sanitaria non è stato possibile realizzare nelle varie sedi delle biblioteche), interverranno alcuni autori premiati nelle scorse edizioni che hanno pubblicato o prodotto le loro opere grazie al premio che non abbandona i vincitori al loro destino, ma li sostiene e accompagna nel mondo dell’editoria e dello spettacolo grazie al montepremi di 7.000 euro e ai premi speciali come “InediTO Young” in collaborazione con Aurora Penne e L’Officina della Scrittura, “InediTO Ritrovato” assegnato a un’opera inedita di uno scrittore non vivente, “Alexander Langer” e “Giovanni Arpino” in collaborazione con la Città di Torino e i consiglieri comunali Federico Mensio e Marco Chessa, “Borgate Dal Vivo” in collaborazione con il festival, “Routes Méditerranéennes” in collaborazione con l’UJCE (Unione Giornalisti e Comunicatori Europei), conferito a un’opera che descriva storie e migrazioni sulle strade del Mare Nostrum.

La diretta  si svolgerà grazie al supporto tecnico del Festival Internazionale di Letteratura “I luoghi delle Parole” di Chivasso diretto da Diego Bionda, partner del premio.

Per il bando completo consultare:

Il “Giorno della Memoria” dedicato alle donne nella Shoah

“Come rane d’inverno” Allestimento alla “Soms” di Racconigi, visitabile online dal 27 gennaio

“…Considerate se questa è una donna/ Senza capelli e senza nome/ Senza più forza di ricordare/ Vuoti gli occhi e freddo il grembo/ Come una rana d’inverno…”: da questi versi, ispirati all’antica preghiera della liturgia ebraica dello “Shemà” e parte della poesia introduttiva alle pagine – le più celebri dedicate all’inferno di Auschwitz- di “Se questo è un uomo”, scritte da Primo Levi e pubblicate per la prima volta nel ’47 dall’editrice “De Silva”, deriva l’allestimento prodotto dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” e visitabile online in occasione del “Giorno della Memoria” dal 27 gennaio prossimo. Allestito alla “Soms”, ex Società Operaia di Mutuo Soccorso di Racconigi ( oggi sede della stessa Associazione ), il lavoro scenico sarà visitabile grazie al video pubblicato sul sito web progettocantoregi.it, sulla pagina Facebook di Progetto Cantoregi e sul sito del Comune di Racconigi. A muovere il racconto sarà, in tutto e per tutto, la figura femminile. Le donne della Shoah cui il progetto è specificamente dedicato. Esseri umani, privati dalla pazzoide ferocia nazista d’ogni umanità e identità, che Primo Levi equiparava nelle sfatte forme alle “rane d’inverno”, vittime di una prigionia fatta di fame, freddo, percosse, violenze e umiliazioni. Cose. Oggetti. Stracci. Rifiuti. Destinati allo sterminio, all’impietosa eliminazione. Senza colpe, se non quella di rappresentare la “diversità”. L’essere “altro” dalla nobile, e destinata a dominare il mondo, stirpe ariana. Le toccanti e drammatiche testimonianze di donne, spesso ancora bambine o giovani ragazze, che sono state internate nei campi di concentramento, o di intellettuali, che hanno urlato e urlano contro gli orrori dell’Olocausto, scorreranno sullo schermo della “Soms” e, ancora oggi, saranno un grido silenzioso contro i soprusi dell’uomo sull’uomo.

Urla. Parole che bruciano i cuori. Prive d’odio. Lanciate al vento come forte messaggio di memoria. Per non dimenticare. Quelle, tra le altre, di Anna Frank, Etty Hillesum, Edith Bruck, Liliana Segre, Hannah Arendt, Irène Némirovsky, Nelly Sachs, Gitta Sereny, Simone Weil, Elisa Springer, Joyce Lussu e Lidia Rolfi.
“L’installazione – spiega il presidente di ‘Progetto Cantoregi’ Marco Pautasso – trae ispirazione dai versi della nota poesia di Primo Levi, ed è dedicato alle donne nella Shoah, alla condizione femminile all’interno dei lager, alla specificità del loro vissuto. Non c’è volontà di guardare la Shoah da una prospettiva di genere, perché non esiste una gerarchia nella sofferenza. Ma queste testimonianze hanno contribuito ad allargare e arricchire l’ambito della nostra riflessione, la visione e comprensione di quanto è accaduto, anche nelle sue atrocità più efferate”.

In scena, tra il palco e la platea, si stagliano gli oggetti tristemente simbolici dell’inferno concetrazionario, che rappresentano gli effetti personali o domestici sottratti all’identità e alla dignità di tante donne: scarpe, indumenti, cappotti, sciarpe e foulard, libri, pettini, valigie, bambole, posate e anche capelli. Memorie di vite annullate. Memorie da non cancellare. Perché “questo è stato”.
Info: 335.8482321 – 338.3157459 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.i Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi.

 

Nelle foto (dal sito “encyclopedia.ushmm.org“):
– Prigioniere nelle cave del lager di Plaszow  (Polonia), 1944
– Donne sopravvissute al lager, dopo la liberazione di Auschwitz, 1945
– Anna Frank
– Etty Hillesum

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Elizabeth Jane Howard  “Perdersi”    -Fazi Editore-   euro  20,00

E’ di una bellezza struggente questo romanzo della scrittrice inglese (nata a Londra nel 1923, morta a Bungay nel 2014), famosa soprattutto per la sua saga dei Cazalet. E’ ispirato ad una brutta esperienza realmente vissuta dalla Howard che ha metabolizzato il dolore di una relazione illusoria mettendosi a scrivere questo libro.

Nel 1995, superati i 70 anni, raggiunto il successo, con una vita sentimentale travagliata alle spalle, problemi di salute e in piena crisi personale, incappa nelle lettere di un ammiratore che si fa insistente fino al punto di riuscire ad incontrarla. E’ l’inizio di una relazione sentimentale in cui lui, abile manipolatore, si annida subdolamente laddove lei ha i nervi più scoperti; quanto più lei soffre e ha bisogno di aiuto, consolazione e perché no, anche amore, tanto più lui fiorisce e prospera. Ma sarà solo una mastodontica finzione, greve di bugie e foriera di pericoli, nonché un’immane delusione.

Ricalca dunque l’autobiografia la vicenda della protagonista Daisy, affermata commediografa 60enne. E’ stata sposata due volte e non è andata per  niente bene.

Dal primo marito ha avuto una figlia, Katya, arrabbiata con lei da quando ha lasciato suo padre, (poi scoprirete perché) e ancor più inasprita quando ha sposato un uomo molto più giovane e senza né arte né parte.

E ‘ il bellissimo Jason, che fa il balzo verso il successo, diventa un attore famoso anche grazie al matrimonio e alle conoscenze di Daisy; salvo poi lasciarla poco signorilmente e in modo decisamente codardo per sposare un’attrice molto più giovane.

In piena crisi, Daisy cerca di voltare pagina e darsi alla vita bucolica e appartata comprando un piccolo cottage circondato da un giardino inselvatichito.

E’ così che finisce nel diabolico mirino di un sedicente giardiniere, l’ultra 60enne Henry Kent. E’ povero in canna, nullafacente, vive a sbafo su una barca di conoscenti e ha in mente un piano ben preciso.

Senza raccontarvi  troppo, anticipo solo che vi aspettano pagine intriganti che vi terranno col fiato sospeso perché, grazie alla bravura della Howard, capirete molto prima di Daisy cosa alberga nell’animo torbido e truffaldino di Henry. Abilissimo nell’inventarsi una vita di finzione, in cui appare più vittima che aguzzino. Calcolatore e privo di scrupoli sa però vendersi benissimo perché «Gli uomini come Henry Kent…tra la testa e i genitali non hanno niente».

E anche voi vi chiederete come sia possibile lasciarsi ingannare così tanto da un uomo senza cuore o scrupoli…un autentico pericolosissimo borderline.

 

Simona Siri con  Dan Gerstein  “Mai Stati così Uniti”  -Tea –  euro 15,00

L’idea del titolo è semplicemente geniale perché allude non solo alla coppia formata dalla scrittrice e giornalista italiana Simona Siri e dal marito americano Dan Gerstein, ma in senso più ampio alle diversità tra due culture e due paesi divisi dall’oceano.

Loro sono un team ad alto quoziente intellettivo: lei è planata in America, al MIT di Boston la prima volta nel 1999 a 26 anni con una laurea in Psicologia, poi si è trasferita a New York in pianta stabile, dove vive da 7 anni, e racconta l’America in varie collaborazioni giornalistiche.

Lui studi ad Harvard, mille interessi tra Storia, letteratura e Scienze  politiche; una brillante carriera come scrittore di discorsi e assistente politico al Senato, e come senior strategist in 2 campagne presidenziali. Poi ha voltato pagina e da Washington è approdato nella Grande Mela.

Le loro strade s’intersecano e sfociano in un matrimonio in cui la battaglia culturale inizia già con la colazione mattutina.

Così il diario di questa coppia diventa specchio di due popoli che si confrontano anche sulle  piccole cose e le vertenze del quotidiano. Ma è anche un illuminante reportage a 4 mani della vita americana, in particolare a New York dove i due combattono con il caro affitti, vivono con l’adorato cane e una bimba in adozione..

Lei sottolinea «Siamo diversi in tutto. E’ un miracolo che stiamo insieme. Alle volte è così americano  che lo detesto».  E lui risponde spiegando la mentalità a stelle e strisce.

Sono tanti gli spunti che danno il via alle due versioni della stessa cosa in questo menage che sa far tesoro delle differenze anche attraverso litigate, incomprensioni e continui aggiustamenti agevolati dall’amore.

Dan è razionale, positivo, estroverso, lei emotiva, introversa e tendente al drammatico; lui è mattiniero, lei nottambula; lui è un “social butterfly”, una farfalla sociale che vola di conoscenza in  conoscenza, con un’ intensa vita sociale mentre lei ama starsene a casa tranquilla.

In Usa poi c’è un modo diverso di vivere l’amicizia; al di là del networking che permette di costruire una rete di conoscenze  molto estese -ma superficiali- gli amici veri sono spesso quelli del college (anni formativi), spesso con carriere diverse in altri stati, con i quali l’intesa resta intatta nonostante la lontananza. Lei fatica a comprendere questa alchimia e le dinamiche insite in un Paese gigantesco in cui la mobilità è un must.

Diverso è anche il rapporto con il denaro; spendere in America è facilissimo, la corsa allo shopping sfrenato è favorita anche dall’abuso di carte di credito.

Insomma, dalle loro diversità capiamo meglio tante cose dell’America: come il complesso sistema sanitario che discrimina tra ricchi  e poveri, il sistema scolastico che forma persone altamente indipendenti e competitive, la tendenza a cambiare lavoro con una certa scioltezza…e tanto altro tra vicende privatissime e l’odio condiviso per Trump.

 

Maylis de Kerangal   “Un mondo a portata di mano”    -Feltrinelli-    euro 16,50

La scrittrice francese che ci aveva toccato il cuore con “Riparare i viventi” (sulla donazione degli organi), ora ci regala un romanzo di formazione che ha per sfondo il mondo dell’arte.

Protagonisti assoluti sono i colori, i trompe-l’oeil e le illusioni della vita attraverso le vicende di 3 giovani.

Paula Karst, parigina con gli occhi di colore diverso e appena divergenti; Jonas, secco, sfuggente e talentuoso; Kate, una sorta di Anita Ekberg dalla pelle bianchissima. Sono tutti alle prese con la preparazione della prova per il diploma. Parlano di arte, sognano in grande e stanno per catapultarsi nel mondo del lavoro.

Paula riesce a iscriversi al prestigioso Istituto superiore di pittura a Bruxelles dove impara la delicata e affascinante arte del trompe-l’oeil; ovvero la tecnica dell’inganno ottico che simula la realtà.

I 3 amici che si ritrovano 5 anni dopo – trascorsi in vari cantieri in giro per il mondo- alle prese con opere a volte molto più grandi di loro, per lo più legati a contratti temporanei, a volte deludenti.

In un bistrot parigino si raccontano esperienze, lavori svolti, persone incontrate, soddisfazioni  e delusioni.

Paula ha dato prova della sua bravura in grandi cantieri, soprattutto in Italia, tra Museo Egizio e Cinecittà dove ha riprodotto la loggia papale e la Cappella Sistina per il film di Nanni Moretti “Habemus Papam”. Ed è  appena tornata da Mosca dove ha dipinto gli scenari di “Anna Karenina”  negli studios della Molfin.

Kate ha lavorato tutto il giorno, abbarbicata su una scaletta, al lussuoso atrio di un palazzo in Avenue Foch.

Jonas racconta che sta per consegnare a committenti arabi un Eden tropicale di 8 metri per 3 e 50, inutile dire che il compenso sarà munifico.

Ed ecco ancora una volta la de Kerangal puntare su personaggi giovani, in divenire, alle prese con ambizioni, talento e incertezze. Sono spiriti liberi che si spostano dove il lavoro chiama, imbastiscono storielle sentimentali passeggere e dipingono alberi, marmi, pietre preziose e tanto altro per dare forma all’illusione.

 

Mathijs Deen  “Per antiche strade”   -Iperborea-    euro 18,50

Come recita il sottotitolo questo libro è un viaggio nella storia d’Europa, perché oggi transitiamo sulle orme di chi ci ha preceduti nei secoli vicini e in quelli più lontani. Lo scrittore e giornalista olandese ha composto un affascinante iter, tra racconto, diario di viaggio e puntigliosa ricerca storica.

Parte da un suo ricordo d’infanzia e poi ci conduce in un’affascinante scoperta continua e nella storia europea. Lo fa scandendo 11 tappe, ricostruendo le vicende di personaggi vari che hanno camminato sull’intricato reticolo di vie e strade, a piedi, con carri, in cerca di cibo o salvezza. E ci dimostra come quelle strade hanno una vita pluricentenaria.

Così incontriamo uomini della preistoria, come il primo uomo partito dall’Africa e arrivato su suolo europeo nel Pleistocene; poi le incursioni dei Cimbri; la drammatica fine del brigante romano Bulla  Felix che rubava ai ricchi patrizi per dare ai poveri e liberava gli schiavi. O ancora la storia di una giovane donna battezzata, che dalla natia Islanda arrivò fino al Papa con una domanda essenziale.

Via via conosciamo un’umanità variegata in cui troviamo esploratori, conquistatori, profughi, mercanti, banditi e pellegrini.

Sono loro che nel corso dei millenni hanno percorso, tra mille difficoltà, quelle arterie che oggi noi usiamo in lungo e in largo.

Attraverso le loro biografie -ricostruite magistralmente da Deen e scorrevoli come racconti- possiamo capire più a fondo anche le varie trasformazioni della cultura europea, i contrasti politici, religiosi, economici e culturali. Perché in questo libro le strade ci possono parlare in un iter da scoprire a  poco a poco, a piccole tappe e grandi conquiste.

Alla Gipsoteca di Casale l’eredità artistica di Bistolfi

Leonardo Bistolfi: finalizzato l’accordo tra famiglia e Comune.  Il sindaco Federico Riboldi: «Grazie alla fiducia della famiglia, l’importante patrimonio artistico sarà a disposizione del grande pubblico» 

A 88 anni dalla morte, il percorso artistico del grande scultore Leonardo Bistolfi si riunisce e si ricompone nella sua città natale: Casale Monferrato. Dopo la scomparsa dell’ultimo erede, Andrea, nel giugno del 2019, la vedova Vanda Martelli Bistolfi aveva intrapreso un dialogo con il Comune per una nuova collocazione della collezione, individuata al Museo Civico, e in particolare alla Gipsoteca Bistolfi, che, con la firma dei giorni scorsi, diventa proprietario e custode dell’importante patrimonio artistico e documentale appartenuto al celebre scultore.

La firma ufficiale sull’atto di donazione è stata posta martedì 19 gennaio a Torino da parte del sindaco Federico Riboldi e della signora Vanda Martelli, sotto la supervisione del notaio Marina Aceto.

Al Comune di Casale Monferrato giungerà così il patrimonio artistico della famiglia Bistolfi, costituito da sculture, dipinti, disegni, opere grafiche, taccuini, materiali d’archivio e libri, tutti provenienti direttamente dallo studio dello scultore che morì nel 1933 e le cui spoglie sono tumulate nel famedio del cimitero monumentale della città.

Numerosi sono stati i contatti intercorsi nei mesi scorsi tra l’Amministrazione Comunale, il Museo e la signora Martelli al fine di giungere a questo importante obiettivo. Fondamentale è stata anche l’inventariazione analitica dei beni affidata a Sandra Berresford, professoressa, studiosa ed esperta del settore, nonché apprezzata e indiscussa conoscitrice del percorso artistico di Leonardo Bistolfi.

Quella di martedì è comunque solo la formalizzazione di un percorso che ha sempre legato la città di Casale Monferrato, in particolare il Museo, e la famiglia Bistolfi: risale infatti al 1984 la primissima mostra dedicata allo scultore, iniziativa che aveva dato l’avvio allo studio delle opere, alla pubblicazione di un catalogo e a una campagna di restauri. A seguire, nel 1995 la prima donazione di opere d’arte per volontà di Andrea, in occasione dell’apertura del Museo Civico, per poi consolidarsi nel 2001 con l’aggiunta di nuove opere destinate alla quinta sala della Gipsoteca.

I coniugi Bistolfi, inoltre, non mancavano di essere presenti a Casale Monferrato nelle varie occasioni ufficiali: inaugurazioni di mostre, convegni, presentazioni.

Le dichiarazioni

Il sindaco Federico Riboldi: «L’amministrazione è grata e riconoscente alla signora Bistolfi della fiducia riposta nei confronti della città di Casale Monferrato, e in particolare al Museo Civico, e per aver aperto le porte della sua abitazione che hanno conservato finora con tanta cura e devozione ogni minima testimonianza proveniente dallo studio dello scultore».

Il vicesindaco Emanuele Capra: «Riteniamo questa donazione, che implementa e completa la collezione del Museo, di enorme importanza per la nostra Amministrazione, che ha tra i suoi obbiettivi quello di dare a Bistolfi la giusta valorizzazione affinché diventi uno dei principali motivi di richiamo del turismo culturale».

L’Assessore alla Cultura, Gigliola Fracchia: «Con questa donazione la nostra Gipsoteca e la nostra città potranno diventare il polo per gli studi e gli approfondimenti sulla vita artistica di uno dei più importanti scultori simbolisti d’Italia, capace con le sue opere di abbellire e arricchire piazze, teatri, palazzi e cimiteri in tutto il Mondo».

La conservatrice del Museo Civico – Gipsoteca Leonardo Bistolfi, Alessandra Montanera: «È questa un’occasione straordinaria. I materiali che verranno conferiti al Museo di Casale Monferrato rappresentano un’eredità culturale unica, che permetterà di riunire in un solo luogo oggetti preziosi che consentiranno di approfondire il percorso artistico e umano di questo grande artista, concorrendo alla valorizzazione della sua figura. L’acquisizione, il trasferimento e le prime operazioni volte alla tutela e alla conservazione di questo prezioso giacimento culturale, saranno programmate per renderlo il prima possibile accessibile e fruibile a tutti».

La collezione

La collezione che giungerà a Casale Monferrato consiste in opere di diretta produzione di Leonardo Bistolfi: 20 terrecotte e terrecrude, 9 opere in metallo, 20 in plastilina, 170 sculture in gesso, una in marmo, una cinquantina di medaglie in gesso e una quarantina di monete in metallo, una vastissima collezione di disegni di vario formato racchiusi in album e cartelle, 50 dipinti di formato medio e piccolo, 35 taccuini, miscellanea e memorabilia, corrispondenza da e a Bistolfi e l’archivio famigliare. A questo notevole corpus di opere si aggiungono altri materiali di artisti a lui contemporanei: sculture, dipinti, opere grafiche, una vasta biblioteca e una raccolta di riviste d’epoca.

La Gipsoteca oggi

La Gipsoteca di Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 1859 – La Loggia, Torino 1933), ospita, al pian terreno del Museo Civico, oltre centosettanta opere tra terrecotte, disegni, plastiline, bozzetti e modelli in gesso, alcuni marmi e bronzi provenienti dalla donazione del banchiere casalese Camillo Venesio del 1958 e integrati, in seguito, con donazioni e opere in deposito dalla famiglia Bistolfi.

Tali materiali permettono di comprendere le diverse fasi del procedimento artistico di Bistolfi, uno dei maggiori interpreti, a livello internazionale, del Simbolismo: dal bozzetto in terracotta in cui lo scultore fissava con immediatezza la prima intuizione, al successivo bozzetto in gesso, al modello definitivo che concretizzava l’idea finale e costituiva l’effettiva realizzazione dell’opera, prima della sua trasposizione in marmo e bronzo.

Le opere esposte documentano l’articolato percorso artistico di Bistolfi: dagli esordi che lo legano alle esperienze lombarde coeve della Scapigliatura – Gli amanti (1883) –  intervallate da piccoli gruppi di gusto verista – Il boaro (1885) – fino all’elaborazione di un linguaggio proprio, in cui figura e simbolo daranno vita a una personalissima poetica che troverà riscontro in numerose committenze private e pubbliche, molte di queste legate alla scultura funeraria e celebrativa.

Sarà La sfinge (1890) per il Monumento funerario Pansa di Cuneo a consacrarlo scultore simbolista, a cui seguiranno opere memorabili come Il dolore confortato dalle memorie (1898) o Il funerale di una vergine (1899) o ancora Resurrezione (1902) e La Croce (1899). Ma di Bistolfi sono altrettanto noti i  monumenti celebrativi, realizzati per Giovanni Segantini (1899), Giuseppe Zanardelli (1908), Cesare Lombroso (1921), Giosuè Carducci (1908-1928) e quelli per Giuseppe Garibaldi (1908 e 1928), a cui si aggiungono numerosi ritratti e targhe commemorative.

La Gipsoteca domani

La ricezione dei materiali a Casale Monferrato, che avverrà a lotti con ditte specializzate  nel settore del trasporto di opere d’arte e sotto la supervisione del personale museale,  prevede la collocazione iniziale in locali di deposito. Si verificherà lo stato conservativo e le modalità idonee per la corretta conservazione, oltre agli interventi di manutenzione, attraverso la collaborazione della competente Soprintendenza.

Si procederà quindi all’esecuzione di una campagna fotografica ad alta risoluzione e alla digitalizzazione dei materiali cartacei che verrà utilizzata non solo a uso interno del Museo, ma resa disponibile anche attraverso la consultazione online, con modalità di accesso controllate.

Il futuro della Gipsoteca, quindi, sarà quello non solo di sala espositiva, ma di luogo di riferimento per gli studi su Leonardo Bistolfi, a cui ci si potrà rivolgere per la consultazione degli archivi dello scultore. È inoltre in cantiere un progetto digitale di geolocalizzazione delle opere dell’artista collocate sul territorio italiano: tale operazione interessa musei, cimiteri, palazzi storici, enti pubblici e privati a cui il Museo ha chiesto la collaborazione al fine di creare una mappatura elettronica, che verrà resa disponibile sul sito web. Uno strumento turistico, ma anche di approfondimento, che permetterà di mettere in dialogo il monumento realizzato e il modello in gesso o il bozzetto preparatorio o il disegno conservato in Museo.

In attesa di dare attuazione ai progetti di effettiva valorizzazione della Gipsoteca, che oltre a prevedere un intervento di parziale ristrutturazione dei locali attuali non escludono la creazione di un vero e proprio museo dedicato, si stanno valutando le modalità per rendere immediatamente fruibili al pubblico le opere donate: si potranno predisporre esposizioni parziali o a rotazione, la creazione di eventi di valorizzazione, l’inserimento di alcune opere nel percorso espositivo della Gipsoteca o l’istituzione di un “deposito aperto”, oltre alla completa messa a disposizione della collezione ai visitatori tramite strumenti multimediali.

Leonardo Bistolfi

Leonardo Bistolfi nasce a Casale Monferrato il 15 marzo del 1859 da Giovanni, di professione intagliatore e scultore ligneo, e da Angela Amisano. Ottiene nel 1874 una borsa di studio dal Comune di Casale Monferrato per frequentare l’Accademia di Brera a Milano. Condivide con i compagni di studi Segantini, Previati, Sottocornola il clima scapigliato della città lombarda. Desiderando studiare con lo scultore Odoardo Tabacchi si trasferisce a Torino, e da subito partecipa alle annuali Esposizioni della Società Promotrice di Belle Arti presentando piccoli gruppi di ispirazione verista (Boaro, Piove, Terzetto).

La sua originale interpretazione della poetica del simbolismo (di cui Bistolfi è considerato il maggior scultore europeo) trova espressione nei grandi monumenti funerari. Sono dell’ultimo decennio degli anni Novanta La sfinge a Cuneo, La bellezza della morte a Borgo San Dalmazzo, Il dolore confortato dalle memorie a Torino e il grande monumento commemorativo per Giovanni Segantini, La bellezza liberata dalla materia, che verrà eretto a Saint-Moritz nel 1906.

In questo periodo entra a far parte di numerosi circoli culturali torinesi condividendo le idee socialiste di Giovanni Cena e l’approccio alla scienza positivista di Cesare Lombroso.

È promotore, e in seguito vicepresidente, dell’importantissima Esposizione d’Arte Decorativa Moderna tenutasi a Torino nel 1902, per la quale fornirà anche il disegno del manifesto.

Alla VI Esposizione Internazionale della Città di Venezia del 1905 gli viene dedicata una sala personale in cui espone oltre venti opere, tra cui il gesso del grandioso portale per la cappella Hierschel De Minerbi, Il funerale di una vergine. In quell’occasione ottiene la medaglia d’oro per la scultura. Giunge nel 1908 l’incarico, affidatogli “per chiara fama”, dal Comune di Bologna per commemorare, con un imponente gruppo marmoreo, il poeta Carducci.

L’opera terrà lo scultore impegnato per circa vent’anni. Segue il gruppo de Il sacrificio per il Monumento a Vittorio Emanuele II di Roma. Precedentemente Bistolfi era stato nominato nella commissione per il progetto del monumento ma si era subito dimesso per contrasti sull’impostazione complessiva dell’opera.

Sono degli anni Venti lo straordinario Monumento a Garibaldi a Savona, il Monumento ai Caduti di Casale Monferrato e quello per i Caduti di Torino. Di quest’ultima opera esegue i bozzetti e parte dei modelli ma il sopraggiungere della morte, nel settembre del 1933, gli impedirà di portarla a termine.

Contatti e riferimenti

Museo Civico e Gipsoteca Leonardo Bistolfi

Via Cavour, 5 – Casale Monferrato

www.comune.casale-monferrato.al.it/museo

www.comune.casale-monferrato.al.it/gipsoteca-bistolfi

museo@comune.casale-monferrato.al.it

 

 

“Vivolibro.it” Prosegue la campagna di crowdfunding

Per la nuova piattaforma digitale promossa dalla “Fondazione Bottari Lattes. Fino al 4 febbraio. Monforte d’Alba (Cuneo)

Nella mano sinistra la “minaccia” della mannaia, nella destra la poesia di un libro. Dietro, appesi in parete in bella fila, invitanti salami.

E al centro il volto simpaticamente pacioso e mite di Bruno al bancone di macelleria del suo market. E poi i sorrisi coinvolgenti della signora Graziella, dei farmacisti Lucia e Paolo e dei gastronomi Rosanna e Francesco. Tutti stringono in mano, e ben in vista, un libro. Non influencer di grido. Ma semplicissimi cittadini, donne e uomini, di Monforte d’Alba. Sono loro, e con loro tanti altri, i promoter della campagna di crowdfunding promossa, fino a giovedì 4 febbraio, dalla “Fondazione Bottari Lattes” (nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà di Caterina Bottari Lattes) al fine di realizzare la nuova piattaforma digitale vivolibro.it che collega in un’unica rete studenti e insegnanti, principalmente delle scuole elementari di Piemonte e Liguria, attraverso progetti dedicati al confronto con i grandi testi della letteratura per l’infanzia messi in gioco fra lettura, teatro, canto ed arti visive. La piattaforma “é uno spazio digitale – affermano i responsabili – capace di raccogliere competenze e processi, tessere relazioni fra scuole, territori e enti culturali, promuovere la lettura come mezzo di inclusione culturale e sociale. E’ uno strumento di dialogo a servizio della scuola, degli enti culturali, degli operatori didattici, delle Istituzioni del territorio, delle famiglie e di tutti coloro che credono nella lettura quale atto di crescita”. Due le principali sezioni in cui si articola: “Narrazioni” e “Laboratori”.

La prima mette a sistema i contenuti di dieci anni di “Vivolibro”, un progetto corale della “Fondazione Bottari Lattes” che ha saputo nelle sue cinque edizioni biennali (a partire dal 2011) portare a Monforte d’Alba, nel cuore delle terre patrimonio Unesco, oltre diecimila studenti, insegnanti e operatori didattici, mettendoli in relazione – fra spettacoli, reading e laboratori didattici – con i grandi classici della letteratura per ragazzi. La sezione “Laboratori”, dà invece voce alle progettualità di approccio alla lettura e alla letteratura, con particolare attenzione all’evoluzione delle pratiche di analisi del testo scritto, per fornire a studenti, insegnanti e a coloro che operano nella didattica uno strumento accessibile e aggiornato.

Il donatore potrà decidere la cifra da versare per contribuire alla realizzazione del progetto, a partire da 10 euro. In base all’entità della donazione riceverà, oltre al ringraziamento sul wall digitale dedicato a “Vivolibro”, un premio simbolico: uno o due libri in omaggio dalla selezione del “Premio Lattes Grinzane”, la partecipazione ad un laboratorio didattico o posti riservati in occasione della Cerimonia di Premiazione del “Premio Lattes Grinzane”. La campagna di crowdfunding vivolibro.it tra scuole e lettura è realizzata nell’ambito del progetto “Crowdfunding 2020. Nuove risorse per dare fiducia al Terzo Settore” promosso dalla “Fondazione CRC” in collaborazione con “Rete del Dono”.
Per contribuire alla campagna: https://www.retedeldono.it/it/fondazione-bottari-lattes/vivolibro
Per sapere di più su “Vivolibro” http://fondazionebottarilattes.it/vivolibro/
g. m.

Itinerario (di danza) per una possibile salvezza

FONDAZIONE EGRI per la DANZA diretta da Susanna Egri e Raphael Bianco

#IPUNTIHOME SOCIETY Mercoledì 27 gennaio 2021 ore 19 COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA

ITINERARIO PER UNA POSSIBILE SALVEZZA

Primo appuntamento dell’anno con #IPUNTIHOME della Fondazione Egri per la danza, la stagione totalmente virtuale nata in temporanea sostituzione alla tradizionale stagione IPUNTIDANZA, con la nuova sezione #IPUNTIHOME SOCIETY che propone una selezione di balletti della Compagnia EgriBiancoDanza legati a tre giornate di interesse internazionale.

La sezione #IPUNTIHOME SOCIETY nasce da una riflessione della Fondazione Egri, da anni impegnata nell’indagine su temi legati alla società e i suoi cambiamenti, per portare sul web i propri pensieri e le proprie proposte, cercando di mantenere aperta la possibilità di un dialogo vivo su temi che ci coinvolgono tutti e nella prospettiva di poter dare nuovamente valore alla vita condivisa, a quella società che stiamo vedendo cambiare sotto i nostri occhi.

Itinerario per una possibile salvezza è il secondo dei tre spettacoli, in programma mercoledì 27 gennaio alle ore 19 in occasione della Giornata Mondiale della Memoria. Ultimo appuntamento sarà lunedì 8 marzo 2021 sempre alle ore 19 con APPARIZIONE #3 per celebrare la Giornata Internazionale della Donna.

Tutti i video in programma saranno trasmessi in prima visione sul Canale YouTube della Compagnia EgriBiancoDanza https://youtube.com/c/CompagniaEgriBiancoDanza e saranno fruibili per 48 ore.

Durante la serata che la Compagnia EgriBiancoDanza dedica alla Giornata Mondiale della Memoria, Raphael Bianco intervista in esclusiva Susanna Egri che riflette e dialoga con il coreografo sul suo percorso artistico attraverso un momento storico tanto drammatico e complesso e sul valore della danza quale espressione di libertà in ogni epoca.

Il video di Itinerario per una possibile salvezza sarà preceduto dall’intervento di Chiara Uberti, collaboratrice dell’Associazione della Casa della Resistenza di Verbania, con la quale la Fondazione Egri collabora da un anno per presentare all’interno degli spazi del museo eventi performativi legati alla Memoria dei tragici eventi passati.

Lo spettacolo è stato scelto in occasione della Giornata della Memoria per  sottolineare le inquietanti contraddizioni che possono emergere all’interno di una comunità oppressa che, per garantire la propria sopravvivenza vede gli individui eliminarsi, annientarsi e allearsi vicendevolmente, individui che mai si sarebbero sfiorati e incontrati.

Originariamente programmato per essere presentato all’interno degli spazi della Casa della Resistenza sarà trasmesso on line, visto che la situazione sanitaria attualmente non lo rende possibile.

Itinerario è uno spettacolo ideato per un percorso itinerante, commissionato per la prima volta dal Fringe Festival di Napoli 2013 per la Galleria Borbonica. In scena, oltre ai 4 danzatori, 3 musicisti accompagnano i movimenti con improvvisazioni sonore e percussive.

Questa coreografia avrebbe coinvolto lo spettatore in prima persona in un percorso di ricerca spaziale ponendolo di fronte a delle scelte per trovare egli stesso una nuova dimensione di vita e di libertà. Quattro uomini fuggono, si inseguono, si aggrediscono, si sostengono e si alleano vicendevolmente tra loro. Una performance volutamente misteriosa nella quale i quattro personaggi conducono se stessi e il pubblico a ricercare uno spazio vitale, mossi dal desiderio di raggiungere una dimensione di libertà, quiete, lontani da qualsiasi violenza.