CULTURA- Pagina 113

ContemporaneA. Parole e storie di donne

Lunedì 1° marzo tornano gli incontri online, i consigli di lettura e le rubriche più amate.

La dj e speaker radiofonica Clarice Trombella e la scrittrice Laura Calosso le prossime ospiti.

 

L’arrivo imminente della primavera porta con sé una nuova stagione di ContemporaneA. Parole e storie di donne, che dal 1° marzo 2021 riprende i rendez-vous sui suoi canali social.

Dopo l’avvio dei primi incontri online lo scorso giugno, culminati a ottobre nella prima edizione del festival, che si è tenuto dal vivo in una due giorni con oltre venti ospiti e la maratona natalizia, ContemporaneA è pronta a riprendere le attività sui suoi canali Facebook, Instagram e YouTube: ogni giorno un appuntamento con una diversa rubrica, con temi che ruoteranno intorno a letteratura, arte, cultura, sempre affrontati attraverso una lente femminile.

 

I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Ritorna il lunedì la rubrica che ogni settimana porta un po’ di ispirazione a tutti i followers di ContemporaneA: Una collana di perle, dedicata alle citazioni; si inizia con la poetessa e giornalista statunitense Dorothy Parker e la filosofa e scrittrice britannica Iris Murdoch.
Martedì 2 marzo la prima ospite della rubrica Caffè con le ragazze è la dj e speaker radiofonica milanese Clarice Trombella. Intervistata da Stefano Minola, Trombella racconta del suo Sacerdotesse, imperatrici e regine della musica (BeccoGiallo), nel quale tratteggia venti ritratti di donne protagoniste della musica e che della musica hanno fatto uno strumento di cambiamento sociale. La settimana successiva è la volta di Laura Calosso con Ma la sabbia non ritorna (SEM), in cui si intrecciano narrativa e inchiesta giornalistica, fiction e riflessione sulla realtà, in un romanzo che è anche denuncia dei disastri ambientali causati dall’estrazione indiscriminata della sabbia.
Ritroviamo Dorothy Parker ne L’amica che vorrei di mercoledì 3 marzo, mentre l’appuntamento successivo con la stessa rubrica è con Gianna Manzini, con un focus sulla sua vita, tra anarchia e Virginia Woolf, passando per la vittoria Premio Campiello nel 1971 con Ritratto in piedi, in cui ci racconta in modo lirico, visionario e insieme aspro la storia di suo padre.
Giovedì 5 marzo, spazio all’arte, con un focus su tre progetti di Marinella Senatore, la cui cifra distintiva è da sempre quella di intendere l’arte come partecipazione attraverso performance, dipinti, collage, installazioni, video e fotografie con un forte interesse per le tematiche sociali come l’emancipazione e l’uguaglianza. La settimana successiva (11 marzo), sui canali social di ContemporaneA arriva l’illustrazione di Anna Ippolito Donna con i pesci rossi: una giovane donna si tuffa con slancio perfetto in acqua verso un gruppo di pesciolini rossi, animali simbolo di pace, saggezza e lunga vita sin dal mondo egizio.
Sabato è il momento dei consigli di lettura delle curatrici del progetto, con A ruota libera: Barbara Masoni parla di Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo, edito da SUR e tradotto da Martina Testa (6 marzo) e Irene Finiguerra racconta la sua lettura de La figlia unica, ultimo libro della scrittrice messicana Guadalupe Nettel, pubblicato in Italia da La Nuova Frontiera con la traduzione di Federica Niola (13 marzo).
Chiude la settimana La donna della domenica, l’appuntamento dedicato a grandi figure del passato, più o meno note: la francese Simone Veil, che fu sempre impegnata a difendere i diritti delle donne e la memoria della Shoah oltre ai valori dell’Europa unita (7 marzo) e della grande giornalista e critica cinematografica Lietta Tornabuoni (14 marzo).

 

Il progetto ContemporaneA. Parole e storie di donne nasce all’interno dell’associazione biellese BI-BOx da un’idea di Irene Finiguerra e Barbara Masoni, in collaborazione con la libreria Giovannacci e con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella. L’illustrazione e il progetto grafico è a cura di Anna Ippolito.

 

COS’È CONTEMPORANEA. PAROLE E STORIE DI DONNE

I RENDEZ-VOUS

ContemporaneA è un progetto che fin dalla sua nascita si è presentato con una doppia anima, online e analogica, e un solo obiettivo: quello di essere uno spazio per tutte le donne (e non solo) dove confrontarsi, sognare e progettare, dove ascoltare gli interventi di scrittrici, artiste, imprenditrici. È così che, nell’ambito della rubrica social Caffè con le ragazze, in questi due mesi hanno raccontato sé stesse e il proprio lavoro autrici come Giusi Marchetta, Costanza Rizzacasa D’Orsogna, Marta Barone, Bea Buozzi, Marilù Oliva, Carola Benedetto e Luciana Cilento. Non solo scrittrici: sono intervenute anche professioniste del mondo dell’arte e della cultura come la direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella, la regista Irene Dionisio, la tatuatrice Silvia Maschio, le ideatrici del progetto Senza Rossetto Giulia Cuter e Giulia Perona, la manager musicale Katia Giampaolo, le giornaliste Ritanna Armeni, Simonetta Fiori, Cristina Manfredi.

Non sono mancate le voci maschili, grazie alla rubrica Scrittori per scrittrici, attraverso cui alcuni tra i più amati nomi della narrativa italiana hanno raccontato con brevi video la propria autrice preferita, come Maurizio de Giovanni, Antonio Manzini, Matteo B. Bianchi, Raffaele Riba, Nicolò Targhetta, Lorenzo Marone, Fabio Stassi, Giacomo Nicolella.

Tra le altre rubriche Una collana di perle, ogni lunedì mattina una citazione diversa, che sia di ispirazione per tutta la settimana; L’amica che vorrei, la rubrica dedicata alle scrittrici: da conoscere, da leggere o da rileggere; A ruota libera, in cui le due curatrici di ContemporaneA Irene Finiguerra e Barbara Masoni approfondiscono ogni volta un tema diverso: una corrente artistica, una storia, un libro; La donna della domenica, dedicato alle donne da non dimenticare.

 

IL FESTIVAL

Il 10-11 ottobre 2020 si è tenuta a Biella la prima edizione in presenza del festival Contemporanea. Parole e storie di donne. Tra gli ospiti, Vera Gheno, Simonetta Fiori, Roberta Scorranese, Ritanna Armeni,

Florencia Di Stefano-Abichain, Rossana De Michele, Mariangela Pira, Francesca Angeleri, Silvia Zanella, Elena Varvello, Simone Tempia, Nicolò Targhetta, Andrea Pomella e Raffaele Riba. La prossima edizione del festival è prevista nell’autunno 2021.

 

www.contemporanea-festival.com

Facebook: @contemporaneafestival

Instagram: @contemporaneafestival

 

Questo è il Piemonte, bellezza!

AL VIA IL PROGETTO CHE UNISCE CINEMA E PERFORMING ARTS PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE
Fino al 24 marzo aperto il bando per registi e videomaker
Foto e grafiche del progetto a questo link https://tinyurl.com/g98jsepl

Alcuni dei più importanti luoghi-simbolo d’arte e cultura del Piemonte diventeranno set cinematografici d’eccezione per dieci compagnie di teatro, musica, danza e circo contemporaneo, grazie a “CIAK! Piemonte che Spettacolo”.
Il progetto ha l’obiettivo di rilanciare il territorio anche in chiave turistica e far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive messi a dura prova dalla pandemia.
E’ stato ideato e messo in campo da Fondazione CRT, Film Commission Torino Piemonte e Fondazione Piemonte dal Vivo, per promuovere le eccellenze del patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e i talenti delle performing arts, attraverso la realizzazione di dieci clip e cortometraggi d’autore destinati alla diffusione locale, nazionale e internazionale. Un’iniziativa che unisce il valore culturale a quello economico-occupazionale, con
Fino al 24 marzo è aperto il bando che selezionerà registi e videomaker. Le dieci location, diffuse in tutte le province del Piemonte, saranno individuate all’interno di una rosa che comprende: le OGR, il Museo di Scienze Naturali, Palazzo Madama, l’Armeria Reale, il Planetario InfiniTo, Stupinigi, il Castello di Rivoli (Torino); il Parco Paleontologico Astigiano e il complesso di beni gestito dalla Fondazione Asti Musei (Asti); il Castello di Casale Monferrato (Alessandria); il Castello di Racconigi, il Castello di Govone, Bene Vagienna con Casa Ravera, Palazzo Lucerna di Rorà e la Confraternita dei Disciplinati Bianchi (Cuneo); il Broletto di Novara; il Museo Borgogna (Vercelli); Villa Giulia (Verbania), il Ricetto di Candelo (Biella).
A ognuna delle dieci sedi sarà abbinata una compagnia di performer dal vivo e una produzione cinematografica, che “abiteranno” gli spazi d’arte e cultura con progetti site-specific, parte integrante della narrazione video.
“Riaccendiamo i riflettori sulle molte eccellenze culturali del territorio, con un progetto anticiclico in collaborazione con le istituzioni: un segnale concreto per far fronte alla crisi e accelerare la ripresa, per costruire una nuova normalità fondata sulla fiducia”, ha detto il Presidente di Fondazione CRT Giovanni Quaglia.
Per Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Piemonte “Il progetto non solo è innovativo e originale, ma riesce ad attivare il settore economico-occupazionale in un momento in cui far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive, messi in ginocchio dalla pandemia, è fondamentale. La bellezza delle dieci location che verranno scelte, spaziando in tutte le province del Piemonte, non farà che rafforzare la promozione turistica del nostro territorio attraverso le seduzioni dell’arte cinematografica.”
“E’ un patto stretto fra artisti, autori e istituzioni per salvaguardare alcuni valori: Il primo è il valore creativo nell’offerta digitale che si è inflazionata di questi tempi e non sempre con prodotti di qualità, il secondo restituire in Italia e all’estero l’immagine del Piemonte più bello”, ha detto Matteo Negrin direttore di Piemonte dal vivo
Secondo il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Paolo Damilano “questo progetto sintetizza al meglio la naturale connessione tra cultura e turismo, tra audiovisivo e valorizzazione del territorio. Il rilancio turistico di luoghi e architetture passa e parte spesso proprio dal cinema, che ne enfatizza egregiamente la bellezza e l’unicità.

Il bando e i documenti per partecipare sono disponibili sul sito di Piemonte dal Vivo alla pagina dedicata: www.piemontedalvivo.it/ciak.

Le città (tutt’altro che) invisibili

Da remoto impero di Kubilai Khan, popolato da città – invero già nel Medioevo ben più popolose di quelle europee – favolose tanto nel Milione quanto nella reinterpretazione novecentesca di Calvino, a gigante demografico e potenza geopolitica, competitore degli USA più serrato dell’URSS durante la Guerra Fredda.

Il Museo di Arte Orientale allestisce un affresco urbanistico in collaborazione con il Politecnico di Torino, i cui studenti di ingegneria ed architettura hanno documentato la nascita di nuovi distretti abitativi e governativi cinesi previsti dai Master Plan di riorganizzazione delle grandi città costiere e creazione di poli nelle province più interne e meno sviluppate.
Dalla loro esperienza nasce un’esposizione, principalmente fotografica, aperta da fine ottobre, interrotta dalla seconda ondata pandemica, e di recente riaperta e prolungata.
La vocazione del MAO, non limitata alla raccolta archeologica, ma punto di riferimento per approfondire e comprendere le grandi civiltà orientali, le quali, dall’islamica all’indiana, dalla cinese alla giapponese, sono ben vive e contigue al proprio passato, non riconducibili ad “oggetti da museo” come per altre parabole storiche ormai concluse, è confermata tanto dal ricco calendario di eventi e seminari quanto dalla creazione di una mostra fondata su materiali contemporanei – plastici, contributi multimediali, planimetrie, disegni tecnici e appunti di architetti – , fino agli immancabili dati, animati, raccolti in grafici comparativi, resi vivi e parlanti, ormai parte di ogni storytelling.
La vorticosa espansione urbana cinese si traduce nell’impressionante velocità di crescita dei principali indicatori sociali, dal PIL pro capite all’accesso a beni di consumo, pienamente disponibili nelle città e in rapidissimo aumento (impressionante la crescita nell’ultimo ventennio) nelle campagne.
I visitatori si muovono tra innumerevoli cantieri, visioni quasi fantascientifiche di strade a tre corsie, ferrovie, spazi enormi e silenziosi, dominati da grattacieli, in cui le persone spariscono, pur presenti nelle luci accese delle notti, dal traffico, dal formicolare dei muratori, nel fatto che dietro l’espansione della città non c’è nessuna forza autonoma, ma l’azione di quel mammifero sociale che è il Sapiens.
Pur nelle somiglianze esteriori, la città cinese si mostra lontana dalla tradizione urbana occidentale nata dal Medioevo e sulla quale la nostra cultura si fonda, il cui centro storico si fa punto d’attrazione turistica, luogo di storia e di bellezza; è una città funzionale, concepita per gestire l’esuberante demografia – ancorché destinata a venir superata dall’India e con molti dei problemi di senescenza di Europa e Stati Uniti – in quello che dovrebbe essere il secolo dell’affermazione e forse dell’inizio di un nuovo corso della storia, smaltendo l’amministrazione, offrendo il benessere cui le nuove generazioni, dopo il travagliato secolo scorso, ambiscono, raccogliendo il frutto dello sviluppo dell’ultimo quarantennio.
La fotografia delle biciclette affastellate a perdita d’occhio nelle rastrelliere del bike sharing in un piazzale, così diverso dalla manciata di stalli nelle nostre vie, pone inevitabilmente l’interrogativo sul significato di una vita in periferie sterminate, ancorché residenziali, immerse in megalopoli dove il nucleo originario dista ore di metropolitana, in cui appare la possibilità di trascorrere l’intera propria esistenza nel proprio sterminato quartiere, un po’ come si poteva condurre la propria vita all’interno della propria piccola patria, o la propria città, nella quale è pur possibile ritrovare il mondo intero.
Ideale distopico e propagandistico, parte di quella società del controllo, di internet nazionale a circuito chiuso e social network autarchici, o necessità del progresso che qualunque collettività di quelle dimensioni dovrebbe affrontare per consentire a tutti una vita dignitosa?
Le città fotografate ingoiano l’uomo, inesorabili come inesorabili fagocitano le campagne verso le quali si protendono, sottraendo loro la residua “misura umana”, ma al cui rimanente ritardo, soprattutto in termini di reddito, si propongono di porre rimedio; città dunque con problemi diversi da quelli delle “nostre”, gentrificate, dissociate tra periferia e centro, centro a sua volta diventato turistico e in crisi di identità: ci si può solo interrogare su quali dinamiche, e di quale scala, si potranno generare in futuro nelle enormi metropoli d’Oriente.
La Cina, che proprio grazie alla progressiva acquisizione di una dominante dimensione urbana, potrebbe apparirci più vicina dell’India, si mostra in realtà sfuggente nella difficoltà ad inquadrare davvero le proporzioni in gioco, per non parlare dei numeri assoluti.
Le questioni interne, di repressione etnica e politica, e estera, la crescente frizione economico-commerciale e l’interrogativo sul futuro esercizio dell’opzione militare, restano sullo sfondo, come probabilmente sono secondarie alla quotidianità dei cinesi, uomini come noi, che quelle torri di cemento abitano, con i loro lavori, pensieri, sogni ed impegni quotidiani, connaturati alla nostra condizione; quanto non si mostra direttamente, non può però che riaffiorare in una riflessione finale, riandando a ciò che più di tutto spicca dai contributi multimediali della mostra: la numericamente vertiginosa leva umana che la Repubblica Popolare può cooptare ed organizzare.

Andrea Rubiola

Scena aperta: visite culturali al Teatro Carignano

Visite culturali al Teatro Carignano realizzate dal Teatro Stabile di Torino  in collaborazione con il FAI – Fondo Ambiente Italiano

Il Teatro Stabile di Torino è solidale con le iniziative promosse dalle Organizzazioni Sindacali, dall’associazione Unita e
dal Coordinamento RISP Emergenza continua

Un anno fa si chiudevano per la prima volta tutti i teatri italiani a causa della pandemia. Da allora la nostra attività di spettacolo in presenza di pubblico ha potuto svolgersi soltanto in modo intermittente, con gravi ripercussioni sull’occupazione degli artisti e tecnici e sulla qualità della vita delle nostre comunità. Purtroppo, ancora oggi, dal mese di ottobre, il Governo ritiene che non si siano ristabilite le condizioni sanitarie necessarie ad una ripresa in sicurezza.

Nei dodici mesi trascorsi, il Teatro Stabile di Torino non ha mai smesso di lavorare dietro le quinte, scritturando attori, autori, registi e maestranze, per continuare a produrre con l’obiettivo di farsi trovare pronto per la ripartenza, che si auspica avvenga entro qualche settimana.

Tutto il TST è solidale con le iniziative indette tra lunedì 22 e martedì 23 febbraio 2021 dalle organizzazioni sindacali SLC CGILFISTEL CISL e UILCOM, dall’associazione UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo) e dal Coordinamento RISP Emergenza continua: pertanto lunedì 22 febbraio dalle 19.30 alle 21.30 rimarranno accese le luci del Teatro Carignano e martedì 23 febbraio, alle ore 16.00, una delegazione del Coordinamento entrerà in sala e calcherà simbolicamente il palcoscenico.

Mercoledì 24 febbraio, invece, a un anno esatto dalla chiusura dei teatri, le porte del Teatro Carignano si apriranno alla Città per un pomeriggio di visite culturali realizzate in collaborazione con la Delegazione FAI di Torino. Nel pieno rispetto delle norme di sicurezza e di prevenzione Covid-19, i volontari del FAI condurranno gruppi di massimo 10 visitatori per volta alla scoperta del teatro più amato dai torinesi, in un esclusivo tour di mezz’ora che si concluderà sul palcoscenico, per scoprire un inedito punto di vista della sala.

«In questo periodo – dichiara il Presidente del TST, Lamberto Vallarino Gancia – ci sentiamo vicini a tutti i lavoratori del comparto e pertanto aderiamo volentieri all’iniziativa Facciamo luce sul teatro. Inoltre – conclude Vallarino Gancia – siamo lieti di poter offrire, grazie alla collaborazione con il FAI, le visite culturali al Carignano, un patrimonio artistico della Città di Torino visitabile al pari di un museo, ovviamente nel più rigido rispetto delle normative sanitarie».

Per le visite culturali è prevista la prenotazione obbligatoria a partire da venerdì 19 febbraio 2021, sul sito del FAI. L’iniziativa, compatibilmente con l’andamento dei dati epidemiologici, potrà svolgersi nuovamente nel mese di marzo.

La visita culturale al Teatro Carignano è stata proposta in anteprima, nei giorni scorsi, a una ventina di persone tra fotografi, instagrammers e blogger più attivi a Torino che hanno realizzato post e stories sui loro profili. Gli scatti sono visibili sulle stories in evidenza (sguardi) del profilo Instagram del Teatro Stabile di Torino (@teatrostabile_torino).

INFO
Per le visite culturali, prenotazione obbligatoria a partire da venerdì 19 febbraio sul sito del FAI al link: https://faiprenotazioni.fondoambiente.it/evento/visita-a-porte-chiuse-al-teatro-carignano-12442/
Contributo a partire da € 6,00 – a sostegno del FAI
Orario visite: 16.00 / 16.30 / 17.00 / 17.30 / 18.00 / 18.30 / 19.00 / 19.30

Il gruppo di lettura del Circolo dei lettori incontra le collezioni della GAM

Arte a Torino. Il ‘900

 Il martedì alle 19.00: Movimenti, protagonisti e fatti d’arte dal secolo scorso a oggi con Luca Beatrice

Il mercoledì alle 16.00: Visita guidata a tema nelle sale della collezione del ’900 alla GAM

Dal 16 febbraio al 3 marzo

Insieme alla Fondazione Circolo dei lettori, la GAM offre la possibilità di seguire visite guidate in museo legate alle tematiche affrontate il giorno prima nel gruppo di lettura guidato da Luca Beatrice, a tu per tu con le opere d’arte esposte.

Ogni martedì sera il gruppo di lettura, scandito in episodi, ripercorre movimenti, protagonisti e fatti d’arte che attraversano il ‘900. Il mercoledì alle 16.00 coloro che hanno seguito la lezione potranno partecipare alla visita alle rinnovate collezioni del Novecento: Il primato dell’opera, della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e scoprire da vicino gli artisti e le opere di cui si è discusso.

Il programma:

–         martedì 23 febbraio h 19-20

Eccentrici, visionari, informali

Torino città di luci e ombre, dietro l’apparente rigore si alimenta di figure misteriose e di difficile lettura. Parliamo di Carol Rama, Carlo Mollino, Italo Cremona, Luigi Carluccio, Piero Ruggeri, Riccardo Gualino e altri protagonisti.

–         mercoledì 24 febbraio h 16

Visita guidata a tema alle collezioni GAM

 

–         martedì 2 marzo h 19-20

L’Arte Povera e gli “altri” Anni Sessanta

Nel 1967 l’Arte Povera anticipa l’età della contestazione e dei grandi cambiamenti. Ma gli anni ’60 sono molto più complessi e articolati: la pop, il design, la pittura monocroma per una Torino laboratorio di sperimentazioni.

–     mercoledì 3 marzo h 16

Visita guidata a tema alle collezioni GAM

Gruppo di lettura con Luca Beatrice:

abbonamento 4 incontri € 30

acquisti su vivaticket.it

Visite guidate alle collezioni GAM:

a cura di Theatrum Sabaudiae

Prenotazione obbligatoria, disponibilità fino ad esaurimento posti.

Costo: 6 € a visita per partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte. Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

Prenotazioni allo 011 5211788, oppure scrivendo a info@arteintorino.com

Acquista la tua visita

Maggiori informazioni

il Circolo dei Lettori, via Bogino 9, Torino

0114326827 | info@circololettori.it

Un patto per la Cultura tra le grandi Città

CULTURA. GLI ASSESSORI DELLE GRANDI CITTÀ PROPONGONO UN’ALLEANZA CON IL GOVERNO E AZIONI CONCRETE A SOSTEGNO DI TUTTI I COMPARTI

A un anno dall’inizio della pandemia, i 12 assessori alla Cultura delle grandi Città italiane hanno presentato alla stampa le loro proposte a sostegno degli ecosistemi culturali urbani, resi fragili da un anno di emergenza sanitaria e dall’incertezza che ancora governa la loro attività.

Consapevoli da subito dei danni che la situazione pandemica avrebbe provocato nel sistema socio-culturale del Paese, gli assessori Luca Bergamo (Roma), Filippo Del Corno (Milano), Francesca Leon (Torino), Ines Pierucci (Bari), Paola Mar (Venezia), Tommaso Sacchi (Firenze), Paolo Marasca (Ancona), Matteo Lepore (Bologna), Paola Piroddi (Cagliari), Eleonora De Majo (Napoli), Barbara Grosso (Genova), Mario Zito (Palermo), riuniti in un coordinamento, hanno interloquito nei mesi scorsi sia con il Ministero che con ANCI, ottenendo risultati concreti, soprattutto per quel che concerne le garanzie riservate ai lavoratori della cultura.

Frutto del lavoro di coordinamento costante e della volontà condivisa di dare piena realizzazione al diritto alla cultura, le proposte presentate oggi dai 12 assessori si iscrivono all’interno di un’auspicata alleanza tra il Governo e i territori in cui la cultura esiste, produce e si sviluppa.

Musei, teatri, luoghi di spettacolo, sedi espositive, luoghi d’arte e cultura: le Città intendono mettere a disposizione del Governo la propria conoscenza capillare del mondo culturale e delle sue problematiche, ponendo le basi e stabilendo insieme i protocolli per una ripresa il più possibile certa, rapida e omogenea in tutto il territorio nazionale.

 

Le proposte presentate riguardano:

  1. a) la garanzia dell’apertura dei luoghi di cultura con un protocollo unico: questo eviterebbe la reversibilità delle aperture, a meno di situazioni particolarmente gravi, garantirebbe la continuità del presidio culturale sul territorio, assicurerebbe il lavoro e fiducia, darebbe sostanza al diritto inalienabile alla cultura e fornirebbe ai cittadini alternative controllate e sicure, invece di obbligarli a una socialità compressa in pochi, e poco controllati, luoghi pubblici o privati.

L’esperienza delle Città, la serietà con cui teatri, musei e luoghi di cultura hanno mostrato di saper gestire i periodi di apertura, l’elasticità del servizio, la disponibilità ad adattarsi ai vincoli che di volta in volta si rendono necessari, rendono questo obiettivo realisticamente possibile.

 

  1. b) la garanzia dell’apertura degli istituti museali e dei luoghi di cultura anche nei weekend, nel rispetto di ogni norma prevista ad oggi per il contenimento del rischio sanitario e in attesa dell’auspicato protocollo unico. Un intervento necessario per la sostenibilità del lavoro culturale, per garantire la continuità nella conservazione del patrimonio, per consentire l’accesso ai luoghi di cultura a tutti i lavoratori del Paese, e quindi il pieno rispetto del diritto alla cultura.

 

  1. c) la costituzione di un Tavolo permanente Enti Locali in costante dialogo con il Ministero alla Cultura e, nell’ambito del nuovo assetto dei sottosegretariati ministeriali, la creazione di un sottosegretariato con delega ai rapporti con ANCI ed Enti Locali, come già avvenuto in passato per il Turismo. Questo nuovo riferimento aprirebbe un dialogo costante con il Ministero e garantirebbe la concertazione di politiche culturali – necessarie per la rinascita del Paese – tra Governo centrale e le Città, che si metterebbero a disposizione con spirito di servizio come interlocutori per la costruzione di politiche condivise e come portavoce delle istanze derivanti dai territori.

 

Infine, gli assessori hanno auspicato la creazione di un fondo speciale destinato alla ripartenza delle Città sul piano culturale.

Queste proposte nascono dall’esperienza di governo locale e dall’impegno continuo e costante nella tutela della produzione, della programmazione e del lavoro culturale. Con il senso pratico che distingue il mondo delle Città, a un anno dall’inizio della nostra collaborazione, vogliamo allinearci a quanto sostenuto dal Presidente del Consiglio Mario Draghi nella replica al Senato: ‘Il rischio è di perdere un patrimonio che definisce la nostra identità […] Molto è stato fatto, serve fare ancora di più’”, hanno dichiarato gli assessori.

“In punta di pennello, in punta di lama”, meraviglie dal Giappone

Al MAO di Torino, rotazione di paraventi e spade giapponesi. Fino al 20 aprile

I depositi del MAO- Museo d’Arte Orientale di via San Domenico a Torino sono autentiche miniere di preziose e delicate “meraviglie”  artistiche tramandate nei secoli dai Paesi dell’Estremo Oriente, custodite con grande rigore e periodicamente esposte alternandosi fra loro, così da garantire sempre e a tutte periodi di riposo atti alla loro più scrupolosa conservazione e alla precisa volontà dei responsabili del Museo di presentarleal pubblico in una veste sempre nuova. In questa logica di rotazione espositiva si inserisce anche l’attuale mostra dedicata a due coppie di antichi paraventi giapponesi a sei ante appartenenti alle “dinastie Edo” (Tokugawa) e a spade giapponesi datate fra il 1300 ed il 1600. Ecco il perché dell’illuminante titolo della rassegna “In punta di pennello, in punta di lama”, visitabile fino al prossimo 20 aprile. La prima coppia di paraventi attribuiti a Okamoto Toyohiko (1773 – 1845), realizzati, a inizio ‘800, ad inchiostro dai colori tenui e foglia d’oro su carta, con bordo in seta damascata blu e motivi decorati, narra attraverso oniriche e rarefatte visioni la leggenda della “Sorgente dei Fiori di Pesco”, secondo cui un barcaiolo passando attraverso una fenditura della roccia all’altezza di una sorgente immersa nei fiori di pesco, viene a trovarsi, benevolmente accolto, in un villaggio rurale che si rivelerà essere un “paese utopico” sconosciuto al resto del mondo, al quale il pescatore, una volta ripartito, non riuscirà mai più a fare ritorno. Realtà e utopia. Mondo reale e mondo magico presentati, attraverso sapienti sfumature cromatiche, con la leggerezza di un garbo pittorico fatto di velature, riverberi e spruzzi d’acqua in cui prendono corpo atmosfere eteree, sospese e sognanti. Nella seconda vetrina sono accostati due paraventi a sei ante singoli, uniti dal tema dell’acqua. Il primo risale al XVII secolo e presenta scene paesaggistiche di ispirazione cinese dipinte a inchiostro, probabilmente un’opera giovanile dell’artista Kano Yasunobu (1613-1685). Il secondo si intitola “Attraversando il ponte sul ruscello”e racconta, a inchiostro su carta, un episodio ispirato all’aneddoto cinese noto come “I tre che ridono al Ruscello della Tigre”. Dove, i tre sono il monaco buddhista Huiyuan, il saggio taoista Lu Xiujing e il poeta Tao Yuanming, colti nel momento della risata quando il monaco, assorto nella conversazione, finisce per rompere il veto autoimposto di non oltrepassare il ruscello e comprendono così che la purezza spirituale non può essere misurata attraverso i limiti fisici. Sullo sfondo, vette montuose sempre più rarefatte emergono dallo sfumato e dagli spruzzi della foglia di rame, mentre lo stile caricaturale con cui sono resi i personaggi è particolarmente evidente nelle espressioni dei volti e delle mani.

Accanto ai paraventi, si trovano in esposizione, in un’apposita teca al secondo piano, anche le spade giapponesi, fra cui alcune katana (una sorta di sciabolacon impugnatura a due mani) e alcune wakizashi (la “guardiana dell’onore” dei samurai) con le rispettive montature. La più antica è una katana attribuita allascuola Naoe Shizu, attiva nella provincia di Mino fin dalla metà del Trecento, probabilmente realizzata nel primo periodo Muromachi (1333-1573). Tra i pezzi più pregiati, un’imponente katana koto”, lunga 81centimetri, databile 1530 circa, firmata Iyetsugu (della scuola Soden Bizen operante nel periodo Muromachi ) ed accompagnata da un fodero in lacca rossa, ornato di finiture floreali in lega rame-argentopatinato caratterizzata da una gamma di grigi sottili e sfumature tenui di blu, ottenute attraverso luso del processo “colore cotto”, con l’elsa (tsuba) in ferrolaminata in oro. Altrettanto pregevole una wakizashi Shinto firmata Omi Daijo Fujiwara Tadahiro, della scuola Hizen Tadayoshi (1645), noto per essere un artigiano particolarmente abile, apprezzato per la suacapacità di forgiare lame di ottima fattura e di realizzare decorazioni estremamente nitide.

Gianni Milani

“In punta di pennello, in punta  di  lama”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436927 o www.maotorino.it

Fino al 20 aprile

Orari: merc. e giov. 11/19; ven. 11/20

***

Nelle foto
– Okamoto Toyohiko: “La Sorgente dei Fiori di Pesco”, inizi ‘800
– Kano Yasunobu: “Paesaggi di ispirazione cinese”, XVII sec.
– n. i. “Attraversando il ponte sul ruscello”, fine XVIII sec.
– Yietsugu: “Katana Koto”, circa 1530

 

Una nuova tappa della ricerca storica sulla antica casata dei Gozzano

Armano Luigi Gozzano instancabilmente continua la ricerca dei documenti storici sulla genealogia della nobile casata Gozzano in Piemonte.

Luzzogno per alcuni secoli rappresentò l’unità civile e religiosa e la prima comunità ad erigersi in parrocchia e rendersi autonoma da Omegna nel 1455.La nobile casata dei Gozzano, scomparsa ormai da quasi quattro secoli da Luzzogno,lasciò evidenti segni del loro passaggio.Un ricco signore della famiglia eresse per ex- voto il Santuario della Madonna delle Grazie,detto della Colletta,dove si trova la Natività della Beata Vergine Maria.
Foto 1 (idem alla foto di testata).
L’edificio risale al 1400 ed il motivo della costruzione é illustrato nell’affresco posto sopra alla porta di ingresso.Si racconta in una antica tradizione che un Gozzano ed un suo compagno di lavoro, entrambi artigiani,durante una rapina ad una muta di muli carichi di monete d’oro,furono arrestati per errore e scambiati per i veri ladri. L’affresco rappresenta il povero Gozzano che invoca la Madonna della Colletta,poi liberato per intervento divino ingrandí l’antico oratorio ed eresse a sue spese l’attuale Santuario.
Annualmente si celebra la festa della natività
della Vergine,ed ogni tre anni si svolge la processione notturna che parte dalla Colletta e il suo svolgimento é rimasto immutato dal 1882.Il Comitato apposito allestisce la bella e bianca galleria formata da 180 pezze di canapa antica appartenente ad ogni famiglia,con pali e corde che formano lo “stradone” lungo 80 metri, abbellito in stile veneziano con luci e bandiere per accogliere l’ ingresso trionfale della loro Regina nella parrocchiale di San Giacomo.
La cura per la luminosità della festa riunisce in una unica volontà tutti gli abitanti e nei vestiti delle donne rivive il cuore della gente per rendere onore alla Madonna.Due i costumi della Valle Strona,originali e pittoreschi e anche aristocratici :il Walser nella parte alta con Forno e Campello Monti con i nastri sul petto come ornamento,e nella parte centrale con Massiola,Sambughetto, Luzzogno e Fornero dove il bustino é l’ornamento più bello.Alla Colletta sono conservati pregevoli affreschi del pittore torinese Vittorio Cavalleri,socio onorario della Accademia di Brera e della Albertina di Torino,ospite nelle estatiche vacanze a Luzzogno.La antica casa padronale dei Conti Gozzano risale al 1400,e nel 1709 Francesco Bernardino Gozzano la cede al comune per la somma di 372 lire,a patto che resti utilizzata come canonica.Figlio del nobile Antonio notaio e regolatore dei libri del Maestrato Ducale di Casale,abitò a Cereseto e a Serralunga di Crea,feudi del ricchissimo cugino Marchese Giacomo Bartolomeo Gozzani di Treville,vice presidente del Senato monferrino.La sua discendenza ebbe sviluppo a carattere militare,come descritto nel suo diario di famiglia:
Antonio, tenente colonnello di fanteria di Casale e di Susa,espugnò al nemico le città di Cuneo, Alessandria e Castelfidardo.
Nominato Cavaliere e investito di beni feudali da Vittorio Amedeo di Savoia con menzione.
Felice Raimondo, componente dei Dragoni di Sardegna.
Giovanni Carlo, Cavaliere e Maggiore Generale di fortezza a Casale e governatore del forte di Verrua Savoia.
Giovanni Battista, nominato Cavaliere da Vittorio Emanuele, capitano nella grande battaglia del 2-12-1805 di Austerlitz,che segnò la dissoluzione del S.R.I. a
fianco di Napoleone Bonaparte contro l’armata austriaca e russa,guidate dai loro imperatori.Nel suo diario di guerra descrisse la quasi disfatta delle due armate ,e dopo la battaglia Napoleone lo ospitò nel suo castello conquistato.Si trovò anche accerchiato ed imprigionato dagli austriaci ad Udine e portato a Lubiana in Carniola,città di sviluppo dei cugini Marchesi Gozzani emigrati da Casale Monferrato che diedero origine alla loro linea austriaca nel 1781.
Fu poi liberato su parola d’onore dagli austriaci per tornare in patria.Fu anche Maggiore di Brigata del reggimento di Saluzzo, Mondovì e Cuneo.Dopo Austerlitz fu nominato Maggiore Generale dei battaglioni di Alessandria, Vercelli e Casale Monferrato.
Carlo, Maggiore Generale della prima Brigata di Cavalleria di Torino,ebbe l’onore di portare un trofeo in bronzo,offerto da tutti gli ufficiali,sulla tomba del Principe Amedeo di Savoia,Duca di Aosta, a Superga.
Questa famiglia rappresenta la terza linea più importante emigrata da Luzzogno a Casale Monferrato, unitamente alle altre due linee principali,i Marchesi Gozzani di San Giorgio e di Treville.Utilizzarono lo scudo araldico dei cugini di San Giorgio.
La casa Gozzano, dei coniugi Zanoni,é stata ristrutturata completamente,compresa l’edicola adiacente, raffigurante San Filippo Neri e la Madonna del Rosario con il  Bambino.
Sul loggiato é conservato un affresco di autore sconosciuto che riproduce i vizi capitali e le virtù,rappresentate da una doppia serie di figure allegoriche e scritte a fianco della palma dove siede la Madonna con il Bambino, risalente al 1500.
Fu restaurato la prima volta da Don Luigi Arioli,padre Rosminiano, professore di storia a Stresa.
Nella valle esistono ancora famiglie collegate dai matrimoni con i Gozzano del 1500 :
Piana : Agnese sposa inizio 1600 Giovanni Battista Gozzano.Oggi residenti a Luzzogno, Fornero, Campello Monti e Strona.A Casale Monferrato i nobili Piana nel 1652 con Pietro e nel 1654 con Giovanni Battista furono testimoni di atti notarili dei cognati Gozzano.
Savoia : Antonio nel 1573 cugino di Antonio Gozzano.Oggi residenti a Luzzogno e Strona.
De Giorgis : nel 1550 una famiglia Gozzano venne assorbita dai De Giorgis,si pensa per opportunismo,prima come Gozzano/De Giorgi,poi in via definitiva come Giorgi.Oggi residenti a Fornero.Si narra in valle che i Gozzano come i Giorgi emigrarono a Luzzogno dalla Val Vigezzo.
Alessi : Giovanni sposa nel 1633 Caterina Gozzano,oggi  proprietari della nota azienda di casalinghi a Crusinallo di Omegna,nipoti dei Bialetti.
Bialetti : Giorgio di Casale Corte Cerro sposa nel 1654 Domenica Gozzano,oggi produttori delle famose caffetterie a Crusinallo di Omegna.
Nel 1995 l’epilogo della ricerca sulle proprie origini del Marchese Titus Gozani,ultimo discendente della linea austriaca di San Giorgio,si concluse a Luzzogno, iniziata molti anni prima con il padre Marchese Leo Ferdinando nel 1963 a Casale Monferrato.
Giuliana Romano Bussola

Con il make-up Palazzo Madama torna alla “grande bellezza”

Con il prezioso contributo di FONDAZIONE CRT

Palazzo Madama, bombardato il 13 agosto durante l’ultimo conflitto mondiale, nel corso dei secoli ha avuto importanti interventi di ristrutturazione e abbellimenti per opera di molti artisti adoperatisi per impreziosirlo.

Residenza ufficiale delle due Madame Reali, il Palazzo fu rinnovato in fasi successive a cura di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours e dell’altra Madama reale, Cristina di Francia.

Il tempo passa e il Palazzo ha nuovamente bisogno di opere di restauro per garantire la sicurezza e riportare alle origini la “Grande Bellezza”. L’intervento, promosso dalla Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, sarà interamente finanziato da Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama

Prende il via il grande progetto di restauro e consolidamento dell’avancorpo centrale della facciata juvarriana, capolavoro architettonico del Settecento europeo: una spettacolare, complessa e delicata operazione “chirurgica”, capace di “mixare” antiche tecniche artigianali e metodologie all’avanguardia, recuperando i marmi originali accanto all’impiego di materiali contemporanei, come fibre di carbonio, resina e acciaio inox nelle parti nascoste dell’edificio.

Alcuni materiali utilizzati  sono già stati sperimentati con successo nella Torre di Pisa.

Il progetto sarà caratterizzato dal recupero filologico e dal consolidamento di tutti i 3.730 blocchi di marmo e dall’inserimento reversibile di “protesi” in acciaio abbinato alla musealizzazione delle 4 monumentali statue allegoriche sulla sommità.

«Il restauro di Palazzo Madama è il primo dono che la Fondazione CRT fa alla città e alla regione nel proprio trentennale, rafforzando la lunga tradizione di solidarietà verso il patrimonio storico-artistico, a partire dalle Residenze Sabaude – dichiara il Presidente di Fondazione CRT Giovanni QuagliaCi prendiamo cura di un bene di rilevanza nazionale che appartiene a tutti, con l’impegno di collaborare con le istituzioni per un nuovo Rinascimento culturale, continuando a far risplendere nel tempo la ‘grande bellezza’ diffusa sul territorio che rafforza il senso di comunità»

«Sarà – aggiunge il presidente Quaglia – un cantiere della conoscenza che esplorerà le sotterranee “Cantine juvarriane, mai svelate ai visitatori». Gli appassionati potranno assistere dal “vivo” a tutte le principali fasi del ristrutturazione.

Il progetto di restauro e consolidamento strutturale – approvato dal MIBACT e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio –  è firmato  dall’architetto Gianfranco Gritella.

Il Presidente della Fondazione Torino Musei, Maurizio Cibrario, spiega: «Non credo esista in Torino un altro monumento le cui pietre racchiudano 2000 anni di storia al pari di Palazzo Madama. Dall’insediamento romano agli Acaia, i Duchi di Savoia, le Madame Reali, sino al Senato del Regno di Italia, una carrellata ineguagliabile di gestione del potere civico e statale. A trecento anni dalla trasformazione da fortezza a capolavoro dell’arte barocca, si rende necessario un grandioso lavoro di restauro, consentito dal senso civico e dalla sensibilità storica e artistica della Fondazione CRT, a cui va la profonda riconoscenza nostra e dell’intera Città. Si preannuncia anche un intervento delMinistero per i beni e le attività culturali che, se dovesse realizzarsi, completerebbe in modo mirabile il piano dei lavori. Anche per tale ragione la nostra gratitudine va alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, per i consigli, la guida e il sostegno offerti in questa essenziale fase introduttiva».

In dettaglio, le opere per riportare la facciata al suo antico splendore prevedono il restauro dell’apparato architettonico e decorativo; il consolidamento strutturale dei soffitti e degli architravi lapidei dei tre intercolumni del pronao centrale; il sollevamento, il trasporto e il restauro delle quattro monumentali statue allegoriche di coronamento del pronao, che saranno musealizzate e sostituite da copie identiche sulla sommità dell’edificio; il restauro, la revisione e il consolidamento strutturale dei serramenti lignei; la revisione e l’adeguamento dei sistemi di smaltimento delle acquemeteoriche della copertura e, infine, il recupero dei sotterranei circostanti il palazzo.

Entro la primavera, la Fondazione Torino Musei pubblicherà il bando di gara per l’affidamento dei lavori sull’avancorpo centrale, che inizieranno prima dell’estate e dureranno circa un anno e mezzo, per concludersi a fine 2022.

Tommaso Lo Russo 

(Foto: il Torinese)

E’ di nuovo tempo di Seeyousound

Dal 19 al 25 febbraio torna il Seeyousound International Music Fim Festival, il festival che celebra il sacro legame tra cinema e musica, alla sua settima edizione.

Quest’anno il festival accoglierà i suoi spettatori nella nuova sala virtuale PLAYSYS.TV con una selezione di film recenti tra la migliore produzione cinematografica a tematica musicale mondiale: 81 titoli di cui 5 in anteprima assoluta e 16 in anteprima italiana, 1 concorso dedicato alle sonorizzazioni e 1 focus che attraverserà le varie sezioni. Ogni giorno verranno resi disponibili nuovi titoli che resteranno in visione per 7 giorni a partire dalle 9.00 del mattino. Rimangono cinque le sezioni competitive con un programma ridotto: 3 lungometraggi di finzione in LONG PLAY FEATURE e 4 di cinema del reale in LONG PLAY DOC, 10 cortometraggi nel concorso 7INCH e 20 videoclip del contest SOUNDIES e FREQUENCIES, contest per musicisti lanciato nel 2019.


Il motto di questa edizione, “Can’t stop the music!”, sembra essere un monito: la musica, come il cinema, il teatro, il balletto, sono in grado di travalicare le sale, vivere in un altrove. E il Seeyousound accetta la sfida e non trascura, con un atto eroico, anche “in remoto”, le performance dal vivo, fiore all’occhiello delle ultime edizioni. Con gli appuntamenti quotidiani ‘Seeyousound Live Show’ sarà possibile assistere gratuitamente sui canali social del festival a talk e approfondimenti con più di 60 ospiti e concerti in diretta dal Cineteatro Baretti di Torino.
La musica black è al centro del focus Black Lives Matters, che attraversa in modo trasversale tutte le sezioni con una selezione di film imperdibili in anteprima italiana: RONNIE’S di Oliver Murray, brillante omaggio a Ronnie Scott e al suo jazz club londinese noto in tutto il mondo; il film esplora i 60 anni di storia del locale dalla Swinging London ad oggi con sguardo nostalgico e un ricco alternarsi di esibizioni inedite e interviste delle più iconiche figure del jazz e non solo, tra cui Sonny Rollins, Chet Baker, Miles Davis, Ella Fitzgerald, Dizzy Gillespie, Nina Simone, Van Morrison e Jimi Hendrix; EVERYTHING: THE REAL THING STORY, acclamato film di Simon Sheridan sui THE REAL THING e la prima rivoluzione della musica nera in UK; CONTRADICT alla scoperta di una new wave che grazie a internet, registra e diffonde musica con cui reclamare un nuovo ruolo per l’Africa LISBON BEAT si muove nella periferia di Lisbona e la sua vibrante scena musicale afro-portoghese; e visibile per la prima volta in assoluto, OSANNAPLES che celebra i 50 anni di carriera della band partenopea OSANNA e include un demo inedito di Pino Daniele.
Tra le anteprime assolute: LA MUSICA NON BASTA sulla band torinese EUGENIO IN VIA DI GIOIA; NOTHIN’ AT ALL documenta il ritorno di PIVIO all’attività concertistica dopo 35 anni di rarissimi live e una carriera dedicata alla musica da film; LA LEGGENDA DEL MOLLEGGIATO sulla residenza artistica di Jazz:Re:Found, durante la quale 12 musicisti hanno rielaborano il repertorio più black ed esterofilo di ADRIANO CELENTANO; MOONDOG CAN SEE YOU immortala il viaggio di ricerca dall’ensemble Lapsus Lumine sul visionario cantautore e compositore statunitense LOUIS THOMAS HARDIN.
Tra le tante chicche della sezione INTO THE GROOVE Blondie: Vivir En La Habana di Rob Roth sull’esibizione della rock band a L’Avana nel 2019.

Tra i film inediti in Italia: l’ultimo film di Julien Temple co-prodotto da Johnny Depp CROCK OF GOLD che ripercorre la vita del frontman dei POGUES; IN A SILENT WAY sui Talk Talk e la creazione del loro album sperimentale Spirit of Eden; DON’T GO GENTLE sugli Idles, band tra le più interessanti del panorama internazionale odierno; ROCKFIELD, storia vera di due fratelli che hanno trasformato la loro fattoria nel primo studio di registrazione residenziale di sempre, da cui sono passati Black Sabbath, Queen, Robert Plan, Oasis, Coldplay; VARIAÇÕES di João Mai, omaggio alla prima superstar portoghese dichiaratamente omosessuale António Variações; il documentario islandese A SONG CALLED HATE di Anna Hildur, sulla pluripremiata band di techno e BDSM ‘HATARI’.

I finalisti di Frequencies, il contest curato da Riccardo Mazza rivolto a musicisti, producer e sound designer per la sonorizzazione originale di un film muto, si esibiranno dal vivo sonorizzando quattro cortometraggi degli anni venti e trenta tratti dall’Archivio MNC, selezionati in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. La giuria composta da Francesco Giomi (professore musica elettronica Conservatorio di Bologna, direttore Tempo Reale di Firenze), Giorgio Li Calzi (trombettista, produttore e direttore CHAMOISic e Torino Jazz Festival) e Julia Kent (violoncellista e compositrice newyorkese) decreterà il vincitore.
I finalisti selezionati accederanno a opportunità elaborate dal network di TOurDAYS, progetto della Città di Torino realizzato da Fondazione per la Cultura Torino e TOdays festival, e potranno connettersi ai progetti cittadini facenti parte della rete costituita, tra cui Sounzone che offrirà una registrazione audio/video live nel network di Off The Corner e la partecipazione a iniziative promosse da Club Silenzio. Una speciale menzione sarà assegnata da parte dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa che selezionerà, tra tutti i lavori presentati dai partecipanti al bando 2021, la clip che verrà pubblicata sul canale ufficiale YouTube dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa.

La cerimonia di premiazione di giovedì 25 febbraio alle 18.00 vedrà l’esibizione live dei finalisti di Frequencies seguita dall’assegnazione dei premi delle 5 sezioni competitive oltre che del Premio Torinosette per il Miglior Lungometraggio deciso dai giurati scelti tra i lettori del settimanale.
«Rieccoci qui, un anno dopo. La settima edizione di Seeyousound non ha nulla di scontato. – racconta il direttore del festival Carlo Griseri. Un anno fa la sesta è stata interrotta dopo pochissime proiezioni, e da allora il mondo è cambiato. Non solo il nostro, ovviamente. Ci siamo dovuti riprendere, abbiamo dovuto ripensarci e abbiamo scelto di rilanciare. Il ritorno a contatto con il pubblico in sala lo dobbiamo rimandare ancora, ma siamo pronti per un’edizione speciale: con la nascita di una casa virtuale ma nostra, viva, in cui far confluire ora la selezione del festival e poi, da marzo, continuare a proporre cinema a tematica musicale. Playsys.tv non è solo l’indirizzo “di casa”, ma sarà anche il luogo in cui tutta la comunità di Seeyousound – fatta dallo staff, dagli autori, dai musicisti e dal pubblico – potrà ritrovarsi e riconoscersi. #cantstopmusic, del resto.»

SEEYOUSOUND si potrà guardare ovunque, semplicemente on demand su PLAYSYS.TV (biglietto singolo 3,99€; abbonamento festival 35€ e abbonamento sostenitore 45€ acquistabili su www.seeyousound.org e www.playsys.tv).
INFO www.seeyousound.org info@seeyousound.org facebook.com/SEEYOUSOUND instagram.com/seeyousoundfestival twitter.com/seeyousound

Giuliana Prestipino