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All’ospedale Mauriziano di Torino nasce la nuova telemedicina

Con un sistema di autovalutazione per pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali con una piattaforma web per smartphone, grazie al Politecnico di Torino

L’ospedale Mauriziano con il Politecnico di Torino e la Fondazione LINKS ha sviluppato un nuovo e rivoluzionario sistema di telemedicina per la Gastroenterologia (diretta dal dottor Rodolfo Rocca). Si tratta di una piattaforma web IBD Tool sperimentale per un sistema di autovalutazione per pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (Progetto IBD eHealth) da remoto ed elettronico, tipo help desk automatizzato (IBD eHealth) specificamente per telemedicina.

È stata così sviluppata una piattaforma (sito web fruibile da smartphone o computer: IBD Tool), che sfrutta le funzioni avanzate dei più recenti sistemi di comunicazione senza fili, di comunicazione multimediale e di interfacce per l’acquisizione dei dati dei sensori clinici.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD), malattia di Crohn (MC) e colite ulcerosa (UC) sono patologie croniche a decorso invalidante, caratterizzate da più elevata incidenza tra i 15 ed i 45 anni di età, con una prevalenza all’incirca di 100-200 casi su 100.000 abitanti ed interessano circa 15.000 soggetti sul territorio piemontese. Queste malattie determinano con il loro decorso un effetto invalidante su diverse dimensioni del paziente: fisica, psicologica, sociale e lavorativa.

Per telemedicina, o “eHealth”, s’intende l’utilizzo di strumenti basati su tecnologie informatiche e della comunicazione per sostenere e promuovere prevenzione, diagnosi, trattamento e monitoraggio delle malattie e la gestione della salute. L’applicazione di metodiche di eHealth, basate su questionari clinici e/o raccolta di dati biometrici, è stata studiata per migliorare la gestione dei pazienti affetti da svariate malattie ed anche nel campo delle IBD.

I pazienti con IBD hanno spesso difficoltà nel gestire le terapie, ma soprattutto le loro attività quotidiane in rapporto all’improvvisa variazione dei sintomi, che richiedono diversi livelli di prestazioni assistenziali (visita, endoscopia, day hospital o ricovero). La variabilità dei sintomi richiede un pronto riconoscimento e tempestivi interventi per limitare il rischio di recrudescenze che, sotto-trattate, possano arrivare a richiedere ricoveri ed interventi chirurgici.

L’applicazione della telemedicina al Mauriziano è stata pensata per monitorare e per risolvere alcune di queste problematiche.

Come funziona

I pazienti affetti da IBD afferenti all’ospedale Mauriziano di Torino vengono attualmente invitati a partecipare al programma di eHealth, attraverso gli accessi in mobile (smartphone) e/o sito web e vengono attualmente sottoposti a due livelli di assistenza remota, con monitoraggio più o meno intensivo del loro stato di salute (eHealth o standard of care). I loro dati clinici vengono raccolti in remoto ed opportunamente integrati con i dati relativi ai biomarker (marcatori biologici) e giudizi clinici.

Ad oggi sono già stati invitati sulla piattaforma IBD Tool 536 pazienti afferenti all’Ambulatorio del Centro Malattie Infiammatorie Croniche della Gastroenterologia del Mauriziano (286 affetti da malattia di Crohn e 250 affetti da colite ulcerosa). La piattaforma consente tra l’altro di verificare in tempo reale quanti pazienti presentino un’attività di malattia stabile (59%), in miglioramento (21%) o in peggioramento (20%) rispetto alla valutazione precedente.

Inoltre il sistema IBD Tool include un’area di chat per permettere ai pazienti di contattare il Centro comunicando problemi specifici, o allegare i propri esami per ottenerne valutazione da parte del Centro stesso, facilitando il supporto al paziente. I pazienti che si mantengono all’interno dell’algoritmo preimpostato con le loro risposte ai questionari, ricevono un messaggio dal sistema che conferma la loro stabilità, e corrispondentemente il medico non dovrà intervenire. Al contrario in caso di scostamenti (comportamento outlier), il paziente verrà contattato tempestivamente dal Centro per una valutazione clinica tempestiva e per azioni correttive mirate.

Ricadute attese

In analogia con altri sistemi di telemedicina, si prevede che le ricadute del sistema IBD eHealth potranno essere:

Per i pazienti:
o Migliore e più capillare follow-up dei loro sintomi e delle loro necessità
o Diretto e tempestivo accesso con sistemi di teleconferenza a sistemi di assistenza sanitaria in remoto
o Più rapido accesso alla struttura sanitaria in caso di deterioramento non controllato della condizione clinica
o Risparmio di tempo per visite ed esami non necessari
Per i Medici:
o Risparmio di tempo/visita
o Possibilità di accedere in tempo reale alla situazione clinica dei pazienti ed all’evoluzione storica
o Accesso ad analisi dell’andamento dei sintomi sviluppate con tecniche di intelligenza artificiale (decisioni assistite)
Per la struttura sanitaria:
o Risparmi economici
o Valorizzazione da approccio innovativo
o Esportabilità del modello a basso costo in altre strutture sanitarie o in altre aree terapeutiche.

La Guardia di Finanza scopre frode milionaria.  Sequestrati oltre 400 mila capi  in falsa seta e cashmere

La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato nei scorsi giorni oltre 400 mila capi d’abbigliamento confezionati con materiale sintetico ma etichettati, in modo mendace, come prodotti mediante l’utilizzo di filati di pregio.

L’operazione, condotta dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino, è stata avviata nelle scorse settimane quando i baschi verdi, insospettiti dai prezzi troppo convenienti praticati su alcuni articoli di maglieria presentati come di alta qualità, in vendita in un negozio della città della Mole, hanno intrapreso accertamenti, supportati anche dalle analisi scientifiche effettuate dal Laboratorio Chimico del CNR di Biella, i cui esiti hanno confermato i sospetti delle Fiamme Gialle, disvelando la reale composizione dei tessuti contrassegnati come seta e cashmere ma, di fatto, risultati essere poliestere e poliammide.

Le successive indagini, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, hanno consentito di risalire a tutte le fasi della filiera degli approvvigionamenti e individuare gli importatori dei capi di abbigliamento i quali sono risultati detenere i propri depositi a Milano, nella cosiddetta Chinatown, e in un noto centro commerciale, in prevalenza sede di aziende importatrici gestite da imprenditori di etnia cinese, ubicato in Agrate Brianza (MB).

Migliaia gli articoli di maglieria e di abbigliamento falsamente venduti come capi di pregio, sottoposti a sequestro poiché recanti false indicazioni, apposte sia sulle etichettature sia sui relativi imballi, circa la loro effettiva composizione e claims inequivocabilmente riconducibili ad una loro origine italiana, nonostante fossero importati dalla Cina.

Il valore della merce cautelata ammonta ad oltre 5 milioni di euro.

Tre gli imprenditori di origine cinese denunciati all’Autorità giudiziaria per i reati di frode in commercio, contraffazione marchi e ricettazione.

E con non poca sorpresa, nel corso della perquisizione effettuata nel quartiere di “Porta Palazzo” di Torino, i militari, tra le sciarpe di finta seta, hanno rinvenuto e sequestrato oltre 100 esemplari essiccati di “HOLOTHURIA LEUCOSPILOTA”, particolare varietà di invertebrato marino tutelata dalla Convenzione di Washington – Convention on International Trade of Endangered Species, (c.d. normativa CITES, siglata nel 1975, che si prefigge, quale principale obiettivo, di rafforzare il contrasto al commercio illegale delle specie protette, al fine di scongiurare il pericolo della loro estinzione), con conseguente denuncia a piede libero per importazione illecita nei confronti di una cittadina cinese.

Il nuovo Comitato per i diritti umani

Il Consiglio regionale ha designato i nuovi componenti del Comitato per i diritti umani e civili, venti esperti, due consiglieri regionali cessati dal mandato e due in carica.

“Il Comitato dei diritti umani diventa operativo e avrà come suo principale obiettivo quello di ampliare e consolidare l’impegno nella promozione e nella tutela dei diritti umani e civili anche in considerazione dell’attuale periodo storico nel quale è sempre più sentita la necessità di far conoscere, rendere effettivi e garantire con maggior forza i diritti riconosciuti dalla Costituzione a tutte le persone fisiche. Questi principi sono richiamati anche nel preambolo dello Statuto della nostra regione che vede quale fonte d’ispirazione la  Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”, commenta il presidente Stefano Allasia. I venti esperti nominati dal Consiglio, sono per lo più esponenti di realtà culturali, sociali, ONG, movimenti anti totalitari ecc. Come  rappresentanti politico-istituzionali politici sono stati eletti Sara Zambaia della Lega, in rappresentanza della maggioranza, con 26 voti e Silvio Magliano capogruppo dei Moderati in rappresentanza della minoranza con 18 voti. Il più votato è risultato con 39 voti Giampiero Leo. Portavoce del coordinamento interconfessionale del Piemonte, è stato votato sia dal centro destra che dal centro sinistra. Nei prossimi giorni il Presidente Allasia convocherà i membri per l’insediamento ufficiale del Comitato.

(Nella foto il componente più votato, Giampiero Leo)

Riaprono i centri antiviolenza, la Regione: “Nessuna donna deve essere lasciata sola”

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La decisione della giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale al Welfare, viene incontro a un fenomeno in preoccupante crescita, complici anche gli effetti nefasti del lock down: solo nel 2019 sono state 3150 le persone accolte dalle 20 strutture piemontesi e 94 posti sono stati messi a disposizione per l’accoglienza di vittime, sole o con figli. 

 

Dopo la serrata, dovuta all’epidemia di Covid19, riaprono i Centri Antiviolenza piemontesi. La decisione è stata deliberata dalla giunta regionale, che ha approvato le «Indicazioni operative per la ripresa in sicurezza delle attività in presenza dei Centri Antiviolenza e dei relativi sportelli e dei Centri per le Famiglie operanti sul territorio regionale».

 

«Si tratta di un provvedimento della massima importanza, perché viene incontro a un’esigenza concreta di protezione nei confronti della donne vittime di violenza», spiega l’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino, che ha fortemente voluto questo provvedimento. D’altronde i numeri, complice anche la situazione creata dalla pandemia, parlano chiaro, e descrivono una situazione più che preoccupante: i dati Istat disponibili dimostrano che la violenza sulle donne sta raggiungendo dimensioni inquietanti: tra i 14 e i 74 anni almeno una donna su tre ha subito almeno un episodio di violenza. La realtà piemontese, poi, è particolarmente articolata: sul territorio, infatti sono presenti 21 centri anti violenza e 12 case rifugio che operano in maniera integrata con la rete di servizi socio-assistenziali e assistenziali sul territorio.

 

Ma cosa offrono i Centri Antiviolenza? Innanzitutto un servizio di prima accoglienza, ascolto e di valutazione del rischio. In secondo luogo elaborano un percorso d’uscita dalla violenza attraverso la presa in carico delle vittime. Che possono contare anche su una consulenza psicologica, legale e sull’accompagnamento e orientamento ai servizi territoriali. Non solo: i centri svolgono anche attività rivolte alle vittime minorenni, con sostegno alla genitorialità. Senza dimenticarsi del orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. A queste struttura si affiancano, su tutto il territorio piemontese, 76 nuovi sportelli. Ovviamente le donne usufruiscono gratuitamente di tutti i servizi del proprio Centro Antiviolenza territoriale.

 

Ma quante donne, in Piemonte, si sono rivolte a queste strutture? Solo nel 2019, all’ultimo rilevamento, i 20 Centri Antiviolenza (il 21esimo, a Bra, si è attivato solo lo scorso anno) hanno seguito 3150 persone e 94 posti sono stati messi a disposizione dalle di rifugio per l’accoglienza di donne, sole o con figli, che hanno subito violenze.

 

«La riapertura del Centri Antiviolenza – spiega l’assessore Caucino – da me fortemente sollecitata, rappresenta un’ottima notizia per le troppe donne che durante il lock down – come descrivono i dati più recenti – sono state costrette a subire inaccettabili violenze domestiche. Un fenomeno odioso, aggravato – in questo periodo – dalla difficoltà di denunciare i soprusi e di trovare rifugio e conforto. Proprio quello che offrono i nostri Centri». «Credo – ha concluso Caucino – che compito della politica sia proprio quello di proteggere i più fragili, tra cui rientrano a pieno titolo le donne che sono state costrette a subire soprusi, violenze e angherie e che intendo proteggere con tutti i mezzi a disposizione. Non a caso, su mia proposta, la giunta ha aumentato di 200 mila euro il Fondo per le spese legali delle donne vittime di violenza. Un gesto significativo e concreto che dimostra l’attenzione del governo regionale a tutela delle vittime».

 

 

I CENTRI ANTIVIOLENZA IN PIEMONTE

 

 

Alessandria: 2 centri antiviolenza, 140 donne seguite

 

Asti: 1 centri antiviolenza, 75 donne seguite

 

Biella: 1 centro antiviolenza, 58 donne seguite

 

Cuneo: 2 centri antiviolenza, 340 donne seguite

 

Novara: 2 centri antiviolenza, 271 donne seguite

 

Torino: 9 centri antiviolenza, 2.083 donne seguite

 

VCO: 1 centro antiviolenza, 127 donne seguite

 

Vercelli: 2 centri antiviolenza, 56 donne seguite

Picchia la moglie ma è lui a chiamare la Polizia

Cittadino italiano arrestato nel quartiere Barriera Milano

 

Le violenze dell’uomo perduravano da circa 2 anni. Lui, a causa di alcune dipendenze, era diventato particolarmente irascibile nei confronti dei familiari conviventi, la moglie e la madre e la figlia di lei. In diverse occasioni, in stato di alterazione psicofisica, aveva aggredito le tre donne, prendendo di mira soprattutto la consorte. La vittima non si era mai rivolta alle Forze dell’Ordine nella speranza che la situazione migliorasse da sola. L’escalation di violenza arriva al suo culmine lo scorso giovedì quando l’uomo, dopo aver infranto un grosso recipiente contenente il pranzo, si è scagliato contro la moglie, colpendola con schiaffi e pugni. Solo l’intervento della figlia della signora ha permesso temporaneamente che la situazione non degenerasse. Il maltrattante, credendo addirittura di avere ragione, ha dunque contattato il 112 NUE per l’invio di una pattuglia di polizia sul posto. All’arrivo degli agenti del commissariato Barriera Milano, che trovavano la sala da pranzo completamente messa a soqquadro, l’uomo ha nuovamente aggredito la moglie, sfidando gli agenti a provare ad arrestarlo. Intervenuti per proteggere la donna,  l’uomo ha ripreso a distruggere delle ceramiche  che erano sul tavolo ed ha afferrato per l’uniforme gli operatori di polizia, minacciandoli che se la sarebbero vista brutta anche loro. E’ stato arrestato per maltrattamenti in famiglia e denunciato per violenza e resistenza a P.U. e danneggiamento. La vittima, che accusava forti dolori al viso, trasportata in ospedale, ne è stata dimessa con prognosi di 10 gg per un trauma al volto e all’avambraccio.

Fa il pieno di carburante e si rifiuta di pagare

Arrestato dalla Polizia per tentata rapina

 

E’ giunto a bordo della sua autovettura presso una stazione di rifornimento di corso Casale, qui ha chiesto il pieno di carburante ma poi si è rifiutato di pagare minacciando l’operatore. L’incaricato aveva effettuato due distinte operazioni in quanto, con molta probabilità, a causa di una bolla d’aria, la prima erogazione di gasolio si era interrotta. Il cliente non ha però creduto al fatto, si è rifiutato inizialmente di pagare la prima fornitura e poi successivamente di pagarle entrambe. E’ sceso dall’autovettura, si è avvicinato all’operatore nel tentativo di aggredirlo. L’uomo, un 38enne africano, è andato in escandescenza ed ha aggredito anche gli agenti delle volanti e del Comm.to Borgo Po giunti sul posto. Ha prelevato una transenna nell’area lavaggio auto e l’ha scagliata contro i poliziotti che sono riusciti a schivare il colpo ma, nella concitazione del momento, uno di essi è stato attinto al volto con un pugno. Riusciti a contenerlo, gli agenti lo hanno trasportato negli uffici dell’UPG per accertamenti sull’identità personale, che hanno fatto emergere come lo stesso avesse numerosi precedenti di polizia specifici. E’ stato arrestato per tentata rapina, resistenza  e lesioni a P.U. e denunciato in quanto, durante la perquisizione dell’autovettura a lui in uso, i poliziotti hanno rinvenuto un’ascia di piccole dimensioni, un paio di manette ed un telo raffigurante il logo dei Carabinieri che era esposto al di sopra del pannello del bagagliaio.

Uber a Torino, prima città in Italia con doppio servizio: Uber Taxi e Uber Black

Da oggi il servizio di mobilità Uber Black è attivo anche a Torino. Dopo il lancio di Uber Taxi nell’ottobre 2018, Uber conferma il proprio impegno nei confronti del capoluogo piemontese e dei sui abitanti offrendo così  un’ulteriore opportunità di spostamento, Uber Black, operato da proprietari di autovetture e licenze NCC. 

Torino è la prima città in Italia ad avere il doppio servizio, Uber Taxi e Uber Black,  e dopo Milano, Roma e il recente lancio di Bologna,  è la quarta città in Italia dove grazie alla App Uber ci si potrà spostare godendo del massimo comfort offerto dalle famose “auto nere”. In totale sono 5 le città italiane in cui Uber è attiva con servizi per la mobilità: Uber Black, sono infatti disponibili a Roma, Milano Bologna e, da oggi a Torino, Uber Taxi sempre a Torino Napoli.

L’arrivo di Uber Black a Torino rappresenta un’ulteriore opportunità di mobilità, a fronte della sempre crescente domanda di nuove opzioni di viaggio all’interno del sistema di mobilità urbano.  Tralasciando il 2020, nel 2019 l’app di Uber è stata, infatti, aperta oltre 145mila volte a Torino per verificare la disponibilità di corse in città. Inoltre, nell’ottica di essere una piattaforma di mobilità sempre più multimodale, l’integrazione dei monopattini Lime permette a tutti coloro che intendono utilizzare un mezzo della micromobilità a zero emissioni di poterne usufruire direttamente tramite l’app Uber.

Lorenzo Pireddu, Uber Head of Italy: “L’arrivo del nostro servizio Black a Torino rappresenta un importante sviluppo nel percorso di ampliamento dell’offerta dei nostri prodotti e servizi in Italia e avviene in un momento in cui stiamo registrando una significativa crescita di richieste di mobilità, in concomitanza con le riaperture post lockdown delle diverse attività Continueremo a lavorare per proporre, in sempre più città italiane, la nostra piattaforma di mobilità  in modo che sempre più persone possano organizzare i loro spostamenti direttamente dalla nostra applicazione in modo affidabile e sicuro”.

I passeggeri potranno così beneficiare di tutte le funzionalità di Uber Black, come la possibilità di avere informazioni sull’autistail modello dell’auto e conoscere il prezzo della corsa in anticipodividere il costo della corsa, visualizzare il percorso del proprio spostamento e, grazie al sistema di anonimizzazione, passeggeri e autisti potranno mettersi in contatto telefonicamente o via chat senza condividere il proprio numero di telefono, oltre alla possibilità di accedere al toolkit di sicurezza di Uber e ottenere assistenza in caso di bisogno.

Uber Black ha poi introdotto speciali misure in materia di Covid per proteggere passeggeri e autisti: obbligo per gli autisti di indossare la mascherina e relativo controllo tramite mask verification prima di andare on line; sanificazione dell’auto e fornitura di disinfettanti per le mani per i clienti; possibilità per gli autisti di annullare un viaggio senza alcuna penale qualora un cliente non indossi una mascherina o copertura per il viso; nuovo sistema di feedback per la segnalazione dei casi in cui un autista non indossi la mascherina.

Accedere a Uber Black è molto semplice: 

  1. Apri l’app di Uber
  2. Scegli una destinazione
  3. Scopri il prezzo finale in anticipo e conferma la corsa
  4. Goditi il tuo viaggio e quando sarà ora di ritornare a casa, segui la stessa procedura.

 

Truffe con assegni postali scoperti

Due arresti della Polizia di Stato

 

Si erano messi d’accordo per commettere delle truffe: il sistema era semplice. Pagamento alla consegna del bene tramite assegno, scoperto. I due, 39  e 45 anni, cittadini italiani nati e residenti a Torino, sono stati arrestati lo scorso lunedì pomeriggio in via Brunetta da personale della Squadra Volanti, grazie alla tempestiva segnalazione di un corriere. Quest’ultimo era già stata vittima di truffa da parte dei due la settimana precedente, quando aveva consegnato merce per un valore di 450 € a un soggetto italiano che aveva pagato con un assegno postale. Da verifiche effettuate il giorno successivo, tale assegno era risultato poi scoperto. Vani i tentativi di rintraccio dell’uomo che aveva preso la merce; si era, infatti, reso irreperibile al cellulare. Lo scorso lunedì, il medesimo corriere viene incaricato di una consegna del tutto simile alla precedente e nota che il numero di telefono dell’acquirente combacia con quello del truffatore. Scatta la trappola. A presentarsi per il ritiro è però un  secondo soggetto, il complice, sempre munito dello stesso carnet di assegni, che firmerà di suo pugno. Anche questa volta viene dunque emesso un pagamento a vuoto per 450 €. Gli agenti, nel corso degli accertamenti svolti, scoprono che le truffe messe a segno dalla coppia sono almeno 3, a partire dal mese di febbraio; in tutti i casi i complici hanno spartito la cifra in parti differenti: 350 € andavano al 45enne, che aveva ordito lo stratagemma, e 100 € al complice. Sono stati arrestati per tentata truffa aggravata in concorso e denunciati per truffa in trascorsa flagranza.

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Il bollettino Covid di mercoledì 19 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 515 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 30 dopo test antigenico), pari al 2.5 % di 20.203tamponi eseguiti, di cui 10.586 antigenici. Dei 515 nuovi casi, gli asintomatici sono 212 (41,2%).

I casi sono così ripartiti: 56 screening, 333 contatti di caso, 126 con indagine in corso; per ambito: 2 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 77 scolastico, 436 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 360.997 così suddivisi su base provinciale: 29.112 Alessandria, 17.263 Asti, 11.278 Biella, 52.043 Cuneo, 27.723 Novara, 193.371 Torino, 13.440 Vercelli, 12.767 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.480 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.520 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 133 (– 6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.075 (-39 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 8212

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.743.050(+ 20.203 rispetto a ieri), di cui 1.588.894 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.549

Sono 14 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.549deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.555 Alessandria, 701 Asti, 428 Biella, 1.436 Cuneo, 938 Novara, 5.512 Torino, 515 Vercelli, 369 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 95 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

340.028 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 340.028 (+1037rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 27.000 Alessandria, 16.253 Asti, 10.346 Biella, 49.059 Cuneo, 26.177 Novara, 182.765 Torino, 12.530 Vercelli, 12.124 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.391 extraregione e 2.383 in fase di definizione.

Piemonte – Liguria, Cirio e Toti ipotizzano la vaccinazione dei turisti

 Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio si incontreranno sabato a Torino  per individuare una soluzione condivisa sulla vaccinazione dei turisti. 

Così ha detto Toti a Genova a margine di un incontro pubblico.

“Siamo   a disposizione per vaccinare le persone che stanno in Liguria e viceversa, Piemonte e Liguria sono due Regioni con un grande interscambio, quindi c’è volontà di collaborare”, ha aggiunto Toti parlando con l’agenzia Ansa. “Se qualcuno trascorre alcuni mesi o molte settimane in Liguria è evidente che avrà a disposizione il servizio sanitario. Se uno viene a fare un weekend francamente è bene che lo faccia compatibilmente alle sue date di vaccinazione. – ha aggiunto Toti – Non è possibile trasformare il commissariato per i vaccini in un’agenzia di viaggio,  è chiaro. Chi si sposta  per l’Italia deve farlo tenendo conto dell’appuntamento per il vaccino, poi in alcuni specifici casi mi auguro si possa trovare una regolamentazione nazionale”