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La Regione ha deciso: coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino

La Regione Piemonte ha deciso  il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino a partire da lunedì 26 impedendo gli   spostamenti esclusi quelli  per lavoro o urgenze.

Il governatore Cirio ha convocato la giunta, gli  epidemiologi e  i direttori sanitari delle ASL per verificare la situazione negli  ospedali. La scelta è stata fatta in base anche al nuovo bollettino dei contagi, oltre 2000 nelle 24 ore, sentiti anche i sindaci e le associazioni economiche.

Ordinanza del ministro della Salute d’intesa con il presidente della Regione Cirio che spiega: “Gli ultimi dati ci costringono a questa decisione”

Allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi della pandemia, su tutto il territorio della Regione Piemonte a partire da lunedì 26 ottobre sono vietati gli spostamenti dalle 23 alle 5 del mattino, ad eccezione di comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità e urgenza, motivi di salute oppure il rientro a casa o presso la propria dimora, che dovranno essere certificate attraverso una autodichiarazione.

Lo definisce l’ordinanza appena firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

«D’accordo con i sindaci del territorio, abbiamo cercato di evitarlo intervenendo con misure chirurgiche, ma gli ultimi dati ci costringono a questa decisione», spiega il presidente Cirio al termine di una lunga giornata di confronto in costante contatto con il Ministero della Salute e con il territorio.
Fin da stamattina il presidente e la Giunta sono stati impegnati nel dialogo con i sindaci dei Comuni capoluogo, i presidenti delle Province, le Prefetture, i rappresentanti degli enti locali e delle forze economiche e produttive, per valutare la situazione e decidere le misure da adottare e tutti hanno condiviso questa decisione.

«Sono misure dolorose, ma condivise – sostiene il presidente Cirio -, perché l’aumento del contagio degli ultimi giorni impone regole più rigide. Il sistema sanitario regionale piemontese e tutto il personale stanno facendo il massimo. ll potenziamento dei posti letto, delle terapie intensive e dei laboratori ci permette di combattere questa battaglia con maggior forza, ma servono comunque misure di contenimento modulate sull’evolversi dell’epidemia. Per questo lavoriamo ogni giorno con gli altri Presidenti, il Ministero della Salute e i nostri epidemiologi, monitorando ora per ora la situazione, pronti ad assumere, con la prudenza che ci ha contraddistinto fin dall’inizio, ogni decisione si renda necessaria per tutelare la salute pubblica».

Il modulo dell’autodichiarazione per certificare il motivo degli spostamenti indifferibili e urgenti è scaricabile sul sito del Ministero dell’Interno o della Regione Piemonte.

L’ordinanza sarà valida fino al 13 novembre 2020.

Scuola di Applicazione, cinque ufficiali positivi al Covid

In aderenza a tutte le disposizioni e protocolli per il contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV-2, l’Esercito ha sottoposto tutti i frequentatori di corso, presso il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione di Torino, ai test di controllo all’avvio dell’attività formativa.

A seguito di periodiche verifiche, cinque frequentatori sono risultati positivi.
I casi interessati, nel rispetto delle procedure dettate dal Ministero della Salute e dall’Ispettorato Generale della Sanità Militare, sono monitorati e assistiti da personale sanitario dell’Esercito.
Tutti i corsisti sono stati posti in precauzionale autoisolamento nei propri alloggiamenti, all’interno della Scuola di Applicazione, da dove continuano a seguire le attività didattiche in videoconferenza e vengono sottoposti a un costante monitoraggio sanitario.
Presso gli istituti di studi militari sono sempre stati in atto e rispettate tutte le ultime disposizioni afferenti al distanziamento, igienizzazione e tutela del personale, previste da legge, finalizzate alla gestione e contenimento della emergenza epidemiologica da COVID-19.
(foto archivio)

Scoperta truffa delle patenti di guida “made in China”

Associazione per delinquere finalizzata al conseguimento illecito della patente di guida di categoria “B” da parte di candidati di nazionalità cinese 9 persone destinatarie di una misura cautelare emessa dall’Autorità Giudiziaria, delle quali 2 in carcere e 7 dell’obbligo di presentazione alla p.g.

 

Avevano costituito ben 2 organizzazioni criminali che avevano lo scopo di consentire a cittadini cinesi che non conoscono la lingua italiana né tanto meno le norme del Codice della Strada, di conseguire la patente di guida.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, P.M. Dr.ssa Elisa BUFFA,  nasce nel mese di novembre 2018 quando, grazie ad una collaudata collaborazione tra la Motorizzazione Civile e la Polizia di Stato, gli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale di Torino intervengono presso la sala esami della locale Motorizzazione a seguito di una segnalazione relativa ad un cittadino cinese, che con atteggiamento sospetto, sta effettuando la prova a quiz con la richiesta di ausilio del supporto audio ovvero delle cuffie con cui ascoltare le domande, oltre che visualizzarle sullo schermo. L’intervento della Polizia giudiziaria. viene effettuato al termine della prova, peraltro superata, accompagnando il candidato in una stanza attigua. Lì gli operanti riscontrano come l’uomo occulti tra gli indumenti e sotto una parrucca appositamente indossata, essendo l’uomo completamente calvo, un telefono cellulare ed un trasmettitore bluetooth ad esso collegato.

Tale strumentazione era servita al candidato per ricevere suggerimenti da una terza persona posizionata all’esterno della MCTC, che era in grado di avere contezza delle domande d’esame in quanto il contenuto delle stesse gli giungeva proprio attraverso il citato trasmettitore in quanto era riprodotto da una voce computerizzata nelle cuffie richieste dal candidato proprio a tale scopo.

Immediatamente, anche in considerazione del complesso sistema adottato per consentire all’uomo il superamento della prova, la Polizia giudiziaria ipotizzava l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata finalizzata al conseguimento illecito di patenti di guida e che quanto accertato non rappresentasse un episodio isolato.

L’esame dei tabulati telefonici delle utenze trovate in possesso del cittadino cinese e successivamente l’autorizzazione del G.I.P. di Torino all’attivazione delle intercettazioni telefoniche delle utenze da essi emerse, permettevano di suffragare tale ipotesi.

L’indagine, infatti, faceva luce su ben 2 organizzazioni criminali composte per la quasi totalità da cittadini cinesi che dietro il versamento di ingenti somme di denaro era in grado di garantire il conseguimento di patenti di guida a loro connazionali che, conoscendo poco o per nulla la lingua italiana, avrebbero avuto difficoltà insormontabili ad ottenerle in modo lecito, attraverso il superamento dei relativi esami di teoria svolti presso le Motorizzazioni di tutta Italia.

L’ascolto delle conversazioni telefoniche intercettate ha permesso alla PG di delineare compiutamente il modus operandi dei soggetti coinvolti in tale tipo di attività criminale che fruttava agli organizzatori dell’illecito sino a 7000 euro circa a patente a seconda del “servizio” offerto, che poteva riguardare la sola prova teorica o, come emerso nel corso delle indagini anche quella pratica.

In particolar modo venivano individuati 9 soggetti di cui 7 di nazionalità cinese 1, peruviano e 1 italiano, dimoranti a Torino, quali appartenenti a vario titolo a 2 distinte associazioni per delinquere che consentivano a soggetti di nazionalità cinese di ottenere il rilascio della patente di guida.  Dalle indagini emergeva che  i candidati, oltre a non avere la minima preparazione teorica, presentavano enormi difficoltà nel comprendere la lingua italiana e quindi oltre a non essere in grado di leggere i testi dei quiz loro sottoposti, durante gli esami pratici non riuscivano a rispondere alle domande, anche a quelle di routine più elementari, poste loro dai vari esaminatori prima e durante l’esame di guida: circostanze queste che danno il segno dell’elevato pericolo che potevano costituire alla guida di un veicolo.

Nell’ottobre del 2019 veniva depositata una prima informativa alla Procura della Repubblica di Torino, nella quale venivano deferite in stato di libertà 63 persone, ritenute responsabili di aver truccato 55 esami per il rilascio di patenti di guida. Ne seguiva una seconda nel giugno 2020 nella quale erano indagati altri 45 cittadini cinesi coinvolti in altrettanti episodi illeciti.

Alla luce di quanto rappresentato, nella giornata di mercoledì 21 ottobre, gli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Torino, coadiuvati dal personale della Polizia Stradale di Cuneo, Novara, Rimini, Prato e Vasto (CH), hanno eseguito una misura cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Torino, nei confronti di 9 persone, 2 delle quali in carcere e 7 destinatarie dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Contestualmente sono state eseguite diverse perquisizioni in varie località della penisola, in particolare a Vasto (CH) dove, il capo di una delle due organizzazioni, destinatario di una misura in carcere, pur avendo mantenuto la residenza a Torino, aveva trasferito i propri affari.

L’Autorità giudiziaria, ha provveduto già ad emettere 50 decreti di sequestro a carico di quelle patenti che si è accertato essere state ottenute attraverso i metodi descritti.

Chiusa centrale della droga

Arrestato un uomo e sequestrati 1,5 Kg di sostanze stupefacenti e una pistola

I Carabinieri hanno arrestato un 38enne italiano, residente nel quartiere Le Vallette, per possesso di 1,5 kg di sostanza stupefacente e di una pistola oggetto di furto.
L’operazione è scaturita da una segnalazione al 112 fatta da alcuni condomini di uno stabile, che lamentavano il continuo via vai di persone dall’interno di un appartamento, tra l’altro tutte prive di mascherina. Una pattuglia di militari della Compagnia Torino Mirafiori, inviata sul posto dalla Centrale Operativa, ha bussato alla porta del 38enne e ha trovato sulla tavola della cucina dodici buste contenenti in totale 1 kg di marijuana e ulteriori quattro buste con 500 grammi di cocaina. Oltre allo stupefacente, ancora da suddividere in piccole dosi da immettere sul mercato illecito degli stupefacenti, erano presenti macchinari per confezionare in sottovuoto e decine di bustine. Una successiva perquisizione della casa, svolta con l’ausilio di altre pattuglie giunte sul posto, ha permesso inoltre di trovare appoggiata su un mobile del salone, pronta per essere impugnata e utilizzata, una pistola cal. 7,65 e relativo munizionamento, che da successivi accertamenti è risultata provento di furto avvenuto nel 2016.
L’uomo è stato quindi arrestato per ricettazione, detenzione illegale d’arma comune da sparo e possesso di droga. La pistola sequestrata sarà inviata al Ris di Parma, per verificare se sia stata utilizzata per commettere dei reati.

Chiusura palestre, mancati rimborsi; che fare?

Riceviamo e pubblichiamo  CHIUSURA PALESTRE E CENTRI SPORTIVI: MANCATI RIMBORSI E OSTACOLI PER OTTENERE VOUCHER E RIMBORSI. QUALE SCENARIO DOPO LA PUBBLICAZIONE DEI DPCM DEL 13 E 18 OTTOBRE?

La chiusura di palestre e centri sportivi disposta nei mesi di marzo, aprile e maggio scorso ha recato un danno ai consumatori che non hanno potuto utilizzare gli abbonamenti.

Il Decreto Rilancio prevede che i gestori, anziché provvedere al rimborso monetario, possano rimborsare gli abbonati attraverso un voucher della durata di 12 mesi dall’emissione e di valore pari alla quota di abbonamento non usufruita.

Gli Sportelli del Movimento Consumatori hanno tuttavia ricevuto numerose segnalazioni di comportamenti lesivi dei diritti dei consumatori.

Alcune strutture, ad esempio, hanno condizionato l’erogazione del voucher al rinnovo dell’abbonamento per l’anno successivo o alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento, in violazione della norma che prevede che l’utilizzo del buono debba avvenire senza vincoli e/o condizioni, e quindi senza ulteriori obblighi a carico dell’utente.

Altre, invece, anziché emettere il voucher, hanno disposto unilateralmente un “congelamento” dell’abbonamento durante i mesi di chiusura forzata, per poi riattivarlo in automatico subito dopo la riapertura. Il tutto senza il consenso dell’utente che, secondo il Decreto Rilancio, può decidere liberamente quando usufruire del buono nell’arco dei 12 mesi di validità.

Sono inoltre pervenute segnalazioni di contratti di abbonamento stipulati con Associazioni Sportive Dilettantistiche che rifiutano di rimborsare coloro che si sono iscritti a corsi, sostenendo che l’importo versato rappresenti una quota di iscrizione all’associazione e non un corrispettivo commerciale.

Anche a seguito della riapertura di palestre e impianti dopo il lockdown (avvenuta in data 25 maggio 2020 nella Regione Piemonte) gli abbonati hanno riscontrato problematiche.

A causa dei provvedimenti sul distanziamento sociale, infatti, i servizi attualmente disponibili possono non corrispondere più a quelli previsti dal contratto. Possibilità di trattenersi nella struttura al massimo 90 o 120 minuti, eliminazione di servizi accessori quali doccia, sauna e piscina, sono fattori che riducono il valore della prestazione. Ciò nonostante, diverse palestre non accolgono le richieste di riduzione del prezzo pagato o di scioglimento del contratto.

Infine segnaliamo che i DPCM del 13 e del 18 ottobre 2020 potrebbero aprire un nuovo fronte nella questione. Infatti, seppure i nuovi decreti non prevedono la chiusura di palestre e piscine, stabiliscono però che l’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale, e che non sono consentite gare e competizioni. È prevista inoltre la sospensione di tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere ludico-amatoriale.

In caso di mancati rimborsi, lo Sportello di Torino è a disposizione per assistenza e informazioni: scrivi a torino@movimentoconsumatori.it o contatta il n. 011 5611414.

Venerdì sciopero Gtt di 24 ore

Venerdì 23 ottobre è stato indetto uno sciopero  di 24 ore del personale Gtt

 

E’ stato proclamato sui temi legati all’emergenza Covid ed altre tematiche aziendali da  Filt-Cigl, Fit-Cisl, Ugl autoferrotranvieri ed rsu. I mezzi pubblico circoleranno nelle fasce protette: metropolitana e linee urbane dalle 6 alle 9 e dalle 12 alle 15; extraurbani e ferroviari dall’inizio servizio alle 8 e dalle 14.30 alle 17.30

Dal Libano salvata bimba di tre anni con un trapianto di midollo osseo

Donato dal padre, presso l’ospedale Infantile Regina Margherita

 

Nel mese di agosto è stata accolta presso la Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute di Torino (diretta dalla professoressa Franca Fagioli) una piccola libanese di quasi 3 anni, affetta da una grave forma di leucemia mieloide acuta, refrattaria alle cure ed ai trattamenti praticati nel suo Paese.

Dopo la segnalazione del caso attraverso un corridoio umanitario facente capo alla Federazione delle Chiese Evangeliche è stata rapidamente presa in carico la piccola paziente, che in Libano non avrebbe potuto essere sottoposta ad una procedura di altissima specializzazione in grado di offrirle l’unica opportunità di sopravvivenza: il trapianto di midollo osseo.

“Mi congratulo con l’équipe medica ed il sistema di alta specializzazione sanitaria dell’ospedale Regina Margherita – dichiara l’Assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – che ha portato a compimento questo delicato intervento, reso possibile grazie all’impegno della Regione Piemonte, anche economico. E’ la dimostrazione di come la Sanità piemontese sia più che mai attiva, al di là dell’emergenza Covid”.

Le valutazioni fatte all’arrivo della paziente evidenziavano un quadro di ricaduta di malattia, in severa citopenia con importante discesa dei valori dell’emocromo, che la esponeva a rischi severi, di natura emorragica ed infettivologica, anche per le problematiche pregresse. Il carico terapeutico eseguito nel suo Paese ed alcune funzionalità d’organo con iniziale compromissione non avrebbero permesso una convenzionale chemioterapia intensiva.

Ad un mese di distanza, dopo le prime cure necessarie per stabilizzare il quadro clinico, attraverso la gestione dell’èquipe del Centro Trapianti della dottoressa Elena Vassallo (responsabile Unità Trapianto) e della dottoressa Silvia Scarrone (caposala), si riusciva a sottoporre la piccola a trapianto allogenico di midollo osseo, che, data l’urgenza del caso, veniva donato dal padre. Il decorso post-trapianto è stato complicato da un quadro infettivo severo, che è stato trattato con successo da antibiotici ad ampio spettro.

La paziente è stata appena dimessa dal Centro Trapianti in benessere ed in recupero ematologico e proseguirà i regolari controlli nel Day-Hospital dedicato.

Parallelamente è stato attivato un supporto di rete solidaristico umanitario necessario per le esigenze non sanitarie e per l’esecuzione dell’intero programma, che ha anche reso possibile l’arrivo in Italia della madre e del fratellino, consentendo da oggi il ricongiungimento familiare.

(foto: il Torinese)

 

Ruba all’interno di una azienda, arrestato minorenne

Ruba carte carburante, bancomat aziendali e alcuni attrezzi da lavoro, arrestato dai Carabinieri un quattordicenne per rapina.

In particolare il minore, insieme ad altri complici, è entrato all’interno di una ditta di Nichelino, nell’hinterland torinese. Dopo aver fatto razzia all’interno della ditta, sono stati scoperti da alcuni operai e da uno dei soci proprietari, che hanno tentato di bloccarli, ingaggiando una violenta colluttazione col giovane ragazzo, mentre i complici riuscivano a darsi alla fuga. Il tempestivo intervento dei militari dell’Arma, informati di quanto stava accadendo da una richiesta di aiuto pervenuta al 112, ha consentito di bloccare il giovane.

I carabinieri hanno successivamente recuperato l’intera refurtiva nel corso di un sopralluogo in un parcheggio pubblico adiacente alla ditta saccheggiata. Le indagini hanno consentito di stabilire che il gruppo aveva derubato anche un’altra azienda della zona.

L’arrestato è stato accompagnato al centro di prima accoglienza minori di Torino. Sono in corso indagini per identificare gli altri componenti della banda

Falso made in Italy La Guardia di Finanza scopre frode da 5 milioni

L’etichetta parlava di “Made in Italy”, di fatto però, i milioni di articoli sequestrati dalla Guardia di Finanza di Torino erano interamente prodotti ed importati dalla Repubblica Popolare Cinese.

L’operazione, condotta dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego con l’ausilio dei colleghi della Tenenza di Lanzo Torinese e coordinata dalla Procura della Repubblica Torinese, ha avuto inizio nei scorsi giorni quando, in alcuni negozi del capoluogo piemontese, i Finanzieri hanno notato esposti sugli scaffali, prodotti per la casa di una nota azienda italiana, le cui etichette e le indicazioni merceologiche erano palesemente contraffatte. Gli articoli, reclamizzati come “Made in Italy”, erano di fatto falsamente etichettati circa la loro provenienza e origine, il tutto incorniciato dalla simbologia inequivocabile della bandiera tricolore.

Le successive indagini hanno portato gli inquirenti sino al deposito della merce, individuato in un piccolo centro del Canavese.

Oltre 8 milioni  i coltelli, pronti per essere venduti come articoli “Made in Italy” ma di fatto prodotti in Cina, sequestrati per quella che appare come una gigantesca frode in commercio da oltre 5 milioni di euro.

Un ingente sequestro che ora vede tre imprenditori italiani denunciati all’Autorità Giudiziaria Torinese per frode in commercio.

Gravi irregolarità sono state accertate all’interno dell’azienda anche in materia di sicurezza sul lavoro: macchinari in precarie condizioni, tra l’altro alcuni muniti di lame taglienti senza alcuna protezione a tutela del lavoratore, sversamenti di liquami, capannoni interrati senza illuminazione; criticità queste che hanno indotto i Finanzieri a richiedere l’intervento da parte dello Spresal di Ivrea.

Gli stessi imprenditori coinvolti, fin da subito di fronte ai militari che effettuavano la perquisizione, si sono impegnati a modificare le indicazioni merceologiche in previsione delle successive importazioni.

L’attività della Guardia di Finanza oltre a contrastare tutte quelle forme di concorrenza sleale è anche mirata alla tutela dei “Distretti Industriali”, che da tempo è uno dei principali obiettivi strategici dei compiti di polizia economico finanziaria esclusivi del Corpo