ARTE- Pagina 59

Hayez, capolavori tra ambientazione medievale e sentimenti risorgimentali

Nelle sale della GAM, sino al 1° aprile 2024

Evvabbè, non ci saremo accaparrati “Il bacio”, gelosamente custodito a Brera, quello a cui guardò pure Visconti per tramandarci in “Senso” la passione e la disfatta risorgimentali di Livia Serpieri e Franz Mahler, manifesto inequivocabile dell’arte romantica di casa nostra, ambientazione medievale in triplice versione che lascia trasparire moti e sentimenti di sapore patriottico e ottocentesco: non avrà il richiamo del collega, ma nelle sale della GAM – che sino al primo aprile del prossimo anno ospiteranno la mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico”, organizzata e promossa da Fondazione Torino Musei, Gam Torino (un corposo terzo appuntamento, all’indomani dei Macchiaioli, 2018, e di Fattori, 2021) e 24 Ore Cultura (“Torino punto di riferimento”, sottolineano i responsabili: quindi ulteriori appuntamenti a venire) e curata con affetto e gran saggezza e lunga militanza sul campo da Fernando Mazzocca ed Elisa Lissoni, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera (ma altresì ancora nei prestiti tra gli altri il Liechtenstein. The Princely Collection, Vaduz-Vienna, l’Accademia di San Luca a Roma, la Fondazione Cariplo di Milano, gli Uffizi, il Musée Faure di Aix-les-Bains, Bologna, Pavia, Verona, Napoli, Trieste), grandioso allestimento – si mostra in una delle dieci sezioni che si snodano in successione cronologica, agguerrito, pronto a prendersi la sua bella rivincita, “L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo”, tela realizzata nel 1823 su invito di un ricco collezionista, in una Milano in cui il pittore poco più che trentenne s’era stabilito l’anno precedente, tela composta di struggente distacco, dello sguardo di compassione verso una giovanissima coppia e verso il destino di morte che li aspetta, badando a dare corpo esatto alla ricostruzione d’ambiente, alle colonne e agli archi, alle vesti e ai colori di mantelli e braghe, al candore dell’abito di lei ricamato, alla sedia e al crocefisso sullo sfondo, al quadro votivo, alla vecchia nutrice che occhieggia di lato, alla finestra istoriata, al muro di cinta e agli alberi e alla torre antica che s’innalza poco lontano. Quasi un biglietto da visita, comunque, come biglietto da visita, e “proprietà” tutta torinese, suona quella “Sete dei Crociati” che Hayez iniziò nel 1833, per concluderla diciassette anni dopo. Commissione di re Carlo Alberto, da porsi nella Sala delle Guardie del Corpo a Palazzo Reale, dove ancora la si può ammirare: l’opera che il pittore considerava la sua più importante, il suo impegno più lungo nel tempo, pensata e ripensata a lungo, come testimoniano “le decine di disegni, i fogli tracciati a matita, gli appunti visivi”, ogni cosa messa a fuoco in un turbinio di nudi e panneggi, di atmosfere e colori “che non hanno eguali nella pittura storica del tempo”. È un continuo confronto per il visitatore, le prime idee e la resa, una gioia per gli occhi e per l’ossequio al lavoro di un Maestro. Tutto diventa perfetto, tutto – anche se a tratti insorge una certa raggelante “freddezza”, uno sguardo che non ammette implicazioni del cuore o sentimentalismi larmoyant – s’imprime nella memoria. “Nacqui in Venezia il giorno 10 febbraio 1791 nella parrocchia di Santa Maria Mater Domini” suona l’incipit delle “Memorie” che l’artista dettò tra il 1869 e il ’75 all’amica Antonietta Negroni Prati Morosini (anch’essa in mostra, in abiti di ragazzina, forzatamente sorridente, con accanto grandi presenze floreali; un impegno, quello, non direttamente suo, lui “aveva, si sa, più facile il pennello che la penna”), lui di umilissimi natali, figlio di Chiara Torcellan, donna di Murano, e di un Giovanni povero pescatore originario di Valenciennes, tempi grami con cinque figli da sfamare, lui presto inviato dalla milanese zia materna che se la passava discretamente e avrebbe potuto essere d’aiuto, sposata ad un tal Francesco Binasco, antiquario e collezionista, che ebbe il merito di intuire un talento precoce, di avviarlo ai primi studi, di fargli respirare l’aria di bottega e di mettergli sotto il naso opere di maestri, Tiziano e Veronese e Antoon Van Dyck. L’inizio di una lunga vita (se ne andò nel febbraio del 1882), fatta di avventure e di amori, di celebrazioni, di successi che abbracciavano ogni opera al proprio apparire, campione che appena diciottenne si sposta a Roma con una borsa di studi triennale e con l’interessamento di Canova che lo vedeva capace di ​ rivoluzionare la pittura come lui aveva fatto con la scultura (“oh per Dio che avremo anche noi un pittore; ma bisogna tenerlo a Roma ancora qualche tempo, e io farò di tutto perché vi rimanga”, aveva scritto il potente conte Cicognara, presidente dell’Accademia veneziana, nel 1809 all’autore della “Paolina”), baluardo dell’Arte e del mondo artistico, testimone e uno dei caposaldi del passaggio tra Neoclassicismo e Romanticismo, considerato da Stendhal che visitò il suo studio “il maggiore pittore vivente” e da Mazzini interprete delle aspirazioni nazionali, posto con Manzoni e Verdi tra i Padri della Patria. Il soggiorno romano sarà una manna per lui, perduto nelle chiese e nelle Stanze vaticane a cercare la grandezza di Raffaello, ai Capitolini come al Museo Chiaromonti a studiare la statuaria greco-romana; sarà un bel panorama di nuove conoscenze, lui che nella maturità avrebbe avuto tra gli altri come mecenati e committenti Guglielmo I di Württemberg e Metternich e Radetzky, viaggiando tra Austria e Germania, nello splendore di una carriera strepitosa che lo “ha visto dialogare con i grandi artisti del suo tempo, cultori, letterati e musicisti”, come sottolinea Mazzocca. I salotti milanesi di Cristina di Belgioioso, stupendo ritratto avvolta nel suo abito scuro, l’acconciatura ricercata, e i monili, e di Carolina Zucchi, musa e amante, altro ritratto in mostra, altro covo d’eccellenza per ogni artista e patriota, sguardo languido, due grandi occhi neri, posato tra le lenzuola (“Ritratto di Carolina Zucchi a letto” o “La malata” del 1825), erano le calamite dell’universale sentire. Altre sezioni, altre decadi sparse nel secolo, altro innamorarti del concetto altissimo di perfezione, della rappresentazione di creature femminili (il “Bagno di ninfe”, sensuali nella loro cornice contemporanea) e virili nudi maschili (“Sansone”, rimasto appeso per almeno trent’anni nello studio del pittore, capace d’affascinare i visitatori dell’epoca, punto finale anch’esso dei tanti disegni preparatori, giro di boa inaspettato dalla “critica, stupefatta dalla svolta attuata dal pittore, fino ad allora impegnato nell’esecuzione di una superba serie di figure femminili” estremamente provocanti.

La perfezione che abbraccia il privato e il pubblico e il pubblico, guardato tra le pagine della storia, che dalle vicende di un tempo ormai lontanissimo strizza l’occhio a quelle dell’epoca dell’artista: nasce nel percorso della mostra “La dimensione civile della grande pittura storica”, tra il Trenta e il Quaranta dell’Ottocento. Pittore civile, che guarda alla Storia, votato in ogni momento a immaginare e a rinsaldare il destino di una nazione – quanto ancora è lontano quel futuro! -, Hayez guarda tra gli altri esempi alla figura di Pietro l’Eremita, alla sua “Crociata dei poveri” (1827/’29), e fa di quel fatto l’immagine odierna del riscatto nazionale, eroico ed epico, dà calore all’attualità politica, occupando grandi spazi per dare ampio respiro al paesaggio, alla gente comune pronta a seguire il monaco che li avrebbe guidati al grido di “Dio lo vuole”, inconsapevoli dell’infelice esito. Poi le eroine romantiche, da Giulietta e Imelda de’ Lambertazzi, poi quelle immerse nell’antico mondo ebraico, come Tamar di Giuda, avvolta nell’ampio mantello di un vivo colore giallo (“questa figura rappresenta molto nudo, e dal suo panneggiamento ho creduto darle il carattere biblico”), il che non le impedisce di esporre un prosperoso décolleté (ma non è la sola, a testimoniare la passione e l’ammirazione di Hayez per il gentil sesso, pronto com’era a camuffare e spargere nelle tele estimatrici e amiche e amanti); e poi la ritrattistica, dall’imperatore Ferinando I d’Austria, avvolto nei suoi paramenti regali, viso emblematico, tormentato dal proprio ruolo e deciso ad abdicare in favore di Francesco Giuseppe, a Clara Maffei (1845), avvenente signora del bel mondo milanese, restituitaci “con semplicità e immediatezza”, a D’Azeglio e Manzoni e Rossini, agli autoritratti, come quello gustoso, quasi da intrepido sfidante, dinanzi a un leone e a una tigre, come quello in età avanzata, a settantun anni, nel 1862, negli anni in cui Venezia era ancora in mano straniera e l’artista non esitava a porre la propria firma, “Hayez veneziano”.

Una città, la sua Venezia, che fa da sfondo all’”Accusa segreta” e al “Consiglio alla vendetta”, una nuova interpretazione del mito della città, “una città che qui appare come il tenebroso ed enigmatico palcoscenico di intrighi politici e amorosi, dove le ragioni del cuore entrano in conflitto con la crudele ​ ragion di stato, una rappresentazione dominata da tinte fosche e da una atmosfera torbida, con cui l’artista ha contribuito all’affermazione del mito di Venezia”. Al centro del secolo (1851, fa parte del patrimonio dei Musei Civici di Verona), si staglia uno dei capolavori di Francesco Hayez, “La meditazione”, un gioco di chiaroscuri, un viso nell’ombra e un seno scoperto, un libro che ha scritto in rosso, il colore del sangue, nel dorso “Storia d’Italia” e un crocefisso nelle mani di una donna, la luce fortissima che batte sulla veste, il corpo mollemente adagiato su una sedia addossata alla parete, quasi una bambola sfatta: è l’immagine di un’Italia ancora scomposta e uscita nel 1848 dai combattimenti, dalle perdite, alla ricerca di una libertà. È una meditazione sul momento storico, sulle pene e sulle lotte, sulle inquietudini e sul futuro, sugli insuccessi, sulla patria ancora sì bella e perduta. Un capolavoro, una delle tante opere remote o sconosciute rappresentate in mostra, che valgono sole il biglietto.

Elio Rabbione

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Nelle immagini: “Il Consiglio alla Vendetta”, 1851, Liechtenstein, The Princely Collections, Vaduz-Vienna; “Ritratto di Carolina Zucchi” o “L’ammalata”, 1822, Gam Torino; “Laocoonte, figlio di Priamo e sacerdote di Apollo, vittima, coi figli, della vendetta di Minerva, per cui partirono due grossi serpenti da Tenedo per avvinghiarli a morte nelle loro spire”, 1812, Milano Accademia de Belle Arti di Brera; “La Meditazione”, 1851, Verona Musei Civici, Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

Trekking urbano tra le Luci d’artista

Trekking urbano tra le

LUCI D’ARTISTA

domenica 19 novembre – ore 17:30

sabato 2 dicembre – ore 17:30

mercoledì 6 dicembre 2023 – ore 20:30

mercoledì 27 dicembre – ore 20:30

venerdì 12 gennaio 2024 – ore 20:30

Natura in città sotto le Luci d’Artista

metrotrail.it/luci-dartista

Grazie alla collaborazione tra MetroTrail e Fondazione Torino Musei, per la prima volta quest’anno sono stati proposti 4 itinerari di trekking urbano che abbinano Natura e Luci d’Artista 2023, per un Public Program sempre più ecologico e sostenibile.

Una guida escursionistica ambientale accompagna i visitatori a scoprire ambienti ecologicamente rilevanti a Torino – come fiumi, parchi, giardini e semplici aiuole – percorrendo impensabili sentieri urbani verdi, punteggiati dalle installazioni di Luci d’Artista. La silente fauna notturna dei fiumi fa da contrasto con le Luci stesse e la vita della città.

Alberi monumentali e giardini segreti segnano la riscossa della Natura sulla metropoli.

Le camminate sono lunghe indicativamente dai 6 ai 7 chilometri e durano circa 2 ore e mezza.

Durata e tariffe:

max 2,5 ore Tariffa intero: € 16,00 / Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00 / Bambini under 5: Free

Minimo 4 persone

Info e prenotazioni:

www.metrotrail.it/luci-dartista

info@metrotrail.it

Tel: +39 342 7530853 (anche WhatsApp)

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”. Al “Castello di Rivoli”

Una ricca antologica celebra i 90 anni del Maestro, esponente di spicco dell’“Arte Povera”

Fino al 25 febbraio 2024

Diciamolo subito. Nel percorso della “Manica Lunga” al “Castello di Rivoli”, fa bella mostra di sé anche la versione della “Venere degli stracci” (data in comodato al “Museo d’Arte Contemporanea” di piazza Mafalda di Savoia a Rivoli) dopo e nonostante la triste vicenda di Napoli, che ha visto una versione in grande formato dell’opera – fra le più iconiche del ‘900 ideata e realizzata dall’artista biellese nel 1967, come “ammonitrice” riproduzione della “Venere con mela” dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, – distrutta da un incendio doloso, in piazza del Municipio, il 12 luglio scorso.

 

La Bellezza che rigenera stracci ammassati l’uno sull’altro, miseria e brutture che di botto diventano “opera d’arte” e ritornano a vivere: il tutto finito in un vergognoso rogo. “Non mi stupisce – la prima reazione di Pistoletto – se si pensa che il nostro è un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia, con il fuoco e con la guerra”. E, purtroppo, quanta verità nelle parole dell’artista! Maestro indiscusso  che ha attraversato sessant’anni di storia artistica, sempre come protagonista di vicende dell’arte contemporanea d’avanguardia mai disgiunte dal senso più profondo della vita e del vivere in senso totale, navigando, vele al vento (spesso in solitaria), fra oceani di gioia e dolore, angoscia e frustrazione, morte e rinascita. Un tutt’uno, vita e arte. Un’inespugnabile fortezza in cui si riversano e prendono forma le più disparate componenti di riflessione culturale, sociale e ambientale, magnificamente riassunte e concretizzate nella sua leggendaria “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto”, nata a Biella nel ’94- sulla riconversione dell’ottocentesco “Lanificio Trombetta” – ed oggi vero e proprio presidio territoriale in cui l’arte è vista “come strumento di trasformazione sociale responsabile”. Idea coraggiosa, di non facile cavalcata, raccontata per capitoli in “Molti di uno”, l’ampia antologica (curata dal direttore del “Museo”, Carolyn Christov – Bakargiev e da Marcella Beccaria) dedicata a Michelangelo Pistolettoper i suoi 90 anni, compiuti il 25 giugnoscorso, e che “reinventa l’architettura ortogonale della Manica Lunga trasformandola in uno stupefacente groviglio armonioso, un dispositivo urbano irregolare e libero attraverso il quale raccogliere e rileggere tutta la sua arte”. Fra gli artisti che, a partire dalla metà degli anni ’60 del Novecento, hanno ridefinito il concetto di arte attraverso un’attenta e singolare “frequentazione” con l’“Arte Povera”, Pistoletto è rappresentato in questa mostra in tutto il suo lungo, personalissimo “vagabondare” artistico. Dal periodo (metà anni ’50) dell’“Autoritratto”(che trasforma il “soggetto individuale” in “soggetto plurale”) ai “Quadri Specchianti” (1962) che includono nell’opera la presenza dello spettatore, fino agli “Oggetti in meno”(’65 – ’67) e all’esperimento de “Le Stanze”realizzato nella torinese “Galleria Stein”. Per arrivare, molto in sintesi, agli anni ’80 – ‘90 con la serie dei volumi “scuri” (“Arte dello squallore”) e alla realizzazione della sua “Cittadellarte” e dell’“Università delle Idee” a Biella. Progetti che anticipano d’un passo (dopo il conferimento del “Leone d’Oro alla Carriera” alla Biennale di Venezia), la fase più recente del suo lavoro, quella del “Terzo Paradiso”, simboleggiato dal segno matematico dell’“infinito” e terza fase dell’umanità raggiunta nella “connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”. Un “iter” complesso che nella rassegna al “Castello di Rivoli” viene strutturato come architettura percorribile e composta da 29 “Uffizi” o “Stanze”, fra loro comunicanti “attraverso una serie di porte – spiega Marcella Beccaria –  ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica e la cui forma riprende il ‘Segno Arte’, concepito dall’artista nel 1976 e dato dall’intersezione di due triangoli, in cui inscrivere idealmente un corpo umano con braccia alzate e gambe divaricate”.

Nella futuribile visione di una nuova comunità eticamente responsabile, “la mostra – conclude Christov-Bakargievè anche un dispositivo per coinvolgere di più le persone, a partire dai lavoratori che a vario titolo operano all’interno e orbitano attorno al Museo rendendolo un microcosmo di una possibile ‘città ideale’. Ogni giorno, una persona, dotata di un sapere e di una prassi specifica in un’area per la quale esiste uno dei ‘29 Uffizi’, sarà il responsabile catalizzatore della giornata per il pubblico in visita”. Secondo una linea di dialogo continua fra artista e visitatore. E seguendo la volontà e il credo del giovane novantenne Pistoletto.

Gianni Milani

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”

Castello di Rivoli- Museo d’Arte Contemporanea”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 25 febbraio 2024

Orari:dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: “La Venere degli stracci”, 1967, Ph. Paolo Pellion; “QR – Code possession – Autoritratto”, 2019, Ph. Damiano Andreotti; “La mela reintegrata”, 2007-2019, Ph. Alessandro Lacisarella

“Gian Paolo Barbieri. Oltre” al forte di Bard

Una ricca retrospettiva dedicata al grande artista milanese, fra i massimi esponenti della “fotografia di moda” del Novecento

Fino al 3 marzo 2024

Bard (Aosta)

In un’intervista di qualche tempo fa, lui stesso dichiarava: “Fotografo il mondo per ritrovare me stesso”. Parole – guida, perfette per approcciarsi nel giusto modo alla grande personale che il “Forte di Bard” dedica, finoal 3 marzo del prossimo anno, al Maestro milanese che ha segnato la storia della fotografia contemporanea di moda e costume, Gian Paolo Barbieri (Milano, 1935), classificato nel ’68 dalla rivista “Stern” come “uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo”.

Realizzata in collaborazione con la “Fondazione Gian Paolo Barbieri” di Milano, curata  da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, la rassegna vede esposte, nelle “Sale delle Cantine”, 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000, frutto di un’approfondita ricerca condotta all’interno dell’archivio analogico dell’artista, patrimonio storico culturale, custodito dalla “Fondazione” a lui dedicata. Titolo, scelto con saggia competenza: “Gian Paolo Barbieri. Oltre”. E proprio quell’ “Oltre” deve guidarci alla precisa lettura e comprensione dell’opera complessiva di un artista nato nel periodo storico in cui nasceva la “moda italiana” che, in certo senso, l’obbligava a guidare i suoi scatti verso la cristallizzazione di immagini attente ad ogni più piccolo dettaglio, senza però restarne imbrigliato in toto, molto e ben presto giocando sui piacevoli effetti di un gusto singolarmente eccentrico e sulla volontà di spingere il suo sguardo sul corpo “oltre” la pura fisicità per indagarne e osservarne l’anima. “Oltre” i corpi. “Oltre” i volti. “Oltre” l’immediatezza dello scatto. “Oltre” il tutto. Nei suoi photo reportdestinati alle più famose campagne pubblicitarie, i capi del “prêt-à-porter” o dell’“haute couture” sono sempre trattati (grazie soprattutto al sodalizio con il leggendario Valentino)  come vere e proprie opere d’arte e spesso citano anche maestri di arti visive, del cinema e del teatro, suoi primi amori, con ben visibili tendenze futuriste nella libera, spregiudicata predisposizione di trucchi, accessori, scenografie o pettinature curate da lui stesso, come fosse lui il “fashion editor”.

Ispirazione Jodorovsky

 

E proprio la sua sensibilità “quasi pittorica” per il “set design”, cattura l’attenzione dell’élite internazionale della moda, permettendogli di pubblicare sulle più grandi riviste internazionali. Personaggi della scena come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Richard Avedon, fanno parte della sua storia tanto importante quanto le collaborazioni con le attrici più iconiche di tutti i tempi da Audrey Hepburn e Jerry Hall a “top model” come Veruschka, Naomi Campbell e Eva Herzigovà. Barbieri è la “voce creativa” della moda negli anni ’60, ‘70 e ’80. La voce dei brand più famosi da Walter Albini a Gianni Versace, da Valentino a Giorgio Armani, fino a Gianfranco Ferré, a Saint Laurent e a Vivienne Westwood. Gli anni Novanta aprono a Barbieri un nuovo capitolo di vita e di lavoro. Un’antica attrazione per l’esotismo lo porta a compiere diversi viaggi (dalle Seychelles, al Madagascar, alla Polinesia) alla scoperta “della cultura senza limiti – dicono i curatori della mostra – uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto”.

Sue opere hanno casa nei più importanti Musei del mondo. Un anno fa è stato anche presentato al pubblico il “docu-film” sulla vita dell’artista: “Gian Paolo Barbieri, l’uomo e la bellezza”, prodotto da “Moovie” in collaborazione con la sua “Fondazione” e nato dalla regia di Emiliano Scatarzi e da un soggetto di Federica Masin ed Emiliano Scatarzi. L’opera, che ripercorre la vita dell’artista, ha partecipato al “Biografilm Festival” di Bologna aggiudicandosi la vittoria dell’“Audience Award”  e al “Festival Master of Art” in Bulgaria, vincendo due premi: l’“Award for Best Debut documentary on Art” e lo “Special Award for Best documentary” in “Photography category”.

Gianni Milani

“Gian Paolo Barbieri. Oltre”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 3 marzo 2024

Orari: feriali 10/18; sab. dom. festivi 10/19

Nelle foto, Credits Gian Paolo Barbieri:

–       “Lilly Bistrattin in Pomellato”, Milano, 1971

–       “Benedetta Barzini”, Vogue Italia & Novità, Milano, 1965

–       “Susan Moncur in Valentino”, Vogue Italia, Roma, 1976

–       “Atollo di Aldhabra, Seychelles”, 1998

Tutti gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

SABATO 18 NOVEMBRE

Sabato 18 novembre ore 16.30

PROFUMI – CHYPRE – Sulle fragranze del Mediterraneo

Palazzo Madama – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

CHYPRE – Sulle fragranze del Mediterraneo

Lanciato nel 1917 da François Coty, il profumo Chypre richiamava le fragranze del Mediterraneo e dell’isola dedicata alla dea Afrodite. L’operazione comprendeva anche un flacone di design creato da René Lalique e realizzato dalle Cristallerie de Baccarat. Il percorso intende ripercorrere la storia del profumo, dalla sua nascita come unguento ai primi contenitori testimoniati dalla colorata collezione di vetri archeologici provenienti da Siria ed Egitto; si proseguirà con i preziosi gioielli portaprofumo del Rinascimento, per passare infine al profumo per ambiente, illustrato dagli accessori liturgici in smalti di Limoges per l’incenso, ai magnifici recipienti pot-pourri in porcellana presenti nella sala ceramiche che un tempo arredavo aristocratiche residenze barocche.

Visita guidata a pagamento. Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com  • è possibile effettuare l’acquisto onlinehttps://www.arteintorino.com/

DOMENICA 19 NOVEMBRE

 

Ingresso a tariffa speciale a 1€ per tutti (compreso Abbonamento Musei) alle collezioni permanenti di GAM, MAO e Palazzo Madama in occasione delle Nitto ATP Finals.

 

Domenica 19 novembre, ore 10.30

STORIE DI SENSI

GAM – attività per famiglie sulla mostra Hayez

Bambini 3-5 anni

In occasione della mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico” la GAM propone un’attività dedicata ai visitatori più piccoli. Nelle opere di Hayez colpisce il modo sapiente in cui il pittore riesce a realizzare vestiti e costumi che appartengono ad epoche storiche lontane. Insieme ai bambini nel percorso di visita osserveremo panneggi, tessuti, textures, cercando di svelare i metodi e segreti di questo grande pittore, a partire dai disegni preparatori per arrivare alle opere su tela. Gli spazi dell’Educational Area si trasformeranno in un originale atelier di moda dove, sperimentando la sensazione tattile di diversi tessuti, proveremo a creare una nuova veste per i personaggi incontrati e osservati durante la visita.

Costo bambini: 8 € (biglietto d’ingresso al museo gratuito)

Costo adulti accompagnatori: biglietto d’ingresso alla mostra ridotto, ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

Domenica 19 novembre ore 11

IM – PRESSIONI FLOREALI

Palazzo Madama – attività per famiglie

L’osservazione di alcune opere esposte alla mostra Liberty. Torino capitale ci consentirà di individuare gli elementi naturali che ispirarono quella linea morbida, sinuosa ed elegante, fil rouge che legava arti e artigianato, avvolgendo tutti gli aspetti della vita e della società. Fiori, foglie e steli che ritroveremo poi in laboratorio e utilizzeremo per dare vita a originali e uniche stampe fitomorfe attraverso la tecnica del monotipo.

Età consigliata: 3/5 anni

Durata: 90 minuti

Costo bambini: € 8 (biglietto di ingresso alla mostra gratuito per i bambini fino a 5 anni);

Costo adulti accompagnatori: biglietto di ingresso alla mostra ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei

Info e prenotazioni: 0115211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

Domenica 19 novembre ore 11.30

IL GIAPPONE DEI TOKUGAWA Arte e cultura del periodo Edo nella collezione del MAO

MAO – visita tematica speciale

Il Giappone del periodo Edo (1603-1868), governato dagli Shogun Tokugawa e noto per l’immaginario legato alle attività culturali e di svago della vivace nuova cultura urbana dell’odierna Tokyo, rappresenta un momento storico fortemente connotato dalla sua produzione artistica. L’itinerario di visita alla collezione giapponese del museo si concentrerà su raffinate opere d’arte che hanno caratterizzato le residenze aristocratiche e la vita quotidiana delle classi dominanti dell’epoca, dagli eleganti dipinti sui paraventi alle armature riccamente decorate fino alle “immagini del mondo fluttuante”, per avvicinare i partecipanti agli usi e costumi della società dell’ultimo periodo feudale della storia giapponese.

Costo: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo 1€ (tariffa speciale in occasione delle ATP Finals); gratuito per possessori di Abbonamento Musei

Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 19 novembre, ore 15

SOGNI IN SCENA

GAM – attività per famiglie (adulti e bambini dai 6 anni in su)

Paesaggi evanescenti, personaggi fantastici, la magia del colore, la fantasia e il sogno saranno i temi che guideranno il percorso nella collezione del 900 “Il primato dell’opera”. Un pomeriggio in GAM dedicato a grandi e piccini all’insegna della scoperta e sperimentazione di tecniche artistiche diverse.

Nello Spazio dell’Educational Area in due aree dedicate, i bambini daranno forma a originali e oniriche opere su carta attraverso la sperimentazione cromatica dell’acquerello, mentre l’evanescenza tridimensionale di Fausto Melotti coinvolgerà gli adulti nella creazione di sculture in argilla.

Al termine dell’attività le famiglie si riuniranno per un momento di confronto e condivisione.

Costo: 7 € a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto (ingresso gratuito per i bambini); gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

Centenario: “I mondi di Mario Lattes”

Si chiudono con un convegno e un docufilm, al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, le tante iniziative organizzate per i cento anni dalla nascita del grande artista e intellettuale torinese

Sabato 18 novembre, ore 17,30

Monforte d’Alba (Cuneo)

Due mostre, un volume monografico (edito da “Silvana Editoriale”, a cura di Vincenzo Gatti e Alice Pierobon, con un saggio critico di Claudio Strinati) e vari incontri tesi a mettere in luce quali e quante fossero le diverse “anime” dell’eclettico artista e intellettuale torinese: a Mario Lattes, nel centenario della nascita (Torino, 1923 – 2001), la “Fondazione Bottari Lattes” (a lui titolata e nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes) ha dedicato, nel corso dell’anno che volge al termine, svariati e importanti iniziative facendo alta memoria di una fra le figure culturali di maggior spicco del secondo dopoguerra nel campo dell’arte, dell’editoria e della letteratura. Un ricco calendario, su cui tutta la “Fondazione” di Monforte e la sua presidente, Caterina Bottari Lattes, hanno dato atto di un grande, appassionato impegno, meritevole appieno del successo ottenuto e che oggi vede avvicinarsi, con il nuovo anno in arrivo, il traguardo finale. L’ultimo appuntamento in calendario è, infatti, in programma per sabato 18 novembre (ore 17,30) al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, in via della Chiesa, 3. Sul palco, a ricordare la figura di Mario Lattes in tutte le sue molteplici sfaccettature, saranno Mariarosa Masoero, docente di “Letteratura Italiana” all’Ateneo torinese, e Vincenzo Gatti, storico curatore delle mostre realizzate dalla “Fondazione Bottari Lattes”. A coordinare gli interventi sarà il professore albese Valter Boggione, anche lui docente di “Letteratura Italiana” all’Università di Torino.

L’ingresso all’incontro è libero, fino ad esaurimento posti.

L’evento costituisce anche l’occasione per proiettare, per la prima volta in pubblico, il docufilm “Lavorare non è esatto”, realizzato da Federico e Claudio Strinati (fondatori nel 2015 a Roma della “Società Dialogues”, dedicata alla divulgazione culturale di alto livello, alla produzione ed alla curatela di Mostre Nazionali ed Internazionali, alla progettazione e realizzazione di audiovisivi, opere editoriali ed allestimenti museali permanenti e temporanei) in cui si raccontano le “ramificazioni” della personalità di Mario Lattes artista e politico, “immerso in una dimensione poetica e introspettiva altrettanto forte rispetto a quella pubblica dell’editore, dell’organizzatore culturale, dell’autore di quadri e incisioni”. L’opera, impreziosita dalle interviste degli studiosi della sua produzione e di chi lo ha conosciuto, è stata proposta già la scorsa primavera, nell’ambito della mostra tenutasi alla “Reggia di Venaria” dal titolo “Mario Lattes. Teatri della memoria”.

Ricordiamo ancora che, attualmente, è in corso nella sede della “Fondazione Bottari Lattes” a Monforte d’Alba (via G. Marconi, 16), la mostra “I mondi di Mario Lattes #2”, che presenta in totale oltre quaranta opere realizzate dall’autore, alcune delle quali recenti acquisizioni e raramente esposte in pubblico. La mostra è visitabile fino al 3 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13, e sabato e domenica dalle 11 alle 16,30. Ingresso gratuito.

Per ulteriori info: “Fondazione Bottari Lattes”, via G. Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

  1. m.

Nelle foto:

–       Mario Lattes: “L’incendio del Regio”, olio su carta intelata, 1983

–       Mario Lattes

–       Mario Lattes: “Nudo”, tecnica mista su carta intelata, 1991

San Martino trionfa con El Greco

L’11 novembre si festeggia San Martino, un Santo venerato dalle chiese cattolica, ortodossa e copta. Patrono di mendicanti, albergatori e cavalieri, è diventato famoso per l’episodio del mantello. Secondo la tradizione popolare, il Santo vedendo un mendicante seminudo soffrire il freddo durante un temporale gli donò metà del suo mantello e poco dopo fece la stessa cosa con un altro poveraccio offrendogli l’altra metà del manto e subito il cielo si rasserenò e la temperatura si alzò. È da questa leggenda che deriva l’espressione “l’estate di San Martino” che indica un periodo in cui in autunno, dopo le prime gelate, le temperature diventano più miti con belle giornate di sole e un clima gradevole. Quest’anno San Martino di Tours trionfa nel celebre dipinto di El Greco in mostra al Palazzo Reale di Milano nell’esposizione dedicata al pittore cretese del Rinascimento, fino all’11 febbraio 2024. El Greco dipinse “San Martino e il mendicante” a Toledo alla fine del Cinquecento. L’opera è conservata alla National Gallery of Art di Washington.  FR

Lovisolo, “Michele lascia il segno”

Ritornano alla “TeArt” di Torino i sogni e le fantasie, cariche di colore, di Michele Lovisolo

Fino al 22 novembre

Milani! Il piacere strabordante dell’incontro. E a seguire l’immancabile (guai non ci fosse!) abbraccio. Quello suo. L’abbraccio di Michele. L’abbraccio di Michi. Timido e potente, a un tempo. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo. Sono passati alcuni anni dal nostro ultimo incontro. In mezzo vicende anche poco piacevoli, che Michi pare aver metabolizzato. Lo incontro, insieme al suo “grande” papà Davide, all’ingresso dell’Associazione Artistico-Culturale “TeArt”di via Giotto, a Torino. Qui Michele Lovisoloespone per la terza volta, dopo “Scintille di emozioni” (2012) e “Narrare con i colori”(2019). L’attuale rassegna ha per titolo “Michele lascia il segno”. Titolo quanto mai azzeccato, perché Michi “lascia sempre il segno”. E non solo attraverso i suoi dipinti, ma nella quotidianità di una vita che è puro inno al candore dei sentimenti e forte argine di difesa contro le brutalità del mondo.

 

Oggi Michele ha 41 anni. Trent’anni fa (quanto sono vecchio!) è stato mio allievo alla mitica media “Pascoli” di piazza Bernini, ex “Educatorio Duchessa Isabella” e, dal 2015, sede dell’“Ufficio Pio Compagnia di San Paolo”. Presenza indimenticabile – e indimenticata – la sua. Già allora amava disegnare. Creare forme fantastiche, “pasticciare” in piena libertà con i colori. Credo, senza peccare di immodestia, che quei tre anni trascorsi alla scuola di piazza Bernini (leggendaria preside, la Mariolina Bertinetti e il Pippo Leocata, oggi artista di meritata notorietà, capace di instillare a fondo i germi buoni della “creatività” nei nostri ragazzi) abbiano dato tanto a Michi. Ma Michi, soprattutto, ha dato tanto a tutti noi che gli stavamo intorno. Ai suoi prof., alle sue compagne e ai suoi compagni di classe. E alla scuola tutta. Perché Michele era allora presenza importante in ogni attività (non solo di classe) per tutti i “pascoliani”. “Lasciava il segno”, e ben profondo, per riprendere il titolo della sua attuale mostra alla “TeArt”. Qui, in via Giotto, presenta fino a mercoledì 22 novembre, una ventina di opere, alcune realizzate negli ultimi anni e altre di recente composizione.  Varie le tecniche: oli, tempere, acquerelli e interessantissimi collages. Dietro tutte, gli insegnamenti ormai ventennali impartitigli dalla brava Anna Maria Borgna (suo autentico “Angelo custode” artistico) nell’atelier di via Belfiore, condiviso dalla pittrice con il compagno (di vita e d’arte) Mario Bianco. “La mia presenza amichevole – sottolinea Anna Maria Borgna – è quella di stimolare la curiosità di Michi verso nuove possibilità tecniche, materiali e strumenti a disposizione, di aiutarlo nelle scelte, facendo sempre un passo indietro per permettergli di esprimersi con la maggiore libertà possibile. Ad ogni incontro nell’atelier uno accanto all’altra, siamo alleati, complici e giocosi nella ricerca di una nuova scoperta. Perché a Michele piace molto scherzare, ma al momento buono si abbandona al piacere della pennellata che stende, che sovrappone, che lavora con vari e imprevedibili interventi fino a quando non è soddisfatto”.

Paesaggi, nature morte, ritratti femminili: la base su cui Michi si cimenta è sicuramente figurativa e, giustamente, scolastica, anche se in parete non mancano composizioni astratte, libere nell’ideazione dell’impianto segnico e nella stratificazione, spesso vorticosa (senza vincolo alcuno) del colore. Sono i “fuori gioco” di un piccolo grande artista che non riesce, nei momenti di migliore creatività, a trattenere la fantasia o il gusto esuberante del colore, di una matericità cromatica, in alcune pagine paesistiche soprattutto, tipicamente e piacevolmente espressionista. E qui Michele è il Michele che “parla ad alta voce”. Sicuro e contento di sé. Che si rivolge a noi a cuore aperto. Divertito. Appagato. Permettendosi anche dotte “citazioni”. Omaggi a Picasso, a Manzù, a Goya ma soprattutto al trasognato Mirò. Al surreale, eclettico, immaginario artistico del Maestro spagnolo, affascinato da quel suo prepotente “automatismo psichico” che a Mirò faceva trascrivere in pittura i propri pensieri, i propri voli onirici, “senza il filtro della ragione”. E Michele senta sua questa strada, praticandola con risultati pittorici di indubbia piacevolezza.

Dice ancora, in proposito, Anna Maria Borgna: “Michele negli anni è divenuto più audace e disposto alle novità, più autonomo nelle scelte, e questa è una meta importante, quanto il suo benessere e piacere nell’atto di dipingere. E potersi poi specchiare nella sua opera finita. Sono tante e svariate le sue opere finora … e quante nuove ci aspettano!”. Un augurio che facciamo nostro. Al prossimo abbraccio, caro Michele. Al prossimo “tuo” abbraccio. Timido e potente. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo.

Gianni Milani

“Michele lascia il segno”

Associazione Artistico-Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422 o www.teart.associazione@gmail.com

Fino al 22 novembre

Orari: dal mart. al sab. 17/19

Nelle foto: “Omaggio a Mirò”, “Collages”, “Da Manzù, omaggio a Picasso”, “Paesaggio”

Stay with Me. La montagna come spazio di risonanza

 

 

Fino al 31 marzo 2024, una trilogia video e un’installazione audio-visiva site specific, firmate da Magda Drozd e Michael Höpfner, invitano a scoprire la montagna oltre ciò che è noto e razionale. La mostra è il punto di partenza di un progetto lungo un anno incentrata sul concetto di cammino.

Martedì 31 ottobre, Torino – Il Museo Nazionale della Montagna non manca all’appuntamento con la Torino Art Week di Torino e inaugura oggi Stay with Me. La montagna come spazio di risonanza, a cura di Andrea Lerda. Un progetto immersivo ed emozionale che parte dal cammino come strumento di ricerca e osservazione, praticato dalla sound artist svizzera Magda Drozd e dal walking artist austriaco Michael Höpfner, per esplorare la dimensione fisica e mentale dello “stare” nell’ambiente montano come momento di scambio emotivo tra genere umano e natura. 

 

La mostra è allestita nello spazio dedicato alle mostre temporanee ed è costituita da una trilogia video e un’installazione audiovisiva, appositamente prodotte per questo progetto. Sono state ispirate dalle camminate di Höpfner sulle Alpi e dalle registrazioni dei suoni nei territori tra Italia e Francia da parte di Drozd. Utilizzando riferimenti visivi e poetici, la narrazione invita a riscoprire spazi di lentezza, armonia e consapevolezza. Un’esperienza emozionante, che tocca le corde più profonde dell’animo umano e che propone di guardare al territorio montano non più in modo contemplativo, ma da una prospettiva di astrazione. Il risultato è un racconto visivo e sonoro dal carattere concettuale, che affascina per la sua delicatezza e per il suo invito ad andare oltre la conoscenza razionale e ad abbandonarsi alle emozioni. 

 

«L’esperienza della mostra invita gli spettatori ad accedere a una dimensione metafisica profonda, in cui essenzialità, attenzione e disincanto sono prerequisiti fondamentali per un modo diverso di vivere il tempo presente» spiega il curatore Andrea Lerda.

 

La mostra è il primo passo di un progetto ambizioso, Stay with Me. A Whole Growing Exhibition, nato nel quadro dei festeggiamenti per i 150 anni dalla fondazione del Museo Nazionale della Montagna, che cadono nel 2024. «Un traguardo importante, che, nell’ambito del Programma Sostenibilità e del Programma di Arte Contemporanea, verrà celebrato attraverso un palinsesto artistico e multidisciplinare incentrato sul tema del cammino» dice la direttrice Daniela Berta.

 

Il tema sarà analizzato da una prospettiva multifocale, con una serie di appuntamenti pubblici come panel, workshop ed eventi artistici, tra la fine del 2023 e durante il 2024, grazie al sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo. Nelle indagini di ricerca saranno coinvolte figure creative attive a Torino, in Piemonte, a livello italiano e internazionale e istituzioni storiche come l’Accademia Albertina di Belle Arti. I lavori confluiranno poi in una mostra dal titolo A Walking Mountain, che sarà presentata a novembre 2024, in occasione della settimana dell’arte contemporanea a Torino.

 

Il primo talk del progetto, Stay with Me – An opening panel with breakfast, si terrà al Museomontagna venerdì 3 novembre alle ore 11 ed esplorerà i temi della risonanza, del cammino e della relazione psico-fisica con la montagna. Interverranno gli artisti Michael Höpfner e Magda Drozd in dialogo con Paolo Costa, filosofo, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento e autore del libro L’arte dell’essenziale, Andrea Lerda, curatore della mostra, assieme alla direttrice del Museomontagna, Daniela Berta. Il talk sarà preceduto da una colazione offerta ai partecipanti alle 10.30.

 

Sabato 2 dicembre 2023 dalle 15 alle 18 è previsto Walk with Me – Walk Discover Share, un pomeriggio di ricerca rivolta al pubblico e alla comunità artistica, in collaborazione con l’Associazione Va’ Sentiero e incentrato sul cammino come pratica condivisa. L’Associazione presenterà la ricerca fotografica del lungo viaggio compiuto nel 2019 lungo il Sentiero Italia CAI. Condivisione, circolarità e sostenibilità saranno analizzati con il coinvolgimento diretto delle comunità che abitano le Terre Alte. 

 

Il 26 e 27 gennaio 2024, l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e il Museomontagna ospiteranno Walkscapes, due giorni di studio sul tema del cammino. Nella prima giornata, dalle 10.30 alle 16.30 presso l’Auditorium dell’Accademia è previsto un workshop con la partecipazione di artisti che operano in Piemonte, tra cui Marzia Migliora, Bepi Ghiotti, Caretto I Spagna e sulla scena italiana come Giorgio Andreotta Calò, Claudia Losi e Antonio Rovaldi.
Sabato 27 gennaio alle 16 presso il Museomontagna Hamish Fulton e Michael Höpfner dialogheranno con Andrea Lerda intorno alla pratica della Walking Art.

 

In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, sabato 23 e domenica 24 marzo 2024 si terranno due giornate in compagnia dell’artista Luana Wojaczek Perilli, con camminate nel Bosco del Monte dei Cappuccini e nella Riserva della Biosfera Collina Po, laboratori di ceramica e contestualmente incontri e interviste con le comunità dell’Appennino per approfondire il progetto Cantalamissa di mappatura dell’Appennino e delle sue comunità montane.

 

Ad arricchire il calendario di appuntamenti, un ciclo di laboratori educativi e visite didattiche a tema “Suoni ed emozioni” e “Nel mezzo del cammino”.

 

Tutti i materiali raccolti durante gli eventi in programma saranno poi rielaborati per essere inseriti nel catalogo della già citata mostra finale A Walking Mountain

 

Stay with Me è realizzato con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Phileas Foundation di Vienna, Federal Ministry for Arts, Culture, the Civil Service and Sport (Austria), Kultur Niederösterreich (Austria), Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura, Fondazione Elisabeth Jenny-Stiftung (Riehen), Regione Piemonte e Camera di Commercio di Torino.

 

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STAY WITH ME 

Magda Drozd
Michael Höpfner
La montagna come spazio di risonanza

 

Museo Nazionale della Montagna – Piazzale Monte dei Cappuccini 7, Torino

 

Inaugurazione: 31 ottobre ore 18
Date di mostra: Dal 1 novembre al 31 marzo 2024

Orari: da martedì a venerdì, 10.30-18 I Sabato e domenica: 10-18

 

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Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino

Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – 10131 Torino

+39 011 6604104 – posta@museomontagna.org

 

Al Mastio della Cittadella le opere di Mirò in mostra dialogano con la musica

Il  10 novembre  nella serata intitolata “Musica e memoria”

 

Il 2023 segna il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano Joan Mirò (1893- 1983). Tra i principali esponenti della corrente surrealista, insieme a Salvador Dalí e Pablo Picasso. Al pittore, ceramista e scultore è dedicata la mostra antologica prodotta da Navigare Srl, in collaborazione con AICS Torino, dal titolo “Mirò a Torino”, apertasi il 28 ottobre scorso e visitabile fino al 14 gennaio 2024 negli spazi del museo storico nazionale d’artiglieria al Mastio della Cittadella. L’esposizione è curata da Achille Bonito Oliva con la collaborazione di Maitè Vallés Bled e di Vincenzo Sanfo, realizzata col patrocinio della Città di Torino e della regione Piemonte. Le opere surrealiste di Mirò hanno sempre mostrato un forte richiamo alla natura con simboli che sono presenti nei suoi quadri e ceramiche. L’artista vive la simbiosi poetico musicale che rappresenta la chiave segreta delle sue opere. Joan Punyet Mirò, nipote del grande artista, che ha una conoscenza importante dell’arte di suo nonno, ha raccontato nel saggio “Mirò e la musica” come Mirò lavorasse con i libri di poesia aperti sul tavolo mentre ascoltava musica. Così i concerti che adesso vengono proposti mostrano un richiamo alla musica del periodo storico di Mirò e alla sua poesia.

L’esposizione torinese dedicata all’artista prevede un programma di eventi collaterali con concerti di musica classica e jazz, letture, aperitivi musicali e visite guidate alla mostra che avranno il via da venerdì 10 novembre 2023 alle 19:30 con il duo Emanuele Sartoris al pianoforte e Martin Mayes al corno, in un programma di musica ispirata al grande artista catalano, a cui seguirà la visita guidata alla mostra. All’appuntamento del 10 novembre seguiranno gli altri concerti di “La musica intorno a Mirò”, una proposta culturale che al venerdì sera, per i mesi di novembre, dicembre e gennaio offrirà un’opportunità speciale per chi desidera passare un fine settimana a Torino in uno spazio suggestivo come quello del Mastio della Cittadella, dove arte e musica si incontrano in un unico connubio. Il programma è organizzato dall’Associazione Italiana Cultura Sport Comitato Provinciale di Torino Aps e dall’Associazione Erremusica Aps. Il 24 novembre prossimo il programma prevede Anastasia Stov Vyr, che eseguirà musiche di Beethoven Sylvestrov, Vyshynskyi. Molto ricco il programma che verrà proposto nel concerto del 10 novembre 2023, alle ore 19:30, intitolato “Musica e memoria”, con Martin Mayes al corno, al corno delle Alpi e alla conchiglia; Emanuele Sartoris al pianoforte.

Emanuele Sartoris si è diplomato in musica jazz sotto la guida di Dado Moroni, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dove ha conseguito anche la laurea in Composizione e Orchestrazione Jazz con il massimo dei voti, sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati.

Martin Mayes è nato in Scozia e ha studiato musica all’Università di York in Inghilterra e la sua carriera è iniziata con performance e teatro di strada nell’ambiente sperimentale degli Anni ’70 a Londra. Il City of London Festival l’ha descritto come un “architetto dell’immaginazione musicale”, vive a Torino dal 1982.

Il programma del concerto si propone molto variegato, comprendendo di Mayes il brano “In a Drop of Water”, di Satie il brano “Je te veux”, di Sartoris “Il tempo”, di Debussy “La rêverie”, di John Cage “Suite for Toy Piano”, di Carmichael “Stardust”, di Mayes, ancora, il brano “Son’ Nata! Dance”. Di Ayer verrà invece eseguito il brano “If you were the only girl in the world”.

L’associazione Erremusica è nata nel 1996 nel quartiere della Circoscrizione 3 per opera di docenti e amanti della musica, e le loro attività hanno sempre privilegiato bambini e ragazzi, veicolando progetti anche nelle scuole. Oggi, con le quote associative, hanno finanziato alcuni progetti musicali nelle periferie, laddove il desiderio di fare musica è assai sentito. In collaborazione con AICS, infatti, dal novembre 2021, Erremusica ha portato nelle periferie alcuni progetti musicali e artistici di inclusione e integrazione per bambini e ragazzi delle scuole di Barriera e per le fasce più deboli, coinvolgendo anche le biblioteche civiche, che hanno ospitato tali eventi musicali.

 

Mara Martellotta