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Sacro e profano in mostra a Bricherasio

Domenica 27 agosto presso palazzo Conti di Bricherasio verrà  esposta una collezione di statue tra “sacro e profano”

 

Domenica 27 agosto dalle 15 alle 18.30 si terrà presso il Palazzo dei Conti di Bricherasio un’esposizione dal titolo “Frati, suore e monaci… una collezione tra il sacro e il profano “. L’ingresso, comprensivo di visita della mostra e del parco, è  di 10 euro.

“La collezione che sarà in mostra il 27 agosto – spiega Guigo Calleri di Sala, curatore del Palazzo dei Conti di Bricherasio nonché uno degli eredi – comprende raffigurazioni di preti, suore e monaci e apparteneva a mio padre Edoardo, che è  stato un imprenditore e politico italiano, divenuto poco più che ventenne  già  sindaco di Bricherasio negli anni Cinquanta e primo Presidente della Regione Piemonte nel periodo compreso tra il 1970 e il 1973.

Di queste sculture ne abbiamo diverse centinaia che riguardano non soltanto semplici preti, ma anche vescovi e monaci, costituite di diversi materiali quali la ceramica, il vetro, il legno”.

“ Si tratta di una passione nata a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, originatasi dal suo legame con i salesiani e dal fatto che egli abbia sempre frequentato le loro scuole. Tanto che nel ’44 scappò  dal collegio salesiano di Lanzo, all’età di diciassette anni, per andare a fare il partigiano, in seguito alla morte del fratello Alberto, ammazzato dai nazifascisti a Torre Pellice. Queste statue sono il frutto anche di acquisti durante i suoi viaggi di lavoro e privati e alcuni pezzi riguardano anche altre religioni”.

Per informazioni e prenotazioni si prega di scrivere a palazzocontidibricherasio@gmail.com

MATA MARTELLOTTA

In mostra al “MAO-Museo d’Arte Orientale” due giovani artiste anime “impetuose” ed “erranti”

“Impetuosa”

Fino al 24 settembre

La mostra “Impetuosa” (titolo al contempo inquietante e intrigante), ospitata al “MAO” di via San Domenico, a Torino, fino a domenica 24 settembre, è l’appuntamento conclusivo del “progetto t-space X MAO”. In gioco, l’incontro – scontro fra due artiste coetanee, molto diverse fra loro per background e linguaggio espressivo, ma “caratterizzate da un’affine spontaneità e da una forza impetuosa nel fare arte”. I loro nomi: Zhang Yimei ( Guiyang – Cina, 1990) e Giulia Ratti (Milano, 1992).

La prima vive e lavora oggi in Svizzera, a Locarno (Canton Ticino), dov’è direttrice artistica, dal 2022, de “La Rada- Spazio per l’Arte Contemporanea”. Nel 2016, fonda a Milano il “Fuzao Studio”, un’organizzazione no profit dedicata alla comunicazione artistica a livello internazionale, la cui collezione nasce dalla collaborazione con Case Editrici Indipendenti e con artisti che si “auto producono” . I più diversi, gli ambiti legati all’arte contemporanea, in cui si muove il “Fuzao”, dagli eventi espositivi alle residenze artistiche fino all’editoria e alla distribuzione di “libri d’artista”. “Anima inquieta, inarrestabile”, Zhang Yimei. Come l’atmosfera che volutamente si respira nel suo “Fuzao”, termine –  浮躁 (Fùzào) – che in lingua cinese significa letteralmente “l’uomo errante che si muove nell’assurdità”. Così, per la mostra al “MAO”, l’artista ha selezionato una serie di “libri di artisti” e di “editori indipendenti asiatici”, per lo più in edizione limitata, difficilmente reperibili in Occidente e che rimarranno esposti e fruibili dagli spettatori per tutta l’estate per poi, al termine della mostra, entrare a far parte della Biblioteca del “MAO”.

L’altra anima “impetuosa” che si va a conoscere, è Giulia Ratti, artista e illustratrice–fumettista (ha di recente pubblicato “Materia Degenere 3” con la torinese “Diabolo Edizioni”), che ha pensato, per “t-space”, un “Pantheon” (luogo ideale) del tutto personale, composto da “dieci stendardi” che fluttuano nella stanza come un’ode all’estetica giapponese del “mondo anime”, quello dei “cartoni animati” in onda sulle Tv private italiane degli anni ’90, di cui l’artista si è nutrita fin dalla tenera età e che ha fortemente influenzato la sua pratica creativa. Il grande affetto verso i personaggi di quei cartoons  si è così rinforzato al punto da spingerla a creare “in proprio” storie e mondi personali. Ecco quindi che Sailor Venus e Andromeda dei “Cavalieri dello Zodiaco” si esibiscono come “cubisti avvolti dalle loro catene” e il tranquillo palazzo in cui abita l’artista esplode come in una scena di “Akira”.

“L’allestimento – dicono al “MAO” – è un incontro tra caratteri impetuosi che da anni lavorano nella scena dell’arte indipendente e che condividono con ‘t-space’ la necessità di portare avanti un’attività artistica sostenibile, sempre in bilico tra necessità creativa e interesse pragmatico”.

Gianni Milani

“Impetuosa”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 24 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 10/18. Lunedì chiuso

Nelle foto:

–       “Fuzao – Impetuosa”

–       MAO: “Fontana per il tè” del “t-space”

Torino e l’acqua

Oltre Torino. Storie, miti, leggende del torinese dimenticato

 

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

 

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Il fil rouge di questa serie di articoli su Torino vuole essere lacqua. Lacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, lacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza delpianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

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1. Torino e i suoi fiumi

2. La Fontana dei Dodici Mesi tra mito e storia

3. La Fontana Angelica tra bellezza e magia

4. La Fontana dellAiuola Balbo e il Risorgimento

5. La Fontana Nereide e lantichità ritrovata

6. La Fontana del Monumento al Traforo del Frejus: angeli o diavoli?

7. La Fontana Luminosa di Italia 61 in ricordo dellUnità dItalia

8. La Fontana del Parco della Tesoriera e il suo fantasma

9. La Fontana Igloo: Mario Merz interpreta lacqua

10. Il Toret  piccolo, verde simbolo di Torino

 

1. Torino e i suoi fiumi

Il fil rouge di questa serie di articoli vuole essere lacqua. Lacqua in tutte le sue accezioni e con i suoi significati altri, lacqua come elemento essenziale per la sopravvivenza del pianeta e di tutto lecosistema ma anche come simbolo di purificazione e come immagine magico-esoterica.

Il 71% del Pianeta Terra è coperto dacqua.

Il corpo umano è costituito di acqua per il 60%; alla nascita, il peso corporeo di un bambino è costituito dacqua per l80%.

Eppure, per capire quanto tale elemento sia essenziale è necessario fare riferimento ad altre cifre: gli studi dellUnicef sottolineano che ogni giorno circa 700 bambini muoiono a causa di malattie causate dallutilizzo di acqua non pulita; 2,1 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e almeno 263 milioni di individui impiegano più di 30 minuti per raccogliere dellacqua pulita. Secondo altre statistiche ONU sono ben 3900 i bambini che decedono ogni giorno per scarsità idrica. 

Cifre, queste, terrificanti e obbrobriose, che dovrebbero comparire nelle nostre menti tutte le volte che per un po’ di calore, per stanchezza o anche solo per capriccio, ci fermiamo con tranquillità e noncuranza ad abbeverarci ad una fontana.

La definizione del termine acqua” sul dizionario dice trattasi di un composto chimico di due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, è inodore, incolore e insapore, costituente fondamentale degli organismi viventi, in natura si trova allo stato liquido, (fiumi laghi, mari), allo stato solido, (neve, ghiaccio), allo stato aeriforme, (vapore acqueo).

Continuando a leggere ci si accorge di quanto sia presente tale parola nel linguaggio, sia che si tratti di argomenti scientifici, sia che ci si riferisca a modi di dire o frasi fatte; vi è poi anche il richiamo alle proprietà purificatrici attribuite allacqua nelle diverse culture e religioni. 
Si parla di acqua corrente, cioè disponibile grazie ad un dato sistema di condutture; acqua minerale, cioè contenente minerali, utili e necessari per il funzionamento dellorganismo; per i puntigliosi esiste l’ “acqua frizzante, per alcuni sistemi chimici si utilizza l’ “acqua distillata. Si differenzia l’ “acqua dolce”  dallacqua salata, diversa ancora da quel che si intende per acqua morta, cioè stagnante, ancora diversificabile a sua volta dalle acque bianche” e dalle acque nere. Distaccandosi daisignificati più terreni, possiamo fare riferimento a quellacqua utilizzata nelle funzioni religiose, per questo definita santa; se esiste poi una sorta di via di mezzo tra la terra e il cielo, per coloro i quali usano un approccio salutistico o olistico, nella lunga definizione del dizionario, sono presenti le tanto elogiate proprietà delle acque termali.  In ultima analisi, per sottolineare quanto tale parola sia presente non solo nellimmenso ecosistema, ma anche nel complesso universo linguistico, proponiamo ad esempio alcuni modi di dire: acqua in boccafare un buco nellacqua, ragazza acqua e sapone” ecc.

La questione non si esaurisce solo in un lungo elenco di espressioni linguistiche e di statistiche geologiche, una cosa” di tale arcana importanza e ancestrale essenzialità non può che essere portatrice di significati nascosti, interni ed esoterici.  Lacqua è un simbolo ricco di significati, è presente, sotto tale accezione nella Bibbia e nel Nuovo Testamento, è, inoltre, uno dei quattro elementi principali, (acqua, aria, terra, fuoco), a cui tradizionalmente sono attribuite qualità di intuizione e adattabilità. Lacqua è associata alla sfera femminile e alla passività. In alchimia è lelemento associato al numero 2, simboleggia le polarità in antitesi allunità, (identificata con lelemento fuoco). Quando lacqua si trova allo stato liquido può insinuarsi ovunque e assumere svariate forme, portando al significato traslato di unione tra spirito e materia.

La religione cristiana associa lacqua a Cristo, in quanto sorgente che disseta eternamente. Lacqua è anche purificatrice, utilizzata durante il battesimo, quando i bambini vengono bagnati con lacqua santa. Lacqua, dunque, pulisce non solo a livello materiale ma anche spirituale, proprio per questo è elemento essenziale in quasi tutti i rituali di purificazione. Nella religione ebraica, lacqua, viene associata a Dio, perché ritenuta come sua manifestazione allinizio della creazione. Lelemento viene anche associato al concetto di nascita” perché  essa dona la vita,  così come accade durante la gestazione, che vede il nascituro immerso per 9 mesi in un liquido. Sono molte le culture dellantichità in cui lacqua era considerata fonte di vita, principio cosmico femminile e Madre, proprio in quanto generatrice. Per gli antichi greci i mari, i fiumi, i laghi erano nati da Oceano, figlio di Urano e Gea; rimanendo sempre in ambito classico, si pensi poi al mito di Narciso, vicenda in cui lacqua è lo specchio che permette di scoprire se stessi. 

Lacqua ha anche un significato onirico: quando si sogna lacqua, significa che linconscio richiama a sé significati di energia materna, legati allambito profondo e sentimentale, e può indicare stati emotivi diversi a seconda che lacqua appaia limpida o torbida.

In alcune culture si parla di prova dellacqua, momento importante per il cammino iniziatico, in cui si mette alla prova il candidato, chiamato a resistere ad una serie di difficoltà. La prova diventa metafora di una capacità di adattamento alle diverse condizioni di vita, che liniziato deve avere: o ci si adatta o si perisce.

Ma cosa centra il discorso dellacqua con la nostra città? Ebbene, esso si collega al capoluogo  piemontese più di quanto ci possa sembrare. Torino è posta alla confluenza di tre fiumi: il Po, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo. Anche altre città sorgono vicino a dei corsi fluviali, ma il nostro è un caso particolare, infatti a Torino, città magica, città in cui si respira lascendenza egizia, si percepiscono le linee sincroniche, proprio i due fiumi, il Po e la Dora, assumono una particolare importanza. Analizzati in chiave esoterica, il primo rappresenta il Sole e la componente maschile, la seconda corrisponde alla Luna e alla parte femminile. Sui fiumi inoltre incidono correnti energetiche  che, incrociandosi, generano un punto dintersezione  di peculiare forza. Chi si intende di esoterismo sottolinea che il castello del Valentino e il vicino  Borgo Medievale  simboleggiano  forza  e per questo si trovano in riva al Po. Il grande cimitero monumentale,  invece, si situa sulle sponde del fiume più “notturno, la Dora. 

I due fiumi giustificherebbero dunque lambivalenza torinese: città solare e maschile, a cui fa da contraltare una città lunare, femminile, come una sorta di grande madre. 

Non dimentichiamo, infine, che a specchiarsi sulle acque del Po c’è anche una chiesa assai particolare, la Gran Madre.

Tre sono i fiumi che bagnano Torino, ma due sono particolarmente cari alla cittadinanza, il Po e la Dora, i due corsi dacqua diventano, infatti, protagonisti di un angolo di città, fissati in personificazioni statiche e solenni. Si tratta della piazzetta CLN, posta nel centro storico della cittàappena dietro le due chiese gemelle di piazza San Carlo (Santa Cristina e San Carlo), lungo lasse di via Roma in direzione di piazza Carlo Felice e dei giardini Sambuy. Prima del 1935 la piccola piazza era conosciuta come piazza delle due chiese.

Laspetto attuale si deve alla ristrutturazione del 1935 prevista dal progetto di Marcello Piacentini, avvenuta in pieno periodo fascista, che riguardava il secondo tratto di via Roma e la zona circostante. Nel progetto erano comprese anche le statue di Benito Mussolini, Vittorio Emanuele III di Savoia e due fontane poste sul retro delle due chiese, con allegorie antropomorfe dei fiumi Po e Dora Riparia. Solo le ultime due statue vennero effettivamente realizzate e la piazza venne rinominata Piazza delle due Fontane, realizzate dallo scultore Umberto Baglioni nel 1973. Durante loccupazione nazista  la piazzetta si incupisce di unombra crudele ma purtroppo reale, e ospita il comando della Gestapo, ubicato presso lalbergo Nazionale. Alla fine della guerra, forse proprio per chiudere quella ferita storica, il nome della zona vene cambiato e dedicato al Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi al termine del fascismo.

Il tempo scorre, proprio come lacqua delle due fontane che guardano ieratiche il susseguirsi degli uomini e degli avvenimenti. Eppure anche loro hanno avuto delle peripezie da affrontare,  nel1987 le fontane furono svuotate e messe fuori servizio a causa dellusura  della copertura della vasca e dellimpianto idrico.

Solo nel 2005, dopo un significativo restauro, vennero rimesse in funzione; nel 2013 altri lavori di ristrutturazione costrinsero la fontana del Po ad essere chiusa nuovamente, finché il 23 dicembre dello stesso anno vennero nuovamente inaugurate  entrambe, con una cerimonia alla presenza dellallora sindaco di Torino Piero Fassino.

Nel 2017 un pezzo di cornicione di marmo del retro della chiesa di Santa Cristina precipitò sulla fontana dedicata alla Dora Riparia, fortunatamente senza danni né alle perone né al monumento.

Infine, dopo varie vicissitudini, per il Po e per la Dora arriva il vero momento di gloria: la piazza venne scelta nel 1975 dal regista Dario Argento per alcune scene del film Profondo Rosso, rimanendo impressa per sempre sia in una delle pellicole cinematografiche più conosciute, sia nella mente degli appassionati dellhorror.

Alessia Cagnotto

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto. Turi Rapisarda: Satiro

9° edizione

Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni

 

Terzo appuntamento:

Lunedì 7 agosto 2023

ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

Per il terzo appuntamento dell’anno di Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto, è Turi Rapisarda con l’opera Satiro (1990) a inaugurare il 7 di agosto alle ore 18.30 in Barriera di Milano a Torino.

Il progetto/opera di arte pubblica ideato nel 2015 da Alessandro Bulgini negli anni ha ospitato più di 50 artisti italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri di Piazza Bottesini a Torino.

L’edizione 2023, intitolata “Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni” si concentra sul concetto di ribaltamento: nessuna figura curatoriale, soltanto gli artisti e Luigi, l’addetto alle affissioni, che appenderà tutte le immagini capovolte.

Rapisarda per l’occasione presenta Satiro, uno ritratto fotografico realizzato nel 1990.

Il satiro è una figura mitica maschile, che abita nei boschi e sulle montagne, personificazione della fertilità e della forza vitale della natura, solitamente raffigurata come essere umano nudo e barbuto, comicamente orribile, dal viso ferino e naso camuso.

In questo ritratto appare evidente la ricerca che l’artista compie sul corpo e sulla sua relazione con lo spazio circostante. Quali significati celano le movenze dei nostri corpi, perchè scegliamo una postura piuttosto che un’altra, in che modo il corpo occupa lo spazio?

L’artista trae ispirazione dal teatro di Samuel Beckett, inserendosi da un lato in quell’indagine sulla perfezione della forma del fotografo Robert Mapplethorpe, dall’altro rendendosi interprete, anche per le origini siciliane, del cinema di strada dei registi palermitani Ciprì e Maresco dove il grottesco gioca sulla coincidenza degli opposti, di sacro e profano.

Una sperimentazione artistica sul corpo, quella di Rapisarda, tra austerità e malinconica comicità, connessa alla ricerca filosofica, all’immaginario scientifico dei primi anni Novanta e alla personale esperienza.

 

Ma anche l’opera di Rapisarda subisce il cambiamento che la vita stessa può portare: affissa al contrario dall’addetto Luigi, l’opera si ritrova ribaltata. Quali nuovi significati assume l’opera? Che valore ha l’intervento di Luigi? Quale relazione si instaura tra l’autore dell’opera e l’autore del ribaltamento? Tutti questi temi che legano arte e vita faranno parte di un dibattito al termine della rassegna, a Flashback Art Fair.

Vivono e lavorano a Torino gli artisti selezionati per l’edizione 2023, per sottolineare ancora una volta l’importanza del tessuto culturale e artistico della città di Torino: Sergio Cascavilla, Gianluca e Massimiliano De Serio, Luigi Gariglio, Turi Rapisarda, Pierluigi Pusole e Alessandro Bulgini.

Torino città floreale

La prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna che si tenne a Torino nel 1902 lanciò una nuova era, una rivoluzione nelle varie espressioni artistiche e nel design che segnò una vera e propria rottura con il passato. Il regolamento dell’evento fu molto chiaro, niente imitazioni, niente rievocazioni del passato, solo rinnovamento, originalità sia nelle forme che nei materiali. Questa nuova tendenza aveva come fonte d’ispirazione la natura ed è per questo che oltre ad “Arte Nuova“, Art Nouveau in Francia, Jungendstil in Germania o Modern Style in Gran Bretagna, si chiamò anche “Arte Floreale“. La vocazione di questa nuova espressione era la sua possibile declinazione nel quotidiano, non esistevano quindi soggetti e ambienti privilegiati o solo grandi opere, al contrario ogni oggetto presente nella vita di tutti i giorni in ceramica, in vetro o di stoffa poteva veicolarne la bellezza e lo stile. Torino, seppur in assenza di una vera e propria scuola o corrente propria, divenne un importante centro espressivo di questo movimento anticlassico e critico nei confronti dell’uniformità beneficiando, grazie alla vicinanza geografica, delle influenze francesi e belga. Tra le opere più note del Liberty a Torino abbiamo Casa Fenoglio-La Fleur, Villa Scott (set di Profondo Rosso di Dario Argento), Un intero Isolato, l’unico così grande in città, tra Via Papacino e Corso Matteotti, il Villino Raby . Girando per la città è possibile ammirare altri meravigliosi capolavori di Arte Floreale, itinerari ricchi di particolari, forme e colori che ci riportano in quel preciso periodo storico.

 

1. Borgo Crimea: partendo dal Ponte Umberto I abbiamo la Casa Camusso-Caselli a Corso Fiume 2, la meravigliosa Villa Crimea a Via Casteggio 2, Villa Scott a Corso Lanza 57, la Palazzina a Via Villa Quiete 1-3, Villino Guarlotti in Via Gatti 10 e al n.24 il Villino Antonietta, la Casa del Custode del Villino Filiberti a Corso Moncalieri 83.

2. Corso Francia, Cit Turin: Villino Raby a Corso Francia 8, Palazzina Fenoglio La Fleur in Via Principi d’Acaja 11, i bellissimi edifici di Via Duchessa Jolanda 17,19,21 – Via Collegno 44,45 – Via Susa 31,33 e il famosissimo Palazzo della Vittoria, con il portone decorato da Draghi, a Corso Francia 23.

3. San Donato: Casa dei Fratelli Padrini a Via Balbis 1, Casa Pecco tra Via le Chiuse e Via Cibrario, sempre a Via Cibrario ai civici 15 Casa Florio, 36 Casa Basso, 54 Casa Girardi, 62 Casa Enrieu. Le Palazzine a via Piffetti 3,5,7,10 e 12, Palazzina Ostorero a Via Beaumont 7.

 

4.Centro Città: la Palazzina – Via Bertola 20 e quella sull’angolo opposto a Via Monte di Pietà 26, sempre a Via Monte di Pietà al civico 4 la Casa della Zoppa, l’Isolato San Lazzaro – Via Pietro Micca 4, l’Isolato intero tra via Papacino e Corso Matteotti, l’Edificio di Via Revel 18 e 20.

 

5. Crocetta: la Palazzina a Via Sacchi 40/42, Casa Avezzano a Via Vico 2, Casa Pozzo in Via Massena 81, Casa Mussino in Corso Re Umberto 71, l’Isolato a mezzaluna in Largo Re Umberto 65, Casa Gamna a Corso Galileo Ferraris 78 e al civico 86 Casa Quadri, Palazzo Pellegrini in Corso Montevecchio 38 e al 50 Palazzo Maffei.

 

Torino è una vera e propria vetrina di splendori di Arte Nuova, una esibizione permanente a cielo aperto, una magnifica esponente di una arte che, come diceva Walter Benjamin, è “…un tentativo che mobilita tutte le risorse dell’interiorità….che si oppone al mondo circostante armato della tecnica”.

Maria La Barbera

 

 

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”. Ultimo giorno

In mostra, al “Palazzo Lomellini” di Carmagnola, “stanze” e “interni” raccontati attraverso cinque secoli di storia dell’arte

Fino al 30 luglio

Carmagnola (Torino)

La bellezza salverà il mondo. Con queste parole (citazione – mantra fin troppo abusata … ma pazienza!), messe in bocca dal “genio crudele” Dostoevsij al suo principe “idiota” Miskin, me ne uscivo nei giorni scorsi dalle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini” di Carmagnola – dal ’39 proprietà del Comune e sede della “Civica Galleria d’Arte Moderna” – dopo aver visitato l’enciclopedica Rassegna espositiva “Stanze da un altro secolo”, promossa dal Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini” e l’organizzazione e la curatela di Elio Rabbione, amico e critico d’arte, da alcuni anni organizzatore attento, competente e instancabile (mai come questa volta) di mostre ad alto tasso di gradevolezza. Come quella attualmente in corso, per l’appunto, nello storico Palazzo carmagnolese: una cavalcata attraverso cinque secoli di storia dell’arte, alla rincorsa di un soggetto neppure poi tanto praticato (Sei-Settecento a parte), come gli “interni”, le “stanze” di casa, botteghe d’arte, salotti borghesi o umili antri popolari o cucine con frutta ortaggi e pollame e selvaggina in bella vista o, ancora, squallide bettole con vogliosi “vecchiacci” intenti a corteggiare le giovani e generose bellezze di turno. Cinque secoli di storia, si diceva. Dal “Sei-Settecento” fino al “Contemporaneo”. Oltre 120 i pezzi espostiun’ottantina abbondante gli artisti rappresentati. Chapeau a Rabbione! Ma impossibile dar conto di tutti. D’obbligo, per la pagina seicentesca menzionare la grande tela (immagine – guida della mostra) “La bottega dell’arte” appartenente al “secolo d’oro” dell’arte fiamminga e firmata da Jacques de Claeuw: gli alunni impegnati a lavorare di buona lena, il maestro che corregge gli errori di un giovane discepolo, busti e fogli sparsi a terra, una statua di classica fattura e una colonna dorica sullo sfondo che apre al plumbeo paesaggio esterno, in primo piano un mappamondo a rappresentare il potere della Repubblica olandese dopo la “Guerra degli 80 anni”, che ne sancì l’indipendenza. E via fra cucine più o meno “importanti”, il rituale protetto dalle mura domestiche della “ricerca di pidocchi”, le tante oscure bettole con il ridanciano “brillo” che alza il calice a se’stesso o con il monaco (di Godgried Schalcken) che offre denaro alla ragazza abbondante “di petto”, fino al triplice susseguirsi degli ambienti raffinati e di minuta eleganza di Pieter de Hook e al “Gesù nella stanza del Fariseo” del nostro Michele Antonio Milocco. Passando all’Ottocento, che meraviglia (da starci davanti a tempo illimitato) quegli “Occhi severi” di Demetrio Cosola da San Sebastiano Po: gli occhi del padre (è proprio vero! Allora bastava uno sguardo), la mano pronta al ceffone della mamma e il sorriso bonario del nonno. Lui, il piccolo “furfantello”, cappellino in testa, occhi bassi, atteggiamento pentito da non lo faccio più. Olio godibilissimo. E poi nomi che non necessitano di presentazioni, dal “fiammingo piemontese” Giovanni Battista Quadrone, alla “Donna al focolare” del biellese Lorenzo Delleani, seguito dal più estroso e “moderno” Vittorio Cavalleri, via via fino alle stupende incisioni di Celestino Turletti e del francese Carl Albert Waltner. Una trentina di artisti ci regala il Novecento. Dagli ambienti intimi e famigliari di Nella Marchesini, allo studio d’artista (al lavoro) di Ottavio Mazzonis, fino all’inquietante “Sogno – Presagio” di Francesco Tabusso, alle incisioni di Mario CalandriVincenzo Gatti e Giacomo Soffiantino, accanto a quattro corpose sculture di Riccardo Cordero, alla magnifica donna immobile di “Tre palle un soldo” di Guido Bertello, fino a “L’odalisca” di Giulio Da Milano, alla nitida sincerità di Enrico Paulucci, all’esaltazione del colore di Gianni Sesia della Merla (di recente scomparso e a cui la mostra al “Lomellini” è dedicata) e all’onirica evanescenza dell’“Autoritratto in studio” di Francesco Menzio. Due su tutti i contemporanei. Pippo Leocata con la poetica ma ingegnosa site-specific “Stanza dei ricordi” (legni e acrilici), separé dai blu profili umani e dalle “iconiche” skyline di cupole e santuari, memorie di storie e paesaggi lontani nel tempo e nello spazio, ma ben vive e presenti per l’artista – architetto di origini siciliane, che in mostra presenta anche un “Omaggio a Mollino”, suo indimenticato maestro. E, per ultimo, l’“Inside. La vita è lì dentro” di Luisella Rolle. Finestre accese nel buio della sera. In attesa di spegnersi per dare spazio alla notte. Scrive Rabbione: “E’ la rarefazione dell’intera mostra, per offrire in chiave moderna un panorama nuovo, solitario e anonimo, il respingimento, il ritratto del tempo che stiamo vivendo”.

Gianni Milani

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”

Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To); tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com

Fino al 30 luglio

Orari: dal giov. al sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30

Nelle foto: Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela; Demetrio Cosola: “Occhi severi”, olio su tela, 1884; Guido Bertello: “Tre palle un soldo”, acrilico su tela, 1980; Pippo Leocata: “La stanza dei ricordi”, legni e acrilici, 2023

Musei Reali di Torino in prima fascia: un riconoscimento importante

Il Presidente Alberto Cirio: «Importante segnale di attenzione del Governo verso il Piemonte»

L’Assessore Vittoria Poggio: «Abbiamo rafforzato il posizionamento di Torino nel segno dell’autonomia»

 

«L’inserimento dei musei reali di Torino tra quelli di prima fascia è un risultato importante per cui ringrazio il governo e in particolare il ministro Sangiuliano. Il confronto su questo tema era iniziato in occasione della visita del ministro Sangiuliano a Torino per l’apertura del salone del libro, quando il responsabile del dicastero della cultura aveva avuto la possibilità di visitare con i suoi occhi i nostri musei e apprezzarne il valore. Il fatto che in poche settimane quell’impegno sia diventato un atto concreto dimostra l’attenzione che questo governo ha per il Piemonte e per Torino che con questo riconoscimento si conferma meta culturale e turistica e di primo livello e potrà continuare a crescere con l’obiettivo di portare sempre più persone a visitare le bellezze architettoniche, culturali e paesaggistiche del nostro territorio».

 

Così il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio dopo l’ingresso in prima fascia dei musei reali di Torino che saranno in compagni di altri Big come la Galleria Borghese; la Galleria degli Uffizi; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma; le Gallerie dell’Accademia di Venezia; il Museo di Capodimonte; la Pinacoteca di Brera; la Reggia di Caserta. Musei appunto di «rilevante interesse nazionale» dotati di un regime di gestione autonomo dal punto di vista contabile e organizzativo.

 

«Un riconoscimento – ha aggiunto l’assessore alla cultura turismo commercio Vittoria Poggioche rafforza ulteriormente il posizionamento del capoluogo piemontese nella classifica delle città di rilevante interesse culturale e turistico, un fatto tra l’altro dimostrato dal crescente interesse dei turisti verso Torino e il Piemonte che sono ormai una meta turistica inserita nei più importanti circuiti escursionisti europei ed extra europei. Questa certificazione equivale ad un diploma di laurea per uno dei luoghi meglio conservati e più visitati d’Italia che segna anche un momento importante nel segno dell’autonomia gestionale».

“Jacopo Valentini. Vis Montium”: 12 foto in mostra

Prosegue, sotto l’occhio attento di “Camera”, la stagione di giovane fotografia negli showroom di “Maradeiboschi” e “VANNI” di Torino

Da maggio a ottobre, in piazza Carlina

 

L’iniziativa rientra nella seconda stagione del progetto “Futures” moves to piazza Carlina, sostenuto dall’“Unione Europea” (nell’ambito del programma “FUTURES Photography”) e portato avanti a Torino da “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, sotto la curatela di Giangavino Pazzola, con l’obiettivo di tornare a rinnovare il “rapporto con il territorio” attraverso un ciclo di mostre dedicato all’opera di giovani artisti emergenti selezionati dalla stessa “Istituzione” di via delle Rosine. Partner e sostenitori del progetto di “CAMERA” sono ancora gli showroom in piazza Carlina di “Maradeiboschi” (laboratorio esperienziale e di ricerca nei mondi del gelato, del cioccolato e degli specialty coffee) e di “VANNI”(l’occhialeria di design, cento per cento made in Italy di Torino), che ospiteranno le esposizioni, dedicate alla programmazione della fotografia emergente, da questo mese di maggio al prossimo ottobre.

La prima mostra della stagione, inaugurata lo scorso venerdì 5 maggio, in concomitanza con la “Settimana della Fotografia”, si apre con la presentazione degli scatti “paesistici” (a modo suo) di Jacopo Valentini, modenese, classe ’90, laurea in “Fotografia” allo “IUAV – Venezia” e in “Architettura” (2017) all’“Accademia di Mendrisio”. Realizzata con la collaborazione della “Galleria Antonio Verolino” d Modena, la rassegna, significativamente titolata “Vis Montium”, è visitabile tutti i giorni durante gli orari di apertura degli showroom. Per info: “Maradeiboschi”, tel. 011/0266159; “VANNI”, tel. 011/836234.

Per l’occasione Valentini presenta un nucleo di12 fotografie di medio e grande formato che vogliono essere un’indagine autobiografica e, allo stesso tempo, analitica sul tema del proprio paesaggio di origine, iniziata nel 2019 e tuttora in corso. Nello specifico, Valentini realizza immagini che immortalano luoghi, materiali e prodotti caratteristici del territorio collinare reggiano, come per esempio la “pietra di Bismantova” e le “forme di parmigiano”, per esplorare le caratteristiche, i simboli e valori che formano, da una parte, la propria biografia personale e, dall’altra, la rappresentazione dell’identità collettiva di quei luoghi.  Attraverso fotografie di costoni rocciosi, paesaggi naturali, architetture e nature morte, Valentini scompone e analizza il paesaggio reggiano e i suoi simboli caratteristici (proponendone anche nuove forme di interpretazione tese a rompere gli schemi canonici del ritratto di territorio), al fine di ricostruire l’insieme di relazioni economiche, sociali e culturali che questo include.

“Ripartiamo con questo prezioso progetto – commentano il direttore di ‘CAMERA’ Walter Guadagnini e il curatore Giangavino Pazzola – perché, oltre a rappresentare un ulteriore tassello di collaborazione tra realtà locali diverse nella costruzione dell’idea di Torino come una delle principali città legate alla fotografia in Italia, ci permette di stimolare quelle realtà animate dagli stessi valori di ricerca, innovazione e sperimentazione che hanno animato ‘CAMERA’ fin dalla sua nascita. In più, ‘Futures’ moves to piazza Carlina ci permette di continuare a perseguire l’obiettivo di promuovere le esperienze più significative del panorama fotografico nazionale fuori dalle mura del nostro centro, stimolando anche dinamiche legate al nuovo collezionismo”.

In contemporanea all’inaugurazione della mostra di Jacopo Valentini, un’altra artista coinvolta nel progetto “FUTURES”, la toscana Francesca Catastini, espone i progetti “Petrus” e “The modern spirit is vivisective” negli spazi della “Project Room” dell’“Hotel NH Collection” di piazza Carlina.

Gianni Milani

Nelle foto di Jacopo Valentini: “Coral”, Collezione Spallanzani, 2023; “Pietra di Bismantova”, 2023 e “Parmigiano Reggiano”, 2023

“Osservatorio Futura”, le “libere” opere di artiste e artisti dell’ultimissima generazione, di origine pugliese

“Non rimane che volare/generazione a confronto 1988-1999”

Fino al 28 luglio

Via Giacinto Carena 20, a Torino, zona San Donato. Quando si entra nel piccolo (ma grande di idee e di provocatoria ingegnosità) spazio espositivo di “Osservatorio Futura” aperto – per passione e per sfida, nel 2020 – da Francesca Disconzi e Federico Palumbo, si sa già fin da subito che le “sorprese” e le “bizzarrie d’arte” non potranno mancare. Del resto “Osservatorio” nasce proprio con ben dentro e addosso questo DNA: dare voce e spazio a forme d’arte sperimentali e di ricerca, che altrove non troverebbero forse granché di spazio, ma in grado di comunicare, a chi osserva, voli sogni e fantasie arrivate non sai come e che senti esser capaci di aprirti mondi di grande suggestione e originalità. Così anche questa volta eccoci catapultati in “storie”, anche di post-avanguardia “al cubo”, per le quali non puoi non sgranare gli occhi e provar spaesamenti tali che ‘ntender no (li) può chi no (li) prova, mi perdoni il Sommo Poeta. Ad esempio?


Ad esempio, alla tua sinistra appena entri, ecco un comunissimo “mocio” con tanto di bastone a parete che, lì per lì, pensi abbia dimenticato la signora delle pulizie, e che poi invece t’accorgi aver dei puntuti “artigli” aquileschi fissati a terra, capaci di graffiare via lo sporco, ma anche le paure e le inaccettabili condizioni di una vita o di un mestiere che ti vanno stretti. Alzi lo sguardo e appoggi gli occhi su tavole in legno rivestite di cera ad osservare i poveri resti di una recente depilazione (wow!) su cui, fissato in laser cut, leggi “Combatti l’espressione estetica”. Sotto a terra, un mediterraneo arbusto contorto coperto e custodito, come memoria preziosa di una natura troppo spesso vilipesa, con una dorata “coperta isotermica”; accanto sedici bottiglie “molotov” (sic!), per fortuna innocue e senza benzina, disposte a forme di cuore. Se esploderanno sarà “esplosione d’amore”. Più in là ecco invece il richiamo alla guerra, sempre vicina alla “Fortezza Europa”: un “servomuto” con appesa una divisa militare anni ’70, con tanto di berretto in alto e anfibi in basso. L’avvertimento è palese. Il titolo dice che “La divisa militare di mio padre è ancora buona”, l’installazione è del barese Nicola Guastamacchia. Le opere succitate: “DconlaH” (il “mocio”) del leccese di Gagliano del Capo Marco Musarò, “Manifesto contro l’espressione estetica” della barese Ivana Pia Lorusso, “Etereo 2” della barese di Putignano Lorena Ortells“Love” (le 16 bottiglie simil-molotov) del brindisino Gianni D’Urso. Curata dal leccese (residente a Torino) storico dell’arte e curatore indipendente, Giuseppe Amedeo Arnesano, la mostra prende a prestito il titolo (“Non rimane che volare”) da una famosa frase del geniale, pugliese doc (di Campi Salentina) Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, in arte e per noi tutti Carmelo Bene, geniale istrione, padre della “neoavanguardia” teatrale italiana, che in un’intervista ebbe a parlare, a proposito dell’emigrazione “costretta” di molti giovani meridionali, di “Sud in perdita”, di “Sud azzoppato”, cui “non resta che volare”. Volare, scappare, dar di redini verso l’“altrove”. Torino, Milano, Firenze: le città dove, per la maggiore, vivono oggi gli artisti presenti in mostra, nati e formatisi in Puglia e che, per ragioni anagrafiche hanno vissuto un decennio, l’ ’88 – ’99, fatto di grandi cambiamenti storici, politici e culturali. “Si tratta di un’esperienza collettiva– sottolinea Francesca Disconziche può essere considerata parte di un progetto di mappatura più ampio e che, in questo caso specifico, abbiamo potuto realizzare grazie al contributo del curatore Giuseppe Amedeo Arnesano, pugliese di origine, che attualmente vive a Torino”.

Filo comune, l’approccio militante alla continua ricerca di nuove cifre stilistiche, l’impegno politico e “curatoriale” (la cura in senso lato della propria Terra) per chi resta o l’immergersi, per gli “esuli”, in nuove realtà – geografiche e umane – in gran parte accettate e perfino condivise. O desiderate. Fino al momento del “risveglio” offuscante e offuscato. Del “Rèveil” di cui ci parlano, in un acrilico su tela, perfetto nel rigore del segno, la leccese Rebecca Schiavone e il barese, oggi residente a Milano, Domenico Ruccia nel suo ironico e parodistico olio su lino “Cynthia Love”, immagine decadente dell’iconica “Milano da bere” anni ’70 – ’80.  A seguire le beneaguranti “corna in ceramica” della “Stellosa” di Grazia Amelia Bellitta, la surreale “mela con sigaretta in bocca” di Matteo Coluccia, le 12 “Surprise” acrilici su pvc di Gabriele Mauro fino all’amaro “La tua assenza mi manca” su un blocco frammentato di lapidi che diventa per Lorenzo Montinaropretesto di pura poesia o all’“Animalia ch. Three” di Gabriele Provenzano, inquietante amplesso finito male fra due serpi neri, emblematica rappresentazione di “una regione sempre più arida” e dei suoi giovani “in fuga da essa” o, per ultimo, al provocatorio graffito “Scroll Piece” del brindisino Marco Vitale.

Gianni Milani

“Non rimane che volare/generazione a confronto 1988-1999

“Osservatorio Futura”, via Giacinto Carena 20, Torino; tel. 340/5032494 o  www.osservatoriofutura.it

Fino al 28 luglio, solo su appuntamento

Nelle foto (di Davide D’Ambra): Ivana Pia Lorusso “Manifesto contro l’oppressione estetica” e Rebecca Schiavone “Le Rèveil”; Nicola Guastamacchia “La divisa militare di mio padre è ancora buona”; Domenico Ruccia“Cynthia love”.

Oltre 2.000 visitatori a CAMERA

Dal 19 luglio all’8 ottobre 2023 | Aperti tutta l’estate

Sono stati oltre 2.000 in una settimana i visitatori che, in questo caldo luglio torinese, hanno scelto di scoprire la nuova offerta espositiva di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia e visitare le mostre dell’estate dedicate alla storia della fotografia e ai nuovi linguaggi della cultura visiva: DOROTHEA LANGE. Racconti di vita e lavoro e FUTURES 2023: nuove narrative.

Dopo Eve Arnold, CAMERA torna a raccontare le grandi fotografe del Novecento con Dorothea Langeautrice di una delle icone più celebri del secolo, la toccante “Migrant Mother” scattata nel 1936. Composta da 200 immagini, la mostra ripercorre la carriera della fotografa concentrandosi in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documenta gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti. Con il suo obiettivo Lange racconta la povertà, le migrazioni e le discriminazioni, senza tralasciare il vissuto emotivo delle persone che incontra e sottolineando come le scelte politiche e le condizioni ambientali si ripercuotono sulla vita dei singoli.

Curata dal direttore artistico di CAMERA Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi, la mostra offre un’occasione imperdibile per approfondire una pagina fondamentale della storia della fotografia del Novecento e avvicinarsi a un’autrice che è stata, come scrisse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”.

In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, la Project Room ospita la collettiva FUTURES 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca a CAMERA. Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti FUTURES Photography, in cui CAMERA rappresenta l’Italia, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 50 scatti. Attingendo a diverse pratiche di creazione fotografica, i progetti di Andrea CamioloNicola Di GiorgioZoe Natale MannellaEleonora RoaroSara Scanderebech e Alex Zoboli indagano non solo usi e costumi della società odierna, ma anche le nuove tendenze che attraversano il panorama della fotografia contemporanea.