La mattina del 6 giugno
Il 6 giugno prossimo approderà alla Reggia di Venaria il dipinto “La Flagellazione di Cristo” di Caravaggio, custodito al Museo di Capodimonte e ritenuto uno dei più significativi della maturità dell’artista. Il dipinto giungerà all’interno di una casa climatizzata realizzata ad hoc, anche se rimane top secret il giorno dell’arrivo per motivi di sicurezza. L’opera, realizzata tra il 1607 e il 1608, sarà accompagnata da una scorta armata di Carabinieri del nucleo Tutela e Patrimonio. Il momento del suo allestimento coinciderà con una vera e propria cerimonia alla quale prenderanno parte le istituzioni locali, insieme al Presidente del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Michele Diamonte e il Direttore Generale Guido Curto.
La Flagellazione, dipinta da Caravaggio nel 1607 per la famiglia De Franchis ( commissionato da Tommaso De Franchis per la cappella di famiglia donatagli da Ferdinando Gonzaga) e per la chiesa di San Domenico Maggiore, è uno dei quadri più forti e rappresentativi del ‘600 napoletano, italiano ed europeo, primo e folgorante approdo al sud, insieme con le sette opere di Misericordia del vicino Pio Monte, ed esempio del linguaggio di integrale naturalismo e di attento studio dei fenomeni luminosi del grande pittore lombardo. Da oltre cinquant’anni l’opera ha lasciato il centro antico di Napoli, la chiesa di San Domenico Maggiore, dove era stata visibile per 350 anni, ed è stata ricoverata per ragioni di sicurezza al Museo di Capodimonte, divenendo uno dei dipinti più iconici e motivo di grande attrazione prestata a numerose mostre nel mondo. Il quadro è tra i più veri di Caravaggio per la drammaticità che Cristo sta per affrontare. La sua sofferenza, fisica e psicologica, si deduce dai tratti del corpo, che appaiono tesi e rassegnati, come quelli del collo che lasciano cadere la testa.
Tommaso De Franchis apparteneva a un casato nobiliare di origini genovesi che aveva trovato le sue fortune economiche a Napoli.
Mara Martellotta













Giovedì 30 maggio prossimo inaugura alla galleria d’arte Pirra la mostra personale di Luisa Albert, intitolata “La forma della luce”. La galleria Pirra ha nuovamente il piacere di ospitare questa artista, dedicando un tributo alla luce e alle sue immense possibilità. Luisa Albert, torinese, allieva di Ottavio Mazzonis, nelle sue opere rivela il gusto per la tradizione, assimilata, rielaborata e trasferita nel presente attraverso un suggestivo linguaggio figurativo. La luce è l’elemento fondamentale per la creazione di un dipinto e rende possibile la percezione tridimensionale degli oggetti e degli ambienti, attribuendo qualità alle superfici, creando atmosfere e suoni o silenzi attraverso le dominanti cromatiche. La capacità di leggere la luce, darle forma, capirne le peculiarità e interpretarne le potenzialità è un elemento fondamentale per l’artista che, ben lontano dall’imitare la fotografia, in quanto tessuto pittorico delle sue tele, ben visibile all’occhio, mira a sedurre l’osservatore, restituendo immagini autentiche, la cui purezza si accompagna a un intenso realismo immaginifico. In tal senso anche i titoli delle opere si rivelano eloquenti.