ARTE- Pagina 50

Contemporary Cello Week. EstOvest Festival 2023 al Museo Ettore Fico

Gesti. in collaborazione con Compagnia Simona Bertozzi-Nexus

sabato 28 ottobre 2023, ore 19.00
Museo Ettore Fico, Torino

Arianna Brugiolo, Rafael Candela, Valentina Foschi, creazione e danza

Simona Bertozzi, sguardo e cura coreografica

Annie Jacobs-Perkins, violoncello

Iannis Xenakis, Kottos per violoncello solo
Benjamin Britten, Suite n 1 per violoncello solo
Maurizio Azzan, where the here and now of nowhere is* per violoncello ed elettronica

*prima esecuzione assoluta (nuova versione)

Negli spazi del Museo Ettore Fico nascerà un nuovo episodio di confluenza tra musica e danza. Il progetto, posto nel cuore della Contemporary Cello Week e denominato Gesti, coinvolgerà la strumentista in residence EstOvest Festival 2023, lâ americana Annie Jacobs-Perkins, e tre giovani danzatori italiani in altrettanti quadri coreografici. In collaborazione con Nexus-Compagnia Simona Bertozzi, lâ appuntamento vuole rappresentare un approdo per significative creazioni musicali e nuove visioni coreutiche. Attraverso lâ utilizzo di brani musicali per strumento a solo mai accostati in precedenza alla danza, emergeranno nuove prospettive, nuovi Gesti.

Ingresso 9,00€
Gratuito con abbonamento musei.

MEF – Museo Ettore Fico, via Cigna 114, Torino

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

27 ottobre – 2 novembre 2023
SABATO 28 OTTOBRE 

Sabato 28 ottobre ore 10 – 13 e 14 – 17

ERBARIO IN BLU

Palazzo Madama – workshop di cianotipia

Il workshop, a cura di Giulia Gentilcore e Irene Lupia (in arte I Lupi Gentili), mette in rapporto arte e natura attraverso le possibilità della tecnica della cianotipia, un’antica tecnica di stampa fotografica che permette di realizzare immagini sui toni del caratteristico colore blu di Prussia, a seguito dell’esposizione di un supporto ai raggi UV.

Il laboratorio è aperto a tutti. Non richiede alcuna conoscenza fotografica o di legatoria; è dedicato a chi si approccia a queste tecniche per la prima volta e desidera scoprirne utilizzi e potenzialità, ama l’arte e la natura.

Gli esemplari vegetali raccolti nel giardino botanico di Palazzo Madama serviranno per realizzare stampe di piccole dimensioni utilizzando la luce solare, che verranno infine assemblate e confezionate attraverso una semplice legatura in un personale erbario.

Dopo una breve introduzione teorica e la visione di alcuni esempi, si inizierà con l’allestimento del laboratorio, preparando i chimici e rendendo le carte fotosensibili. Durante l’asciugatura delle carte si raccoglieranno piante e fiori nel giardino botanico di Palazzo Madama, che serviranno per creare le composizioni botaniche in cianotipia da finalizzare alla realizzazione di un erbario personale. Le stampe verranno assemblate in una struttura editoriale a fisarmonica che conterrà l’erbario, arricchito da appunti e disegni.

 

Giulia Gentilcore e Irene Lupia (I Lupi Gentili) sono due artiste visive specializzate in grafica d’arte presso le Accademie di Belle Arti di Brera e di Torino. Durante gli anni della formazione hanno deciso di creare un laboratorio dove poter seguire la comune vocazione. “La tana dei lupi gentili” è il nome del progetto, un gioco di parole che smentisce lo stereotipo del lupo, considerato da molti come l’animale cattivo per eccellenza, e nato dall’incontro dei cognomi delle due artiste. La loro attività ruota attorno alla grafica e alla stampa d’arte, mirando però ad aprirsi a diversi linguaggi artistici senza porsi troppi limiti. Entrambe vivono e lavorano tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta, con sede presso gli spazi di un’ex officina meccanica nel centro storico di Borgo Ticino, in provincia di Novara.

 

Durata: dalle ore 10.00-13 e 14-17.00 (6 ore)

Costo: 120 € (materiali inclusi)

Prenotazione obbligatoria: t. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

DOMENICA 29 OTTOBRE

 

Domenica 29 ottobre 16.30

TERRIFICHE PARVENZE. Divinità irate nelle collezioni del MAO

MAO – visita tematica speciale

Ghirlande di teste umane, cadaveri come seggi e calotte craniche che fungono da ciotole sono solamente alcuni fra gli innumerevoli simboli apparentemente macabri che costellano l’immaginario tantrico buddhista e induista. Attraverso una selezione di opere d’arte indiana e himalayana, l’itinerario si sofferma su immagini e simboli strettamente connessi alla morte che, molto spesso, si trovano in associazione a divinità dalle fattezze terrifiche, illustrandone i particolari significati e funzioni, in un totale rovesciamento di prospettiva nel quale anche parvenze feroci e mostruose sono strumenti per allontanarsi dalle angosce del samsara.

Costo: 6€ a partecipante; costi aggiuntivi: ingresso alla mostra temporanea (gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte)

Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioni ftm@arteintorino.com

 

 

MARTEDI 31 OTTOBRE

 

martedì 31 ottobre ore 18

MOSTRA GIANNI CARAVAGGIO. Per analogiam

GAM – inaugurazione nuova mostra

 

MERCOLEDI 1 NOVEMBRE

 

Dal 1 novembre

GIANNI CARAVAGGIO. Per analogiam

1 novembre 2023 – 17 marzo 2024 (inaugurazione 31 ottobre)

a cura di Elena Volpato

GAM – nuova mostra

La GAM presenta la mostra antologica di Gianni Caravaggio, artista entrato a far parte della collezione del museo sin dal 2001. L’esposizione si compone di un nucleo di opere realizzate nell’arco di quasi trent’anni di lavoro, dal 1995 ad oggi. Cinque nuove opere sono state prodotte per l’occasione.

Una di queste, una foglia di marmo nero, intitolata Quando nessuno mi vede, è stata collocata nel giardino del museo, all’ombra di un cespuglio. All’interno le fa eco una scultura di marmo verde, speculare alla prima, intitolata Alla luce del sole. Altre opere si rispondono l’un l’altra nel percorso, tracciando relazioni e rispecchiamenti.

Dall’intera mostra emerge il potere evocativo delle opere e delle immagini che, nel presentare se stesse, rimandano sempre anche a ulteriori immagini e ad ulteriori significati. Il pensiero che riconosce tali rimandi è il pensiero per analogiam, dove ogni forma è anche metafora e dove in ogni granello di materia si può riconoscere inscritto l’emblema del tutto. Il pensiero per analogia trova nel finito la memoria dell’infinito e nella più piccola realtà la presenza di quanto ci sovrasta: i visitatori troveranno tra le opere un panno posato a terra, una coperta nera ricamata di stelle bianche, disposte in un preciso ordine. Il loro disegno ripeterà la posizione delle costellazioni sopra Torino il 31 ottobre alle sei della sera, giorno e orario di inizio dell’inaugurazione. I visitatori si troveranno così inclusi in un perfetto rispecchiamento tra il microcosmo del ricamo e il cielo sopra il museo.

Info: https://www.gamtorino.it/it/evento/gianni-caravaggio-per-analogiam/

 

Mercoledì 1 novembre ore 12

RICONOSCERE I SANTI

Palazzo Madama – visita guidata tematica

In coincidenza della festa di Tutti i Santi, Palazzo Madama anche quest’anno propone un appuntamento dedicato. Un’occasione per soffermarsi insieme sugli attributi e gli atteggiamenti che la Chiesa, mediante l’opera degli artisti, ha voluto conferire a santi e sante della liturgia dell’anno, senza tralasciare i cambiamenti apportati nella devozione e nell’arte dallo spirito della Controriforma.

Attraverso una selezione di opere del museo di diversa epoca e impiego di materiali il percorso prenderà avvio da esempi lignei del 1200 per passare alle raffigurazioni su tavola del XV secolo di Gandolfino da Roreto, Macrino d’Alba e Gaudenzio Ferrari, opere in cui   primeggia l’impiego dell’oro per evidenziare il carattere divino dei Santi raffigurati. Il percorso procede con curiosi esempi di oreficeria fiamminga, come il piatto offertorio con testa del Battista del 1500 e suggestive raffigurazioni come il San Michele Arcangelo realizzato dal Bronzino. Tappa dopo tappa il percorso visivo permetterà ai partecipanti di creare una personale Biblia pauperum.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Mercoledì 1 novembre ore 16.30

TERRIFICHE PARVENZE. Divinità irate nelle collezioni del MAO

MAO – visita tematica speciale

Ghirlande di teste umane, cadaveri come seggi e calotte craniche che fungono da ciotole sono solamente alcuni fra gli innumerevoli simboli apparentemente macabri che costellano l’immaginario tantrico buddhista e induista. Attraverso una selezione di opere d’arte indiana e himalayana, l’itinerario si sofferma su immagini e simboli strettamente connessi alla morte che, molto spesso, si trovano in associazione a divinità dalle fattezze terrifiche, illustrandone i particolari significati e funzioni, in un totale rovesciamento di prospettiva nel quale anche parvenze feroci e mostruose sono strumenti per allontanarsi dalle angosce del samsara.

Costo: 6€ a partecipante; costi aggiuntivi: ingresso alla mostra temporanea (gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte)

Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioni ftm@arteintorino.com

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.comhttps://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Torino capitale del Liberty trionfa a palazzo Madama in una grande mostra 

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Liberty Torino Capitale è il titolo della mostra che inaugura l’autunno espositivo a Palazzo Madama, Museo Civico di Arte Antica, nella sala del Senato dal 26 ottobre 2023 fino al 10 giugno 2024.

Curata da Palazzo Madama e dalla SIAT, Società degli Ingegneri e Architetti in Torino, in collaborazione con MondoMostre, l’esposizione raccoglie un centinaio di opere, che evidenziano il ruolo fondamentale che Torino ha avuto nell’affermazIone dello stile Liberty, un’arte che nella capitale sabauda travolse ogni aspetto della vita e della società, definendo un’esperienza tanto artistica, quanto architettonica , destinata a diffondersi con le sue suggestioni in tutto il mondo.

L’allestimento offre una prospettiva inedita sulle manifestazioni artistiche del Liberty e i visitatori avranno l’opportunità di comprendere I meccanismi di creazione architettonica e estetica, percependo il processo creativo di opere che spaziano dall’architettura al design di interni, dalle pitture alle sculture, lavor

rafico alla decorazione, dagli oggetti d’uso ai testi letterari, dalla poesia alla musica.

Tutti questi lavori sono caratterizzati dalla particolarità strutturale della natura, eterna generatrice di forme.

Durante i quaranta anni della Belle Epoque vi fu una fiducia illimitata nella scienza e un mondo senza più confini trovava la sua espressione in un nuovo movimento artistico filosofico capace di connettere ogni aspetto della vita con l’eleganza decorativa. La massima espressione a Torino, che ne diventa capitale, sarà raggiunta dal Parco del Valentino quale cornice ideale per esibire la produzione italiana in campo agricolo, artistico e industriale.

Il concetto sul quale la mostra di palazzo Madama si concentra è quello di metamorfosi, presentando una stagione europea di ricche trasformazione. Il passaggio tra l’Ottocento e il Novecento può essere, infatti, considerato un processo di trasformazione di natura estetica, sociale e geopolitica.

Cinque sono le sezioni in cui si articola la mostra, di cui l’esordio è consacrato all’eterno femminile, vale a dire all’immagine della donna che, al passaggio tra Otto e Novecento, emerge per potenza visiva e assume un nuovo ruolo sociale che l’esposizione ricolloca in una dimensione di eccezionalità. Lo dimostrano le opere di Boldini e Bistolfi, Corcos e Canonica. Da qui si passerà nell’ambiente privato della Casa Moderna, accolti dal bow window della palazzina Turbiglio, dove si potrà apprezzare la novità prorompente dell’elemento architettonico del panorama del Liberty torinese. Si potranno ammirare gli abiti di grande eleganza di un tempo, i complementi di arredo e gli accessori illuminati da un lampadario della Officina Mazzucotelli, prendendo coscienza del ruolo della danza e del movimento grazie a immagini quali il magnifico vaso portafortuna di Leonardo Bistolfi.

Da questo interno si è poi proiettati nelle vie e nei quartieri torinesi, città capace di applicare il Liberty a ogni tipologia edilizia. La Gran Via rappresenta il cuore dell’esposizione Internazionale del 1902, rievocato con opere originali allora esposte e i corrispondenti impianti iconografici, che non soltanto testimoniano i fermenti culturali del tempo, ma soprattutto indicano l’essenza della rivoluzione Liberty torinese.

Solo Torino è in grado di declinare questa storia nell’ambito dell’edificare, poiché il Liberty connota scuole e fabbriche, case popolari e eleganti ville, bagni pubblici e oltre cinquecento capolavori distribuiti su tutto il territorio cittadino

La quarta sezione, che si intitola “Nuovi linguaggi per una nuova società “, concentra la sua attenzione sull’industria dell’arredamento e degli interni e spazia dall’editoria scolastica alla grafica pubblicitaria e alle riviste, in un Liberty che diventa linguaggio unificante di un Paese e di una società, trovando il suo massimo esponente in Leonardo Bistolfi, protagonista assoluto dell’ultima sala intitolata “Dalla Sfinge a Città del Messico” percorso emozionante nel meccanismo della creazione artistica, che permette di seguire il farsi dell’idea dal primo schizzo al disegno, dal bozzetto al modello e al gesso preparatorio, dal marmo al bronzo dell’opera compiuta seguendo lo scultore nella genesi di alcuni suoi grandi capolavori.

Nel quarantennio della cosiddetta Belle Epoque, nei decenni di fiducia sconfinata nel progresso sicuramente diventa simbolo di quest’epoca il parco del Valentino. Con l’Esposizione Generale italiana del 1898 si crea la Fontana dei Mesi, una cascata di oltre 600 litri d’acqua al secondo, con due pennacchi lanciati a 20 metri di altezza. Carlo Ceppi, con una scenografia del tutto sorprendente rispetto al rigore della città sabauda, concepisce una fontana di forma neosettecentesca, in grado di conciliare nostalgie rococò a spunti Liberty, utilizzando il moderno cemento. A essa lavorano Luigi Contratti, Giacomo Cometti, Cesare Reduzzi e Edoardo Rubino, scultori protagonisti della grande stagione del Liberty, di cui Torino diviene la capitale indiscussa, riconosciuta per l’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa moderna, che si tenne tra l’aprile e il novembre del 1902, capaci di dare spazio ai massimi protagonisti dell’art nouveau in Italia e in Europa.

Torino sarà anche in grado di innestare sul suo territorio settecentesco una straordinaria avventura urbana e sociale, con l’arte del Liberty che ridefinisce la quotidianità della città.

L’architetto ingegnere Pietro Fenoglio crea capolavori quali Villa Scott, protagonista del film di Dario Argento ‘Profondo Rosso’, e Casa Fenoglio La Fleur ove tutto, dai telai delle finestre ai caloriferi in ghisa, dagli stipiti in legno alle maniglie delle porte, è stato disegnato dall’architetto.

Secondo Rossana Bossaglia “la casa Fenoglio-La Fleur resta per noi forse il più bell’esempio di architettura Liberty in Italia, certo il più puro nel senso di art nouveau”. Fenoglio progettò l’edificio come propria abitazione concedendosi, secondo il gusto francese dell’epoca, di farne una “casa-studio”, favorendo la massima espressione del suo spirito creativo, celando probabilmente l’intenzione di realizzare un vero e proprio modello estetico, nel pieno della gloriosa stagione del Liberty torinese.

Queste costruzioni introducono a un vasto insieme di ville nobiliari e palazzi destinati alla borghesia, che saranno il preludio per esperienze estremamente originali quali la realizzazione del villaggio Leumann, nato nel solco dello spirito del Nord Europa, fino ai caseggiati nei quartieri popolari, operai, artigiani e impiegatizi di Barriera di Milano, San Paolo fino ai bagni pubblici.

Le tecniche, i nuovi materiali quali il litocemento e le forme sinuose si applicano ad ogni contesto con grazia e semplicità. Il sistema decorativo conosce una ridefinizione sia nell’ambito delle dimore private, sia dello spazio urbano. Un esempio su tutti il monumento, esemplare del gusto dell’epoca, ad Amedeo di Savoia duca d’Aosta, posto all’ingresso del parco del Valentino nel 1902, con cui Calandra costruisce un capolavoro del Liberty come lo volle intendere nella rivista ‘L’arte decorativa moderna’, da lui fondata con Leonardo Bistolfi, Enrico Reycend, Enrico Thovez e Giorgio Ceragioli. Una rivista capace di sottolineare con la contemporanea Esposizione torinese, l’affermarsi di un nuovo stile.

La parola chiave intorno alla quale ruota la mostra di Palazzo Madama è metamorfosi. Il passaggio tra Otto e Novecento può essere considerato quale un grande passaggio di transizione estetica, sociale e geopolitica.

La mostra si avvale anche del contributo dato dalla campagna fotografica svolta dall’architetto Pino Dell’Aquila.

Liberty . Torino capitale 26 ottobre 2023- 10 giugno 2024

Palazzo Madama- Museo Civico d’arte Antica. Sala del Senato. Piazza Castello Torino

Mara Martellotta

Parlare d’arte al Castello di Rivoli

 

Un programma del Castello di Rivoli in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino
Da giovedì 26 ottobre 2023, ore 13-14
Gallerie d’Italia – Torino, Arena
Piazza San Carlo 156, Torino

Dopo il successo della prima edizione, dal 26 ottobre 2023 tornano i Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi, un nuovo programma di incontri a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con le Gallerie d’Italia – Torino.

Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi offre l’opportunità di avvicinarsi all’arte contemporanea. Con un’attenzione particolare alla fotografia, alla sua nascita ed evoluzione, e al rapporto che la lega indissolubilmente alle altre forme di arte, le tematiche che saranno affrontate durante questa edizione dei Lunch Talks sono l’occasione per conoscere le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, approfondire mostre epocali che hanno ridefinito il concetto di arte, ed esplorare i nodi tematici che animano il dibattito culturale contemporaneo.

Gli incontri sono tenuti da Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli, Marcella Beccaria, Vice Direttore, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni, e Marianna Vecellio, Curatore, che accompagneranno il pubblico in un affascinante viaggio nell’arte dei nostri giorni, condividendo le loro dirette esperienze e il loro continuo lavoro di ricerca.

I Lunch Talks propongono una nuova forma di “pausa pranzo”. Gli incontri avverranno, dalle ore 13 alle ore 14, negli spazi dell’Arena delle Gallerie d’Italia di Torino, in un ambiente rilassato e informale. I partecipanti riceveranno un lunch box a cura di Costardi Bros e potranno concludere l’esperienza con una visita alle mostre allestite alle Gallerie d’Italia di Torino.

Il programma è a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino.

Lunch Talks @ GDI – Torino
Parlare d’Arte.2
Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi
a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino

26 OTTOBRE 2023 (h. 13-14)
Carolyn Christov-Bakargiev, Lee Miller e Artisti in guerra
Il lunch talk esamina le fotografie scattate da Lee Miller durante la Seconda Guerra Mondiale e presenta ulteriori artisti che hanno vissuto contesti bellici e che hanno decantato testimonianze anche fotografiche della guerra.

9 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marcella Beccaria, Otobong Nkanga
L’incontro approfondisce l’arte di Otobong Nkanga e i modi in cui l’artista, a partire dai suoi primi lavori fotografici, affronta importanti tematiche quali lo sfruttamento delle risorse naturali e la distanza che in molti casi separa gli esseri umani dal pianeta che li ospita.

16 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marianna Vecellio, Fabio Mauri
L’appuntamento è dedicato all’artista e intellettuale romano Fabio Mauri e approfondisce il suo rapporto con il cinema, e l’uso e il riuso di foto e film per raccontare la storia e la memoria dell’essere umano.

30 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Carolyn Christov-Bakargiev, Pensieri Atlantici sulla Biennale di São Paolo 2023
Pensieri Atlantici su Coreografie dell’impossibile, 35esima edizione della Biennale di São Paolo, a cura di Diane Lima, Grada Kilomba, Hélio Menezes e Manuel Borja-Villel e attualmente in corso. La storia e lo sviluppo dei punti di vista decoloniali da Okwui Enwezor a oggi.

7 DICEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marianna Vecellio, Giuseppe Penone / Paolo Pellion di Persano, Jannis Kounellis / Claudio Abate, Giovanni Anselmo / Paolo Mussat Sartor e Marisa Merz / fotografi diversi. Per un’immagine della vita dell’arte, la fotografia nell’arte a cavallo fra gli anni sessanta e settanta
Il lunch talk affronta l’uso della fotografia nell’Arte povera, nell’Arte concettuale e nella Land art, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta.

14 DICEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marcella Beccaria, La luce nell’arte
Da Caravaggio in poi, un viaggio alla scoperta della luce nella storia dell’arte, senza dimenticare la nascita della fotografia quale originale forma di “scrittura di luce”.

Prenotazione obbligatoria: torino@gallerieditalia.com

Il costo dell’attività è di € 22 e include un lunch box a cura di Costardi Bros e il biglietto d’ingresso al museo.

Una straordinaria mostra dedicata al genio del colore Marc Chagall a palazzo Barolo

Ritorno della grande arte a palazzo Barolo dopo il successo dell’ultima mostra dal titolo “Da Monet a Picasso”. Dal 25 novembre al 25 febbraio 2024 sarà visitabile una mostra tutta dedicata al genio di Marc Chagall pittore del colore, dal titolo “Marc Chagall, gli stati dell’anima”. Il progetto espositivo torinese raccoglie alcuni dei capolavori del pittore di origine bielorussa, naturalizzato francese, che gli valsero il soprannome di “pittore poeta”, a partire dalle illustrazioni per le Favole di Jean de la Fontaine fino alle litografie dai colori vibranti. Si tratta di oltre settanta opere  legate tra loro dal tema dominante dell’amore, in tutte le sue espressioni e contraddizioni.

Nel percorso espositivo si possono riconoscere iconografie estrapolate  dalle fiabe popolari russe e dalla letteratura ebraica, animate da uomini e donne volanti , capre, cavalli, pesci e uccelli.

Marc Chagall, a differenza di altre correnti a lui coeve, non si interessò all’inconscio, ma rivolse la propria attenzione alla bellezza mistica, alla memoria, al mondo interiore e alla storia del suo popolo. Di origine ebraica chassidica, Chagall visse l’orrore della seconda guerra mondiale riproponendo nelle sue opere una marcata  gioia di vivere sia nei temi trattati, sia nei colori sgargianti utilizzati.

La mostra, prodotta da Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale  Dreams e il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, accoglie numerose opere dell’artista, da “Maternità Suite” ai “Sette peccati capitali”, a “Le lettere invernali” e “Le Favole di La Fontaine”, per approdare ad opere ancora di maggior pregio quali “Daphnis e Chloe”, “La storia di Exodus” e “Celui qui dit les choses sans rien dire”.

La collezione esposta a palazzo Barolo è  la serie sicuramente di taglio più femminile del pittore, che ritrae donne forti e con personalità, che sono amate e che amano.

 

Dal 25 novembre al 25febbraio 2024. Orario 10-18.30.

Dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17.30. Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.30.

Lunedì chiuso

 

Mara Martellotta

Sergio Regalzi espone la Grande Mere alla galleria di Raffaella De Chirico

Per la notte delle arti contemporanee

In occasione della settimana torinese dell’arte contemporanea, la galleria di Raffaella De Chirico presenta un’opera unica di Sergio Regalzi, “La Grande Mère”, in un temporary space in via Mazzini 27, scelto per l’occasione. La scultura sarà visibile dalla vetrina del negozio per tutta la settimana, giorno e notte. Sarà visitabile su appuntamento anche durante la notte delle arti contemporanee di sabato 4 novembre dalle 17:00 alle 24:00.

Realizzata nel 2004, vestiti su struttura metallica e pittura industriale, risulta una struttura monocromatica nera dalle dimensioni in centimetri 320 × 100 × 80, e rivela una complessione plastica composta da una moltitudine di seni, definendo in modo evidente il femminile.

“L’archetipo femminile della Grande Madre – spiega Sergio Ragalzi in un suo scritto – è di protezione e di rinascita. La Grande Madre è l’origine primordiale; la sua figura ci rimanda alla procreazione, alla fertilità e alla sessualità in un ciclo di nascita – morte. In un centro cosmico le due ambivalenze vita – morte rappresentano l’immagine di una grande forma naturale con molteplicità di seni che nutrono il mondo, ma sono anche simbologie drammatiche simili a bombe inesplose che, attraverso questa metafora, rappresentano una liquidità nera, sotterranea, che crea un allarme sociale. Come minaccia di caduta del cielo sulla terra rappresenta un’immagine inquietante che produce ambiguità di vita e esistenza drammatica dell’umano.”

Il lavoro esposto rappresenta una sintesi dei temi trattati dall’artista torinese: il femminile, inteso come sessualità e come materno, l’origine, intesa come energia primordiale, le bombe, la guerra e uno scenario postapocalittico.

Sergio Ragalzi nasce nel 1951 a Torino, dove vive e lavora. Esordisce sulla scena dell’arte italiana nel 1984 con Estemporanea, e consacra la riapertura della galleria romana “L’attico” di Fabio Sargentini, galleria che gli dedicherà negli anni numerose personali. Dal 2020 collabora con la galleria di Raffaella De Chirico, con la quale ha realizzato due mostre personali negli spazi di Torino e Milano, oltre ad aver partecipato a alcune collettive.

La mostra aprirà il 30 ottobre alle 18:00 e durerà fino al 5 novembre. Sarà visitabile su appuntamento.

Mara Martellotta

Racconti dipinti: Francesco Tabusso nelle collezioni private

La Ersel apre al pubblico la raccolta visitabile fino al 7 dicembre prossimo nel sua sede di piazza Solferino

 

La Ersel apre al pubblico una raccolta di dipinti di Francesco Tabusso appartenenti alle collezioni private, a cura di Marco Sobrero e dell’archivio Francesco Tabusso, con testo critico di Francesco Poli.

La mostra apre al pubblico dal 27 ottobre al 7 dicembre prossimo spesso la sede Ersel di piazza Solferino 11 a Torino.

Le opere esposte ripercorrono un arco temporale che inizia dagli anni Sessanta, che sono caratterizzati per Tabusso da una fortunata stagione espositiva, culminata con la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1966, dove avrebbe presentato il grande polittico ‘L’atelier di via Salvecchio’, di cui qui sono stati esposti tre pezzi rintracciati con lavori di catalogazione.

L’opera si compone di dieci tele in sé autonome e venne concepita come un grande puzzle di circa 2 metri per sei per la parete della Biennale. Nel decennio successivo l’artista si accosta a temi maggiormente agiografici, stimolato dalla sua passione per le immagini di devozione popolare. Ricordiamo la grande tela della Tentazione di Sant’Antonio Abate, dipinta per la personale presso la galleria Bussola di Torino nel 1969 e mai più esposta al pubblico da allora. Si tratta di un’opera in cui si manifesta, anche con ironia, il mondo dell’artista, popolato di animali talvolta crudeli, paesaggi agresti, creature misteriose e maliziose e villaggi in festa.

In mostra non manca il richiamo al ‘racconto dipinto’ più intenso realizzato da Tabusso, vale a dire il ciclo pittorico dedicato a San Francesco per la chiesa di Gio’ Ponti a Milano. Qui la preghiera si fa pittura e, percorrendo la navata centrale verso la Pala d’altare monumentale, si scoprono gli otto trittici che celebrano gli episodi della vita del Santo ad Assisi.

Nei decenni successivi sulle tele si susseguono i temi più cari all’artista, le Nature morte, il mare del Nord Europa, i boschi della Val Susa, il cielo notturno nelle campagne, la raccolta del vischio, le tradizioni contadine e la sua appassionata conoscenza micologica e biologica.

“Di pittori figurativi – spiega il critico Francesco Poli – ce ne sono tanti, ma sono ben pochi quelli che , con un linguaggio di sensibilità immaginifica, sono stati capaci di creare l’illusione di un mondo a parte e, al tempo stesso, radicato nella memoria collettiva e sospeso in una dimensione di armonica empatia tra uomo e natura. Tra questi c’è Tabusso, che, impegnandosi a fondo, si è pure divertito a studiare, esplorare e inventare la sua personale narrazione della realtà.

“È divertente dipingere?(…) Suppongo che il pittore Tabusso si sia davvero divertito raffigurando forme e aspetti del dolce-odiato vero che ci sta attorno. Guardo con simpatia a lui e ai pochi che, dipingendo, ci fanno credere che la vita non sia un’avventura troppo odiosa e sostanzialmente inutile”. Questa considerazione fa parte di un breve testo che Eugenio Montale aveva dedicato a Francesco Tabusso nel 1968, in un periodo in cui le arti visive erano, secondo lui, troppo impegnate a trasmettere astrusi messaggi e facevano poco per ’aiutarci a vivere’. È bene riflettere sulle parole del poeta che invoca qui, con ironico pessimismo, per la pittura una funzione delicata, quella di contribuire, per quanto possibile, a farci dimenticare il fondamentale senso di vuoto dell’esistenza, ad aiutarci a sopportare il peso ottuso della realtà attraverso un’esperienza del vero poeticamente trasfigurato.

I personaggi, le cose, i paesaggi protagonisti dei suoi quadri sono immersi in uno spazio-tempo lontano dalle tensioni della società contemporanea e hanno preso forma e vita intenzionalmente al margine delle fluttuanti dinamiche delle tendenze artistiche di punta.

Proprio per questo l’originale qualità delle rappresentazioni dell’artista, sintetiche e attente anche ai minimi particolari, sono rimaste sempre attuali, mantenendo una grande freschezza espressiva, cariche di così profonde risonanze umanistiche.

A partire da una sapiente tecnica pittorica appresa dal suo maestro Felice Casorati, che lo influenza solo inizialmente, Tabusso ha elaborato uno stile personale di evidenza raffinata, in cui entrano in gioco illustrativi derivati dall’iconografia dell’arte popolare, ma soprattutto riferimenti culturali da grandi pittori, come Brueghel il Vecchio, Chagall, Certi, de la Tour.

In mostra compaiono anche campagne e montagne dell’amata Val di Susa, colte in diverse stagioni, tra cui quella invernale come nel dipinto “Paesaggio sopra Rubiana”, che emerge sotto un cielo plumbeo o “La piana di Savoulx” dove, in mezzo alla neve, compare una figura di una ragazza che porta un mazzo di vischio sulle spalle.

Il laboratorio del restauro è un dipinto di misteriosa delicatezza e intensità, dove cogliamo una giovane restauratrice che si volta sorpresa verso di noi, mentre sta pulendo con un panno un quadro che possiamo solo intravvedere nella stanza. Tra le composizioni più inquietanti di Tabusso ricordiamo la Macelleria, una modesta macelleria di paese, in cui il bue squartatore in primo piano, colto con grande tensione espressiva, rappresenta un omaggio a Rembrandt. Il volto della ragazza, che guarda dentro da una finestrina, crea un singolare e geniale contrasto.

L’opera di più imponenti dimensioni è quella intitolata Le tentazioni di Sant’Antonio del 1968, una composizione incentrata sul personaggio stralunato del Santo, inginocchiato nell’erba tra i funghi, che volta le spalle a un gruppo di giovani ninfe o odalische distinte che si intravedono sullo sfondo a sinistra.

Il dipinto mette in scena un paesaggio di vasto respiro brulicante di presenze vegetali, animali e umane. Accanto al santo vediamo un maiale, una vipera e un nido con le uova, sull’albero, un’upupa. In secondo piano un paesino variopinto con gli abitanti in festa e, in lontananza, dei contadini che lavorano i campi e altre case sulle pendici delle colline.

La mostra è visitabile dal 27 ottobre al 7 dicembre 2023 nello Spazio Ersel in piazza Solferino 11. Apertura straordinaria in occasione di Artissima sabato 4 novembre 2023

 

Mara Martellotta

“Michele Tocca. Repoussoir” In mostra alla “GAM” di Torino, le opere del pittore romano

 “Cornice” (“Repoussoir”) e marginalità sono fulcro visivo del dipinto

Fino al 5 novembre

“Repoussoir” è un progetto d’arte che dà il titolo alla mostra, ospitata fino a domenica 5 novembre, negli spazi della “Wunderkammer” della torinese “GAM”, ed è anche il titolo di un’opera specifica presente nella stessa mostra, “Repoussoir (Muffa)”, olio su lino del 2016, a firma del pittore di Subiaco, classe ’83, Michele Tocca, vincitore con tal progetto del cosiddetto “PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea”, promosso dalla “Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura”. L’esposizione, a cura di Elena Volpato, nasce dalla volontà del Museo torinese di via Magenta di acquisire un gruppo di opere del pittore romano formatosi fra Italia, Belgio e Inghilterra dove completa i suoi studi presso il “Royal College of Art, Painting Department” di Londra. Tocca é “un pittore – sottolinea Elena Volpato – capace di porsi all’osservazione del mondo con l’immediatezza di una interiore “first-timeness”: con il candore di uno sguardo che sa vedere tutto come fosse la prima volta, eppure coltiva una profonda conoscenza dei meccanismi della visione, delle strutture di pensiero e delle eredità che l’arte ci tramanda”. Proprio in tal senso, il termine “Repoussoir”( termine che appartiene alla storia della pittura di paesaggio e che vuole solitamente indicare un elemento posto in primo piano “con lo scopo di rappresentare un ostacolo, una cornice, una quinta all’aperta visione”), assume invece nei dipinti di Tocca il senso di “ostacolo al positivo”, capace di rilanciare in profondità lo sguardo per arrivare al fulcro visivo del dipinto. Marginalità che è percorso perfetto per arrivare all’essenza profonda, la più vera, delle cose. E che sa tenere insieme il candore e la schiettezza di una pittura che parla linguaggi attuali pur non disconoscendo la grande lezione della storia. Per questo motivo, nell’allestimento della mostra, pochi, meditati, studi pittorici di piccole dimensioni, realizzati direttamente sulla natura da artisti del passato, come Antonio FontanesiMassimo d’Azeglio e Giovanni Battista De Gubernatis (tratti dalla collezione dell’Ottocento della “GAM”) sono stati disposti in alto sulle pareti, come fossero degli “appunti ideali”, mentre le serie pittoriche di Michele Tocca scorrono sulla linea di visione. E anche una distinzione cromatica separa sulla parete la pittura del presente da quella ottocentesca, “così come nella mente dell’artista, talvolta, una sfumatura più o meno intensa di colore, la prospettiva un poco più ravvicinata sull’oggetto o la sintesi più o meno spinta di una pennellata, separa il suo proprio fare dalla memoria viva di quanto i ‘plenairists’ andavano scoprendo tra Sette e Ottocento, dando campo a vere rivoluzioni dello sguardo e all’emergere della consapevolezza storica del paesaggio”. Particolarmente interessante, nel percorso espositivo, la serie delle “Giacche da pioggia del pittore”, messe lì ad asciugare dopo una piovosa giornata di pittura all’aperto e che, al primo impatto non ci rappresentano null’altro che semplici accessori, mentre nella visione di Tocca (condivisibile, a ben pensarci) sono veri e propri “autoritratti”, dipinti dalle gocce di pioggia e dalle inevitabili macchioline di colore ad olio cadute durante il lavoro. “Il pittore – conclude la Volpato – ritraendo di spalle la propria giacca da lavoro fa di se stesso un ‘repoussoir’, un dispositivo della visione pittorica, e della sua opera una riflessione sull’‘attualità’ fisica e metaforica tra la pittura e i fenomeni”.

Gianni Milani

“Michele Tocca. Repoussoir”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea”, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 5 novembre

Orari: da mart. a dom. 10/18. Chiuso il lunedì

Nelle foto:

–       Michele Tocca: “La giacca da pioggia del pittore”, olio su lino, 2020, Ph. Perottino

–       Michele Tocca: “Repoussoir (Muffa)”, olio su lino, 2016, Ph. Sebastiano Luciano

–       Michele Tocca: “Cantiere – corda”, 2021, Ph. Sebastiano Luciano

La magia delle cose. Il segno magistrale dell’ incisore Guido Navaretti

 

Una punta di bulino, affilata con sapienza, incide delicatamente il plexiglass. Sottilissime linee si dipanano formando tessiture e onde, vortici e spazi, orientandosi variamente sulla superficie liscia, perfetta. Da questi emergeranno e prenderanno forma suggestioni di oggetti, animali, ricordi ed emozioni.

Guido Navaretti iniziò come incisore su lastra di zinco nel 1976, terminata l’Accademia di Belle Arti, ma gli orientamenti del mercato artistico e la difficoltà a reperire il materiale lo hanno portato a lavorare sul vetro sintetico dal 1999: il polimetilmetacrilato (plexiglass). E le dimensioni iniziali delle sue opere, piuttosto importanti, dagli anni Ottanta Novanta si sono portate a un formato più piccolo e agile.

Ma il cambio di formato, come il variare continuo in generale, non gli interessa: egli utilizza attrezzi, inchiostri e misure ben definiti, costanti nel tempo, perché il cambio delle aree di lavoro e dei mezzi deconcentra e sposta l’ attenzione verso il ridimensionamento continuo delle idee, della materia e dello spazio. L’ abitudine permette di concentrarsi sulla creazione. E, a tal proposito, dall’amato Oriente cita un altro suggerimento: il miglior modo di essere liberi è avere dei confini… Nel cambiare supporto, quindi, l’Artista ha invertito la risultante dell’ immagine: mentre sullo zinco il segno accoglierva l’inchiostro nero, lasciando bianca la superficie intonsa (calcografia: nei solchi rimane il nero), su plexiglass egli lavora in negativo, lasciando bianchi gli spazi dove il rullo di inchiostro nero non lascerà il colore (xilografia, da “scrittura su legno”: nei solchi rimane il bianco, e in questo caso possiamo parlare di metacrilatografia o plexigrafia). Il lavoro scelto da Navaretti è, quindi, in negativo, l’antitesi del pensiero precedente. E cambia un mondo, “L’altro mondo”, come dice sorridendo il Maestro. Ma questa scelta non è un problema, bensì una nuova risorsa, un universo da scoprire. Ed è molto interessante, nel leggere i suoi appunti, come Egli si collochi rispetto a un determinato utilizzo del colore nero (quindi riferito alle aree risparmiate dal segno), rifuggendo dal valore espressivo, politico, enunciativo, spigoloso, massivo, politicamente e socialmente forte che lo hanno spesso connotato, dalle opere d’arte, ai manifesti, alla fumettistica: il nero, nel suo segno, mantiene la leggerezza necessaria a dialogare con il bianco, in una danza di reciproco riconoscimento, perdendo i caratteri che nel Novecento questo non-colore o massimo-colore ha spesso assunto.

Il gesto, ben controllato nel suo lento incedere, lascia che le forme emergano. E al gesto contribuisce fisicamente tutto il corpo, facendo convergere la giusta tensione verso lo strumento, sotto occhi attenti, aiutati da una grande lente illuminante. Il segno deve essere presente, visibile, non andare oltre le possibilità visive di chi osservi. Sottile ma solido e definito, chiaro e senza fraintendimenti: gesto e artista si assomigliano? Il bulino, nell’utilizzo, tende a lidersi e a inspessire le linee, ma questo non è necessariamente un intoppo, bensì una suggestione che lo strumento stesso regala, spostando di qualche grado la traiettoria dell’ invenzione. E seguirà un’altra passata sul disco abrasivo, la carta seppia e la pietra Arkansas.

L‘incidere è scavare, nella materia e nella memoria, in uno sforzo di rappresentazione. E il nero e il bianco sono concettualmente alla base della tecnica dell’ incisione e riportano al principio di yin e yang, gli opposti che si contrastano e equilibrano, scambievoli e non assoluti, suggestione concettuale e spirituale alla quale il Nostro é sensibile, come ad altri contenuti legati alla cultura orientale. Ci torneremo.

Per Navaretti, il disegno, l’ arte, necessitano innanzitutto di essere artigianato da praticare con costanza, sempre quando possibile, senza cercare precise mete finali o medaglie, accreditamento presso questa o quella corrente, classificazione, plauso di claque: l’ arte é per lui un gesto naturale della quotidianità, come tutto ciò che riempie le giornate, e che richiede solitudine, nel senso alto di libertà da ogni influenza, senza impellenze pressorie. Ed è un gesto che della vita risente, ma sempre fluendo col resto, nella complessità, nella entropia degli eventi.

L’ Artista torinese non sa dove finirà la propria opera, quando la inizia: lascia che sia lei stessa a disvelarsi, a modellarsi sotto le mani, a suggerire; non teme l’errore, che troverà senso nel contesto; non persegue un progetto -magari nato da una bozza preparatoria- lavorando per la sua realizzazione. Improvvisamente, poi, emerge la chiave di volta e appare la soluzione di questo vagare: un buco da riempire, una sagoma portata a galla, una modifica alle onde ed ecco che prende forma precisa, puntuale, l’oggetto, animato o inanimato che sia, e il lavoro arriva a compimento. L‘incisore non cerca l’ispirazione, dunque, ma trova la risposta nel fare stesso, nel divenire dell’atto creativo: è il soggetto stesso che si disvela. E la memoria corre a Picasso e al suo “Io non cerco, trovo”.

Navaretti pare assimilare idealmente questo procedimento alle sue amate passeggiate, dove si lascia pervadere dal mondo circostante, osservando la vita scorrere in quel preciso momento, accogliendo l’ hic et nunc, e si porta a casa un ricordo, una emozione; a volte un dolore, un turbamento. Perché questo incedere è sempre un viaggio, lo stesso che percorre il suo bulino mentre nel silenzio lascia che le emozioni, le memorie inconsapevoli, tornino e prendano libera forma. Ed è un viaggio affettuoso nelle cose, che si presentano nella loro semplicità, come manifestazione di sé e testimonianze del mondo. Ed è lo stupore di esse. Talvolta i soggetti presenti nelle opere propongono domande, si trovano in situazioni ambigue, sospese come le risposte possibili, appena suggerite. E’ dunque un vagare nella vita.

Osservando le opere del Maestro l’occhio si perde in linee che formano nuvole, tessiture, che per pareidolia mostrano a ognuno forme diverse, accenni, suggestioni, e da questo sfondo emergono, con tecnica descrittiva definita e sopraffina, oggetti e animali, piante e fiori. Ma Navaretti chiede di non limitarsi a pretendere un riscontro retinico delle cose, un iperrealismo asettico, ma di accettare la rilettura che, pur puntuale, genera la mente-occhio dell’ incisore. Come nascono le immagini, da dove arrivano? L’incisore torinese si racconta e conduce verso la comprensione del proprio atto creativo, che nasce lasciando fluire la mano, il segno spesso seriale, ripetitivo, come in molte opere degli Anni Novanta e Duemila, pulviscoli e tessiture che addensano e ràrefano la luce, oppure composto da matasse di fili sottili come capelli, in genere a rappresentare dinamici e cangianti sfondi. La finezza del segno crea paesaggi preziosi: boschi, turbinii, spazi che dividono la tela (anche metaforicamente parlando) in modi diversi: nuvole dense di accenni o divisioni orizzontali, oppure diagonali, riportando volutamente ai contrasti del pensiero orientale. Si osservano spesso due piani visivi differenti, l’uno sull’altro.

 

Le opere trovano un titolo quasi sempre una volta terminate, dando compiutezza al lavoro, concludendone l’articolato percorso e aprendo la strada a una nuova esperienza: e questo l’Autore lo fa spesso con ironia, giocando con le parole, con citazioni di poesie, di motti, di testi sacri, di neologismi scherzosi. Ad esempio, “Scampo?, 2020”, “Campo?, 2021”

Viddi ‘na cozza, 2021” o “Palla al centro, 2023”.

E trova spesso ispirazione nell’ opera del poeta giapponese Matsuo Bashō (1644 – 1694) del periodo Edo, del quale ci pare importante segnalare questi versi significativi, nel chiarire il concetto taoista di “La via, la strada”: ”(…) I propositi iniziali, per non diventare fonte di frustrante impotenza, vanno posti e perseguiti con la serena consapevolezza che il Tempo e la strada da percorre sulla lastra influiranno sulla loro teoretica (N.d.r. Filosofia della realtà e della conoscenza) chiarezza. Tempo del lavoro ed il lavoro del Tempo, apriranno imprevedibili sviluppi che – del proposito iniziale – lasceranno intatto solo la spinta ideale, non i freddi e inumani condizionamenti”.

Opere riferite a Bashō: “Riemerge la rana di Bashō, 2014” e “Takotsubo o del vaso da polpi di Matsuo, 2023”

Terminato questo nostro incontro ideale con l’Artista torinese, ci troviamo a constatare che le sue opere veicolano non solo una grande competenza tecnica e contenuti artistici solidissimi, ma anche ironia e stupore, amore per l’amicizia e la convivialità, lo scambio, il sorriso; a ricerca interiore; uno sguardo aperto al divenire degli eventi, accettandone la complessità e l’appartenere a un Disegno imperscrutabile. E quindi ci piace immaginare l’incisore Guido, Torino, XXI secolo, congedatosi dal mondo esterno, chinarsi sul suo banco e, in compagnia del fedele bulino, adagiare sulla carta la magia delle cose.

Davide Ficco

 

Guido Navaretti é nato a Torino nel 1952 e, terminato il Liceo Artistico, nel 1975 si diploma in Pittura all’Accademia Albertina di Belle Arti ottenendo il Premio Dino Uberti come miglior licenziato del Corso e il Premio Vittorio Avondo, come miglior licenziato di tutti i Corsi. Nell’ incisione é allievo di Mario Calandri e Francesco Franco. Dal 1986 inizia il rapporto con quella che nel 1989 diverrà la “Franco Masoero Edizioni d’Arte”, eccellenza nella tecnica della stampa, con la personale alla Stamperia del Borgo Po. Nel 1999 inizia la produzione a bulino di matrici xilografiche e la pubblicazione sulla rivista Smens, edita da “Nuova Xilografia”, oltreché la partecipazione alle sue iniziative editoriali. Ha insegnato presso i Licei Artistici di Milano, Novara e Torino. Le sue incisioni sono presenti in decine di esposizioni in tutto il mondo; recentissima, la Victoria & Albert Museum di Londra.

L’arte vive nella città. Torino diventa galleria e museo diffuso con DIFFUSISSIMA

DIFFUSISSIMA 2023 | Scoperta e riscoperta:

TRA RIQUALIFICAZIONE URBANA E POST UMANITÀ, L’ARTE A TORINO VIVE NEGLI SPAZI CITTADINI

 

Dal 22 ottobre al 5 novembre 2023

II edizione – Torino

www.diffusissima.it

 

Nina Zilli, Alvin, Raptuz, Federico Clapis, Lawrence Malstaf

 

Oltre a tanti ospiti nazionali e internazionali, una mappa di itinerari d’arte che si espande sempre più con 75 location coinvolte, 100 artisti e 2000 opere 

 

L’arte diventa mezzo di narrazione per creare lo storytelling della città,

riaprendo anche nuovi spazi come Scalo Vallino

 Dare un significato ai luoghi, reinterpretarli, saperli riscrivere. È questa la nuova sfida lanciata da DIFFUSISSIMA® che torna quest’anno dal 22 ottobre al 5 novembre a Torino, per la seconda edizione della rassegna d’arte contemporanea nata dalla start-up innovativa Artàporter. Oltre 75 luoghi diventano palcoscenico per oltre 100 artisti con ospiti nazionali e internazionali in un ricco programma di mostreinstallazioniperformance, workshop e opere collettive. 

 

DIFFUSISSIMA® 2023 non si svolgerà solo in centro città, ma grazie alla collaborazione con il MAU Museo d’Arte Urbana di Torino e di CioccolaTò sarà presente per la prima volta a Borgo CampidoglioBarriera di Milano e Rocca di Arignano. Per il secondo anno consecutivo il principale mecenate di DIFFUSISSIMA® sarà inoltre Banco Azzoaglio, banca privata ed indipendente fondata in Piemonte nel 1879 e da sempre attenta al mondo della cultura e dell’educazione.

 

L’arte è il mezzo di narrazione: è questo il fil rouge che tiene insieme la II edizione della rassegna nata con l’obiettivo di ri-scrivere il significato e gli spazi della città. L’arte diventa quindi lo strumento per eccellenza al fine di creare uno storytelling di Torino, con un’ottica di re-branding della città, tra riqualificazione urbana e post umanità, cogliendo lo spirito del tempo al fine di creare una nuova cultura condivisa attraverso il linguaggio trasversale dell’arte.

 

L’edizione 2023 di DIFFUSISSIMA® riapre quindi nuovi spazi cittadini, per creare nuovi significati mediante l’arte come accade a Scalo Vallino, con la mostra “Post-Umano l’Ulteriorità” in programma dal 22 ottobre, fino al 15 novembre. La collettiva phygital, frutto del lavoro di un gruppo di artisti digitali e altri fisici, affronta la parabola futuristica dell’umano in un progetto nato da Simone Sensi, al quale i direttori artistici di Artàporter, Alyona Kosareva e Massimo Gioscia, hanno affidato la curatela dell’installazione artistica.

 

Come sottolinea Massimo Gioscia, CEO e Co-Founder di Artàporter: “La manifestazione, con la sua visione unica, si propone di rendere l’arte accessibile a tutti, abbattendo le barriere tra artisti e pubblico. Attraverso collettive come “Post-Umano”, gli spettatori avranno l’opportunità di immergersi in un’esperienza artistica interattiva e coinvolgente. In un’ottica di rigenerazione urbana, gli spazi di Torino verranno trasformati e valorizzati mediante performance e installazioni artistiche. Luoghi come Scalo Vallino e Scalo Valdocco diventeranno il cuore pulsante di questa trasformazione, dando nuova vita a luoghi dimenticati. Anche la visione futuristica dell’evento spinge gli artisti a esplorare nuove frontiere e a sfidare i confini tradizionali dell’arte. Invece, con artisti come Lawrence Malstaf e la sua performance “SHRINK 01995”, il pubblico potrà avere un assaggio dell’arte del domani. Ma Diffusissima non è solo un evento artistico,  è anche una celebrazione della tecnologia emergente. Gli artisti presenti utilizzeranno strumenti e tecniche all’avanguardia per creare opere che sfidano la nostra percezione della realtà.

 

 

L’OPENING DI DIFFUSISSIMA 2023 A GREEN PEA, con Nina Zilli, Alvin e Raptuz

 

Nina Zilli, Alvin e Raptuz aprono DIFFUSISSIMA® con l’Opening in programma domenica 22 Ottobre, alle ore 18, con “MIRACOLO A MILANO” negli spazi di The Place a Green Pea. La mostra, nata dal loro progetto, racconta un’altra città, quella di Milano, quale crocevia di storie e persone: la città dei sogni, delle azioni e delle possibilità. Un’esposizione che si colloca quindi nell’ambito della più ampia riflessione e dei case studies correlati alla narrazione di una città, mediante il linguaggio dell’arte.

In occasione dell’evento, il pubblico potrà ritirare le mappe di DIFFUSISSIMA® e incontrare gli artisti e gli organizzatori. Gli ospiti verranno inoltre accolti da un aperitivo a firma del Consorzio Tutela Roero e del Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola, Galup e La Perla di Torino.

Il primo passo, per un’inedita collaborazione tra tre artisti, diversi per background e formazione, ma che si ritrovano uniti sotto il nome dell’arte. Dal 23 ottobre la mostra sarà visitabile a ingresso libero tutti i giorni in orario di apertura della location.

 

 

DIFFUSISSIMA PER LA RIQUALIFICAZIONE URBANA: A SCALO VALLINO, UNA RIFLESSIONE SUL POST UMANO

Cosa vogliamo essere? Come potremmo immaginarci?

 

Post-Umano è il sequel ideale di Post Human, la mostra curata nel 1992 da Jeffrey Deitch ospitata al Castello di Rivoli, primo museo di arte contemporanea in Italia. L‘umano sta quindi per entrare in una nuova e inaspettata era della sua evoluzione, dove l’alterità si trasforma in Ulteriorità, quella della consapevolezza.

 

Il Post-Umano e la sua Ulteriorità si evidenziano in un egualitarismo rappresentato da un continuum con il mondo animale, vegetale, minerale, extra terrestre e tecnologico, ci si ri-animalizza come arte della transizione. Simone Sensi porta questo progetto ambizioso proprio nella “sua” Torino, città di adozione, continuando il proprio percorso di ricerca tra fisico e digitale, tra ciò che è stato e ciò che sarà, fornendo punti di vista interessanti sui futuri possibili a Scalo Vallino attraverso appunto l’esposizione dal titolo “Post-Umano l’Ulteriorità” in programma dal 22 ottobre fino al 15 novembre.

 

Fra i protagonisti in mostra, anche l’artista internazionale Lawrence Malstaf, Federico Clapis, Matteo LuccaMiTch Lurenzana, Francesco Niccoli, Martina Fontana per condurci all’interno della loro visione dell’Ulteriorità. 

Federico Clapis main artist dell’evento, propone una visione digitale e distopica, un post-umano con un Ulteriorità focalizzata sulla tecnologia, un lungo viaggio interiore volto ad esplorare le più intime condizioni dell’animo umano.
Matteo Lucca, sculture affermato esplora vita e materia, idea e sogno, organico e inorganico, presente e passato, inconscio e ancestralità, realtà e artificio, mito e mistero, lasciando una vaga sensazione di smarrimento.
Mitch Laurenzana artista phygital, presenta la sua Ulteriorità attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale dando vita a i suoi (in)HUMAN esseri-entità che immaginando l’intenzione di confondersi tra di noi, assumendo sembianze umane.
L’Ulteriorità che ci presenta Francesco Niccoli è materica una fusione di elementi, forme umane e vegetali che si amalgamano in una sorta di liquido primordiale, simboli esoterici che ci rimandano alla nostra fragilità e unicità;
Martina Fontana artista multidisciplinare amalgama e immerge l’umano in una dimensione animale, la vita diventa un rito una cerimonia emozioni e relazioni, destrutturando la percezione dei limiti fisici e di quelli mentali.

 

Scalo Vallino, l’edificio storico di fine ‘800 che prende il nome dall’ex-scalo ferroviario, a seguito dell’abbandono quasi totale della struttura è stato per lungo tempo soggetto a vandalismo e degrado. Solamente dopo il 2014 la Società BIESSE INVESTMENT COMPANY SRL – tra i partner di DIFFUSISSIMA® – ha cercato mediante il recupero dell’edificio storico di rivalorizzarlo e recuperare anche parte della zona adiacente. In questo contesto di valorizzazione, BIESSE INVESTMENT COMPANY SRL porta il progetto POST-UMANO l’Ulteriorità in un edificio suggestivo e ricco di memorie passate con uno sguardo forte al futuro della città e della cultura.

 

Orario

22 ottobre – 05 novembre 2023

Dal lunedi al giovedi h 14:00 – 20:00

Venerdì-sabato-domenica h 10:00 – 22:00

Ingresso libero

 

 

A DIFFUSISSIMA (SCALO VALDOCCO) UNA PERFORMANCE INTERNAZIONALE CON LAWRENCE MASTALF

 

L’artista internazionale Lawrence Mastalf sarà uno dei protagonisti di Scalo Vallino ma per la prima volta in Italia, il 4 novembre a Scalo Valdocco, realizzerà anche una performance. L’artista belga si trova invece al confine tra il visivo e il teatrale e sviluppa installazioni e performance art con una forte attenzione al movimento, all’ordine e al caos. I suoi progetti coinvolgono la fisica e la tecnologia come punto di partenza o di ispirazione e come mezzo per attivare installazioni.

Per DIFFUSISSIMA® Mastalf metterà in scena una performance che ha girato il mondo: Shrink1995.

 

La realizzazione di DIFFUSISSIMA® è resa possibile dal mecenatismo di Banco Azzoaglio Main Sponsor DIFFUSISSIMA® fin dalla prima edizione. L’evento ha il patrocinio della CIttà di Torino e il supporto di Camera di commercio di Torino e di Torino Social Impact. Mecenati di DIFFUSISSIMA® sono anche Consorzio Tutela Roero e Rocca di Arignano. Fra i Partner di DIFFUSISSIMA® Galup, Centro Commerciale Lingotto, Consorzio Tutela del Formaggio Gorgonzola, Feelthebeat, Affini Distillerie Subalpine, La Perla di Torino, Cioccolatò, Atmosphère, Principi ADV, Ascom, To-Be Company, Copernico, Delivery Valley.

 

PROGRAMMA  DI DIFFUSISSIMA

 

Il programma di DIFFUSISSIMA e la mappa sono disponibili su www.diffusissima.it

 

Tutti gli eventi di DIFFUSISSIMA® sono gratuiti

e prenotabili su Eventbrite al link:

https://www.eventbrite.com/cc/diffusissima-torino-2023-dal-2210-al-511-2724149

 

 

Oltre 20 eventi gratuiti in calendario, con l’arte accessibile al centro. Mostre collettive e personali, vernissage, dj set, workshop, charity exhibition. Tutto facilmente consultabile sul sito della manifestazione o su una mappa.

Ancora una volta DIFFUSISSIMA® porta l’arte diffusa a Torino.

 

Per la prima volta DIFFUSISSIMA® sbarca anche alla Rocca di Arignano, in provincia di Torino e al confine con il Monferrato, esempio virtuoso di recupero archeologico e ora struttura di pregio dell’ospitalità piemontese. Protagonista, con la sua personale Enimols, imprenditore ed influencer Maurizio Rosazza Prin.

 

Il vernissage della mostra “Cioccolato delle Meraviglie” aprirà ufficialmente CioccolaTò nella sera del 26 ottobre, durante un cocktail di inaugurazione nei locali dell’agenzia di comunicazione Principi Adv in via Antonio Banfo. La mostra, facente parte del format OFF Cioccolatissima, ospiterà le opere selezionate del contest creativo per artisti emergenti di Artàporter, dedicato all’arte del cioccolato. I dieci artisti selezionati saranno ospitati in dieci host di Barriera di Milano per poi essere protagonisti del closing party di CioccolaTò da Edit Torino.

 

Infine, per la prima volta l’artista e presentatore Alvin realizzerà un’opera su commissione che verrà consegnata in un evento ad hoc all’interno del Puff Store di via Lagrange 21 a Torino.