Con l’asservimento alle mode, anche nel campo dell’arte, accade spesso che il figurativo sia penalizzato facendo sì che artisti di livello che durante il 900 continuarono questo genere con capacità tecnica a sostegno dell’idea, siano stati dimenticati.
Purtroppo resiste il malinteso che essi siano accademici e superati, basti pensare a Gino Mazzoli straordinario pittore osannato in vita, uscito dall’Accademia Albertina con medaglia d’oro di cui non si parla quasi più.
La famiglia attenta alla cultura, il padre intagliatore di marmi, la madre discendente dai marchesi Pallavicini di Ghemme, lo sostenne nell’intraprendere gli studi accademici dove ebbe come maestro Giacomo Grosso che lo avviò alla ritrattistica.
Gli fu di stimolo anche l’ambiente casalese in cui gravitavano artisti di spessore quali Leonardo Bistolfi, Angelo Morbelli, il fotografo Francesco Negri e lo scultore Antonio Morera che per primo intuì in Gino, ancora fanciullo, il grande talento.
La predilezione per il ritratto, senza dimenticare la natura morta e il paesaggio, lo resero uno dei più appezzati pittori del tempo, richiesto dai personaggi più rappresentativi della politica, del clero, dell’aristocrazia.
Durante i soggiorni a Torino, Milano, in Francia,in Spagna, ritrasse, fra i tanti, Mussolini, Ciano, re Vittorio Emanuele III e la regina Elena, il generalissimo Franco e papa Giovanni XXIII.
Ritratti realistici e al tempo stesso interpretativi,non segno di adulazione e compromesso pittorico bensì un diario d’incontri che documentano la vita del tempo.
Come osservò acutamente Jean Servato “ … Mazzoli non divenne pittore del regime ma fu dentro il regime… se così non fosse con la sua pittura di timbro ancora ottocentesco farebbe marciare indietro l’orologio della storia a cui il duce teneva spinto da slanci vitalistici e Bergsoniani…”
In questo modo Mazzoli ha colto la sua personale vittoria ossia il trionfo del ritratto avendo occasione di rappresentare la bellezza del linguaggio del corpo attraverso atteggiamenti, gesti e sguardi ma anche l’interiorità di chi gli stava davanti.
Bellissimi i nudi femminili, in particolare della moglie Tilde, che denotano una sensualità e preziosità affine a D’Annunzio che Gino, diciannovenne, aveva ammirato quando il vate giunse a Casale per presenziare al funerale di Natale Palli, suo pilota nel volo su Vienna, commemorandolo con coinvolgente pathos.
Tanti gli autoritratti che ne hanno accompagnato i cambiamenti fisici ma che hanno mantenuto l’aspetto fiero di chi è orgoglioso di essere pittore.
Solo dopo la morte della moglie gli autoritratti saranno tristi, quasi senza desiderio di vita e si recherà nel ricovero di Casale per ritrarre i vecchi malinconici che rispecchiano il proprio sentire.
Giuliana Romano Bussola
Invasa la pianura padana attacca Asti ma non riesce ad espugnarla, prosegue la marcia e pianta le tende nella zona di Pollentia. Stilicone lo insegue con le sue legioni e si avvicina al campo dei Visigoti. I Goti, cristiani ariani, di Alarico sanno bene che anche per i romani la Pasqua è un giorno sacro e quindi nessun avrebbe attaccato il nemico. Stilicone era a poca distanza dal capo barbaro e lo scontro sarebbe stato inevitabile prima o poi ma per il momento era difficile pensare ad una battaglia proprio il 6 aprile. Invece così non fu, il re dei goti si sbagliava. La cavalleria romana di Saulo e di Stilicone, schierata sulle alture di Santa Vittoria, si lanciò dalle colline sorprendendo i goti che stavano festeggiando la Pasqua. Pur in preda al panico e quasi sbaragliati i barbari riuscirono in qualche modo a reagire e a mettere in seria difficoltà le legioni romane. Alarico parve perfino sul punto di vincere ma l’abilità di Stilicone e il coraggio dei suoi soldati ebbero la meglio sui valorosi barbari. Pollentia è salva. Dopo la disfatta Alarico riuscì a mettere in salvo se stesso e la maggior parte della cavalleria ma tra i goti fu una strage: migliaia furono i morti nella piana di Pollenzo e centinaia i prigionieri tra cui la moglie e i figli del re dei Goti. Alarico fu costretto a trovare un accordo con Stilicone ma non sparì del tutto dalla penisola, anzi tornò per saccheggiare e devastare Roma nel celebre sacco del 410. Nessuno lo fermò, neppure Stilicone che nel frattempo aveva perso il sostegno dei romani per simpatie filo-barbare. Fu arrestato, processato e giustiziato. Il borgo di Pollenzo, frazione di Bra, conserva ruderi e monumenti funerari dell’antica Pollentia nonché resti di armi romane e barbariche e frammenti di ossa umane.


L’opera di Raffaella Bellani rivela un tratto di evidente impegno compositivo, in cui la scansione spaziale dello spazio si unisce al fascino penetrante del soggetto. L’artista utilizza per lo più colori monocromatici e realizza un sapiente gioco di luci e ombre, accompagnato a un felice movimento di trasparenze. Si serve per le sue opere pittoriche di diversi materiali quali stucco, garze, fogli e acrilici che, stesi mirabilmente sulla tela, conferiscono al tessuto narrativo un effetto visivo-tecnico assolutamente personale. Iquadri di Raffaella Bellani, a metà tra realtà e fantasia, vivono di velate contrapposizioni intrise di immagini figurative in cui spesso emerge il primo piano del volto femminile, che si fonde a uno sfondo di tipo astratto originale e luminoso. Il tratto segnico delle sue opere è morbido, ma al tempo stesso incisivo il cromatismo elegante e armonioso e il tutto converge in un dinamismo della prospettiva attenta al disegno. Nelle sue opere la scelta del bianco e nero sta a rappresentare il passato e la memoria, espressi dall’artista con segno graffiante.
La figura umana indagata dall’ultimo artista in mostra, Paolo Civera, è contraddistinta da una scansione formale e espressiva in cui si evidenzia, in maniera assolutamente autonoma, un linguaggio fortemente intimistico. La donna è protagonista assoluta del suo iter artistico e viene colta in tutta la potenza del suo vissuto. Dalla intensa rappresentativita’ lirica di cui Civera si dimostra capace emergono un dialogo continuo ed un forte impianto chiaroscurale, una grande intensità coloristica, che si accompagnano ad una tecnica ad olio su tela, frutto di una solida ricerca da parte dell’artista.

