ARTE- Pagina 134

Fotografia: riprendono le visite guidate a Camera

In presenza, in diretta su Zoom, con QR code 

 

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riprende, con le nuove mostre appena inaugurate Lisette Model. Street Life e Horst P. Horst. Style and Glamour, le visite guidate in tre diverse modalità: in presenza, in diretta su Zoom e con QR code nelle sale.

>Visite guidate, in presenza e in diretta su Zoom

Il pubblico verrà accompagnato dai curatori e dai mediatori culturali attraverso le 130 fotografie della mostra Lisette Model. Street Life e le 150 fotografie di Horst P. Horst. Style and Glamour aperte al pubblico lo scorso 28 aprile. Le visite guidate in presenza per gruppi limitati, a pagamento, si terranno ogni sabato alle ore 12.00  a partire dall’8 maggio con prenotazione obbligatoria sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. Il costo della visita è pari a 5 Euro oltre al biglietto d’ingresso. La visita dura circa un’ora ed è limitata ad 8 partecipanti. È anche possibile prenotare visite dedicate per singoli gruppi, in presenza e su Zoom, in altri momenti della settimana scrivendo a didattica@camera.to.

Le visite guidate online sono gratuite e riservate ai primi 50 visitatori che si prenotano sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. La visita dura circa mezz’ora. A chi prenota la visita online verrà richiesta la disponibilità a rispondere a un breve questionario che verrà inviato a seguito della visita stessa.

Le date delle visite online su Zoom:

Martedì 11 Maggio, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 25 Maggio, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life
Martedì 8 Giugno, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 22 Giugno, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life

>QR code per adulti e bambini

Per continuare ad accompagnare il visitatore anche in tempi di distanziamento fisico, CAMERA ha pensato e realizzato un sistema di audio visite per offrire una nuova versione della classica visita guidata: grazie ad un semplice QRcode, ciascuno potrà scegliere di ascoltare i contenuti audio per singola sala, costruendo così una fruizione personale e modulare della mostra. Sarà sufficiente inquadrare con la propria fotocamera del cellulare il QRcode per ascoltare i file audio. Nel percorso di mostra sono inseriti anche QRcode adatti ai più piccoli. Un’idea di CAMERA per educare attraverso il gioco e accompagnare la visita con un linguaggio e un ritmo adatto a loro. Il servizio, offerto in collaborazione con ARTECO, sarà gratuito.

World Press Photo in anteprima a Palazzo Madama

Palazzo Madama – Sala Senato

Piazza Castello, Torino

7 maggio – 22 agosto 2021

L’anteprima italianaa Palazzo Madama della mostra World Press Photo Exhibition 2021, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso del mondo,espone, dal 7 maggio al 22 agosto, oltre alle foto vincitrici, i 159scatti dei fotografi finalisti della 64ª edizione.

 

Ogni anno la mostra viene allestita in oltre 120 città in 50 Paesicon le sue otto sezioni: ContemporaryIssues,Environment, General News, Long-TermProjects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. Quest’anno 4.315 fotografi da 130 Paesi hanno presentato 74.470 immagini: per la prima volta nella sua storia, la valutazione è avvenuta online, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTaraGurung Kakshapati e MuyiXiao,che hanno selezionato le migliori immagini e storie in ciascuna delle otto categorie del concorso.

 

Quest’anno Cime porta a Torino l’anteprima nazionale della World Press Photo Exhibition 2021 e lo fa, grazie alla partnership con la Fondazione Torino Musei, in una delle cornici più belle d’Europa: la sala del Senato di Palazzo Madama – dichiara Vito Cramarossa, presidentedi Cime – Questa solida collaborazione, che si rinnova per il secondo anno ed è nata in uno dei periodi più difficili della nostra storia, è la cartina di tornasole dell’impegno e del senso di responsabilità, che organizzazioni come queste hanno nel proporre al territorio una mostra che faccia riflettere e stimoli il senso critico. La World Press Photo Exhibition 2021, infatti, è un’istantanea della storia dell’anno appena trascorso, in grado di far viaggiare il visitatore attraverso 159 finestre sul mondo, che mettono a nudo le fragilità e le grandiosità del nostro pianeta e dei suoi esseri viventi”.

 

Negli ultimi anni Palazzo Madama ha messo al centro della propria programmazione la fotografia, una delle più potenti forme espressive per raccontare il mondo – afferma Elisabetta Rattalino, Segretario Generale Fondazione Torino Musei – A partire dall’esposizione dedicata al tema della lettura di Steve McCurry del 2019, per passare all’edizione 2020 del World Press Photo. Per la Fondazione Torino Musei è un vero piacere, dopo il successo della precedente edizione, poter ospitare per la riapertura al pubblico di Palazzo Madama la prima edizione nazionale del World Press Photo 2021”.

 

Vincitore della World Press Photo of the Year 2021 è stato l’abbraccio tra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile. L’immagine è stata realizzata il 5 agosto 2020 dal fotografo danese MadsNissen: immortala la “tenda dell’abbraccio”. Come in molte altreparti del mondo, anche in Brasile – dove il presidente brasiliano, JairBolsonaro, aveva ignorato ogni avvertimento sulla gravità della pandemia e il pericolo rappresentato dal virus – le case di cura hanno chiuso le porte ai visitatori, impedendo a milioni di brasiliani di fare visita ai loro parenti anziani. Gli operatori delle case di cura hanno ricevuto l’ordine di ridurre al minimo il contatto fisico coni più vulnerabili. Al Viva Bem, una semplice invenzione, “la tenda dell’abbraccio”, ha permesso alle persone di abbracciarsi di nuovo. Il Brasile ha poi chiuso il 2020 con uno dei peggiori conteggi a livello mondiale: 7,7 milioni di casi riportati e 195.000 di morti, per il modo in cui è stato affrontato il virus.

 

Protagonisti dell’esposizione anche treitaliani. Il secondo riconoscimento più prestigioso del concorso, la World Press Photo Story of the Year 2021, è andato per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo, di Roma, con un servizio per Getty Reportage dal titolo Habibi(“amore mio”). Circa 4.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più: se le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato, fin dai primi anni 2000, i detenuti palestinesi, che desiderano avere figli, contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, peresempio, nei regali agli altri figli. Habibiracconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone, sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.

 

Primo premio, nella sezione Stories – Spot News, per Lorenzo Tugnoli, di Ravenna, dell’agenzia Contrasto, che ha raccontato l’esplosione, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, che ha scosso Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e lasciandone sfollate almeno 300.000.

Gabriele Galimberti, toscano, originario della Val di Chiana, con un reportage realizzato per NationalGeographic, ha vinto il primo premio in Stories – Portraits. Racconta per immagini un dato: secondo loSmallArms Survey, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone.

 

La mostra è organizzata da CIME, organizzazione pugliese, nonché uno dei maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, e Fondazione Torino Musei.

 

Orari e info:

Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 13 alle 20

Sabato e domenica dalle 10 alle 19 INGRESSI GARANTITI CON PRENOTAZIONE O PREVENDITA ONLINE

Prevendita: TicketOne

Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via email ftm@arteintorino.com  o al numero +39 011 5211788  www.arteintorino.com

La biglietteria chiude un’ora prima.

Chiuso il lunedì e martedì

Biglietti: intero € 12, ridotto € 10, scuole € 4, gruppi € 10

Possibilità di visite guidate a cura di TheatrumSabaudiae

Info: www.palazzomadamatorino.it  – www.worldpressphototorino.it

 

Krishna, il divino amante

Esposti al MAO di Torino dipinti indiani del XVII – XIX secolo appartenenti alle Collezioni del Museo

Fino al 26 settembre In tutto sono quattro. Ma la loro bellezza, trasmessa immutata nei secoli, giustifica il ridotto numero dei pezzi esposti e val bene (eccome!) una visita: quattro dipinti religiosi incentrati sulla figura del dio Krishna, di cui tre di notevoli dimensioni. Il più prezioso è certamente quello a tempera e foglia d’oro su cotone, raffigurante Krishna che suona il flauto omaggiato da due “gopi” o pastorelle o “giovani mandriane”. Il dipinto (India – Rajasthan, XVII secolo d. C.) ha come quinta un albero di mango al centro, con alberi di “kadabamba” ai lati e piante di banano in primo piano. Curata da Claudia Ramasso e Thomas Dahnhardt, l’esposizione, allestita al “MAO – Museo d’Arte Orientale” di Torino, si propone di mostrare al pubblico quelle particolari opere pittoriche delle scuole del Rajasthan, denominate “picchavai” che sono grandi dipinti devozionali su tela libera consacrati al dio Krishna, fra le divinità indiane più note in Occidente, manifestazione terrena del dio Vishnu e fulcro della corrente devozionale cosiddetta della “bhakti”. Di grande espressività artistica e tradizionalmente esposti nella sala interna del tempio, dove è venerata l’immagine di Krishna, sono dipinti che raccontano la vita terrena del dio attraverso una serie di contesti diversi, che variano nel corso dell’anno, in base al calendario delle festività relative alla divinità. Particolarmente suggestive ed interessanti sono le raffigurazioni denominate “Raslila”, che ci rappresentano Krishna mentre intesse giochi amorosi con le “giovani mandriane” (“gopi”) nei boschi di Vrindavan, luogo dove la tradizione religiosa colloca la sua giovinezza. Sempre alla corrente della “bhakti” si rifanno anche i componimenti poetici che accompagnano i dipinti. Il più antico risale alla “Bhagavad-gita”, uno dei testi sacri per eccellenza della tradizione hindu e di fondamentale importanza nel contesto delle correnti devozionali krishnaite, che risale al II secolo a.C. e che celebra la maestosità universale del Beato, epiteto attribuito a Krishna. Compiendo un salto temporale dall’antica tradizione brahmanica alle forme più recenti dell’induismo, tre dei quattro componimenti poetici sono invece traduzioni inedite da testi “hindi” ascritti a grandi poeti devozionali del XV – XVI secolo, epoca in cui l’India settentrionale si trovava sotto la dominazione islamica. “I testi letterari della corrente della ‘bhakti’ di questo periodo – spiegano i curatori – evidenziano un ambiente culturale particolarmente fecondo, dove la fede devozionale per il dio amato apre le porte a nuove forme espressive che descrivono compiutamente una società multiculturale in cui musulmani e indù, uomini e donne, attraverso l’espressione artistica, diventano veicoli della simbiosi culturale in atto nella società indiana di quel periodo”. Un bell’esempio, in fondo, per tutte le civiltà asiatiche, e non solo, di allora. E di oggi.
g. m.

“Krishna, il divino amante”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino, tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 26 settembre
Orari: merc. giov. ven. 13/20; sab. e dom. 10/19

Le “opere grafiche” di Rocco Zappalà in mostra al Brunitoio

Sabato 8 maggio, alle 17.30, nella Sala Esposizioni “Panizza” di Ghiffa(Vb) l’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa “Il Brunitoio” inaugurerà la mostra dell’artista Rocco Zappalà intitolata “Opere Grafiche”.

L’evento è a cura di Ubaldo Rodari, con i testi di Silvia Converso.  La pratica dell’incisione di Rocco Zappalà si esprime in un linguaggio grafico apparentemente molto scandito e chiaro, ma nasconde in verità una profonda complessità stilistica, estetica e sensoriale. Metodo, tecnica e tensione emotiva sono un’unità inscindibile che connota la sua opera.

Seguendo un processo metodico e rigoroso, l’artista incide manualmente la lastra esprimendo qui i suoi stati emotivi e la sua energia creativa. Nel momento in cui la lastra viene impressa sulla carta, essi si traducono in pure forme astratte e concettuali. La stampa diviene così uno specchio della lastra. La stampa come riflesso delle emozioni. L’opera si trasforma in una superficie dai contorni definiti nello spazio in cui si alternano vuoti e pieni, luce e ombra, ordine e caos. Un gioco imprevedibile di contrasti che traduce sottilmente il linguaggio creativo dell’artista: simmetrie che si sottraggono al rigore formale rivelando asimmetrie giocose, linee dai toni caldi che s’immergono in forme scure, dando forma a geometrie mutevoli e ritmate. Il pensiero si esprime seguendo il percorso dei segni: immagini e colori prendono vita, senza la pretesa di rifarsi alla realtà o a concetti ben precisi. Le stampe di Zappalà sono un’opera aperta, in uno spazio apparentemente finito, e che trascende i propri limiti e la volontà dell’artista: l’occhio scova di volta in volta nuove associazioni e sequenze figurative, materiche e cromatiche, sull’onda del moto dell’anima di chi l’osserva. Quella che Zappalà realizza è una ricercata complessità geometrica puramente astratta. Il suo è un linguaggio espressivo, ritmato da strati, linee, forme geometriche e colori che entrano armoniosamente in dialogo tra loro. All’osservatore spetta il ruolo di interagire con tutti questi elementi visivi e sensoriali e dare loro una voce, decostruendoli e ricomponendoli in infinite sequenze di segni, cariche di significato e piacere estetico. La mostra sarà visitabile sino al 30 maggio, da giovedì a domenica, dalle 16.oo alle 19.00, ovviamente nel rispetto delle misure anti Covid-19 con obbligo di mascherina indossata e distanziamento.

M.Tr.

Un “Viaggio controccorrente”in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro

Arte italiana 1920-1945 Opere dalle collezioni di Giuseppe Iannaccone, della GAM e dei Musei Reali di Torino a cura di Annamaria Bava, Riccardo Passoni, Rischa Paterlini

5 maggio – 12 settembre 2021 GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

La GAM di Torino inaugura una mostra dedicata a un periodo storico molto intenso per l’arte italiana, tra la fine della Grande Guerra e il termine della Seconda Guerra Mondiale: 25 anni di storia raccontati con circa 130 opere attinte dal patrimonio del museo e da alcune opere scelte dalla Galleria Sabauda, facendo ruotare le due raccolte pubbliche intorno a una significativa selezione di 73 capolavori dalla ricca collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone di Milano.

La mostra, curata da Annamaria Bava, responsabile Area Patrimonio dei Musei Reali, dal direttore della GAM Riccardo Passoni e dalla curatrice della collezione Iannaccone Rischa Paterlini, è stata voluta e ideata per evidenziare il ruolo curativo dell’Arte, quale veicolo di guarigione che attraverso la bellezza sollecita la salute del corpo come dell’anima. L’evento sostiene una raccolta fondi a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus in occasione dei suoi 35 anni di attività. L’esposizione è realizzata in collaborazione con Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo.

Dal dialogo tra le tre collezioni, due pubbliche e una privata, nasce quindi questa mostra dove si è voluto indagare, attraverso opere di grande qualità artistica, la storia, le idee, i progetti e gli scontri che caratterizzarono gli anni tra le due guerre. Questi venticinque anni della nostra storia videro nascere, dopo i turbolenti anni dell’Avanguardia, i principi di “Valori Plastici” che, prendendo ispirazione dalla solennità del grande passato italiano, certamente influenzarono la retorica di un’arte fascista, che in seguito si sviluppò nel richiamo al classicismo: un’arte che prediligeva le impostazioni chiare e sobrie, con riferimento alla purezza delle forme e all’armonia nella composizione.

La collezione di arte italiana tra le due guerre di Giuseppe Iannaccone rappresenta oggi un unicum nel panorama italiano e internazionale, e nasce nei primi anni Novanta con la volontà manifesta di ricostruire un’alternativa a questa dimensione retorica e ufficiale, riuscendo a rintracciare le opere di un significativo gruppo di artisti che credettero in un’arte dalle molte possibilità espressive, in un arco temporale che va dal 1920 al 1945.

La raccolta riunisce dunque le opere di artisti le cui ricerche hanno sviluppato visioni individuali e collettive controcorrente rispetto alle politiche culturali fasciste di ritorno all’ordine e classicità monumentale novecentista. Dalla poesia del quotidiano di Ottone Rosai e Filippo De Pisis all’espressionismo della Scuola di via Cavour (Mario Mafai, Scipione, Antonietta Raphaël), dal lavoro di scavo nel reale di Fausto Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri, alle correnti dei Sei di Torino (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci) e del Chiarismo lombardo (Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni), fino alle forze innovatrici dei pittori e scultori di Corrente (Ernesto Treccani, Renato Birolli, Lucio Fontana, Aligi Sassu, Arnaldo Badodi, Luigi Broggini, Giuseppe Migneco, Italo Valenti, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Emilio Vedova), la collezione rappresenta un’originale e importante testimonianza di una stagione creativa, complessa e vitale, dell’arte italiana del Novecento.

La mostra prevede un confronto incrociato con circa 60 opere provenienti dalle collezioni della GAM e dei Musei Reali: un accostamento che è stato possibile perché la maggior parte degli artisti della collezione Iannaccone sono presenti nelle raccolte della GAM grazie all’incremento del patrimonio, avvenuto proprio negli anni specifici del progetto, poi proseguito fino ad oggi con la recente acquisizione del Nudo rosso di Francesco Menzio da parte della Fondazione De Fornaris. Pochi sanno che la Galleria Sabauda, oltre a capolavori dal Trecento al primo Ottocento, possiede una cospicua raccolta di primo Novecento, confluita nelle sue collezioni in seguito al riaccorpamento delle opere acquisite dal 1935 al 1942 dalla Soprintendenza all’Arte Medievale e Moderna per il Piemonte e la Liguria, investendo importanti risorse finanziarie per rappresentare gli esiti dell’attività degli artisti piemontesi contemporanei. Una sfida particolare è stata inoltre quella di presentare, accanto alle opere novecentesche, alcune mirate opere di arte antica della Galleria Sabauda, che si scalano tra il Cinquecento e il Settecento, particolarmente efficaci per evocare lontani ricordi, suggestioni e confronti, tematici o stilistici, che consciamente o inconsciamente sembrano aver influenzato e stimolato i nostri artisti di primo Novecento.

L’esposizione si articola in sezioni tematiche: Interni; Figure; Allegorie e Ritratti; Nature morte; Paesaggi / vedute ed è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, curato da Annamaria Bava, Riccardo Passoni e Rischa Paterlini, che include tutte le riproduzioni delle opere in mostra e testi di approfondimento.

La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus opera dal 1986 e grazie alla generosità di oltre tre milioni di sostenitori – privati, associazioni, fondazioni, imprese e istituzioni del territorio – ha realizzato un grande progetto: l’Istituto di Candiolo IRCCS, che con il quotidiano impegno di medici, ricercatori, infermieri e tecnici è divenuto un centro oncologico di eccellenza e di rilievo internazionale al servizio di tutta la comunità. La Fondazione taglia quest’anno il traguardo dei 35 anni di attività dando avvio a un piano di ampliamento dell’Istituto che nei prossimi anni metterà a disposizione di pazienti, medici e ricercatori nuovi spazi di cura e di ricerca.

 

GAM – GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA | Via Magenta, 31 – 10128 Torino

Informazioni e orari di apertura: https://www.gamtorino.it/it

Riprende “Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto”

La nuova edizione 2021

8 manifesti di 8 artiste vincitrici della call Opera Viva, da maggio 2021 a gennaio 2022 

Primo appuntamento:

“senzazioni” di Emanuela Barilozzi Caruso (2021)

Inaugurazione in diretta Facebook > Mercoledì 5 maggio, alle ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

 

 

L’arte contemporanea non si è fermata malgrado i cambi di colori e i vari lockdown. Gli artisti hanno continuato a creare e a riflettere sulla situazione attuale e sul mondo che verrà. Inevitabile che il riferimento alla pandemia in corso emergesse anche nella risposta delle otto artiste vincitrici della call lanciata da Flashback, tutta l’arte è contemporanea per Flashback è Opera Viva finalizzata alla realizzazione di un manifesto di grandi dimensioni che, con cadenza mensile a partire dal 5 maggio 2021, verrà affisso in piazza Bottesini, cimasa 50530, cuore del quartiere “Barriera di Milano” a Torino.

 

“In questa settima edizione di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto – sottolinea Christian Caliandro, curatore del progetto e membro della giuria di selezione – gli otto manifesti vincitori della call sono realizzati tutti da artiste: non era un risultato previsto ma mi fa molto piacere perché credo sia un riflesso dell’importante momento storico. Le immagini vincitrici raccontano bene, ognuna con il proprio approccio e il proprio stile, la fase complessa che stiamo vivendo, senza mai risultare didascaliche. Coscienza politica, attenzione alla natura e all’ambiente, resistenza, centralità delle relazioni, la fatica e la ripetizione ma soprattutto la speranza e la conquista di una nuova consapevolezza, sono temi che il pubblico potrà leggere nei manifesti”.

 

Con questo progetto ideato nel 2015 dall’artista Alessandro Bulgini, lo spazio comunale, tradizionalmente riservato a cartelloni pubblicitari, diventa opera d’artista e accompagna le persone per tutto l’anno entrando a far parte delle loro giornate sottolineando così la funzione “quotidiana” dell’opera all’interno di un contesto e di una comunità urbana. Negli anni sono stati 34 gli artisti nazionali e internazionali coinvolti in questo grande progetto di committenza artistica outdoor.

 

Mercoledì 5 maggio alle ore 18.30 verrà inaugurato (anche in diretta Facebook, sul canale @flashbackfair) il primo dei nove manifesti che si susseguiranno in piazza Bottesini nei prossimi mesi. L’inizio del ciclo di arte urbana di quest’anno è forte e significativo del periodo che abbiamo e, stiamo, vivendo: l’opera “senzazioni” di Emanuela Barilozzi Caruso.

La fotografia ritrae dall’alto una tavola apparecchiata e ingombra di piatti, posate, bicchieri, bottiglie, residui di cibo; sulla tovaglia riconosciamo scritte, disegni, messaggi.

La tavola allestita da Emanuela Barilozzi Caruso per l’occasione non è stata mai sparecchiata per undici giorni, e ha ospitato tre colazioni, quattro pranzi e sette cene per venticinque ospiti, suddivisi per due alla volta in ottemperanza al D.P.C.M. del 2 marzo 2021.

Il risultato è una serie di fotografie, di cui quella scelta per il manifesto fa parte, che documentano i momenti di dialogo e di incontro. Naturalmente, un lavoro di questo tipo trascende la testimonianza visiva, e vive soprattutto nella dimensione dell’esperienza diretta e del ricordo successivo.

Come afferma l’artista: “senzazioni è un’opera collettiva fatta di idee, risate, silenzi, imbarazzi, incontri e separazioni. In totale sicurezza, siamo stati insieme e abbiamo lasciato piatti, posate, bicchieri, disegni, appunti, resti di cibo come una traccia spontanea per chi sarebbe venuto dopo. È stata un’occasione preziosa, intima, per vedere l’altro e riconoscerlo profondamente. senzazioni è una foto di gruppo – nel tempo e nello spazio – che racconta una certezza: alla base della vita e dell’arte ci sono i rapporti umani, capaci di far ammalare ma anche in grado farci guarire”.

Questa idea della relazione umana capace di curare e guarire, è il risultato di una riflessione portata avanti nel corso dell’ultimo anno, e prodotta dalla gigantesca mutazione che tutti stiamo vivendo. Proprio in un momento in cui è così difficile incontrare le persone, incontrare l’altro, questo progetto rivendica l’importanza e la necessità di questo dialogo e di questo ascolto, pur nel pieno rispetto delle regole. E rivela come un nucleo prezioso la capacità degli individui di essere se stessi una volta riuniti attorno al tavolo, di dare il meglio di sé, di trasformarsi – superando spontaneamente ogni tentazione di imporsi e ogni protagonismo.

 

***

 

Le artiste vincitrici della settima edizione 2021, affiancate dall’ideatore del progetto Bulgini, sono: Ilaria Abbiento, Emanuela Barilozzi Caruso, Federica Belli, Maria Paola Infuso, Erika Nevia Cervo, Federica Peyrolo, Lucrezia Testa Iannilli, Tatiana Villani.

 

Membri della giuria di selezione: da Alessandro Bulgini, artista visivo e ideatore del progetto, Torino; Christian Caliandro, curatore e storico dell’arte, Bari; Iginio De Luca, artista, Roma; Fulvio Gianaria, presidente OGR, Torino; Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, direttrici di Flashback, Torino; Diego Sileo, curatore PAC Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano.

 

Gallerie di Primavera, il nuovo evento dell’arte contemporanea a Torino

Dal 6 al 9 maggio si svolgerà la manifestazione “Gallerie di Primavera”, il nuovo evento dell’arte contemporanea a Torino. Una quattro giorni di aperture coordinate che vuol riportare il pubblico a frequentare, in totale sicurezza, luoghi e realtà note che continuano nel loro lavoro di promozione, nonostante le complessità.

Un’occasione per riassaporare la città, la curiosità e l’interesse. Sarà possibile visitare le gallerie e gli spazi indipendenti negli orari stabiliti, dalle 15 alle 19. Prima o dopo ogni spazio seguirà aperture indipendenti. Un lavoro d’incontro e di proposizione che ha lo scopo di focalizzare l’arte contemporanea nei vari quartieri permettendo agli avventori di regalarsi un inatteso momento di riottenuto svago.

Le gallerie aderenti saranno: A Pick gallery, Circolo degli artisti di Torino, Crag-Chiono Reisovà Art Gallery, Csa Farm Gallery, Davide Paludetto Arte Contemporanea, Dr. Fake Cabinet, Drim Contemporary Art Ground, Gagliardi & Domke, Galleria Biasutti & Biasutti, Galleria del Ponte, Galleria Febo e Dafne, Galleria Franco Noero, Galleria Giorgio Persano, Galleria GliAcrobati, Galleria In Arco, Galleria La Rocca,  Galleria Malinpensa by La Telaccia, Galleria Moitre, Galleria Riccardo Costantini, Galleria Roccatre, Galleria Umberto Benappi, Galleria Weber & Weber, Just Goat, Luce Gallery, Mazzoleni, Metroquadro, Mucho Mas, Oggetti Specifici, Osservatorio Futura, Phos Centro Fotografia Torino, Quartz Studio, Société Interludio, Tucci Russo Chambres d’Art, White Lands Art Gallery.

Informazioni:

www.facebook.com/galleriediprimavera

Email: exhibitotorino@gmail.com

Gallerie di Primavera

6 – 9 maggio 2021

ore 15 – 19

 

1 A Pick Gallery

Clara Sánchez Sala

“Kitchen table artist”
Fino al18 giugno 2021

Julia Carrillo

“La luz y su ausencia”

Fino al 18 giugno 2021

Matteo Ufocinque Capobianco

“Radici Urbane”
6 maggio  – 18 giugno 2021

2 Circolo degli artisti di Torino

Carola Allemandi

“Mimesi”

Fino al 9 maggio

3 Crag

Giuliano Sale

“The Usual captivity”

Via Giolitti 51

6 maggio – 5 giugno

Home gallery

“Spring Collection”

Via Maria Vittoria 45

6 maggio – 26 giugno

4 Csa Farm

“Visioni del mondo 2”

6 – 29 maggio

Orario galleria dal martedì al sabato 16 – 19.30

5 Davidepaludetto | artecontemporanea

KIRIL HADZHIEV

6 maggio  –  5 giugno

6 Dr. Fake Cabinet

Paola Agosti

“Riprendiamoci la vita”

6 maggio – 12 giugno.

7 Drim Contemporary art Ground

Michele Liuzzi

“A confession: The shadow line”

Fino al16 maggio

8 Gagliardi & Domke

Thousand way to say City”

Collettiva

Fino al 4 giugno

Gradito appuntamento

 

9 Galleria Biasutti&Biasutti

“Su Carta – On Paper”

collettiva

Fino al 29 maggio

10 Galleria del Ponte

“Proposte per una collezione”

Collettiva

23 aprile –  15 maggio

11 Galleria Febo&Dafne  Studio d’arte

“Seasons”

Collettiva

Fino al 22 maggio

12 Galleria Franco Noero

“L’acqua”
Collettiva

Fino al 12 giugno 2021

13 Galleria Gli Acrobati

Laura Fortin

“Pratiche di innocenza”

6 maggio – 3 luglio

14 Galleria In Arco

“Andy Warhol: nuove suggestioni”

Fino al 30 giugno

 

15 Galleria La Rocca

Diego Santini

“Ricordati di sognare”

6 maggio – 6 giugno

16 Galleria Malinpensa by La Telaccia

Cinzia Ghelardini – Maria Virseda

“Pittura e scultura a confronto”

Fino al 15 maggio 2021

17 Galleria Moitre

“Terraforma, i primi dieci anni di Dmav”

6 – 30 maggio

18 Galleria Persano

Julião Sarmento
“On Goya”
Fino al 19 giugno

(Domenica 9 chiuso)

 

19 Galleria Riccardo Costantini

“La bellezza cambia il mondo?”

Collettiva

6 maggio – 5 giugno

20 Galleria Roccatre

“Tra Geometria e Leggerezza”

6 maggio – 30 giugno 2021

 

21 Galleria Umberto Benappi

Carlo D’Oria

“Tempi di Passaggio”

6 maggio – 5 giugno

22 Galleria Weber & Weber

“Intermezzo”

Collettiva

Fino all’ 8 maggio

 

23 Just Goat

Carlo Gloria

“Visi comunicanti”

6 maggio – 6 giugno

 

24 Luce Gallery

“Life in Flowers”

Collettiva

Fino all’11 giugno 2021

(domenica 9 chiusi)

 

25 Mazzoleni

“Paesaggi Universali”

Opere dalla collezione Mazzoleni

Fino al 3 luglio 2021

26 Metroquadro

Steve SABELLA

“Everland”

6 maggio al 19 Giugno

 

27 Mucho Mas

Stefano Comensoli – Nicolò Colciago

“Incanto e paranoia (tra due istanti)”

6 – 9 maggio

 

28 Oggetti Specifici

Focus on: Silvia Margaria

“Essere un diventar altro”

6 maggio al 5 giugno

29 Osservatorio Futura

“Abbiamo invitato un po’ di artisti nello spazio”

Collettiva

Fino ai primi di giugno

Via Giacinto Carena 20

Giuseppe Mulas

Bastione di San Maurizio

30 Phos Centro Polifunzionale

Gianpiero Fanuli

“Riviera”
Fino al 31 maggio 2021

 

31 Quartz Studio

Gernot Wieland

“…like ink in milk”

Fino al 26 giugno 2021

15-19 su appuntamento

 

32 Societè Interludio

Andrea Barzaghi

“Milano – Torino”

Dal 7 maggio all’ 8 agosto

Dalle 15 alle 19 su appuntamento

(sabato e domenica su appuntamento)

33 Tucci Russo Chambres d’Art

 

“Human and Nature Portraits”

Collettiva

Fino al 29 maggio
(Domenica 9 chiusi)

34 White Lands Art Gallery

Simone Benedetto

“Soul Animal”

Dal 6 maggio 2021

Federico Gozzelino e Alda Merini, una grande sincera amicizia

Sarà forse stato scritto nel destino che un musicista ed una poetessa, entrambi di talento, si incontrassero per instaurare una meravigliosa storia di sincera amicizia approdando ad una costruttiva collaborazione artistica.

Non è raro che questo succeda in quanto ogni disciplina artistica si intreccia con le altre sollecitandosi a vicenda, mi piace però pensare che tutto sia avvenuto grazie alla forte determinazione di Federico Gozzelino desideroso di musicare le poesie di Alda Merini e di conoscerla personalmente, non solo attraverso la lettura come era stato riguardo Jacques Prevert in “Metro de la vie”, Garcia Lorca in “Duende”e Cesare Pavese in “Discrepanze”

Conosco il musicista da tanti anni, dal giorno in cui, alla fine di un suo concerto a Casale, mentre usciva dalla sala lo fermai quasi strattonandolo per un braccio e gridandogli con veemenza “Lei è un genio, avrà un grande avvenire”. A distanza di tempo, ogni volta che ci incontriamo ci divertiamo nel ricordare quell’episodio che aveva stupito l’artista non ancora abituato agli apprezzamenti essendo ancora poco conosciuto. Il meritato successo conseguito è sicuramente frutto di talento innato e degli studi nel Conservatorio di Vercelli e di Alessandria ma anche è dovuto alla forza di volontà nel raggiungere i traguardi prefissati. A conferma le sue parole “Sono nato musicista, in seguito divenuto psicologo ho esercitato la professione ma ognuno deve realizzare ciò che è nascosto nel profondo del proprio essere, il mio desiderio era diventare compositore”. Così è stato, è ritenuto uno dei compositori italiani viventi con il maggior numero di composizioni ed ha ricevuto il prestigioso premio Ignazio Silone per la cultura. Pur avendo una formazione musicale classica si è prestato anche alla musica meno colta, pop, rock, folcloristica e jazz esibendosi come pianista nei night club in Italia e all’estero. In un interessante esauriente libro su di lui il critico Guido Michelone osserva “Si tratta di un caso unico e raro di formazione originale e completa”.
Alberga infatti nelle sue opere un connubio di spirito classico e spirito moderno, di passato e contemporaneità, aperti ad ogni espressione artistica sia essa musica, poesia, canto, arte figurativa, tutte stimolanti e che denotano una profonda cultura umanistica.

Lo studio dell’animo umano dello psicologo e la sensibilità del musicista si sono alleati nel conquistare Alda Merini al fine di ottenere il consenso di musicare sue poesie.
L’impresa, che pareva impossibile per la proverbiale diffidenza della poetessa verso gli sconosciuti, tanto più nel caso di uno psicologo appartenente ad una categoria che secondo lei commette errori, andò in porto grazie all’abilità di Gozzelino che coraggiosamente, una mattina del 2000, bussò alla porta della sua abitazione sui Navigli a Milano. Alda aprì guardinga ma inaspettatamente, osservandolo, esclamò “Oh che bell’uomo entri, entri pure” forse era stata conquistata dall’abbigliamento elegantemente originale che gli conferiva vagamente un aspetto di artista alla francese, come mi ha detto Federico durante un nostro recente incontro per intervistarlo.
Entrato, si presentò come musicista tralasciando di essere anche psicologo, sarebbe stato controproducente rivelarlo vista la sua avversione verso questa categoria, quindi escogitò un espediente dicendo di sentirsi in colpa di una cosa inconfessabile di cui si vergognava. Alla richiesta di sapere il perché rispose “Sono uno psicologo!” Alda capendo di trovarsi di fronte ad una persona sensibile e comprensiva si confidò raccontando molti episodi della propria vita, in particolare i drammatici ricoveri in manicomio.

Dopo aver ascoltato e ammirato l’interpretazione musicale e i testi di Prevert che Gozzelino le aveva consegnato accettò che questi musicasse alcune sue poesie.
Uscì così il disco “Ebrietudine”, titolo scelto dalla stessa Merini, come sinonimo di ebbrezza per significare l’unificazione delle due dimensioni di corpo e mente in modo che non restino dimezzati mentre i brani sono stati definiti “Cantate” riportando in vita la nobile tradizione iniziata da Bach. “Ogni mattina il mio stelo”, “Non voglio che tu muoia”, “Io sono folle folle folle”, “Viene il mattino azzurro”, “Io ho sofferto il dolore”, “I versi sono polvere chiusa”, descrivono gli stati d’animo altalenanti tra coraggio-paura, dubbio-certezza, follia- razionalità, eros-thanatos e vengono musicati con potenza espressiva. I suoi racconti, osserva il musicista, sono un insieme di realtà e fantasia, anche i suoi tanti innamoramenti di cui parla sono a volte falsati dall’immaginazione poiché “Traduce in canto lirico tutto ciò che vede, sente, vive; tutto è subordinato al suo essere animale poetico”.

La bella amicizia, liberatoria per Alda, costruttiva per Federico che si ritiene fortunato di averla conosciuta, è terminata nel 2009 con la morte della poetessa.
Unico rammarico, mi confessa Gozzelino durante l’intervista, è quello di non avere accolto, per difficoltà logistiche e organizzative, la calda proposta della Merini di recitare ella stessa i testi in Ebrietudine. In compenso, per la copertina della seconda edizione, Alda volle una foto che li ritraesse insieme, tenendo in mano il disco per fargli pubblicità.
Cosa che il musicista non aveva minimamente pensato ma che gli fece capire quanto la poetessa lo ritenesse un vero amico meritevole del suo apprezzamento e non un profittatore come i tanti che le stavano intorno da quando divenne famosa.

Giuliana Romano Bussola

La poesia dedicata dalla Merini a Gozzelino

 

“Camera doppia”, la grottesca e ruvida realtà di strada di Lisette Model

“CAMERA DOPPIA” In mostra al “Centro Italiano per la Fotografia” di Torino, la grottesca e ruvida realtà di strada di Lisette Model, contrapposta alla perfezione delle immagini glamour di Horst P. Horst. Fino al 4 luglio

Di certo non è proprio una silfide la giovane paciosa bagnante colta sulla spiaggia di Coney Island nell’estate del ’39. Ma lei stessa è la prima a non farsene un cruccio, affrontando con un largo sorriso la sfida della macchina fotografica. Di tutt’altra pasta l’armoniosa studiata perfezione del corpo della giovane modella in costume da bagno rigorosamente d’epoca – con cuffia e un’enorme palla rossa tenuta in aria dalle gambe sollevate – apparsa in copertina di “American Vogue” il 15 maggio del ’41.

A firmare i due scatti due assoluti geni della fotografia mondiale del secolo scorso: Lisette Model (Vienna, 1901 – New York, 1983) e Horst P. Horst (al secolo Horst Paul Albert Bohrmann, 1906 – 1999), tedesco naturalizzato statunitense. Assolutamente diversi fra loro, pur nella comune e totale grandezza. Ironica e dissacrante “street photographer” lei e genio della fotografia di moda lui, massime icone entrambi nel proprio specifico genere fotografico e autentici maestri e ispiratori per intere generazioni. A loro, “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia”, di via delle Rosine a Torino, dedica attraverso il format “CAMERA DOPPIA”, le personali “Lisette Model.Street Life” e “Horst P. Horst. Style and Glamour”. Anime diverse. Poetiche che fanno a pugni. Unite però nella suggestione di un miracolo creativo che nasce e cresce vieppiù in ogni immagine.

A Lisette interessano soggetti “raccattati” per strada, in disaccordo con la vita, quella in particolare dei borghesi benpensanti e benestanti, soggetti che quasi diventano “caricature di se’ stessi” (come la bizzarra “Donna col velo” ritratta a San Francisco nel ’49), spiriti liberi a loro totale agio in una società “goffa e decadente”; Horst, invece, è fotografo-scultore di classiche armonie femminili, genio del “glamour” e le sue modelle ci si pongono davanti in tutta la loro spietata e statuaria bellezza. Di Lisette si diceva che scattasse fotografie con tutto il suo corpo e che della strada prediligesse cogliere al volo i momenti più curiosi e grotteschi, mentre il tedesco Horst respingeva per cultura e per mestiere tutto ciò che non fosse cura e perfezione e dettaglio. “E’ facile immaginare – sosteneva la fotografa – quanto sia noiso dipingere un bel corpo. Ma un corpo brutto è molto affascinante”.

Teoria ben sviluppata nelle sue 130 fotografie esposte nella mostra (curata da Monica Poggi) a “CAMERA”, la prima antologica realizzata in Italia. Ad affiancarle, le 150 firmate da Horst in un’ampia antologica presentata con la saggia curatela di Giangavino Pazzola. Accostamento non facile, ma nel complesso riuscito perché in un caso e nell’altro sempre di grandi opere trattasi. La “CAMERA DOPPIA” si presta dunque bene a contenerle tutte quante, senza rischiare d’inciampare in spiacevoli paragoni che non troverebbero ragion d’essere nella logica delle cose. Per entrambi gli artisti, l’avvicinamento al mondo della fotografia inizia a Parigi negli anni Trenta. Nel ’37 Lisette sposa il pittore Evsa Model e con lui si trasferisce a New York, dove le sue fotografie iniziano sistematicamente ad apparire su riviste come “Harper’s Bazaar”, “P. M. Magazine”, “Vogue” e “The Saturday Evening Post”.

A stregarla è la grande città con tutte le sue nevrosi, il passeggio sguaiato osservato con sfrontatezza e dissacrante ironia, è lei stessa a ritrarsi attraverso i riflessi creati dalle vetrine dei negozi e attraverso le gambe di frenetici passanti. “Le merci e gli edifici si fondono e confondono con le persone che passeggiano in un insieme che è al contempo surreale e documentario”. Non mancano anche gli scatti realizzati all’interno dei locali di musica jazz ad alcuni grandi come Count Basie, Dizzy Gillespie, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Per Horst, la mostra presenta sessant’anni di carriera: dai primi successi con “France Vogue” nell’Europa fra le due guerre (1931 – 1939), all’affermazione negli States dove ottiene la cittadinanza nel ’43, fino ad arrivare al termine della carriera negli anni Ottanta. A fare da “trait d’union” le sorprendenti immagini d’interni, case e giardini di personaggi celebri commissionatigli da “Vogue”.

In Italia, Horst realizza scatti superbi all’appartamento romano dell’artista Cy Twombly e alla tenuta Agnelli di Villar Perosa, all’interno della quale posa un’elegantissima Marella. Cui il fotografo certamente si riferiva nel dire: “La moda è espressione del proprio tempo. L’eleganza è un’altra cosa”.

Gianni Milani

“Lisette Model. Street Lyfe – Horst P. Horst. Style and Glamour”
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/ 0881150 o www.camera.to
Fino al 4 luglio Orari: lun. merc. ven. sab. e dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto:

– Lisette Model: “Coney Island Bather”, New York, ca. 1939
– Horst P. Horst: “American Vogue Cover”, 15 May, 1941
– Lisette Model: “Woman with veil”, San Francisco, 1949
– Horst P. Horst: “Madame Bernon, corset by Detolle for Mainbocher”, Paris, 1939

 

La Palazzina di Caccia lancia in streaming una visita virtuale unica

La Palazzina di Caccia di Stupinigi ha chiuso le sue porte fisiche per l’emergenza sanitaria, ma ha aperto le porte digitali per interagire con il pubblico. Tra dirette facebook, racconti social di straordinari arredi, laboratori online per famiglie, approfondimenti #aportechiuse sui singoli ambienti, sono state superate le 100mila visualizzazioni, con una crescita costante, nell’ultimo anno, del numero di followers su Facebook e Instagram.

Da lunedì 26 aprile la Palazzina di Caccia di Stupinigi ha aperto di nuovo i cancelli al pubblico, contingentando gli ingressi e applicando tutte le regole in vigore per una visita in sicurezza, rafforzando allo stesso tempo l’esperienza online con l’avvio di una nuova e innovativa piattaforma streaming personalizzata. Il nuovo servizio non utilizza le più comuni piattaforme e non si limita a virtual tour attraverso immagini statiche o con la ormai diffusa tecnologia Google Street View, ma per la prima volta in campo museale offre una vera e propria visita virtuale totale, narrata da Serena Fumero, referente per la Didattica, sala dopo sala, alla scoperta di opere, arredi e curiosità, per una durata complessiva di 45 minuti.

La fruizione online e on-site «non vuole essere un’offerta alternativa – spiega Marta Fusi, direttrice della Palazzina di Caccia di Stupinigi – ma complementare. Noi non abbiamo mai chiuso, in realtà, perché siamo sempre stati presenti online e vogliamo continuare a farlo offrendo questo nuovo servizio. La visita virtuale è pensata per chi preferisce rimanere a casa, per chi è distante fisicamente, ma anche e soprattutto per chi vuole conoscere la Palazzina prima della visita reale».

Oltre alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, si potrà visitare virtualmente anche la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, uno dei più celebri esempi del gotico internazionale, ed è in fase di preparazione anche la visita guidata dell’Abbazia di Santa Maria di Staffarda, uno dei più grandi monumenti medioevali del Piemonte. Sono state inoltre attivate modalità di visite online anche per le scuole.

Tutte le attività Facebook online di approfondimento saranno mantenute: “I Venerdì di Stupinigi”, ciclo di approfondimenti dentro e fuori il museo in programma tutti i venerdì all’ora del tè; “I racconti del Centro a Stupinigi” con protagonisti gli arredi del percorso museale, in collaborazione con il Centro di Conservazione Restauro La Venaria Reale; “Famiglie al Museo!”, l’appuntamento del sabato pomeriggio con le famiglie per una visita virtuale e un laboratorio; “#aportechiuse”, la rubrica del martedì di approfondimento su un ambiente della Palazzina.

Tra i primi appuntamenti in programma online, venerdì 30 aprile alle 18, il concerto dell’Orchestra Barocca dell’Accademia di Sant’Uberto dal titolo “Cerimoniale e Divertissement” che celebra la musica barocca e l’arte dei suonatori del corno da caccia (patrimonio Unesco). Si tratta della prima esecuzione integrale al mondo, dopo quella del 1971 di Paillard, e soprattutto della prima esecuzione assoluta con strumenti originali barocchi. Il concerto sarà trasmesso sulle pagine Facebook della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Corni da caccia della Reggia Venaria – Accademia di Sant’Uberto, Regione Piemonte, VisitPiemonte, Reggia di Venaria.

 

Info

www.ordinemauriziano.it

Orario di apertura: dal lunedì al venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato e domenica 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18). Dal 3 maggio consueto orario con apertura dal martedì alla domenica.

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Il prezzo del biglietto per la visita virtuale è di 5 euro.

www.vivaticket.com/it/biglietto/biglietto-virtuale-stupinigi/155057

www.vivavticket.com/it/biglietto/biglietto-virtuale-ranverso/155118