ARTE

Flashback “All art is contemporary”. L’edizione di quest’anno è “Senza titolo”

Gallerie, opere site-specific, mostre, performance si costruiscono attorno al racconto di Flashback Art Fair: una fiera che guarda all’arte storicizzata senza mai dimenticare il suo legame indissolubile con il presente. L’edizione di quest’anno abbraccia nella praxis e poiesis una scelta ben precisa. “Senza titolo” rappresenta un rifiuto verso le narrazioni totalizzanti ed esclusive, celebra la libertà dell’arte, ma afferma anche il proprio posizionamento politico e culturale: quello di abbattere le barriere temporali e fisiche, dando voce all’invisibile.
“Compassione”, di Alexander Mostafà Fazari, a cura di Alessandro Bulgini, rappresenta il cuore della nuova installazione site – specific, ed è allestita negli spazi del Padiglione C. Si tratta di un materiale simbolico e umile, la coperta termica. Un materiale tipico dell’emergenza che si fa materia d’arte. Un sottile velo dorato, fragile e salvifico al tempo stesso, diventa l’opera su cui l’artista dipinge e traccia alcuni versi da “Il Profeta” di Gibran, invitando lo sguardo dello spettatore a riscoprire la compassione. Altrettanto simbolico è il luogo che accoglie l’opera, il Circolino; proprio dove un tempo sorgeva il brefotrofio, ora sede di Flashback, oggi si trova il cuore della convivialità dell’habitat, crocevia di popoli, culture e spiritualità diverse. Qui “Compassione” assume un valore significativo, non solo perché entra in dialogo profondo con l’identità del luogo stesso, ma in occasione della Fiera ne amplifica la potenza, quella di un’arte capace di attraversare tempi, luoghi e incontrare le urgenze del presente.
Come in tutta la sua poetica e il suo fare artistico, Flashback esplora ed accoglie la marginalità, e riconosce negli “altrove” del quotidiano un fertile terreno di trasformazione. Con lo stesso spirito, la Fondazione Videoinsight, di Rebecca Russo, utilizza l’arte come strumento di cura, introducendola in contesti sociali e sanitari. Dall’incontro tra Flashback e la Fondazione nasce la rassegna di videoarte a cura di Rebecca Russo, dal titolo “Butterfly”, ispirata alla forza allegorica della farfalla, simbolo universale di trasformazione e rinascita.

È intitolata “Gaza” l’Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto di Alessandro Bulgini, a cura di Christian Caliandro. Fin dalla sua nascita nel 2008, il progetto artistico Opera Viva di Bulgini ha sempre avuto come obiettivo quello di illuminare zone rimosse, marginali e sommerse della realtà quotidiana, e di farlo attraverso la pura presenza. Nel 2025 Bulgini continua a farlo con il corpo, con una maglietta rossa, e una scritta bianca in petto, che recita “Opera Viva Gaza”. La sua sola presenza con questa divisa, in mezzo alla gente nei grandi centri, nelle piazze delle città (Roma, Milano, Torino) e nelle fiere d’arte internazionale come Art Basel miart,  stabilisce una connessione e insieme una distanza tra chi continua la propria vita come se nulla fosse e il segno di qualcosa che è andato tragicamente storto. Anche il manifesto in piazza Bottesini, portale simbolico che quest’anno connette Torino e Gaza, rinnova questa tensione tra corpo e spazio, arte e vita, quotidiano e politico, riaffermando la responsabilità etica e umana, nell’artista, nei confronti di quegli “altrove” apparentemente lontani dal nostro presente.

“Passing By/Unconscious elevation” è un’opera dell’artista visivo e sonoro Carl von Pfeil, che presenta due installazioni complementari, da lui definite “cross installation”. “Passing By” esplora il movimento in senso orizzontale, mentre “Unconscious Elevation” si spinge verticalmente fra gravità e ascesa. “Passing By” proietta sul vetro di una porta immagini che scorrono come viste da un finestrino: paesaggi, persone, ambienti che cambiano, ma è lo spazio stesso a muoversi nella mente dello spettatore, e così il confine tra il dentro e il fuori si dissolve. “Unconscious elevation” è invece un’installazione sonora realizzata nell’ascensore del padiglione B, radicata nella dimensione dell’ascesa interiore. Il titolo richiama la posizione “antischock”, quando da supini, e con le gambe alzate, cerchiamo di ripristinare il normale flusso sanguigno. Ecco il rimando alle energie vitali del cuore e della mente. L’opera si struttura con una lunga traccia sonora che stimola tra suoni e parole l’immaginazione di chi ascolta.
Uno spazio del secondo piano di Flashback Habitat viene trasformato da Alessandro Bulgini in un laboratorio/performance dove ogni giorno, dal 30 ottobre al 2 novembre, due tatuatori del quartiere di Barriera di Milano, Massimiliano Chironna e Francesco Sampugnaro, daranno forma a un’opera sul corpo per arricchire la visione dell’arte di ogni tempo. A dialogare con questa performance sarà un disegno di George Grosz, un nudo femminile, appartenente a una collezione privata. Portare i tatuaggi in una fiera d’arte, significa mettere in discussione i confini del disegno stesso: non solo segno su carta, ma pratica che unisce gesto artistico, relazione interpersonale e costruzione di senso condiviso. Nel tatuaggio l’immagine nasce da un dialogo concreto tra chi disegna e chi si offre come superficie. Il corpo diventa medium, archivio e territorio comune.
Nella dimensione intima e raccolta della fiera, si incontra “Flowers”, una serie di fotografie scattate da Enzo Obiso, tra Italia e Vietnam, che dialogano con gli spazi di Flashback e lo confermano come un luogo affettuoso, un contributo ulteriore alla costruzione di un habitat condiviso, in  cui persone e culture trovano casa.

Per l’edizione 2025 dei Flashback Lab, il racconto parte dal mito greco di Ulisse, per connettersi alla contemporaneità,  continuità con il “Senza titolo” della fiera. I partecipanti e le partecipanti scopriranno nel parco d’arte e tra le gallerie di Flashback le opere che evocano l’Odissea contemporanea, costruendo le piccole barchette di carta nei colori bianco, rosso, verde e nero, da lasciare nel parco come un segno di vicinanza ai bambini di Gaza perché, come ricorda Marina Abramović: “We are all in the same boat”.
In collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, al terzo piano del padiglione B, si potranno ammirare frammenti di storie dell’Istituto per l’Infanzia e la Maternità, a cura di Alessandro Bulgini. Si potranno ammirare le opere nel parco “Vivarium” di Michel Vecchi, Fabio Cascardi, Carl von Pfeil, Maurizio Taioli, Luisa Raffaelli e Alessandro Bulgini. Dal 2022 è visibile la “Costellazione d’artista” di Alessandro Bulgini, intitolata “Mater”.

Mara Martellotta

Artissima edizione 32: “Manuale operativo per Nave Spaziale Terra”

Da venerdì 31 ottobre a domenica 2 novembre prossimi, gli spazi dell’Oval Torino accoglieranno la trentaduesima edizione di Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino, unica fiera in Italia esclusivamente dedicata all’arte contemporanea e diretta per il quarto anno consecutivo da Luigi Fassi e realizzata con il sostegno del main partner Intesa Sanpaolo.

Artissima 2025 sostiene iniziative specifiche che confermano la sua unicità nel panorama culturale europeo e la sua capacità di attrarre artisti, gallerie, collezionisti e curatori di respiro internazionale, affermandosi come una fiera sia di ricerca sia sperimentale. La nuova edizione di Artissima sarà divisa in quattro sezioni principali, che sono: Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions, e le tre sezioni curate di Present Future, Back to the Future e Disegni. Artissima 2025 vedrà la partecipazione di 176 gallerie italiane e internazionali, di cui 63 presenteranno progetti monografici. Il tema di questa edizione si intitola “Manuale operativo per Nave Spaziale Terra”, ispirato all’eclettica figura di Richard Buckminster Fuller e al suo libro omonimo edito da Il Saggiatore. Per il quarto anno consecutivo, Artissima trae ispirazione dal pensiero di una figura visionaria al fi e di proporre una visione collettiva che, attraverso l’arte, la sua comunità e pluralità di linguaggi, intende offrire strumenti volti a interpretare le complessità del presente.

“Se devo descrivere con tre parole chiave la nuova edizione di Artissima direi: umanizzante, inaspettata e ispirante – ha affermato Luigi Fassi, direttore di Artissima – il concetto di Manuale operativo invita a riflettere sulla nostra presenza sulla Terra, una ‘nave spaziale’ affidata alla responsabilità collettiva di chi la abita e che ci rende tutti ‘astronauti’. Come possiamo prendercene cura? Bilanciandone risorse e sostenibilità per tutti gli abitanti ? Il destino non ci ha lasciato istruzioni, ma Fuller ci esorta a superare le barriere tra discipline e a collaborare con uno sguardo più ampio e consapevole. Sono i grandi visionari come gli artisti a tracciare nuove rotte per comprendere il nostro ruolo di timoniere della nave spaziale Terra. Gli artisti pensando in modo creativo, intuitivo e indipendente; sanno trascendere gli specialismi e un valore d’uso immediato, immaginando soluzioni oltre i confini disciplinari. Proprio loro potranno immaginare la stesura di un ‘manuale operativo’. Artissima, crocevia di mondi e personalità che ruotano intorno al sistema dell’arte contemporanea, invita la sua comunità, partecipanti e visitatori, a riflettere su questo tema per guidare il nostro pianeta nel viaggio attraverso le sfide del presente”.

“ Artissima non è solo l’Oval – ha dichiarato Rosanna Purchia, assessore comunale alla cultura di Torino – ma qualcosa che si percepisce in modo molto più ampio in tutta la città. Grazie alla sapienza e al lavoro di Luigi Fassi si sta internazionalizzando sempre di più”.

L’arte contemporanea è uno dei tratti distintivi della vita culturale torinese, una delle vocazioni della nostra città, che contribuisce a renderla sempre più attrattiva e internazionale. In questa cornice, Artissima rappresenta una vera e propria eccellenza che, nelmcorso di oltre trent’anni, ha saputo affermarsi come unica fiera in Italia esclusivamente dedicata all’arte contemporanea e domenica punto di riferimento del settore a livello internazionale. Un fascino ribadito anche dai numeri, con la presenza di nuove 26 gallerie che esporranno all’Oval per la prima volta, per un’edizione di altissima qualità e che si propone ancora una volta di stimolarci sul tempo che stiamo vivendo. Arte e cultura possono davvero fare la differenz. Artissima, che in queste trentadue edizioni ha saputo trasformare la prima settimana di novembre nella settimana dell’arte contemporanea di Torino ne è sicuramente un esempio, e continuerà a rappresentare un punto d’incontro per galleristi, artisti e appassionati di tutto il mondo.

“Artissima è la rassegna d’arte contemporanea più importante d’Italia – ha dichiarato Marina Chiarelli, assessore alla cultura della Regione Piemonte – e si collocano stabilmente fra le più autorevoli del panorama europeo non solo per la qualità delle gallerie e degli artisti coinvolti, ma l’errore la sua capacità ogni anno di proporre una riflessione che valica i confini dell’arte, coinvolgendo il pensiero, la società e il nostro tempo. Nell’edizione di quest’anno vi è qualcosa di profondamente evocativo nel pensare alla Terra come una nave spaziale. Un’immagine poetica e politica, perché implica responsabilità, visione e una chiamata collettiva all’azione e su questa metafora, diventata ormai necessità, che si fonda Artissima 2025, ‘Manuale operativo per Nave Spaziale Terra’, un titolo che non è uno slogan, ma un invito a immaginare nuove rotte partendo dal pensiero radicale e anticipatore di Fuller. A lui dobbiamo una delle intuizioni più lucide del Novecento, l’idea che il nostro pianeta sia un sistema chiuso, senza manuali d’uso confezionati e solo affidato a chi lo abita. È qui che entra in gioco l’arte come strumento di interpretazione, capace di mettere insieme visioni, anche se a volte contraddittorie tra loro. Artissima continua a distinguersi come luogo di scambio, laboratorio critico, terreno fertile per il pensiero che osa, e quest’anno, forse più che mai, il bisogno di osare si sta facendo urgente. Servono idee che sappiano connettere, ispirare e prendersi cura. Serve uno sguardo ampio, laterale come quello degli artisti, capaci di intuire dove guardare quando la rotta sembra incerta”.

“La Fondazione Arte CRT – dichiara la presidente della Fondazione Patrizia Sandretto Re Rebaudengo – che opera per conto e grazie al contributo della Fondazione CRT, ribadisce il suo impegno verso Artissima. Quest’anno per ribadire e consolidare il nostro ruolo, e inviare un chiaro segnale di supporto alle gallerie e agli artisti abbiamo aumentato il budget a 300 mila euro. Lo stanziamento è più consistente degli ultimi anni. Durante la fiera, con il nostro comitato scientifico, investiremo questa cifra nell’acquisizione di opere che andranno a favore della GAM e del Castello di Rivoli”.

“Rinnoviamo e rafforziamo il nostro legame con Artissima grazie alla crescente sinergia con le Gallerie d’Italia – spiega Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale di Gallerie d’Italia – che si arricchisce ogni anno di contenuti condivisi. Per l’edizione in arrivo anticipiamo all’Oval un nuovo progetto fotografico realizzato dal museo di piazza San Carlo. L’originale racconto intorno alla fotografia tra le forme più espressive e significative dell’arte attuale è il nostro contributo per Artissima”.

Mara Martellotta

“365”… e c’è un perché!

Gli spazi di “515” di Torino dedicano una ricca esposizione di opere al fotografo torinese Tullio Deorsola, a due anni dalla scomparsa

Fino a sabato 1° novembre

Una foto al giorno. Dai più banali soggetti della più semplice quotidianità al rigoroso soffermarsi su angoli urbani di particolare suggestione storica e culturale fino alla sacralità di immagini raccontate con intensa toccante compartecipazione emotiva. In tutto sono “365” (di qui il titolo della mostra), le foto scattate nel 2011 per la figlia lontana, residente allora negli Usa. 365 foto scattate, una al giorno, da Tullio Deorsola, scomparso prematuramente nel 2023 (quest’anno avrebbe compiuto 60 anni) raccolte ed esposte dalla sua Torino, nella “Settimana dell’arte contemporanea”, presso l’originale location degli spazi di “515”, l’“Agenzia Creativa” (in passato “fabbrica di flipper” e poi “galleria d’arte”) di via Mazzini, che alcuni torinesi avranno avuto modo di scoprire in questi anni in occasione di “Open House”, il “Format” internazionale nato nel 1992 a Londra dall’idea dell’architetto Victoria Thornton che permette di visitare case, palazzi e luoghi abitualmente non accessibili per scoprire la ricchezza dell’architettura e del paesaggio urbano e che a oggi conta più di quaranta città aderenti, distribuite in ogni continente.

Inauguratasi lunedì 27 ottobre, la retrospettiva, ad ingresso gratuito, si protrarrà per pochi giorni fino a sabato 1° novembre, aderendo alla “Notte delle Arti Contemporanee”, con apertura speciale dalle 17 alle 22.

 Tra i 365 scatti, ci sono molti scorci di Torino, ma anche – per Deorsola attrattive quisquiglie! – un particolare delle caramelle “Grether’s Pastilles” o dettagli come un caffè espresso o una “metafisica” pera o i medicinali assunti quella mattina, ma anche paesaggi di montagna e una testa con aureola di una toccante Madonna.

“Tullio scattava ciò che catturava la sua attenzione quel giorno: questo è dunque un racconto di vita, una testimonianza” spiega Barbara Brondi, che gestisce l’“Archivio Deorsola”. Il titolo dalla mostra, “365”, è quello che Deorsola aveva scelto per salvare sul suo “pc” l’intero lavoro: ogni giorno scattava una foto, ogni sera la mandava alla figlia. Di “365”, nel 2012, aveva emotivamente scritto lui stesso: “È per ora l’unica cosa tangibile con la quale lascio un modo per essere interpretato e per cercare di penetrare l’interesse di una figlia alla quale voglio un bene immenso ma della quale sono all’oscuro di tutto”.

Negli spazi di “515”, la mostra, la seconda dedicata a Deorsola da Torino, dopo la sua morte (nel 2024 già “CAMERA” aveva infatti raccolto e presentato 24 sue fotografie appartenenti alla serie “Night Shift”) si prefigge anche uno scopo benefico: chiunque potrà infatti acquistare una copia di una delle immagini esposte, del giorno che preferisce, ed il ricavato servirà a valorizzare, organizzare e digitalizzare tutto l’immenso patrimonio dell’“Archivio Deorsola”.

La rassegna segna anche il varo del sito www.tullio-deorsola.com che sarà, poi, implementato nei prossimi mesi.

Torinese, classe ’65, Deorsola si trasferì, appena ventenne, in California, dove studiò fotografia e si diplomò all’ “Academy of Art” di San Francisco, definendo una personale grammatica espressiva e producendo diversi progetti originali, come la serie di scatti dedicata alle architetture urbane della “West Coast” statunitense“originata da lunghe esposizioni notturne e distintiva del suo linguaggio d’autore, teso a privilegiare scorci non convenzionali resi mediante colori delicatamente poetici”. Ma Deorsola è degno di essere ricordato non solo come raffinato versatile fotografo nel senso più comune del termine, ma anche come operatore “specialista” nel mondo cinematografico. Quando, infatti, nel 2005, si trasferì in Italia per stabilirsi a Roma, ebbe modo di lavorare assiduamente per la “settima arte” come “fotografo di scena” per diversi produttori e registi italiani, tra i quali Carlo VerdoneNeri Parenti e Giovanni Veronesi. Dopo alcuni anni, fece ritorno a Torino, alternando i suoi impegni per il cinema alla realizzazione di diversi progetti fotografici originali.

Gianni Milani

“365”

Spazio “515”, via Mazzini, 40, Torino; tel. 011/0371483 o www.515.it

Fino al 1° novembre

Orario: da mart. 28 a ven. 31 ottobre 10,30/13,30 e 15/20. Sab. 1° novembre 17/22

Nelle foto: Tullio Deorsola, immagini da “365”

Scianna e Newton: grandi “scatti di moda”

A Saluzzo e a Caraglio sfida “vis à vis”, realizzata sui più inediti set dell’alta moda da due autentici “giganti” dell’arte fotografica novecentesca

Fino al 1° marzo

Saluzzo / Caraglio (Cuneo)

Niente applausi, niente flash, no alla minima traccia di splendente glamour. Solo il vociare e l’aria stranita e divertita, il gioco di un’allegra frotta di “picciotte” e “picciotti” siciliani, zaini in spalla e grembiali scolastici, a seguire e a mimare il “passo da sfilata” (in discesa) della fascinosa giovane che guarda e dispensa loro parchi sorrisi. Curiosa la location e nessuna “passerella” (anche se la camminata e l’impostazione dei movimenti della giovane fanno subito pensare al “catwalking” d’una modella); ci si trova invece a scendere una lunga, per nulla agghindata o attrezzata ad hoc, scalinata di pietra della sicula Caltagirone, antica “Regina dei Monti Erei”. Di fronte abbiamo quella che mi piace ritenere, per la sua composita bellezza, una sorta di immagine-guida della mostra fotografica – “La Moda, la Vita”– ospitata, con la curatela di Denis Curti, all’antica “Fortezza” (e “Residenza Marchinale”) della “Castiglia” di Saluzzo (Cuneo) fino a domenica 1° marzo 2026, di Ferdinando Scianna (Bagheria – Palermo, 1943), primo fotografo italiano a far parte dal 1982 (e introdotto niente meno che da Henri Cartier-Bresson) dell’agenzia fotografica internazionale “Magnum Photos”. E la giovane fanciulla che dà mostra del suo incedere e della sua misurata eleganza, altri non è che Marpessa (nome “mitologico”- dal mito di Idas – che dà il titolo alla stessa immagine); Marpessa Hennink, supermodella olandese di Amsterdam, tanto brava da meritarsi il soprannome di “The Catwalk Contessa” (“La Contessa della Passerella”). Siamo nel 1987, anno che segna l’esordio del fotografo siciliano (dopo un periodo di lavoro in Spagna, per documentare la “Guerra Civile” spagnola) nel “mondo della moda”. E’ in quell’anno che a Scianna, Dolce&Gabbana, allora giovani stilisti emergenti, commissionano le immagini per i cataloghi di due collezioni, dando vita a una delle collaborazioni meglio riuscite nella storia della fotografia. Un compito che l’artista siciliano assolse “in modo originale e spiazzante”.

Scianna, infatti, non rinunciò alla sua natura di “fotoreporter”, né tantomeno al richiamo della sua terra, trascinando la moda dagli studi di posa all’amata realtà della “sua” Sicilia e tra le strade dei “suoi” vocianti paesi. Le sue fotografie di moda, tutte in bianco e nero (“Io guardo in bianco e nero – diceva – penso in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra”) sono frammenti di storie che “riflettono la sua visione del mondo, restituendo un ideale di bellezza che va oltre la pura descrizione del prodotto”. E fondamentale in questo percorso fu proprio la collaborazione con la “top model” Marpessa, che incarnava la bellezza mediterranea e che lo stesso Scianna scelse come sua “musa”. Al pari forse di quella Monica Bellucci, ritratta, nel ’91, in un mercato rionale di Palermo, attorniata da un bel gruppone di maschietti in un “furbesco” girotondo dagli occhi di certo meno innocenti di quelli dei bimbi della “Marpessa”. Nel suo complesso, il percorso espositivo, che documenta collaborazioni con i più importanti brand e numerose riviste internazionali, comprende oltre 90 fotografie (particolarmente “preziose” quelle dedicate allo stretto legame di amicizia che lo legava al conterraneo grande Leonardo Sciascia), accanto alle 12 provenienti dalla “Fondazione Arte CRT”, in comodato alla “GAM” di Torino, e che raccontano dei lavori realizzati in India, in Francia e in Bolivia, ma soprattutto ci parlano del grandissimo creatore di “reportages”, quale Scianna é stato, e che resteranno per sempre la “matrice stilistica e narrativa” del suo mestiere.

In contemporanea, su progetto sempre, come per la mostra di Scianna, di “Fondazione Artea” e la curatela di Matthias Harder (direttore della “Helmut Newton Foundation” di Berlino) il seicentesco “Filatoio” di Caraglio (Cuneo) ospita Helmut NewtonIntrecci, monografica dal titolo esemplare (vista la destinazione del sito ospitante) dedicata, per l’appunto ad Helmut Newton, altro grande protagonista della fotografia di moda (“mood photography”) del Novecento (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004). Le mostre di Ferdinando Scianna e Helmut Newton, concepite per dialogare tra loro, approfondiscono due approcci distinti (più “teatrale” e “dall’erotismo patinato” quelle del  berlinese) ma entrambe convergenti al “tema della moda” e al “racconto della vita”. Le carriere di entrambi vivono una svolta sul finire degli anni Ottanta, anche a seguito delle trasformazioni in atto nella società del periodo: da un lato l’avvento delle prime apparecchiature digitali e di “Photoshop”, che mettono in discussione il valore testimoniale dell’immagine fotografica, dall’altro la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica, “che ridefiniscono gli equilibri globali e aprono nuove prospettive di incontro tra culture”.

Per info e orari: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

Gianni Milani

Nelle foto: Ferdinando Scianna “Marpessa”, Caltagirone, 1987 e “Monica Bellucci”, Palermo, 1991; Helmut Newton “Mansfield”, British Vogue, London 1967 e “Nadja Auermann”, Blumarine, Monaco 1993

Una factory dove si respira arte e storia e, soprattutto, si producono tele monumentali

 

L’artista Marison Ray apre le porte dello studio dove dipinge le sue tele di grandi dimensioni, durante la Settimana dell’Arte Torinese.

Il Luogo in cui lavora un’artista può essere immaginato in mille modi: ognuno di noi può avere un’idea diversa di dove gli artisti trascorrono il loro tempo, immersi nella creatività, a riempire tele di sogni, visioni e colori.

Ma durante la Settimana dell’Arte Torinese, in concomitanza con Paratissima, sarà possibile ammirare una vera e propria factory creativa: da giovedì 30 ottobre a domenica 2 novembre, l’artista Marison Ray apre le porte del suo studio, mostrando i frutti della sua produzione nel tempo. Non si tratta di una semplice mostra, ma di un’esplorazione del luogo in cui lavora, quasi una retrospettiva: dai barattoli di colore ai pennelli, fino alle opere prodotte nel tempo, tutto immerso in un ambiente nella zona industriale di Moncalieri, che riflette un tratto distintivo dell’artista.

L’arte si fa anche nei luoghi dell’industria, e lei lo sa bene: proviene dal mondo del design industriale, con un passato in Italdesign di Giorgetto Giugiaro, dove ha ricoperto il ruolo di responsabile della linea di abbigliamento del marchio Giugiaro Uomo, ma soprattutto dove ha potuto sviluppare il suo lato artistico, che oggi esprime nella sua produzione.

L’Open Factory è l’occasione per vedere dal vivo un luogo che dall’esterno appare industriale, ma che, una volta varcato il cancello, immerge il visitatore in un turbinio di colori, luci e capolavori di grandi dimensioni: dalle tele di 2 metri per 2 a opere che superano i 10 metri di altezza. Tra queste spicca Le Nozze, che sarà svelata in anteprima proprio per questa occasione: un’opera di 10 metri di larghezza e 6 metri di altezza, probabilmente unica nel suo genere nel panorama contemporaneo.

Ingresso gratuito
Orari di apertura:

30 | 31 ottobre: 14:30 — 18:00

1 | 2 novembre: 10:00 — 12:00, 14:00 — 18:00

Factory
Via Guido Rossa 28, Moncalieri (TO)

La mostra “Intracore” tra poesia e ritorno al sacro

L’Angolo della Poesia di Gian Giacomo Della Porta

 

Nella Cripta di San Michele, di piazza Cavour 12, a Torino, si è inaugurata giovedì 23 ottobre scorso la mostra “Intracore”, ideata da Ghëddo, che ha presentato le opere di diciotto artisti italiani emergenti. La mostra unisce i lavori di Anouk Chambaz, Francesco Bendini, Benedetta Ferrari, Giulia Gaffo, Alessandra La Marca, Luce Lee, Sara Lepore, Giacomo Mallardo, Ginevra Mazzoni, Matteo Melotto, Filippo Minoglio, Eleonora Maria Navone, Giulia Querin, Nicola Ranzato, Snem Snem, Miho Tanaka, Pietro Vedovato e Federico Zeltman.

La riflessione, evocata dal lavoro dei curatori, dalle opere in mostra e dal luogo che le ospita, assume un contorno ampio, che include l’attuale stato dell’arte e l’intimo sentimento che caratterizza la nostra società, in una poetica che scende come una cascata su una terra che chiede nutrimento. Forse il mito contemporaneo dominante, in Occidente, è l’angoscia. Declinata nelle sue sottocategorie: depressione, ansia, solitudine cieca, nichilismo. L’età degli “uomini vuoti”, per citare Eliot, o “dell’ansia”, per dirla come Auden. Il mondo occidentale registra perdita di senso del sacro, di memoria, crescita di una condizione che spesso la letteratura, e l’arte in generale, definiscono alienata o alienante. E’ curioso notare che nei Paesi in cui ciò accade, nel pieno Occidente, questo fenomeno negativo si sviluppa proporzionalmente alla perdita di ruolo del poeta e dell’artista. Nelle società tecnologicamente meno avanzate il poeta continua a esercitare un ruolo importante, legato alla sfera spirituale dell’uomo.

Nessuno auspica un impoverimento dell’Occidente, semmai potrebbe essere utile qualche riflessione su una civiltà che, accanto a straordinarie ricchezze, si è ammalata di perdita di senso dell’avventura, della curiosità, del mistero, e ha relegato il ruolo dell’artista a quello di una sorta di sacerdote di una setta appartata dal resto del mondo.

Questa mostra cerca di ricordare l’importanza dell’arte per la salute e la sopravvivenza dell’uomo. L’arte non salva la vita, e difficilmente guarisce, ma accompagna. Estende l’orizzonte percettivo, soffia sulle nostre labbra, cerca di rianimarci, o di tenerci in vita. La poesia che ne deriva comprende tutte le condizioni e gli stati d’animo dell’uomo, ma credo non possa veramente contenere la disperazione, la disperazione assoluta. Anche se la poesia ha compassione della disperazione, e si inginocchia ad essa, non la blandisce, non la coccola. La mostra “Intracore” è un atto di resistenza, alla morte, al nulla, è memoria, voce che non demorde e ci lega nel tempo.

Al centro di questa edizione vi è il processo creativo inteso come nucleo complesso e ambivalente, dove convivono slancio e stallo, fiducia e dubbio, vulnerabilità e resistenza. Si tratta di un’indagine sul cuore vivo dell’arte emergente italiana che non teme l’inquietudine, ma l’assume come forma salvifica; l’ansia, l’angoscia e la rabbia, considerati sentimenti marginali e privi di slancio, vengono proposte come energie trasformative, capaci di aprire varchi verso nuove visioni e significati divergenti. Le opere site – specific concepite per questa occasione dialogano con l’architettura, la storia e le simbologie della Cripta di San Michele Arcangelo a Torino, lo spazio circolare ipogeo situato nel cuore della città. La Cripta, ubicata nei sotterranei della chiesa, è stata costruita verso la fine del Settecento come edificio cattolico, oggi sede di culto bizantino. Questo luogo custodisce al proprio interno una stratificazione di storie e simbologie: la sua natura sotterranea e la forma circolare ne fanno una soglia ambivalente tra discesa e ascesa, tra dimensione sacra e terrena, tra linearità dell’esistenza e le temporalità circolari.

La mostra proseguirà fino all’1 novembre prossimo.

 

Settimana dell’arte contemporanea: a Torino c’è anche Umbertissima

 

La terza edizione di UMBERTISSIMA 25 dal 31 ottobre al 2 novembre

”dire, fare, baciare, lettera e testamento” The PunX edition! La festa della Galleria Umberto I, a Porta Palazzo, in occasione della settimana dell’Arte Contemporanea. Tre giorni di festa, arte, design, fotografia, performance, teatro, dj.s set, talk, proiezioni, musica jazz e contemporanea, aperitivi, drink & food.

A cura di Ivano Bedendi

Con il Patrocinio della Circoscrizione 1 Centro Crocetta. Si ringrazia Ass. Commercianti Galleria Umberto I e i Negozi di Via della Basilica.

Torna più viva e irriverente che mai UMBERTISSIMA, la festa diffusa della Galleria Umberto I di Torino, giunta alla sua terza edizione e ormai appuntamento fisso della settimana dell’Arte Contemporanea. Dal 31 ottobre al 2 novembre 2025, la storica galleria di Porta Palazzo si trasforma in un palcoscenico aperto che unisce arte, design, fotografia, performance, musica e teatro in tre giorni di eventi no stop.

Questa edizione, dal titolo “dire, fare, baciare, lettera e testamento – The PunX edition”, a cura di Ivano Bedendi, celebra l’energia creativa e la libertà espressiva con un fitto calendario di mostre, installazioni, talk live set diffusi tra Galleria Cristiani, JKs Gallery, Ramo D’Oro, Caffè Galleria, Casa Tuta e gli spazi della Galleria Umberto I. Un’edizione speciale dedicata alla memoria del fotografo Salvatore Giglio, che promette di fondere spirito underground, ricerca artistica e partecipazione collettiva, trasformando la Galleria in un crocevia di linguaggi contemporanei, tra jazz, elettronica, teatro itinerante e fotografia d’autore.

Calendario

Inaugurazione venerdì 31 ottobre 2025 ore 18:

Arte Diffusa nei negozi e nei locali della Galleria Umberto I e Via della Basilica:

 

Installazioni e opere di Mario Leandro Maccarini, Michele Liuzzi, Massimo Giacon/SuperEgo, Domenico Borrelli, Monica Carocci, Franco B., Simona Galeotti, Gabriele Garbolino, Carlo D’Oria, Richi Ferrero, Sergio Barboni, Alessandro De Ambrogio, Carlo Marbellini, Bruno Petronzi, Pierluigi Pusole, Pixel Pancho, Reser, Luca

La Piana, Tina Örn, Andrea Visconti, Rossana Simeoni

 

”L’Occhio e la Macchina – I Magnifici 13” Mostra fotografica di Maurizio Briatta, Claudio Cravero, Diego Dominici, Michele D’Ottavio, Massimo Forchino, Salvatore Giglio, Lorenzo Mascherpa, Gianni Oliva, Alessandro Pession, Turi Rapisarda & Edoardo Salviato, Michele Rubino, Franco Turcati.

Set fotografici con il pubblico a cura di Gianni Oliva e Michele Rubino.

 

Galleria Cristiani                                                                                                               Upstairs:

Massimo Giacon/SuperEgo, Franko B., Pixel Pancho.

Downstair: “Lo Scarabocchio è Democratico” Sculture in movimento di Michele Liuzzi e foto di Rossana Simeoni, “Reseropoli” by Reser, installazione “Retina Mundi” di Luca La Piana, installazione “In Lumine#3” di Simona Galeotti.

ore 20-21“On The Fontains Flash Mob” artistico nella fontana abbandonata, sotto i portici adiacenti alla Galleria, con sonorizzazione, in Piazza della Repubblica.

Jks Gallery(Gio Gatto)

Mostra manifesti: “Moderna vs Underground” a cura di Gio Gatto e the Archive of the Underground di Ivano Bedendi.

Installazione “NOVAFOOD” di Sergio Barboni. RAMO DORO

Installazione “Dialoghi” di Domenico Borrelli.

 

ore 18: “OPILEC MUSIC DJ.s SHOWCASE”Italo Disco Waves: I-Robots, Luca DM, Nemesi, Amatteuur (Live). Partner: Music Lab.

Caffè Galleria(Ciro)

Mostra di Flyers e Locandine “‘90’s!!” a cura: The Archive of the Undergroundore 21: KILROY FestJam session funky/Hip Hop.

il Litro

Bruno Petronzi in the Sky, Andrea Visconti.

 

Studio Fotografico Michele D’Ottavio

“Turinscapes” esplora il volto contemporaneo di Torino dall’alto (via della Basilica).

 

Casa Tuta

”Senza di me la Galleria non sarebbe la stessa” foto di Michele D’Ottavio. In tutti i locali della Galleria Umberto I: aperitivi, drink & food.

Realizzazione VideoAmedeo Zamboni Sponsor tecnico:                      Telefonica Subalpina

 

Due personali di Alice Neel e Piotr Uklański alla Pinacoteca Agnelli

 Paul Pfeiffer alla Pista 500

La Pinacoteca Agnelli ha annunciato la propria stagione autunnale espositiva 2025 che, da venerdì 31 ottobre, in contemporanea con Artissima e l’art week torinese 2025, sino a lunedì 6 aprile 2026, presenta al pubblico due nuovi progetti espositivi inediti, la prima grande retrospettiva italiana dedicata a Alice Neel (Marion Square, PA, 1900- New York 1984), dal titolo “I Am the Century” e il progetto espositivo  di Piotr Uklański (Varsavia, Polonia, 1968) dal titolo “Faux Amis”. Quest’ultimo progetto fa parte di ‘Beyond the collection’, che prevede due interventi al Museo di Anatomia umana Luigi Rolando e al Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti di Torino.
La Pista 500 ospita una nuova installazione dell’artista americano Paul Pfeiffer, vincitore del Premio Pista 500 di Artissima 2024.

Da venerdì 31 ottobre fino a lunedì 6 aprile la Pinacoteca Agnelli dedica una importante retrospettiva all’artista americana Alice Neel, dal titolo “Alice Neel. I Am the Century”, curata da Sarah Cosulich e Pietro Rigolo. L’esposizione offre una prospettiva coinvolgente sull’opera dell’artista, mettendo in luce lo sguardo pionieristico e il suo interesse verso l’umanità in tutte le sue forme.
Alice Neel è una delle grandi artiste del Novecento, pittrice rivoluzionaria il cui approccio alla ritrattistica ha toccato, con  molto anticipo rispetto ai tempi in cui è vissuta, fondamentali questioni umane, sociali e politiche. Grazie al suo stile pittorico unico, caratterizzato da un modo spontaneo, ma anche preciso, nel trasmettere la natura e il profondo carattere dei suoi modelli, Alice Neel ancora oggi influenza generazioni di artisti.  Capace di fondere realismo e surrealismo, con una sguardo severo e pennellate enfatiche, Neel è riuscita a leggere l’animo umano nelle sue pieghe più nascoste.

Seguendo una linea temporale cronologica che abbraccia sette decenni del ventesimo secolo, “I Am the Century” alla Pinacoteca Agnelli approfondisce l’idea di Alice Neel come “ cronista della vita” e dei suoi dipinti quali rappresentazioni della “commedia umana”. Strutturato in sei capitoli che si intrecciano con la sua biografia, il progetto evidenzia la relazione unica dell’artista con i soggetti e le loro storie di vita, dalla nascita alla morte, attraverso la crescita fino all’età adulta, lo sviluppo della sessualità, ma anche la formazione  di una coscienza civica e politica.
La retrospettiva indaga l’evoluzione dello stile dell’artista nel tempo, enfatizzando indirettamente come la sua pratica rivoluzionaria i confronti con i canoni storico artistici della ritrattistica e con la tradizionale prospettiva maschile, di cui si trova rappresentazione anche all’interno della Collezione permanente della Pinacoteca Agnelli.
“Alice Neel. I Am the Century” è sviluppata in stretta collaborazione con l’archivio di Alice Neel .

La Pinacoteca Agnelli presenta anche un nuovo capitolo del programma “ Beyond the collection”, dedicato alla Collezione permanente del Museo attraverso il progetto espositivo di Piotr Uklański.
Invitato a proporre un progetto di interazione con la Collezione Permanente della Pinacoteca, l’artista polacco ha scelto di interagire con l’intero spazio dello Scrigno, in un gioco, a tratti provocatorio, di assonanze, rimandi e relazioni con le sue opere pittoriche, installative  e fotografiche. Il titolo della mostra è Faux Amis ( falsi amici), espressione francese che descrive due parole che, in lingue diverse, suonano simili, ma hanno significati molto differenti, e anticipa come l’artista contrapponga le sue opere a quelle di Bernardo Bellotto, Henri Matisse, Pierre-Auguste Renoir, Antonio Canova ed Edouard  Manet.
L’artista delinea similitudini che spesso si basano  sul genere pittorico e su richiami formali e iconografici, rimandando a letture della storia complesse e stratificate. Con un approccio da lui definito ‘cannibalistico’, Uklański setaccia la storia dell’arte e trova sostentamento in secoli di arte prodotta da artisti e artiste che lo precedono. ‘Faux amis’ sottolinea il ruolo dello studio e della conoscenza della storia dell’arte nelle pratiche contemporanee e presenta inaspettati punti di vista sui capolavori della collezione permanente.
La mostra si estende anche fuori dalle mura della Pinacoteca e include due interventi dell’artista presso due istituzioni torinesi, il Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando  e il Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti nel quartiere di San Salvario. Adottando un approccio alla storia della scienza simile a quello utilizzato nei confronti della storia dell’arte per la Pinacoteca Agnelli, Uklański mette in relazione la collezione anatomica del Museo con un gruppo di sue opere che fanno riferimento alla corporeità umana e al simbolismo del sangue. Al Museo della Frutta, invece, caratterizzato da centinaia di riproduzioni in ceramica di specie e tipologie diverse di mele, pere, tuberi e ortaggi, realizzati dallo scienziato botanico Francesco Garnier Valletti, le rappresentazioni tridimensionali di varietà di frutta entrano  in dialogo con le nature morte di Uklański,  a loro volta fantasmi di dipinti che oggi possono solo essere immaginati.

‘Beyond the collection’ è il progetto della Pinacoteca Agnelli che dal 2022 si propone di riattivare la collezione permanente del Museo, attraverso il coinvolgimento di artisti e artiste contemporanei e la collaborazione con altre prestigiose istituzioni nazionali e internazionali, in modo tale che alcune opere della collezione diventino il punto focale di nuovi allestimenti e nuove narrazioni, capaci di rileggere il patrimonio storico attraverso le tematiche della contemporaneità.

Pinacoteca Agnelli

Lingotto, via Nizza 230/103

www.pinacoteca-agnelli.it/visita

Orari Pinacoteca da martedì a domenica dalle 10 alle 19

Pista 500 dalle 10 alle 21

Mara Martellotta

L’arte erotica prende forma a Torino

Dal 28 ottobre al 2 novembre, negli spazi di Corso Palermo 55, torna la seconda edizione della rassegna di arte erotica. Opere di artisti e artiste emergenti o già affermati e affermate ma anche talk, workshop/laboratori e un ricco programma di spettacoli, concerti e djset. Da quest’anno il Festival pubblicherà anche la rivista Posizioni Magazine.

Dopo il successo di pubblico dello scorso anno, torna la seconda edizione di “Posizioni Festival” la rassegna indipendente di arte, grafica e fotografia erotica a cura dell’Associazione Direzioni in collaborazione con il team di Soluzioni Festival e dell’Associazione Orticola del Piemonte.

L’appuntamento è da martedì 28 ottobre a domenica 2 novembre (orari dal martedì al venerdì dalle 17.00 alle 24.00, il sabato dalle 15.00 alle 24.00 e la domenica dalle 12.00 alle 24.00) presso un’ex officina, attualmente inutilizzata, in corso Palermo 55 a Torino, uno spazio ampio in grado di regalare un’ambientazione affascinante e post-industriale in una zona della città dove si sta concentrando la creatività torinese.

L’obiettivo che si pone Posizioni Festival è quello di stimolare, attraverso un percorso che unisce esposizioni artistiche, talk e divulgazione, il dialogo sull’arte erotica, abbattendo tabù e aprendo nuove prospettive, in un ambiente aperto e rispettoso dove l’espressione della sessualità possa essere interpretata come una forma d’arte capace di arricchire il panorama culturale contemporaneo.

Un progetto ambizioso che si pone come occasione di crescita culturale e sociale, offrendo al pubblico la possibilità di fruire di opere d’arte e al contempo di confrontarsi, informarsi e riflettere su temi che riguardano l’identità, le relazioni, la parità di genere e l’evoluzione dei linguaggi della sessualità nel contemporaneo. In questo senso, Posizioni Festival vuole essere un vero e proprio laboratorio aperto alla città, capace di stimolare dibattito, abbattere tabù e arricchire il panorama artistico con nuove narrazioni.

Cuore centrale di Posizioni Festival sarà l’esposizione artistica composta da illustrazioni, fumetti, fotografie, installazioni e grafiche a tema erotico a cura di 14 artisti e artiste fra emergenti, affermati e affermate. Tra questi l’illustratrice e artista visiva torinese Elisa SeitzingerFrancesca Pignataro, art director di Ossì Fanzine e l’italian painter and muralist Luca Ledda. Molto atteso anche il ritorno di Senza Futuro Studio, che metterà in mostra alcune scenografiche installazioni a tema erotico. Tra le opere in esposizione anche i vasi del ceramista Fausto Saltetti arricchiti dalle illustrazioni dell’artista visivo torinese Marco Latagliata. Da segnalare anche i lavori del fotografo milanese Tobia Faverio.

Il mondo dell’erotismo non sarà raffigurato ed esplorato soltanto attraverso le opere esposte ma diventerà anche argomento di analisi, dibattito e scoperta attraverso un programma culturale di talk, workshop/laboratori e spettacoli che vuole interrogarsi su come sta evolvendo l’approccio alla sessualità nelle sue varie forme.

Posizioni Festival affronterà ogni giorno un tema diverso: dalla “Genitorialità erotica” con Malvina Rossetti e Matteo Baldin de L’Associazione La Cedraia a “Corpo, nudità e consenso” a cura di Le Sex en Rose, divulgatori in ambito sessuale e promotori del naturismo; dal tema “Drag Queen” con il Collettivo SorellArse fino all’approfondimento sulle produzioni indipendenti dall’arte all’editoria, e molto altro ancora.

Ogni serata del Festival sarà poi animata con concerti e djset. Tra le artiste e gli artisti sul palco il duo musicale italiano Queen of Saba, composto da Sara Santi, cantante e paroliere non binario insieme al percussionista Lorenzo Battistel, e il deejay Andrea Passenger, che presenterà il suo set musicale “The Love Tapes”.

Quest’anno Posizioni diventerà anche una rivista dal respiro internazionale, disponibile a partire da fine anno e che sarà presentata in anteprima martedì 28 ottobre in occasione della prima giornata del Festival. La rivista Posizioni, che sarà tradotta in tre lingue (oltre l’italiano anche in inglese e in giapponese), vedrà il contributo di autrici e autori che tratteranno il tema dell’erotismo da punti di vista sempre nuovi e interessanti.

Informazioni utili

Posizioni Festival è organizzato dall’Associazione Direzioni in collaborazione con il team di Soluzioni Festival e dell’Associazione Orticola del Piemonte.

Si svolge da martedì 28 ottobre a domenica 2 novembre (orari dal martedì al venerdì dalle 17.00 alle 24.00, il sabato dalle 15.00 alle 24.00 e la domenica dalle 12.00 alle 24.00) in Corso Palermo 55 a Torino.

L’evento è riservato a un solo pubblico adulto.

L’accesso alla mostra è possibile previa iscrizione all’Associazione Culturale Direzioni alla pagina Posizioni Festival – Pre-iscrizione

Il costo della tessera d’iscrizione è compreso nel prezzo del biglietto.

Il biglietto giornaliero è di 10 €

L’abbonamento per i 6 giorni è di 20€

Maggiori informazioni su programma, iscrizioni e prezzi al sito www.posizionifestival.it

Quattro artiste a confronto, tra favola e realismo

Alla Galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia, sino al 31 ottobre

Quattro donne, tre pittrici e una scultrice che amano il mondo dell’arte e lo vivono, diversi interessi e più o meno lunghi personali percorsi, linguaggi in piena autonomia, acquerelli e oli, bronzi e terrecotte, intenzioni e suggestioni da offrire a chi guarda, una bella scelta da parte di Monia Malinpensa curatrice che le presenta e con felice intuizione le amalgama, sino a venerdì 31 ottobre, nella propria galleria “by La Telaccia” di corso Inghilterra 51 (orari: 10,30-12,30 / 16-19) con la mostra “Le donne nell’Arte”: sono Daniela Rosso (in arte Prin), Licia Martini, Serenella Rossi, Federica Caprioglio.

Di Daniela Rosso – torinese, allieva di Dino Pasquero maestro delle nevi, affronta pennello e spatola, apprezzati riconoscimenti a Milano e Firenze e Montecarlo, Ivrea e Guarene e Acqui Terme, “osserva, elabora e reinterpreta interessi e momenti di vita vissuta” -, non convincono soltanto la vivacità e la ricchezza dei colori ma il disteso impianto scenico delle proprie tele, le atmosfere che sa imprimere, quei silenzi che abbondano e si impossessano di un mondo reale. L’avvince la natura (“Primi fiori” del 2023, una natura dove sono le macchie di giallo e di verde a predominare, impressionisticamente, e il recente “Fiori di campo” con felici tratti cromatici), nella scrittura del sentimento e della sensibilità ma altresì di una concretezza che a tratti s’impone senza allontanare da sé la poesia, fuoriuscendo in ogni tela quel versante intimistico che la fa apprezzare. Non dimenticando, nel proprio lavoro, la partecipazione di un’umanità, forse appartata, nascosta nei grovigli verdi e intricati della natura, quel viso di bimbo (presenza maggiormente contemporanea) che spunta inaspettato tra il folto di “Simbiosi” (2022) o, con uno sguardo al contrario, quella natura che nel “Terzo paradiso” (2023) tenta di rimpossessarsi della cemetificazione che viviamo ormai quotidianamente, uno sguardo efficace e di piena maturità. Di Licia Martini, di origini cuneesi, diremmo dalla doppia patria se si pensa ai lunghi trascorsi e all’attività svolta come insegnante e alle tante iniziative culturali e sociali svolte al Cairo, sembra, nella stesura dell’acquerello, con ricchezza e bella disposizione di colori, in forma felicemente attuale quanto originale, fantasiosa, far propria anche lei con “Foliage” l’ispirazione legata alla ricchezza della natura mentre, in una bella sequenza di ricordi, di emozioni, di luoghi e tempi trascorsi, lascia prevalere proprio il mondo dell’”Egitto” (2024), tra simboli e dettagli ed equilibri, fatti di angoli della memoria, passando altresì alla vivacità e all’autentica istantanea delle “Oche di Amsterdam” o alla tragicità di “Mattanza” (2022), dove sotto un sole caldo ma lontano, in perfetta astrazione, tra linee curve e colori ancora squillanti, la pittrice esprime quel mondo di “necessità” sanguinosa che da secoli si perpetua in mare.

Serenella Sossi, di Imperia, diplomata al Liceo Artistico genovese (ha realizzato quattro anni fa, installata sul molo di Imperia Oneglia, la scultura in bronzo “Forma Sirena”, commissionatale dalla Città di Imperia e finanziata dalla Fondazione Carige di Genova), abitando da anni a Nizza, sur la côte, ha felicemente attinto a entrambe le culture. Tra il filosofico e lo spirituale, legata strettamente a una quotidiana intimità, come la collega ha guardato a un mondo antico, per molti versi immerso in una civiltà dove molto nei giorni nostri ha ancora da essere svelato, con i vari “Scriba”, in diversi materiali e posizioni, in una sintesi perfetta di ricordi e di nuove scoperte. Ne mette in bella presenza la gestualità, l’importanza, l’ufficialità, alla riscoperta della Storia, figure con garbo inserite nello spazio, essenziali tra vuoti e pieni, ricordi non soltanto scolastici ma rivolti umanamente a popoli antichi, alle prime prove dell’uomo, a un universo arcaico. Come, non dimenticando le proprie origini “di mare”, mostra “Delfini” e “Sirene”, sinuose queste (“Forma di sirena”, 2022, acefala, posta all’ingresso della galleria, estremamente suggestiva), quasi danzanti, leggere, visibilmente guizzanti quelli, in un fluttuare continuo di code e di corpi, testimonianza della padronanza da parte della scultrice dei materiali, terracotta anche patinata e ferro, marmo e bronzo, di piccole dimensioni che incantano.

Last but not least, il mondo fiabesco, logicamente surreale, di Federica Caprioglio, che prende le età diverse di chi guarda. Per le invenzioni, per la fantasia che si sprigiona riuscendo a non far parte soltanto del mondo dei più piccoli ma altresì degli adulti (come non incantarsi davanti ai rimandi del rinascimentale Hieronymus Bosch o del moderno e nostro Romano Gazzera dai fiori gigante? per non tacere delle radici che sono alla base dell’attività dell’acquerellista, le “scuole” di Valeria Tomasi e di Roberto Andreoli), per il sogno che supera la più semplice fantasia, per il ripensamento della natura, per quell’antropomorfismo che invade le opere in piena originalità. Tutto è racchiuso dai colori e dalla poesia e dal gusto per l’avventura, senza che ci sia la volontà di porre limiti. In ogni opera un racconto, quasi andassimo a rileggere Grimm o Perrault, felicemente sperduti in quelle selve di alberi che diventano esseri viventi o magari viceversa: nascono “La danza del mattino” (2019) con gli alberi “in veste femminile” che tanta parte devono al cinema d’animazione, o “Prospettive diverse” o “Sguardo diritto” (2016) con un coniglio che è frutto della penna di Lewis Carroll (in buona compagnia di “Topo tremendo”, 2017) e un alto monte dal sembiante umano; saremmo infine tentati di parlare di piccolo capolavoro per “Incontri al confine” (2020), lettura di un mondo dall’orizzonte dai colori lividi e da un paesaggio popolato di tronchi nodosi, di ruderi medievali su cui veglia una imperiosa civetta, di picchi e serpenti, di pulcini con la sella, di pellicani “chiocciolati” e di pesci bendati che paiono davvero usciti dalla tavolozza del maestro fiammingo.

Elio Rabbione

Nell’immagini, nell’ordine, “Simbiosi” di Daniela Rosso Prin; “La mattanza” di Licia Martini; “Lo scriba” di Serenella Sossi; e “Incontri al confine” di Federica Caprioglio.