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Peste suina: parla il Tavolo Animali & Ambiente

NEMMENO LA PESTE SUINA AFRICANA FERMA LE FRENESIE VENATORIE

Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO NATURA e SOS GAIA ribadisce la sua posizione in merito alla peste suina.
Mentre il Governo nomina un Commissario straordinario per l’emergenza peste suina africana, dall’altra la Provincia di Asti anticipa i tempi con le solite scelte pro caccia.
Il Commissario è Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, la cui nomina è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La peste suina africana è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, non pericolosa per l’essere umano, ma letale per gli animali. Non esistono vaccini né cure. La sua diffusione, oltre a colpire i cinghiali e i suini domestici, è causa di gravi conseguenze socio-economiche.
L’area infetta è stata individuata tra il Piemonte e la Liguria ed interessa le province di Alessandria, Genova, Savona e in piccola parte la provincia di Cuneo.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha aggiornato al 6 marzo 2022 la mappa degli esiti dei controlli per la presenza della Peste Suina Africana nella zona infetta. Sono ad oggi 53 i cinghiali infetti rinvenuti morti: 30 per ritrovamenti in Piemonte, 23 per ritrovamenti in Liguria.
Il primo problema che il nuovo Commissario dovrà affrontare sarà quello di circoscrivere la zona infetta ed operare affinché il contagio non si diffonda ulteriormente. Nella zona infetta tra Piemonte e Liguria sono state vietate le attività all’aria aperta, le escursioni, la caccia, la pesca, il birdwatching e tutte quelle attività che possano determinare lo spostamento dei cinghiali e allargare il contagio. Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sconsiglia l’utilizzo delle braccate per il controllo del cinghiale in quanto i cani contribuiscono allo spostamento e alla dispersione degli animali con il rischio di allargamento dell’epidemia. Inoltre l’allargamento dell’epidemia può essere favorito anche dal trasportare il virus con le scarpe dei cacciatori e con le gomme dei loro mezzi.
Ma per la provincia di Asti la caccia è più importante!
Leggiamo sui giornali le straordinarie dichiarazioni del Sindaco di Passerano Marmorito e consigliere provinciale con delega alla caccia Davide Massaglia: “Riprenderemo con le battute nel Nord Astigiano” Questo sarebbe il formidabile risultato del tavolo tecnico convocato nei giorni scorsi dalla Provincia di Asti per affrontare, assieme alle associazioni agricole e venatorie e all’Ambito territoriale di caccia At1 Nord Tanaro e At2 Sud Tanaro, il problema della peste suina nell’Astigiano! Gli fa eco il Presidente della Provincia Paolo Lanfranco: “Potremo organizzare le braccate in modo mirato.”.
Forse non sanno che la diffusione del cinghiale è proprio favorita e sostenuta dalle braccate che disperdono i branchi, causano la perdita della sincronizzazione dell’estro nelle femmine e causano la costituzione di nuovi branchi? Non conoscono quali sono i gravi danni causati all’agricoltura dalla diffusione del cinghiale causata dalla caccia? Non conoscono i gravi danni causate alle altre specie in pieno periodo riproduttivo?

Non dubitiamo nemmeno che gli animali abbattuti, proprietà indisponibile dello Stato, saranno ceduti gratuitamente agli abbattitori per autoconsumo quale compenso per le attività svolte, formula ormai consueta che certifica l’attività venatoria svolta al di fuori dei tempi previsti dalla legge. Formula illegittima che alimenta la filiera clandestina per milioni di euro della carne di cinghiale.
D’altra parte ormai tutti sanno che il cinghiale in tutto il nostro paese è allevato allo stato brado, mantenuto a spese degli agricoltori, per il vantaggio dei soli cacciatori.
Qualora la PSA dovesse raggiungere il territorio della provincia di Asti forse si assumerà il mondo venatorio le proprie responsabilità?
Il Tavolo Animali & Ambiente ribadisce quanto già da tempo affermato: la gestione del problema cinghiale, la cui soluzione risulta peraltro di difficile ottenimento, deve escludere la componente venatoria, in quanto palesemente coinvolta da conflitti di interesse e incapace di affrontare in modo complessivo le problematiche dell’ambiente naturale.

 

Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Roberto Piana
PAN – Pro Natura Animali

 

Non Ti Scordar di Me e M’Illumino di Meno con Legambiente

10, 11 e 12 marzo 2022, le Campagne di Legambiente. L’11 e il 12 marzo torna Nontiscordardimé – Operazione scuole pulite

Venerdì 11 marzo i nostri circoli realizzeranno diversi eventi all’interno della cornice di M’illumino di Meno, Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili promossa da Radio Caterpillar, Rai Radio2 e Rai per il Sociale

L’11 e il 12 marzo torna Nontiscordardimé – Operazione scuole pulite, la storica campagna di volontariato di Legambiente, rivolta alle scuole di ogni ordine e grado, che coinvolge genitori, insegnanti, ragazzi e volontari nella cura degli ambienti scolastici.

Per rispondere al bisogno di socialità dei ragazzi e di una scuola aperta al territorio, quest’anno l’iniziativa è dedicata alla rigenerazione degli spazi esterni: un’occasione per riqualificare il giardino della scuola, piantare nuovi alberi, realizzare orti, progettare spazi da arredare con panchine o tavoli da esterno.

Diverse le iniziative che vedranno coinvolti i nostri circoli e le scuole locali sul territorio piemontese e valdostano: giovedì 10 marzo verranno piantate diverse piante aromatiche nelle aiuole dell’Istituto comprensivo Settimo II (TO) insieme al circolo Legambiente di Settimo; venerdì 11 marzo continuano le piantumazioni a Bra con la scuola primaria Don Milani ed il circolo Legambiente Langhe e Roero APS; a Pavone (TO) il circolo Legambiente Dora Baltea coinvolgerà l’istituto comprensivo con ulteriori piantumazioni sia venerdì 11 che sabato 12 marzo; nella settimana successiva seguiranno altre piantumazioni e riqualificazione degli spazi scolastici presso la scuola di Vandorno (BI) con il circolo Legambiente Tavo Burat e presso la scuola materna di Cerone (TO) con il circolo Legambiente Dora Baltea.

Ricordiamo inoltre che venerdì 11 marzo i nostri circoli realizzeranno diversi eventi all’interno della cornice di M’illumino di Meno, Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili promossa da Radio Caterpillar, Rai Radio2 e Rai per il Sociale. I cittadini sono invitati a partecipare alle iniziative previste sul territorio. Presso l’eco-ristorante del CEA Cascina Govean di Alpignano (TO) sarà possibile assaporare una cena a lume di candela, condita da una passeggiata notturna nel Bosco del Ghiaro; a Collegno (TO) sarà realizzata una biciclettata serale dal circolo Legambiente Dora in poi Terre dell’Ovest, così come a Torino (TO) con il circolo Legambiente Molecola, unita ad un aperitivo al buio; a Caluso (TO) invece sono previsti diversi appuntamenti durante l’intera giornata: pedibus con le scuole, fiaccolata, musiche e danze serali al buio con il circolo Legambiente Pasquale Cavaliere.

In Piemonte previsti nuovi bacini per l’accumulo idrico

“Il Piemonte – ha dichiarato l’assessore – sta vivendo un momento critico dovuto alla mancanza di precipitazioni, che sta coinvolgendo pesantemente il comparto agricolo e, se la siccità si protrae, potrebbero rendersi necessari interventi di tipo irriguo per il grano. È nostra intenzione avviare una riforma della governance del sistema irriguo per ridurre la frammentazione degli interventi e provvedere a nuovi regolamenti attraverso un confronto con i soggetti interessati. Abbiamo importanti progetti da portare avanti, quali quelli di Serra degli Ulivi e del Sessera. Il primo sta procedendo, grazie anche ai fondi che arriveranno con il Pnrr, mentre per il secondo il Governo ha chiesto una serie di approfondimenti per verificare meglio le necessità del territorio”.

“Stiamo inoltre seguendo – ha aggiunto – alcuni bandi attivati nel 2019 per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture e per l’adeguamento dei pozzi irrigui e stiamo per chiudere quelli per il rispetto delle norme ambientali da parte dei consorzi”.

Il dibattito è stato aperto da Paolo Demarchi (Lega), che ha sottolineato che “senza l’intervento degli agricoltori l’ecosistema sarebbe decisamente più a rischio e la desertificazione procederebbe in modo più deciso” e ha messo in guardia sulle conseguenze della guerra in Ucraina sull’agricoltura.

Sean Sacco (M5s) ha ricordato che “il M5s aveva depositato una proposta di legge di governance sui consorzi che è stata bocciata” e che “è forse il caso di ragionare, con le associazioni, su come ridurre il fabbisogno d’acqua in agricoltura”.

Marco Grimaldi (Luv), che ha domandato se siano già state emesse ordinanze per limitare l’uso di acqua in agricoltura, infine, l’assessore ha risposto che è avvenuto solo in alcuni Comuni per impedire le bagnature dei giardini

Siccità, la crisi idrica peggiora di giorno in giorno

Il bacino del fiume Po è in uno stato di grave crisi idrica e gli altri fiumi in Piemonte non stanno meglio. È stata rilevata una portata fino al 40%  in meno nelle sezioni esaminate del Po e fino al 60% in meno negli affluenti. L’allarme giunge  dall’Osservatorio sulle crisi idriche riunitosi  in seno all’Autorità distrettuale del Fiume Po-Ministero transizione ecologica. A causa della perdurante mancanza di neve, pioggia, vi è una grave aridità dei suoli e un  progressivo impoverimento delle falde sotterranee

Antismog, attive solo le misure permanenti

In base ai dati previsionali di PM10 nell’aria forniti  da Arpa Piemonte è stato confermato il livello bianco del semaforo antismog.

Fino a mercoledì 2 marzo compreso, prossimo giorno di controllo, rimangono pertanto in vigore le sole misure permanenti di limitazione del traffico.

L’elenco completo delle misure, delle esenzioni e dei percorsi stradali esclusi dai blocchi sono disponibili alla pagina emergenza ambientale

Arte e manualità. Al Mag di Giaveno i bimbi e il riciclo rifiuti

Al MAG Maria Ausiliatrice di Giaveno una giornata d’arte e manualità con il tema del riciclo e l’utilizzo di materiali poveri. Conoscere i rifiuti: cosa pensano i bambini quando si parla di rifiuti? È importante differenziare. Innanzitutto l’idea di rifiuti: il materiale di cui sono composti, la possibilità di riciclo delle sue componenti, è un oggetto riutilizzabile o trasformabile, possiamo evitare di comprarlo magari costruendone uno con le nostre mani? Questi gli interrogativi che ha spinto i ragazzi del MAG Maria Ausiliatrice di Giaveno a comporre e costruire lavori di fantasia e giochi di base. Primo il cartone. Un materiale che pone l’accento sul problema degli imballaggi, un problema di impatto ambientale ma anche economico dato che in base alla normativa vigente nei costi definitivi dei prodotti destinati al consumatore finale che sono compresi al loro recupero. Poi la plastica. È uno dei materiali più diffusi tra gli imballaggi e richiede più attenzione per riconoscere la sua effettiva possibilità di essere differenziato. Riconoscere i diversi tipi di plastica. Ecco che gli allievi sono stati abili a costruire un gioco partendo da materiali di scarto facilmente reperibili. Spiegano gli insegnanti. “Liberi dalle logiche di mercato che vincolano le sue esigenze ludiche alle possibilità economiche della famiglia, liberi di modellare il mondo secondo la loro volontà. Ecco i ragazzi all’opera per un’attività che, visto il successo, verrà nuovamente organizzata al MAG Maria Ausiliatrice“.

Uncem: peste suina africana, e i costi?

“Se vi sono da fare monitoraggi ambientali, se vi è da campionare acqua in falda e in superficie, se vi è da costruire una lunga recinzione per contenere la peste suina africana, tra Alessandrino e Liguria, i Ministeri competenti non possono scaricare costi e responsabilità su Regioni ed Enti locali.

Nel Decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale tre giorni fa, la ‘clausola di invarianza finanziaria’ mistifica la realtà e le necessità. E cioé che per affrontare questa ennesima emergenza ambientale, servono chiare strategie e ingenti risorse economiche. Il focus non possono essere solo gli interventi per proteggere gli allevamenti di maiali. I territori montani appenninici stanno soffrendo e patendo duramente i vincoli messi sulle aree ove sono state trovate delle carcasse. Li accettano nell’interesse collettivo, ma occorre in fretta risolvere i problemi. A oggi non sono previsti per questi territori interventi specifici di ristoro da parte dello Stato. Come non sono previste risorse economiche per la costruzione della annunciata recinzione. Brutta, ma probabilmente necessaria. I tempi di azione devono essere stretti. Servono veterinari e personale specializzato nelle Asl del territorio, che invece sono stati assunti al Ministero della Salute. Serve un piano nazionale concordato con Regioni ed Enti locali, ma finanziato con risorse apposite, anche europee. Un piano che il Decreto pubblicato definisce solo in parte, senza considerare che l’emergenza per i piccoli Comuni appenninici è già nel pieno dei suoi effetti economici negativi. E i problemi non possono essere solo quelli dei grandi allevamenti intensivi di maiali. Uncem è a fianco dei Sindaci nelle loro istanze e urgenti necessità. Non possono ancora una volta finire con il cerino in mano”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

Confagricoltura Piemonte sulla qualità dell’aria: “Faremo la nostra parte”

Ma chiediamo maggior attenzione alla sostenibilità economica degli allevamenti”

 

La Regione Piemonte sta definendo le modifiche al Piano stralcio per la qualità dell’aria, che si inseriscono nel quadro dei provvedimenti per il controllo dell’inquinamento atmosferico da mettere in atto a partire dal 2023, riguardanti tutti i comparti produttivi e i trasporti.

“A marzo del 2019– spiega Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Piemonte – il Consiglio regionale ha approvato il Piano Regionale di Qualità dell’Aria (PRQA), che prevede un orizzonte temporale di rientro nei limiti emissivi al 2030, anno in cui si intende raggiungere, attraverso l’attuazione di misure mirate alla riduzione degli inquinanti, un valore di emissione di ammonica da parte dell’agricoltura pari a circa 32.000 tonnellate all’anno”.

In base ai dati tecnici dell’Inventario Regionale delle Emissioni in Atmosfera (IREA) – chiarisce Confagricoltura – la gestione dei reflui zootecnici emette circa 32.000 tonnellate annue di ammoniaca, mentre l’utilizzo di fertilizzanti circa 6.000 tonnellate annue. Per il raggiungimento degli obiettivi emissivi al 2030 la Regione ha individuato una serie di misure riferite al settore agricolo, che prevedono, tra l’altro, l’apporto di matrici organiche in sostituzione della concimazione minerale, l’adozione di tecniche agronomiche per la riduzione delle emissioni di ammoniaca in atmosfera,  la limitazione della combustione dei residui colturali del riso in campo.

“Il Piano – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte –  prevede misure temporanee e strutturali che impattano pesantemente sullo svolgimento delle attività agricole, condizionando le attività produttive e gravando di ulteriori costi le imprese”.

A livello tecnico Confagricoltura ha messo a punto una serie di osservazioni e suggerimenti affinché, rispettando l’impostazione e la sostanza del provvedimento, si possa definire una normativa che salvaguardi la tutela dell’ambiente senza mettere a repentaglio la possibilità di produrre e, di conseguenza, la sostenibilità economica dell’attività agricola.

Confagricoltura sottolinea come occorra innanzitutto effettuare una riflessione di fondo sullo stato attuale del comparto zootecnico piemontese, che sta attraversando un periodo di difficoltà per motivi economici (aumento dei costi per l’alimentazione degli animali e per l’energia), sanitari (rischio di diffusione della peste suina) e di mercato (contrazione dei prezzi e forte concorrenza dei prodotti esteri). “La propensione agli investimenti e la fiducia nel futuro degli allevatori – sottolinea il responsabile dell’area ambiente di Confagricoltura Piemonte Marco Boggetti – sono piuttosto basse. Pur tenendo conto dei vincoli legislativi e normativi esistenti, imporre obblighi crescenti e onerosi dal punto di vista finanziario che richiedono la sostituzione in tempi ravvicinati, inferiori a qualsiasi periodo di ammortamento, di dispositivi e attrezzature per l’allevamento,  potrebbe causare la chiusura di numerose stalle, con un danno per l’economia piemontese nel suo complesso, o alimentare una certa propensione alla trascuratezza delle prescrizioni e degli impegni formali, che produrrebbero il mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano e un danno per l’ambiente”.

Per Confagricoltura è perciò necessario favorire un percorso di adeguamento aderente alla realtà del comparto zootecnico e strettamente integrato tra l’introduzione di nuove tecniche, attrezzature e modifiche strutturali e le corrispondenti misure di sostegno e accompagnamento alle aziende.

“Siamo consapevoli dell’indifferibilità delle azioni da mettere in atto e disponibili come mondo agricolo a fornire il nostro contributo per il miglioramento della qualità dell’aria – conclude Enrico Allasia – e per questo invitiamo la Regione Piemonte a impegnarsi per contenere gli oneri e le limitazioni a carico dell’agricoltura, coordinando gli interventi con le altre regioni del bacino padano, anche al fine di omogeneizzare gli interventi da adottare”.

 

 

Emergenza climatica al centro della seduta del Consiglio regionale

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Emergenza ecoclimatica e obiettivo della riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030”.Questi i temi al centro del Consiglio regionale aperto a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, associazioni ambientaliste, Atenei piemontesi, organizzazioni sindacali  e di categoria.

Ad aprire la seduta, il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia “Il Consiglio di oggi, il secondo sull’argomento dal 2019, ci dà l’occasione di confrontarci nuovamente in maniera approfondita su un tema cosi attuale e cruciale. La gravità della situazione ambientale è infatti sotto i nostri occhi. Siamo chiamati a dare il nostro contributo nella consapevolezza che esso potrà produrre i suoi frutti solamente se misure di rispetto dell’ambiente e della riduzione delle emissioni clima alteranti verranno prese da tutti gli attori in campo. Ben venga quindi un dibattito informato e costruttivo – proprio a partire da quest’Aula – che inviti a non abbassare la guardia e coinvolgere tutti gli attori a fare sinergia  nel trovare soluzioni efficaci e non più procastinabili per il futuro del nostro pianeta”.

“La Regione  – ha dichiarato Alberto Cirio, presidente della Giunta regionale – è fortemente consapevole che il cambiamento climatico sia una sfida di portata mondiale che mostra i propri effetti e impatti anche sul nostro territorio. Oggi però siamo anche di fronte ad una nuova consapevolezza, non solo da parte dei decisori politici, ma anche dei cittadini, così come delle imprese. L’evolversi della situazione ambientale, sociale ed economica, rende a oggi ancora più urgente un’azione in grado di garantire coordinamento e coerenza sui diversi fronti di impegno regionale e nello stesso tempo il coinvolgimento e l’impegno di tutti i soggetti della società civile piemontese in percorsi attivi e partecipati, verso un modello di sviluppo carbon free e più resiliente agli effetti del cambiamento climatico. Investire sul verde – conclude –  rappresenta sicuramente solo una parte dell’azione necessaria per contribuire alla mitigazione del fenomeno del Cambiamento Climatico, ma rappresenta un investimento che consente di migliorare la qualità del nostro territorio su tanti altri aspetti dati i tanti servizi ecosistemici forniti dalla componente verde”.

Delle tante azioni messe in campo, anche nei due anni di pandemia ha invece parlato Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente “Nonostante la pandemia, non ci siamo mai fermati, abbiamo avviato azioni concrete i cui effetti si vedranno nel medio e lungo termine. Abbiamo messo mano alla riforma alla  legge sui rifiuti che spinge su bioeconomia ed economia circolare, approvato il piano tutela delle acque, il nuovo piano energetico regionale, aderito al progetto Urban forestry (progetti di ripresa e resilienza che metteranno a disposizione 500 milioni di euro per l’ambiente), aderito alla strategia dell’idrogeno di cui siamo capofila a livello europeo;  promosso il patto dei sindaci per la transizione energetica, avviato la strategia di sviluppo sostenibile, lavorato al Piano Energetico Ambientale regionale, costruiremo l’Osservatorio regionale sul Cambiamento Climatico. La transizione ecologica  – ha concluso – deve avere una sua sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Non è più il momenti della protesta, certamente utile a mobilitare le masse e le coscienze,  ma è il momento di  passare alla fase della concretezza

Per Ruggero Reina di “Extinction Rebellion”, una delle associazioni che ha richiesto il Consiglio straordinario sul clima, questo appuntamento “rappresenta un fallimento, ottenuto dopo uno sciopero della fame, in cui si ridiscute della emergenza deliberata dallo stesso Consiglio due anni fa. Nel frattempo cosa è successo?” Per Reina è necessario che la risposta all’emergenza climatica venga messa nella responsabilità dei cittadini, che su questo, a differenza delle istituzioni, non sono sufficientemente informati. “I cittadini per far sentire la loro voce, hanno necessità di dati. E’ necessario che il governo informi tutti i cittadini sulla situazione reale, è a rischio il futuro della nostra specie”. Reina ha proposto la costituzione di assemblee di cittadini deliberative.

Il senso della proposta è stato spiegato da Rodolfo Lewanski, un ex professore universitario. Si tratta di assemblee di cittadini che soppesano le diverse ipotesi in campo, e sono scelti a sorteggio su un campione rappresentativo dei diversi strati sociali: “Non è fantapolitica, se ne occupano da anni organizzazioni come l’Ocse,cui partecipa anche l’Italia. In Francia c’è la Convention pour le clima, voluta da Macron, altre esperienze ci sono nel mondo”. Per Lewanski “la democrazia rappresentativa è in affanno. Questo è un modo per affrontare la crisi democratica, una risposta efficace che già funziona in molti paesi”.

Luca Sardo, coordinatore di “Friday for future”, ha sostenuto che le difficoltà che si hanno nel far assumere alla politica un impegno prioritario sul clima sono dovute a due atteggiamenti: “In molti c’è un negazionismo, non si vuole riconoscere che l’emergenza climatica è conseguenza dell’inquinamento dell’uomo. In altri c’è il tentativo di scaricare su altri, la Cina e l’India, la responsabilità dell’inquinamento. La responsabilità è invece anche del mondo occidentale. Non possiamo pensare che lo sviluppo tecnologico ci salverà, occorre intervenire subito, anche perché a pagare di più saranno i più poveri. Noi non smetteremo di mobilitarci per arrivare a risposte reali e concrete”.

“L’obiettivo della Commissione europea, attraverso l’approvazione del Green deal- ha sottolineato Tiziana Beghin, parlamentare europea- è quello di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro. Si tratta di un insieme di provvedimenti e finanziamenti che prevedono la revisione del piano di legislazione corrente e nuove iniziative regolatorie che vadano nella direzione della riduzione 55% del CO2 entro il  2030. La commissione europea sta poi lavorando alla revisione  dello scambio delle quote di CO2, ad una tassa CO2 alla frontiera, da far pagare non alle imprese europee ma dai competitor internazionali, alle nuove normative sui veicoli affinché si restringano i parametri massimi consentiti per le emissioni CO2, per arrivare a veicoli a emissioni zero.  La transazione climatica è qualcosa che non va lasciato alle dinamiche di mercato ma occorre avviare schemi di supporto anche per le  piccole aziende. Rispetto al passato c’è un approccio più costruttivo ma non ancora abbastanza veloce”.

Per la senatrice Virginia Tiraboschi, si tratta di un argomento di importanza costituzionale perche riguarda risvolti di carattere socioeconomico, non a caso  è  trasversale a molti ministeri (sviluppo economico, transazione digitale, comparto agricoltura, turismo). Una  sfida epocale che cambierà il volto del mondo intero. Sono molti i provvedimenti arrivati al Parlamento attraverso le Commissioni che richiedono riforme complesse perché cambiano meccanismi di anni  e, per questo, l’approccio  deve essere obiettivo e  non ideologico. Mi auguro che in quest’ottica i partiti tornino a svolgere ruolo di cerniera tra cittadini e istituzioni, legandosi al panorama europeo”.

Mauro Barisone, vicepresidente dell’Anci Piemonte ha sottolineato le difficoltà dei Comuni “che sono gli enti più vicini ai cittadini, ma vivono una condizione drammatica, perché gestiscono un patrimonio che si depaupera sempre di più per gli aumenti dei costi”. Per Barisone, sull’emergenza climatica va bene la partecipazione dei cittadini e l’ascolto dei giovani, “ma le forze politiche, a tutti i livelli, devono mettere da parte le divisioni continue e i particolarismi. Solo l’unione, la volontà di convergere, permetteranno di raggiungere risultati su un tema così importante”.

 

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priconosciuto

Siamo un PO nella m… Attivisti di Extinction Rebellion appesi al ponte della Gran Madre

Riceviamo e pubblichiamo

Due attivisti di Extinction Rebellion hanno aperto degli striscioni con scritto: “Siamo un PO nella merda” ed “Emergenza Climatica ed Ecologica”. Nel frattempo, alcune attiviste si sono sedute a terra in mezzo al traffico, rallentandolo.

 

È una normale domenica mattina. Torino si prepara al Consiglio Regionale aperto del 21 febbraio sullo stato di emergenza ecoclimatica, in cui potranno finalmente intervenire diversi esperti di rilievo regionale e nazionale e diverse associazioni della città. 

 

Alle 11 di questa mattina, due attivisti di Extinction Rebellion si sono calati con gli imbraghi dal ponte della Gran Madre, in centro città, per stendere uno striscione che recita “Siamo un PO nella merda”. Poco dopo, altre attiviste si sono sedute in mezzo al traffico, reggendo dei cartelli con su scritte le proprie paure rispetto alle possibili conseguenze del collasso climatico di cui la comunità scientifica avverte i governi da decenni. Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, nessun attivista ha deciso di porre fine alla sua azione. Il traffico del centro città è così andato in tilt, tra il sostegno e la disapprovazione degli automobilisti.

L’obiettivo dell’azione di oggi è quello di informare i cittadini rispetto al Consiglio Regionale aperto che si terrà domani, ottenuto grazie allo sciopero della fame di Ruggero, un attivista di Extinction Rebellion” affermano gli attivisti. “Un consiglio regionale per discutere quali azioni concrete la regione dovrà mettere in atto per affrontare in modo serio la crisi climatica ed ecologica Piemontese”, afferma Delfina, una delle attiviste sedute in mezzo al traffico. 

 

L’azione di oggi rappresenta simbolicamente l’umanità appesa ad un filo, di fronte al rischio imminente di un collasso annunciato da decenni. Siamo un PO nella merda è infatti una frase che, con ironia, vuole mettere in evidenza che anche qui in Piemonte, e a Torino, stiamo già vivendo gli effetti disastrosi di questa emergenza. L’assenza di precipitazioni invernali significative sta causando una grave fase di siccità che comporterà grandissimi rischi per l’agricoltura. Tempeste e alluvioni hanno già colpito il territorio regionale [1, 2]. La temperatura in Piemonte è già aumentata mediamente di 2,1°C per quanto riguarda le temperature massime e di 1,5°C per le minime. Siccità e incendi continuano a mettere a rischio l’agricoltura e la vita stessa dei cittadini piemontesi [3]. 

In questo scenario, l’attuale giunta regionale non ha mai approvato la Strategia regionale sul cambiamento climatico [4] che la Regione Piemonte ha elaborato cinque anni fa e, ad oggi, non ha un piano concreto per azzerare davvero le emissioni climalteranti e arrestare la distruzione degli ecosistemi e la perdita di biodiversità. 

 

Extinction Rebellion torna quindi in azione, per la terza volta in questa settimana [5, 6], nelle strade del centro città con lo scopo di invitare tutta la cittadinanza a raggiungere il presidio convocato per il 21 febbraio di fronte Palazzo Lascaris, in cui verrà proiettata pubblicamente la diretta della seduta del Consiglio Regionale aperto. L’appuntamento è quindi lunedì 21 febbraio alle ore 9, di fronte a Palazzo Lascaris, per una conferenza stampa iniziale con Claudio Cassardo (Università degli studi di Torino), Alberto Poggio (Politecnico di Torino) e Roberto Mezzalama (Comitato Torino Respira). 

È il momento di restituire la voce alla comunità scientifica che per anni è stata denigrata e ignorata dal mondo politico. Chiediamo insieme il cambiamento necessario” concludono gli attivisti.

 

Extinction Rebellion Torino