NEMMENO LA PESTE SUINA AFRICANA FERMA LE FRENESIE VENATORIE
Il Tavolo Animali & Ambiente, costituito dalle associazioni ENPA, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU, OIPA, PAN, PRO NATURA e SOS GAIA ribadisce la sua posizione in merito alla peste suina.
Mentre il Governo nomina un Commissario straordinario per l’emergenza peste suina africana, dall’altra la Provincia di Asti anticipa i tempi con le solite scelte pro caccia.
Il Commissario è Angelo Ferrari, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, la cui nomina è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La peste suina africana è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, non pericolosa per l’essere umano, ma letale per gli animali. Non esistono vaccini né cure. La sua diffusione, oltre a colpire i cinghiali e i suini domestici, è causa di gravi conseguenze socio-economiche.
L’area infetta è stata individuata tra il Piemonte e la Liguria ed interessa le province di Alessandria, Genova, Savona e in piccola parte la provincia di Cuneo.
L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha aggiornato al 6 marzo 2022 la mappa degli esiti dei controlli per la presenza della Peste Suina Africana nella zona infetta. Sono ad oggi 53 i cinghiali infetti rinvenuti morti: 30 per ritrovamenti in Piemonte, 23 per ritrovamenti in Liguria.
Il primo problema che il nuovo Commissario dovrà affrontare sarà quello di circoscrivere la zona infetta ed operare affinché il contagio non si diffonda ulteriormente. Nella zona infetta tra Piemonte e Liguria sono state vietate le attività all’aria aperta, le escursioni, la caccia, la pesca, il birdwatching e tutte quelle attività che possano determinare lo spostamento dei cinghiali e allargare il contagio. Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sconsiglia l’utilizzo delle braccate per il controllo del cinghiale in quanto i cani contribuiscono allo spostamento e alla dispersione degli animali con il rischio di allargamento dell’epidemia. Inoltre l’allargamento dell’epidemia può essere favorito anche dal trasportare il virus con le scarpe dei cacciatori e con le gomme dei loro mezzi.
Ma per la provincia di Asti la caccia è più importante!
Leggiamo sui giornali le straordinarie dichiarazioni del Sindaco di Passerano Marmorito e consigliere provinciale con delega alla caccia Davide Massaglia: “Riprenderemo con le battute nel Nord Astigiano” Questo sarebbe il formidabile risultato del tavolo tecnico convocato nei giorni scorsi dalla Provincia di Asti per affrontare, assieme alle associazioni agricole e venatorie e all’Ambito territoriale di caccia At1 Nord Tanaro e At2 Sud Tanaro, il problema della peste suina nell’Astigiano! Gli fa eco il Presidente della Provincia Paolo Lanfranco: “Potremo organizzare le braccate in modo mirato.”.
Forse non sanno che la diffusione del cinghiale è proprio favorita e sostenuta dalle braccate che disperdono i branchi, causano la perdita della sincronizzazione dell’estro nelle femmine e causano la costituzione di nuovi branchi? Non conoscono quali sono i gravi danni causati all’agricoltura dalla diffusione del cinghiale causata dalla caccia? Non conoscono i gravi danni causate alle altre specie in pieno periodo riproduttivo?
Non dubitiamo nemmeno che gli animali abbattuti, proprietà indisponibile dello Stato, saranno ceduti gratuitamente agli abbattitori per autoconsumo quale compenso per le attività svolte, formula ormai consueta che certifica l’attività venatoria svolta al di fuori dei tempi previsti dalla legge. Formula illegittima che alimenta la filiera clandestina per milioni di euro della carne di cinghiale.
D’altra parte ormai tutti sanno che il cinghiale in tutto il nostro paese è allevato allo stato brado, mantenuto a spese degli agricoltori, per il vantaggio dei soli cacciatori.
Qualora la PSA dovesse raggiungere il territorio della provincia di Asti forse si assumerà il mondo venatorio le proprie responsabilità?
Il Tavolo Animali & Ambiente ribadisce quanto già da tempo affermato: la gestione del problema cinghiale, la cui soluzione risulta peraltro di difficile ottenimento, deve escludere la componente venatoria, in quanto palesemente coinvolta da conflitti di interesse e incapace di affrontare in modo complessivo le problematiche dell’ambiente naturale.
Per il Tavolo Animali & Ambiente:
Roberto Piana
PAN – Pro Natura Animali