AMBIENTE

Poirino, Cia Agricoltori: “No ai mega-impianti”

Cia Agricoltori delle Alpi lancia l’allarme contro il progetto di installazione di due nuovi lotti agrivoltaici da 75 e 69 ettari, previsti nel territorio comunale di Poirino, in area limitrofa a un impianto fotovoltaico già operativo di 20 ettari.

Il presidente provinciale Stefano Rossotto parla di “dimensioni insostenibili e incompatibili con la vocazione agricola del territorio”, sottolineando come la superficie complessiva “superi ogni criterio di buon senso e rappresenti un consumo di suolo senza precedenti”.

«Non siamo davanti a impianti pensati per supportare l’agricoltura – osserva Rossotto -, ma a operazioni speculative che sottraggono terreno fertile alle aziende agricole, alterano il mercato fondiario e mettono gli agricoltori in una posizione di totale svantaggio. A queste condizioni, il rischio è che i terreni diventino strumenti finanziari e non più risorse produttive, con un impatto devastante sui prezzi e sulla stessa sopravvivenza delle imprese agricole».

Rossotto richiama un precedente diventato simbolico: «A Carmagnola, un paio d’anni fa, abbiamo condotto una battaglia analoga e alla fine il progetto venne bloccato. È la dimostrazione che quando ci sono criticità evidenti, è possibile intervenire e riportare equilibrio tra esigenze energetiche e tutela dell’agricoltura».

Cia Agricoltori delle Alpi ribadisce che la sua non si tratta di una posizione pregiudizialmente contraria alle energie rinnovabili: «Siamo favorevoli agli impianti che integrano e potenziano l’attività agricola, come il fotovoltaico su capannoni, tettoie e stalle – puntualizza Rossotto -, che permette alle aziende di ridurre i costi energetici senza sottrarre  terreno produttivo. Quello che contestiamo sono i mega-impianti calati dall’alto, che compromettono l’ambiente, riducono la disponibilità di suolo agricolo e contrastano con le finalità dell’imprenditoria agricola stessa».

Rossotto rilancia la necessità di una “transizione energetica che sia davvero sostenibile, non di un modello che sacrifica l’agricoltura per logiche speculative mascherate da innovazione”: «L’energia rinnovabile è un’opportunità – ribadisce Rossotto -, ma va governata con responsabilità etica, ambientale e territoriale».

Torino virtuosa nella gestione degli impatti climatici urbani

Clima: in Italia la crisi accelera, ma le città arrancano. Solo 4 su 10 hanno un piano di adattamento

La crisi climatica avanza rapidamente in Italia, mentre le città faticano a reagire con la stessa velocità. Negli ultimi undici anni – dal 2015 a settembre 2025 – si sono registrati 811 eventi meteorologici estremi, di cui 97 soltanto nei primi nove mesi del 2025, in 136 comuni con oltre 50mila abitanti, dove vivono 18,6 milioni di persone, pari al 31,5% della popolazione nazionale.
Nonostante l’evidenza dei dati, solo il 39,7% dei comuni coinvolti dispone di un piano o di una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.

A tracciare questo quadro è Legambiente, che in vista della COP30 in Brasile e della seconda edizione del “Climate Pride” del 15 novembre a Roma, presenta il nuovo rapporto “CittàClima. Speciale governance per l’adattamento al clima delle aree urbane”, realizzato con il Gruppo Unipol. Il report analizza gli impatti crescenti della crisi climatica nei centri urbani italiani e rilancia proposte per rendere le città più resilienti e sostenibili.

Gli impatti: allagamenti, vento e infrastrutture danneggiate

I fenomeni più ricorrenti sono gli allagamenti da piogge intense (371 casi), seguiti da raffiche di vento e trombe d’aria (167) ed esondazioni fluviali (60). Non mancano i danni alle infrastrutture – 55 episodi, in gran parte legati a precipitazioni eccezionali e temperature record – e 33 eventi di grandine distruttiva.
A soffrire maggiormente sono i centri di medie dimensioni (tra 50mila e 150mila abitanti), che concentrano quasi la metà degli eventi (48%). In testa alla classifica figurano Agrigento (28 casi), Ancona (14), Fiumicino (11), Forlì (11) e Como (11).

Le grandi città non sono immuni: Roma detiene il primato con 93 eventi estremi dal 2015 a oggi, seguita da Milano (40), Genova (36), Palermo (32), Napoli (20) e Torino (13).
Fra le città metropolitane, Napoli è l’unica a non aver ancora adottato un piano di adattamento climatico, insieme a centri come Bari, Reggio Calabria, Prato, Perugia, Como e Potenza.

Ritardi e responsabilità: il PNACC e la legge sul suolo ancora fermi

Per Legambiente, l’Italia sta pagando il prezzo di gravi ritardi nell’attuazione del PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) e dell’assenza di una legge contro il consumo di suolo.
A quasi due anni dalla sua approvazione, il PNACC resta infatti “un piano solo sulla carta”, con 361 misure previste ma non operative.
Non è stato ancora istituito nemmeno l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, previsto entro marzo 2024 per coordinare regioni ed enti locali.

L’associazione chiede quindi al Governo di stanziarie risorse adeguate per rendere operativo il piano e avviare una legge nazionale che limiti la cementificazione e imponga il divieto di edificazione nelle aree a rischio idrogeologico. Tra le azioni prioritarie: recuperare la permeabilità dei suoli, riaprire i corsi d’acqua tombati e promuovere sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) al posto di asfalto e cemento.

Governance, innovazione e buone pratiche

Secondo Legambiente, rendere le città più resilienti significa puntare su una governance integrata, sulla partecipazione dei cittadini e sull’innovazione tecnologica, replicando modelli virtuosi italiani ed europei.
L’associazione cita, ad esempio, Bologna, prima grande città italiana ad adottare un piano climatico nel 2015, e Vienna, dove l’adattamento climatico è pienamente integrato nella pianificazione urbana, con azioni contro le ondate di calore e l’effetto “isola di calore”.

La crisi climatica è una priorità nazionale – sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ma in Italia sembra esserci urgenza solo per opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. È indispensabile invece investire in interventi che aumentino la resilienza urbana, inserendo nella legge di Bilancio risorse per attuare il PNACC e rilanciare l’impegno del nostro Paese alla COP30 in Brasile.”

Focus: piani di adattamento, Italia a più velocità

L’analisi mostra che la risposta dei comuni italiani procede a velocità molto diverse.
Tra i centri tra 50mila e 150mila abitanti, solo il 32% (35 su 110) ha un piano di adattamento, contro il 70% delle città tra 150mila e 500mila abitanti.
Le grandi città, invece, si distinguono positivamente: 5 su 6 (83%) hanno già approvato un piano o una strategia, tra cui Bologna, Milano, Genova e – dal 2025 – anche Roma.

“L’assenza di piani diffusi – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – deriva dai ritardi del PNACC e dalla mancanza di risorse e competenze tecniche nei comuni. Servono fondi dedicati e criteri nazionali minimi, come avviene per i PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile), per garantire strumenti di pianificazione efficaci e omogenei su tutto il territorio.”

Torino, un modello virtuoso di adattamento urbano

Nel rapporto 2025, Torino emerge tra le città più attive sul fronte dell’adattamento climatico. Pur avendo subito 13 eventi estremi negli ultimi undici anni – tra allagamenti, siccità, danni da vento ed esondazioni – il capoluogo piemontese ha saputo rispondere con una pianificazione lungimirante.

Il Piano di Resilienza Climatica, approvato nel novembre 2020, mira a ridurre la vulnerabilità urbana attraverso azioni integrate su energia, mobilità, edilizia e verde urbano.
Tra le 40 azioni contro le ondate di calore: nuove alberature con specie resistenti, materiali riflettenti per coperture e pavimentazioni, infrastrutture verdi e fermate del trasporto pubblico riprogettate per mitigare l’effetto “isola di calore”.
Per fronteggiare allagamenti ed esondazioni, il piano prevede rain garden, sistemi di drenaggio sostenibile e aree di raccolta delle acque meteoriche.

Come spiega Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, “Il caso di Torino dimostra che l’adattamento climatico non è solo una necessità, ma anche un’opportunità per ripensare le città in chiave sostenibile e inclusiva. È un punto di partenza verso un futuro urbano più sicuro, vivibile e resiliente.”

Legambiente presenta il dossier sull’ecomafia in Piemonte

Giovedì 13 novembre 2025 | Ore 17:30-19:30
Padiglione Guscio, Museo A come Ambiente
Corso Umbria 90, Torino
 
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta invita a partecipare al consueto appuntamento annuale di riflessione e confronto sul tema dell’ecomafia in Piemonte, attraverso la presentazione del rapporto redatto dall’Osservatorio nazionale ambiente e legalità (Onal) di cui Legambiente è promotore.
Sarà l’occasione per fare il punto sul contrasto agli illeciti ambientali sul territorio piemontese insieme ad associazioni e realtà coinvolte nella lotta alla criminalità organizzata.
L’evento si aprirà con i saluti istituzionali di Silvana Dalmazzone, Presidente del Museo A come Ambiente e docente di Economia dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Torino.
A seguire Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, e Valentina Chiabrando, membro del Consiglio di Presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, presenteranno i principali focus e dati piemontesi sull’illegalità ambientale riportati nel rapporto Ecomafia.
Successivamente si terrà una sessione di approfondimento dedicata al contrasto della criminalità organizzata in campo ambientale con interventi di:
Donato Cafagna, Prefetto della Prefettura di Torino
Laura Raffino, Sostituto procuratore Direzione Distrettuale Antimafia
Domenico Rossi, Presidente Commissione Ambiente e Legalità Consiglio Regionale del Piemonte
Secondo Barbero, Direttore generale Arpa Piemonte
Valerio Cappello, Colonnello Comandante Comando Regionale Forestale Piemonte
Tommaso Pastore, Capo Centro Operativo Direzione Investigativa Antimafia
Andrea Turturro, Presidente Libera Piemonte
La moderazione e le conclusione dell’evento saranno a cura di Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità.

La valorizzazione ambientale della collina morenica

Interventi sulla gestione dei boschi, associazioni fondiarie, biodiversità e azioni di tutela a Villarbasse

Venerdì 14 novembre, alle ore 21, a Villarbasse a Palazzo Mistrot, in via alla Fonte 8, è in programma un incontro sulla valorizzazione ambientale della collina morenica, organizzato da Villarbasse in cammino e Pro Loco, con il patrocinio del Comune di Villarbasse.
Sono in programma gli interventi di Luca Anselmo del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino, sul tema “I boschi, la gestione sostenibile a supporto della biodiversità”, Maria Beria, presidente dell’Associazione fondiaria La Chiara di Usseglio sul tema “Associazioni fondiarie, una risposta comunitaria all’abbandono e al frazionamento fondiario”, Simona Bonelli del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino sul tema “Prati, giardini e zone marginali; l’importanza della biodiversità “ e del Coordinamento  per la salvaguardia  della collina morenica sulla tematica  “Azioni concrete per la tutela della collina morenica e la valorizzazione delle attività produttive “.

Mara Martellotta

Stefano Unterthiner. “Una finestra sull’Artico”

L’ottocentesco “Forte di Bard” dedica una suggestiva personale all’imponente lavoro realizzato dal fotografo valdostano nell’arcipelago delle Svalbard

Fino al 3 maggio 2026

Bard (Aosta)

Se già solo a trovartele di fronte in solitarie immagini fotografiche di acque e ghiacci (un tempo perenni!) ti ribaltano e ti bloccano occhi e cuore – per l’inimmaginabile abbagliante surrealtà tanto lontana dal nostro vivere comune – figurarsi pensare di viverle in una concreta, pur se solo momentanea, quotidianità! “E’ un mondo talmente estremo che una volta che lo provi fai fatica a dimenticarlo e sogni di tornarci”; così commentava in una recente intervista a “Vanity Fair Italia”, Stefano Unterthiner, fotografo valdostano (classe ’70 e da vent’anni collaboratore del “National Geographic”) il complesso lavoro da lui realizzato, fra il 2018 e il 2025, nell’arcipelago delle Svalbard, le terre abitate più a nord del Pianeta, oggi – e fino a domenica 3 maggio 2026, ospitato nelle “Sale degli Alloggiamenti del Museo delle Alpi” al “Forte di Bard”. Sessanta, di un ben più ampio nucleo di scatti, articolati sotto il titolo “Una finestra sull’Artico”, sono le opere esposte nella Fortezza sabauda, suddivise in “nove sezioni” e frutto di un lavoro iniziato da Unterthiner in un momento storico particolare per la vita del Pianeta. E di tutti noi. “Quando è finita la notte artica – ancora parole del fotografo – tre mesi di buio totale, ed è tornata la luce, è arrivato il Covid e, improvvisamente, non c’era più nessuno. Mi sono ritrovato a vivere le Svalbard di 50 anni fa”. Non quelle dei tempi del leggendario esploratore norvegese Roald Amundsen (che con il suo equipaggio compì in tre anni l’intero viaggio dalla Groenlandia all’Alaska), ma quasi. E, con Unterthiner, alle Svalbard c’erano anche la moglie, la divulgatrice scientifica Stéphanie Françoise, e i due figli.  Ancora il fotografo: “Tutto si è bloccato … Ma in quel periodo, senza l’ombra di un turista, ho potuto trovare la connessione con la natura che cerco sempre per me e per le mie fotografie. Andavo in motoslitta per chilometri senza vedere mai nessuno. Si sono create anche le condizioni per vedere l’orso polare che va cercato con cautela e con imbarcazioni particolari. La mostra al ‘Forte di Bard’ racconta tutto quello che ho realizzato in questi anni, 60 immagini da un archivio di circa 25mila scrupolosamente selezionate”. E, negli occhi e nella memoria “la bellezza nascosta dell’Artico che, se non la si vede, non si riesce a capire”. Ma raccontata in maniera davvero eccezionale in quei 60 scatti (comprendenti anche la produzione inedita realizzata in quattro successive spedizioni) esposti nella rassegna di Bard, parte dovutamente limitata del Progetto “Una famiglia nell’Artico” e raccolti in uno dei suoi dieci volumi fotografici (pubblicati dal 2000 ad oggi) dal titolo “Un mondo diverso” (Ylaios, 2022).

Al “Forte di Bard”, Unterthiner racconta tutta la sua passione per quella straordinaria area situata a nord del Circolo Polare Artico (non un continente unico, ma ricco di enormi giacimenti di petrolio, gas naturale e minerali, dal nichel al rame a rare pietre preziose) e per la sua umanità non meno che per la sua fauna, colta (anche dopo ore di appostamenti) nelle diverse stagioni: dagli orsi polari alle renne alle sterne e ai fulmari (uccelli d’alto mare, particolarmente diffusi nell’Oceano Atlantico).

“Un affresco intenso ed emozionante, originale e potente – si è scritto – di un mondo purtroppo fragile, in rapido mutamento e sempre più condizionato dall’impatto dei cambiamenti climatici”. Una iattura cui non si sottraggono purtroppo neppure le Svalbard, che sono il luogo – è stato appurato – dove il cambiamento climatico si manifesta più rapidamente che in qualunque altra regione del mondo. Per centoundici mesi consecutivi è stata, infatti, registrata una temperatura media mensile al di sopra del normale (marzo 2020 ha interrotto la sequenza negativa, tornando sotto la media di 0,5° C). In generale, tutto l’Artico – dicono gli esperti – si sta riscaldando più del doppio rispetto al resto del pianeta.

A completare la mostra diciotto ritratti in bianco e nero realizzati da Unterthiner tra i residenti della piccola comunità di Longyearbyen (Svalbard), accompagnati da testimonianze sulla percezione dei mutamenti climatici e un pannello in grande formato dedicato alle “climate stripes”. Lungo il percorso espositivo è disponibile anche un documentario realizzato da “Raitre” (della durata di 20’), che racconta il Progetto “Una famiglia nell’Artico”.

Gianni Milani

Stefano Unterthiner. “Una finestra sull’Artico”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele, Bard (Aosta); tel. 0125/833824 o www.fortedibard.it

Fino al 3 maggio 2026

Orari: dal mart. al ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lun. chiuso

Nelle foto: Stefano Unterthiner “Fulmari fotografati dalla finestra della M/S Mälmo, Tempelfjorden; “Combattimento tra maschi di renna durante la stagione riproduttiva”, 2018; Volpe artica in abito invernale e permafrost”, 2018

Vertice mondiale a Rio De Janeiro, Torino in prima linea sul cambiamento climatico

Il sindaco Stefano Lo Russo si trova a Rio de Janeiro per partecipare, insieme ai sindaci di oltre 100 città e a oltre 300 rappresentanti istituzionali da tutto il mondo, al Vertice mondiale dei sindaci 2025 della rete globale C40 Cities Climate Leadership Group (C40), che riunisce i primi cittadini delle principali città del mondo per collaborare e agire contro la crisi climatica.

Il C40 World Mayors Summit 2025 è parte del Bloomberg Philanthropies COP30 Local Leaders Forum, che si svolgerà successivamente a Belém, e rappresenta un importante momento in cui la leadership delle città e delle comunità locali viene valorizzata come elemento fondamentale nei negoziati globali per l’emergenza climatica, garantendo che le priorità locali determinino i risultati della COP30.

L’impegno comune dei sindaci e delle loro comunità, che al vertice presenteranno le migliori e più innovative buone pratiche messe in campo, è quello di proteggere i propri cittadini dai pericoli dell’emergenza climatica, sfruttando al contempo i progressi in tema di transizione ecologica per migliorare la qualità della vita urbana, creare società più eque e rilanciare le economie locali.

A Rio oggi a dare il via ai lavori sono il sindaco di Londra Sadiq Khan, co-presidente del C40 (insieme alla sindaca di Freetown Yvonne Aki-Sawyerr), e il sindaco di Rio de Janeiro Eduardo Paes, con un messaggio chiaro: è tempo di passare dall’era dei negoziati sul clima al decennio dei risultati concreti, con le città e le comunità locali in prima linea.

“Fin dal nostro insediamento – spiega il sindaco Stefano Lo Russo – abbiamo impostato una linea strategica chiara: fare di Torino una città più sostenibile, innovativa e capace di guidare la transizione ecologica in modo concreto e inclusivo. Torino sta vivendo una profonda trasformazione e vuole essere parte attiva della risposta globale alla crisi climatica. È nei quartieri, nelle scuole, nei trasporti, negli edifici, nei comportamenti quotidiani delle persone che la transizione energetica prende forma reale. Stiamo lavorando con decisione sul ricondizionamento energetico di centinaia di edifici comunali attraverso il programma EfficienTo, sviluppato con Iren, che consente di ridurre consumi ed emissioni migliorando l’efficienza e la qualità degli spazi pubblici. Stiamo inoltre rinnovando profondamente il trasporto pubblico locale, con l’arrivo di centinaia di nuovi autobus ecologici, la realizzazione di nuove linee tranviarie e l’avvio della linea 2 della metropolitana, investimenti che rappresentano il cuore della mobilità sostenibile del futuro. Promuoviamo la mobilità dolce e sostenibile con più piste ciclabili e spazi pedonali sicuri. Investiamo nel verde urbano per mitigare le ondate di calore e restituire spazi di socialità, e sosteniamo comunità energetiche e iniziative di solare diffuso. Utilizziamo dati e strumenti digitali per monitorare i consumi energetici e pianificare in modo più preciso. Sappiamo che abbiamo ancora molto da fare, ma non siamo soli e guardiamo con convinzione al dialogo tra città e comunità locali, perché solo insieme possiamo raggiungere la neutralità energetica globale per città più efficienti, eque e sostenibili”.

Le montagne piemontesi scaldano il futuro: via libera a 30 impianti a biomassa

/

La Regione Piemonte accelera sulla strada della sostenibilità investendo 5 milioni di euro per cofinanziare 30 nuovi impianti termici a biomassa. Gli impianti, alimentati con legno proveniente dai boschi locali, rappresentano un passo concreto verso una gestione forestale attiva e sostenibile, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e la creazione di nuova occupazione stabile nella filiera bosco-energia.

Il bando, finanziato attraverso il Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane (FOSMIT), ha riscosso un grande successo: 58 domande presentate per un totale di oltre 15 milioni di investimenti. Un segnale forte della voglia di innovare e scommettere su un modello energetico più vicino ai territori.

Grande attenzione è stata posta agli aspetti ambientali: qualità dell’aria, utilizzo di filiera corta, valorizzazione del legno locale, riduzione delle emissioni e miglioramento dell’efficienza energetica di edifici pubblici e imprese.

«L’interesse straordinario raccolto dal bando dimostra che il Piemonte è pronto a fare della sostenibilità un motore di crescita» – sottolinea Marco Gallo, assessore regionale allo Sviluppo e promozione della Montagna e Tutela delle aree protette.
«Investire nella filiera bosco-energia significa coniugare tutela ambientale, innovazione e sviluppo locale. Gli impianti renderanno più autonome le nostre comunità, valorizzando le risorse legnose e prevenendo il dissesto idrogeologico. È un investimento nel futuro delle nostre vallate e in un modello energetico che nasce dai territori».

Tra i beneficiari figurano enti pubblici (10), imprese (13), privati cittadini (6) e un soggetto del terzo settore.
La provincia di Torino guida la classifica con 17 progetti finanziati per oltre 3,1 milioni di euro, seguita da Cuneo (8 progetti per 863 mila euro). Iniziative significative anche nelle province di Vercelli, Biella e Verbano-Cusio-Ossola, dove nasceranno reti di teleriscaldamento e impianti pubblici innovativi al servizio delle comunità montane.

Isola, un progetto per l’ambiente

Sabato 8 novembre alle 9,30 al Mulino del Lago di Arignano, in via del Lago 4, è in programma un evento pubblico per la presentazione dei risultati del progetto Isola, finanziato con 517.000 euro a valere sul bando Simbiosi 2022 della Fondazione Compagnia di San Paolo. L’incontro si aprirà con il saluto istituzionale del Consigliere metropolitano delegato all’ambienteAlessandro Sicchiero, presente anche nella sua veste di Sindaco di Chieri, insieme ai colleghi primi cittadini di Arignano e Marentino. Interverrà anche un rappresentante della Fondazione Compagnia di San Paolo. A seguire, è in programma una passeggiata in riva al Lago di Arignano per l’illustrazione degli interventi di rinaturalizzazione realizzati nell’ambito del progetto Isola, che ha coinvolto la Direzione Sistemi naturali della Città metropolitana di Torino, i Comuni di Arignano e Marentino e il Comitato per la Salvaguardia del Lago di Arignano, in collaborazione con Pro Natura Animali e Pro Loco di Arignano.

UN PROGETTO PER TUTELARE L’AMBIENTE

Un lago che recupera il suo equilibrio naturale, creando nella cittadinanza e negli amministratori locali una nuova consapevolezza sul suo valore ambientale e sulla necessità di tutelarlo, promuovendo una fruizione sostenibile e regolamentata. È con questi obiettivi che la Direzione Sistemi naturali della Città metropolitana di Torino aveva partecipato con successo al bando Simbiosi 2022 della Fondazione Compagnia di San Paolo, candidando l’area del Lago di Arignano ad un ulteriore sostegno finanziario per una serie di interventi già parzialmente previsti in un piano d’azione predisposto nell’ambito del progetto europeo Interreg MaGICLandascapes, di cui la Città metropolitana è stata partner.

Il lago collinare di Arignano si trova a una quindicina di chilometri da Torino ed è un avamposto isolato di quelle aree ad elevata naturalità che sono state riconosciute dalla Legge regionale 19 del 2009. Lo specchio d’acqua tra le colline a est di Torino è stato individuato come Zona naturale di salvaguardia, in quanto è considerato la più importante area umida della collina torinese e un nodo importante della Rete ecologica della Regione Piemonte. L’area è inoltre inserita nella banca dati regionale delle Zone umide come lago artificiale e, per la parte a monte, come stagno-palude, configurandosi come core-area della Rete ecologica provinciale individuata dal Piano territoriale di coordinamento PTC2 della Città metropolitana.

Al progetto candidato sul bando Simbiosi 2022 hanno partecipato otto soggetti, di cui sei sono pubblici: la Città metropolitana di Torino-Direzione Sistemi Naturali come capofila, i Comuni di Arignano e Marentino, l’Istituto scolastico comprensivo di Andezeno, l’Istituto di istruzione superiore Gobetti Marchesini Casale Arduino e l’Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali. Due partner sono invece soggetti no profit: l’associazione regionale produttori apistici Piemonte AsproMiele e il Comitato per la salvaguardia del lago di Arignano.

Gli obiettivi del progetto erano tre: l’aumento della naturalità del lago nella porzione delle acque superficiali, delle sponde e della porzione a Nord, la sensibilizzazione della popolazione e degli Enti sull’importanza della tutela del lago e dei suoi dintorni, la promozione di una fruizione e di un turismo sostenibili, grazie alla regolamentazione, alla vigilanza e all’educazione ambientale.

La naturalità del lago è stata incrementata grazie all’innalzamento del livello dell’acqua di circa 60 centimetri, garantito da unanuova paratoia, che consente la differenziazione degli ambienti, il mantenimento e rigenerazione degli habitat di palude (cariceti, giuncheti e canneti) e la rigenerazione dell’habitat delle acque profonde. Sono stati realizzati 5 stagni-bacini temporanei idonei alla riproduzione e al mantenimento degli anfibi minacciati dalla frammentazione e distruzione degli habitat a loro vocati. L’evoluzione naturale dei bacini ha originato ambienti con vegetazione diversa a seconda della quantità di acqua raccolta, con un positivo incremento della biodiversità. Lo sviluppo naturale di specie acquatiche, tra le quali la Veronica beccabunga e il Ranunculus aquatilis, è indice della loro presenza nelle stesse acque del lago, da cui si sono diffuse. Inoltre già nel maggio scorso i bacini sono stati colonizzati da diverse specie di anfibi, tra cui il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex il nome scientifico), una specie protetta a livello europeo dalla Direttiva Habitat 92/43. Le aree prative sono state interessate da trinciature intensive e ripetute, associate ad interventi per la gestione della vegetazione invasiva e non autoctona, in particolare dell’Amorpha fruticosa e della Solidago gigantea. La ricostruzione del cotico erboso è stata perseguita tramite la semina di un miscuglio polifita, che consente di nutrire adeguatamente gli insetti imenotteri apoidei, i più noti dei quali sono le api. Nelle porzioni di bordo e all’interno delle superfici boschive sono state messe a dimora specie arbustive autoctone, tra cui piante di antica gestione agricola, come gelsi e meli della cultivar tipica di Arignano. Lungo le sponde del lago sono stati realizzati 7 siti di rifugio per pesci e rettili (due in più rispetto ai 5 previsti dal progetto iniziale) abbattendo alcune piante, posizionandone la chioma in acqua e ancorandole alla stessa ceppaia o ad altre piante. Sono stati inoltre messi a dimora alcuni rizomi di cannuccia di palude e di piante acquatiche e di bordo umido. Sono stati effettuati interventi di contenimento della fauna ittica non autoctona da parte degli operatori dell’Ente Parchi Reali, insieme ad esperti ittiologi. Per favorire il ritorno delle specie autoctone nello specchio d’acqua, nello scorso mese di aprile sono stati rilasciati circa 20 giovani di Luccio e 20 Triotti in diversi punti del lago caratterizzati dalla presenza di piante acquatiche.

Grazie ad iniziative come il plogging lento e ad altri momenti formativi ed educativila popolazione locale è stata sensibilizzata sull’importanza della conservazione delle zone umide in quanto habitat di grande importanza per la biodiversità, la cui riduzione è una delle cause dell’accresciuto rischio di estinzione per molte specie di uccelli, anfibi, insetti e vegetali. È stata avviata la realizzazione di un percorso didattico all’interno della Zona naturale di salvaguardia, con la posa di targhette e pannelli illustrativi del progetto con informazioni sugli habitat e sullespecie di maggiore rilievo. La realizzazione del progetto è in grado di produrre ricadute economiche positive per le attività ricettive e le aziende agricole, comprese quelle apistiche, impegnate nella vendita diretta delle loro produzioni. Per approfondire i dettagli del progetto Isola nel sito Internet della Città metropolitana il link èwww.cittametropolitana.torino.it/cms/ambiente/risorse-idriche/progetti-ris-idriche/riqualificazione/lago-arignano

Torino cresce nel verde e nella salute con 2.500 nuovi alberi per rigenerare i viali

Valorizzare un patrimonio verde di straordinaria importanza: i viali alberati, elemento identitario e paesaggistico del tessuto urbano torinese, che contano oltre 60 mila alberi distribuiti su circa 300 chilometri di filari. Con questo obiettivo la Città di Torino, attraverso la Divisione Verde, Parchi e Tutela Animali, e l’ASL Città di Torino hanno avviato con la Fondazione Compagnia di San Paolo un percorso condiviso per lo sviluppo di un progetto di ripristino e valorizzazione delle alberate storiche cittadine. Si tratterà di un intervento articolato e multilivello, che integra competenze urbanistiche, ambientali e sanitarie e prevede un sofisticato sistema di monitoraggio tecnologico per analizzare in modo scientifico gli effetti del verde urbano sulla salute e sulla qualità dell’ambiente. Il progetto, una volta completato nella sua fase di elaborazione, sarà presentato alla cittadinanza.

La Fondazione promuove e sostiene la realizzazione di progettualità rilevanti per il territorio, con particolare attenzione alla salvaguardia e protezione dell’ambiente, alla formazione e sensibilizzazione sui temi del cambiamento climatico e della gestione del verde urbano, nonché alla partecipazione attiva delle comunità e al rafforzamento della dimensione sociale e relazionale delle città. In tale quadro di riferimento si inserisce la proposta della Città, che prevede interventi su oltre 50 viali alberati e la messa a dimora di circa 2500 nuovi alberi, accompagnati da azioni di ricerca, sperimentazione e formazione rivolte a cittadini, tecnici e operatori del settore.

La collaborazione con l’Asl Città di Torino consente inoltre di valorizzare il legame tra ambiente e salute pubblica, mettendo in evidenza i benefici degli alberi nella riduzione dell’inquinamento atmosferico, acustico e termico, nonché nel miglioramento del benessere psicofisico della popolazione. L’iniziativa, che avrà un impegno complessivo stimato in circa 2,5 milioni di euro per il periodo 2026–2030, si inserisce nel percorso condiviso con la Fondazione Compagnia di San Paolo per la realizzazione del progetto.

“Questo progetto di ripristino dei viali alberati storici della Città di Torino -spiega il sindaco Stefano Lo Russo – ha un valore strategico verso una Torino più verde, resiliente, innovativa, capace di rafforzare la rete ecologica cittadina, valorizzando le alberate come infrastruttura ambientale e sociale che aumenta la salute e il benessere di tutte e tutti”.

“Questa iniziativa affronta in modo innovativo la sfida del cambiamento climatico, unendo salute pubblica, qualità urbana e gestione sostenibile delle risorse – commenta Marco Gilli, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo. In coerenza con il nostro Documento Programmatico Pluriennale 2025–2028, promuove una collaborazione tra istituzioni fondata su evidenze scientifiche e capace di generare impatti concreti e duraturi sul territorio”.

“I viali alberati, quali determinanti di salute, incidono in modo diretto sulla qualità dell’aria, consentendo la mitigazione dei picchi di calore e la fono assorbenza; sono elementi che favoriscono il benessere della popolazione anche in chiave preventiva» – afferma Carlo Picco, Direttore Generale dell’ASL Città di Torino. Con questo progetto avviamo una collaborazione che unisce dati ambientali e sanitari, per valutare in modo oggettivo gli effetti del verde sulla salute e orientare interventi di prevenzione più
efficaci”.

“Gli effetti del cambiamento climatico -aggiunge l’assessore al Verde Francesco Tresso – e l’invecchiamento del patrimonio arboreo rendono oggi necessario un piano strategico di rinnovo e tutela, volto a garantire la resilienza ambientale, la continuità paesaggistica e il benessere dei cittadini”.

TorinoClick

Oltre 100 detenuti in azione con i volontari Plastic Free 

Una giornata all’aperto per oltre cento detenuti in permesso premiodedicata all’ambiente e al riscatto sociale. Insieme a loro, dodici affidati in prova al servizio sociale e più di 230 volontari hanno unito le forze per ripulire parchi, spiagge e aree urbane in tredici città. Una grande mobilitazione collettiva che ha portato alla rimozione complessiva di 5.580 chili di plastica e rifiuti, pari a quasi sei tonnellate.

Nello scorso weekend, dopo il successo dell’edizione di maggio, Plastic Free Onlus, organizzazione impegnata nel contrastare l’inquinamento da plastica, e Seconda Chance, associazione che promuove il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti, sono tornate a collaborare per una nuova giornata di impegno condiviso, unendo due mondi solo in apparenza distanti: la tutela dell’ambiente e il reinserimento sociale.

L’iniziativa ha coinvolto detenuti provenienti da 15 istituti penitenziari – Torino, Ivrea, Varese, Padova, Prato, Viterbo, Frosinone, Vasto, Teramo, Pescara, Secondigliano, Locri, Laureana di Borrello, Caltagirone e Cagliari – che hanno operato fianco a fianco con i volontari Plastic Free nelle rispettive città. L’appuntamento previsto a Marina di Massa è stato rinviato a causa del maltempo, ma sarà recuperato prossimamente.

Ogni raccolta è diventata un’occasione di incontro e fiducia, dove cittadini e detenuti hanno condiviso gesti concreti di rispetto e solidarietà. L’ambiente si è trasformato in un terreno neutro e inclusivo, capace di abbattere barriere, creare relazioni e generare cambiamenti reali e duraturi.

Questo nuovo risultato si inserisce nel percorso avviato tre anni fa tra Plastic Free e Seconda Chance, una sinergia che continua a rafforzarsi grazie alla collaborazione con l’Amministrazione Penitenziaria, la Magistratura di Sorveglianza, i Comuni, le aziende di igiene urbana, le associazioni locali e centinaia di volontari in tutta Italia. Un impegno concreto che unisce ecologia, legalità e inclusione sociale, per costruire comunità più pulite, solidali e coese.