AMBIENTE

Sentieri e rifugi di montagna, interviene la Regione

La Regione compie un nuovo passo nella strategia di valorizzazione della montagna piemontese, approvando uno stanziamento di 50.000 euro per il Club Alpino Italiano, destinato alla manutenzione dei sentieri, della segnaletica, dei rifugi e dei bivacchi alpini.

Un intervento mirato, che applica e rende operative alcune delle azioni previste dal Protocollo d’intesa 2025–2030 tra Regione Piemonte e Club Alpino Italiano, firmato a Macugnaga lo scorso ottobre.

«Dopo aver definito con il CAI un quadro pluriennale di collaborazione, iniziamo subito a dare forma operativa agli impegni presi – dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo e Promozione della Montagna, Marco Gallo –. Questi fondi sono un tassello concreto della strategia: investire su sentieri, rifugi e bivacchi significa garantire sicurezza, qualità dell’esperienza outdoor e presidio del territorio».

In particolare, i fondi contengono di finanziare l’attività svolta dal CAI in alcuni ambiti, come: aggiornare e verificare i percorsi escursionistici, le vie ferrate e i siti di arrampicata per l’inserimento nella Rete dei Percorsi Escursionistici (RPE) regionale; intervenire sulla manutenzione della segnaletica, con un’attenzione particolare ai tracciati più frequentati;  programmare lavori di cura e ripristino sui sentieri di maggiore rilevanza, come la Grande Traversata delle Alpi (GTA) e il Sentiero Italia CAI; supportare la manutenzione di rifugi e bivacchi, strutture fondamentali come presìdi di sicurezza e punti di riferimento per escursionisti e comunità locali.

Un percorso che riconosce la rete escursionistica come un’infrastruttura fondamentale per tutelare il territorio, sostenere le comunità montane, rafforzare il turismo sostenibile, e promuovere la sicurezza in ambiente naturale.

«Il Piemonte può contare su una rete di oltre 20.800 chilometri di sentieri e più di 130 strutture alpine tra rifugi e bivacchi – aggiunge Gallo –. È un patrimonio enorme, che richiede cura costante e collaborazione istituzionale. Continueremo a investire perché le nostre montagne siano sempre più accessibili, sicure e valorizzate, non solo per i turisti ma soprattutto per chi le abita ogni giorno».

Note di neve, voci del Parco al Museo

Il 3 dicembre 1922 veniva ufficialmente istituito il Parco Nazionale Gran Paradiso che, nel 2025, celebra il suo 103esimo compleanno, confermandosi uno dei più importanti simboli italiani di tutela ambientale, ricerca scientifica e valorizzazione del territorio. Rappresentando un modello di conservazione a livello europeo, il più antico parco nazionale d’Italia continua a essere un punto di riferimento per la protezione della biodiversità, oltre che un luogo in cui generazioni di visitatori possono riscoprire il valore della natura, della ricerca e dell’impegno nel promuovere un turismo responsabile, volto alla scoperta consapevole del patrimonio naturale e culturale delle valli del Gran Paradiso. Proprio al Museo Regionale di Scie ze Naturali, il parco racconterà la sua lunga storia fatta anche di sfide imposte dai cambiamenti dei nostri giorni, non legati solamente al clima. La prestigiosa sede del museo offre infatti una cornice ideale per suggellare la collaborazione avviata nel giugno scorso grazie alla firma di una convenzione tra le due istituzioni per promuovere la ricerca in ambito scientifico e ambientale. Un accordo determinante che mira nel tempo a rafforzarne la collaborazione autorevole. Nel corso della serata di mercoledi 3 dicembre, il pubblico potrà ascoltare la testimonianza di Bruno Bassano, il veterinario che ha lavorato per 40 anni nel servizio scientifico del parco, e che egli ultimi quattro, fino allo scorso agosto, ha diretto con tenacia e passione, e che trasmetterà ricordi, immagini e aneddoti in un racconto vivo, capace e di intrecciare natura e memoria. Il parco è anche cultura e molto altro: da ormai 8 anni, nell’area protetta, si svolge una rassegna corale che incanta il pubblico: “Armonie nel Gran Paradiso”, organizzata dall’Associazione Cori Piemontesi, che promuove la coralità da oltre 45 anni. Si tratta di un esempio di come l’esperienza artistica possa diventare un modo per  reale empatia con la natura, favorendo consapevolezza, rispetto e tutela. Quest’anno la rassegna si sposterà dal consueto calendario estivo a quello invernale, portando nei comuni del parco le voci dei cori durante le festività natalizie. Il compleanno dell’area protetta diventa opportunità per presentare l’edizione invernale della manifestazione, con un concerto dell’ensemble vocale NOX di Torino. Concluso l’evento, verrà offerto un aperitivo con prodotti a  archio di qualità del parco.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Mara Martellotta

Con il Black Friday, Plastic Free Onlus lancia l’alternativa sostenibile

Ogni anno il Black Friday porta con sé un’ondata di acquisti spinti da sconti e promozioni che ci fanno sentire obbligati a comprare. Il risultato? Milioni di prodotti destinati a un utilizzo minimo o nullo, spesso abbandonati nei cassetti o trasformati rapidamente in rifiuti, molti dei quali in plastica. Una plastica che, troppo spesso, finisce a inquinare i nostri fiumi, le nostre spiagge, il nostro mare. In questo scenario, Plastic Free Onlus propone una riflessione e una scelta alternativa: fare scelte consapevoli, sostenendo cause realmente utili.

“Durante il Black Friday – spiega Luca De Gaetano, Presidente di Plastic Free – ci facciamo spesso sedurre dall’idea di risparmiare, ma finiamo per acquistare oggetti inutili, alimentando sprechi e inquinamento. Con le nostre idee solidali, invece, l’utilità è concreta: ogni prodotto sostiene progetti contro l’inquinamento da plastica”.

I prodotti solidali di Plastic Free Onlus permettono infatti di finanziare iniziative ambientali in tutta Italia: raccolte di rifiuti, giornate di sensibilizzazione nelle scuole, azioni di tutela del territorio e progetti di ricerca scientifica.

“Il Black Friday passa – conclude De Gaetano – ma le scelte utili restano. Puoi fare la differenza anche con un piccolo gesto, che diventa un contributo reale per l’ambiente”.

Sul sito dell’organizzazione sono disponibili “torroni per la ricerca”, decorazioni natalizie, bottiglie in vetro, felpe, t-shirt, borracce, shopper, posaceneri tascabili e tazze in ceramica a marchio Plastic Free: un regalo che vale doppio, per chi lo riceve e per il pianeta.

Ulteriori info su www.plasticfreeonlus.it/regali-solidali

Mara Martellotta

Il Green Game accende i riflettori sulle scuole

Green Game, il format didattico ideato dai Consorzi Nazionali BIOREPARK, CIAL, COMIECO, COREPLA, COREVA e RICREA, è  pronto a ripartire con la sua tredicesima edizione, trasformando la raccolta differenziata e la sostenibilità ambientale in una sfida a squadre.
Il format è  completamente gratuito per le scuole e riservato agli studenti degli istituti di secondo grado italiani.
La versione ‘in presenza’ del Green Game coinvolgerà oltre cinquanta scuole in Sardegna, confermando il modello che rende l’apprendimento non soltanto istruttivo, ma anche divertente.
Per Torino scendono in campo il liceo statale Domenico Berti, il liceo artistico Aldo Passoni, l’IIS Giolitti, l’IIS Romolo Zerboni , il liceo Einstein, il liceo Giordano Bruno e l’IIS ‘F. Albert’ di Lanzo Torinese. Si tratta di realtà scolastiche da sempre sensibili ai temi del riciclo e dell’educazione ambientale. Studenti e studentesse prenderanno parte alla sfida nazionale del Green Game, confrontandosi con coetanei di tutta Italia.

“L’educazione ambientale è l’investimento più importante per il nostro futuro – hanno congiuntamente dichiarato i Consorzi – il Green Game, in questi anni di crescita costante della raccolta differenziata,  ha dimostrato di essere un veicolo eccezionale per promuovere la cultura del riciclo responsabile.  Il coinvolgimento di migliaia di studenti, insegnanti e famiglie, sta trasformando concretamente il modo in cui la società civile percepisce l’impegno verso l’Agenda 2030”.
Il format alterna lezioni interattive condotte da formatori quali Alvin Crescini e Stefano Leva di Peaktime, agenzia produttrice del format, a un quiz a squadre in cui velocità, attenzione alla lezione e al lavoro in team trasformano la conoscenza in sana competizione.
Le migliori classi di ogni scuola si contenderanno l’accesso alla Finalissima Nazionale di Roma, dove sono in palio buoni per materiale didattico  da 2 mila, 1500 e mille euro.
L’iscrizione e la partecipazione sono totalmente gratuite. Green Game è  un progetto patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica.
La classe che è  stata vincitrice  dell’edizione 2024-2025 è stata la seconda C dell’IIS Gentileschi di Carrara.

Mara   Martellotta

La Regione valorizza il patrimonio tartufigeno

Il viaggio di Tuber Next Gen 2025, il percorso regionale dedicato alla pianificazione e alla valorizzazione del patrimonio tartufigeno piemontese, si è concluso ieri a Torino, nel giorno della Giornata nazionale degli alberi.

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Dopo le tappe di Alba, Asti e Alessandria, il Grattacielo Piemonte ha accolto l’ultimo appuntamento di un percorso che, tappa dopo tappa, ha raccolto l’interesse di amministratori, tecnici, professionisti, associazioni di cercatori e realtà territoriali. Un coinvolgimento che ha confermato quanto la tutela del tartufo sia percepita come un tema strategico non solo dal mondo agricolo e forestale, ma anche da chi si occupa di pianificazione, gestione del paesaggio e sviluppo urbano.

Al centro del confronto torinese le nuove Carte di Attitudine dei Suoli alle Produzioni Tartufigene e le Carte di Potenzialità Territoriale elaborate per la Regione da IPLA, strumenti conoscitivi aggiornati che tengono insieme qualità dei suoli, uso del territorio, presenza di foreste, filari e aree agricole, offrendo un quadro indispensabile per orientare le scelte di gestione e protezione del patrimonio tartufigeno.

All’incontro sono intervenuti l’assessore alla Pianificazione territoriale, Urbanistica, Biodiversità e Tartuficoltura Marco Gallo, il consigliere delegato della Città Metropolitana di Torino Alessandro Sicchiero, i rappresentanti dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.

«La tappa di Torino conclude un percorso che ha visto una buona partecipazione da parte dei territori – ha dichiarato l’assessore Gallo –. In ogni provincia abbiamo trovato un interesse profondo per il patrimonio tartufigeno, che è prima di tutto un patrimonio di suoli, boschi, biodiversità e paesaggio. Con Tuber Next Gen abbiamo messo a sistema questi elementi, facendo dialogare strumenti tecnici e conoscenza locale. La crescita delle superfici vocate individuate e la qualità dei contributi dei partecipanti dimostrano che il Piemonte ha la capacità di guardare lontano, unendo pianificazione e cura del territorio».

Così il consigliere di Città Metropolitana, Sicchiero: «Puntare sul nostro patrimonio tartufigeno è fondamentale e la Città metropolitana è parte attiva di questo percorso. L’utilità delle Carte è molto alta per i Comuni, sia sul piano agricolo e colturale, sia per la tutela del patrimonio tartufigeno. È fondamentale promuovere comportamenti consapevoli da parte dei cittadini, attraverso una comunicazione chiara che aiuti a proteggere il nostro territorio. In Piemonte le aree vocate si sono ridotte anche a causa dei cambiamenti climatici, tema che è stato giustamente richiamato».

Torino e provincia: un territorio che cresce nella conoscenza e nella pianificazione

Nel territorio della Città Metropolitana di Torino, le superfici vocate ricadono in tre Ambiti di Integrazione Territoriale, Torino, Chivasso e Chieri. Ambiti nei quali il Piano Territoriale Regionale pone obiettivi chiave legati anche alla valorizzazione del patrimonio agricolo e forestale, alla tutela del paesaggio rurale e allo sviluppo della gestione forestale sostenibile.
Su questa struttura si innestano le nuove Aree Forestali, tra cui l’Area 22 “Torinese e Chierese” e l’Area 24 “Chivassese”, all’interno delle quali saranno predisposti i Piani Forestali di Indirizzo Territoriale.

Il lavoro del PFIT potrà contare su un quadro conoscitivo aggiornato: dalle carte forestali alla viabilità silvo-pastorale, fino alla nuova edizione della carta pedologica e delle attitudini tartufigene. È proprio quest’ultima ad aver evidenziato un cambiamento significativo: la superficie vocata è infatti passata da circa 5.000 a 22.000 ettari, con 2.000 ettari ad alta attitudine e 20.000 a media attitudine.

Anche il numero dei Comuni vocati cresce sensibilmente. Ai 24 già riconosciuti negli anni scorsi si aggiungono oggi Baldissero Torinese, Cambiano, Chieri, Moncalieri, Pavarolo, Pecetto Torinese e Trofarello, per un totale di 31 Comuni. Territori caratterizzati da una forte presenza di ambienti favorevoli dal punto di vista ecologico alle specie tartufigene.

Accanto all’attitudine dei suoli, le nuove Carte di Potenzialità Territoriale integrano dati su urbanizzazione, colture agrarie e soprassuolo forestale, mostrando come querceti, saliceti, pioppeti e filari rurali possano incrementare la capacità produttiva anche in aree dove l’attitudine è solo media o bassa. Sotto questa lettura, il territorio metropolitano presenta circa 19.000 ettari a potenzialità alta o media, con una parte significativa di suoli inizialmente a bassa attitudine che, grazie alla presenza di foreste o filari, riescono a esprimere, nei contesti rurali e urbani, valori di potenzialità più elevati.

Partecipazione e qualità dei contributi: un percorso che rafforza il ruolo del Piemonte

Il ciclo Tuber Next Gen ha registrato una partecipazione costante: circa 200 persone, tra amministratori, tecnici forestali, agronomi, trifolau, rappresentanti delle associazioni agricole e di categoria hanno preso parte al tour.

È emersa una forte richiesta di informazioni e di una maggiore consocienza di strumenti di consultazione immediati, come il Geoportale regionale, che già pubblica tutte le carte aggiornate. Prezioso il primissimo contributo del mondo dei professionisti della pianificazione urbanistica e paesaggistica, che ha offerto una prospettiva di lavoro comune sulle dinamiche di tutela del paesaggio rurale.

Tra i temi da sviluppare nel prossimo futuro, un dialogo sempre più strutturato con il sistema camerale, in particolare per quanto riguarda il rafforzamento delle filiere forestali e le possibilità di realizzare compensazioni ecologiche scegliendo boschi e aree  vocate del territorio piemontese.

Le nuove indennità tartufigene: uno strumento più efficace e vicino ai Comuni

Parallelamente al percorso di pianificazione, la Regione Piemonte ha aggiornato il sistema delle indennità per la conservazione del patrimonio tartufigeno.

La revisione adegua i contributi al valore ecologico delle piante tartufigene: fino a 20 euro per le querce, 18 euro per le altre specie idonee e 12,50 euro per il nocciolo. Le nuove disposizioni ampliano inoltre la finestra temporale dei Comuni per le istruttorie delle domande e chiariscono i criteri per individuare i raccoglitori esperti indicati dalle associazioni che affiancheranno le Commissioni comunali, garantendo un’applicazione più uniforme e attenta alle esigenze dei territori. Il nuovo bando è aperto: le domande si possono presentare fino al 27 gennaio 2026.

«La tutela del tartufo passa dalla tutela degli alberi e degli ecosistemi che lo rendono possibile – ha aggiunto l’assessore Gallo –. Queste nuove indennità rafforzano un approccio che non parla solo di prodotto, ma di ambiente, paesaggio e cura del territorio. È un investimento sul futuro delle nostre comunità e sulla qualità del Piemonte».

Extinction Rebellion tinge di verde il Po contro l'”ecocidio”

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Questa mattina le acque di 10 città italiane, tra le quali Torino, sono state temporaneamente tinte di verde da Extinction Rebellion. “Una protesta dal forte impatto visivo, realizzata tramite  fluoresceina, una sostanza innocua, per rendere visibili i luoghi devastati da crisi climatica, inquinamento e sfruttamento”, commentano gli attivisti che hanno colorato le acque del Po all’altezza della Gran Madre.

Lo slogan “Fermare l’ecocidio”, aggiungono: “denuncia le “politiche ecocide” del Governo Italiano e il disimpegno da qualunque azione concreta per fermare il collasso climatico. L’Italia, infatti, insieme alla Polonia, è l’unico stato europeo ad essersi opposta ad includere l’abbandono delle fonti fossili nella bozza di accordo presentata a Belém, in Amazzonia, alla COP30. Conferenza che si sta concludendo con un accordo tardivo e insufficiente per contenere il riscaldamento globale e i suoi effetti più gravi sulla popolazione”.

Le città coinvolte nell’iniziativa sono: Bologna, Genova, Milano, Padova, Palermo, Parma, Taranto, Torino, Trieste, Venezia.

Extinction Rebellion: 30 tavoli verdi davanti al grattacielo della Regione

Questa mattina Extinction Rebellion ha scaricato 30 tavoli verdi davanti al grattacielo della Regione Piemonte e aperto uno striscione “COP30: Tavoli Mancati”. I tavoli rovesciati vogliono rappresentare, scrivono in una nota gli attivisti “tutte le occasioni mancate e le promesse infrante di oltre 30 anni di conferenze per il clima”. Nei giorni conclusivi della conferenza sui cambiamenti climatici che si tiene a Belém, il movimento denuncia “gli impegni disattesi da Governo e Regione nel contrasto alla crisi ecoclimatica e l’aperta opposizione del Governo alle politiche climatiche europee e alla COP30″.

Come migliorare il traffico a Torino con l’intelligenza artificiale

L’Assessore Regionale all’Ambiente Matteo Marnati è intervenuto alla seduta della Commissione presieduta da Sergio Bartoli, per presentare ai Commissari la parte del Defr e del bilancio di previsione 2026-2028 relativa alle materie di sua competenza: ambiente, risorse idriche e rifiuti.

Il presidente Sergio Bartoli

“Il bilancio 2026 – ha dichiarato Marnati – prevederà l’utilizzo di 88 milioni e 600 mila euro per l’abbattimento degli inquinanti, realizzando alcune iniziative quali le velostazioni Back to Work, progetti di mobilità sostenibile e sicurezza stradale, la forestazione urbana e incentivi per la rottamazione di auto per le amministrazioni. Inoltre verrà sviluppato il telelavoro e ci saranno misure per creazioni di filiere per la produzione di biocarburante, biometano e bioidrogeno”.

L’Assessore ha segnalato anche l’inizio di un progetto per la fluidificazione del traffico a Torino  utilizzando l’intelligenza artificiale, e che verranno intensificate le azioni per recuperare le aree dismesse e bonificarle, per trasformarle in aree da valorizzare.

Mara Martellotta

Poirino, Cia Agricoltori: “No ai mega-impianti”

Cia Agricoltori delle Alpi lancia l’allarme contro il progetto di installazione di due nuovi lotti agrivoltaici da 75 e 69 ettari, previsti nel territorio comunale di Poirino, in area limitrofa a un impianto fotovoltaico già operativo di 20 ettari.

Il presidente provinciale Stefano Rossotto parla di “dimensioni insostenibili e incompatibili con la vocazione agricola del territorio”, sottolineando come la superficie complessiva “superi ogni criterio di buon senso e rappresenti un consumo di suolo senza precedenti”.

«Non siamo davanti a impianti pensati per supportare l’agricoltura – osserva Rossotto -, ma a operazioni speculative che sottraggono terreno fertile alle aziende agricole, alterano il mercato fondiario e mettono gli agricoltori in una posizione di totale svantaggio. A queste condizioni, il rischio è che i terreni diventino strumenti finanziari e non più risorse produttive, con un impatto devastante sui prezzi e sulla stessa sopravvivenza delle imprese agricole».

Rossotto richiama un precedente diventato simbolico: «A Carmagnola, un paio d’anni fa, abbiamo condotto una battaglia analoga e alla fine il progetto venne bloccato. È la dimostrazione che quando ci sono criticità evidenti, è possibile intervenire e riportare equilibrio tra esigenze energetiche e tutela dell’agricoltura».

Cia Agricoltori delle Alpi ribadisce che la sua non si tratta di una posizione pregiudizialmente contraria alle energie rinnovabili: «Siamo favorevoli agli impianti che integrano e potenziano l’attività agricola, come il fotovoltaico su capannoni, tettoie e stalle – puntualizza Rossotto -, che permette alle aziende di ridurre i costi energetici senza sottrarre  terreno produttivo. Quello che contestiamo sono i mega-impianti calati dall’alto, che compromettono l’ambiente, riducono la disponibilità di suolo agricolo e contrastano con le finalità dell’imprenditoria agricola stessa».

Rossotto rilancia la necessità di una “transizione energetica che sia davvero sostenibile, non di un modello che sacrifica l’agricoltura per logiche speculative mascherate da innovazione”: «L’energia rinnovabile è un’opportunità – ribadisce Rossotto -, ma va governata con responsabilità etica, ambientale e territoriale».

Torino virtuosa nella gestione degli impatti climatici urbani

Clima: in Italia la crisi accelera, ma le città arrancano. Solo 4 su 10 hanno un piano di adattamento

La crisi climatica avanza rapidamente in Italia, mentre le città faticano a reagire con la stessa velocità. Negli ultimi undici anni – dal 2015 a settembre 2025 – si sono registrati 811 eventi meteorologici estremi, di cui 97 soltanto nei primi nove mesi del 2025, in 136 comuni con oltre 50mila abitanti, dove vivono 18,6 milioni di persone, pari al 31,5% della popolazione nazionale.
Nonostante l’evidenza dei dati, solo il 39,7% dei comuni coinvolti dispone di un piano o di una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.

A tracciare questo quadro è Legambiente, che in vista della COP30 in Brasile e della seconda edizione del “Climate Pride” del 15 novembre a Roma, presenta il nuovo rapporto “CittàClima. Speciale governance per l’adattamento al clima delle aree urbane”, realizzato con il Gruppo Unipol. Il report analizza gli impatti crescenti della crisi climatica nei centri urbani italiani e rilancia proposte per rendere le città più resilienti e sostenibili.

Gli impatti: allagamenti, vento e infrastrutture danneggiate

I fenomeni più ricorrenti sono gli allagamenti da piogge intense (371 casi), seguiti da raffiche di vento e trombe d’aria (167) ed esondazioni fluviali (60). Non mancano i danni alle infrastrutture – 55 episodi, in gran parte legati a precipitazioni eccezionali e temperature record – e 33 eventi di grandine distruttiva.
A soffrire maggiormente sono i centri di medie dimensioni (tra 50mila e 150mila abitanti), che concentrano quasi la metà degli eventi (48%). In testa alla classifica figurano Agrigento (28 casi), Ancona (14), Fiumicino (11), Forlì (11) e Como (11).

Le grandi città non sono immuni: Roma detiene il primato con 93 eventi estremi dal 2015 a oggi, seguita da Milano (40), Genova (36), Palermo (32), Napoli (20) e Torino (13).
Fra le città metropolitane, Napoli è l’unica a non aver ancora adottato un piano di adattamento climatico, insieme a centri come Bari, Reggio Calabria, Prato, Perugia, Como e Potenza.

Ritardi e responsabilità: il PNACC e la legge sul suolo ancora fermi

Per Legambiente, l’Italia sta pagando il prezzo di gravi ritardi nell’attuazione del PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) e dell’assenza di una legge contro il consumo di suolo.
A quasi due anni dalla sua approvazione, il PNACC resta infatti “un piano solo sulla carta”, con 361 misure previste ma non operative.
Non è stato ancora istituito nemmeno l’Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, previsto entro marzo 2024 per coordinare regioni ed enti locali.

L’associazione chiede quindi al Governo di stanziarie risorse adeguate per rendere operativo il piano e avviare una legge nazionale che limiti la cementificazione e imponga il divieto di edificazione nelle aree a rischio idrogeologico. Tra le azioni prioritarie: recuperare la permeabilità dei suoli, riaprire i corsi d’acqua tombati e promuovere sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SUDS) al posto di asfalto e cemento.

Governance, innovazione e buone pratiche

Secondo Legambiente, rendere le città più resilienti significa puntare su una governance integrata, sulla partecipazione dei cittadini e sull’innovazione tecnologica, replicando modelli virtuosi italiani ed europei.
L’associazione cita, ad esempio, Bologna, prima grande città italiana ad adottare un piano climatico nel 2015, e Vienna, dove l’adattamento climatico è pienamente integrato nella pianificazione urbana, con azioni contro le ondate di calore e l’effetto “isola di calore”.

La crisi climatica è una priorità nazionale – sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ma in Italia sembra esserci urgenza solo per opere come il Ponte sullo Stretto di Messina. È indispensabile invece investire in interventi che aumentino la resilienza urbana, inserendo nella legge di Bilancio risorse per attuare il PNACC e rilanciare l’impegno del nostro Paese alla COP30 in Brasile.”

Focus: piani di adattamento, Italia a più velocità

L’analisi mostra che la risposta dei comuni italiani procede a velocità molto diverse.
Tra i centri tra 50mila e 150mila abitanti, solo il 32% (35 su 110) ha un piano di adattamento, contro il 70% delle città tra 150mila e 500mila abitanti.
Le grandi città, invece, si distinguono positivamente: 5 su 6 (83%) hanno già approvato un piano o una strategia, tra cui Bologna, Milano, Genova e – dal 2025 – anche Roma.

“L’assenza di piani diffusi – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – deriva dai ritardi del PNACC e dalla mancanza di risorse e competenze tecniche nei comuni. Servono fondi dedicati e criteri nazionali minimi, come avviene per i PUMS (Piani Urbani di Mobilità Sostenibile), per garantire strumenti di pianificazione efficaci e omogenei su tutto il territorio.”

Torino, un modello virtuoso di adattamento urbano

Nel rapporto 2025, Torino emerge tra le città più attive sul fronte dell’adattamento climatico. Pur avendo subito 13 eventi estremi negli ultimi undici anni – tra allagamenti, siccità, danni da vento ed esondazioni – il capoluogo piemontese ha saputo rispondere con una pianificazione lungimirante.

Il Piano di Resilienza Climatica, approvato nel novembre 2020, mira a ridurre la vulnerabilità urbana attraverso azioni integrate su energia, mobilità, edilizia e verde urbano.
Tra le 40 azioni contro le ondate di calore: nuove alberature con specie resistenti, materiali riflettenti per coperture e pavimentazioni, infrastrutture verdi e fermate del trasporto pubblico riprogettate per mitigare l’effetto “isola di calore”.
Per fronteggiare allagamenti ed esondazioni, il piano prevede rain garden, sistemi di drenaggio sostenibile e aree di raccolta delle acque meteoriche.

Come spiega Alice De Marco, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, “Il caso di Torino dimostra che l’adattamento climatico non è solo una necessità, ma anche un’opportunità per ripensare le città in chiave sostenibile e inclusiva. È un punto di partenza verso un futuro urbano più sicuro, vivibile e resiliente.”