AMBIENTE

Rischi del territorio, come prevenire. Incontro a Bardonecchia

Parola d’ordine: prevenzione e diffusione della conoscenza dei rischi sul territorio. E’ il messaggio, che arriva dal workshop “I fenomeni di instabilità naturale in alta montagna. La colata detritica del 13 agosto 2023 a Bardonecchia: previsione, prevenzione e mitigazione dei processi”, organizzato da SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche-IRPI (Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica), l’ARPA e l’Ordine dei Geologi del Piemonte, l’Università di Torino – Dipartimento di Scienze della Terra ed il Comune di Bardonecchia.

All’incontro, aperto dal sindaco Chiara Rossetti, che ha ringraziato gli organizzatori “per aver riportato l’attenzione su Bardonecchia” sottolineando l’importanza della prevenzione e degli interventi di mitigazione del rischio necessari “a contrastare il ripetersi di effetti catastrofici associati a simili eventi”, è intervenuto in video collegamento il Ministro della Protezione Civile e le politiche del mare dell’Italia Nello Musumeci, che ha ricordato: “Come Governo abbiamo dichiarato, a suo tempo, lo stato di emergenza, abbiamo anche erogato e, proprio in queste ore, al Governo porteremo la richiesta per una ulteriore erogazione di risorse per fare fronte alle esigenze che sono emerse dopo l’evento estremo”.

A quasi un anno dalla grave esondazione, che coinvolse il paese di Bardonecchia il 13 agosto 2023, “è parso doveroso – spiegano i ricercatori di SIGEA – fare il punto sulle conoscenze dei fenomeni naturali, che sempre più spesso coinvolgono i centri abitati alpini anche a seguito di un evidente cambiamento climatico in atto”.

Fabio Luino, coordinatore Nazionale Rischio Geo Idrogeologico Sigea, promotore dell’incontro svoltosi a Bardonecchia, al termine del workshop ha sintetizzato, a seguito degli interventi durante la tavola rotonda, quali possano essere gli sviluppi futuri per la situazione di Bardonecchia. “Un monitoraggio strumentale sarà il primo passo per mitigare il rischio per la popolazione: un monitoraggio strumentale già sperimentato su altri bacini dell’arco alpino aventi la stessa pericolosità esistente in Bardonecchia”.
“La programmazione del territorio è essenziale – ha detto Ugo De La Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte – occorre conoscere il territorio dal punto di vista geologico e geomorfologico, studiare la pericolosità e il rischio, per poi capire quali siano gli interventi migliori: alcuni di tipo strutturale, ma anche quelli non strutturali. Tali interventi sono spesso determinati, però, più da scelte politiche, come una pianificazione territoriale che permetta, quando è possibile, di delocalizzare le persone se la zona è a rischio. Serve – ha aggiunto – più informazione e formazione nei confronti della popolazione perché tutti sappiano su che tipo di territorio vivono e con quali problematiche”.

 

Progetto “campagne turchesi” per proteggere la ghiandaia marina

“Campagne Turchesi” protegge la ghiandaia marina, una delle specie ornitiche migratrici più belle e vulnerabili d’Europa

A circa un anno dalla prima positiva esperienza di tutela e protezione della piccola popolazione di Ghiandaia marina Coracias garrulus nell’alessandrino nasce il progetto Campagne turchesi II.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Nella provincia di Alessandria, circa quindici anni fa, veniva segnalata, dopo 70 anni dalla sua scomparsa, la prima coppia nidificante di Ghiandaia marina per il Piemonte (cfr Gatti, 2008) e da allora sono diverse quelle tornate a ripopolare queste campagne. Tuttavia la popolazione è ancora molto lontana dall’aver trovato un suo equilibrio perché scarseggiano i siti per la nidificazione, soprattutto per i regolari disboscamenti e l’abbattimento di strutture ruderali in luogo di nuovi impianti viticoli, seminativi, noccioleti, impianti fotovoltaici, ecc. Ecco dunque che l’installazione di strutture nido artificiali diventa di fondamentale importanza per la riproduzione e l’espansione di questa e di altre specie.

Siamo pronti a ripartire con un bagaglio di conoscenze ed esperienze maturate durante la prima fase del progetto (Campagne turchesi) grazie al quale speriamo di favorire ulteriormente la nidificazione di questa meravigliosa specie che tra il 2022 e il 2023 è cresciuta esponenzialmente: da 15 coppie note nel 2022 a più di 30 nel 2023! dichiara Alessandro Ghiggi, ornitologo e documentarista ideatore del progetto. 

A causa delle modificazioni ambientali degli ultimi decenni, questo uccello fatica a trovare siti idonei alla nidificazione, soprattutto nelle porzioni di Pianura Padana a più alto sfruttamento del suolo. Inoltre, con il recente Dl 24 febbraio 2023, n.13 (Parte II, Titolo II, Capo X) in merito alle energie rinnovabili, che spesso si traducono in infrastrutture impattanti o devastanti il territorio (impiantifotovoltaici e agrivoltaici a terra), la specie rischierà di ricadere in un baratro di frammentazione o di scomparire per la progressiva eliminazione del proprio habitat.

  • La novità di quest’anno sarà, oltre alla messa in posto di strutture nido, la divulgazione: Alessandro Ghiggi, insieme al collega Antonio Scatassi dedicherà diverse serate pubbliche e giornate sul campo al tema della Biodiversitàavifaunistica tipica del paesaggio agricolo. Partendo dalla Ghiandaia marina quale capofila della bellezza di queste terre, verrà approfondita l’importanza di ambienti diversificati con prati stabili ed elementi naturali quali siepi, boschetti marginali, piccoli lembi di incolto, filari arborei e alberi morti 

  • Attraverso le donazioni dei sostenitori, potremo continuare a garantire ulteriori strutture nido per le ghiandaie marine e per tutte quelle specie che, come lei, nidificano in cavità naturali o artificiali, ampliando sempre più i confini interessati dal progetto. Lo scorso anno alcuni nidi sono stati piazzati anche nell’entroterra della Liguria centro-occidentale grazie ad una collaborazione locale. Inoltre saremo agevolati nel sostenere le spese dei vari spostamenti auto (posizionamento nidi, monitoraggio ghiandaie, viaggi tra le varie tappe del “ tour” di presentazione del progetto).

  • Ogni donatore verrà contattato da Alessandro Ghiggi o da Antonio Scatassi per essere informato su data e luogo della prima uscita sul campo disponibile. Una forma di ringraziamento nei confronti dei sostenitori che verranno accompagnati attraverso un percorso naturalistico alla scoperta della ghiandaia marina e della moltitudine di specie abitanti l’Altopiano turchese.

  • Stima costi di fabbricazione per singola struttura in base alla tipologia di legno impiegata: 

    Tronco nido – €25/45 – Cassetta nido – €15/35

Risultati attesi:

  1. N.2 strutture nido artificiali per Km2

  2. Sulla base del volume delle donazioni auspichiamo di espandere i confini del progetto anche alle limitrofe province di Asti, Tortona e Torino.

  3. Condividere il più possibile questo progetto affinché altri come noi possano contribuire ed incentivare la nidificazione della Ghiandaia marina e di altre specie cavicole secondarie

Sostieni questo progetto: https://www.produzionidalbasso.com/project/campagne-turchesi-ii/

Perché il nido artificiale?

Come già accennato, l’installazione di cassette o tronchi nido è un’utile strategia per porre rimedio alla scarsità di idonei siti naturali di nidificazione, venuti meno a causa della progressiva eliminazione dei vecchi alberi con presenza di cavità naturali. Ci confortano in ciò esperienze già poste in essere dal 2019 e che hanno dato risultati molto positivi in termini di risposta dei selvatici. Sono diverse infatti le specie cosiddette “cavicole secondarie” che hanno tratto vantaggio dall’installazione di queste strutture in particolare, oltre alla Ghiandaia marina, citiamo rapaci notturni quali la Civetta Athene noctua, specie sedentaria e l’Assiolo Asio otus, piccolo gufo migratore transahariano, entrambe in decremento soprattutto nelle zone ad alta densità abitativa e ad agricoltura intensiva, ma anche upupe Upupa epops, torcicolli Jynx torquilla… Si considerino inoltre due ulteriori fattori limitanti per queste specie, e in particolare per la carismatica Ghiandaia marina. Il primo è rappresentato dalla rarefazione di quei prati stabili così importanti per l’approvvigionamento del cibo. Il secondo deriva dal fatto che, diminuendo le porzioni di foresta “matura”, diminuisce anche la presenza dei picchi, importantissimi per il loro ruolo di realizzatori di cavità nei tronchi degli alberi, le quali tipicamente ospitano, una volta abbandonate, i nidi di ghiandaie marine. 

Ricicliamo cellulari, piantiamo alberi

È stato siglato un accordo di cooperazione 
tra Amiat, Lions Club International e Leo Club Italia

  • L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare al corretto recupero e riciclo di questi particolari RAEE e dei materiali preziosi in essi contenuti

  • Per ogni 15 smartphone avviati a recupero verrà messo a dimora un nuovo albero

Torino, 17 giugno 2024 – Contribuire alla transizione ecologica e al miglioramento della qualità dell’ambiente attraverso un accordo che unisce la raccolta e l’avvio a riciclo di vecchi dispositivi telefonici e la piantumazione di nuovi alberi. Sono questi gli impegni contenuti nell’accordo di cooperazione sottoscritto tra Amiat Gruppo Iren, il Distretto 108ia1 del Lions Club International, con sede in via Cialdini a Torino, e il LEO Club Italia.

Il protocollo, di durata triennale, mira infatti a promuovere, da una parte, la diffusione della cultura del recupero e delle buone pratiche per contrastare l’errato conferimento o l’abbandono di telefoni e smartphone giunti a fine vita, e, allo stesso tempo, impegna le parti a innestare un meccanismo virtuoso per “trasformare” l’impegno sul piano dell’economia circolare in nuovo verde per la Città di Torino.

Nello specifico l’accordo prevede che Amiat fornisca al Lions Club International Distretto 108Ia1 contenitori specifici per la raccolta di questi particolari RAEE (Rifiuti da Apparecchi Elettrici ed Elettronici) che, posizionati nella sede di via Cialdini, nel quartiere Cit Turin, permetteranno la raccolta di vecchi smartphone.

L’iniziativa sarà sostenuta anche da momenti da momenti di approfondimento, in occasione di specifici incontri di sensibilizzazione e informazione dedicati ai membri del Club. Sarà poi Amiat a occuparsi dello smaltimento dei rifiuti e a impegnarsi, per ogni 15 telefoni recuperati, a piantumare, in collaborazione con l’amministrazione comunale, un nuovo albero sul territorio cittadino.

L’avvio di questo progetto conferma la volontà di Amiat di operare diffondere la cultura della sostenibilità a vantaggio della transizione ecologica, migliorando quindi la qualità della vita dei cittadini a salvaguardia delle generazioni future – dichiara Paola Bragantini, Presidente di Amiat Gruppo Iren  “Questa partnership con Lions Club International e LEO Club Italia permetterà di sviluppare ulteriormente le nostre attività di raccolta e riciclaggio di RAEE, anche per il recupero di materie critiche presenti nei dispositivi telefonici, contribuendo così alla riduzione dell’impatto ambientale dato dalla loro estrazione”.

I Lions e i Leo con questo service pongono l’accento sulle azioni che tutti noi ogni giorno possiamo fare per migliorare l’ambiente in cui viviamo – ricorda Michele Giannone, Governatore del Distretto Lions International 108 Ia1 –  un’azione semplice come gestire correttamente lo smaltimento di apparati obsoleti diventa una tematica cruciale per la sostenibilità a lungo termine della vita. Infatti, partendo da un corretto smaltimento diminuiamo lo sfruttamento di nuove risorse naturali e contemporaneamente riduciamo potenziali criticità ecologiche. La seconda parte del service, grazie al processo di piantumazione di nuovi alberi, contribuisce al risanamento ambientale per dare una vita migliore alle future generazioni. Il service di quest’anno a livello nazionale ha visto il conferimento già di qualche migliaio di cellulari Per concludere l’intero progetto aiuta a creare una coscienza civica attiva che promuove una virtuosa abitudine di riciclo come passo semplice ma fondamentale a salvaguardia del futuro della Terra”. 

Torino “città verde” aderisce alla Carta per le ‘Nature-Positive Cities’

La presentazione alla conferenza nazionale delle Green City 2024

 

Contrastare la crisi climatica ed ecologica attuando la transizione energetica, limitando le emissioni, favorendo la decarbonizzazione, riducendo la vulnerabilità dei territori, fermando la perdita di biodiversità e, anzi, arrivando ad arricchirla attraverso la protezione degli ecosistemi e il ripristino di quelli degradati.

Un impegno riassunto nelle dieci misure della Carta per le “Nature-Positive Cities’ sottoscritta da Torino e da altre 31 città italiane presentata nel corso della conferenza nazionale delle Green City 2024.

Le città, grandi, medie e piccole, generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sul capitale naturale e sono anche i luoghi sempre di più esposte alle conseguenze della crisi climatica – ondate e isole di calore, allagamenti, alluvioni – al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria. Nelle città è, però, anche maggiormente presente la preoccupazione dei cittadini per l’ambiente e la richiesta di misure ecologiche più incisive.

La crisi climatica  non consente rinvii e le città – che sono responsabili del 65%  del consumo energetico mondiale e di oltre il 70% delle emissioni di C02, possono davvero diventare protagoniste della transizione green. Per questo motivo, in continuità con un percorso già avviato e finalizzato a ridurre le emissioni di gas serra (impegni assunti con l’adesione all’iniziativa europea del Covenant of Mayors), la Città ha aderito alla Missione Europea “Climate-neutral and Smart Cities by 2030 – by and for the Citizens” con l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica, cioè lo zero netto di emissioni di gas serra, entro il 2030 insieme ad altre 99 città europee, e diventare laboratorio di sperimentazione e innovazione che possa essere un riferimento per tutte le altre municipalità che dovranno raggiungere lo stesso obiettivo entro il 2050. Nell’ambito della Missione la Città ha sviluppato e approvato il Climate City Contract, documento che definisce un vero e proprio portafoglio di misure e azioni per raggiungere l’obiettivo al 2030.

Promossa da Green City Network come strumento a supporto della transizione verso le green cities nella carta viene evidenziato il ruolo attivo delle città per il ripristino della natura e della biodiversità in ambito urbano come elemento centrale nel percorso verso la neutralità climatica e nella costruzione di una città sostenibile, dove i cittadini possano vivere, lavorare e muoversi in ambienti vivaci e resilienti.

Una transizione che richiederà una cooperazione pubblico-privata in molteplici settori, tra cui quello immobiliare, energetico, commerciale e della mobilità.

La Carta per le Nature-Positive Cities si articola in 10 principi, del tutto in linea con le politiche già portate avanti dalla Città:
1.Promuovere condivisione, conoscenza e informazione sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città
2.Ripristinare il capitale naturale degradato
3.Azzerare il consumo di suolo
4.Aumentare il capitale naturale
5.Risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali
6.Rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore
7.Attuare la transizione energetica
8.Tutelare l’acqua come risorsa naturale scarsa
9.Ridurre la vulnerabilitá agli allagamenti e alle alluvioni
10.Attuare un piano d’azione per la transizione nature-positive

Quattro fermate del trasporto pubblico diventano ‘green’ con la sponsorizzazione Nitto

Quattro fermate del trasporto pubblico diventeranno ‘green’ grazie alla sponsorizzazione Nitto, Title Partner delle Atp Finals dello scorso anno. La Giunta comunale, su proposta dell’assessora alla Transizione Ecologica e Digitale Chiara Foglietta, ha approvato  il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento.

I lavori prevedono la sostituzione delle pavimentazioni esistenti, impermeabili, con altre nuove riflettenti, riducendo i disagi spesso causati dal tempo di attesa alle fermate. L’intervento interesserà anche il verde circostante, che verrà riqualificato, e le pensiline, sulle quali verrà realizzata una copertura di sedum: una soluzione naturale che farà bene all’uomo e all’ambiente. Rispetto a quelle attuali, le pensiline green saranno infatti più fresche e più gradevoli alla vista e contribuiranno anche ad aumentare la biodiversità in ambito urbano.

La spesa per la realizzazione delle 4 fermate – 2 in corso Galileo Ferraris, 1 in corso Dante e 1 in corso Siracusa – è di 60mila euro. Altri 40mila della sponsorizzazione Nitto sono stati utilizzati per il rimboschimento del Parco Cavalieri di Vittorio Veneto (lato Inalpi Arena) con la messa a dimora lo scorso novembre di 50 nuovi alberi (tigli, bagolari, parrotie e un platano) nell’ambito del ’Nitto ATP Finals Green Project’. L’iniziativa, copre anche i costi della manutenzione dei nuovi alberi per i prossimi due anni.

“La riqualificazione delle fermate del trasporto pubblico, al pari dei lavori già realizzati, in corso e in programma su diversi parcheggi cittadini, contribuiranno a ridurre gli effetti delle isole di calore e delle piogge intense, restituendo spazi urbani più gradevoli e vivibili. Piccoli interventi strategici che rientrano tra le azioni previste dal ‘Piano di Resilienza Climatica’ per ridurre la vulnerabilità del territorio e delle persone ai cambiamenti climatici” commenta l’assessora Foglietta.

TORINO CLICK

Al Circolo del Design “L’ecologia è sociale, in pratica”

La seconda edizione di “Earthrise – Design for a Living Planet”

Fino al 16 dicembre

La presentazione qualche giorno fa, ma c’è tempo fino a lunedì 16 dicembre prossimo per visitare, negli spazi del “Circolo del Design” (via San Francesco da Paola 17, a Torino) la seconda edizione di “Earthrise – Design for a Living Planet”, l’appuntamento culturale annuale “finalizzato a diffondere visioni, ricerche e progetti del mondo del ‘design’ atti a incidere sulla sostenibilità della vita sul nostro pianeta”. Curata da  Salvatore Peluso – giornalista freelance, educatore e curatore indipendente – la mostra presenta al pubblico otto progetti principali, oltre a due progetti speciali con un focus specifico su “L’ecologia è sociale, in pratica”, ovvero sul ruolo del design come strumento progettuale interdisciplinare (che spazia dall’architettura all’economia, dalla teoria politica e sociale all’antropologia, fino alle scienze naturali) attraverso il quale realizzare “piani di sostenibilità ambientale” tramite il coinvolgimento attivo della comunità. Ad accomunare i lavori dei designer e architetti esposti è il loro approccio culturale. “Sono progettazioni – sottolinea il curatore – che nascono dalla riflessione sulle più urgenti questioni sociali emerse in relazione alla crisi ambientale globale, e si sviluppano attraverso azioni collettive che producono un effetto trasformativo sulle comunità in cui questi progetti agiscono”.

“Con la seconda edizione di ‘Earthrise’ – commenta la direttrice Sara Fortunati  al ‘Circolo del Design’ confermiamo il nostro impegno culturale per contribuire a far emergere le voci del design che – attraverso progetti, pratiche e sperimentazioni – riflettono e agiscono su temi sociali e politici urgenti in relazione all’emergenza climatica globale: 10 progetti emblematici in una mostra che vedrà partecipi anche le scuole con le loro studentesse e i loro studenti, un progetto di residenza che lavora attivamente con comunità della città, un programma culturale coinvolgente e articolato per diffondere nuovi approcci sistemici e collettivi radicati in una prospettiva ecologica contemporanea.

L’iter è ricco e decisamente curioso rispetto alla multiforme “creatività” espressa dagli operatori coinvolti in mostra.

Si va dal “Tavolo Fulcrum”, opera del palermitano “Marginal Studio” e caratterizzato da intarsi realizzati con legno di “mango” – pianta alloctona tipica dei Paesi tropicali – al fine di “integrare culture e creare imprese sostenibili” attente agli effetti del riscaldamento globale sulla scelta dei materiali artigianali in Sicilia, alla “PET Lamps”, progetto ideato dallo spagnolo Alvaro Catalàn De Ocòn (“Premio di Design Spagnolo 2023”) e caratterizzato dalla trasformazione di bottiglie di plastica “PET” riciclate in lampadari unici, utilizzando tecniche artigianali tradizionali.

Ancora italiano il progetto del milanese “Studio Gisto” dal nome “Cantiere Aperto”, in cui sabbie ed inerti, macerie di cantieri edili, diventano semilavorati per la realizzazione di nuovi oggetti destinati alla comunità. E italiano è pure “Tabula Bosco Colto”, installazione del Collettivo calabrese “Makramé APS”, volto ad esplorare le ecologie del territorio dell’“avanfossa Gela-Catania” attraverso “terrari” che raccontano le diverse ecologie presenti nella zona. Dalla Germania arriva, invece il progetto del Gruppo di architetti “Raumlabor” impegnati a trasformare in un “ecosistema unico” un bacino pluviale parzialmente contaminato dell’ex aeroporto di Tempelhof e dall’Olanda “Vedere un mondo in un granello di sabbia” di “Atelier NL” impegnato a mappare la terra attraverso “campioni di sabbia” provenienti da tutto il mondo e trasformati “in vetro”. Il pugliese “Post Disaster” è invece un collettivo interdisciplinare di quattro architetti, la cui ricerca utilizza la metafora del disastro – “Post Disaster Rooftop” – come lente territoriale per comprendere le tensioni globali e porta in mostra, prendendo a esempio la città di Taranto, il tema della “lista ONU” delle “zone di sacrificio”HouseEurope!, è un’iniziativa promossa dalla piattaforma di insegnamento e ricerca Station+ (s+)”,  dell’Istituto per il Design ETH Zurigo” e dallo studio di architettura “B+” per promuovere la riqualificazione degli edifici, in luogo della loro demolizione. In chiusura, il decimo progetto in mostra sarà rappresentato dal risultato della “residenza” attivata e ospitata dal “Circolo del Design” dal 16 settembre al 5 novembre prossimi, esito del bando europeo “Culture Moves Europe”, finanziato dall’Unione europea e dal “Goethe Institut”. La residenza coinvolgerà un “designer europeo” che lavorerà su Torino collaborando con comunità, artigiani ed esperti interdisciplinari. L’esito della “residenza” sarà presentato in mostra in concomitanza della “Torino Art Week”.

Gianni Milani

“L’ecologia è sociale, in pratica”

Circolo del Design, via San Francesco da Paola 17, Torino; tel. 331/4321195 o www.circolodeldesign.it

Fino al 16 dicembre

Orari: dal lun. al ven. 14/19

 

Nelle foto: Parte allestimento (Ph. Riccardo Giancola); Sara Fortunati, direttrice “Circolo del Design”; Alvaro Catalàn De Ocòn “PET Lamps” (Ph. OioVivoFoto); Makramé APS “Tabula Bosco Colto”

Politecnico di Torino e UnipolTech: insieme per la mobilità

Si amplia il rapporto di collaborazione tra il Politecnico di Torino UnipolTech: l’Ateneo -tramite il centro Interdipartimentale SmartData@PoliTO – e la Società, con esperienza condivisa nell’ambito della ricerca e formazione, hanno siglato un accordo di partnership per sostenere i processi di sviluppo e innovazione che interessano oggi il settore della mobilità.

La collaborazione interesserà sia l’ambito della ricerca, sviluppo e innovazione – partecipando insieme a bandi di ricerca nazionali e internazionali, promuovendo la cultura scientifica e tecnologica sul territorio e organizzando eventi in sinergia con altri enti territoriali – sia l’ambito della didattica, alta formazione e formazione permanente – supportando lo svolgimento di tesi, progetti ed elaborati di laurea, organizzando visite e stage rivolti agli studenti e pianificando conferenze, dibattiti e seminari con interventi di docenti e ricercatori esperti del settore.

Nello specifico, le aree di ricerca condivise riguarderanno: l’analisi dei dati di mobilità e la creazione di modelli predittivi basati su Machine Learning e l’intelligenza artificiale, l’utilizzo dei dati di mobilità per le scelte di policy making a livello urbano ed extraurbano, e l’innovazione dei modelli di business basati sui dati di mobilità. Obiettivo della collaborazione, fornire studi a supporto dei processi decisionali per ridurre l’impatto ambientale e interpretare gli effetti che questi processi avranno sulle scelte degli individui.

UnipolTech è la società di servizi tecnologici e di mobilità del Gruppo Unipol, che progetta, sviluppa ed eroga servizi innovativi all’interno dell’ecosistema Mobility, garantisce inoltre scouting tecnologico anche all’ecosistema Property. Per garantire competitività e distintività al Gruppo assicurativo lavora costantemente con centri di Ricerca ed Università.

In ambito Mobility gestisce più di 4 milioni di clienti connessi garantendo loro servizi di sicurezza ed assistenza, inoltre grazie a più di 12 Mld di km percorsi dai clienti, ha un importante ruolo in ambito sociale contribuendo a studiare impatti in termini di rischio/pericolosità e traffico sull’intera rete stradale ed autostradale, importanti le soluzioni studiate per accompagnare la transizione ecologica.

A partire dal 2022 Unipoltech ha introdotto UnipolMove, la prima alternativa italiana nel mondo del telepedaggio, UnipolMove consente di evitare code ai caselli ma anche di pagare parcheggi ed accedere ad una vasta gamma di servizi di mobilità fruibili anche attraverso la App UnipolMove.

Insieme al centro interdipartimentale SmartData@PoliTO del Politecnico, la società intende sfruttare le potenzialità offerte dall’analisi dei Big Data e dalle opportunità offerte dal machine learning per innovativi progetti di ricerca basati sull’analisi dei dati di mobilità raccolti in ambiente urbano ed extraurbano, per supportare e contribuire alla trasformazione ecologica dei servizi sul territorio.

L’Ateneo e la Società si impegnano quindi a cooperare per offrire soluzioni innovative in termini di sostenibilità ambientale, assumendo un ruolo di primo piano nei processi di elettrificazione dei veicoli che si muovono all’interno e all’esterno delle città, in sinergia anche con i policymakers e gli stakeholders del settore.

Al Forte di Vinadio” tornano ad esplodere i profumi di primavera

“Forte in fiore”

Sabato 8 e domenica 9 giugno

Vinadio (Cuneo)

Il “Forte” (insieme alle Fortificazioni di Fenestrelle ed Exilles, fra i più significativi esempi di architettura militare dell’arco alpino) già di per sé val bene una visita. Se poi per due giorni diventa prezioso ed eclettico “palcoscenico” di manifestazioni improntate all’esposizione del ricco patrimonio culturale di un territorio più che mai fertile e generoso sotto vari aspetti, allora si moltiplica l’interesse di un weekend (o anche solo di qualche ora) da passare fra le sue mura, che, su tre livelli, racchiudono ben 10 chilometri di percorsi interni. Fatto erigere da Carlo Alberto di Savoia nel 1834 e completamente restaurato negli anni Duemila, il “Forte Albertino” di Vinadio (Cuneo), sabato 8 (dalle 14 alle 21) e domenica 9 giugno (dalle 9,30 alle 19) torna ad  aprire le porte ai colori e ai profumi della primavera con la quarta edizione di “Forte in fiore”, la mostra mercato “dedicata alla natura, alla creatività e all’artigianato” organizzata da “Fondazione Artea”in collaborazione con il Comune di Vinadio, negli spazi del “Rivellino” e nel Fossato di “Porta Francia”. Oltre alla presenza di espositori provenienti da tutta Italia, l’evento sarà arricchito da un fitto programma di “proposte culturali”, attraverso incontri, approfondimenti, spettacoli, laboratori e momenti di piacevole intrattenimento.

Per partecipare a “Forte in fiore” è previsto un biglietto a tariffa unica di 3 euro, con ingresso gratuito riservato ai bambini fino ai 10 anni e, per il solo pomeriggio del sabato, ai residenti nel Comune di Vinadio. Con una promozione speciale, al costo di 5 euro, sarà inoltre possibile aggiungere alla visita della “mostra-mercato”, il percorso multimediale “Montagna in Movimento”, la mostra “Messaggeri Alati” e l’“Orto segreto”.

Per ulteriori info: tel. 0171/1670042 o www.fortedivinadio.com

D’obbligo un bel giro di ricognizione alla “mostra-mercato”, dove gli espositori promuoveranno le eccellenze della Valle Stura e del territorio, insieme a realtà e prodotti provenienti da altre zone d’Italia per presentare un’offerta assolutamente ricca e variegata: piante grasse, da frutto, aromatiche e ornamentali, specie botaniche rare, rose antiche e moderne, fiori stagionali e da collezione, così come prelibatezze

enogastronomiche, accanto (per cambiar discorso!) a pregiati tessuti orientali, abiti e accessori sostenibili della moda upcycling e opere di artigianato. Di tutto e di più.

Nello spazio “Rivellino”, anche quest’anno sarà presente la “Libreria” di “Forte in fiore”, con manuali e opere dell’editoria cuneese e dove, sotto il titolo di “Storie di vita in montagna” si terranno anche talk e spettacoli teatrali e musicali, dedicati in particolare, quest’anno, alle tante sfaccettature dell’universo montano visto da una prospettiva femminile, con “Donne forti” (sabato 8, alle 15,30) – finestra aperta e reale sulle ragioni e sulle conseguenze del vivere e lavorare in montagna – e con l’incontro (sempre sabato 8, alle 16,30) con donne “di montagna” protagoniste di imprese sportive straordinarie, dall’“indigena” Stefania Belmondo (orgoglio azzurro dello sci nordico, vincitrice di ben 23 gare di “Coppa del Mondo” e 10 “medaglie olimpiche”) a Katia Tomatis (campionessa nazionale di scialpinismo, passata da un sicuro lavoro in banca a gestire oggi un suo rifugio in Alta Valle Stura) e a Linda Cottino (giornalista e grande appassionata di sport montani). Ad intervallare gli interventi, sono previsti canti tradizionali della cultura popolare occitana. A chiudere la serata (alle 18,30) sarà lo spettacolo teatrale “Corde Rosa. Trame di donne in vetta” di Elena Lo Muzio: sei monologhi interpretati da Ancilla Oggioni.

Sempre nello Spazio del “Rivellino”, da non perdere “CROUSET – Fiore all’occhiello della Valle Stura”, il programma di attività ed offerte culinarie curato dal Gruppo “La Rasdouireto” per avvicinare il pubblico alla tradizionale “pasta fresca”, la “crouset”, di Vinadio, attraverso un “laboratorio per bambini” (sabato, alle 15) e una “dimostrazione live” per adulti, in programma domenica, dalle 10 alle 18. Un’autentica squisitezza! Che sarà possibile gustare, sabato a cena e domenica a pranzo, nei vari ristoranti locali, in accoppiata con un’ampia offerta di sughi e condimenti. Da leccarsi i baffi!

g. m.

Nelle foto: immagini di repertorio e Mostre “Messaggeri Alati” e l’“Orto segreto”

EarthCARE: una nuova missione satellitare (targata Torino) per capire l’impatto delle nuvole sul clima

Il Politecnico di Torino è tra i protagonisti degli studi scientifici che hanno permesso la realizzazione della missione. Le missioni di ricerca Earth Explorer, realizzate nell’ambito del programma dell’ESA FutureEO, mirano a comprendere la complessità del funzionamento della Terra e l’influenza delle attività umane sui processi naturali

Nella giornata di martedì 28 maggio, nel contesto del prestigioso programma di osservazione della Terra “Earth Explorer” dell’ESA, è stato lanciato dalla base di Vandenberg, in California, il satellite EarthCARE-Earth Cloud Aerosol Radiation Explorer, frutto della collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quella Giapponese (JAXA). La missione, rivoluzionaria nel suo genere, si prefigge di migliorare la comprensione dell’interazione tra nuvole e aerosol nel modificare i bilanci energetici associati al trasporto di onde elettromagnetiche e il ciclo dell’acqua, così da contribuire in modo significativo ad una migliore previsione dell’entità dei cambiamenti climatici e quindi ad ottimizzare le strategie di adattamento e mitigazione del clima.

Tra gli attori coinvolti nella progettazione della missione il Politecnico di Torino, con il gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI che ha partecipato, sotto la guida del professor Alessandro Battaglia, agli studi scientifici per la realizzazione del lancio e che contribuirà alle prossime fasi del progetto. Il professor Battaglia è da anni coinvolto nell’ideazione della missione: dal 2008 si registrano i suoi primi interventi negli studi preliminari di settore e nel 2015 viene ufficializzata la sua nomina a membro dell’ESA Mission Advisory Board per lo sviluppo della missione.

Il satellite EarthCARE, una volta lanciato, ha raggiunto in pochi minuti la sua orbita eliosincrona polare, intorno ai 400 km di altezza. Nel corso dei prossimi gironi cominceranno  i primi test dei 4 strumenti all’avanguardia inseriti al suo interno: un radar atmosferico a 94 GHz con capacità Doppler che permette di profilare nuvole  e precipitazioni e di mappare per la prima volta le velocità verticali delle idrometeore; un lidar che, grazie alla sua risoluzione spettrale, consente di ottenere profili verticali micro e macrofisici di nubi e aerosol riuscendo anche a distinguere i diversi tipi di aerosol; un imager multispettrale (MSI) capace di offrire una mappatura bidimensionale della scena sotto osservazione; e infine un radiometro a banda larga che misura la radiazione solare riflessa e la radiazione infrarossa proveniente dalla Terra.

 

“La missione EarthCARE è uno dei progetti più ambiziosi mai affrontati dall’Agenzia spaziale europea in collaborazione con quella giapponese – ha commentato il professor Alessandro Battaglia – Nonostante le innumerevoli sfide tecnologiche e logistiche, la missione è diventata finalmente operativa. Insieme a colleghi dell’Università di Leicester, UK e McGill in Canada abbiamo lavorato in particolare allo sviluppo del simulatore e agli algoritmi di inversione del radar Doppler a lunghezza d’onda millimetrica. È quindi con trepidazione che aspettiamo i primi dati dopo tanti anni passati a simulare numericamente la risposta degli strumenti sui nostri computer. La tecnologia innovativa del radar che è stato sviluppato dai colleghi giapponesi ci consentirà di misurare per la prima volta il movimento verticale dell’aria in nuvole (e.g. all’interno di celle convettive) e la dimensione di particelle come gocce di pioggia e fiocchi di neve”“Questa missione terrestre – ha concluso Battaglia – è cruciale per meglio caratterizzare le nuvole e i sistemi precipitanti che svolgono un ruolo vitale nel sistema climatico. I risultati della missione potranno inoltre fungere da apripista ad altre missioni spaziali che impiegano radar Doppler millimetrici quali la missione WIVERN, al momento in fase A nello stesso programma Earth Explorer dell’ESA, e nella quale il Politecnico svolge un ruolo di punta”.

Giornata dell’Ambiente, l’impegno di Poste Italiane a Torino

Le Nazioni Unite hanno designato il 5 giugno World Environment Day, per sottolineare l’importanza della protezione e salvaguardia dell’ambiente e Poste Italiane rinnova anche quest’anno il suo impegno con una serie di interventi concreti in provincia di Torino a favore della sostenibilità ambientale e di uno sviluppo eco-compatibile.

Sul fronte delle emissioni di anidride carbonica, Poste Italiane si è impegnata entro il 2025 ad una riduzione del 30% e nel 2030 al raggiungimento della Carbon Neutrality, cioè il bilanciamento tra le emissioni di gas serra generate e quelle riassorbite attraverso il piano di rinnovo della flotta aziendale. Entro la fine del 2024, inoltre, è prevista la totale sostituzione del parco veicoli di Poste Italiane per un totale di 26 mila mezzi green.

Attualmente sono già 516 i mezzi elettrici entrati in funzione in provincia di Torino, pari al 51% dei mezzi totali, di cui 278 nella sola città di Torino pari al 71% dei mezzi in circolazione

Diversi anche gli interventi immobiliari realizzati nel corso di questi ultimi tre anni che hanno portato a un forte efficientamento energetico nella provincia di Torino.

Il progetto Led rappresenta da alcuni anni per le sedi della provincia di Torino uno degli interventi principali per contenere i costi energetici. L’iniziativa prevede la sostituzione negli immobili dei corpi illuminanti con lampade fluorescenti con la tecnologia Led per l’abbattimento (circa il 50%) dei consumi di energia elettrica e il risparmio dei costi di manutenzione legati alla maggior durata in ore dei corpi illuminanti. Il progetto prevede la sostituzione di oltre 300 lampade fluorescenti con i Led in 11 siti postali della provincia.

L’installazione del sistema fotovoltaico fa parte di un progetto di Poste più ampio che prevede l’installazione di impianti con una potenza media di circa 50kWp per un perimetro di potenza complessiva pari a circa 19MWp di picco totali a livello Italia, intervenendo su 400 siti di medie e grandi dimensioni tra cui anche alcuni Centri di Smistamento Postale. Il numero dei pannelli installato da Poste è specifico per ogni impianto fotovoltaico, nel rispetto della taglia degli immobili e delle caratteristiche tecniche.

Nel Nord-Ovest sono stati realizzati per l’anno 2023 l’installazione di 35 impianti di fotovoltaico di cui 20 in provincia di Torino

Anche in provincia di Torino è operativo il progetto “Efficientamento energetico”, che prevede la sostituzione di caldaie, di impianti di climatizzazione, regolazione impianti elettrici e di illuminazione interna ed esterna ed elementi isolanti dell’involucro delle sedi territoriali.