A Cuneo l’arte informale arriva dalle collezioni della GAM – Torino

“Noi continuiamo l’evoluzione dell’arte”

Fino al 20 gennaio 2019

 

Nuova trasferta per la GAM – Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea di Torino che, proseguendo la collaborazione avviata lo scorso anno con la Fondazione CRC ( attraverso la mostra “Io non amo la natura”), ritorna a Cuneo presentando, fino a domenica 20 gennaio dell’anno prossimo, una nuova esposizione collettiva di altissimo interesse dedicata all’arte italiana degli Anni ’50-‘60, con opere tutte appartenenti alle Collezioni del Museo torinese. Ospitata negli spazi del Complesso Monumentale di San Francesco (ex Chiesa di San Francesco), la mostra è curata da Riccardo Passoni, direttore della GAM e titola – citando con avvedutezza le parole del grande Lucio Fontana“Noi continuiamo l’evoluzione dell’arte”. Sessanta le opere esposte, a firma di pittori e scultori tutti attivi negli anni del secondo dopoguerra che in modo esemplare rappresentano il meglio delle esperienze artistiche d’avanguardia riconducibili, in larga parte, alla corrente dell’Informale. Il segno, il gesto, la materia. Esaltati e piegati anche con rutilante vigore al racconto di tempi fuori d’ogni certezza, sono loro gli assi portanti di una nuova produzione artistica che categoricamente si sottrae al figurativo, così come alla rigorosa acquietante geometria dell’arte astratta. Il percorso espositivo s’apre subito con due capolavori: i “tagli” di Lucio Fontana con “Attese”, smalto opaco su tela del ’61 e il “(Grande) Ferro M5” che Alberto Burri realizzò nel ’58 con lamiere di ferro applicate su legno. Si continua poi con opere di altri grandi protagonisti di quell’irripetibile stagione artistica: da Carla Accardi a Giuseppe Capogrossi, passando per il Gruppo degli Otto (Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova) riuniti intorno al critico d’arte Lionello Venturi. Di grande impatto per l’evidente connubio fra scrittura informale e realismo espressionista la “Battaglia” del 61 di Francesco Casorati, così come il “Diario paesano” tempera e collage su tela, sempre del ’61, di Tancredi Parmeggiani, l’unico artista, dopo Jackson Pollok, con cui Peggy Guggenheim strinse un contratto promuovendone l’immagine e l’opera anche a livello museale. E l’iter prosegue con ampia generosità di nomi, senza tralasciare le maggiori esperienze del periodo anche in ambito scultoreo con l’impressionante potenza espressiva dell’orientaleggiante “Leone urlante”, bronzo del ‘56 di Mirko Basaldella (allievo di Arturo Martini e sicuramente fra i maggiori scultori italiani del ‘900), accanto alle opere di Ettore Colla, Pietro Consagra e Nino Franchina via via fino a Franco Garelli, Umberto Mastroianni e Giuseppe Tarantino. “Questa mostra – sottolinea Riccardo Passoni – ci regala l’occasione di investigare su un periodo storico in cui in Italia prende avvio un nuovo percorso di ricerca espressiva. Avremo la possibilità di rileggere in una visione di insieme il ruolo dei protagonisti di quella ricca stagione artistica che si sono affacciati consapevolmente sui nuovi temi e fermenti internazionali”.

Gianni Milani

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“Noi continuiamo l’evoluzione dell’arte”

Complesso Monumentale di San Francesco (ex Chiesa di San Francesco), via Santa Maria 10, Cuneo; tel. 0171/634175

Fino al 20 gennaio 2019

Orari: mart. – dom. 15,30/18,30

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Foto

– Lucio Fontana: “Attese”, smalto opaco su tela con cornice laccata, 1961
– Francesco Casorati: “Battaglia”, olio su tela, 1961
– Tancredi Parmeggiani: “Diario paesano”, tempera e collage su tela, 1961
– Mirko Basaldella: “Leone urlante”, bronzo, 1956