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I teatri torinesi: Teatro Alfieri

Torino e i suoi teatri

1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
6 I teatri torinesi :Teatro Colosseo
7 I teatri torinesi :Teatro Alfieri
8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dell’Opera lirica
10 Il Teatro Regio.

 

7  I teatri torinesi: Teatro Alfieri

“L’estate sta finendo, il caldo se ne va”…
Ferragosto segna il lento ma inesorabile inizio della chiusura degli ombrelloni.
Le afose città da cui siamo scappati ci sogghignano e attendono il nostro ritorno obbligato; anche questa volta l’abbronzatura sbiadirà e prima che il segno del costume scompaia del tutto saremo ormai immersi nel “tran-tran” lavorativo, pronti e solerti nel sognare la prossima e lontanissima estate.
Cosa possiamo fare, cari compatrioti torinesi, per alleviare la noia degli sbuffi del rientro?
Per fortuna la città delle “golose” gozzaniane ci viene in aiuto, offrendoci attività, passatempi e svaghi di cui sarebbe bene approfittare, non solo in questo specifico momento di ripresa della quotidianità, ma durante tutto il resto dell’anno.
Si potrebbe per esempio decidere di andare a teatro.
A Torino ci sono numerosi teatri, più di una decina, e le manifestazioni che si svolgono all’interno delle strutture consentono di soddisfare qualsiasi desiderio: gli amanti della lirica possono recarsi al Teatro Regio, coloro i quali preferiscono il balletto sono invitati ad andare in special modo al Teatro Nuovo e chi ama crogiolarsi nel piacere della prosa può accomodarsi sulle poltroncine vellutate dei teatri Colosseo e Alfieri e altri ancora.
Essenziale per la cultura torinese è il Teatro Stabile, ente di produzione e ospitalità per il teatro di prosa, che si occupa della gestione anche del Carignano, del Gobetti e della Cavallerizza Reale.
Si incastonano tra i grandi nomi delle strutture storiche di Torino molte piccole realtà, costituite da minute e preziose platee, che a loro volta propongono spettacoli di vario genere, dai classici, alle esibizioni sperimentali o avanguardiste; mi preme tuttavia sottolineare la silenziosa importanza di questi luoghi, che non solo contribuiscono ad accrescere il panorama culturale cittadino, ma offrono l’impagabile opportunità agli artisti emergenti di dimostrare il proprio valore, quando questi recitano davanti ad un ristretto ma incuriosito pubblico. Per citare degli esempi, il Valdocco, in via Salerno, il Molo di Lilith, in via Cigliano, l’Alfa Teatro, il salotto dell’operetta, in via Casalborgone, o anche il Cine Teatro Baretti, in via Baretti.
Questo pezzo è dedicato ad una delle principali strutture teatrali della città sabauda, il Teatro Alfieri.

Esso si affaccia sulla ottocentesca Piazza Solferino ed è una delle realtà maggiormente attive e conosciute, insieme ai teatri Regio e Carignano.
L’edificio, quando viene costruito, è pensato per l’esecuzione di rappresentazioni liriche ed equestri, a causa della notevole capienza; in un secondo momento il teatro viene utilizzato per ospitare in prevalenza spettacoli di prosa. Attualmente all’Alfieri si svolgono diversi generi teatrali, dai classici alla drammaturgia contemporanea, dall’operetta al musical.
Inoltre oggi lo stabile conferma la propria nevralgica posizione all’interno della scena culturale torinese, poichè continua ad ospitare numerosi protagonisti del teatro italiano. Tra le diverse personalità che hanno calcato il palcoscenico è opportuno ricordare Vittorio Gassman, Erminio Macario, Wanda Osiris, Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, Gino Bramieri, Giorgio Gaber, Gigi Proietti e molti altri.
La storia dell’Alfieri inizia a metà dell’Ottocento, ed è subito costituita da un ritmato susseguirsi di prime rappresentazioni e spettacoli di successo.
Progetta la struttura l’architetto torinese Barnaba Panizza, figlio d’arte del già noto Lorenzo, a cui si devono l’Ospedale San Giovanni Battista e il Regio Manicomio di Collegno.
Ad appena tre anni dall’inagurazione, avvenuta nel 1855, un incendio devasta lo stabile, che viene celermente ristrutturato e riaperto al pubblico. Dopo una seconda inaugurazione, avvenuta nel 1860, altri tre incendi divampano nel teatro, rendendo obbligatori ulteriori lavori di ristrutturazione che volontariamente seguono le linee originali. Il più evidente segno di continuità con il passato è dato dalla facciata, coronata da un imponente frontone triangolare che permane tuttora. I primi interventi sono diretti dallo stesso Panizza, che nel 1877 ridisegna la sala; segue l’ampliamento dell’ingresso nel 1901 ad opera di Pietro Fenoglio, successivamente nel 1927 il nuovo allestimento è a cura di Eugenio Mollino.
Come altri luoghi torinesi, anche l’Alfieri è duramente colpito dai bombardamenti avvenuti durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; la struttura subisce due volte il violento impatto delle bombe: il 20 novembre 1942 e l’8 dicembre dello stesso anno.

Nel 1949 ulteriori restauri comportano l’ampliamento della platea e l’annessione delle due attuali gallerie.
Per quel che riguarda l’esterno, l’edificio, di alto valore ambientale, si presenta come un chiaro esempio di eclettismo di ritorno, tipico delle architetture novecentesche di prestigio. Particolarmente degna di nota è la facciata ottocentesca della casa, adiacente al teatro, che fa angolo con via Cernaia, progettata nel 1870 e abitata dallo stesso architetto Panizza fino alla morte, avvenuta nel 1895.
Ma non sono solo le mura e le ristrutturazioni architettoniche a costituire la storia di un teatro, bensì gli spettacoli che vi vengono rappresentati al suo interno. Lungi da me propinarvi il lunghissimo elenco di lavori che nel tempo hanno animato la scena dell’Alfieri, ma alcune opere mi pare opportuno segnalarle. Nel 1882 è eseguita la prima assoluta de “Il sortilegio”, di Antonio Scontrino, mentre nel 1888 è la volta de “La Mandragola” di Machiavelli, musicata da Achille Graffigna.
Negli anni Cinquanta del Novecento viene rappresentata la prima assoluta dell’opera eroicomica “Otto Schnaffs” di Sandro Fuga, diretta da Oliviero De Fabritiis. Più o meno nello stesso periodo il cartellone propone diverse prime: “Simon Boccanegra” di Verdi, diretto da Franco Ghione; “Pelléas et Mélisande” di Debussy; “La sposa venduta” di Smetana, diretta sempre da Ghione; “La Traviata” di Verdi diretta da De Fabritiis. Negli anni successivi si eseguono all’Alfieri numerosi altri spettacoli, tra cui di grande successo “La Bohème” di Puccini diretta da Gianandrea Gavazzeni e “Margherita da Cortona” di Licinio Refice.
A partire dalla seconda metà del Novecento è Giuseppe Erba a seguire la gestione dei programmi teatrali. Egli, grazie alle indubbie abilità di impresario, caratterizza gli spettacoli alfieriani in termini di qualità e varietà, ponendo attenzione nell’alternare prosa, performance jazz, teatro classico e operette.
Oggi l’Alfieri è gestito dalla Compagnia Torino Spettacoli, di cui fanno parte anche il Teatro Erba, nato come cinematografo, e il Teatro Gioiello.
Gentili lettori, non c’è molto altro che vi posso raccontare, anche perchè il teatro va vissuto “in prima linea”, non letto o guardato attraverso un monitor.
Quello che ancora mi sento di consigliarvi, è di dare una rapida occhiata all’attuale calendario degli spettacoli e giocare a scegliere quelli che più vi piacciono. Magari la piacevole visione di qualche interessante esibizione renderà più dolce l’attesa della tanto agognata prossima estate.

Alessia Cagnotto

 

 

I teatri torinesi: Teatro Gobetti

Torino e i suoi teatri

1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
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8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dell’Opera lirica
10 Il Teatro Regio.

4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti

La storia del Teatro Gobetti è una storia a “matrioska”, la sua stessa vicenda continene al suo interno almeno altre due narrazioni, inscrivibili ad essa ma di pari importanza. Manteniamo dunque la metafora del tipico “souvenir” russo: la forma più esterna rappresenta la vicenda dell’Accademia Filodrammatica di Torino, a cui si deve la costruzione dell’edificio, la bambolina mediana invece costituisce le attività del Teatro Stabile, di cui il Teatro Gobetti diventa sede ufficiale a partire dagli anni Cinquanta e, infine, il guscio più piccolo e interno è il corrispettivo di un aneddoto sonoro che tange entrambi i contesti appena accennati: è proprio in questo palazzo che è avvenuta la prima esecuzione assoluta del “Canto degli Italiani”, meglio conosciuto come “Inno di Mameli” o “Fratelli d’Italia”, nel novembre del 1847. Approfondiamo dunque questa storia “a cipolla” e iniziamo a sbucciare dall’esterno le vicende, affrontandole una alla volta, senza fretta e senza perder tempo. Tutto inizia nel 1828, quando nasce l’Accademia Filodrammatica di Torino, un’associazione amatoriale di appassionati di arte teatrale; il gruppo decide di utilizzare come propria sede una sala di “Palazzo Pallenzo” – situato nell’attuale via Alfieri- in questo luogo si tengono dibattiti e rappresentazioni teatrali riservate ad un pubblico assai ristretto.
Qualche anno più tardi risulta necessario cambiare sede, così i membri dell’associazione acquistano un terreno in quella che all’epoca era chiamata “Contrada della Posta” – attuale via Rossini- non lontano dai Giardini Reali, e incaricano l’architetto Barnaba Panizza di progettare un edificio da far sorgere proprio in quella zona.

A dirigere i lavori subentra il ticinese Giuseppe Leoni, anche lui abile architetto e membro stesso dell’Accademia. Ci vogliono due anni per ultimare il progetto; nel 1842 il teatro inaugura l’apertura ufficiale, all’evento partecipa anche il principe Vittorio Emanuele II e per l’occasione si eseguono “La Pia dei Tolomei”, tragedia di Carlo Marenco -anche lui membro dell’associazione Filodrammatica- e la commedia di Eugène Scribe, titolata “Una visita a Bedlam”. Il palazzo progettato da Leoni è di stile neoclassico; l’edificio presenta delle proporzioni peculiari, dovute alla specifica conformazione del terreno su cui sorge, originariamente destinato ad accogliere un campo da gioco per la pallacorda.
La facciata dell’immobile di tre piani è costituita da un basamento con tre ingressi, su cui poggiano sei lesene scanalate di ordine corinzio, che si alternano a cinque finestre sormontate da timpani, di cui tre balaustrate in marmo. All’ultimo piano vi era un’incisione ormai non più visibile riportante il nome dell’ “Accademia Filodrammatica”.
Il palazzo era senza dubbio sontuoso ed elegante, così come riporta Pietro Visetti, che descrive il salone riservato all’accoglienza come una “graziosa saletta ottagona appositamente costruita per servire da camera d’aspetto”; Visetti racconta anche di un vestibolo ellittico da cui partiva una importante scala che si collegava al piano superiore, dove c’erano la sala per gli spettacoli e gli spazi di servizio; egli si sofferma anche sul “maestoso proscenio, sorretto da quattro colonne scanalate”, nonchè sul soffitto a cassettoni decorati con “eleganti emblemi musicali rappresentati sui binari di fianco”.

Leoni dunque è stato assai abile nel ricavare da locali decisamente angusti un edificio “impeccabile nella classicità delle proporzioni”.
La compagnia dell’Accademia Filodrammatica si scioglie negli anni Sessanta dell’Ottocento. L’edificio rimane prima inutilizzato, successivamente passa sotto l’amministrazione cittadina, che ne adibisce i locali per le aule del Liceo Musicale, infine, nel 1928, diviene “Casa del soldato”, ossia un centro d’accoglienza e conforto per i militari di stanza in città.
È solo nel secondo dopoguerra che la struttura ritorna alla sua funzione originaria di “teatro”, a seguito della decisione del Comune di dedicare l’edificio al critico e intellettuale antifascista Piero Gobetti.L’inaugurazione del “Teatro Gobetti” ha luogo il 22 dicembre 1945, con la rappresentazione della commedia di Vittorio Bersezio “Le miserie ‘d Monsù Travet”.
A settembre dello stesso anno il Comune affida il teatro a un’associazione formata dal “Piccolo Teatro Eleonora Duse” di Genova e da una compagine cittadina, il gruppo prende il nome di “Piccolo Teatro di Genova e Torino”. A metà degli anni Cinquanta l’edificio è indicato come sede ufficiale del “Piccolo Teatro della Città di Torino”. Per tale occasione viene messa in scena la commedia goldoniana “Gl’innamorati”, affiancata dall’atto unico di Alfred De Musset “Non si può pensare a tutti”.
Il tempo non si arresta, neanche per i fabbricati, così nel 1956 sono necessari diversi interventi di manutenzione. Le modifiche però non sono sufficienti e negli anni Ottanta la struttura non risulta idonea alle norme di sicurezza, il teatro deve dunque affrontare un altro lungo periodo di chiusura.

Solo negli anni Novanta lo stabile viene riaperto, grazie allo stanziamento di diversi fondi approvato dalla giunta comunale; in questi anni sono gli architetti Luigi e Maria De Abate a seguire il cantiere, ultimato solo nel 2001. Questa volta è una commedia di Pirandello, “La ragione degli altri”, a sancire l’inagurazione, (18 aprile 2001). Lo spettacolo è prodotto dalla compagnia del Teatro Stabile di Torino, in collaborazione con il Teatro Stabile dell’Umbria. Nel 2016 proseguono i lavori di restauro, dell’atrio e della “hall”, affidati allo “Studio De Ferrari”.
Ed ecco che senza quasi accorgercene abbiamo cambiato “strato”. Dovremmo dunque trattare ora delle vicende del Teatro Stabile di Torino, che surclassa il Piccolo Teatro nel 1957, dopo la prima vera restaurazione del palazzo. Il Teatro Stabile di Torino è tra i principali enti di produzione e ospitalità per il teatro di prosa a livello italiano ed europeo.
Mi risulta tuttavia rischioso dedicare un intero paragrafo alle vicissitudini dello Stabile, perchè finirei per trascrivere un lunghissimo e monotono elenco di nomi altisonanti che si succedono nelle varie epoche, a partire da Nico Pepe e Gianfranco De Bosio, che dirigono le stagioni teatrali tra gli anni Cinquanta e Sessanta, passando per il turbolento Sessantotto, in cui il nome di riferimento è Giuseppe Bartolucci, per arrivare poi a tempi più recenti, dove è opportuno citare la direzione di Luca Ronconi che, tra i vari allestimenti memorabili, propone una versione “tutta sua” de “Gli ultimi giorni dell’umanità” di Karl Kraus, allestita nella Sala Presse dello stabilimento dismesso di Fiat Lingotto. Non mi dilungherei su questa via dunque, ma prima di arrivare al “nocciolo interno”, tengo a ricordare ancora l’essenziale contributo di Guido Davico Bonino al quale succede Gabriele Lavia. A partire dal 2018 la direzione artistica è affidata a Valerio Binasco.
Siamo così arrivati alla “matrioska” più interna, cuore del metaforico “souvenir”, ma anche del presente articolo. Ho detto fin da subito che un evento particolare contraddistingue le vicissitudini del Tetaro Gobetti e di conseguenza del Teatro Stabile: il teatro, inteso come struttura, è stato sede, nel novembre del 1847, della prima esecuzione assoluta del “Canto degli Italiani”, composto da Goffredo Mameli (Genova,1827-Roma,1849) e musicato dal genovese Michele Novaro, secondo tenore e maestro dei cori dei teatri Regio e Carignano.

Il testo di quello che diventerà “il nostro inno” viene scritto da un giovane Goffredo, sul finire degli anni Quaranta dell’Ottoscento; egli è all’epoca uno studente appassionato ma sopratuttutto un fervente patriota. Le strofe del canto infatti sono pregne non solo dei suoi ideali, ma anche del generale patriottismo diffuso che preannuncia i moti del 1848 e lo scoppio della Prima Guerra di Indipendenza (1848-1849). Il giovine Mameli vuole inizialmente adattare il suo testo a qualche musica già esistente, tuttavia non trova soddisfazione in questi suoi tentativi, così prova a inviare il lavoro a Michele Novaro, il quale ne è subito conquistato e –come alcuni raccontano – si mette a musicarlo la sera stessa in cui gli è arrivato il celebre testo.
Sono sicura che, mentre state leggendo queste righe, già un po’ state canticchiando, magari anche perchè siamo tutti “freschi di ripasso” dopo gli Europei appena terminati.
Mi fa piacere allora continuare a fischiettare il motivo insieme a voi, provando però a rispolverare il significato del testo, specie di quelle parti meno note, perchè generalmente non vengono eseguite. Mano sul cuore e… “Fratelli d’Italia/ L’Italia s’è desta/ dell’elmo di Scipio/ s’è cinta la testa”. Goffredo qui propone un richiamo metaforico alla seconda guerra punica, quando Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano (253-183 a. C.), sconfisse a Zama (202 a.C.) i Cartaginesi guidati da Annibale, il senso è che l’Italia è ormai pronta alla guerra d’indipendenza contro l’Austria.
Proseguiamo, nella seconda strofa si incita la dea Vittoria – immaginata come una bellissima donna dai lunghi capelli – a “porgere la chioma”, il simbolico gesto richiama l’usanza di tagliare i capelli alle schiave in segno di sottomissione, ma in questa quartina Mameli suggerische che nessuno potrà privare la dea dei suoi capelli, nè l’Italia della sua vittoria.
Si parla poi di “coorte”, cioè un’unità di combattimento dell’esercito romano, esattamente la decima parte di una legione. È questa una vera e propria esortazione a impugnare le armi e allontanare l’oppressore straniero.

Nelle successive strofe si legge “Perchè non siam popolo/ perchè siam divisi”, verso che a suon di contrasti con le frasi successive sottolinea il desiderio tutto mazziniano, strenuamente condiviso anche da Goffredo, di unire i sette Stati in favore di una sola repubblica italiana. In altre strofe ancora meno conosciute, si accenna a degli episodi militari, alla battaglia di Legnano (1176) e alla coraggiosa difesa della Repubblica di Firenze che, tra il 12 ottobre del 1529 e il 12 agosto del 1530, viene assediata dall’esercito imperiale di Carlo V d’Asburgo.
Vi è anche la parola “Balilla” (“I bimbi d’Italia/ si chiaman Balilla”) nel nostro inno, ma l’attuale sentore di “politically correct” non ci fa arrivare a tale punto del canto, nè ci permette di capirne il significato. Balilla è il soprannome del mitico fanciullo genovese – probabilmente un certo Giambattista Perasso – che nel dicembre 1746 scaglia la prima pietra contro gli ufficiali della coalizione austro-piemontese, dando così avvio alla rivolta che porta alla liberazione della città. Siamo quasi giunti alla fine, siamo al “suon d’ogni squilla”, ossia di ogni campana; Mameli vuole qui richiamare l’episodio dei “Vespri Siciliani”, quando, il 31 marzo 1282, il lunedì di Pasqua, tutte le campane di Palermo si misero a suonare per incitare il popolo a insorgere contro i francesi.
Chiudiamo infine: “Stringiamci a coorte/ Siam pronti alla morte/ L’Italia chiamò.” Un ultimo invito a combattere, a dare il colpo di grazia all’ “aquila bicipite” degli Asburgo, un incitamento per i popoli oppressi a liberarsi dagli oppressori, gli Italiani dal giogo austriaco, come pure i Polacchi da quello russo (il “cosacco”).
Possiamo ora toglierci la mano dal cuore, felici e fieri di aver cantato fianco a fianco il nostro inno, che sempre ci rende orgogliosi e ci convince fermamente che, parafrasando il detto dazegliano, “oltre ad aver fatto l’Italia abbiamo anche fatto gli italiani”.

Alessia Cagnotto

 

 

 

 

Torino e i suoi teatri. Storia del Teatro: il mondo antico

Torino e i suoi teatri

1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
6 I teatri torinesi :Teatro Colosseo
7 I teatri torinesi :Teatro Alfieri
8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dell’Opera lirica
10 Il Teatro Regio.

 

1 Storia del Teatro: il mondo antico

Per scaramanzia non lo diciamo a voce troppo alta, ma le cose sembra stiano migliorando e si ha la comune impressione che, poco a poco e con le dovute precauzioni, si possa tornare a togliersi qualche sfizio.

Il mese scorso io stessa ho riscoperto il piacere di andare al cinema e, lo ammetto, mi è parso un delizioso diletto dal gusto antico, sedersi – distanziati- sulle poltroncine, osservare le luci che si assopiscono, quell’attimo di buio afono che separa l’inizio della pellicola dall’incessante parlottio delle pubblicità. Le piccole cose dunque non sono poi così tanto piccole: i divertimenti, le passioni, gli “hobbies” fanno parte di noi così come i grandi insegnamenti dei libri e della scuola.
Torino ovviamente offre una molteplicità di scelte non indifferenti per quel che riguarda come trascorrere il tempo libero, le vie del centro brulicano di locali dove sedersi per un aperitivo, le panchine lungo il Po costeggiano il fiume sia per i viandanti affaticati che per le coppiette innamorate e le sale dei cinema sono nuovamente pronte ad accogliere gli amanti della celluloide. Eppure tra i tanti modi di occupare una serata ce n’è uno che talvolta passa in sordina: andare a teatro.
In questo nuovo ciclo di articoli vorrei proprio dedicarmi a raccontarvi qualcosa dei maggiori teatri torinesi, quali il Gobetti, il Carignano o ancora il celeberrimo Teatro Regio, nella speranza – cari lettori- di intrattenervi piacevolmente, di narrarvi qualcosa di nuovo o di cui vi eravate momentaneamente dimenticati e, soprattutto, con l’augurio di spingervi a passare qualche piacevole serata estiva in compagnia di attori e musicisti.

Tuttavia prima di addentrarmi nel vivo dell’argomento, vorrei proporvi una più che breve storia del teatro e dello spettacolo, a partire dalle origini fino alla contemporaneità. Va da sé che la materia è assai vasta, complessa e articolata, tenterò dunque di svolgere l’esposizione nel modo più esaustivo possibile, cercando di non tediarvi con eccessivi cavilli.
Che queste letture siano appunto uno svago, un breve passatempo mentre osservate lo scorrere del fiume o sorseggiate un Martini al Caffè Torino.
La parola “teatro” deriva dal greco “θέατρον” (théatron), “luogo di pubblico spettacolo”, termine che rimanda al verbo “θεάομαι” (theàomai) “guardare”, “essere spettatore” e indica un insieme di diverse discipline che vanno a concretizzarsi nell’esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
Il teatro ha una storia antichissima, pare infatti che ancora prima della tragedia greca fosse praticato nell’antico Egitto, sotto forma del culto dei “Misteri di Osiride”.
Il primo punto da sottolineare è che la “storia del teatro” non equivale alla “storia della drammaturgia” e la “storia dello spettacolo” non è la “storia delle opere”; la “storia del teatro” è invece la materia che mira a ricostruire l’immagine di fenomeni perduti sulla base di diverse testimonianze, che possono comprendere documenti letterari, diretti, indiretti o figurativi, oggetti concreti, come ad esempio vasi su cui è stato rappresentato un attore, fino a prove più astratte come una moderna registrazione televisiva.
Caratteristica essenziale del teatro è l’essere “effimero”. Tale peculiarità viene apprezzata anche da diversi ambiti artistici in quanto “non produce prodotti” così come la “performance”, “l’action painting” o la “body art”, tutte modalità creative che volutamente pongono l’attenzione non sul prodotto artistico finale ma sulle modalità del suo farsi.
Da un punto di vista più storico-artistico e sociologico gli studiosi sono soliti far risalire le origini del teatro ai riti religiosi o alle identificazioni magiche tra l’uomo-attore e l’animale o l’oggetto interpretato, non di meno fanno altresì parte della storia del teatro quelle teatralità diffuse quali le feste o gli spettacoli popolari, alcuni tipi di giochi, le sfilate, le processioni o alcune esibizioni individuali.

Mi pare doveroso – prima di affrontare argomenti più conosciuti- un rapido accenno al teatro dei popoli “primitivi”, per lo più legato ad una periodicità fissa, cioè quella dei cicli stagionali. Tali manifestazioni, a cui partecipa l’intera comunità, diventano strumento essenziale per abolire metaforicamente la netta distinzione tra passato, presente e futuro, a favore di un’esperienza collettiva che coinvolge la storia e il destino del gruppo. Durante queste manifestazioni teatrali-rituali non solo avviene l’insegnamento dei fenomeni naturali attraverso l’azione del “mimo” – l’anziano “mima” ai fanciulli i comportamenti degli animali o le fattezze delle piante- ma si assiste anche alla trasmissione in termini rappresentativi del patrimonio mitico-culturale; questi riti, spesso consistenti in brevi cerimonie, sono soliti avere una medesima struttura, essi sono divisi in tre momenti essenziali: le prove fisiche o psichiche, la manifestazione degli spiriti e la rivelazione agli iniziati che in realtà gli spiriti non sono altro che uomini mascherati.

Pur non dimenticando l’importanza di tali realtà, è necessario sottolineare che la base storica della tradizione teatrale dell’Occidente è da ricercarsi in Grecia nelle rappresentazioni tragiche e comiche dell’Atene del V secolo a.C. Questi spettacoli sono a loro volta connessi a precedenti forme rituali connotate con il termine “ditirambo”, ossia il canto lirico-corale, di cui troviamo testimonianza nella “Poetica” di Aristotele e nelle “Storie” di Erodoto. Da questi testi si evince che il “ditirambo” viene cantato e accompagnato da danze, dunque non si tratta solamente di una forma letteraria bensì di uno spettacolo a tutti gli effetti.
Gli spettacoli tragici in Atene si svolgono in tre periodi dell’anno, durante le “Grandi Dionisie”, le “Lenee” e le “Dionisie rurali”, tutte festività in onore del dio Dioniso; essi hanno luogo in un edificio costruito su una collina, in modo da sfruttarne la pendenza, dotato di una scenografia e di un’orchestra, dove si muove il coro. Peculiarità del teatro greco è il crearsi di una forte simbiosi tra attori e spettatori, il pubblico infatti viene coinvolto in un’esperienza unica, che provoca la “catarsi”, una sorta di purificazione dell’anima. Questo avviene durante l’azione della tragedia, che suscita nello spettatore la necessaria riflessione per liberarsi dagli impulsi e “rinascere purificato”.
Gli spettacoli sono organizzati per conto e sotto la sorveglianza dell’autorità pubblica e sono un vero e proprio concorso (“agone”), al quale vengono ammessi tre poeti finemente selezionati, mentre la cura e le spese della messa in scena sono affidate ai cittadini più abbienti; vengono altresì dati dei premi alla migliore realizzazione scenica, al miglior poeta e al miglior attore.
È Aristotele che sottolinea l’evoluzione architettonica e scenografica del teatro, che si modifica in parallelo a quella degli stilemi scenici della rappresentazione tragica, costituita dal dialogo tra gli attori e il coro, composto da quindici persone a nome dei quali parla il “corifeo”. Tali dialoghi sono in realtà gli “episodi” – i nostri “atti”- intercalati da intermezzi lirici cantati dall’intero coro, gli “stasimi”. Se negli “stasimi” nessun attore è presente, nel momento di maggior tensione drammatica, il “kommòs”, anche l’attore è coinvolto nel canto e nella danza. In principio il dialogo avviene tra il solo attore e il coro, successivamente con Eschilo viene introdotto un secondo attore, infine Sofocle ne aggiungerà un terzo. Ricordiamo subito che tre sono i massimi poeti della tragedia ateniese del V secolo a.C., Eschilo, Sofocle, Euripide.

Con il tempo anche la funzione del coro cambia, perdendo sempre di più il ruolo centrale che aveva in Eschilo; anche l’aspetto stesso degli attori muta, come si può notare se si pensa ai costumi imponenti utilizzati per impersonare i personaggi di Eschilo e li si confronta con gli abiti degli attori sofoclei, vestiti, pare, solamente di stracci (“rakia”).
A tali cambiamenti corrispondono le modifiche architettoniche dell’edificio del teatro. L’aspetto della “cavea”, cioè le gradinate destinate agli spettatori, nel tempo si allontana sempre di più dalla forma originale trapezoidale e assume le sembianze dei teatri arcaici, a pianta a semicircolare.
Secondo tradizione gli spettacoli più antichi, come le tragedie di Tespi, di cui quasi nulla sappiamo, ma che fu considerato l’inventore del genere tragico (VI sec. a.C.) o di Eschilo (come sopra indicato il primo dei tre grandi tragici greci) avvengono su piani distinti, uno per il coro che si trova nell’ “orchestra” (una zona circolare al centro del teatro nel cui mezzo si trova un altare) e l’altro dedicato all’attore, che si muove su una piattaforma – l’equivalente del nostro palcoscenico- innalzata al fondo dell’orchestra e appoggiata a una struttura di sfondo denominata “skenè”, utilizzata sia dagli attori per cambiarsi, sia come vera e propria scenografia. Con Sofocle la “skenè” viene per la prima volta adornata con pitture e motivi architettonici; in seguito sulla “skenè” compare una porta centrale adornata con un protiro e affiancata, a partire dal 450 a.C., da due piccoli edifici aggettanti, detti “paraskenia”. La “skenè” diviene dunque il fulcro dell’azione, anche se il coro continua ad entrare attraverso dei corridoi laterali, le “parodoi”.
La storia della tragedia, ossia del teatro europeo, si apre per noi con il vertice poetico di Eschilo, che – come prima indicato – con l’aumento degli attori da uno a due consente il confronto e l’opposizione di individui e di idee, e riconosce all’organismo drammatico la possibilità di esprimere tutto un mondo di valori. Dal rapporto tra l’ineluttabilità del destino e la responsabilità dell’uomo dell’opera drammatica di Eschilo, alla suprema armonia della tragedia di Sofocle, che si duole della fragilità dell’uomo, a Euripide, che raggiunge l’intensità della più alta poesia, e che comprende lucidamente che la vita ordinaria è pervasa da una umanità degradata, ma tanto più capace di soffrire. Le creature da lui rappresentate guardano dentro di sé, con una introspezione acuta e spietata. Ben a ragione sul suo sepolcro così recita l’epitaffio: “Di Euripide è monumento l’Ellade tutta intera”.

L’invenzione del teatro rappresenta una delle eredità più importanti trasmesse dall’antica Grecia alla civiltà europea.
Dopo la tragedia, non possiamo non accennare alla commedia, di cui si occupa anche Aristotele nell’ultima parte della sua “Poetica”. Vi sono però anche altre fonti, come il filosofo Stagira, il quale racconta che la commedia deriva dagli “exarchontes”, coloro che intonano i canti fallici nel corso dei cortei celebrati in onore di Dioniso, alle cui origini vi erano certamente riti stagionali e di fecondità. Ad Atene le commedie vengono soprattutto rappresentate durante le feste Lenee, tra i mesi di gennaio e febbraio, ma anche in occasione delle Grandi Dionisie, quando una intera giornata è dedicata agli spettacoli comici. Si è soliti dividere la storia della commedia greca in tre fasi: antica, di mezzo e nuova. Della prima fase fa parte la triade citata dal poeta latino Orazio “Eupolis atque Cratinus, Aristofanesque poetae”. In questa fase l’elemento centrale delle commedie è la “parabasi”, una sorta di sfilata del coro e degli attori accompagnata da versi pungenti. Tra i vari autori spicca il nome del grande ateniese Aristofane (V-IV secolo a.C.), a cui si deve la stesura di celebri opere quali “Gli uccelli”, “Lisistrata” o “Pace”; le sue rappresentazioni sono il trionfo della fantasia creatrice, la scena è audacemente lanciata nell’irreale, nel regno del fantasioso, piena di una straordinaria vivacità e della sublimità del comico.
Le tematiche sono disparate, e passano dall’involucro del mito allo studio della realtà, alle disquisizioni sull’uomo e sul suo destino, alle riflessioni sulla politica e sulla società. Proprio perché gli argomenti sono condivisi dalla cittadinanza, non è insolito che il pubblico nel corso degli spettacoli partecipi in prima persona, al punto che si viene ad instaurare un vero e proprio dialogo tra gli attori, il poeta e gli spettatori.

Il totale sovvertimento della struttura formale e dei contenuti drammatici della commedia coincide con la perdita dell’indipendenza politica di Atene e con il conseguente venir meno degli ideali e dei valori legati all’impegno civile degli abitanti; nel 388 a.C. la “polis” ateniese viene sconfitta a Cheronea, e come riflesso le opere degli autori cambiano tono e finiscono per concentrarsi su tematiche legate al quotidiano. È il momento della commedia “nuova”, di cui i massimi esponenti sono Filemone di Soli ( 361-263 a.C.) e soprattutto Menandro (343-291 a.C). Con la commedia “nuova” si stabilizzano due elementi strutturali: l’intreccio e il carattere. Gli episodi sono organizzati secondo uno schema logico che parte da uno squilibrio iniziale e perviene a un equilibrato assetto finale. Ogni personaggio ha un suo tratto psicologico dominate, i “caratteri”. Da un punto di vista scenico scompaiono molti elementi, resta solo la smorfia mimica, accentuata dalle maschere. Lo spazio scenico e la scenografia rimangono dunque simbolici, anticipando un tratto tipico del teatro romano, la cui drammaturgia continua ad essere decisamente legata a rielaborazioni della commedia “nuova”.
Per quel che riguarda il teatro della commedia nella Roma antica, merita fare appena un breve cenno ai suoi due massimi esponenti Plauto (III sec. a C.) e Terenzio (II sec. a.C.), che si rifanno agli autori comici greci. Plauto, dominatore della scena teatrale, capace di smontare il suo modello greco per poi ricomporlo come un insieme coerente e originale, in una lingua di grandissima ricchezza e varietà, sia a livello lessicale che sintattico, un insieme davvero unico e inconfondibile. Della grandezza del poeta è testimonianza anche il celebre epigramma sepolcrale: “Da quando Plauto è morto, la Commedia è in lutto, la scena è rimasta deserta, il Riso, lo Scherzo, il Gioco, e i Ritmi innumerevoli tutti insieme sono scoppiati a piangere (“numeri innumeri simul omnes collacrimarunt”). Diversa dalla vivacità della commedia plautina, la commedia di riflessione di Terenzio, che si rivela stretto seguace del greco Menandro, poggia sulla serietà dei temi e dei personaggi; nella scelta linguistica assume come punto di riferimento la conversazione delle classi colte, con parole scelte, in un tono moderato ed elegante. Egli riprende l’ideale di “humanitas” della cultura filosofica greca e lo rende più corretto, insistendo sui comportamenti che corrispondono alla dignità umana.

I generi teatrali romani sono di importazione greca: la “palliata” (commedia) e la “cothurnata” (tragedia), vi sono poi la “togata” e la “praetexta” cioè commedia e tragedia pensate con un’ambientazione romana, la prima è una forma di spettacolo popolare a cui fanno riferimento anche l’ “atellana” – a cui si accosterà la commedia dell’arte- e il “mimo”, forma di recitazione priva di maschera e considerata estremamente volgare; la seconda, di maggiore levatura, è invece dedicata al portare in scena fatti storici.Tutta romana è anche la “pantomima”, genere che nasce in epoca augustea, in cui un coro o un cantore cantano i passi più belli delle tragedie, mentre un attore con una maschera a tre volti interpreta tutti i personaggi. In tale tipologia di spettacolo non importa più la forma né il contenuto, ma tutto è incentrato sulla gestualità.
Mi pare di essermi dilungata già eccessivamente sul teatro nel mondo classico e non vorrei correre il rischio di annoiarvi, ottenendo il risultato contrario a quello sperato. Tuttavia in chiusura mi piace soffermarmi brevemente su un dettaglio della nostra Torino antica, che anche in ambito teatrale ha qualcosa da mostrarci.

Vi è a Torino infatti il “Teatro romano”, compreso nelle vestigia romane dell’antica “Augusta Taurinorum”; i resti dell’edificio sono visibili nell’area del Parco Archeologico e risalgono al 31 a.C.
Tale edificio è l’unica struttura del Quadrilatero -la parte romana della città- ad averci lasciato numerose testimonianze delle diverse fasi costruttive, rendendo gli studi archeologici leggermente più semplici. L’edifico è rimasto abbandonato e in fase di drammatico decadimento per secoli, fino al 1899, quando, per volere di re Umberto I, finalmente viene riportato alla luce.
Il teatro sorge in quella che anticamente era la parte più agiata della città, circondato da abitazioni patrizie e vicino al “forum”; è stato edificato su un declivio, in modo da sfruttarne il pendio e a ridosso delle mura che circondavano la città, come si evince dal ritrovamento dell’“intervallum”, il camminamento ricavato nello spazio che intercorre tra le mura e gli edifici lì vicino. Esso risulta quindi essere stato parte integrante delle mura urbiche, la parete nord del teatro era probabilmente dotata di torri similari a quelle della “Porta Principalis Dextera”, in cui vi erano gli ingressi che consentivano l’accesso diretto al teatro per coloro che venivano da fuori città.

Il teatro romano torinese, che è uno degli esempi di teatro più piccoli del suo genere, ricorda nella struttura il teatro di Augusta Raurica, l’attuale Basilea.
Originariamente occupava un’intera “insula” ed era costituito da una “cavea” semicircolare realizzata in marmo e da una parete con tre portali che costituiva la “scaena”, che comprendeva anche il “pulpitum”, (il palcoscenico) e i due “parascaenia”; l’ “aulaeum” (il sipario) veniva probabilmente azionato da macchinari in legno ancorati a diversi pozzetti tutt’oggi visibili.
Sappiamo altresì che per ovviare alle intemperie la “cavea” era sovrastata da un “velarium”, una grande copertura in tela che riparava dalla pioggia ma anche dall’eccessivo sole estivo.
Con questo spunto conclusivo spero non solo di aver iniziato ad invogliarvi a “spulciare” quali spettacoli poter vedere in queste sere accaldate, ma mi auguro di avervi incuriosito ad andare a visionare il sito archeologico, poiché studiare e vedere le fonti è sempre il miglior modo per appassionarsi a qualsivoglia argomento. È ora di fermarsi e di riflettere sul fatto che siamo solo noi “moderni” a non sfruttare abbastanza quella che da sempre è stata una delle forme di intrattenimento più apprezzate e diffuse dalla notte dei tempi. È forse ora di smettere di considerare certi passatempi come “troppo lontani da noi” o rivolti solo ad un certo genere di pubblico, la cultura è e deve essere di tutti, così come il teatro.

Alessia Cagnotto

Concerto in “live streaming” dal Teatro Superga di Nichelino

“Nel Salotto Con” Mercoledì 6 gennaio, ore 21

Protagonista il Quintetto di Fiati della Filarmonica del Regio di Torino. In attività da quasi un ventennio, alle spalle molteplici esperienze di collaborazione con le massime istituzioni musicali italiane ed estere e percorsi stilistici che si spingono dal repertorio classico al mondo ricco delle trascrizioni operistiche e sinfoniche fino a spingersi in suggestive incursioni nell’ambito jazzistico, saranno i magnifici cinque del TRT ad esibirsi nel Concerto di Natale in “live streaming” , trasmesso, a chiusura di queste strane festività natalizie, il giorno dell’Epifania, mercoledì 6 gennaio (ore 21) dal Teatro Superga di Nichelino. L’evento rientra nel nuovo format “Nel Salotto Con”www.nelsalottocon.it , ideato facendo di necessità virtù dal “Superga” come “nuovo modo per vivere la cultura in un periodo sospeso senza tenere spoglio il palcoscenico: un servizio di streaming fruibile dal salotto di casa che porta tra le mura domestiche gli spettacoli della stagione trasmessi in diretta su piattaforma dedicata direttamente dal palco del teatro di Nichelino”. I musicisti: Federico  Giarbella(primo flauto al TRT), Alessandro Cammilli (al corno inglese), Luigi Picatto (al clarinetto, strumento che insegna dal ’94 al ’96 al Conservatorio Musicale di Cagliari), Ugo Favaro (primo corno al TRT, nella stagione 2004-2005 supersolista presso l’ “Orchestra dell’Opera” di Nizza) ed Orazio Lodin (dal 2001 fagottista al TRT).

Questo il programma della serata:

Joseph Haydn (1732-1809), Divertimento n.1 in sib maggiore

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), Ouverture da Il Flauto Magico

Gioachino Rossini (1792-1868), Ouverture da Il Barbiere di Siviglia

Johann Strauss jr. (1825-1899), Ouverture da “Il Pipistrello”

A.A.V.V., Christmas’s Medley

Biglietti: Euro 4,99 su Eventbrite

La stagione 2020-2021 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino, firmata dalla co-direzione artistica di Alessio e Fabio Boasi insieme a Claudia Spoto, direttrice del Teatro Colosseo, in collaborazione con Piemonte dal Vivo, protagonista in ambito regionale della diffusione della cultura teatrale nelle differenti dimensioni artistiche che abitano il palcoscenico con l’obiettivo di costruire delle stagioni su misura e vicine alle comunità locali. Per il sesto annoconsecutivo, la gestione e la campagna di comunicazione sono di Reverse Agency all’interno di Sistema Cultura, il concetto dinamico di rete tra tutte le realtà culturali del territorio fortemente voluto dalla Città di Nichelino dal 2015. TSN ha inoltre il sostegno della Fondazione CRT, il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino. Main Sponsor: I Viali.

Info: https://nelsalottocon.itinfo@nelsalottocon.it

g. m.

La stagione del Teatro Superga parte in streaming

“Liberi di viaggiare” IL TEATRO SUPERGA NON SI FERMA con Maurizio Lastrico

“Nel mezzo del casin di nostra vita”: con un titolo quanto mai profetico parte la stagione 2020-2021 del Teatro Superga. In ottemperanza al DPCM in vigore dal 26 ottobre, lo spettacolo di Maurizio Lastrico sarà trasmesso in streaming il 31 ottobre alle ore 21. Contro la chiusura dei teatri, il Teatro Superga vuole aprire simbolicamente le sue porte a un pubblico ancora più vasto, rispetto a quello permesso dalle precedenti normative anti-Covid, e per questo motivo trasmetterà gratuitamente in streaming su piattaforma Zoom dedicata, direttamente dal palco del teatro di Nichelino, il primo appuntamento della stagione. Attraverso i suoi celebri endecasillabi “danteschi”, l’attore-cabarettista Maurizio Lastrico in “Nel mezzo del casin di nostra vita” mescola il tono alto e quello basso, ripercorrendo il meglio del suo repertorio e raccontando con ironia di incidenti quotidiani, di una sfortuna che incombe, di un caos che gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita.

La stagione 2020-2021 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino, firmata dalla co-direzione artistica di Alessio e Fabio Boasi insieme a Claudia Spoto, direttrice del Teatro Colosseo, in collaborazione con Piemonte dal Vivo, protagonista in ambito regionale della diffusione della cultura teatrale nelle differenti dimensioni artistiche che abitano il palcoscenico con l’obiettivo di costruire delle stagioni su misura e vicine alle comunità locali. Per il sesto anno consecutivo, la gestione e la campagna di comunicazione sono di Reverse Agency all’interno di Sistema Cultura, il concetto dinamico di rete tra tutte le realtà culturali del territorio fortemente voluto dalla Città di Nichelino dal 2015.

 

MAURIZIO LASTRICO

 

Nel 1998 Maurizio Lastrico si diploma a Genova come operatore turistico e nello stesso anno vince il premio per la miglior sceneggiatura del cortometraggio “Molto piacere, sono io”, nell’ambito del concorso Cine in Città indetto dal Comune di Genova. Si diploma nel 2006 presso la Scuola del Teatro Stabile di Genova, lavorando in produzioni del teatro stesso. All’attività di attore teatrale affianca quella di comico e cabarettista, esordendo sulle emittenti nazionali nel 2007, nella quarta stagione della trasmissione Camera Café, con il personaggio de “il catatonico”.

Nel 2009 è in onda su Canale 5 a Zelig Off, proponendo una Divina Commedia rivisitata, trattando di temi quotidiani in lingua dantesca. Nello stesso anno fa parte del cast della trasmissione “Grazie al cielo sei qui” su La7. Partecipa inoltre alla trasmissione “Bravo Grazie” su Rai 2 e a “Piloti, sempre” su Rai 2. Collabora con la radio de Il Secolo XIX, Radio 19. Nel gennaio 2010 debutta in prima serata a Zelig. Nell’estate 2010 porta in tournée il suo spettacolo di cabaret “Quando fai qualcosa in giro dimmelo”, che si conclude nei primi mesi del 2011. Torna a far parte del cast di Zelig anche nel 2011 e nel 2012. Nel gennaio 2013 è nel cast della nuova edizione di Zelig. Debutta inoltre il suo nuovo spettacolo teatrale “Facciamo che io ero io”, con la regia di Gioele Dix. In seguito ha un cameo in “Sole a catinelle”, film di Checco Zalone. Il 10 gennaio 2017 debutta nel programma “diMartedì”, condotto da Giovanni Floris su La7, sostituendo Maurizio Crozza. Nel 2017 è anche nel cast di “Tutto può succedere”, in cui interpreta Elia, ex marito di Sara. Nel 2018 è uno dei protagonisti dell’undicesima stagione di “Don Matteo”. Dal 2018 fa parte del cast de “Le Iene” con il monologo finale che chiude la puntata intitolato “Pregiudizio Universale”.

Info

TSN Teatro Superga Nichelino

Via Superga 44, Nichelino

011.6279789 www.teatrosuperga.it

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I dettagli e le modalità del collegamento in streaming verranno pubblicate a breve sui social network e sul sito del Teatro Superga

A teatro “Liberi di viaggiare”

TEATRO SUPERGA “Liberi di viaggiare” Stagione 2020-2021. “Liberi di viaggiare” è un inno al teatro e alla sua capacità di reinventarsi, dopo il lockdown

I 18 spettacoli in programma – 12 in cartellone al Teatro Superga e 6 concerti di lirica e musical a corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi – tra commedie, teatro d’autore, tragedie rivisitate, musical e concerti, sono il mezzo per viaggiare con l’immaginazione, il pensiero e la fantasia. Gli “attori” del viaggio, sono, tra gli altri, Maurizio Lastrico, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Lello Arena, Tullio Solenghi, Corrado d’Elia, Angela Finocchiaro e Daniele Trambusti.

La stagione 2020-2021 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino, firmata dalla co-direzione artistica di Alessio e Fabio Boasi insieme a Claudia Spoto, direttrice del Teatro Colosseo, in collaborazione con Piemonte dal Vivo, protagonista in ambito regionale della diffusione della cultura teatrale nelle differenti dimensioni artistiche che abitano il palcoscenico con l’obiettivo di costruire delle stagioni su misura e vicine alle comunità locali. Per il sesto anno consecutivo, la gestione e la campagna di comunicazione sono di Reverse Agency all’interno di Sistema Cultura, il concetto dinamico di rete tra tutte le realtà culturali del territorio fortemente voluto dalla Città di Nichelino dal 2015.

 

IL CARTELLONE

La stagione 2020-2021 del Teatro Superga riparte con gli spettacoli “sospesi” causa Covid e, in una sorta di continuità, quello che avrebbe dovuto chiudere la stagione precedente aprirà la nuova con un doppio appuntamento, sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre: “Nel mezzo del casin di nostra vita” di Maurizio Lastrico. Attraverso i suoi celebri endecasillabi “danteschi” che mescolano il tono alto e quello basso, l’attore-cabarettista ripercorre il meglio del suo repertorio raccontando con ironia di incidenti quotidiani, di una sfortuna che incombe, di un caos che gode nel distruggere i rari momenti di tranquillità della vita. “Turandò” di domenica 6 dicembre è una reinterpretazione in chiave moderna dell’opera Turandot. Sul palco/podio due sovrani del panorama artistico, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, moltiplicano i loro talenti per alimentare il vero soggetto del racconto: l’enigma. Come le teste degli sfortunati pretendenti la T finale del titolo cade, un accento prende il suo posto per sottolineare la matrice popolare e impertinente di questo spettacolo. Data ancora da definire invece per “Parenti e Serpenti”, l’amara e divertente commedia con Lello Arena che costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.
La programmazione prosegue sabato 12 dicembre con l’arrivo, per la prima volta in Italia, del musical tratto dall’omonimo poema bestseller “Il Gruffalò”. La settimana successiva, il 19 dicembre, Gran Concerto di Natale Wind Orchestra con la Filarmonica San Marco, una delle più promettenti realtà musicali italiane. È nato in quarantena il nuovo spettacolo di Tullio Solenghi ispirato al suo mentore e mito Woody Allen. “Volevo essere Woody Allen”, sul palco martedì 26 gennaio, scritto con Roberto Alinghieri, è uno spettacolo leggero ma mai banale, che trasporta in un mondo di assonanze e convergenze tra l’umorismo del genio d’oltreoceano e l’elegante comicità di Tullio Solenghi. Il mese di febbraio si apre con un progetto artistico avviato con un vero e proprio uomo di teatro a tutto tondo, Corrado d’Elia, attore, regista e drammaturgo, considerato una delle figure più complete dell’attuale panorama teatrale italiano. D’Elia, per un’intera settimana, porta a teatro le sue lezioni-spettacolo per le scuole sui grandi temi della letteratura mettendo anche in scena due spettacoli che mostrano tutta la sua poliedricità. “Dante, Inferno” di giovedì 4 febbraio è uno spettacolo di intensa e autentica suggestione che racconta ed esplora le altezze del vivere poetico ponendo al centro l’uomo e le sue domande fondamentali. “Novecento” di venerdì 5 febbraio (in replica il giorno successivo, sabato 6 febbraio) è la storia incredibile, fantastica e quasi irreale di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista del mondo, nato su una nave e lì vissuto per tutta la vita, senza mai scendere.
Sabato 27 febbraio è il turno di una tragicommedia dell’arte “Don Chisciotte” messa in scena da due improbabili saltimbanchi che tra suoni, lazzi e capriole, fanno divertire in modo intelligente mischiando i generi tra tradizione, teatro d’attore e commedia dell’arte e rileggendoli con originalità. “Topolini, mici e pinguini innamorati” di sabato 6 marzo racconta in modo leggero, ma ricco di aneddoti e informazioni, il repertorio della canzonetta sincopata degli anni Trenta e Quaranta, con un’attenzione particolare al “filone animalista”, a tutti quei brani, cioè, firmati dalle migliori penne della musica del tempo, che avevano per protagonisti gli animali. Una simpatica lezione di storia del costume arricchita da una selezione di divertenti canzoni interpretate dalle Sorelle Marinetti che negli ultimi dieci anni hanno fatto dello swing una missione di vita. Sabato 27 marzo la compagnia Nina’s Drag Queen porta in scena una riscrittura shakespeariana “Queen LeaR”. La tragedia viene riletta in chiave drag queen: al posto del vecchio re c’è ora una “regina” che non sa rinunciare al suo regno fatto di bambole e ricordi, i castelli sono monolocali, le brughiere ospizi e la pazzia demenza senile. Per l’ultimo spettacolo della stagione “Bestia che sei” di venerdì 23 aprile, Angela Finocchiaro e Daniele Trambusti condividono lo stesso palco per un reading a due voci che dà vita ad una sfilata di caratteri surreali e grotteschi in cui i protagonisti sono quegli animali che hanno spesso popolato l’immaginazione dello scrittore bolognese Stefano Benni. Animali veri e fantastici, quotidiani e leggendari, a volte teneri e a volte crudeli, ma soprattutto creature ambigue come gatti diabolici e cani innamorati, ippopotami filosofi, balene sexy, topi cagoni, babonzi e camulli che ricordano che l’homo sapiens è la bestia più ridicola e feroce del cosmo.
Per la rassegna domenicale nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, organizzata in collaborazione con STM – Scuola del Teatro Musicale di Novara e Fondazione Ordine Mauriziano, il Teatro Superga propone tre appuntamenti con concerti antologici della grande lirica per “Lirica a Corte”: Il Trovatore (domenica 7 marzo), Rigoletto (domenica 14 marzo) e Madama Butterfly (domenica 18 aprile); e tre appuntamenti con il musical per “Musical a Corte”: Disney Musical (domenica 21 marzo), I Miserabili (domenica 28 marzo), West Side Stories (domenica 11 aprile).

IL CALENDARIO

Sabato 31 ottobre, ore 21 e domenica 1 novembre, ore 18 e ore 21
Nel mezzo del casin di nostra vita
Con Maurizio Lastrico. Produzione itc 2000. Biglietti da 18 a 30 euro.

Domenica 6 dicembre, ore 21
Turandò
Dal testo di Neil Simon. Con Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Regia di Marta Dalla Via. Produzione Corvino Produzioni. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Sabato 12 dicembre, ore 21
Il Gruffalò
Regia e adattamento teatrale di Manuel Renga; adattamento drammaturgico di Pino Costalunga. Con Stefano Colli, Federica Laganà, Giuseppe Brancato e Elisa Lombardi. Musiche originali di Patrizio Maria D’Artista. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Sabato 19 dicembre, ore 21
Gran Concerto di Natale Wind Orchestra
Con Filarmonica San Marco diretta dal Maestro Matteo Dal Maso. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Martedì 26 gennaio, ore 21
Volevo essere Woody Allen
Di Tullio Solenghi e Roberto Alinghieri. Con Tullio Solenghi, Roberto Alinghieri e Corinna Lo Castro. Regia di Marco Sciaccaluga. Produzione International Music and Arts. Biglietti da 19 a 33 euro, bambini 12 euro.

Giovedì 4 febbraio, ore 21
Dante, Inferno
Progetto e regia di Corrado d’Elia. Con Corrado d’Elia. Produzione Compagnia Corrado d’Elia. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Venerdì 5 febbraio e sabato 6 febbraio, ore 21
Novecento
Di Alessandro Baricco. Diretto e interpretato da Corrado d’Elia. Produzione Compagnia Corrado d’Elia. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Sabato 27 febbraio, ore 21
Don Chisciotte
Soggetto originale di Marco Zoppello. Dialoghi di Carlo Boso e Marzo Zoppello. Interpretazione e regia di Michele Mori e Marco Zoppello. Produzione Stivalaccio Teatro, Teatro Stabile del Veneto. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Sabato 6 marzo, ore 21
Topolini, mici e pinguini innamorati
Con Le Sorelle Marinetti. Interpreti: Nicola Olivieri, Matteo Minerva, Marco Lugli. Direzione musicale del maestro Christian Schmitz. Teatro e regia di Giorgio U. Bozzo. Produzione The Singing Family. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Domenica 7 marzo, ore 19
Lirica a Corte: Il Trovatore
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 30 euro

Domenica 14 marzo, ore 19
Lirica a Corte: Rigoletto
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 30 euro

Domenica 21 marzo, ore 19
Musical a Corte: Disney Musical
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 25 euro.

Sabato 27 marzo, ore 21
Queen LeaR
Scritto da Claire Dowie. Musicato da Enrico Melozzi. Diretto ed interpretato da Nina’s Drag Queens. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Domenica 28 marzo, ore 19
Musical a Corte: I Miserabili
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 25 euro.

Domenica 11 aprile, ore 19
Musical a Corte: West Side Stories
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 25 euro.

Domenica 18 aprile, ore 19
Lirica a Corte: Madama Butterfly
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi. Biglietto unico: 30 euro

Venerdì 23 aprile, ore 21
Bestia che sei
Di Stefano Benni. Reading a due voci con Angela Finocchiaro e Daniele Trambusti. Produzione Agidi srl. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

Data da definire
Parenti e Serpenti
Di Carmine Amoroso. Con Giorgia Trasselli, Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona. Regia di Luciano Melchionna. Produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro. Biglietti da 18 a 30 euro, bambini 12 euro.

BIGLIETTI

Con TSN DINAMICO il Teatro Superga propone prezzi variabili in base al periodo di acquisto e alla quantità di spettacoli scelti in un’unica volta. Per gli spettacoli della sala del Teatro Superga acquistando il singolo biglietto in prevendita si risparmia fino al 20%; a partire da 8 giorni prima della data dello spettacolo, il prezzo diventa “intero”. Inoltre, con la libertà di scegliere tutti i titoli in programmazione, acquistandoli nello stesso momento è possibile risparmiare fino al 40%. I biglietti dei concerti alla Palazzina di Caccia di Stupinigi hanno prezzo unico con posto assegnato, senza scontistica in prevendita, ma con la possibilità di sottoscrivere carnet: 3 concerti Lirica a Corte 72 euro (-20%), 3 concerti Musical a Corte 60 euro (-20%), Carnet a Corte – 3 Lirica a Corte + 3 Musical a Corte 120 euro (-27%).
Hanno diritto al prezzo ridotto i possessori di tessera Abbonamento Musei, Soci SlowFood, Carta loStudio, studenti universitari, over 65, abbonati Teatro Colosseo e Cral Convenzionati. Per gli under 18 residenti a Nichelino, biglietto a 10 euro in galleria (posti limitati).

La biglietteria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19

TSN ha il sostegno di Fondazione CRT, il patrocinio di Regione Piemonte e Città di Torino. Main sponsor: I Viali.

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Info
TSN Teatro Superga Nichelino
Via Superga 44, Nichelino
011.6279789 www.teatrosuperga.it
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Play with Food, il primo festival di teatro e arti performative dedicato al cibo

A Torino, da lunedì 28 settembre a domenica 4 ottobre 2020, è in programma la nuova edizione di Play with Food – La scena del cibo, in Italia il primo e unico festival teatrale interamente dedicato al cibo e alla convivialità, con la direzione artistica di Davide Barbato. Il festival è realizzato grazie al sostegno di Torino Arti Performative e Camera di commercio di Torino, con il Patrocinio della Città di Torino.

Un’edizione importante, che sarà l’occasione per festeggiare il decimo compleanno del festival, nato nel 2010 da un’idea di Davide Barbato per i Cuochivolanti, creato da Davide Barbato e Chiara Cardea (che lo ha co-diretto fino a marzo 2019), e organizzato da Associazione Cuochilab.

Dieci anni di musica, performance, arti visive, cinema, ma soprattutto tanto teatro, intorno al cibo e alla convivialità; un viaggio condiviso con centinaia di affezionati spettatori e tantissimi artisti da tutta Italia, attraverso pensieri, sensi ed emozioni, e ben riassunto dal sottotitolo di questa edizione: Il cuore nello stomaco.

La nuova immagine, opera dell’illustratore Cesco Rossi, racconta perfettamente questa storia: una pietanza fantastica, allo stesso tempo primordiale e futuristica, deliziosa e repellente, enigmatica ed emozionante, così come sono l’arte, il teatro, il cibo; un cuore pulsante, colorato e complicato, come i dieci anni di Play with Food, che hanno visto la partecipazione di artisti come Lella Costa, Frosini / Timpano, I Sacchi di sabbia, Cuocolo / Bosetti, Abbiati / Capuano, Collettivo PirateJenny, Daniele Ninarello, Claudia Caldarano, Irene Russolillo, Fabio Bonelli, Didie Caria, Enrico Ascoli, Fabio Castello, Stivalaccio Teatro, e molti altri.

Sette giorni di spettacoli dal vivo, performance on line, cene teatrali, colazioni cinematografiche, eventi segreti e, come di consueto, molti appuntamenti conviviali: il tutto, naturalmente, rimodulato e organizzato per la più sicura partecipazione del pubblico.

Il festival inizia lunedì 28 settembre alle 19 in un modo davvero inconsueto, con una prima assolutaQuesto non è un tavolo di Chiara Vallini (TO), produzione originale Play with Food, è una performance interattiva per soli 20 spettatori, fruibile esclusivamente on line. Nata dalle sperimentazioni dell’artista durante il lockdown, l’esperienza inizia come una “normale” web chat in cui gli spettatori, come invitati a un aperitivo virtuale, si ritroveranno inaspettatamente coinvolti in un evento misterioso, partecipando alla creazione di un racconto nel quale, gradualmente, presente e passato, finzione e realtà si intrecciano. Un esperimento che permetterà al festival, inoltre, di superare i propri confini cittadini aprendosi potenzialmente al pubblico di tutto il territorio nazionale, e non solo.   Repliche tutte le sere fino al 4 ottobre.

Si torna dal vivo martedì 29 settembre alle 20 al Teatro Astra con la prima regionale di Racconti di zafferano di Maria Pilar Peréz Aspa e ATIR / Teatro Ringhiera (MI). Durante lo spettacolo, in un’atmosfera intima e suggestiva, l’attrice cucinerà una paella di carne, secondo la ricetta dell’epoca cervantina, che sarà poi servita agli spettatori. Tra i fornelli e i profumi della cucina, prenderanno vita pagine memorabili di Cervantes, Proust, Vicent, Montanari, Scarpellini, Montalbán, Fernando de Rojas, pagine che parlano di cibo, di fame, di nutrimento, di ritualità. Appuntamento in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa.

Sempre al Teatro Astra va in scena, mercoledì 30 settembre alle 20, un celebre testo di Annibale Ruccello, Anna Cappelli, qui interpretato da Carlo Massari / C&C Company (BO) in un insolito allestimento che, letteralmente, farà entrare il pubblico nella casa della protagonista, per assistere alla sua comica e grottesca parabola, e scoprire inaspettate e macabre declinazioni del cibo. Prima dello spettacolo, Chiara Cardea legge uno dei racconti pubblicati nel numero speciale di Crack Rivista dedicato a Play with Food, esito della call Abbiamo fame di storie! che conferma la volontà del festival di sostenere e incoraggiare la creatività di scrittori e drammaturghiAperitivo a cura dei food partner del festival. Appuntamento in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa.

Giovedì 1 ottobre alle 20 il festival prosegue al Qubì, un luogo di arte e cucina caro al festival e che lo ha molte volte ospitato nel corso degli anni. In scena Claudio Morici (Roma) con la prima regionale de Il grande carrello, tratto dal libro di Fabio Ciconte e Stefano Liberti. Un’indagine comica e serissima che scompone e mette a nudo la realtà nascosta dietro la distribuzione organizzata: da dove arriva il cibo che vendono i supermercati? Chi ne decide il prezzo e la disposizione sugli scaffali? Perché c’è un certo prodotto piuttosto che un altro? Aperitivo a cura dei Cuochivolanti e dei food partner del festival. L’appuntamento è in collaborazione con Teatro della Caduta e fa parte anche della programmazione di Concentrica 2020.

L’intenso fine settimana del festival inizia venerdì 2 ottobre alle 21 all’Unione Culturale Franco Antonicelli, con un graditissimo ritorno: il Teatro delle Ariette (BO) e il loro storico Teatro da mangiare?, che la compagnia porta a Torino in occasione dei 20 anni dal debutto. Al Teatro da mangiare? si mangia davvero e bene, si mangiano le cose che i contadini-attori del Teatro delle Ariette fanno dal 1989, da quando è cominciata la loro vita in campagna. Seduti attorno a un tavolo, consumando un vero pasto, gli spettatori ascoltano un’appassionante esperienza di teatro fatto fuori dai teatri. Replica sabato 3 ottobre alle 21. L’incontro con le Ariette continuerà domenica 4 ottobre dalle 10 alle 14, sempre all’Unione Culturale, con la masterclass La memoria del cibo, a cura di Per+formare e Progetto Zoran, aperta a tutti, attori professionisti e non.

Anche in questa strana stagione segnata dal distanziamento sociale, non mancherà un appuntamento della serie delle Underground dinner, svolto in piena sicurezza: un evento performativo e conviviale, che si terrà sabato 3 ottobre alle 19 e alle 21.30 in un luogo segreto il cui indirizzo sarà svelato ai soli partecipanti. Protagoniste Patrizia Menichelli (FI) – artista che, dal 1996, fa parte della storica compagnia Teatro de los Sentidos di Barcellona – e la food stylist Claudia Guarducci (FI), con la prima nazionale di The Poetic Dinner: Amalia, ricette senza ingredienti: un’esperienza sensoriale, un viaggio intimo che coinvolge un piccolo gruppo di persone alla scoperta della vera storia di Amalia Moretti Foggia, giornalista e scrittrice nata nel 1872 e nota con lo pseudonimo di Petronilla. Gli ospiti, invitati in un luogo sconosciuto, sono accompagnati a incontrare la storia di Amalia attraverso i cinque sensi, scoprendo memorie, ricordi, impressioni, sogni, oggetti, profumi e piccoli sapori.

Si continua domenica 4 ottobre alle 10.30 con la Cinecolazione, un appuntamento ormai classico per gli spettatori di Play with Food. Anche quest’anno, la colazione cinematografica sarà organizzata in collaborazione con Les Petites Madeleines e ospitato in una delle storiche bocciofile torinesi, l’ASD La Tesoriera.

Il festival chiude in una sede e con un artista di assoluto rilievo: domenica 4 ottobre alle 17.30, al Teatro ColosseoGabriele Vacis (TO) proporrà una Meditazione sul cibo, accompagnato dalle scenofonie di Roberto Tarasco (TO). A partire dal racconto di Karen Blixen Il pranzo di Babette, reso celebre dal film di Gabriel Axel premiato con l’Oscar, Vacis delinea un intenso percorso attraverso miti e ricette, economie e speculazioni, giudizi e pregiudizi su ciò che ci nutre. In occasione dell’evento, un inconsueto Aperitivo Fuorisede, in ironica ma rispettosa applicazione delle normative vigenti: non potendo proporre al pubblico un aperitivo nel foyer del teatro, a causa del distanziamento sociale, i food partner offriranno a tutti gli spettatori una degustazione “in differita” presso i loro punti vendita. L’appuntamento è in collaborazione con Teatro Colosseo e Earthink Festival, ed è sostenuto da Torino Spiritualità.

Non mancano nemmeno quest’anno, per il festival, novità ed eventi speciali.

Sabato 19 settembre alle 21, all’Imbarchino del Valentino, un appuntamento in collaborazione con Associazione Tékhné all’interno dell’edizione 2020 di Earthink festival: in scena L’Impollinatore della compagnia Avatar.

Sabato 3 ottobre dalle 14.30 alle 18, al Circolo dei lettori, un momento di approfondimento e confronto: il convegno Play at Home, a cura del critico e organizzatore Alessandro Iachino, dedicato al teatro d’appartamento, sarà l’occasione per riflettere sulle esperienze nazionali più rilevanti dedicate a questo formato spettacolare, insieme a operatori, artisti e studiosi. Parteciperanno Paola Berselli Stefano Pasquini del Teatro delle Ariette, Patrizia Menichelli e Claudia GuarducciChiara ValliniLaura Valli di Qui e Ora Residenza Teatrale, Rossella Tansini di Stanze, Barbara Ferrato e Lorenzo Barello del Teatro Stabile di Torino. Chiuderà l’incontro un approfondimento di Francesca Serrazanetti, critica e docente al Politecnico di Milano.

Continua inoltre il progetto Abbiamo fame di storie!, condiviso con Crack Rivista e Torino Fringe Festival: la open call, conclusa a luglio, ha portato alla selezione di 5 racconti e 2 monologhi inediti a tema cibo, che sono pubblicati nel numero speciale della rivista in distribuzione digitale durante il festival, e di cui l’attrice Chiara Cardea leggerà un “assaggio” durante la serata del 30 settembre al Teatro Astra. Inoltre, in occasione di Play with Food, parte la seconda call del progetto, per la selezione della compagnia a cui verrà affidata la messa in scena dei due monologhi durante l’edizione 2020 del Torino Fringe Festival (www.tofringe.it/partecipa).

Un’importante azione che ha coinvolto il festival durante il lockdown, in risposta all’emergenza Covid-19 e alla forte incertezza che accomuna molti enti del terzo settore ancor prima della pandemia, è stata la costituzione di una rete informale fra le Associazioni operanti nell’ambito del teatro e delle arti performative e beneficiarie del contributo annuale Torino Arti Performative, oltre ad altri soggetti attivi nello stesso ambito. Le finalità condivise si concretizzeranno in azioni realizzate dai soggetti afferenti la rete che, beneficiari del TAP 2020, si impegnano alla realizzazione di tavoli di lavoro che rafforzino il dialogo con le Istituzioni, oltre alla creazione di un fondo di sostegno solidale ed emergenziale a favore delle realtà torinesi.

Come sempre gli spettacoli saranno accompagnati da momenti conviviali realizzati con la collaborazione dei food sponsor del festival, il “cuore culinario” di Play with Food: alcuni dei Maestri del Gusto Torino e Provincia 2019-2020 (Birrificio San Michele, Boutic Caffè, Green Italy, Enoteca Rabezzana, Pastificio Bolognese), da Agrisalumeria Luiset e dai Cuochivolanti. Per il terzo anno consecutivo, si conferma main sponsor del festival Pastiglie Leone.

L’edizione 2020 è realizzata con il sostegno di Torino Arti Performative e Camera di commercio di Torino, il Patrocinio della Città di Torino e la collaborazione di numerosi partner, tra cui Casa Fools, CMC / Nidodiragno produzioni, Concentrica Spettacoli in Orbita, Crack Rivista, Fondazione Circolo dei Lettori, Earthink Festival, Les Petites Madeleines, Progetto Zoran, Qubì Associazione Culturale, Teatro Colosseo, Teatro della Caduta, Torino Fringe Festival, Torino Spiritualità, TPE Teatro Piemonte Europa, Unione Culturale Franco Antonicelli.

Tutti gli eventi si svolgeranno in ottemperanza delle disposizioni vigenti in tema di contenimento del Covid-19.

Il programma completo e tutte le info sui biglietti sono su www.playwithfood.it.

PRIMA NAZIONALE: Next to Normal al Teatro Superga

superga teatro

La forza dirompente di “Next to Normal”, moderna e innovativa è subito chiara quando – dopo ben 11 nomination – vince 3 premi ai Tony AwardsTM 2009. Nel 2010 vince anche il Premio Pulitzer, diventando così l’ottavo spettacolo musicale della storia a ricevere un premio tanto prestigioso

 

 La nuova direzione artistica del Teatro Superga di Nichelino, Alessio e Fabio Boasi per Reverse e Claudia Spoto, direzione del Teatro Colosseo, per inaugurare la stagione teatrale 2015/’16 ha fortemente voluto il musical “Next to Normal” in scena il 30 e il 31 ottobre, emblema del cambiamento di rotta della direzione artistica verso linguaggi teatrali innovativi. Le tre repliche di “Next to Normal” a Nichelino rappresentano il debutto del tour nazionale del musical, prodotto dalla Scuola di Teatro Musicale di Novara in collaborazione con la Compagnia della Rancia, uniche date nel 2015 dello spettacolo, nato in Piemonte, che, dopo un’anteprima a marzo per gli addetti ai lavori al Teatro Coccia di Novara, sceglie il Teatro Superga per un debutto che lo vedrà nel 2016 in sole altre tre grandi città italiane. Un Musical rivoluzionario nel panorama del Teatro Musicale italiano, in quanto presenta diverse peculiarità nelle tematiche affrontate, un punto di rottura che rende “Next to Normal” un prodotto teatrale innovativo, con caratteristiche distanti dalla tradizione italiana del genere.

 

La forza dirompente di “Next to Normal”, moderna e innovativa è subito chiara quando – dopo ben 11 nomination – vince 3 premi ai Tony AwardsTM 2009. Nel 2010 vince anche il Premio Pulitzer, diventando così l’ottavo spettacolo musicale della storia a ricevere un premio tanto prestigioso. “Next to Normal” nasce nel 1998 come un workshop di 10 minuti dal titolo Feeling Electric; dieci anni dopo, il passo tra la prima rappresentazione Off e la consacrazione a Broadway è breve: lo spettacolo debutta al Booth Theatre nella primavera del 2009. “Next to Normal” accompagna gli spettatori nei meandri della mente umana: una tipica famiglia americana, in cui, a guardar bene, non c’è proprio nulla di normale. Tra un filo sottile di ironia e imprevedibili colpi di scena si fanno largo, con spiazzante modernità, temi che non ci aspetteremmo di trovare in uno spettacolo musicale “tradizionale”: disturbo bipolare, allucinazioni, elettroshock, psicofarmaci, lutti, suicidi – i cui effetti ricadono sulla vita quotidiana di genitori e figli – e il tentativo disperato di vivere una vita “quasi normale”, nonostante tutto. I personaggi di “Next to Normal” – la famiglia Goodman, composta da una madre, un padre, due figli adolescenti, più gli psichiatri e il giovane Henry – si cimentano con la potente teatralità di una partitura musicale pluripremiata, esprimendo un’infinita gamma di sfumature emotive.

 

“Next to Normal” non è tratto da alcun libro o film di successo: è una drammaturgia pensata e scritta per il teatro.

 

 

 

venerdì ore 21:00 – sabato doppia replica ore 16:30 e ore 21:00

 

musica Tom Kitt – liriche e libretto Brian Yorkey

liriche italiane Andrea Ascari

adattamento e regia Marco Iacomelli – supervisione artistica Saverio Marconi

produzione STM in collaborazione con Compagnia della Rancia

interpreti: Francesca Taverni (Diana), Antonello Angiolillo (Dan), Luca Giacomelli Ferrarini (Gabe), Laura Adriani (Natalie), Renato Crudo (Henry), Brian Boccuni (Dr. Madden)

 

Informazioni e prevendite biglietti: Teatro Superga, Via Superga 44 – Nichelino (To)

Nuovo orario di biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 15 alle ore19 biglietteria@teatrosuperga.it | 011.6279789

Acquisto online su www.teatrosuperga.it e prevendite abituali del Circuito Ticketone

 

Al Colosseo Rita is back

“Alla mia età “,” Questo nostro amore”, “La partita di pallone”, la frizzante e briosa “Datemi un martello”. Ma Pel di Carota, con quell’aria sbarazzina che la contraddistingue, interpreterà anche brani di altri grandi della musica italiana come Renato Zero e Loredana Berte

 

rita pavoneQuesta sera al teatro Colosseo l’appuntamento e’ con “Rita is back – live 2014”. La torinese Rita Pavone ricompare sulla scena musicale dopo una lunga assenza e lo fa con un One Woman Show pronta a rivangare i suoi grandi successi del passato in medley.

 

Un vero regalo per i nostalgici degli anni ’60 che potranno rivivere i magici momenti trascorsi ascoltando ” Alla mia età “,” Questo nostro amore”, “La partita di pallone”, sempre in auge per altro per tante mogli e fidanzate, e come non cantare la frizzante e briosa “Datemi un martello”. Ma Pel di Carota, con quell’aria vivace e sbarazzina che la contraddistingue, interpreterà anche brani di altri grandi della musica italiana come Renato Zero e Loredana Berte‘.

 

E per chi desidera trascorrere qualche momento in compagnia della Pavone, in un atmosfera più confidenziale , può assistere all’ incontro organizzato dal Centro Congressi dell’ Unione Industriale di Torino, in via Vincenzo Vela 17, giovedì 21 maggio ore 10,00.

 

Clelia Ventimiglia

 

 

(Foto: www.teatrocolosseo.it)

La coppia Covatta & Albanese al Colosseo: ridendo castigat mores

Sono 6 i gradi centigradi che aumenteranno progressivamente sul nostro pianeta. La trasformazione della società, delle abitudini e dei costumi, fotografata con ironia da Covatta ad ogni grado che aumenta. Esseri ricchi di Umanità, intesa come carrellata di vizi, difetti e punti deboli. Ecco i personaggi di Albanese

giobbe

Chi già lo segue, conosce la sua passione per i numeri, che diventano titolo dello spettacolo e filo conduttore e questa volta tocca al 6, come i gradi centigradi che aumenteranno progressivamente sul nostro pianeta. La trasformazione della società, delle abitudini e dei costumi, fotografata con ironia ad ogni grado che aumenta. Il pianeta sarà diverso da come lo conosciamo, con tutta probabilità sarà meno ospitale ed i nostri discendenti dovranno sopravvivere (secondo l’immaginazione di Giobbe, nella foto) inventando soluzioni per risolvere problemi che noi continuiamo ad ignorare come inquinamento, sovrappopolazione, fonti di energia. La divulgazione scientifica che si traveste da spettacolo comico e satirico per comprendere che la nostra abitudine di rimandare a domani quello che dovrebbe esser fatto oggi…non è poi così saggia!

“6 Gradi”, con Giobbe Covatta. Teatro Colosseo, 31 Gennaio 2014 e 1 Febbraio 2014

Li conosciamo e li amiamo per quello che sono, che fanno, che dicono: i suoi personaggi sono feroce satira di un Paese alla deriva. Sono esseri ricchi di Umanità, intesa come carrellata di vizi, difetti e punti deboli. I suoi personaggi sono vivi, in continua evoluzione in un contesto che cambia: nuovi racconti, nuovi aneddoti per il serafico sommelier, per il disonesto politico, nuove strategie per il Ministro della Paura… ma anche nuova poesia per il tenero Epifanio. Chi non li conosce ancora, li deve incontrare, per provare a non giudicare le persone che si incontrano tutti i giorni. “Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre.” A. Albanese.

“Personaggi”, con Antonio Albanese. Teatro Colosseo, dal 13 al 15 Febbraio 2014