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Chi è Laura Cosa, co-founder e CEO di Impact Hub Torino

Rubrica a cura di ScattoTorino

Non è un coworking nel senso tradizionale, ma un laboratorio per l’imprenditoria che punta su un ecosistema di risorse, opportunità di collaborazione e stimoli per aumentare l’impatto positivo generato sulla società. Fondato da 8 “pionieri” che credono nelle potenzialità di Torino e hanno voluto riportare il modello internazionale già esistente anche all’ombra della Mole, Impact Hub Torino sorge in piazza Teresa Noce 17d negli spazi della ex fabbrica di cavi elettrici Incet. Un quartiere che si sta appropriando di una nuova identità anche grazie a questo luogo in cui hanno sede alcuni dei principali attori dell’open innovation locale. ScattoTorino ha incontrato Laura Cosa, Co-founder e CEO di Impact Hub, che ci ha raccontato qual è il format di questa community che conta 102 sedi tra Europa, Nord e Sud America e oltre 16.000 iscritti. Dopo la laurea cum laude in Finanza conseguita presso l’Università degli Studi di Torino e due esperienze di studio all’estero, in India e in Cina, Laura ha lavorato nel settore della microfinanza, è stata responsabile dello sviluppo di progetti in Italia, Europa e Africa della ONG francese PlaNet Finance (oggi Positive PlaNet) guidata dall’economista Jacques Attali e nel 2013 ha conseguito il diploma di Certified Expert in Microfinance presso la Frankfurt School of Finance & Management.

Impact Hub TorinoCos’è Impact Hub?

“È una rete internazionale, una community di innovatori sociali. Ovvero di spazi che ospitano imprese, investitori, startup, organizzazioni, enti, associazioni e liberi professionisti accomunati dalla volontà di generare un impatto positivo sull’ambiente, sulla società e sul territorio. Ogni sede è interconnessa a livello locale e mondiale per cui possono nascere relazioni professionali sia legate al contesto in cui si opera sia di più ampio respiro”.

Impact Angels invece?

“Si tratta di una membership esclusiva per i Business Angels “ad impatto” cioè quegli investitori che sono interessati ad un target che sviluppa progetti imprenditoriali volti alla sostenibilità e che hanno la possibilità di incontrare delle startup ad alto impatto sociale che vengono selezionate dal nostro network. L’obiettivo è facilitare le relazioni tra questi due protagonisti del mercato che sono connessi tra loro”.

Ci presenti Angels for Women?

“Il club è composto da donne che sostengono l’imprenditoria femminile. In questo caso, così come con gli Impact Angels, siamo guidati dall’obiettivo di portare un cambiamento anche culturale nelle modalità di fare impresa. Oggi purtroppo si tratta di nicchie di mercato, ma l’idea è che in futuro diventino lo standard”.

 

Da chi è composto il team torinese?

Quando abbiamo iniziato eravamo otto giovani che avevano studiato economia, ciascuno con declinazioni professionali diverse e complementari: Marilù Sansone, Davide Moletti, Alessandro Amelotti, Alessandro Straffolino, Alessandro Cappellini, Laura Casale, io e Paolo Russo, che è anche il Presidente. Ci conoscevamo già dai tempi dell’università e dell’AIESEC, l’associazione studentesca internazionale che ha valori affini ai nostri. Oggi Marilù ed io siamo operative full time, mentre altri tre co-founder ci supportano in base alle loro competenze. Abbiamo inoltre dei collaboratori e dei tirocinanti dell’Università di Torino. Per loro è una bella opportunità perché il nostro è un mondo lavorativo diverso da quello tradizionale e infatti abbiamo avuto dei feedback positivi da parte di molti, che hanno definito quella con noi un’esperienza illuminante. Oltre ai fondatori abbiamo una compagine societaria aperta ad altri investitori del territorio che hanno deciso di far parte del progetto e che si occupano di innovazione con un ruolo attivo”.

Quali sono i plus di una struttura fluida come la vostra?

“Questo è un contesto professionale aggregativo perché grazie al coworking è possibile fare networking, trovare delle opportunità di business e confrontarsi quando si lancia un prodotto o un servizio nuovo avendo dei riscontri diretti e immediati. Anche noi di Impact Hub creiamo momenti di incontro e confronto grazie a degli eventi mirati. Di recente, ad esempio, il Relationship Manager di LinkedIn ha tenuto un corso di formazione sul personal branding. Inoltre organizziamo workshop gratuiti con esperti e trattiamo temi come l’innovazione e l’importanza di fare impresa e abbiamo degli strumenti che mettiamo a disposizione dei membri come i programmi di accelerazione e una serie di opportunità agevolate tramite i partner del territorio”.

Impact Hub TorinoChe cos’è la Global Community App?

“Si tratta di una piattaforma virtuale che connette gli oltre 16.000 Hubbers del mondo in cui gli iscritti possono chattare, far parte di gruppi tematici e creare connessioni professionali”.

E l’Impact Hub Passport?

“Chi fa parte della nostra rete può utilizzare gratuitamente, fino a 3 giorni all’anno, una postazione in una delle 102 sedi. Gli iscritti hanno gli stessi valori di condivisione, apertura mentale e professionale e spesso succede che si creino delle sinergie tra loro. In ottica di condivisione, ogni anno il network organizza due gathering: un incontro con i fondatori di Impact Hub di tutto il mondo che si tiene ogni volta in una città diversa; c’è poi un secondo meeting a livello europeo”.

Avete stretto una partnership con l’aeroporto di Torino. Di cosa si tratta?

“Da diverso tempo l’aeroporto ragiona su come trasformare il proprio spazio per essere più funzionale per i viaggiatori e tra i progetti aveva la creazione di location per riunioni o per il business. In questo periodo stiamo esplorando se la partnership funziona perché, dopo la prima fase di indagine sul campo, abbiamo attivato una sala riunioni che era già presente in aeroporto e ne stiamo monitorando l’utilizzo. I risultati sono interessanti e le grandi aziende che hanno manager che si spostano in Europa organizzano qui i meeting. Tra i plus ci sono il parcheggio gratuito e il fast track per accedere più velocemente all’area imbarchi”.

Impact Hub TorinoQuali eventi avete in calendario?

“C’è un palinsesto fisso con dei format che organizziamo con regolarità. Si tratta di incontri per la community: dai workbench mensili gratuiti per gli Hubbers e per gli esterni ai momenti di networking come la Sexy salad: un pranzo dove ognuno porta del cibo e vengono invitati ospiti speciali che presentano il loro progetto, se di valore per il gruppo. A marzo terremo un secondo corso per Business Angels che si svolgerà in 5 serate e interverranno esperti che affronteranno ognuno un tema specifico: da quello giuridico-fiscale alla scelta dell’investimento giusto”.

Fuckup Nights significa?

“È un format innovativo e internazionale nato in Messico ed esportato in più di 300 città. Si tratta di serate informali dove si raccontano storie di fallimento professionale perché tutti ci siamo passati e spesso i migliori successi sono figli di errori. Le storie possono essere di ispirazione, motivazione e condivisione e servono per aiutare gli altri. Tra gli ospiti abbiamo avuto Paola Gianotti, che nel 2012 ha dovuto chiudere l’azienda e si è reinventata decidendo di fare il giro del mondo in bici per battere il Guinness World Record come donna più veloce ad aver circumnavigato il globo. Altri protagonisti sono stati Fabio Zaffagnini geologo e imprenditore che ha fondato Rockin’1000 e Trail Me Up, Augusto Coppola managing director del programma di accelerazione per startup Luiss EnLabs, Francesca Corrado fondatrice della Scuola del fallimento, Alfredo Carlo founder di Housatonic e Gregorio Caporale imprenditore e socio della digital factory torinese Synesthesia. Il prossimo appuntamento è entro giugno e troverete le informazioni su torino.impacthub.net”.

Torino per te è?

“Durante l’università ho fatto delle esperienze all’estero e successivamente ho lavorato a Milano, ma sono tornata a casa perché Torino è l’ideale per creare una realtà di questo tipo. Prima di aprire Impact Hub ci siamo chiesti se avesse senso farlo e la risposta è stata sì perché questa è una città dalle dimensioni perfette per il proliferare delle iniziative dal basso. Abbiamo scelto un quartiere in via di riqualificazione perché ci piace far parte della trasformazione torinese che da città industriale diventa un luogo che punta sull’innovazione”.

Un ricordo legato alla città?

“Nel 2014 siamo partititi con l’idea di portare Impact Hub a Torino e abbiamo cercato una location. All’inizio non è stato facile, ma poi siamo approdati al progetto di riqualificazione della fabbrica di cavi elettrici Incet, che era in disuso, completamente degradata e la piazza di fronte al nostro spazio addirittura non esisteva. Abbiamo seguito tutte le fasi evolutive e oggi, quando entro nella nostra sede, ricordo lo stato di desolazione in cui versavano gli oltre 10.000 metri quadri e sono contenta che, anche grazie a noi, ci sia stato un rinnovamento. Abbiamo compiuto da poco il secondo compleanno e abbiamo voluto festeggiare per restituire ciò che abbiamo fatto in questo periodo, sottolineare cosa siamo e cosa vogliamo fare per il prossimo anno”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto

 

 

Alla ricerca del primo uomo sulla Terra

Appunti di viaggio Lions. Da North Kinangop, Marsabit e Turkana (ex lago Rodolfo)

È terminata con una breve, ma intensa escursione, la missione umanitaria guidata dall’urologo Bruno Frea che si è svolta dall’11 al 30 gennaio e di cui facevano parte, oltre all’Urologo, Simone Agosti, specializzando a Torino, Giulia Garelli, specializzanda a Milano, Erika Palagonìa, specializzanda ad Ancona, Stefano Pagliarini di Ancona Today e il presidente del Club Lions Alba Langhe, Tommaso Lo Russo.

Fra i 51 interventi, sotto la direzione di Bruno Frea, anche quello che ha richiesto una sorta di insediamento di una Commissione Etica per risolvere la problematica di un ermafrodita. Vale a dire, quello di un bambino che presentava, fin dalla nascita, caratteri sessuali sia maschili che femminili.

Questo fenomeno di coesistenza nello stesso soggetto è causato da un’alterazione, rara, che interviene nei processi di differenziazione dei genitali; da tale anomalia consegue lo sviluppo simultaneo di tessuto ovarico e testicolare che, dal punto di vista genetico, definiscono maschi o femmine.

A parte la letteratura che ci riporta casi di ermafroditismo, all’Ospedale di North Kinangop se ne è ripresentato uno (il secondo in dieci anni) e bisognava decidere quale sesso far prevalere, ovviamente, ascoltando la volontà dei genitori, ma calandosi nel contesto locale e indirizzandoli nella scelta. Un complesso problema medico in quanto era abbinato un grave problema di ipospadia ed altre anomalie funzionali. La commissione etica era composta dai genitori dell’ermafrodita, don Sandro, suor Fidelia, Bruno Frea con la sua equipe medica costituita da Simone Agosti, Giulia Garelli, Erika Palagonìa, il giornalista Stefano Pagliarini e il presidente del Club Lions Alba Langhe, Tommaso Lo Russo.

Proprio di quest’ultimo, dato il tessuto sociale ed ambientale, il suggerimento di far prevalere i caratteri maschili. Proposta subito avallata da don Borsa che ampliava le argomentazioni e demandava al professor Frea di illustrarne le soluzioni possibili ai genitori che sarebbero stati i soggetti destinatari dell’ opzione definitiva. Un altro caso emblematico che stupisce è quello che riguardava una donna con un tumore al rene e, a causa di esso, aveva anche sbalzi di pressione altissimi. Nell’immaginario collettivo si pensa che l’urologia sia strettamente ed esclusivamente connessa a problematiche maschili, ma evidentemente non è così!

La mattina di sabato, prestissimo, si partiva alla volta della missione di Laisamis per puntare poi verso Marsabit, località radicata negli albesi in quanto don Tablino, ormai scomparso da tempo, ci aveva intenerito con le sue vicende. Ma nemmeno il suo successore don Mario è più là, a Marsabit, bensì in un’altra missione.

Scartata l’idea di puntare su Marsabit, distante solo 50 km, per via di una mancata presenza albese, la nostra guida delle Piccole Figlie di San Giuseppe, Sorella Anna (foto con cappellino) ci conduceva dalla missione di Laisamis a Turkana, dove, secondo alcune teorie, ci sarebbero stati gli insediamenti dei primi ominidi, ma c’è pure una missione della Congregazione della Consolata e relativo dispensario.

Turkana (ex lago Rodolfo) è un grande lago salato con rispettivo parco e una attrazione da resort che ospita anche un museo del deserto e tramonti particolarmente suggestivi.

Turkana, grande lago salato dell’Africa orientale (8500 km2), è quasi interamente   nel Kenya, ad eccezione di una estrema sezione settentrionale appartenente all’Etiopia. Lungo 250 km circa e largo 50, è situato nella Rift Valley, a 375 m s.l.m., con una profondità massima di 73 m. È occupato da numerose isole vulcaniche disposte lungo l’asse N-S e ci sono i coccodrilli. Riceve grandi immissari a nord, fra cui il maggiore è l’Omo, e altri notevoli a ovest. Il lago non ha emissario, ma, per l’intensa evaporazione la sua superficie, tende a contrarsi. Fu scoperto nel 1888 da Samuel Teleki (origini ungheresi) di Târgu Mures che lo chiamò Rodolfo, in onore del principe ereditario d’Austria.

 

Nella zona nord-orientale del lago, a Koobi Fora, in territorio kenyota, sono state trovate tracce di attività umane risalenti a circa 2,5 milioni di anni fa: si tratta di manufatti (schegge e strumenti su ciottolo di lava), frammenti di ossa di animali e manuporti (pietre di un tipo presente in zone distanti, portate in loco dall’uomo).

 

In base ai fossili attribuiti a questi Ominidi (scheletri completi, crani interi o frammentari, ossa e pezzi di ossa, impronte) i paleoantropologi sono riusciti a ricostruire, sia pure approssimativamente, l’aspetto fisico e il comportamento.

 

Il più antico fra questi reperti è “Millennium Man“, forse l’anello di congiunzione fra gli ominidi e le scimmie antropomorfe e vi spicca il “bambino di Taung nonché la celebre “Lucy“, una femmina bassa e grassottella.

Il tour alla scoperta del primo uomo sulla Terra finisce e si torna a North Kinangop per l’ultimo controllo dei pazienti e poi fare una sosta alla bidonville di Nairobi, visitare un piccolo ospedale condotto dalle Piccole Figlie di San Giuseppe e tornare a casa. Il ritorno a maggio.

Durante   la festa dell’arrivederci, il Lions Club Alba Langhe ha donato, a don Sandro e Suor Fidelia, due orologi che non solo segnassero il tempo che passa, ma scandissero la sintonia che c’è fra Lions e Kinangop e siano espressione di unione e condivisone di intenti.

Ghiaccio Spettacolo festeggia 10 anni di magia

Sono trascorsi dieci anni dall’esordio della Compagnia di Ghiaccio Spettacolo sulla pista del Palasesto di Sesto San Giovanni e, anno dopo anno, il gruppo di ex pattinatori guidati da Andrea Vaturi ha emozionato l’Italia con le sue esibizioni, raccogliendo l’importante eredità di Alessandro De Leonardis, tragicamente scomparso nel 2011, che era stato l’ideatore di “Stars on Ice”, spettacolo estivo di pattinaggio itinerante

Ghiaccio spettacolo celebrerà il decimo compleanno proprio dove tutto è iniziato, sul ghiaccio del Palasesto sabato 1° febbraio con uno show che porterà in scena il meglio di dieci anni di spettacoli.

In “10 Years Celebration Show” si esibiranno le coppie di campioni di danza sul ghiaccio formate da Federica Faiella e Massimo Scali e da Charléne Guignard e Marco Fabbri, la coppia di artistico Nicole Della Monica e Matteo Guarise, i pattinatori Daniel Grassl e Matteo Rizzo, la coppia di pattinaggio acrobatico Alice Velati e Davide Pastore, l’inedita coppia formata dalla campionessa del mondo di danza sul ghiaccio Anna Cappellini e da Ondrej Hotarek, campione di pattinaggio artistico. Scenderà sul ghiaccio del Palasesto la torinese due volte campionessa italiana Giada Russo. Gli atleti saranno accompagnati dalla Band On The Rocks e dalla straordinaria voce Rhythm&Blues di Eric Turner e da tutti i pattinatori che, nel corso degli anni, hanno fatto parte della compagnia.

Una parte del ricavato dello spettacolo sarà devoluta all’Associazione “Il Sogno di Iaia” e destinata al reparto di Oncologia Infantile dell’Ospedale Buzzi di Milano.

“10 Years Celebration Show”, Sabato 1° Febbraio 2020, ore 21 – Palasesto – Piazza 1 Maggio – Sesto San Giovanni (MI) – Biglietti acquistabili su VIVATICKET – www.vivaticket.it.

 

Barbara Castellaro

Braccati dai carabinieri, come nel film cambiano colore all’auto

Intercettata e fermata vettura  con “scrigno segreto” per nascondere la refurtiva

Ispirandosi al film The Jackal, remake del più noto ‘Il giorno dello sciacallo’,  cambiano colore all’auto perché braccati dai carabinieri

 Nuovi particolari emergono dalle indagini dei carabinieri di Chieri in relazione all’arresto effettuato ieri di 2 sinti, di 40 e 46 anni, residenti a Nichelino, che dopo un lungo e rocambolesco inseguimento, sono andati a sbattere contro una recinzione di un’abitazione a Trofarello. Come nel film The Jackal, i due fuggitivi hanno cambiato il colore originale dell’auto con  una pellicola di colore nero.
Dopo un’accurata ispezione del veicolo i carabinieri hanno scoperto che all’interno dell’abitacolo della vettura in uso ai fuggitivi, sotto la plancia posta di fronte al sedile anteriore del lato passeggero, era stato ricavato un vano nascosto, probabilmente per nascondere la refurtiva o  gli arnesi da scasso
Nel corso della perquisizione i Carabinieri hanno rinvenuto:
–          2 apparati radio  rx/tx con auricolare/microfono;
–          1 flessibile a corrente dotato di nr. 12 dischi per tagliare metalli;
–          2 cacciaviti;
–          2 cappellini con visiera;
–          2 scaldacolli;
–          2 paia di guanti in neoprene di colore nero;
–          1 prolunga elettrica di colore nero,
dei quali i due soggetti arrestati non hanno saputo dare una giustificazione e che pochi dubbi lasciano sulle reali intenzioni dei due pregiudicati arrestati ieri.
Anche il giorno prima sempre i carabinieri di Chieri avevano denunciato per  “uso di atto falso e possesso ingiustificato di grimaldelli” altri 2 sinti 30enni, di Asti e Carmagnola, controllati a bordo di una Fiat Panda che presentava entrambe le targhe modificate ( per la precisione una lettera e un numero), mediante l’applicazione di adesivi, alterando la targa originaria; anche in questo caso la perquisizione effettuata dai Carabinieri  consentiva di rinvenire:
–          2 apparati radio rx/tx con auricolare/microfono;
–          2 paia di guanti;
–         2 fasce elastiche/bandana;
–          1 cacciavite;
–          1 metal detector marca “meet”;
–          1 cappello di colore nero.
l’attività di prevenzione dei furti e le indagini dei Carabinieri continuano massicciamente in tutta la provincia, e si invitano i cittadini a segnalare persone, veicoli o situazioni sospette.

Gli esami non finiscono mai: la storia di Mirella Antonione Casale

Torino e le sue donne

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce. 

Con la locuzione “sesso debole” si indica il genere femminile. Una differenza di genere quella insita nell’espressione “sesso debole” che presuppone la condizione subalterna della donna bisognosa della protezione del cosiddetto “sesso forte”, uno stereotipo che ne ha sancito l’esclusione sociale e culturale per secoli. Ma le donne hanno saputo via via conquistare importanti diritti, e farsi spazio in una società da sempre prepotentemente maschilista. A questa “categoria” appartengono  figure di rilievo come Giovanna D’arco, Elisabetta I d’Inghilterra, EmmelinePankhurst, colei  che ha combattuto la battaglia più dura in occidente per i diritti delle donne, Amelia Earhart, pioniera del volo e Valentina Tereskova, prima donna a viaggiare nello spazio. Anche Marie Curie, vincitrice del premio Nobel nel 1911 oltre che prima donna a insegnare alla Sorbona a Parigi, cade sotto tale definizione, così come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack. Rientrano nell’elenco anche Coco Chanel, l’orfana rivoluzionaria che ha stravolto il concetto di stile ed eleganza e Rosa Parks, figura-simbolo del movimento per i diritti civili, o ancora Patty Smith, indimenticabile cantante rock. Il repertorio è decisamente lungo e fitto di nomi di quel “sesso debole” che “non si è addomesticato”, per dirla alla Alda Merini. Donne che non si sono mai arrese, proprio come hanno fatto alcune iconiche figure cinematografiche quali Sarah Connor o Ellen Ripley o, se pensiamo alle più piccole, Mulan.  Coloro i quali sono soliti utilizzare tale perifrasi per intendere il “gentil sesso” sono invitati a cercare nel dizionario l’etimologia della parola “donna”: “domna”, forma sincopata dal latino “domina” = signora, padrona. Non c’è altro da aggiungere. (ac)

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Gli esami non finiscono mai: la storia di Mirella Antonione Casale

“La maestrina della prima inferiore numero tre, quella giovane col viso color di rosa, che ha due belle pozzette nelle guance, e porta una gran penna rossa sul cappellino, e una crocetta di vetro giallo appesa al collo”, così Enrico, alunno di terza classe di una scuola municipale d’Italia, descrive la maestra, nel diario immaginario, che non è altro che il celebre libro “Cuore” di Edmondo De Amicis. Lo scolaro ricorda la donna “sempre allegra”, che “tien la classe allegra, sorride sempre, grida sempre con la sua voce argentina che par che canti, picchiando la bacchetta sul tavolino e battendo le mani per imporre silenzio; poi quando escono, corre come una bimba dietro all’ uno e all’ altro per rimetterli in fila; e a questo tira su il bavero, a quell’altro abbottona il cappotto perché non infreddino; li segue fin sulla strada perché non s’ accapiglino, supplica i parenti che non li castighino a casa e porta delle pastiglie a quei che han la tosse”. L’autore del libro conosce bene l’ambiente scolastico, soprattutto quello delle elementari di via della Cittadella, che frequentano i suoi due figli, conosce anche per davvero la giovane maestra dalla penna rossa, in realtà Eugenia Barruero, un’insegnante umile e modesta che abitava in Largo Montebello 38, e a cui Edmondo si ispira per il suo personaggio indimenticabile. A Eugenia i vecchi torinesi, del sodalizio “i Ragazzi del ’99”, hanno dedicato una targa a sua memoria apposta sulla facciata della casa in cui visse, con incise poche parole,  come a voler dimostrare che di lei non si sarebbero mai dimenticati. Proprio come avviene nella memoria di tutti per il suo incancellabile alter egoletterario. Nel capolavoro di ambientazione torinese il personaggio della maestrina non solo rappresenta il simbolo della giovinezza, ma è anche l’emblema di ciò che per De Amicis è la missione della scuola, ossia di fare gli italiani una volta fatta l’Italia, (per riprendere d’Azeglio), senza distinzioni di censo e di lingua, e di dialetti. Ed è sempre stato questo il compito della scuola, essere quella solida pietra monolitica che infonde cultura e conoscenza, teatro di crescita civile affinché tutti diventino capaci di affrontare il mondo con coscienza critica e responsabilità, essere quell’Istituzione fondamentale in cui da piccoli nessuno vuole mai entrare e della cui importanza ci si accorge sempre dopo. Ed è così che arriviamo alla storia di oggi, che ha per protagonista un’insegnante torinese, una storia ambientata nella scuola e che tratta del diritto all’istruzione per tutti. La scuola nasce elitaria, destinata e riservata ad una ristretta classe sociale altolocata; quando  il sistema cambia si passa ad una fase di modernizzazione, in cui la scuola ha la specifica funzione di socializzazione etico-culturale, per poi giungere alla fase di industrialismo e all’alfabetizzazione di massa. Anche se può sembrare incredibile, fino a non pochi anni fa non tutti hanno potuto usufruire della scuola pubblica, una parte di bambini e ragazzi è rimasta esclusadalle classi “normali”, quasi confinata in strutture e istituti specializzati: si tratta dei disabili. Con il tempo tuttavia anche questa situazione ha incominciato a sbloccarsi. Il primo passo è rappresentato dalla Legge 118/1971, grazie alla quale i disabili lievi possono frequentare le classi comuni, negli anni successivi vengono prese disposizioni affinché alcuni docenti vengano inseriti a supporto degli insegnanti curricolari.

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La prima vittoria si ha con la Legge 517/1977, che approva l’abolizione delle classi differenziali, la seconda, quella più degna di nota, è l’importante Legge 104/1992, Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e per i diritti delle persone con handicap. Alla 104 segue la Legge 170/2010 in cui si trovano le norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico, che sancisce così il diritto per tutti, -abili e diversamente abili-  a partecipare alla vita scolastica ad ogni effetto. Dopo un lungo pellegrinaggio, pare che la scuola sia riuscita ad attuare ciò che l’articolo 34 della Costituzione Italiana proclama già da un bel po’ di anni: “La scuola è aperta a tutti (…) I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Tra le tante personalità che hanno contribuito ai cambiamenti appena citati c’è anche Mirella Antonione Casale, nata a Torino il 12 dicembre del 1925, città in cui vive e lavora fino al pensionamento, nel 1988. Si laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino nel 1949, insegna Materie Letterarie presso la  scuola media, e poi all’istituto tecnico, prima in provincia di Vercelli e successivamente, dal 1955,  a Torino, fino alla partecipazione al concorso a preside di scuola media. La lineare vita di Mirella è destinata a stravolgersi, un evento drammaticamente significante porta la donna ad approcciarsi al mondo con altri occhi: il 1 maggio 1957 nasce la figlia Flavia, che all’età di sei mesi contrae l’influenza “asiatica”; la piccola, dopo febbri fortissime e convulsioni, sviluppa una grave encefalite virale, seguita da coma con previsione di certezza di morte. Dopo un ultimo consulto medico e un nuovo farmaco specifico per i lattanti appena arrivato dall’estero, la bimba riesce a sopravvivere, riportando però gravi conseguenze per le numerose lesioni celebrali. E quando la madre vuole iscrivere la bambina – giunta all’età di sei anni –  a scuola, tutti la rifiutano, tranne gli istituti privati e differenziali. Mirella, però, non si lascia abbattere dalle difficoltà e continua nel suo percorso: dal 1960 viene eletta Consigliere d’Amministrazione, nominata dalla Provincia di Torino, dell’Istituto Buon Pastore (istituto rieducativo per le ragazze difficili, e di sostegno per le ragazze madri). Dal 1972 al 1980 ricopre la carica di Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minori di Torino e dal 1985 al 1999 è Consigliere di maggioranza al Comune di Torre Pellice, dove vive tutt’ora. Dal 1977 al 1982 è  comandata dal Ministero della Pubblica Istruzione presso il Provveditorato agli Studi di Torino per coordinare e seguire l’integrazione scolastica dei disabili. Mirella aveva frequentato, infatti, tra il 1963 e il 1965, un corso biennale di specializzazione dell’Università in Psicologia-Pedagogia e successivamente corsi reiterati di formazione ministeriale. Nel 1968 vince il concorso a preside a Torino, e ottiene la dirigenza scolastica della scuola media Camillo Olivetti dove, qualche anno dopo, in seguito ad un corso d’aggiornamento, inizia in alcune classi la sperimentazione del tempo pieno (sono sei le scuole medie di Torino a iniziare la sperimentazione).

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Fin dal 1971 promuove anche un’altra sperimentazione, che prevede l’inserimento di alunni disabili intellettivi e psicofisici nelle classi comuni del tempo pieno, prima ancora dell’approvazione della Legge istitutiva 517/1977. Dal 1964 è iscritta all’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità) a Torino, ricoprendone nel corso degli anni cariche locali ma anche nazionali. Nel 1988, ormai in pensione, si trasferisce con la famiglia a Torre Pellice, dove pochi mesi dopo fonda con sede locale a Pinerolo l’Associazione ANFFAS-Valli Pinerolesi, nella quale ancora oggi continua a prestare la propria attività come socia, dopo otto anni di presidenza. Nel 1991 scrive “Il bambino handicappato e la scuola” per Bollati Boringhieri, insieme a Pier Angela Peila Castellani e Francesca Saglio. Il libro si basa sull’esperienza e sulla riflessione delle autrici a proposito dell’ambito diagnostico-terapeutico della presa in carico dei bambini con disabilità da parte della scuola, e del loro inserimento all’interno dell’Istituzione. Fino alla primavera 2012 svolge attività di volontariato come componente della Commissione minori e disabili per i piani di zona ed è ancora presente nella Commissione permanente per l‘integrazione scolastica dei disabili. Fa parte della Commissione welfare del comune di Torre Pellice. Per alcuni anni ha partecipato all’accoglienza presso il presidio ospedaliero in aiuto agli utenti, nello specifico degli anziani, per aiutare nel dare informazioni o nella stesura delle domande per esenzioni ticket. Inoltre, con altri volontari di altre associazioni locali, dopo aver frequentato corsi di preparazione, si è occupata del tempo libero degli adulti disabili intellettivi e/o relazionali, organizzando attività teatrali. Ha partecipato, grazie all’AUSER  (Associazione per l’invecchiamento attivo), all’animazione nelle case di riposo per anziani dove tutt’ora si propone come lettrice.

 

Alessia Cagnotto

Treni sicuri, la Polfer assiste i bambini delle scuole

Sempre più numerosi i dirigenti scolastici che nel periodo delle gite scolastiche si rivolgono alla Polfer per avere assistenza nelle delicate fasi di imbarco dei ragazzi sui treni: giovedì 49 tra alunni ed accompagnatori della scuola della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino in viaggio verso Roma, poi due classi della Scuola Primaria Carducci di Alessandria che hanno partecipato alla “Marcia della Pace dei Bambini” nel centro di Torino. La Sezione di Alessandria ne ha curato l’imbarco in sicurezza e personale del Settore Operativo di Porta Nuova è stato pronto ad accoglierli all’arrivo in stazione a Torino.

Questo l’epilogo di un anno scolastico, il 2018/19, che ha visto un incremento dei servizi della Specialità a beneficio delle scuole, con progetti rodati come il Progetto “Train to be cool”, ideato dal Servizio Polizia Ferroviaria per sensibilizzare gli studenti in merito ai comportamenti corretti e improntati alla legalità da tenere in stazione e a bordo treno, magari adattando e sperimentando nuovi format per i bambini delle primarie come ad Alessandria, dove la Sezione Polfer ha tenuto tre giornate di formazione agli alunni di scuole primarie della provincia presso il cineteatro Ambra. Preziosa la collaborazione col Dopo Lavoro Ferroviario che ha messo a disposizione la propria sede e assicurato il trasporto gratuito dei bambini. Varie realtà alessandrine hanno contribuito agli eventi con donazioni di gadget, zainetti, cappellini e dolciumi distribuiti ai più piccoli.
La Polfer alessandrina ha privilegiato un approccio ludico, articolando il percorso formativo in tre moduli: “Sicurezza in ambito ferroviario”, “L’importanza di una mobilità ecosostenibile” e “Sicurezza attraverso conoscenza dei treni e del mondo ferroviario”.
Grande l’interesse nei piccoli sia nel vedere e commentare i video realizzati dal Servizio di Polizia Ferroviaria col contributo della Facoltà di Psicologia dell’Università di Roma, sia nelle escursioni in stazione, sui treni e negli uffici della Sezione di Polfer, dove i bambini hanno potuto vedere da vicino le attrezzature in uso alla Polizia di Stato come la macchina per i rilievi dattiloscopici, i palmari di servizio, i metal detector e le tenute per l’ordine pubblico.

I bambini hanno capito che non bisogna mai attraversare i binari e nemmeno i passaggi a livello quando le sbarre sono abbassate oppure in movimento, mai salire sul treno in corsa e mai usare telefoni cellulari, cuffiette o tablet in prossimità dei binari, senza parlare dei selfie estremi. Hanno imparato a rispettare la “linea gialla” e a capirne il significato. E’ stato spiegato loro che il Capotreno è la prima persona a cui rivolgersi quando si ha bisogno o si ha un problema sul treno e che è lì per aiutare i passeggeri e, se serve, per attivare la Polfer.
Le scuole dell’alessandrino coinvolte, divise per le singole giornate e il numero di bambini e insegnanti che hanno partecipato, per un totale di 460, sono:
– 13.03.2019 Plessi Ferrero, Bovio, De Amicis e Rattazzi con 197 partecipanti;
– 27.03.2019 Plessi Zanzi e Carducci con 152 partecipanti;
– 04.04.2019 Plessi Angelo Custode, Villagio Europa e Felizzano con 111 partecipanti.

Empoli-Torino, i precedenti

La partita Empoli-Torino di questa giornata di campionato (ore 15) sarà il confronto numero 9, in Serie A in casa dei toscani, tra gli empolesi e il Toro: il bilancio vede avanti i padroni di casa, con due vittorie a zero (sei, invece, i pareggi)
 
L’Empoli è, ovviamente, in vantaggio anche nel computo delle reti realizzate: 6-3. Il primo “incrocio” tra le due compagini ha luogo nella stagione 1986-’87 (la prima degli empolesi in massima divisione), alla ventesima giornata (1° marzo 1987), concludendosi col successo dei padroni di casa per 2-0, grazie alle realizzazioni di Francesco “Ciccio” Baiano al 5′ e di Corrado Urbano al 15′. Cinque pareggi nei successivi cinque confronti: allo 0-0 della stagione successiva (ventiseiesima giornata, 17 aprile 1988) fanno seguito l’1-1 del 2002-2003 (sedicesima giornata, 11 gennaio 2003) e tre 0-0 consecutivi, nelle stagioni 2006-2007 (trentatreesima giornata, 22 aprile 2007), 2007-2008 (tredicesima, 25 novembre 2007) e 2014-’15 (quindicesima, 15 dicembre 2014). Gli empolesi tornano alla vittoria nel 2015-’16, con un 2-1 alla trentottesima (ultima) giornata (15 maggio 2016, con rete granata opera di Joel Obi al 56′), mentre nel 2016-’17 si registra un nuovo pareggio: 1-1 alla ventitreesima giornata (5 febbraio 2017), col Toro avanti all’11’ con Andrea Belotti, ma raggiunto al 45′ da un guizzo di Manuel Pucciarelli. Le due compagini si sono, inoltre, affrontate in Toscana anche in Serie B (sei volte) e in Coppa Italia (due). Anche il computo delle sfide in Serie B vede i toscani condurre: quattro vittorie a zero, col “contorno” di due pareggi. I successi empolesi sono il 2-0 del 1996-’97 (quarta giornata, 29 settembre 1996), il 2-1 del 2000-2001 (trentacinquesima, 20 maggio 2001), il 3-0 del 2004-2005 (undicesima, 30 ottobre 2004) e l’1-0 del 2011-’12 (trentatreesima, 31 marzo 2012). I due pareggi sono, invece, lo 0-0 del 2009-2010 (ventitreesima, 22 gennaio 2010) e l’1-1 del 2010-’11 (quarantunesima, 20 maggio 2011, con la realizzazione granata opera di Antimo Iunco al 3′). Il conteggio delle reti vede, quindi, i padroni di casa condurre per 9-2. Ed eccoci alla Coppa Italia, manifestazione nella quale si registra l’unico successo granata in casa degli azzurri di Toscana. L’unica vittoria del Toro sul campo degli empolesi risale, infatti, all’edizione 1984-’85 della Coppa nazionale, per la precisione alla quinta giornata del girone eliminatorio: 1-0, datato 9 settembre 1984, con rete di Leo Junior al 56′. Parità, invece, nel successivo confronto, valido quale gara d’andata del secondo turno dell’edizione 2002-2003: il 26 settembre 2002 termina 1-1, coi padroni di casa a segno al 18′ con Massimiliano Cappellini, ma raggiunti al 91′ da Simone Vergassola. I due confronti di Coppa, quindi, vedono il Torino imbattuto, con una vittoria e un pareggio, con due reti realizzate e una sola subita. In totale, tra Serie A, Serie B e Coppa Italia, in quel di Empoli si contano 16 confronti tra azzurri e granata, coi toscani nettamente avanti: 6 vittorie, contro l’unica dei torinisti (9, invece, i pareggi). Gli empolesi conducono largamente anche nel conteggio delle marcature: 16-7.

Giuseppe Livraghi

Rapina e sequestro di persona: due arresti

Sono stati intensificati i controlli dei Carabinieri di Torino in tutto il territorio della Città Metropolitana, con finalità sia di prevenzione che di contrasto ad ogni forma di illegalità, durante il primo ponte delle festività pasquali che si concluderanno mercoledì primo maggio”
L’attività dei militari dell’Arma ha già consentito, nelle ultime ore, di arrestare due stranieri (1 serbo e 1 croato), di 37 e 57 anni,  in Italia senza fissa dimora, per rapina con sequestro di persona. È accaduto nel capoluogo piemontese, in via Buniva nei confronti del custode della Scuola Elementare “Leone Fontana”. I due rapinatori stranieri, con i volti coperti da sciarpa e cappellini, dopo essersi introdotti nell’abitazione del complesso scolastico, hanno minacciato il custode per poi immobilizzarlo a letto con delle fascette e rubargli un orologio, una radio portatile, denaro contante e telefoni cellulari custoditi in casa. La moglie del custode, prima che i malviventi si accorgessero della sua presenza nell’appartamento, è riuscita a scappare in strada e a chiedere aiuto a una pattuglia in transito della Compagnia Torino San Carlo, attirata dalle grida della donna. I due stranieri si sono dati ad una inutile fuga, perché sono stati subito rintracciati e bloccati dai carabinieri. Recuperata parte della refurtiva. A poche ore di distanza, nel quartiere Mirafiori, un albanese di 31 anni è stato invece arrestato dai carabinieri della locale Compagnia per detenzione illegale di armi e munizioni, nonché per ricettazione. Nelle sua abitazione i militari hanno trovato una pistola SIG Sauer cal. 7,65, di fabbricazione clandestina, completa di 3 caricatori e 28 pallottole. L’arma sarà inviata al Ris di Parma per verificarne l’utilizzo in recenti episodi delittuosi occorsi nell’hinterland. Infine, tre giovanissimi pusher ghanesi arrestati sono il bilancio di un blitz antidroga operato in borghese dai carabinieri della Compagnia di Torino Oltre Dora tra via Montanaro e via Scarlatti. Decine le dosi di eroina e cocaina sequestrate.

M.iar.

Anarchici, otto denunciati. Sequestrati coltelli, passamontagna, caschi

In occasione della manifestazione anarchica internazionale che si sta tenendo a Torino, nella mattinata sono state denunciate altre 8 persone
In via Cimarosa, 4 cittadini francesi di 32, 31, 29 e 25 anni sono stati denunciati in stato di libertà per porto di armi o oggetti atti a offendere. Per lo stesso reato, sono stati anche denunciati una cittadina olandese di 34 anni e un cittadino belga di 28 anni, entrambi fermati in piazza Sofia. In via Tollegno, invece, è stata fermata una cittadina italiana di 25 anni, denunciata poi per resistenza aggravata e porto di armi o oggetti atti a offendere. In via Pavia angolo via Alessandria è stato, invece, fermato e denunciato un cittadino italiano di 30 anni sempre per il porto di armi o oggetti atti a offendere.
Nel corso dell’attività è stato acquisito e sequestrato il seguente materiale:
2 coltelli;
2 occhiali da piscina;
2 passamontagna;
3 k-way;
2 parastinchi;
4 paio di guanti;
1 sciarpa;
2 lampadina frontale;
1 confezione di gastroprotettore;
11 barattoli di smalto;
1 cuffia da piscina di colore nero;
25 bombolette di vernice spray;
14 fialette di vetro di solfato di ammonio utilizzato per alleviare gli effetti dei lacrimogeni;
3 fiale di plastica da 5 ml contenenti cloruro di sodio;
1 paio di occhiali da sole;
2 pantalone in nylon;
1 scaldacollo in pile nero;
1 casco;
4 maschere da sci/sub;
1 maschera da snowboard;
1 paio di occhialini in plastica;

24 bende mediche; 5 rotoli di garza elastica; 2 mascherine in tessuto; 26 soluzioni fisiologiche; 1 bomboletta di ghiaccio spray; 1 flacone di soluzione cutanea contro bruciature; varie garze mediche; 1 flacone di acqua ossigenata; 1 confezione di antidolorifici; 5 paia di guanti in lattice;
1 pantalone da moto nero;
1 paio di guanti da moto;
1 tuta blu;
1 maglia da lavoro;
1 paracollo;
2 cappellini.
Il Questore di Torino ha emesso altri tre fogli di via dal capoluogo piemontese. Complessivamente, sono 4 le persone arrestate, 9 quelle denunciate in stato di libertà e 8 i fogli di via emessi.
 

Ferocia inaudita da parte di ragazzini per rubare 5 euro

DALLA LOMBARDIA 
Ferocia e violenza solo per rubare, come è successo, un cappellino o  5 euro. Il giudice: “Le modalità con le quali sono stati compiuti i reati denotano una particolare ferocia del gruppo, che ha agito come un vero e proprio branco”. Il gip dei minorenni di Milano  ha disposto il carcere  per ragazzini e per quattro  la misura cautelare del collocamento in comunità, per diversi episodi di percosse,  minacce, rapine nella zona di Abbiategrasso.