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Clinica dentale Cappellin, prima Società Benefit odontoiatrica

La prima  in Italia, inaugura la sua nuova sede torinese al 12° piano di Palazzo Lancia, con 8 unità operative su oltre 500mq di superficie.

Nel cuore della città sabauda, apre un nuovo centro di riferimento di eccellenza, guidato dal prof. Mario R. Cappellin, dove professionisti si avvalgono delle tecnologie più innovative e all’avanguardia. Il team di lavoro della Clinica può contare oggi su oltre 60 professionisti che lavorano da oltre 12 anni nella sede di Pinerolo (oltre 1.200mq di superficie su quattro piani, con 14 unità operative e un laboratorio in esclusiva con le migliori tecnologie digitali).

La filosofia aziendale è caratterizzata da investimenti costanti per favorire una crescita delle risorse umane, non solo mediante una formazione tecnica che tenda all’eccellenza, ma soprattutto nel creare le condizioni affinché portare il proprio personale contributo di valore per il benessere dell’intero team.

La Clinica dentale Cappellin non è solo un’eccellenza nel campo dell’odontoiatria, è una società Benefit, la prima in Italia del settore. A differenza di una normale società a fine di lucro lo scopo ultimo di una Società benefit non è esclusivamente il profitto, bensì il benessere di chi ne fa parte e ne riceve i servizi: il guadagno non è più il fine della società stessa, ma un mezzo per raggiungere fini sociali, in un delicato e armonico equilibrio fra un’attività economica imprenditoriale e una positiva ricaduta sociale sui dipendenti, sugli utenti e sulla comunità in cui l’azienda è inserita.

Al supermercato per rubare con cappotto, occhiali da sole e cappellino

Effettua un furto ma viene scoperta: arrestata dalla Polizia di Stato

E’ entrata lo scorso venerdì pomeriggio all’interno di un supermercato di via della Robbia, calzando un cappellino di paglia, degli occhiali da sole, la mascherina e un cappotto: Gli addetti dell’esercizio commerciale vedevano la donna prelevare alcuni prodotti dagli scaffali e nasconderli sotto il lungo cappotto; dopodiché, oltrepassava le casse e spostava un espositore piazzandolo dietro di sé al fine di garantirsi la fuga più agevolmente.  Una dipendente del supermercato riusciva, però, a raggiungerla e la invitava a riconsegnare la merce sottratta. La donna, per tutta risposta, dopo aver gettato gli oggetti all’interno di un bidone, la graffiava alle braccia e la spintonava. Un secondo dipendente riusciva a seguire la rea mettendosi in contatto con le forze dell’ordine. Personale della Polizia di Stato della Squadra Volante e del Comm.to San Paolo intercettava la donna in corso Francia angolo Brunelleschi e la fermava. Si tratta di una trentaduenne di nazionalità francese; è stata arrestata per tentata rapina.

Cerca di rubare giubbotto e cappellino: arrestato

È accaduto venerdì pomeriggio, intorno alle 16.30, quando gli agenti della Squadra Volante sono intervenuti alla Rinascente di via Lagrange dopo che un cittadino cinese di 57 anni era stato fermato da personale dell’attività commerciale.

L’uomo era stato notato occultare sotto ai propri indumenti un giubbotto smanicato e un cappellino. Tuttavia, nonostante lo straniero avesse eliminato le etichette e una placca antitaccheggio, superate le colonnine il sistema dei sensori sonori si era attivato, fatto che aveva portato gli addetti alla sicurezza a fermarlo. L’uomo è stato poi arrestato per tentato furto aggravato

Forza Italia, il ritorno di Daniele Cantore

Il rientro nel partito annunciato durante l’incontro con Stefania Craxi a Torino


Giovedì 11 dicembre nella sede di Forza Italia, alla presenza del Coordinatore Regionale Ministro Paolo Zangrillo, del Vicecoordinatore Regionale Sen. Roberto Rosso e del Segretario Cittadino Marco Fontana, del presidente della Regione Alberto Cirio e con la presenza della Sen. Stefania Craxi presidente della Commissione Affari Esteri e Difesa del Senato quale autorevole testimone e amica, Daniele Cantore con tutti i membri del coordinamento regionale di Alternativa Popolare Piemonte, con gli aderenti all’associazione “Italia Riformista” e all’associazione (già federata ad AP) “Comunità Territoriali d’Europa” è ritornato in Forza Italia. Con lui oltre ai dirigenti regionali e provinciali di AP e agli iscritti, sono rientrati o entrati anche alcuni amministratori locali. Erano presenti circa un centinaio di persone arrivate per arricchire la casa di FI.

Cantore ha dichiarato: “per un socialista liberale Craxiano, riformista, moderato Forza Italia è l’unico spazio per potersi esprimere e rimanere uomini liberi. Mi sono confrontato con gli amici di AP, che ho costruito io sul Piemonte, e delle due associazioni e con loro abbiamo condiviso questo convincimento. Il nostro è un nutrito gruppo di cittadini che provengono da tutte le fasce sociali, attenti ai bisogni dei più deboli ma anche a valorizzare i meriti delle persone che impegnano intelligenza e cultura per costruire il futuro della nostra società”.

Daniele Cantore è stato Segretario Nazionale dei Giovani Socialisti; segretario della Federazione del PSI di Torino, grazie anche al suo contributo è stata eletta Sindaco di Torino la prima donna e la prima socialista, l’Avv. Maria Magnani Noja; è stato Assessore Regionale e capo delegazione in Giunta per il PSI al commercio, sport, turismo, parchi, polizia locale e altre deleghe; è entrato in Forza Italia, è stato Capogruppo di FI nel Consiglio Comunale della Città di Torino per due consigliature e Consigliere Regionale del Piemonte, sempre per due consigliature, nella prima presidente della Commissione Ambiente.

 

Daniele Cantore, il percorso politico 


Daniele
Cantore nasce a Torino il 12 gennaio 1954. Il padre, Riccardo, nato a Chiusa San Michele nel 1919 e morto nel 2002, socialista e sindaco del paese dopo la Liberazione nel 1945 e poi per tre mandati negli anni ’70, è stato un imprenditore e la madre, Nelida Ravina, nata a Torino nel 1921 e morta nel 2015, è stata una docente di pianoforte.

Daniele, figlio unico, consegue la maturità classica dai padri gesuiti dell’Istituto Sociale di Torino nel 1973 e successivamente si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino.

Dal 1970 a oggi si dedica all’attività politica e svolge l’attività di libero professionista, amministrando negli anni due società di servizi per le aziende; è inoltre giornalista pubblicista.

Nel 1984 sposa Patrizia Ferrero, nata a Torino nel 1956, casalinga. Dal matrimonio nascono tre figli, Riccardo, nato nel 1986, di professione imprenditore (e Sindaco di Chiusa di San Michele dal giugno 2024), Andrea, nato nel 1988, di professione manager pubblicitario e Carlo, nato nel 1990, imprenditore.

Cattolico e di ispirazione socialista liberale, si iscrive al PSI nel 1972 (vi rimarrà fino al 1994), in Valle di Susa, dove milita, fino al 1980, nella Sinistra socialista (facendo riferimento alla componente lombardiana guidata in Piemonte da Nerio Nesi)insieme a una nuova leva di socialisti valsusini; tra il 1974 ed il 1979 è vicesegretario di zona, durante la segreteria di Ercole Pent.

Nel 1975 fonda con Padre Gianni Baget Bozzo la scuola popolare “Centro Storico” per consentire ai figli di famiglie disagiate di conseguire la licenza di terza media. La scuola è gratuita e insieme alla moglie Patrizia insegnano italiano, storia e scienze,matematica.

Nel 1979 si candida alla Camera dei deputati, con una candidatura di servizio ottenendo quasi duemila voti.

Nel 1980 viene nominato responsabile per il Piemonte del Tribunale del malato, fondato da Giovanni Moro (figlio di Aldo Moro).

Nel 1980 aderisce alla componente craxiana di Giusi La Ganga, di cui diviene uno dei giovani ed emergenti collaboratori.

E’ segretario provinciale della Federazione Giovanile Socialista di Torino tra il 1979 ed il 1982, quando viene eletto presidente nazionale della FGS (fino al 1985), entrando anche nella direzione nazionale del PSI. Farà anche più volte parte dell’Assemblea nazionale del PSI.

Nel 1982, durante la sua segreteria provinciale, prepara e gestisce il passaggio della Gioventù Liberale (quasi tutta) nella Federazione Giovanile Socialista di Torino. Confluiranno giovani capaci e brillanti che faranno importanti carriere professionali e politiche.

Nel 1982 alle elezioni universitarie di Torino viene eletto membro del Consiglio di amministrazione dell’Università, in una lista di sinistra.

Nel periodo 1980/82 è responsabile cultura della Federazione provinciale PSI di Torino; nel periodo 1982/84 è responsabile organizzazione della Federazione provinciale PSI di Torino; nel periodo 1984/85 è responsabile enti locali della stessa Federazione provinciale; nel periodo 1985/90 è segretario della Federazione provinciale di Torino, a lui, in intesa con Bettino Craxi, si deve l’elezione nel 1987 di Maria Magnani Noya prima donna Sindaco di Torino e prima donna Sindaco socialista d’Italia. Nel periodo della sua segreteria organizza, dopo tanti anni, due feste Nazionali dell’Avanti al Palavela di Torino, con grande partecipazione di iscritti e cittadini; nel 1988 chiusa da Claudio Martelli e nel 1989 chiusa da Bettino Craxi.

Introduce per primo, nel territorio della federazione provinciale di Torino, il rapporto abitanti iscritti nel tesseramento che porta a emarginare i signori delle tessere.

Dal 1986 al 1990 fa parte del consiglio di amministrazione della Sitaf.

Nel mandato 1985/90 è eletto consigliere comunale per il PSI a Grugliasco; nel mandato 1990/95 è eletto consigliere comunale a Sauze d’Oulx, in una lista civica progressista e fa parte anche del Consiglio della Comunità Montana Alta Valle Susa, in rappresentanza della minoranza di Sauze d’Oulx.

Nel mandato 1990/95 è eletto consigliere regionale, con ventiseimila voti di preferenza, nella lista PSI e svolge il ruolo di capo delegazione in Giunta e il ruolo di assessore al Turismo, Sport, Commercio, Artigianato, Parchi, Cave e Acque Minerali, Caccia e Pesca, Polizia Locale (fino al 1994), nella giunta di pentapartito guidata dal democristiano Giampaolo Brizio; nel 1994/95 aderisce al neocostituito gruppo consiliare dei Laburisti e viene eletto presidente della commissione Statuto.

Nel 1995 si iscrive a Forza Italia alla quale successivamente aderiranno anche Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto e altri socialisti e costituiranno la componente socialista all’interno del partito e diventa responsabile regionale dei Clubs.

Nel mandato 1997/2001 è eletto consigliere comunale di Torino nella lista di Forza Italia e svolge il ruolo di capogruppo, in opposizione al sindaco Valentino Castellani.

Nel mandato 2000/05 viene eletto consigliere regionale, come esponente di Forza Italia nel listino maggioritario del presidente Enzo Ghigo e svolge il ruolo di presidente della commissione ambiente.

Nel periodo 2004/06 è consigliere comunale a Chiusa San Michele, eletto in una lista civica e fa parte del consiglio della Comunità Montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia, in rappresentanza della minoranza di Chiusa San Michele.

Nel mandato 2006/11 viene rieletto consigliere comunale di Torino, nella lista di Forza Italia e svolge ancora il ruolo di capogruppo e di capo della minoranza, in opposizione al sindaco Sergio Chiamparino.

Nel 2007 fonda l’Associazione Culturale “Italia Riformista” della quale diviene Presidente con la Senatrice Margherita Boniver Presidente Onorario.

Nel 2010, viene eletto per la terza volta Consigliere Regionale con la lista PDL/Popolo delle Libertà (partito nato dalla fusione tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale).

Nel 2013 aderisce e si iscrive al NCD/Nuovo Centro Destra,partito fondato da Angelino Alfano, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello e altri esponenti del PDL nazionali e ne diventa capogruppo alla Regione Piemonte, fino al 2014.

Nel 2014 entra nell’assemblea nazionale di NCD.

Nel 2018 NCD si divide e nasce AP/Alternativa Popolare, della quale è attualmente membro dell’Ufficio di Presidenza e coordinatore regionale del Piemonte e Valle D’Aosta.

Nella sua attività amministrativa nei vari enti si evidenziano in particolare: la predisposizione della nuova legge sul commercio e la realizzazione del nuovo centro commerciale Le Gru. La riorganizzazione delle APT/Aziende di Promozione Turistica e la predisposizione di un ente pubblico/privato che le sostituisse e diventasse l’interlocutore della Regione Piemonte. L’organizzazione, insieme a Luigi Chiabrera, della prima Turin Marathon nel 1991, che proseguirà poi negli anni con grandi successi nazionali e internazionali. Primo in Italia ha l’intuizione di sponsorizzare gli atleti piemontesi, in particolare quelli dello sci, con il logo del Piemonte; la fotografia di Stefania Belmondo con il logo del Piemonte sul cappellino ha fatto il giro del mondo portando una ricaduta sportiva e turistica insieme a molti altri atleti piemontesi. La revisione della legge nazionale sulla caccia. La proposta di legge insieme ai colleghi Nerviani e Montabone, diventata legge nel 1992, che istituisce la Sacra di San Michele simbolo del Piemonte, l’illuminazione insieme a partners privati della Sacra di San Michele. L’assegnazione nel 1992 a Budapestdei Mondiali di Sci del 1997 in alta Valle Susa, Via Lattea e Bardonecchia, in qualità di Assessore Regionale e di Vice Presidente del Comitato Promotore presieduto da Giovannino Agnelli e costituito anche da Alberto Zunino, Pierino Gros, Giuliano Besson e Aldo Timon (manifestazione di grande successo che ha permesso di ottenere successivamente le Olimpiadi del 2006). L’impegno nel settore sanità e assistenza (2010/2014) con un’impegnativa e forte battaglia politica, la mobilitazione di amministratori e cittadini, per mantenere il robot nel reparto di urologia (ottenuto grazie all’impegno del Primario Prof. Francesco Porpiglia, primo in Piemonte ad operare con il robot) e la divisione di emodinamica nel reparto di cardiologia nell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano e nella cardiologia di Moncalieri, ottenendo il risultato.

Concerto di solidarietà per il Progetto AAA, Anziani Attivi Autonomi

Lunedì 1 dicembre ore 21 Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

Carols natalizie e fantasia sinfonica su melodie di Ennio Morricone 

Direttore Mario R.Cappellin

Un grande evento musicale e benefico illuminerà il Natale torinese, grazie ai club promotori del Distretto Lions International 108Ia1Torino SabaudaTorino Cittadella DucaleTorino La Mole e Torino Principe Eugenio, in collaborazione con la Clinica Dentale Cappellin

L’Ensemble Vocale Arcadia, Coro Femminile, e l’Orchestra da Camera del Pinerolese Armonie d’Acaja, sotto la direzione del Maestro Mario R. Cappellin vi attendono per condurvi in un gioioso viaggio musicale tra carols natalizie e melodie di Ennio Morricone, rivisitate in una suggestiva fantasia sinfonica, capace di emozionare un pubblico di tutte le età. Questo concerto è un invito augurale a partecipare, ascoltare, donare e condividere, perché la musica può unire le persone e trasformarsi in aiuto reale.

Il ricavato della serata, che ha ricevuto il Patrocinio del Comune di Torino, sarà infatti interamente devoluto al“Progetto AAA” Anziani Attivi Autonomi, biennale, avviato e sostenuto dai club Torino Sabauda, Torino Cittadella Ducale, Torino La Mole, Torino Principe Eugenio, in linea con il Tema di Studio nazionale Lions, “Longevità: un ruolo nuovo nella società di domani”.

Gli obiettivi sono la promozione di un invecchiamento sano e attivo e il contrasto dell’isolamento sociale e delle malattie neurodegenerative. Il Centro Diurno Aggregativo AIEF, inaugurato il 3 giugno 2025 in Via Farinelli 36/9 a Mirafiori Sud Torino, con il Centro Sociale offrono agli anziani del quartiere diverse attività, iniziative, informazioni e momenti di socialità e formazione, con la collaborazione attiva di soci e socie Lions. Questo sarà un modello da proporre in altre aree in cui esistono bisogni analoghi ed è importante la collaborazione e il sostegno di molte persone.

Offerta minima biglietti: Galleria 15 euro e Platea 25 euro

Per informazioni e prenotazioni scrivere all’email concerti@cappellin.foundation o chiamare il numero 011.18558. 

Ufficio Stampa Duepunti

Corso Federico Sclopis 6, Torino

+39 011 19706371 | +39 335 6505656

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Torino, la polizia arresta rapinatore seriale

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La Polizia di Stato ha eseguito a Torino un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal locale Tribunale su richiesta della Procura, a carico di un cittadino italiano di 46 anni, a cui gli investigatori della Squadra Mobile hanno ricondotto tre rapine commesse negli ultimi mesi.

 

Le indagini sono iniziate a fine Settembre, quando un uomo si era introdotto in un istituto bancario di corso Belgio, armato di coltello e, dopo aver minacciato i dipendenti presenti, era riuscito a impossessarsi della somma di 570 €; il giorno successivo, la stessa persona, parzialmente travisata con cappellino e occhiali da sole, aveva minacciato con una pistola i commessi di un supermercato del quartiere San Donato, facendosi consegnare il denaro in cassa, per 1260€.

 

Infine, la settimana successiva, sempre lo stesso uomo, anche questa volta armato di pistola e travisato, aveva sottratto la somma di 700 € all’interno di un supermercato in zona Piazza Statuto. Qui il rapinatore, alle rimostranze di un cassiere, lo aveva colpito e minacciato.

 

I poliziotti della locale Squadra Mobile, attraverso la visione delle immagini di videosorveglianza degli esercizi commerciali e con il prezioso contributo degli operatori della Polizia Scientifica, che hanno rilevato impronte digitali utili sui luoghi interessati, hanno ricostruito le dinamiche dei tre eventi delittuosi.

 

“Ritorno a casa”, non sembra nemmeno Pinter, piuttosto una farsaccia

Sino al 16 novembre al Carignano, per la stagione dello Stabile torinese

È con fatica che si tenta di far propria quelle due parole, “recitazione trattenuta”, che sono citate nel foglio di sala, posto in bella vista a spiegare l’”Homecoming” pinteriano messo in scena e interpretato da Massimo Popolizio per il Teatro di Roma con la collaborazione e l’aiuto di altri lodevoli enti e compagnie teatrali. Difficile da mandar giù e digerire quel che – pur ancorato (con qualche digressione) al testo originale – vediamo svolgersi sulla scena, nell’ambientazione rosso fuoco di Maurizio Balò, un grande spazio – definito, nel suddetto mezzo, “claustrofobico” – che si vorrebbe d’accoglienza, una grande specchiera e il ritratto di Sua Maestà ai lati, sedie disseminate – di grande richiamo quella del padrone di casa in primo piano – e tavolo sul fondo, un frigo e una radio, una ampia scala che sale al piano alto. È l’apparizione notturna a Teddy e Ruth, professore di filosofia lui in qualche università d’America, affezionato e remissivo, lei bionda, abiti aderenti, un passato di modella – o qualcosa che gli somiglia -, sposati da sei anni, tre figli lasciati a casa, viaggio europeo e tappa a Venezia e poi un salto da papà Max, ex macellaio volgare e autoritario, e fratelli (Lenny incallito erotomane e magari ruffiano, e Joey, aspirante pugile), e zio Sam assai portato per le arti culinarie – la congrega tutta al maschile, tasso di libertà e linguaggio scurrile e ars amatoria e testosterone alle stelle, sistema patriarcale incluso e sbandierato, che abita lì – per far conoscere la sposina di cui nessuno è a conoscenza. Sorpresa sorpresa! e accoglienza che non ha proprio le radici nel bon ton, ai maschi non pare vero d’avere d’ora in poi una femmina a “pieno” servizio, lavaggio stiraggio e tutto il resto compreso: con il doppio panorama del finale, la dipartita di Teddy che accetta la situazione e la mutazione assoluta di Ruth, non più fragile e pronta a dire sì ma la donna manager che tutto dispone, di piena autorità, provocante, letteralmente spiazzante nel suo completo afferrare le redini, sino a farsi estremamente disponibile, oltre le mura domestiche (potrà mantenersi da sola e porterà a casa anche qualche sterlina), ed eccellente ballerina di lap dance.

Deve aver scombussolato mica male gli animi e gli stomaci degli impettiti inglese il trentacinquenne Harold Pinter quando nel giugno del ’65 all’Aldwych Theatre presentò “Il ritorno a casa”, l’ultima delle sue “commedie della minaccia”, riversandovi battute secche e silenzi che dicono più delle parole, la crudeltà che serpeggia tra i personaggi e la voglia di primeggiare, anche con la violenza, l’uno sull’altro, non ultimo il padre, le rivalità che deflagrano, il vivere quotidiano che si fa lotta, inquietudini, rozzezza, voglia di emergere all’unico scopo di annientare gli altri. Ma quei silenzi non paiono interessare granché a Popolizio (altresì diversamente giovane in quel giubbino giallo occhiali e cappellino, gigione di prim’ordine, confezionatore di definizioni spicce per chi gli sta accanto – “frocio” per il fratello – o gli è stato – “puttana” per la moglie), lui ci gioca per riempirli di grandi movimenti, di quelli che alleggeriscono quando dovrebbero scendere più in profondità, cadendo nel grottesco e nel volgare, nel gratuito soprattutto, nell’assolutamente fuoviante (il fine è l’acchiappapubblico?): lavorando soprattutto sul Lenny di Christian La Rosa, bravissimo per carità, che si dimena, che sale e scende da quella dormeuse rossa e sbrindellata, che usa la voce alterandola e alternandola a falsetti e smorfie e sberleffi, quasi un Jim Carrey piombato dalla old London sul palcoscenico del Carignano, che sbatte in faccia allo spettatore la sua zazzera giallognola, ma Pinter non ci risulta questo, portato sulla strada della farsa (sospiri e gridolini a gogò disseminati per la scena), dove l’umorismo nero prende la faccia della risata grassa. Deborda Popolizio, anche la sopraffazione che circola tra gli umani e attraverso le stanze della casa non si fa commedia nera ma risata inconcludente. Ha lavorato anche sulla Ruth di Giorgia Solari, senza obbligarla a uscire da certe linee d’obbligo, il personaggio cresce con senno a poco a poco lungo l’intero arco dei 100 minuti, dalla semplice ragazza della porta (americana) accanto per farsi oggetto sessuale che sa come far girare il mondo.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Claudia Pajewski alcuni momenti dello spettacolo.

La regola numero uno…

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L’allegra combriccola stava marciando da più di un’ora nel bosco di latifoglie, guidata da Serafino Lungagnoni, in versione vecchio Lupo. Il suo cappellone boero grigio spiccava sui cappellini con visiera verde suddivisi in sei spicchi bordati di giallo, segno distintivo dei lupetti.

Tutti in divisa – camicia azzurra, pantaloncini di velluto blu, calzettoni dello stesso colore, lunghi fino al ginocchio,e l’immancabile fazzoletto al collo – , con passo marziale scandito dalla loro guida,erano ormai in procinto di sbucare sulla radura dove, alta e maestosa, li attendeva la quercia secolare. Albero simbolo del bosco Negri , al confine della Lomellina, all’interno del Parco del Ticino, alle porte di Pavia, era stato scelto dal Lungagnoni perché i ragazzini potessero abbracciarlo. Il buon Serafino era convinto che, abbracciando le piante, si potesse stabilire una forma di comunicazione con il mondo vegetale dal quale trarre giovamento. Il bosco, tra l’altro, era bellissimo: una ventina d’ettari che rappresentavano un ottimo campione della vegetazione che ricopriva gran parte della pianura Padana prima dell’arrivo dei Romani. Non solo alberi d’alto fusto ma anche tanti fiori e arbusti come il Biancospino e il Ciliegio a grappoli, che offrivano spettacolari e profumatissime fioriture all’inizio della primavera. I lupetti del suo Branco, disposti in cerchio attorno alla quercia, cinsero l’albero in un grande e tenero abbraccio, sotto lo sguardo compiaciuto di Lungagnoni che, ad alta voce, rammentava non solo il valore del gesto ma anche le due regole fondamentali del branco: “Il Lupetto pensa agli altri come a se stesso” e “Il Lupetto vive con gioia e lealtà insieme al Branco”. L’educazione dei piccoli era per lui una missione alla quale, nonostante l’età e il fisico corpulento che gli strizzava addosso la divisa,non intendeva rinunciare.

Eh, vorrei vedere. Se non ci fossi io a tenere insieme questi qui, chissà come crescono.. Io mi do da fare, cerco di portarli sempre a contatto con nuove realtà che prima mi visualizzo per conto mio, evitando pericoli e sorprese”. Sì, perché il nostro Vecchio Lupo amava “visualizzare” prima ogni cosa: fosse un percorso, un campetto da calcio, una baita o un ricovero per passarci la notte. “Nulla va lasciato al caso,eh?Cavolo, quando mi ci metto io le cose vanno lisce come l’olio e le mamme sono tutte contente. E’ una bella soddisfazione,no? ”.Così era stato anche in quell’occasione, visitando il bosco Negri. E, terminato il rito dell’abbraccio alla quercia, diede l’ordine perentorio di rimettersi in marcia. “Forza, ragazzi. Dobbiamo arrivare alla fine del bosco entro mezz’ora, poi ancora un’oretta e saremo alla stazione ferroviaria dove, con il locale delle 18,30, si rientra al paese. Sù, avanti, marsch!”. Lungagnoni, sguardo fiero e petto in fuori, dettava il passo senza rinunciare a quelle che lui stesso chiamava “pillole di saggezza scout”. Con voce possente, si mise a declamarle. “ Regola numero uno, guardare bene dove si mettono i piedi. Regola numero due, mai scordarsi della prima regola. E’ chiaro? Basta un attimo di disattenzione e si rischia di finire a terra, lunghi e tirati, o di inciampare e farsi male. Il bosco è pieno di ostacoli quindi, state atten…. “. Non terminò la frase che sparì alla vista del gruppo che precedeva di due o tre metri.

Dov’era finito? I lupetti si fecero avanti con circospezione e lo videro, dolorante e imprecante, sul fondo di una buca che era appena nascosta dalla vegetazione. Non senza fatica, usando la corda che si erano portati appresso ( “ in gite come questa non serve un tubo”, aveva sentenziato,improvvido, Serafino “ ma è sempre bene abituarsi a non dimenticare nulla di ciò che potrebbe, in altri casi, essere utile”), scontando una serie di insuccessi, riuscirono alla fin fine a trarre il vecchio Lupo da quella imbarazzante situazione. Così,ripresa la marcia in silenzio, Lungagnoni– rosso in volto come un peperone maturo – non gradì affatto la vocina che , in fondo al branco, quasi sussurrò “eh, sì. Regola numero uno:guardare bene dove si mettono i piedi”. Nonostante ciò stette zitto, rimuginando tra se e se: “Vacca boia, che sfiga. Mi viene quasi voglia di mandarmi a quel paese da solo, altro che regola numero uno”.

Marco Travaglini

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: Papa Leone e la kefiah – Franco Reviglio della Venaria – Sul treno con la Cgil – Da “Armando al Pantheon”- Lettere

Papa Leone e la kefiah

Che il papa Leone XIV abbia accettato la kefiah palestinese “come simbolo di lotta contro l’occupazione” è una notizia molto triste. Fa il paio con l’intervista del segretario di Stato Parolin silente per molti mesi, improvvisamente risvegliatosi antisraeliano. Che il dono venga da un attivista palestinese aggrava la cosa. Quel copricapo è conosciuto in tutto il mondo come un simbolo ostile ad Israele. Il Papa deve restare neutrale, esercitando una funzione di pace tra i contendenti. Questi sono episodi che sarebbero comprensibili in Papa Francesco, anche se di per sé censurabili perché la demagogia non deve mai lambire il solio di Pietro.


Franco Reviglio della Venaria

La morte a 90 anni di Franco Reviglio non è stata ricordata come meritava il personaggio. La statura morale e scientifica del professore ha portato a scrivere di lui come  del ministro di Craxi che per altro lo sostituì con il commercialista di Bari Formica. Ho conosciuto personalmente Reviglio ed ho anche presentato dei suoi libri.

Era un gentiluomo e un uomo di cultura degno della massima stima. Non aveva neppure quel giacobinismo che gli è stato attribuito per lo scontrino fiscale, un qualcosa oggi totalmente accettato. Il demagogo semmai fu l’ex azionista Visentini, uomo di rara, superba antipatia. Ricordo con nostalgia quando ci trovavamo al vecchio “Firenze“ a cena. Alla vedova Paola Thaon di Revel, ai figli esprimo la mia vicinanza affettuosa.

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Sul treno con la Cgil
A volte oggi si vivono situazioni paradossali, quasi incredibili. A causa di una manifestazione della GGIL a Roma volta a “bloccare tutto“  promossa di  sabato da Landini ho rischiato di non riuscire ad arrivare in taxi a Termini. Poi a fatica mi sono fatto strada e mi sono trovato  in  un vagone di militanti della CGIL con cappellino rosso e maglietta “Bella ciao” che hanno viaggiato senza prenotazione, vantandosi che in andata avevano viaggiato con Italo in business class.
Avrebbero voluto attaccare discorso anche con me, ma sono sopravvissuto al diluvio propagandistico in treno, tirando fuori un libro in cui mi sono immerso anche se era il dono di un tizio venuto  venerdì ad una mia conferenza  romana che ad ogni costo voleva rifilarmi le sue poesie che ho finto di leggere fino a quando mi sono addormentato. Per altri versi ho constatato  di persona il caos  in cui è precipitato il traffico ferroviario. Ho ascoltato infiniti annunci di ritardi e di guasti. Un’idea di inefficienza che non può non toccare anche le responsabilità dirette di un ministro che vuole occuparsi di tutto, anche di politica estera, ma non si occupa abbastanza dei trasporti. Le deficienze di Ferrovie italiane non sono più tollerabili.

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Da “Armando al Pantheon”

A cena da “‘Armando al Pantheon“, il mio ristorante preferito a Roma ho incontrato Peppone Calabrese il conduttore della trasmissione domenicale su Rai 1 che valorizza le tradizioni enogastronomiche italiane. Si è subito creato un rapporto tra di noi. Mi conosceva anche come amico di Mario Soldati di cui è un estimatore. È  stata una bella sorpresa incontrarlo. Alla domenica vedo sempre la sua trasmissione, un antidoto al tg pieno di notizie di guerra e di violenze. La campagna e i suoi prodotti e la vita semplice degli abitanti: un’alternativa alla vita frenetica e stupida a cui siamo condannati.

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quaglieni penna scritturaLETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

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Messa in dialetto
Cosa pensa di questa iniziativa a Pianezza che propone una Messa in dialetto piemontese? A me sembra un‘iniziativa impropria. E’ quasi impossibile ascoltare una Messa in Latino per colpa di Papa Francesco, il dialetto è del tutto fuori posto. Quanti fedeli comprenderanno il testo? Meridionali, emigrati ecc.?      Filippo de Baldi
Concordo con lei. Soprattutto mi domando quanti fedeli seguiranno la Messa. Il dialetto è sepolto anche per i piemontesi. Figurarsi gli altri. Il celebrante che è uomo colto si troverà in difficoltà.
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Quella foto su internet
Cosa pensa di questa fotografia che circola in Internet? Mi sembra il rischio politico peggiore in cui possa precipitare l’Italia. Edoardo Giletti
Lo penso anch’io. Manca qualche volto femminile per dare una qualche idea di parità e poi saremmo al completo. Spero che sia un brutto sogno.
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“Radicali” e IV Novembre
Ho letto che certi “radicali“ estremisti contestano il IV novembre non per scelta antimilitarista, ma perché è prevista una preghiera cattolica. Questo è anticlericalismo volgare alla Podrecca. Cosa ne pensa?    Francesca Ritucci
Non ho trovato riscontri documentati per rispondere. I veri radicali sono altra cosa .Io anche quest’anno sarò ad Alassio a parlare per il IV novembre e da sempre è prevista, insieme alla mia orazione, la celebrazione della Messa  senza problemi per nessuno. E’ un suffragio ai Caduti che solo gente rozza e fanatica può rifiutare con intendimenti politici molto meschini e pretestuosi.

Camminata dell’Equinozio con merenda sinoira a Cantavenna

In occasione dell’equinozio d’autunno, che darà il via all’autunno astronomico con la giornata scandita da 12 ore di luce e altrettante di buio, Cammini divini di Augusto Cavallo, in collaborazione con la cantina del Rubino di Cantavenna, organizza un evento che prevede una camminata che si snoda su entrambi i versanti del caratteristico borgo Monferrato, a cavallo tra colline e pianura vercellese, per concludersi nella panoramica terrazza denominato Corte Davide Campari, annessa alla cantina per una gustosa merenda sinora accompagnata da vini di produzione locale. Il ritrovo è previsto a partire dalle ore 15 di domenica 21 settembre in piazza Cantavenna, nella terrazza per la iscrizioni. La partenza sarà alle 15.30. Il percorso prevede circa 9 km di cammino, con u  dislivello di 350 metri e una durata di 3 ore. Il ritorno è stimato verso le 18.30.

L’itinerario prevede una visita nei campi e negli orti nel versante collinare, a cui seguirà una discesa verso le ghiaie del Po, per poi risalire verso una tortuosa pietraia nel fitto della boscaglia nel versante Nord, fino a ritornare nei pressi della famosa balconata sospesa sulla pianura sottostante, e da qui un breve tratto per ritornare al punto di partenza, dove per chi vorrà sarà possibile fermarsi a mangiare in compagnia presso la terrazza della cantina del Rubino. Necessari un abbigliamento comodo, un cappellino, repellente per insetti, scorta d’acqua e calzature da trekking. La partecipazione all’evento prevede un costo di 8 euro per la camminata, mentre per la merenda sinoira, con vini della cantina del Rubino compresi, sarà di 22 euro. Per partecipare alla camminata e alla merenda sinoira è necessaria la prenotazione ai seguenti riferimenti:

Augusto Cavallo: 339 4188277 – augusto.cavallo66@gmail.com

Mara Martellotta