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La pizzeria in fondo al viale

Gabriella FrizzarinSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

La pizzeria in fondo al viale. Insomma il solito posto dove mangiare bene e trascorrere una piacevole serata nel parlare e nell’ascoltare. Storie e pensieri. Questa volta ascoltando ho pensato ad altri episodi di questa nostra città. Tratosetto ascoltare e ricordare, diventando un insieme.(Sora) Gabriella – nella foto –  si “aggira” tra i tavoli tra le ordinazioni ed i convenevoli tessendo un immaginario filo che unisce tutti i commensali. Strada Altessano 57, il Portico. Tutto il resto è racconto. Arriva la figlia che sorridendo s’accende la sigaretta. Disturbo? Assolutamente no, ed io quasi provocatoriamente chiedo: racconta.Fa ruotare gli occhi e scuote leggermente la testa. Non sono cose belle ma è bene raccontarle…. Ci abiti pure tu vicino a Piazza Vittorio dove i giovani non vanno solo per un aperitivo. Gira droga e poi qualcosa per ottenere rapporti sessualmente facili. Una maggioranza o una minoranza? Non saprei…comunque molti. Mentre parla ricordo ciò che mi è stato raccontato da una amico. Corso Giulio Cesare, dopo Corso Brescia, hanno rubato il cellulare a mia moglie davanti alla figlia. Non voleva denunciare il furto. Mi sono imposto e al commissariato delle porte palatine è stato riconosciuto l’aggressore. La polizia si è complimentata. In particolare un ispettore il giorno dopo è riuscito ad arrestare il colpevole. L’ ha riconosciuto ed è intervenuto nonostante PIZZA RUSTICA CIBOnon fosse in servizio. Accerchiato dai compari incuranti di scontrarsi con un poliziotto. Fortunatamente transitava una pattuglia. Mia moglie è stata chiamata per i riconoscimenti del caso. Visto signora?  con la sua denuncia e le prove che abbiamo “marcirà” in  galera. Il giorno dopo il magistrato di turno l’ha scarcerato. Scoraggiante. Monica ha finito e descrivo ciò che ho pensato. Extracomunitario? Si, non italiano. Vedi, sono anche spacciatori, annuisco ma sottolineo: se non ci fossero i consumatori italianissimi non ci sarebbe spaccio. Dove c’è movida c’è troppo caos. Nella mia mente fanno capolino le lamentele di Aldo che ha una birreria in San Salvario. Patrizio, troppe tasse, per poi vedere fuori dal locale lo spacciatore indisturbato. Ma è proprio così brutta questa realtà? Continuo a non essere capace di definirne le “quantità” di questi fenomeni delinquenziali. E francamente mi sento impotente di fronte alla realtà, ed al tempo stesso contento di frequentare questi amici, diremmo così, della pizzeria.  Fanno della loro normalità il loro punto di vanto, vogliono essere e sono diversi da questi “giovani”, giovani che hanno avuto o hanno dei cattivi maestri. Per questo torno appena posso al Portico, la pizza è buona e più buona la compagnia. Sicuramente piccole cose, ma sono risposte al degrado che ho raccontato, piccole “dighe” al brutto che avanza.

Con il prelievo di sangue al Mauriziano si testa l’infarto

maurizianoUn semplice prelievo di sangue, il test della Troponina, al Mauriziano di Torino consentirà la diagnosi precoce dell’infarto. E’ una tecnica di laboratorio, introdotta per la prima volta in Italia anche al ‘Gemelli’ di Roma, che viene utilizzata da qualche giorno al pronto soccorso dell’ospedale torinese. Un metodo  particolarmente utile nei casi subdoli e inaspettati, che consente di riconoscere l’insorgenza dell’infarto in tempo reale. Viene così dimezzato il tempo necessario per accertare i casi dubbi con la possibilità di intervenire più rapidamente sui pazienti colpiti da infarto e di dimettere altrettanto celermente e “in sicurezza” quelli con dosaggi negativi di Troponina 1. La nuova metodica  consente anche  di differenziare tra popolazione maschile e femminile e di adottare soglie decisionali specifiche per genere.

 

(foto: il Torinese)

Mezzo secolo nello spazio, sulla scia dell’Enterprise

Spazio: ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”. Così venivano introdotti gli  episodi  di “Star Trek”, una delle serie televisive di fantascienza più seguite della storia, che iniziò la sua saga negli Stati Uniti mezzo secolo fa,  l’8 settembre 1966 sul canale televisivo NBC. Nata da un’idea dello sceneggiatore e produttore televisivo Gene Roddenberry nel 1964, STAR TREK 2successive e  si concluse, dopo 79 episodi, il 3 giugno 1969. Nei fatti rappresentò l’opera prima da cui nacque  l’universo fantascientifico di Star Trek, con altre serie televisive, film e opere letterarie. La saga, ambientata tra gli anni 2266 e 2269, in un ipotetico futuro in cui i terrestri sono riuniti nel governo mondiale della Terra Unita e , dopo essere entrati in contatto con altre forme di vita residenti nella Via Lattea, hanno promosso la costituzione della Federazione Unita dei Pianeti. Protagonisti dei telefilm la nave stellare federale “Enterprise” e il suo equipaggio, impegnati nella  missione quinquennale d’esplorazione del cosmo alla ricerca di nuove forme di vita e nuove civiltà, con l’obiettivo di arrivare “fino là dove nessun uomo è mai giunto prima“. L’originalità di star Trek si evidenziava nell’intreccio fra l’elemento avventuroso-fantascientifico e un messaggio di tolleranza: la Federazione, costituita da una grande molteplicità di provenienze , pur con gli inevitabili conflitti con gli alieni ostili, con la sua flotta si poneva il traguardo della conoscenza e del progresso scientifico. L’equipaggio dell’astronave rappresentava un assortimento di intelligenze multietniche , dal capitano Kirk al vulcaniano signor Spock ( famosissimo il suo saluto con la mano aperta e le dita unite a formare una specie di “V”, accompagnato dall’augurio  di “lunga vita e prosperità” ), il dottor McCoy e il timoniere Hikaru Sulu, l’ingegner Montgomery Scott ( detto Scotty), la responsabile delle comunicazioni – la bella Uhura –  e il navigatore  Pavel Checov. Una scelta estremamente moderna e innovativa sia per il messaggio STAR TREKsociale e di costume, sia per i contenuti tecnologici. Nell’episodio di Star Trek intitolato “Umiliati per forza maggiore”, si potè assistere anche al primo bacio interrazziale della storia della televisione, tra Uhura  e il capitano Kirk. Il personaggio di Uhura – prima persona di colore a ricoprire un ruolo di ufficiale comandante e a mostrare l’ombelico in una fiction televisiva in America – divenne tanto caro al pubblico che lo stesso Martin Luther King intervenne personalmente affinché l’attrice che la interpreteva, Nichelle Nichols, continuasse a far parte del cast del fantascientifico serial. Se si pensa che fino a metà degli anni ’60 ,in molti stati degli USA, erano in vigore leggi discriminatorie nei confronti dei neri d’America, negando loro i più elementari diritti civili, si può comprende meglio il messaggio progressista di “Star Trek”.

Marco Travaglini

LUCI MURANESI: Fabbrica artigiana lampadari

muranesi2Fabbrica artigiana lampadari dal 1975 è in grado di offrirvi lampadari  classici, moderni,vintage,led e tecnologia a risparmio energetico, garantendo autenticita’ e qualita’. Azienda specializzata in  restauro lampadari d’epoca. Ricambi, pendagliere, accessori vetri di  Murano,fiori,foglie bracci a campione del Cliente. FERRO BATTUTO  ARTISTICO su disegno.
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Siamo aperti dal martedi’ al sabato 9.00/12.30  —  15.00/19.00 giorni festivi

La settimana dal 27 giugno    al 2 luglio  2016 esponiamo  al 
centro commerciale LA PIAZZETTA   di Rivoli

informazione commerciale

La talpa Masha al lavoro per completare la linea 1 del metrò

masha talpaE’ nel sottosuolo la testa fresante di ‘Masha’, la talpa meccanica che scaverà la galleria sotto via Nizza tra le stazioni Lingotto e Bengasi, per il completamento a sud della linea 1 della metropolitana .Terminato  l’assemblaggio in agosto prenderanno il via i lavori: si prevede un anno di scavi e un altro per completare le opere e rendere operativa la stazione Bengasi nella primavera 2018. la talpa ‘Masha’ realizzerà 1.880 metri di tunnel scavando e realizzando contemporaneamente dietro di sé la galleria.

La città che cambia. Il viale della Spina è una realtà, ecco il nuovo corso Inghilterra

Mercoledì 1° giugno viene aperto al traffico, a partire dalle ore 10 circa, il nuovo Corso Inghilterra, in corrispondenza di Porta Susa, con due nuove carreggiate a 3 corsie per il traffico in transito e con le carreggiate laterali destinate al traffico residenziale e di servizio alla stazione

VIALE SPINA

Saranno anche aperti i tre passaggi pedonali in corrispondenza delle vie Duchessa Jolanda, Susa e Avigliana garantendo un ulteriore accesso a Porta Susa dal quartiere Cit Turin, ma anche una maggiore permeabilità verso il centro della città.

L’incrocio fra i corsi Vittorio Emanuele II, Castelfidardo e Inghilterra è stato ridisegnato eliminando definitivamente l’assetto provvisorio che lo caratterizzava. Anche la parte nord di corso Inghilterra è stata completamente rivisitata con la riqualificazione dell’isolato sul lato ovest, tra via Castellamonte e corso Francia, e sul lato est, in corrispondenza di via Santarosa, connettendo il nuovo percorso ciclabile a quello già esistente.

Sempre nella giornata del 1° giugno verranno aperte al traffico le nuove carreggiate centrali di corso Principe Oddone, tra corso Ciriè e Piazza Baldissera.

E’ in fase di ultimazione anche il nuovo sottopasso veicolare di Piazza Statuto che verrà aperto entro la metà di giugno. Sono, infatti, in fase di realizzazione le finiture, la segnaletica stradale e l’impianto di illuminazione della galleria a LED di ultima generazione, che sarà il primo di questo tipo in città.

Entro luglio si procederà al completamento dei lavori di riqualificazione previsti sui controviali di corso Principe Oddone tra Piazza Statuto e corso Regina Margherita, in corrispondenza dell’incrocio con corso Regina Margherita e sul controviale est di corso Principe Oddone tra strada del Fortino e Piazza Baldissera.

Dopo l’espletamento delle gare d’appalto di tutti i lotti si è ottenuta una economia pari a circa 8 milioni di euro rispetto allo stanziamento complessivo

iniziale. La Giunta comunale, su proposta dell’Assessore alla Viabilità, ha deciso oggi di utilizzare questo importo per completare tutto il tratto del Viale della Spina fino a via Breglio.

Sono previsti 3 lotti che interesseranno il prolungamento del Viale:

1- tratto Via Breglio – Via Vibò. È prevista la realizzazione delle carreggiate centrali del Viale tra via Vibò e la rotatoria di via Breglio, oltre alla realizzazione dell’incrocio semaforizzato con via Saorgio e la sistemazione del tratto di via Fossata che si collega con via Cigna. Costo Euro 1.367.186.

tratto Via Vibò – Piazza Baldissera. Verrà demolito l’attuale ponte provvisorio di Via Stradella e saranno realizzate le carreggiate centrali del viale tra Via Vibò e Piazza Baldissera, riqualificate le aree degli isolati ovest di Corso Venezia tra Via Stradella e Via Gulli e posizionati dei semafori nell’incrocio di via del Ridotto e via Vibò. Costo Euro 1.872.265.

3 – nodo Piazza Baldissera, Corso Vigevano, Corso Mortara. Questo lotto include la riqualificazione dell’attuale nodo viabile, con la revisione delle immissioni nella rotatoria, la predisposizione per il ripristino dell’impianto tranviario e la realizzazione della carreggiata centrale di Corso Vigevano. Sono previsti inoltre i collegamenti est-ovest che metteranno in comunicazione corso Ciriè con corso Gamba e strada del Fortino con corso Rosai. Questo consentirà ai grandi insediamenti residenziali di Spina 3 (zona via Livorno) una maggiore permeabilità verso il nuovo boulevard e il centro della città. Costo Euro 1.512.575.

Infine, con un nuovo ponte, che consentirà di attraversare le aree di proprietà delle Ferrovie, sarà realizzato un nuovo collegamento viabile che unirà via Cavalli con corso Matteotti per legare due parti della città da sempre divise dalla ferrovia. Questo nuovo tratto migliorerà la circolazione dei veicoli e dei pedoni alleggerendo inoltre il traffico sull’incrocio del Viale con corso Vittorio Emanuele II. Costo Euro 1.359.427.

La realizzazione del Viale della Spina, che si estende per circa 4 Km da corso Vittorio Emanuele II a corso Grosseto, rappresenta una strategica operazione di rinnovamento urbano creando un nuovo e importante asse viabile nord-sud della città in stretta connessione con la rete dei mezzi di trasporto e realizzando un sistema continuo di verde pubblico ispirato ai viali storici di Torino.

Michele Chicco – www.comune.torino.it

Storia della “terra degli slavi del sud”

Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti

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Dalla Jugoslavia alle Repubbliche indipendenti. Cronaca postuma di un’utopia assassinata e delle guerre fratricide”. Così s’intitola il bel libro scritto da  Bruno Maran, fotoreporter di Stampa Alternativa che ha firmato importanti reportage dalle zone più “calde” del pianeta, e pubblicato da Infinito Edizioni con  prefazione di Riccardo Noury e un’importante introduzione dello scrittore Luca Leone. La Jugoslavia – che dopo la prima guerra mondiale si chiamava Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi Regno di Jugoslavia – è stata un’originalissima esperienza socialista e federale per oltre quarant’anni, dal 1945 al 1991. Il Paese, composto da sei repubbliche  e due  province autonome – nell’ordine: Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Kosovo, Vojvodina -, dopo esser passato attraverso una tremenda guerra di liberazione dagli invasori nazi-fascisti, che provocò molti lutti e sparse rancori mai sopiti,  venne così delineato da Josip Broz Tito e da Edvard Kardelj, il teorico e costituzionalista sloveno.  La “terra degli slavi del sud” si basava sulla politica della Fratellanza e Unità (Bratsvo i Jedinstvo) fra i diversi popoli jugoslavi, garantendo a ciascuno, comprese le minoranze nazionali, dignità, autonomia decisionale e rappresentatività istituzionale. Tito era infatti riuscito a bilanciare le rappresentanze etniche e a placare antichi odi in un equilibrio che appariva stabile, grazie probabilmente anche al “cemento” dell’ideologia socialista rinnovata in chiave antistalinista e per alcuni versi filo-occidentale. L’originalità del progetto jugoslavo iniziò il suo declino nei primi anni ottanta, con la morte del maresciallo Tito.

TITO JUGO 2

Nel 1991 scoppiò la guerra, che portò nell’Europa della fine del XX secolo i crimini contro l’umanità, lo stupro etnico, il genocidio, l’urbicidio, la fuga di milioni di profughi, per concludersi con una pace ingessata, cui è seguita una guerra “umanitaria”. Questa è la storia di quel Paese, anno per anno, giorno per giorno. Un lavoro paziente, di ricerca, con il quale Maran ha realizzato un libro per alcuni versi  fondamentale per chi vuol conoscere questa parte della storia europea contemporanea, dove – secondo i più – è iniziato ed è finito  nel sangue il “secolo breve”. Un libro di storia, dunque. Da leggere, come meritano i libri, con calma.  “Questo libro ci aiuta a comprendere il presente facendoci conoscere settant’anni e più di passato e ci consente di immaginare, o quanto meno, di auspicare, un futuro possibile”, ha scritto  Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Un futuro che, per quanto mi riguarda, deve comprendere, perché sia tale, due concetti fondamentali: giustiziaTITO JUGO MARAN e diritti”. Temi ricorrenti, spesso violati, a volte dimenticati che si accompagnano al bisogno di ricostruire storie e vicende partendo dai fatti.   “La lettura del lavoro di Maran dimostra come gli eventi tragici verificatisi nei Balcani non affondino le loro ragioni in un atavismo tribale, bensì in “semplici” e fin troppo evidenti scontri tra gruppi di potere interni allo spazio jugoslavo e sostenuti da potenti alleati stranieri”, sottolinea Luca Leone, autore dei più importanti libri sulla Bosnia. Che aggiunge come “a restare stritolati, sfregiati, dilaniati, alla fine sono sempre i popoli, la giustizia e la verità”.  Soprattutto in questi paesi dove la storia è passata come un vento impetuoso nel corso dei secoli, tanto da far dire a Winston Churchillche “gli spazi balcanici contengono più storia di quanta ne possano consumare”.

Marco Travaglini

Kobane Calling di Zerocalcare al Circolo dei Lettori

Fila lunga un isolato e durata più di due ore, sei sale del Circolo dei Lettori ad attenderlo, cinquanta persone rimaste fuori, un firma copie durato ore, questa in pillole la presentazione

zerocalcare 2Ieri al Circolo dei Lettori è stato presentato Kobane Calling di Zerocalcare tra politica internazionale, aneddoti di viaggio e retroscena sulla stesura dell’opera.Fila lunga un isolato e durata più di due ore, sei sale del Circolo dei Lettori ad attenderlo, cinquanta persone rimaste fuori, un firma copie durato ore, questa in pillole la presentazione di Kobane Calling di Zerocalcare a Torino. Nonostante la popolarità sempre più crescente il fumettista romano è rimasto quello di sempre, infatti ci ha confidato il suo disorientamento di fronte alla notizia dei tanti che sono lì per lui. Ironicamente ci ha spiegato che se sta via a lungo dal quartiere di Rebibbia gli viene l’orticaria. Eppure da questo si è allontanato per compiere, tra novembre 2014 e luglio 2015, tre viaggi tra Turchia, Siria e Iraq al seguito della Rete Kurdistan. Viaggi che sono diventati la sua ultima opera edita da BAO Publishing, di cui sono state stampate cento mila copie. La presentazione, senza spoilerare, ha illustrato meglio i retroscena sul viaggio ma anche sul percorso di scrittura . Kobane Calling, come ci dice Michele Rech, presenta due linee narrative. Inizialmente però l’innesto narrativo era solo uno, il racconto degli eventi vissuti attraverso le testimonianze della gente incontrata. Tornato in Italia questo approccio gli è sembrato troppo didascalico, quasi un’illustrazione di diapositive di viaggio ai parenti in salotto ci dice ironicamente. Così è venuta fuori la seconda linea narrativa, quella personale fatta delle sue impressioni. Proprio della sua esperienza diretta si è parlato ieri, dei suoi racconti di Kobane liberata ma fantasma con la puzza dei cadaveri che vi aleggia sopra. E ancora degli uomini dell’Isis che nei villaggi uccidono, stuprano e filmano sotto l’occhio di un ragazzo del villaggio che avrà il compito di testimoniare l’orrore agli altri. C’è stato anche spazio per i racconti divertenti come quello di un cinese che giunto dalla Cina in bici voleva arrivare ad Aleppo. O ancora la storia di alcuni uomini dell’Isis che scappando si sono infiltratati nei festeggiamenti per liberazione di un villaggio, ma sono stati beccati dai curdi grazie a dei video pubblicati nei loro profili Facebook. Il Rojava in questo momento è il centro del mondo, ci racconta Michele, ed è fondamentale che i media ne parlino perché c’è bisogno di un riconoscimento internazionale. In sintesi Kobane Calling ci presenta un Zerocalcare meno Zerocalcare rispetto al solito, ma in fondo c’è sempre quel mammut che rappresenta un modo per tenerlo ancorato al suo mondo.

Federica Monello

Prove tecniche di alleanza tra Regioni del Nord-Ovest per trasporti, economia e sviluppo

Gli Stati generali della logistica del Nord-Ovest, organizzati a Novara dalle Regioni Piemonte, Lombardia e Liguria per presentare un sistema integrato ed unitario in grado di competere con quelli dell’Europa settentrionale, hanno sancito un protocollo d’intesa per l’attuazione delle iniziative che i tre enti ritengono strategiche per lo sviluppo del comparto

chiampa regioni

Il presidente del Piemonte, Sergio Chiamparino, ha definito il protocollo “una collaborazione tra istituzioni che deve diventare la chiave di volta per rendere forte e credibile fin da subito un progetto fondamentale per favorire lo sviluppo economico dei nostri territori e dell’Italia intera e sulla quale intendiamo investire e dare continuità, magari estendendola ad altri campi e progetti condivisi”. Chiamparino ha poi voluto puntualizzare che “il fattore tempo è fondamentale per vincere la scommessa di far diventare il Nord-Ovest una piattaforma logistica competitiva con quelle dell’Europa settentrionale. E per non vedere aumentare, ma anzi far diminuire, l’attuale distacco con il Nord Europa, in attesa che diventino operativi i grandi corridoi ferroviari come la nuova Torino-Lione e il Terzo Valico bisogna far funzionare al meglio i collegamenti esistenti, individuando con esattezza i porti liguri che possono meglio intercettare i flussi delle merci e gli interporti piemontesi e lombardi che hanno le maggiori capacità di movimentarle”.

Con Chiamparino il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, i presidenti Roberto Maroni (Lombardia) e Giovanni Toti (Liguria)  confermano il comune intendimento, in linea con la programmazione nazionale contenuta nel Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica in corso di approvazione definitiva, per la promozione della macroarea logistica del Nord- Ovest italiano lungo gli assi multimodali europei di interconnessione Est-Ovest (Corridoio mediterraneo) e Nord-Sud (Corridoio Reno–Alpi e Scandinavo-Mediterraneo) e con lo sbocco al mare mediante la portualità ligure ed i porti fluviali di Cremona e Mantova.

“Facciamo tutto questo perchè crediamo nella macroregione del nord-ovest – ha sostenuto Maroni – La Lombardia ha una concentrazione fortissima nell’area della logistica e necessita un piano di sviluppo che permetta di affacciarsi sul mare. Non dimentichiamo che la quasi totalità delle nostre merci passano da Rotterdam e non da Genova. Bisogna invertire questa tendenza e per questo motivo Lombardia, Liguria e Piemonte sono pronte ad andare al di là dei confini regionali”.

“Sulla logistica siamo il fronte del porto in Italia – ha dichiarato Toti – Da decenni quest’area ha una responsabilità in più, è la locomotiva di Italia. Oggi intendiamo rafforzare la nostra collaborazione in termini pragmatici. Perchè il mondo non aspetta: a Genova ieri è entrata in porto la prima nave proveniente dell’Iran dopo la fine dell’embargo, non possiamo aspettare che diventino operativi il Terzo Valico o la Torino-Lione. Bisogna partire subito con ciò che si può fare insieme, prevedendo tappe intermedie”.

Il ministro Delrio ha sottolineato che con questa intesa “il nord-ovest è un esempio per il Paese, e saluto con favore il coraggio di questi tre presidenti. Lo proporrò anche all’area del nord-est e alle cinque aree logistiche del Mezzogiorno. L’inefficienza costa all’Italia tra i 40 e i 50 miliardi di euro. Fare sistema significa invece costituire l’elemento chiave per un vero sviluppo e oggi da qui viene un segnale molto forte per tutto il Paese. L’Italia può essere il pontile dell’Europa. Piemonte, Lombardia e Liguria dimostrano nei fatti che alleanze tra istituzioni e imprese sono possibili”.

Numerosi gli obiettivi contenuti nel protocollo. Sintesi Testo completo 
www.regione.piemonte.it
 

“Corti dentro” al Valsusa Filmfest

carcere2Nell’occasione verranno presentati l’archivio web e l’archivio dedicati alla memoria di uno dei pionieri del cinema sociale italiano

E’ una settimana intensa quella in cui si snoda il Valsusa Filmfest. Martedì 12 e mercoledì 13 aprile, la manifestazione entra per il quarto anno consecutivo nelle carceri con il progetto “Corti dentro” e la proiezione delle operre finaliste delle Sezioni cortometraggi e videoclip nelle carceri di Fossano (Cuneo), Solicciano (Firenze), Pozzuoli (Napoli) e nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Il 12 aprile, invece, viene proiettato al cinema San Lorenzo di via Ospedale 8 a Giaveno, “Io Rom romantica” che ha come protagonistafilm carcere una ragazza rom che vive alla periferia di Torino, con la regia di Laura Hailovic. La pellicola è in perfetta linea con il tema principale della ventesima edizione della rassegna che è “Margini e periferie”. “Bella e perduta”, film di Pietro Marcello sulla Terra dei fuochi, va in scena, invece, mercoledì 13, alle ore 21, al cinema comunale di Condove in piazza Martiri della Libertà 13. E’ un racconto in chiave poetica, e visto attraverso lo sguardo di un animale, del rapporto tra uomo e natura. Infine, giovedì 14, alle ore 18, ai Laboratori di barriera a Torino, via Baltea 3, c’è “Memoria resistent, Armando Ceste e i 20 anni del Valsusa Filmfest. Nell’occasione verranno presentati l’archivio web e l’archivio dedicati alla memoria di uno dei pionieri del cinema sociale italiano, tra l’altro uno dei fondatori della rassegna in cui è inserito.

Massimo Iaretti