L’estro creativo dell’artista è sì qualcosa di innato, ma raggiunge la sua piena espressione grazie allo studio e all’impegno, alla ricerca tecnica e alla passione. Tutto questo è ben presente nelle opere di Marco Appicciafuoco, scultore e non soltanto, che dà all’arte un valore aggiunto, attribuendole una visione più vasta, dove materia e forma divengono oggetto di una concettuale transustanziazione ecologica ambientale e antropologica. Appicciafuoco, teramano,
classe 1970, considerato vicino alla “transavanguardia”, traduce in arte l’ alterazione fisica dei materiali attraverso sollecitazioni e tecniche, come l’incisione, la pressione meccanica, la combustione e l’irradiazione di luce, con un occhio di riguardo ai temi quanto mai attuali delle emergenze ambientali e degli equilibri ecologici da salvaguardare. Insomma, arte intesa anche come messaggio sociale, come invito a riflettere sul rapporto tra progresso
tecnologico e tutela dell’ambiente. L’originalità di Appicciafuoco è stata ben sottolineata dal critico Franco Speroni: “le sue opere abitano un crinale dove il quadro, la scultura, la composizione polimaterica, l’oggetto d’arredo, nella sua accezione manierista di monumento miniaturizzato, si confondono tra loro rendendo insufficienti le distinzioni
paradigmatiche alle quali siamo stati abituati”. I materiali impiegati (superfici riflettenti metalli e luci, o più tradizionali, come la ceramica) fanno rivivere forme e flussi vitali degli ambienti primigeni e vitali : i pendii montani, i profili delle cime, i flussi d’acqua che fondano valli superficiali e antri sotterranei, le stratificazioni geologiche, le cromie e le ossidazioni delle pietre. “Nelle sue opere – evidenzia ancora Speroni – i saperi delle tecniche artigianali insieme alla percezione del suo territorio non determinano strutture chiuse e nostalgiche ma catalizzatori emotivi che trasformano la storia vissuta in qualche altra cosa che sta accadendo, come ci fosse una metamorfosi in corso. Per questo si può parlare di oggetti emozionali. L’argilla, il grès, il vetro, l’acciaio, la luce, che Marco usa, danno ai suoi lavori aspetti mutanti che stimolano vie di fuga laterali, al di là di ogni chiusura simbolica dentro significati predeterminati”.
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NOTE BIOGRAFICHE
Marco Appicciafuoco nasce a Teramo nel 1970, si diploma presso Istituto Statale d’Arte F. A. Grue di
Castelli e a livello universitario, matura il grado più elevato dell’alta formazione artistica presso l’Accademia di belle Arti dell’Aquila. Segue con attenzione le varie ricerche estetiche della contemporaneità, attraverso un continuativo lavoro di ricerca, sperimentazione e confronto. Partecipa a diverse esposizioni, personali e collettive, nazionali e internazionali e collabora con autori come: Luigi Ontani, Michelangelo Pistoletto, Sandro Chia e Enzo Cucchi, di seguito conosce Ettore Sottsass, Johanna Grawunder e così via ricevendo consensi, premi e riconoscimenti professionali. Molto importante è da ritenere la sua lunga permanenza a Castelli (Te) e Daniela Faiani con cui vive e da sempre condivide e affianca le sue molteplici collaborazioni ed esperienze artistiche.
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Informazione commerciale
Apre a Torino una mostra interessante di pittori contemporanei italiani:
Guarini di Chieri, di Carla Pistola di Jesi e di Pasquale Filannino di Cerignola. 
Giovedi 25 Gennaio, alle ore 18, in Via delle Orfane 16, zona quadrilatero si inaugura Les Folie Cocktails & food nel cuore della Movida torinese
retro dell’ufficio di igiene.
Il Bar inizia la giornata con le colazioni , croissanterie alla francese e caffè, continuando con la migliore
tradizione dei cocktails , che si avvale della consulenza dei noti Salvo e Gigi di barZ8 (promotori delle serate della movida a Torino).
capitale lo conoscono bene.

troppo allegro ma, a tutela della propria memoria, è decisamente opportuno decidere espressamente e chiaramente quale soluzione adottare in anticipo, almeno nei termini semplicistici esposti. Poi, se la cosa sta particolarmente a cuore, si può anche nominare, magari per testamento, una persona competente e di fiducia che possa agire in caso di problemi o evoluzioni tecnologiche o contrattuali future: si può essere certi che le cose cambieranno – molto e rapidamente – ma non si sa in quale direzione.
I bambini di oggi ubbidiscono meno o sono i genitori che sono “formattati” diversamente? Correva il tempo in cui bastava uno sguardo del papà o un accenno della mamma per arrivare alla massima dichiarazione di ubbidienza.
notifiche e batteria. C’è campo, non c’è campo. Ed usano, per tenere a bada i figli, quella tecnologia in grado di ipnotizzare, quasi anestetizzare la coscienza umana. Il tablet o il cellulare ed i suoi giochini. Forse perché pensano “se distrae me magari funziona anche con mio figlio e forse la smette di richiedere la mia attenzione”.
Dott. Davide Berardi, Psicologo – Psicoterapeuta
Non soggetti urbani, automobili e insegne luminose dei fast food, non vetrine di negozi e palazzi dai riflessi nitidi o dalle trasparenze vitree scrupolosamente riprodotti, non oggetti commerciali di un ménage quotidiano dell’America anni Sessanta 


Pratiche ed eleganti, comode e sofisticate. Portabilissime dalla mattina alla sera, le borse di Sara Battaglino, designer di Un tè da matti, sono davvero un accessorio imprescindibile. La ricerca dei pellami, dei dettagli e dell’esclusività del prodotto hand made, rende le sue creazioni veri e propri pezzi unici. Brillante, multitasking e innovativa, Sara nasce ad Alba e si laurea in Architettura. Ma si sa, chi ha il sacro fuoco dell’arte non può lasciarlo bruciare.Dopo aver lavorato come interior designer per qualche anno, nel 2015 decide che è il momento di lasciare quel mestiere che le andava troppo stretto e, con un pizzico di follia, lanciarsi in un progetto tutto suo. Facendo tesoro dell’esperienza formativa maturata in ambito sociale, attraverso l’iniziativa di un laboratorio artigianale nel carcere Lorusso-Cutugno di Torino, intraprende l’avventura straordinaria e unica che la sta portando davvero lontano.
tocco in più in un panorama di nicchia, ricercato, studiato e costruito davvero col cuore.
Nel cuore
legno metallo avorio terracotta e pietra, gli aspetti sociali e religiosi cui sono indirizzate le sculture raccolte durante i viaggi.
necessario ricordare che, nell’oggetto africano, la funzione è essenziale, è la ragione prima del suo esistere. Si tratta di oggetti, maschere e feticci, figure di maternità e di antenati, carichi di potenza soprannaturale, strumenti di culto, simulacri del divino in grado di proteggere chi li possiede da influssi maligni, in grado di assicurare l’ordine sociale e la giustizia. Addentrandoci con gli anni nella ricerca, abbiamo sempre cercato di approfondire la storia dell’oggetto, sia per quanto riguarda il suo significato rituale che il suo percorso. In Africa non esiste l’arte per l’arte, la pura componente estetica, vi è una stretta, forte connessione tra forma, funzione pragmatica degli oggetti, uso rituale, politico e sociale, è ben viva quella componente magico-religiosa dentro la quale l’artista è il semplice esecutore votato all’anonimato e non certo il creatore da ricordare e celebrare”.
Oggi la scuola diretta da Katina Genero ed Alessandra Polselli, vanta innumerevoli spettacoli in grandi teatri come il Regio di Torino

Polselli , diverse allieve hanno partecipato con successo a concorsi nazionali ed internazionali ottenendo sempre i primi posti ed in alcuni casi anche il premio della critica . Altre invece hanno superato le selezioni per poter accedere a rinomate Accademie italiane tra cui la Scala di Milano e l’Opera di Roma.
2017
Danza Afro
Sul sito di TorinoGiovani, a cura del Comune di Torino, sono a disposizione tutti i giorni numerose offerte di lavoro in città. Ecco il link: