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“Pruma Giornà dla lenguapiemontèisa dël Monfrà”

Domenica 18 giugno ad Occimiano, comune del Casalese in Provincia di Alessandria la sala non è stata sufficiente a contenere tutto il pubblico intervenuto alla “Pruma Giornà dla lenguapiemontèisa dël Monfrà”, organizzata da Gioventura Piemontèisa, Movimento impegnato da un quarto di secolo per la sopravvivenza e la rivitalizzazione della lingua e dell’identità piemontese, molto attivo non solo a Torino e nella Città Metropolitana ma in tutto il Piemonte.

Momento principale dell’evento è stata la presentazione del libro “Monfrà” di Silvana Berra, un’opera unica nel suo genere, che ripercorre con precisione e competenza la storia parallela del Monferrato e della sua lingua piemontese-monferrina dal tempo dei celti ad oggi, passando per i sette secoli lungo i quali fu uno Stato coinvolto nelle vicende storiche europee. Il manuale presenta inoltre una grammatica pratica, una guida alla corretta scrittura e un excursus sulla storia della letteratura. 

Vi si trova inoltre una preziosa analisi delle ragioni che hanno portato il piemontese a venir indicato dall’Unesco come lingua in serio pericolo, con un lucido elenco di azioni da intraprendere per invertirne la tendenza al declino.

Silvana Berra, con grande competenza e padronanza dell’argomento, con questo libro è riuscita a fornire i concetti e le motivazioni che, una volta assimilati, potrebbero dare un futuro alla nostra lingua ancestrale.

Sono inoltre intervenuti Carlo Comoli, reggente di Gioventura Piemontèisa, e Gianfranco Pavesi dell’Università di Pavia, il quale ha catturato l’attenzione del pubblico con metafore, simbolismi ed esempi concreti del valore della perpetuazione della lingua madre, sui mezzi per preservarla e di come superare i pregiudizi e gli alibi che hanno indotto, spesso colpevolmente, a sminuirla.

Fra un pubblico molto attento e partecipativo erano presenti il sindaco di Occimiano Valeria

Olivieri, che ha portato i salutidell’amministrazione, l’assessore Stefano Zoccola, Claudio Martinotti Doria, Maria Rosa Scarrone e gli scrittori Anna Perucca e Fernando Barbano, che hanno letto alcune loro poesie.

Massimo Iaretti

La scuola Arte e Moda

La scuola Arte e Moda di Rita Corino prosegue la sua politica di iniziative finalizzate a promuovere la contaminazione tra il mondo della moda e quello dell’arte.

La nuova iniziativa, che si chiama “Vèstiti d’Artista” o “Vestiti d’Artista” è un progetto nato in concomitanza del Salone del Mobile di Milano, da un’idea di Cinzia Sassone, fashion designer , illustratrice di moda e docente- collaboratrice della scuola.

Quale direttore artistico del progetto, Cinzia Sassone riunisce un gruppo poliedrico ed eclettico di artisti e intellettuali: la scuola Arte e Moda di Rita Corino che diventa atelier di lavoro e galleria d’arte, il pittore e critico d’arte Piergiorgio Panelli consulente del progetto ed artista egli stesso e poi designer, pittori, scultori, poeti, già noti e non, che lavorano sul territorio, ma anche con un respiro territoriale che va al di là dell’ambito prettamente monferrino. Influenzandosi a vicenda arte e moda creano una sinergia, un’ispirazione che permette di costruire abiti e modelli diversi e originali. Tessuti studiati, creati, costruiti insieme agli artisti che diventano opere da indossare. Da qui i passi concreti: l’esposizione delle opere degli artisti e dei relativi capi che ne sono derivati in uno spazio appositamente dedicato all’interno della scuola. La realizzazione di una bruchure personale e l’inserzione nel catalogo di presentazione dell’intero progetto.

Il primo degli “artisti espositori” è il casalese Giacomelia che, con alchimia, fonde design ed artigianato creando qualcosa che inequivocabilmente è arte.

Il progetto “Vestiti d’Artista” prevede anche il coinvolgimento dei giovani attraverso un concorso riservato alle scuole d’arte.

“Vestiti d’Artista” sarà protagonista in location rinomate non soltanto a Casale ed in Monferrato, ma in mostre itineranti sul territorio nazionale ed internazionale. Perché la moda e l’arte non hanno confini!

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INFO E CONTATTI ARTE e MODA c.e.s.i.p.

Viale Morozzo San Michele 5   15033 Casale Monferrato (AL)

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L’Evelina dell’Uva Matta

RISTORANTE GALLORISTORANTE OSTERIAOltre alla varietà dei salumi, la trattoria era  uno dei pochi, se non l’unico posto, dove si cucinava ancora il “ragò“, un piatto a base di verze arrosto con costine e cotenne di maiale. Non propriamente un piattino leggero e dietetico che però solleticava le papille gustative a molti, tant’è che venivano persino dall’Oltrepò a gustarlo. Previa prenotazione, ovviamente

Evelina Castiglioni, vedova Borlazza era – oltre che zia di Ercolino, avendo sposato il compianto Ruggero, uno dei fratelli del padre del Vicesindaco – la proprietaria dell’unico ristorante di Buttignolo, la trattoria dell’ Uva Matta. Beh, proprio l’unico no, a dire il vero. C’erano anche “Il rustico” dell’Arduino Pombini e “La lucerna” di Vittorino Ardemagni ma erano due bettole, dove si mangiava piuttosto male e si beveva peggio. Dall’Evelina, grazie anche allo “chef” Lunardotti che aveva lavorato per qualche anno nei migliori ristoranti di Pavia e Alessandria, chi “metteva i piedi sotto il tavolo” ( come amava dire la corpulenta ristoratrice) non si poteva lamentare del menù, sempre ricco e vario. Grazie a lei Buttignolo si era fatto riconoscere come una delle mete per le merende e per le cene che venivano organizzate in zona. Vuoi che fossero gli operai della “Casalini Guarnizioni e Freni”, i ferrovieri del pavese, le varie società sportive o famiglie che cercavano un posto dove mangiar bene con poca spesa per festeggiare compleanni o anniversari vari, in cucina  all’Uva Matta non si stava mai con le mani in mano.

La cucina di Evelina ,fortemente influenzata dalla civiltà contadina della risaia e dell’orto, era una cucina paesana e povera, fatta di piatti semplici ma genuini. Tra gli antipasti  non mancavano il “salam d’la duja“, sapido salame di maiale conservato sotto grasso nelle olle, i caratteristici recipienti in terracotta dall’imboccatura stretta, e, vera leccornia, il  celebrato salame d’oca. E poi, a seguire, il classico “bagnetto” verde,  le frittatine, i funghi sott’olio che lei stessa confezionava,  l’insalata di nervetti e il pesce in carpione. I clienti più “rustici” e più affezionati andavano matti per l’insalata di fagioli borlotti; belli grossi, tondi e venati di rosa. Nei primi piatti  a farla  da padrone era il riso: dai minestroni ai risotti. La scìura  Castiglioni aveva imparato dal fù Borlazza, buon anima, a preparare  il “risotto giallo”,  quello con i “fagiolini dell’occhio” o con le “barlande” ( le erbette prataiole), con i funghi porcini, con le tinche, le quaglie, gli asparagi, la trippa e le ortiche.  Una varietà incredibile che lasciava gli avventori a  bocca aperta e incerti su cosa assaggiare, obbligandoli a tornare all’Uva Matta. Restando sui primi, se a mezzogiorno tutto questo s’accompagnava anche a ravioli ripieni di arrosto e conditi con il sugo,  lasagne con le rigaglie e tagliolini con gli asparagi o con panna e funghi, alla sera si andava di minestre. Oltre al classico minestrone, l’Evelina preparava un ottimo riso e una trippa in brodo da resuscitare i morti, tralasciando di parlare delle zuppe di ceci , di cipolle e di rane. Ai secondi ci pensava Romildo Lunardotti che variava dalle lumache e rane (fritte, in guazzetto, con la frittata) che rappresentavano  la base dei piatti più tradizionali della Lomellina, alle  pietanze a base di maiale, manzo e oca, per non parlare dei gustosi pesci del Ticino (anguille, trote, tinche, carpe) accompagnati il più delle volte dalla polenta.

Oltre alla varietà dei salumi, la trattoria era  uno dei pochi, se non l’unico posto, dove si cucinava ancora il “ragò“, un piatto a base di verze arrosto con costine e cotenne di maiale. Non propriamente un piattino leggero e dietetico che però solleticava le papille gustative a molti, tant’è che venivano persino dall’Oltrepò a gustarlo. Previa prenotazione, ovviamente. E per finire, i dolci. La zia del Borlazza li annunciava cinguettando tra i tavoli  “dulcis in fundo”, alludendo al fatto che a quel punto veniva  il bello, pardon, il buono. E via con l’onda glicemica a base di uova, burro, farina. Il “carrello” proponeva torte come  la “virulà” (bianca e nera), quella di riso, di pane o la torta paradiso. Ed ancora i biscotti Bramantini di Vigevano, quelli di riso ed il “dolce del Moro”, la cui ricetta risaliva al tempo di Ludovico il Moro. Senza dimenticare le reginette dei dolci lomellini: le Offelle di Parona.Facile immaginare il perché, nella famiglia Borlazza, il più “patito” era bianco e rosso di carnagione e pesava non meno di novanta chili, a prescindere dall’essere uomo o donna. La cucina dell’Evelina e le tradizioni di famiglia non consentivano a nessuno di sgarrare , tant’è che Carlino Borlazza, il figliolo dell’ostessa, innamoratosi di una impiegata della posta di Mortara, venne costretto dal parentado ad interrompere quella liaison dangereuse poiché la giovane era (orrore!) vegetariana. “Non vorrai mica rovinarti con una così, eh, Carletto!”, lo investì la madre, puntando gli avambracci sui larghi fianchi. E il figlio, abbassando lo sguardo, risposte, rassegnato: “No, no, mamma. Le ho già detto che non è il tipo che fa per me”.L’Uva Matta ospitava, talvolta, anche i matrimoni, come nel caso di Filippo e Danielina, convolati a nozze nella chiesa di Sant’Eusebio e poi a pranzo dall’Evelina,accompagnati da testimoni e parenti ( in tutto una cinquantina di commensali). Seguendo il copione delle tradizioni goliardiche, i due fratelli Carletto ( quelli della “Carletto Spurghi”) – Virginio e Vannino, detti anche “i due vù” – amici di vecchia data dello sposo, distribuirono a tutti dei profilattici della Durex, in confezione da uno. Ridendo come matti, ne fecero dono anche alla signora Evelina che ringraziò educatamente, mettendosene in tasca un paio.

Tornata in cucina, la titolare dell’Uva Matta avvicinò Rosalba Tinelli, cameriera  a tempo perso che dava una mano in occasioni come quella, sussurrandole: “Rosalba, tienile te queste cicche americane. Io non riesco a mettermele  in bocca perché mi si attaccano ai denti”. La cameriera, imbarazzata, ringraziò. Senza avere il coraggio di spiegare alla signora Castiglioni che non  di chewingum si trattava ma di ben altro. Ma Evelina era così, un po’ all’antica, fuori moda e tutta “presa” dal suo mondo che iniziava in cucina e finiva sull’uscio della trattoria. Un po’ di tempo fa, ad esempio, accade un episodio che strappava ancora qualche sorriso. Con l’Uva Matta confinava la tabaccheria del signor Giurlandotti. Per le feste natalizie, davanti alla sua rivendita, il tabaccaio aveva posizionato un manichino vestito da Santa Claus, con uno sgargiante completo rosso e la lunga barba bianca. Poi, passata anche l’Epifania, l’aveva ritirato nel ripostiglio a fianco della legnaia, spogliato dagli indumenti. Siccome non stava in piedi, lo appoggio ad una sedia. Il manichino assunse così una posa che poteva definirsi “riflessiva”: seduto, con la testa reclinata ed appoggiata al braccio destro. Evelina, vuotando il secchio dei rifiuti di cucina nel bidone che teneva a fianco della legnaia, vide quella figura dalla finestra aperta del ripostiglio. “ Ma cosa ci fa quell’uomo lì, nudo come un bruco, seduto sulla sedia? Ma non sente il freddo?”. Provò a schiarirsi la voce, per richiamarne l’attenzione ma quello niente. Non dava segni di vita. Che si fosse sentito male?  Non sapendo bene come comportarsi, prese la decisione di avvertire il Giurlandotti. In quel momento il tabaccaio era solo in negozio e lei, dopo un po’ d’esitazione data l’imbarazzante situazione, lo informò sulla presenza di quell’uomo che stava lì al freddo, senza vestiti, nel ripostiglio. E si offese non poco quando il tabaccaio, capito al volo l’equivoco, si mise a ridere. Non fu facile per il povero Giurlandotti placare la permalosa Evelina, spiegando per filo e per segno che non di uomo si trattava ma di un manichino spogliato dai vestiti e riposto in magazzino. La Castiglioni, borbottando un “balengo di un balengo”, se ne andò, impettita ma quell’episodio, grazie alla “lingua lunga” del tabaccaio fece il giro di tutta Buttignolo.

Marco Travaglini

Bilancio Cidiu servizi

E’ stato approvato il bilancio consuntivo 2016 di CIDIU Servizi spa.CIDIU Servizi spa appartiene al Gruppo CIDIU spa (società partecipata dai comuni dell’area ovest di Torino che si estendono da Venaria alla Val Sangone), alla cui direzione e coordinamento è soggetta.Svolge il servizio di igiene urbana nel territorio dei 17 comuni soci del Gruppo CIDIU, oltre a possedere e gestire l’area impiantistica di Druento, nella quale si produce un compost denominato Zolla Amica, ottenuto da fanghi di depurazione civili, da sfalci e residui di potatura, si selezionano alcuni materiali provenienti dalla raccolta differenziata, e, dal gennaio 2016, è attiva una discarica per rifiuti speciali non pericolosi, la cui gestione ha fornito un significativo contributo ai risultati economici della società.I dipendenti a tempo indeterminato sono 346, a cui si aggiungono mediamente 24 dipendenti a tempo determinato per garantire la continuità e regolarità del servizio in tutti i mesi dell’anno. I mezzi operativi utilizzati per effettuare il servizio sono 184; di questi il 18% sono veicoli elettrici.La società nel 2016 ha realizzato un utile netto di 921.061 euro a fronte di un valore della produzione per 37.929.516 euro.Il bilancio evidenzia altresì una riduzione dell’indebitamento della società ed un aumento dei fondi per rischi e oneri futuri e per le riserve, nonché un aumento della liquidità. Il costo del lavoro, nonostante nel corso dell’anno sia intervenuto un rinnovo contrattuale nazionale con un aumento salariale, si è ridotto rispetto al 2015. L’utile della società è stato destinato per 300.000 euro a dividendo per il socio unico CIDIU spa, mentre 621.000 euro sono stati destinati a riserva legale e straordinaria. Con questa operazione di patrimonializzazione dell’utile sarà possibile, fin dall’anno in corso e per buona parte in autofinanziamento, effettuare notevoli investimenti per il rinnovo del parco mezzi, volti anche alla riduzione dell’impatto ambientale del servizio, e per il potenziamento e il rilancio delle attività dell’area impiantistica di Druento. La società ha ottenuto nel corso del 2016 dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato il Rating di legalità con il punteggio di 2 stellette e un “+”; il rating di legalità è uno strumento che promuove l’introduzione di principi etici in ambito aziendale e la corretta gestione del business.

Massimo Iaretti

 

Arte d’estate a Pavarolo

Pavarolo, centro della Città Metropolitana, nel quale visse ed ebbe studio Felice Casorati, ospita una serie di importanti iniziative sotto l’aspetto artistico nei mesi di giugno e luglio. Il 10 giugno, dalle 10 alle 19, si tiene un corso di pittura riservato ai giovani del luogo dai 18 ai 35 anni, tenuto dalla pittrice Giulia Gallo ed organizzato da Copat. L’11 giugno, invece, c’è “Pavarolo e le sue colline/Estemporanea di pittura del Paesaggio en plein air”, progetto a cura del critico Francesco Poli. L’iniziativa è aperta a tutti gli artisti con esposizione pubblica delle opere a fine giornata e premiazione a cra di una giuria di esperti. L’11 giugno ed il 9 luglio, invece, ci sarà “Raccontare e pensare insieme”, lezioni di autobiografia e filosofia, organizzato dall’associazione Sapere culturale. Infine, proprio con riferimento a Casorati, la mostra “Opere grafiche di Felice Casorati” sarà aperta nelle giornate del 10, 11, 24 e 25 giugno

Massimo Iaretti

 

Libri e film a Mirafiori

Pomeriggio tra film e libri Un’occasione per chiacchierare intorno a un film, parlare di cinema, scambiarsi libri, leggere in compagnia, ma anche per stare insieme, incontrare persone nuove e trascorrere un pomeriggio diverso dal solito alla Casa del Quartiere di Mirafiori sud. Il film verrà scelto dai partecipanti. Lunedì 12 giugno dalle 15.00 alle 17.00 La Casa nel Parco, via Panetti 1 angolo via Artom Per persone di 65 anni o più residenti a Mirafiori sud Partecipazione libera e gratuita Informazioni: cell. 331 3899523. Iniziativa in collaborazione con la circoscrizione.

Autocrocetta BMW Motorrad: Never-Ending-Season e Urban Mobility Tour

Importante appuntamento Never-Ending Season di BMW Motorrad, dedicato alla gamma Heritage.

In  Concessionaria per scoprire le affascinanti Moto ispirate al mito originario della casa Bavarese. in Via Moncenisio 8 a Moncalieri.

L’URBAN MOBILITY TOUR è arrivato in città!

Sabato 10 giugno per provare la gamma MAXI-SCOOTER BMW MOTORRAD

Dalle 9:30 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 di fronte alla Chiesa della Gran Madre di Dio a Torino

 

www.autocrocetta.com

 

 

 

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Informazione commerciale

 

 

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“Evanescenze liquide”

In occasione del bicentenario della Fondazione della Diocesi di Nicosia (Enna), Nadia Presotto presenta la sua  mostra personale “Evanescenze liquide” acquarelli e oli che ritraggono delicati e suggestivi angoli del Piemonte ed in particolare del Monferrato.

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Palazzo Riggio, Nicosia (Enna) dal 10  al 18 giugno 2017.

Orari 10-12,30 —– 16,30-20,30

Margherita Oggero presenta gli italiani di Quaglieni

Lunedì 5 giugno alle ore 18 alla Biblioteca Civica “A.Arduino” di Moncalieri, Margherita OGGERO presenterà, con la partecipazione dell’autore, il libro di Pier Franco QUAGLIENI “FIGURE DELL’ITALIA CIVILE”. Introdurrà l’assessore alla Cultura di Moncalieri Laura POMPEO. Seguirà un brindisi offerto dall’azienda
agricola Soldati La Scolca di Gavi


Nel corso dell’estate il libro verrà  presentato:
– agli studenti di Milano mercoledì 7 giugno alle ore 10 in via Tadino 23;
– a Roma, per iniziativa del Comitato 10 febbraio, martedì 13 giugno alle ore 18 alla Fondazione Ugo Spirito-Renzo De Felice;
– ad Alessandria venerdì 16 giugno alle ore 18 all’associazione “Liberamente” Laboratorio di idee, via Tortona 71;
– in luglio, in data da definirsi, alla tenuta La Scolca Soldati di Gavi;
– giovedì 17 agosto a Selinunte per iniziativa dei consoci Erasmo Miceli e Giuseppe L. Bonanno;
– sabato 19 agosto a S. Anna di Valdieri per iniziativa dell’Associazione Internazionale “Regina Elena” che promuoverà una presentazione in luglio a Rivoli Torinese. Ad ambedue gli incontri parteciperanno Nino Boeti, Vicepresidente del Consiglio
Regionale del Piemonte, e la scrittrice Bruna Bertolo;
– martedì 22 agosto ad Andora nell’anfiteatro di Palazzo Tagliaferro;
– E’ prevista una presentazione di Marta Herling alla Biblioteca “B.Croce” di Pollone nella seconda metà di agosto.
– Il 21 settembre il libro verrà presentato a Montecarlo su invito della giornalista Luisella Berrino di Radio Montecarlo.

A Torino, la Merenda Reale e non solo

La merenda è un pasto leggero e veloce, uno spuntino che molto spesso si fa al volo in pochi minuti magari in piedi tra una attività e l’altra, o se siamo più fortunati seduti in posizione di relax.

 

Questa parentesi, questo tempo rubato ai nostri impegni è un momento importante, essenziale, che ci riporta fantasticamente alla nostra infanzia, che ci dedichiamo con gioia, una pausa di pura meditazione.

A Torino la merenda è puro godimento, tradizione, imbarazzo della scelta.

 

Nella storia e soprattutto nella vita di Corte la merenda era un passatempo salottiero, una liturgia raffinata e golosa dove la tazza di cioccolata calda accompagnata da biscotti meravigliosi di ogni tipo, savoiardi, amaretti, baci di dama, era una cerimonia preziosa e insostituibile. Torino, la “capitale del gusto” ci regala momenti indimenticabili con il Bicerin, a base di caffè, le Bignole, i Krumiri, il Cri Cri, i Gianduiotti, delicati e famosissimi.

 

Esiste un vero e proprio tour della Merenda Reale del 1700 e 1800 organizzato in posti rinomati come il Caffè Madama, il Caffè Reale, il Castello di Rivoli o Pepino ( www.turismotorino.org) , ma a Torino esistono molti altri bar e pasticcerie dove si può gustare una squisita merenda, posti meravigliosi con generosissime esposizioni di dolci, profumi che rapiscono, atmosfera calda e rilassante. La maggior parte di questi posti propongono prodotti fatti in casa e si trovano per tutta la città, la Ricreazione a Via XX Settembre, il Bardotto a Via Mazzini, Platti a Corso Vittorio Emanuele, Gerla al quartiere Crocetta.

 

L’ideale è portarsi un libro o fare quattro chiacchiere con gli amici, fermarsi, indugiare per far durare il più a lungo possibile questo intermezzo, magari con un sottofondo di musica jazz o classica, godendosi gli scorci di questa splendida città e sublimando un momento di piacere unico.

 

Non è vero, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, che “le merendine di quando ero piccolo non torneranno mai più”, ce ne aspettano molte e deliziose.

 

Maria La Barbera