Howedes è fuori dalla lista Champions, mentre ritorna Lichtsteiner, escluso da Massimiliano Allegri nella fase a gironi. La Juve ha comunicato l’elenco dei giocatori che parteciperanno alla seconda fase della Champions League, sono 23: Buffon, De Sciglio, Chiellini, Benatia, Pjanic, Khedira, Cuadrado, Marchisio, Higuaín, Dybala, Douglas Costa, Matuidi, Alex Sandro, Barzagli, Pinsoglio, Mandzukic, Asamoah, Szczesny, Rugani, Lichtsteiner, Sturaro, Bentancur e Bernardeschi.
Giada, quando ti sei resa conto che il sogno olimpico poteva diventare realtà?
L’Olimpiade è il sogno che tutti gli atleti accarezzano durante la loro carriera. Nella prima parte di questa stagione sono riuscita a crescere e ad ottenere buoni risultati nelle competizioni internazionali, ma penso che il momento della svolta siano stati i Campionati italiani a Milano. Dopo il programma corto ho sentito, dentro di me, che poter essere convocata per le Olimpiadi forse non era più soltanto un sogno, ma una realtà che volevo con tutta me stessa afferrare. Penso che la vittoria della medaglia d’argento alle spalle di Carolina Kostner mi abbia consentito di ricevere la convocazione da parte della Federazione italiana Sport Ghiaccio.
Qual è stato il tuo pensiero quando hai ricevuto la convocazione?
Mi sono passati davanti agli occhi tanti momenti, soprattutto quelli difficili nei quali non ho mai pensato di smettere o di lasciare tutto, ma mi sono rialzata e ho ricominciato da capo… poi ho abbracciato i miei allenatori Claudia Masoero e Edoardo De Bernardis che con me hanno costruito questa bellissima opportunità e ho pianto per la gioia. Ho pensato anche che mi sarebbe piaciuto avere accanto il Presidente Franco Masoero, il papà di Claudia, che fondò l’Ice Club Torino e che mi ha sempre sostenuta nel mio percorso. Lo porterò nel mio cuore e so che sarà sempre con me.
A Roma, insieme agli altri atleti, hai incontrato il Presidente della Repubblica Mattarella. Ci parli di questo momento? Qual è il tuo rapporto con le Istituzioni?
Ho incontrato il Presidente della Repubblica insieme agli altri altri atleti per la consegna della bandiera italiana che la nostra nazionale degli sport invernali porterà in Corea. E’ stato un momento molto bello, una festa dello sport. Penso di avere capito, proprio in quegli istanti, la responsabilità e la bellezza di rappresentare la mia Italia in un appuntamento tanto importante come le Olimpiadi. Per quanto riguarda il mio rapporto con le Istituzioni, posso parlare di quelle piemontesi. Lo scorso anno il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Mauro Laus mi ha ricevuta prima che partissi per le Universiadi di Almaty e abbiamo potuto parlare di una passione che ci unisce, quella per lo sport. In occasione di quell’incontro, il Presidente Laus mi ha chiesto di intervenire alla manifestazione “Just the woman I am”, la corsa in rosa a favore della ricerca sul cancro, portando un mio saluto al pubblico. E’ stato un momento molto emozionante parlare davanti ad una piazza San Carlo gremita di persone.
La tua carriera di pattinatrice è partita da Torino e a Torino continui ad allenarti. Ci racconti come è iniziato tutto?
Il mio sogno è iniziato quando il pattinaggio ha fatto incontrare i miei genitori, entrambi iscritti ad un corso per adulti dell’Ice Club Torino. Era nel mio destino che indossassi i pattini. A 4 anni papà e mamma mi hanno iscritta all’Ice Club Torino e la mia prima insegnante è stata Claudia Masoero. Successivamente, a noi si è unito Edoardo De Bernardis. Sono stata campionessa junior a Courmayeur nel 2012, terza a Milano nel 2013 all’esordio in categoria senior alle spalle di Carolina Kostner e di Valentina Marchei, campionessa italiana senior nel 2015 e nel 2016, ancora terza ai Campionati italiani 2017 di Egna e quest’anno ho vinto l’argento, alle spalle di Carolina Kostner. Ho preso parte a due Campionati Europei, ai Giochi Olimpici della Gioventù Europea, ai Mondiali di Shangai 2015 e alle Universiadi di Almaty 2017.
Sei stata flower a Torino 2006 e hai visto pattinare grandissimi campioni come Plushenko, Lambiel. Che cosa pensavi mentre li guardavi? Sognavi la tua gara sotto i cinque cerchi?
Anche per diventare flower ho dovuto affrontare una selezione. In quei momenti ho potuto vedere sul ghiaccio campioni immensi che hanno scritto la storia del pattinaggio ed è stata un’esperienza bellissima. Tuttavia, non ho mai pensato alla mia gara a cinque cerchi fino a quest’anno, fino al momento in cui si è diventata realtà.
Le coreografie dei tuoi programmi sono realizzate da un altro torinese, un coreografo apprezzato a livello internazionale, Edoardo De Bernardis. Ci parli del vostro rapporto e di come nascono i tuoi programmi?
Edoardo De Bernardis e Claudia Masoero sono le persone che mi hanno seguita fin dai miei primi anni sui pattini. Edoardo ha creato per me programmi straordinari e questo è stato riconosciuto a livello internazionale da nomi di spicco nel panorama del pattinaggio come Tatiana Tarasova. Anche ai recenti Campionati Europei di Mosca 2018 ho ricevuto molti complimenti per le coreografie dei programmi di questa stagione. Edoardo è un coreografo raffinato, una persona che non lascia nulla al caso, che ama giocare sulle contrapposizioni e che sceglie accostamenti di musiche straordinari. Lavorare con lui è impegnativo, ma anche appagante.
Giada Russo e la sua allenatrice, Claudia Masoero…
Claudia è una seconda madre per me. Con lei ho mosso i primi passi sui pattini, ho affrontato le prime competizioni e ho condiviso vittorie e sconfitte. Non potrei immaginare le mie giornate senza di lei.
Giada, tu sei uno dei talenti che ha deciso di rimanere in Italia e di crescere qui nella tua Torino. Ci parli del rapporto con la tua città?
Torino è una città bellissima, una città tutta da scoprire, ricca di bellezze artistiche e culturali incredibili. Sono stata fortunata a potermi allenare qui, seguita da un gruppo fantastico e preparato. Molti ragazzi, sia nel mondo dello sport che, in generale, in quello lavorativo, hanno dovuto trasferirsi all’estero e lasciare la propria casa, la propria famiglia e l’Italia rappresenta un grande sacrificio.
Marco Travaglini
Lunedì 29 gennaio, nel prestigioso trofeo internazionale Bavarian Open ISU di Oberstdorf, la coppia junior di pattinaggio artistico, formata da Sara Carli e Marco Pauletti, ha conquistato la medaglia d’argento. I due pattinatori, campioni italiani junior in carica, che vestono i colori dell’Ice Club Torino, diretto da Claudia Masoero, si sono classificati al secondo posto, alle spalle degli statunitensi Laiken Lockley e Keenan Prochnow, totalizzando il punteggio di 115.73. La coppia, allenata da Cristiana e Fabiana Di Natale, ha presentato un programma corto pattinato sulle musiche del film “Alexander” e un programma lungo nel quale ha interpretato la colonna sonora del “Mago di Oz”. Le coreografie sono state curate da Matteo Zanni e Andrea Vaturi. Sara Carli e Marco Pauletti pattinano insieme soltanto dal maggio 2017, ma, in questi mesi, si sono messi in evidenza per l’affiatamento e per l’esecuzione di elementi tecnici come i salti lanciati, i sollevamenti e i doppi axel in parallelo.
Barbara Castellaro
www.iceclubtorino.it
Torino sempre più “Capitale dello Sport” e sempre più disponibile ad accogliere eventi sportivi, di qualsiasi disciplina. Il torneo di Torino, primo appuntamento del 2018 per il para ice hockey, è una tappa importante di avvicinamento ai Giochi Paralimpici di Pyeonchang in programma dal 9 al 18 marzo, dove l’Italia sarà chiamata a confermare il buon livello di gioco raggiunto.
Anche per quest’anno, la settima edizione del Torneo internazionale di para ice hockey si è conclusa con successo e con un iridato secondo posto per l’Italia. Per il CT della nazionale, Massimo Da Rin, la manifestazione è stata “un test importante in vista delle Paralimpiadi perché ci permette di confrontarci con alcune nazionali forti e quindi di misurare il nostro e il loro valore. Inoltre giocare diversi incontri in pochi giorni è un ottimo allenamento per le manifestazioni più importanti, dove c’è poco tempo per recuperare tra un match e l’altro. Sono contento per il rendimento della squadra ed il roster è ormai completo e profondo – un aspetto fondamentale nelle competizioni più lunghe come le Paralimpiadi – e sempre più rodato. I ragazzi entrati in nazionale nelle ultime stagioni sono cresciuti e si sono integrati bene nel gruppo storico.”.
Il torneo, che consiste in un quadrangolare tra nazionali di para ice hockey, ha visto la partecipazione degli Stati Uniti, già vicecampioni ai mondiali della scorsa primavera in Corea a Gangneung e medaglia d’oro alle ultime Paralimpiadi di Solchi nel 2014, della Norvegia vincitrice della prima edizione del Torneo nel 2011 e del Giappone, nazionale fresca di qualificazione alle prossime Paralimpiadi e grande assente al Torneo sotto la mole negli ultimi anni. Quarta nazionale, l’Italia, già argento europeo nel 2016 e quinta agli ultimi mondiali, che schiererà giocatori ormai molto affiatati ed esperti che militano nelle tre squadre del campionato italiano, tra cui anche la squadra torinese Sportdipiù Tori Seduti Torino.
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Il Torneo, organizzato ancora una volta dall’associazione Sportdipiù, con il patrocinio di CIP – Comitato Italiano Paralimpico, Esercito, Regione Piemonte, Comune e Area Metropolitana di Torino, si è aperto con la fase a girone del “tutti contro tutti” per, poi, giungere alle fasi finali per l’assegnazione del trofeo, disputate nella mattinata di sabato. Nella prima giornata l’Italia ha affrontato subito gli Stati Uniti, squadra più forte e favorita per la vittoria finale, riuscendo a tenere il ritmo degli avversari nel primo periodo, ma soccombendo poi nel secondo e terzo. Risultato finale 6 a 0 (1-0, 3-0, 2-0 i parziali) per gli americani. Nella seconda giornata, contro la Norvegia, l’Italia è stata concreta e scintillante vincendo 7 a 2, dopo un primo tempo ben equilibrato e comandando nel secondo per poi dilagare nel terzo periodo. Nella terza giornata, l’Italia ha confermato il suo ottimo stato imponendosi sul Giappone 3 a 1, seppure in alcuni giocatori siano comparsi i primi segni di stanchezza dopo due partite consecutive.Al termine della fase a gironi, prima assoluta è stata la nazionale americana (8-0 contro il Giappone e contro la Norvegia), l’Italia seconda con 6 punti, terza con 3 punti la Norvegia e ultimo il Giappone risultato sempre sconfitto.
Di fronte ad un palazzetto gremito di un centinaio di giovani delle scuole torinesi, venerdì si sono disputate le semifinali. Italia contro Norvegia e Stati Uniti contro Giappone. L’Italia, guidata dal suo esperto capitano Gianluca Cavaliere, ha sconfitto la formazione scandinava 4 a 3 ai tempi supplementari (parziali 1-1 0-1 2-1 1-0). La partita è stata equilibrata, avvincente e giocata in un crescendo di emozioni, con la nazionale italiana che per tre volte si è trovata in svantaggio e che per tre volte è riuscita a pareggiare (in occasione del 3-3, peraltro, in inferiorità numerica). Decisivo è stato il golden gol di Sandro Kalegaris, segnato dopo 49 secondi dell’over time. Nell’altra semifinale gli Stati Uniti hanno battuto facilmente il Giappone per 9 a 0 (parziali 6-0 3-0 0-0). L’Italia è dunque giunta in finale per il primo/secondo posto contro gli Stati Uniti. Sabato mattina le due formazioni sono scese in campo pronte a dare il meglio ed a giocare fino all’ultimo secondo. Purtroppo, però, la nazionale americana si è confermata ancora una volta squadra troppo forte e ben superiore rispetto a quella italiana. Americani più cinici e pronti a sfruttare al massimo ogni spazio concesso dalla difesa italiana e troppo veloci nelle conclusioni (25 a 4 il conto finale dei tiri in porta). L’incontro si è concluso 6 a 0 per gli americani che hanno, così, vinto la settima edizione del Torneo senza neppure subire un goal. Nella finale per il terzo/quarto posto la Norvegia si è imposta sul Giappone 6 a 1 (3-0, 2-1, 1-0 i parziali). Ma come è stato sottolineato prima dal CT Da Rin e dopo dal capitano Cavaliere, la finale contro gli Stati Uniti è stato un importante banco di prova in vista dei Giochi Paralimpici. “Per noi è ottimo aver giocato due volte in pochi giorni contro gli Stati Uniti,” – ha dichiarato a fine partita il capitano azzurro – “sono una squadra di altissimo livello che ci spinge al limite delle nostre possibilità specialmente in fase difensiva. Nella sfida della prima giornata abbiamo approcciato il match nel modo giusto e perso poi terreno nel secondo e nel terzo periodo. Oggi è successo il contrario, forse ci è mancata un po’ di convinzione all’inizio ma con il passare dei minuti siamo definitivamente entrati in partita. In vista dei Giochi penso che la squadra sia sostanzialmente a posto; in queste settimane aggiusteremo qualcosa, allenandoci nelle nostre squadre di club, con la nazionale nel raduno di metà febbraio e nei giorni prima del debutto alle Paralimpiadi, nei quali disputeremo anche un’amichevole”.
Nota molta positiva di cui Torino può essere fiera è stata la premiazione del torinese Gabriele Araudo, premiato come miglior portiere del Torneo. Alla finalissima erano poresenti anche gli Assessori allo Sport della Regione Piemonte e della Città di Torino; l’assessore comunale, Roberto Finardi, ha voluto commentare l’ottima prestazione della nostra nazionale con queste parole: “Il Torneo Internazionale di para ice hockey si è confermato di livello tecnico molto elevato, con il fiore all’occhiello di una nazionale come gli Stati Uniti che rappresenta l’élite mondiale della disciplina. Come preventivato l’Italia ha faticato un po’ nel confronto con gli americani ma ha giocato alla grande nelle altre sfide, mostrando buona forma in vista dei Giochi e anche una crescita tecnica importante rispetto al passato. Penso che questi due elementi siano un importante stimolo per continuare a migliorare. Sono contento anche per il tanto pubblico che oggi e nei giorni scorsi ha assistito alle partite degli azzurri, con più spettatori rispetto agli anni passati. L’augurio è di ritrovarci qui nella prossima stagione per un nuovo Torneo Internazionale; ma nel mentre vorrei augurare un grande ‘in bocca al lupo’ alla nostra nazionale, affinché possa tornare dai Giochi con un risultato importante”.
Manuela Savini
Foto di Gabriele Merlin e di Tonello Abbozzi.
Organizzato dalla Barbuto Promotion, l’evento è giunto alla sua nona edizione a Torino nel teatro del PalaRuffini. Sin dalla conferenza stampa, tenutasi mercoledì scorso alla presenza dell’assessore allo sport del comune di Torino, Roberto Finardi, si era certi che anche l’edizione di quest’anno non avrebbe disatteso le aspettative di un pubblico appassionato e composto da giovani praticanti e da famiglie con bambini.
La Thai Box Mania è un evento a cui Torino si è abituata ad ospitare e che ormai non potrà mancare dal calendario sportivo della Città. Lo stesso assessore Finardi ha accolto l’evento con queste parole: “Una manifestazione di prestigio che ormai da 9 anni trova nel PalaRuffini la sua naturale collocazione. Sono contento che Thai Boxe Mania attiri sempre molto pubblico e ringrazio gli organizzatori per il lavoro che svolgono e per l’impegno che dedicano a questa attività”.
I cancelli del PalaRuffini sono stati aperti sabato dalle 17 fino a notte fonda. I primi a salire sul ring sono stati gli atleti della Prestige Pre-card in un programma da quindici incontri, dedicati ai fighters meno esperti e alle giovani promesse della thai boxe. Gli atleti di casa sono stati accolti con grande entusiasmo dal pubblico, che non ha mancato di fornire il proprio sostegno a giovani promesse come gli emergenti Serena Chiarantano e Cristian Delmastro, i quali, al loro debutto in una manifestazione di tale prestigio, non hanno disatteso le aspettative dei tifosi e dello staff, vincendo i propri incontri. A partire dalle 20, il programma della manifestazione si è fatto più intenso ed a dimostrarlo è stato il pubblico, ormai al completo e sempre più in visibilio. E’ iniziato il Galà di Thai Box Mania e con esso i primi sei incontri di rilievo internazionale. Su dodici atleti, ben otto erano italiani e quattro sono stati gli atleti che hanno portato a casa la vittoria. Tutti gli incontri hanno offerto un appassionate spettacolo tecnico ed agonistico al pubblico torinese. Nel primo match, il francese Damien Cazambo si è imposto sul marocchino Ismail Zahir che ha perso solo per decisione medica. Nel secondo incontro, il torinese d’adozione, Michele Mastromatteo, già alla sua terza partecipazione a Thai Boxe Mania, ha vinto ai punti contro il connazionale Danilo Coda. L’unico match femminile del galà è stato aggiudicato dall’italiana Clara Ricignuolo contro la portoghese Elizabeth Vanessa Rodrigues. Il quinto match ha poi visto salire sul ring Ruben Sciortino e Giuseppe Conti, che si sono sfidati in un match di full muay thai con tanti colpi messi a segno da entrambe le parti: l’incontro, ai punti, è stato vinto da Ruben Sciortino. In chiusura di serata è arrivata anche la vittoria di un altro torinese, seppure d’adozione, Filippo Solheid, contro Marco Ronchetti in un match di full muay thai molto intenso.
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Con un ritardo inevitabile, ma per nulla criticato, alle 22 il PalaRuffini era comunque pronto ad assistere ai top matches della manifestazione: i sei incontri della International Card. Tra gli italiani hanno figurato due atleti, ben conosciuti al pubblico locale: Luca Roma e il torinese d’adozione Christian Zahe. I primi a salire sul ring sono stati il lussemburghese Prince Junior, già campione del Benelux BKBMO 2015, campione del Thai Fight King of Muay Thai e campione europeo WKU 2016, contro il francese Mathias Phountoucous che ha dovuto cedere ai colpi dell’avversario. Il secondo match è stato uno degli incontri più attesi: il fighter italiano Luca Roma ha sfidato il franco algerino Elias Mahmoudì in un incontro di full muay thai, contendendosi la cintura di campione del mondo WPMF. Dopo un inizio di alto livello tecnico, il fighter milanese non è più riuscito a difendersi dai colpi del suo avversario, che si è così aggiudicato il titolo, mandando ko l’italiano al termine del primo round. Niente da fare neppure per l’atleta torinese, Christian Zahe, in passato già campione del mondo WKN di K-1, vincitore titolo del Super Muay Thai, nonché veterano del ring del PalaRuffini. Il fighter italiano, a causa di un fermo medico al secondo round, ha dovuto lasciare il ring e la vittoria al francese Jeremy Payet, dopo un match dall’altissimo valore tecnico e di grande coinvolgimento per il pubblico, seppure troppo breve.
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Uno spettacolo unico e un match sorprendente è poi arrivato dall’incontro di full muay thai tra il francese Brice Delval e il bielorusso Taksim Petkevich. Che il giovanissimo francese fosse un atleta di grande valore non era un segreto, ma è certo che Delval ha riconfermato il suo talento in rapida ascesa. Delval e Petkevich hanno regalato uno spettacolo intenso e a mozzafiato, di grande tecnica e prestanza fisica, con calci e colpi sferrati a gran velocità. L’incontro si è concluso con un risultato di pari merito. La chiusura della nona edizione è stata assegnata al “big match” tra due campioni indiscussi alla loro prima sfida diretta e, nonostante l’ora ormai inoltrata a notte fonda, l’attesa del pubblico in fibrillazione è stata ripagata dall’intensità dell’incontro. Il campione thailandese Sudsakorn Sor Klinmee, accompagnato dall’allenatore Filippo Cinti, si è presentato sul ring parodiando la serie televisiva “Gomorra” aspettando l’arrivo del suo avversario atleta dell’Azerbaijan, Chingiz Allazov in arte Chinga. Il match è stato incredibile e combattuto sotto le regole del fight code rules. L’atleta thailandese, nonostante abbia combattuto in una disciplina differente dal suo cavallo di battaglia, la full muay thai, ha affrontato l’avversario senza esclusioni di colpi, ma il campione bielorusso in ascesa ha dimostrato una tenacia e una preparazione sorprendenti, che gli hanno permesso di conquistare il titolo ai punti. Anche la nona edizione della Thai Box Mania si è così chiusa con successo sia dal punto di vista del livello atletico dei partecipanti che per la sempre più calorosa partecipazione del pubblico. Per Torino, ormai, la Thai Box Mania è un appuntamento annuale e si dovrà aspettare gennaio 2019 per assistere al decimo anniversario della manifestazione.
Manuela Savini
Foto Thai Box Mania
Il compleanno di Super Gigi
La Juve celebra sul sito web ufficiale il 40° compleanno del suo capitano, riproponendo i grandi momenti della carriera del portiere. “Eri un ragazzo e portavi i capelli lunghi quando sei arrivato a Torino la prima volta. Eri Gianluigi Buffon e sei diventato Super Gigi”, si legge in rete. Poi una carrellata di tutte le grandi parate nella prestigiosa carriera di Buffon, compresa quella in maglia azzurra, a Berlino nel 2006, durante la Finale Mondiale, sul colpo di testa di Zidane. Per questo giorno speciale, il sito bianconero mette anche in vendita una maglia unica: “per celebrare il compleanno del Capitano abbiamo pensato a una sorpresa per voi: la “Black Edition” della divisa utilizzata da Gigi sul campo di gara. Un pezzo esclusivo, anzi, una vera e propria icona, disponibile solo sul nostro store online e in soli 1111 pezzi, numerati”.
Nella ISU Skate Helena di Bratislava del 26 e 27 gennaio 2018, la pattinatrice torinese Lucrezia Beccari ha conquistato la medaglia d’oro, imponendosi sulle avversarie sia nel programma corto che in quello libero.
La Beccari, convocata per la gara dalla Federazione Italiana Sport Ghiaccio, ha totalizzato un punteggio di 148 e, nel programma libero, ha eseguito tutta una serie di salti tripli. Lucrezia Beccari, che nel dicembre scorso, a soli 13 anni, ha conquistato il titolo di campionessa italiana junior ai Campionati di Milano, soltanto per la sua giovane età non ha potuto rappresentare l’Italia ai Campionati Europei di Mosca, insieme a Carolina Kostner e alla compagna di società Giada Russo, come le avrebbe consentito il terzo posto del ranking nazionale utilizzato per l’assegnazione dei grandi eventi internazionali (la Beccari si trovava alle spalle di Kostner e Russo). Nel Giorno della Memoria, Lucrezia Beccari ha interpretato il suo toccante “Olocausto”, il programma libero ideato per lei dal suo allenatore e coreografo Edoardo De Bernardis sulle musiche del film “Schlinder’s list”.
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“Ho ritenuto necessario” ha spiegato Edoardo De Bernardis “abituare Lucrezia ad esprimersi attraverso generi e atmosfere musicali molto diversi. Volevo che imparasse a raccontare vicende drammatiche attraverso il pattinaggio. Anche episodi veri. L’Olocausto infantile è uno dei capitoli più tremendi della storia e, attraverso le musiche delicate e intense di “Schindler’s list”, abbiamo narrato la storia di una bambina appena scesa dal treno in un campo di concentramento, le sue paure, la sua solitudine, la sua sofferenza e la sua morte. Si tratta di un soggetto coreografico intenso, molto difficile da rappresentare sui pattini, soprattutto da parte di una pattinatrice tanto giovane. Lucrezia si è documentata molto e nel vedere il film e conoscere questa vicenda ha anche sofferto. Abbiamo utilizzato l’arte del pattinaggio per ricordare tutti i bambini che purtroppo hanno vissuto questa pagina storica tremendamente dolorosa”.
Barbara Castellaro
Responsabile della comunicazione Ice Club Torino Asd
www.iceclubtorino.it
b.castellaro@libero.it
Massimiliano Allegri minimizza a proposito del confronto tra il gioco della Juventus, un po’ appannato, e quello del Napoli dopo la vittoria di misura dei bianconeri: “Non ero infastidito per le critiche – dice all’Ansa il ct bianconero – si fanno un sacco di chiacchiere: io ho solo detto che ciò che conta è portare a casa il risultato. Siamo una squadra diversa dal Napoli, dalla Roma e anche dal Tottenham, che unisce fisico e tecnica. Ma il Napoli non è una squadra fisica, è molto tecnica, loro oltre ad avere un bel gioco ottengono ottimi risultati. Quest’anno ha vinto 4 volte per 1-0 nelle prime 20 partite, cosa che non aveva mai fatto. E spero che non imparino velocemente”.
Da giovedì 25 a domenica 28 gennaio ritorna a Saint Vincent il XV Palio di Sant’Orso – 4° memorial Aurora Lola Vuillerminaz, organizzato dalla pallavolo Uisp Piemonte. Il torneo è nato 15 anni fa, un’alternativa invernale ai campionati italiani Uisp, che di solito si svolgono in una località marittima. La scelta è caduta su Saint Vincent, località valdostana che ha accolto con favore l’iniziativa in occasione della famosa Fiera di Sant’Orso. Il primo anno si sono presentate 7 squadre, che negli anni sono cresciute, nell’edizione 2018 saranno 16. Oltre alle competizioni, sono previsti molti momenti conviviali, nella filosofia dello Sportpertutti. Saranno presenti anche formazioni provenienti da Modena, Venezia, Latina.
Così come una vittoria non fa primavera, una brutta sconfitta non fa tormenta invernale, si potrebbe parafrasare … E’, d’altro canto, vero però che la partita non sia stata giocata bene.
Tralasciando i commenti tecnici che molti avranno già visto sui giornali “ufficiali”, si può da queste righe solo (e come sempre) aprire a commenti di natura diversa, così come per vocazione nasce questa rubrica che non vuole mai essere solo una semplice distesa di dati e numeri, ma la visione “palpitante” di un’emozione vissuta dai tifosi. Si potrebbe definire inquieta e altalenante la volontà del pubblico di sostenere la squadra, sospinta dalla passione e “bruciata” dagli ultimi eventi. Il problema risiede proprio in questo: cosa ne sappiamo veramente di cosa sia successo, e, anche sapendolo, come possiamo essere noi nelle teste dei protagonisti? Purtroppo quanto accaduto non è positivo, e cambiare in corsa da vincenti non è cosa di tutti i giorni, ma proprio questo deve far riflettere sulla gravità delle cose accadute per modificare una situazione positiva.Ma ricordo che stiamo parlando di situazioni diverse da una persona che lavora con a carico famiglia tutti i giorni che si reca in fabbrica rispetto a quelle sportive. Io vivo di sport e so che è un mondo difficile, soprattutto l’alto livello, ma ogni cosa dovrebbe essere dimensionata a dovere.Vedo persone che si espongono con rabbia e che stanno male per quanto accaduto, e vedo l’indifferenza di chi le ha lasciate… . Vedo che qualcuno nel bene e probabilmente in questa occasione, nel male, comunque ci mette la faccia e affronta la realtà in prima persona con contatto diretto senza intermediari. A memoria d’uomo non ricordo un presidente faccia a faccia con i tifosi all’aperto per spiegare una situazione.Errori? Probabilmente sì, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra diceva qualcuno tanti anni fa, e se tale affermazione fosse seguita, molte sarebbero le diatribe in meno.
Ho visto gente lamentarsi l’altr’anno di situazioni insostenibili e quest’anno ricercarle, a dire “si stava meglio quando si stava peggio” non si sbaglia mai e il mondo cambia poco in questi ultimi secoli. La situazione tra il pubblico e sui social è di sconcerto ma credo che a parte i “gufi” tifosi che stranamente sarebbero contenti se Torino perdesse (e la qualifica di tifosi è perlomeno dubbia… ) tutti sarebbero contenti di rivedere il sereno su una piazza che merita il meglio dello sport cestistico.Torino è appena tornata sui palcoscenici che conta è già qualcuno sembra lamentarsi: ma lo sport 2020 non è più una fabbrica di dilettanti, è un’industria e si deve muovere come tale. Tutti i tifosi di Torino, noi che guardiamo il basket e che vorremmo vedere il più alto livello di competizione in città, dobbiamo solo fare una cosa: vivere la realtà che abbiamo, stringerci intorno allo spettacolo e non farci prendere in giro dalle false informazioni. Ok, sono stati fatti tanti errori, farne di più non sarebbe proprio il caso. Ma sarebbe bene ricordarsi che con errori e con “ardite imprese”, diciamo così, noi guardiamo la serie A e l’Eurocup, altrimenti il Palaruffini avrebbe ancora ospitato le partite di sport diversi e concerti Rock .E comunque trovo inquietante che nessuno dei sottolinei che da quasi un mese non gioca Mbakwe, e non è una mancanza da poco, dopo di che, anche con Banchi si erano palesati momenti vuoti clamorosi anche a Varese nel primo tempo. Le critiche non portano a nulla e i saccenti che non sanno portano a qualcosa che non voglio commentare… A Venezia e ad Avellino dopo una sconfitta nessuno si diverte a picchiare i propri “idoli” con parole da “intenditore”. Ma come sempre, chi non può fare, parla, o scrive e anch’io faccio così. Se fossimo stati bravi saremmo tutti noi ad allenare o ad aver giocato in A o forse ad essere padroni di una società di alto livello sportivo… tutto il resto sono solo parole. A noi il compito, unico, di sostenere criticando, se serve, costruttivamente.
Paolo Michieletto