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Binda, l’invincibile

Si può leggere un libro al ritmo frenetico di una corsa ai tempi del ciclismo eroico, dove la fatica si misurava su strade polverose e sterrate? Si può che si ha tra le mani una copia di “Binda l’invincibile”, scritto da Edoardo Rosso (Italica Edizioni), una biografia romanzata  di uno tra i più grandi esponenti del ciclismo internazionale, probabilmente il più grande della sua epoca, quella del ciclismo prima maniera, nei primi trent’anni del Novecento. Nato a Cittiglio, nel varesotto, l’11 agosto del 1902,  il futuro tre volte campione del mondo iniziò a correre in bici sulla Costa Azzurra dove si trasferì da ragazzo per lavorare come stuccatore insieme ad un fratello. Tornato in patria il giovane Alfredo venne ingaggiato dalla Legnano, con i colori della quale partecipò al Giro d’Italia del ’25 in cui centrò la prima di cinque vittorie a cui si

aggiunsero il Mondiale nel ’30 e nel ’32, il Giro di Lombardia (4volte), la Milano-Sanremo (2) e il Giro del Piemonte (2). Binda, nel mondo faticoso e bello dei “forzati della strada”, si trovò a rivaleggiare con un mostro sacro come Costante Girardengo. Come scrive Rosso, la parte più rilevante della carriera di Binda “si compie in un Paese ormai soffocato dalla miope grandeur della dittatura”; e sarà proprio il regime, insoddisfatto di quel campione troppo tiepido dal punto di vista politico, a contrapporgli un asso dalla maglia nera e il cognome tristemente profetico: Learco Guerra. Unico tra tutti gli sport, il ciclismo vanta un rapporto del tutto particolare con il suo pubblico, con quelli che lo amano e lo seguono sulle strade in ogni stagione, sfidando intemperie e rovesci. Pier Paolo Pasolini diceva che “il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto” ma forse lo è anche perché la gente ne coglie il sentimento più profondo che lo rende lo specchio della fatica, del coraggio, della fantasia di quegli uomini curvi sul manubrio o in piedi sui pedali, impegnati in una corsa di un giorno o in una prova a tappe. Nonostante l’ombra del doping – che negli ultimi anni ha oscurato molte gare e carriere – il fascino del ciclismo resta lo stesso e non tramonta. Edoardo Rosso fa divorare le pagine di “Binda l’ Invincibile” come fossero tappe di una corsa epica, racconta Alfredo Binda mescolando dati e fotogrammi della vita del campione che dava battaglia spingendo sui pedali con forza, agilità e un’idea innovativa delle strategie di gara  e della preparazione atletica che l’ha – a buon merito –posto tra gli innovatori di questo sport negli anni ruggenti. Alfredo Binda è morto, ottantaquattrenne, nel 1986. Riposa ora nel cimitero di Cittiglio e sulla tomba campeggia una bella foto in maglia iridata.

Marco Travaglini

“Torino: città per camminare e della salute”

Un sabato mattina di fine estate come gli altri oppure no. Al Parco del Valentino, infatti, il 9 settembre alle ore 10 si terrà una camminata con il pluripremiato campione olimpico Maurizio Damilano.

L’evento “Torino: città per camminare e della salute” è organizzato da Città per camminare e della salute e Cities Changing Diabetes, con il patrocinio di Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, ASL Città di Torino, ASL TO3 e in collaborazione con inQubatore Qulturale della Corona Verde, Coordinamento Associazioni Persone con Diabete Piemonte e Valle d’Aosta e Associazione Arcobaleno AIDS.Un’ora di fitwalking aperta a tutti gli operatori sanitari – patentati come “fitwalking leaders” dall’Università del Cammino di Saluzzo -, alle associazioni di volontariato sociale e ai cittadini interessati al benessere psicofisico, che saranno accompagnati dal marciatore Damilano sul percorso del Valentino inaugurato ormai 10 anni fa.Gli obiettivi di questo evento sono molti, dato che la prevenzione e la promozione di stili di vita sani è l’arma migliore per combattere le malattie croniche. Diversi studi dimostrano come tutti possano ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare queste malattie adottando abitudini salutari, in particolare evitando il fumo, mangiando correttamente, limitando il consumo di alcolici e svolgendo attività fisica regolare. Come racconta Damilano in un’intervista che ha rilasciato alla nostra redazione: «Il fitwalking è un’attività motoria adatta a tutti. Imparare la corretta gestualità del camminare è alla portata di chiunque abbia una normale mobilità e può regalare numerosi benefici. Il nostro motto non a caso è camminare bene per stare bene».

 

Oggi la promozione di stili di vita corretti rientra tra gli obiettivi prioritari indicati dal Ministero della Salute e questo impegno è condiviso dalle Regioni che individuano nella comunicazione istituzionale una tra le linee prioritarie da implementare sul territorio. Lo testimoniano anche le parole del dottor Giuseppe Parodi – responsabile del s.s. Medicina dello Sport e referente per la promozione dell’attività fisica ASL Città di Torino – che sottolinea: «L’ASL non ha solo il compito di sensibilizzare, declamare raccomandazioni, fare manifestazioni una tantum, ma anche quello di mettere in pratica nei fatti. L’ASL Città di Torino, secondo quanto dichiarato dalla Letteratura scientifica, promuove l’attività fisica nel luogo di lavoro e conduce programmi sanitari di utilizzo metodico dell’esercizio fisico per il trattamento preventivo e terapeutico dei pazienti con malattie croniche attraverso una collaborazione multi-disciplinare tra Medicina dello Sport e vari Servizi specialistici che trattano queste malattie (Diabetologia, Cardiologia, Nefrologia, Neurologia, Psichiatria etc.). È un dovere istituzionale ed etico perché non si deve, come dire, predicare in un modo e poi razzolare in un altro. Il fitwalking viene utilizzato da anni in queste azioni». Praticare fitwalking o altre attività sportive può fare la differenza nella prevenzione di una malattia cronica, continua il dottor Parodi: «Perché rientra tra le tipologie di attività fisica di tipo aerobico, vale a dire attività caratterizzate da gesti ciclici ripetuti tante volte, che non elevano la frequenza cardiaca a valori molto elevati, ma che si protraggono nel tempo, almeno per 20 minuti, meglio per 30-40 minuti, per determinare utili meccanismi di adattamento dell’organismo, in particolare del sistema cardio-circolatorio. Questa tipologia di attività è raccomandata per prevenire diverse malattie croniche».Dunque sport, salute, prevenzione, stile di vita: tutto in un grande progetto in sinergia con l’ASL di Torino e con gli operatori sanitari delle ASL torinesi, i medici e i rappresentanti della associazioni sportive.L’evento “Torino: città per camminare e della salute” intende promuovere l’idea di vivere maggiormente le città a piedi per favorire il turismo-attivo, la tutela ambientale, l’attenzione alle politiche di mobilità sostenibile, incidendo sugli stili di vita delle persone per un miglioramento della salute. Si tratta di un percorso che educa tutti i cittadini, anche quelli colpiti da diabete o obesità a valorizzare l’ambiente in cui vivono e il loro modo di vivere con l’attività motoria. Il progetto nasce nel 2008 in Piemonte dall’esperienza di Maurizio Damilano e suo fratello gemello Giorgio, campione olimpico di marcia. Per testarlo al meglio si è svolta nel triennio 2009 – 2011 una fase pilota in Piemonte che ha visto coinvolte 47 città e la partecipazione di circa 500 mila cittadini.La dimensione nazionale, successiva al progetto pilota, è arrivata nel 2012 attraverso la pubblicazione del Passaporto delle Città per Camminare e della Salute. Il Passaporto ha avuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’ANCI e di numerose realtà scientifiche nazionali.

È stata realizzata un’applicazione scaricabile gratuitamente sulle piattaforme iOS, Android e Windows Phone per smartphone e tablet. L’App aiuta il cittadino a trovare nella propria città, o nella città in cui si trova, dei percorsi adatti ad una pratica motoria semplice ma efficace dal punto di vista della salute. Grazie all’App è facile identificare i percorsi, condividere con gli utenti i propri itinerari, consigli ed opinioni. I percorsi sono validati da Maurizio Damilano con commenti tecnici per i più esperti ed esigenti. L’app “Città per camminare e della salute” sviluppa numerosi item fondamentali per il benessere dei cittadini: si può scegliere uno dei percorsi disponibili o creare il proprio percorso personalizzato. Il programma permette, inoltre, di ottenere informazioni sullo stato di forma fisica, sul consumo energetico, sul contributo alla riduzione di CO2, oltre alla possibilità di condividere l’esperienza con gli altri utenti all’interno di una community dedicata. Infine il percorso evidenzia numerose utilities e segnala le bellezze storiche o paesaggistiche della città di riferimento.

Damilano ci ricorda che: «La maggior parte delle persone che soffrono di tali malattie, come il diabete, sono concentrate nelle città: il 65%, secondo gli ultimi dati. Inoltre, l’8% per dei bambini è a rischio obesità e il 42% delle persone non svolge attività fisica. Il nostro obiettivo è quindi quello di prevenire l’insorgere di queste patologie. Il fitwalking può svolgere un ruolo da protagonista in questo senso».

 

Un’occasione unica, dunque, che vede protagonista un testimonial d’eccezione una figura che come sottolinea il dottor Parodi: «È importante perché i messaggi trasmessi da un grande campione sportivo, con stile e comportamento coerenti, inoltre riferiti ad un ambito di attività in cui è così competente, coinvolge ed entusiasma le persone in modo particolare. Dico questo per esperienza constatata direttamente».

La vittoria del Fitness

In questi ultimi anni, stiamo gradualmente assistendo alla morte storica dello sportivo di alto livello che non arriva primo. E’ difficile spiegare a chi arriva a partecipare ad una finale mondiale di qualsiasi disciplina che, se non vince una medaglia, ha realizzato una mezza delusione…

 

Il mondo dello sport di vertice repelle il secondo, stima poco il terzo e del quarto non sa nemmeno l’esistenza. Questo è già presente in ogni trasmissione televisiva dove, ad esempio, uno che salta in lungo “solo” otto metri (vale a dire due macchine parcheggiate una in fila all’altra) realizza, secondo i commentatori televisivi, una prestazione al di sotto del livello decente (che è poi 30-40 cm più in su…), o dove un nono posto ai mondiali di sci viene catalogato come un risultato che non ha valore in questo contesto e comunque quasi in ogni gara.E allora perché partecipare? Se non puoi vincere, lascia stare, non serve. Se non sei il numero uno non esisti e quindi? Chiedersi come mai un ragazzo giovane di belle speranze arrivato quinto ad una gara poi pensi al doping forse non è un dilemma fantascientifico…E allora, improvviso, nasce il Fitness. La voglia di stare bene con se stessi, la volontà di farcela anche senza battere nessuno, anche senza cronometro e senza giudici.Si comincia a muovere il corpo a tempo di musica, si alzano pesi per più volte per scaricare tensione e avere un aspetto più “tonico”. Si fatica tutti insieme dal primo all’ultimo minuto e ognuno contribuisce per come può con i suoi mezzi. I pesi sono diversi, l’espressione corporea ha livelli di gradimento discordanti ma ognuno ci mette l’anima, e sotto la doccia vanno persone diverse ma con l’animo più sereno.

 

Già, lo sport, nella sua versione più affascinante ma anche più crudele, è da sempre testimone di eroi vincenti e poco di gregari importanti. Ma tutti noi che abbiamo fatto quello che il certificato medico definisce sport agonistico non sappiamo distinguere l’impegno della partita di Basket giocata in serie B da quella giocata al campetto dell’oratorio con gli amici. Il cuore batte sempre forte e lui, un po’ come i campi di grano non distinguono il martedì dal sabato e quindi vanno lavorati sempre, quando c’è partita non distingue e lavora al massimo.Il fitness è “sala pesi”, è sala “aerobica”, è sala “cardio”, è attività del benessere e molto altro.Dopo aver lavorato “alzando ghisa” e bilancieri, l’uomo del fitness sta meglio, sente i suoi muscoli attivi e alcuni direbbero “…braccia rubate all’agricoltura”. Probabilmente anche tempo fa ai mercati generali si faceva sala pesi, ma è tutto un altro mondo e un altro divertimento… A volte penso che chi si ritrova in sala pesi, se fosse pagato per fare tutta quella fatica, probabilmente alzerebbe minor carico e meno volte, ma questa è la potenza del Fitness, della voglia di stare bene con il sudore della fronte e con i muscoli che fanno male. Forse, tutto questo progresso, questi ascensori così come questi avvolgibili elettrici e stare seduti tutto il giorno dietro un monitor, non fa tanto bene…In sala aerobica, sotto la guida del miglior istruttore del momento (o il più delle volte è lui che si presume tale…), una tribù di educati allievi esegue con la massima diligenza i compiti assegnati dal movimento imposto dalla figura che conduce la lezione. Non importa a quale classe sociale tu appartenga: a questo punto sei un allievo e sei sullo stesso piano degli altri. Devi sudare e impegnarti anche tu come tutti gli altri. Come “livella” il fitness, almeno per un’ora… Eppure questa è un’altra forza del Fitness: tutti uguali, tutti insieme, tutti a sorridere facendo fatica; come sarebbe diversa la vita quotidiana se anche sul lavoro ordinario si faticasse insieme con il sorriso…, questa è forse vera utopia.In sala “cardio” si cammina su tappeti che rullano e, su bici che non si muovono, si pedala. E’ impressionante.

Eppure trovi il tempo di conversare con il vicino, leggi un libro, pensi per qualche istante a te stesso e mentre “bruci grassi” ritrovi per un attimo i tuoi tempi. Cosa dire di chi per un’ora legge il giornale sulla cyclette? Ora et labora non si può affermare, ma lege et pedala si… Chi non ha testa mette gambe, ma talvolta si possono mettere le gambe e usare anche la testa.E quando hai finito tutte le tue attività, puoi andare vincente sotto la doccia o in sauna o al centro benessere. Sì, vincente: hai provato a sfidare te stesso, hai rinunciato a correre in centro al bar a prendere qualcosa, hai deciso che anche tu hai diritto a “faticare” come vuoi e che anche il movimento è salute. E ora puoi sorridere raccontando amenità o sfoderando commenti ironici sui tuoi compagni di avventura in palestra o elargendo consigli da ct della nazionale o commenti tecnici sulla nuova crema per la pelle. Ognuno ha la sua vittoria, ognuno ha fatto ciò che poteva: nessun cronista lo innalzerà agli onori della gloria, ma nessun idiota dirà ad un ragazzo che arriva quarto alle olimpiadi che è una delusione. Lo sport talvolta dovrebbe avvicinarsi al fitness, che forse non ha tradizioni centenarie, che non ha i suoi idoli, che non vive di medaglie, ma di tante brave persone che si allenano con se stesse e a volte litigano con il proprio io e a volte perdono e vincono da soli. Ma inequivocabilmente esistono e vivono al meglio se stessi e questa è già la loro vittoria, che nessun giornale al mondo racconterà ma che li farà stare bene con i propri dolori e la propria roba sudata lanciata in lavatrice per essere testimone di tanta fatica evaporata e di tanta salute fisica e mentale già trovata. Non saprei dire se il fitness sia migliore dello sport, ma posso credere che se dopo essersi mossi facendo qualsiasi cosa, si è più contenti alla fine che prima di iniziare, quello che si è fatto è una tappa verso una vittoria.

Paolo Michieletto

 

Torna la Classica di Pinerolo

Nel 2017 Pinerolo tornerà ad ospitare per il quarto anno consecutivo il movimento del ciclismo d’epoca, con una nuova edizione de La Classica di Pinerolo che quest’anno si svolgerà nel fine settimana del 16 e 17 Settembre

 La manifestazione pinerolese, continua nel suo percorso di graduale crescita che quest’anno l’ha portata ad ottenere il riconoscimento di 10^ tappa ufficiale del Giro d’Italia d’Epoca, il più importante circuito nazionale dedicato esclusivamente al ciclismo storico, senza contaminazioni con altri settori come le gravel. Riconfermata la formula che prevede 2 percorsi base, uno di breve lunghezza denominato Percorso Romantico, destinato alle biciclette non da corsa ed ai ciclisti poco allenati ed uno più lungo ma comunque mediamente impegnativo, chiamato Percorso Sportivo e destinato ai partecipanti più allenati. Come nelle precedenti edizioni, i percorsi base de La Classica pur apparendo pressoché totalmente pianeggianti, alla fine finiscono sempre per farsi sentire nelle gambe dei partecipanti, sicuramente a causa dei lunghi falsipiani che come sempre andranno a toccare alcuni dei luoghi più suggestivi del Pinerolese, tra castelli, abbazie, vigne, frutteti e parchi naturali. Entrambe i percorsi prevedono quest’anno alcune novità, con l’inserimento di tratti inediti. In particolare, venendo incontro alle richieste giunte da molti partecipanti, quest’anno la famosa Variante del Grimpeur raddoppia, con l’inserimento di una seconda possibilità per tutti i partecipanti di sfidarsi in salita, ben prima del gran finale. Sul Percorso sportivo, in corrispondenza dell’abitato di Bricherasio, gli organizzatori hanno infatti inserito sempre con la formula della variante (ovvero del percorso alternativo) un tratto di circa 8 km, che include una spettacolare salita che culmina sulla cresta della collina, immersi nei vigneti tipici del paese. Ma questo sarà solo l’antipasto, perché come da tradizione, in coda al Percorso Sportivo i partecipanti più audaci e soprattutto allenati, avranno anche quest’anno la possibilità di sfidarsi sulle grandi pendenze previste da quella che è una vera e propria estensione del percorso che pur non prevedendo un chilometraggio aggiuntivo particolarmente lungo, porterà i ciclisti ad affrontare salite decisamente dure. Non a caso questa estensione porta il nome di Variante del Grimpeur e nella prima parte affronta il cosi detto “Muro dei Principi” che nel maggio 2016 è stato affrontato per ben 2 volte anche dai professioni del Giro d’Italia, nel finale della tappa Muggiò-Pinerolo, quella che fece da vigilia all’exploit di Nibali nella successiva tappa Pinerolo-Risoul, in chiusura della corsa rosa. Da ricordare come La Classica di Pinerolo sia valida anche come 4^ tappa (l’ultima piemontese) del Brevetto dei Campionissimi, il criterium che ha riunito le 5 ciclostoriche del nord ovest d’Italia, tra Piemonte e Liguria. La Classica di Pinerolo nasce per ricordare le gesta dei grandi corridori del passato che da queste parti hanno scritto pagine epiche del ciclismo eroico. Tutti conoscono il grande Fausto Coppi e la tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949, in cui rilegò ad oltre 12 minuti di ritardo grandi corridori come Gino Bartali ed Alfredo Martini, ma queste terre hanno anche dato i natali a corridori come Giovanni Valetti (vincitore del Giro d’Italia nel 1938 e nel 1939) e Francesco Camusso (vincitore del Giro del 1931 e di numerose tappe al Tour de France) e ad altri corridori come i fratelli Bartolomeo e Pietro Aimo e Luigi Barral. Tutti questi grandi corridori del passato verranno come da tradizione onorati mediane l’intitolazione dei numerosi premi che verranno assegnati nell’ambito della manifestazione. La Classica di Pinerolo si svolgerà Domenica 17 Settembre, ma già nel giorno precedente (Sabato 16 Settembre) è previsto un prologo molto particolare. Gli iscritti sempre dotati di biciclette d’epoca, avranno infatti la possibilità di misurarsi in una prova di regolarità a cronometro denominata “Crono Senza Tempo” che porterà i partecipanti a confrontarsi lungo i viali sterrati del centro città, dove un tempo avvenivano il passaggio e gli arrivi dei corridori nelle corse ciclistiche dagli anni ’30 agli anni ’50.

(foto di Alex Gallo)

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Si ricorda che alla manifestazione sono ammesse le biciclette d’epoca da corsa e non e che per essere considerata tale la bicicletta deve essere stata costruita prima del 1987. Le iscrizioni alla manifestazione sono aperte tramite il sito internet www.laclassicadipinerolo.com , ma si possono effettuare da Lunedì 4 Settembre presso la sede della Pro Pinerolo, Piazza Vittorio Veneto 8, in orario lunedì e Venerdì 15-17 – mercoledì 9,30-11. In occasione della manifestazione, nel villaggio di partenza ed arrivo allestito in Piazza Vittorio Veneto saranno proposti altri eventi collaterali con musica vintage, esposizioni di auto, moto e bici d’epoca, esposizioni a tema e mercatino dedicato al ciclismo vintage. Quest’anno la manifestazione si svolgerà inoltre in concomitanza con Porte Aperte allo Sport, la manifestazione organizzata dal Comune di Pinerolo per promuovere la pratica sportiva, che porterà in piazza decine di società sportive attive su numerose e diverse discipline. Per informazioni scrivere alla mail info@laclassicadipinerolo.com Sito internet www.laclassicadipinerolo.com Su Facebook it-it.facebook.com/laclassicadipinerolo

L’allenamento a porte aperte della FIAT TORINO

Uno spettacolo da tempo non più visto: tanta gente a seguire il primo allenamento a porte aperte della nuova stagione della FIAT AUXILIUM TORINO, squadra di basket della nostra città iscritta al massimo campionato nazionale.

Gente sugli spalti attenta e curiosa, e non solo, addirittura coinvolta dall’allenamento al punto tale da applaudire ed esultare ad ogni canestro di ottima fattura che gli atleti realizzavano in partite di “sintonizzazione d’intenti “ che sono consuetudine in questo periodo.

La prima cosa che salta agli occhi è lo sguardo volitivo di tutti i partecipanti, se così vogliamo definire i giocatori della FIAT TORINO, che sembrano aver guadagnato in intensità già fin dai primi giorni rispetto allo scorso anno. Coach Banchi è attento e sensibile e la sua cura dei particolari sembra essere un fattore che potrà risultare importante nel corso dell’anno. Da segnalare anche la sua capacità di invogliare i giocatori, dai top player ai ragazzi giovani aggregati al gruppo, con piccoli ma fondamentali “consigli” tecnici che rivolge personalmente ad ognuno di loro stimolandoli e gratificandoli con la sua attenzione. Voi direte…è ovvio che sia così… ma non è vero, e come diceva qualcuno, è dai piccoli particolari che si costruisce un grande progetto. I giocatori sono in buona parte nuovi, ed alcuni sono palesemente ancora spaesati, ma qualcuno sembra già avere un qualcosa in più. Il nuovo Lamar Patterson gestisce la partita con uno sguardo attento e divertente, protagonista di momenti interessanti pur di vincere la mini partita interna (vedi tiro veloce sul tiro libero per riprendere il proprio rimbalzo e, nella simulazione di una partita, vincere all’ultimo secondo). Andre’ Jones sembra essere molto pronto ad entrare nel cuore dei torinesi con momenti di grande energia fisica. Quinton Stephens al primo anno in Italia sta entrando nei meccanismi piano piano ma i mezzi atletici non mancano.

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E i nostri italiani non si estraniano dalla lotta… ovviamente. Capitan Poeta gioca come se avesse 18 anni ed è il solito trascinatore con la voglia sempre di giocarsi la partita anche all’ultimo secondo. Valerio Mazzola è il solito gentleman del Parquet che con eleganza svolge il suo compito di atleta raffinato e che sembra far apparire tutto facile; Iannuzzi è l’emblema della solidità e darà grandi gioie ai puristi del basket, e il giovane Okeke neo vice campione del mondo under19 con la nazionale Italiana, sembra destinato a grandi futuri e credo che il prossimo Antetokoumpo sia già nato all’ombra del Parco Ruffini. Il grande protagonista dell’altr’anno Deron Washington lo abbiamo visto recuperare in panchina ma il suo sorriso ha tenuto compagnia al neo arrivato Trevor Mbakwe che sembra avere tutte le caratteristiche per spostare i tabelloni e non solo gli avversari con la sua prestanza fisica. E’ una bella prospettiva quella che ha dato questo allenamento: entusiasmo e fatica, lavoro e sorriso, ma tanta voglia di fare bene. A volte i commenti esterni fanno male, ma vedere dal vivo questa FIAT TORINO di basket non può far altro che far sperare bene… e intanto Vujacic è in arrivo…

Paolo Michieletto

 

I grandi della canoa slalom si sfidano sulle acque della “cerulea” Dora

Da domani, 1° settembre, fino al 3 settembre sarà Ivrea “dalle rosse torri” ad ospitare la penultima delle cinque prove della Coppa del Mondo 2017 di Canoa Slalom, manifestazione dell’ICF (International Canoe Federation)

 

240 atleti di 31 nazioni si sfideranno nelle 5 categorie della canoa slalom: : Kayak maschile (K1M), Kayak femminile (K1W), Canadese monoposto maschile (C1M), Canadese monoposto femminile (C1W) e Canadese biposto mista (C2MX), sulle acque della “cerulea Dora”, nell’impianto sportivo che attraversa il centro della città di Ivrea e che è considerato uno dei percorsi di gara più suggestivi e più complessi al mondo. Il K1 maschile vedrà impegnati, tra gli altri, atleti di primo piano come lo sloveno Peter Kauzer, argento alle olimpiadi di Rio 2016 e il francese Mathieu Biazizzo, detentore della World Cup 2016 e vincitore dell’argento a squadre nei recenti Europei di Tacen (Slovenia). Grandi favorite sono la Germania che guida la classifica 2017 con Sebastian Schubert e la Repubblica Ceca con atleti fortissimi come Vit Prindis e Vavrinec Hradilek. Molto accesa la competizione del K1 femminile, che vedrà in acqua le atlete migliori del ranking mondiale: l’australiana Jessica Fox, bronzo a Rio 2016, la tedesca Ricarda Funk, che guida la classifica di Coppa ed è stata argento agli ultimi Mondiali disputati a Londra nel 2015, la slovacca Jana Dukatova, plurimedagliata del K1 femminile e attualmente seconda in Coppa, senza dimenticare la ceca Katerina Kudegova, oro sia in singolo che a squadre ai mondiali di Londra 2015. Presenti tutti i migliori atleti anche nelle discipline della canadese, con la gara C1 maschile, la cui classifica è guidata dal tedesco Sideris Tasiadis, C1 femminile, con Jessica Fox, e C2 maschile, che vede in testa il duo ceco formato da Lonas Kaspar e Marek Sindler. C’è grande attesa per la squadra azzurra che, sotto la guida dei direttori tecnici Daniele Molmenti ed Ettore Ivaldi, ha ottenuto lusinghieri risultati nella prima parte di stagione. Dopo le prime tre gare di Praga, Augsburg e Markkleeberg, disputate nei mesi di giugno e luglio, la competizione di Ivrea rappresenta una tappa importante per l’assegnazione della Coppa, prima della sfida conclusiva che si terrà in Spagna tra l’8 e il 10 settembre. La gara eporediese rappresenta anche un test importante in vista del Campionato del Mondo Assoluto in programma a Pau (Francia) dal 27 al 30 settembre. E’ prevista la diretta su RaiSport delle finali di sabato 2 e domenica 3 settembre.

Il programma: http://www.ivreaworlds.it/

 

Barbara Castellaro

 

Lo sport: combinazione di eventi…

Quando qualcuno ottiene un risultato in qualsiasi competizione sportiva talvolta non si comprende bene quale sia la causa di tale effetto finale oggettivo.

La persona comune si ostina a pensare che sia l’ultima cosa che ha fatto che le ha permesso di raggiungere quest’ultimo traguardo. Eppure, a ben vedere, si scopre che il risultato è sempre una combinazione di eventi, che mai per caso si combinano insieme affinché il risultato sia positivo. Un insegnamento profondo suggerisce di giudicare la bellezza di chi ha creato qualcosa proprio valutandolo da ciò che ha creato, e anche lo sport non fa eccezione. Il punto è valutare tutte le componenti di questo risultato. Chi vuole andare più veloce, chi vuole dimagrire, chi diventare enorme, chi resistere più a lungo, chi … altro vorrebbe fare…, dovrebbe avere la correttezza morale di stabilire dove era situata la sua base di partenza e gli “strumenti” impiegati per avanzare nel suo percorso. Così come invece chi ha la responsabilità di squadre sportive dovrebbe avere ben presente il risultato finale da raggiungere e, a ritroso, valutare tutti i passi necessari affinché tale obiettivo venga realizzato.I componenti sono diversi in ogni ambiente, ma anche quando è uno solo a vincere, pur non togliendo i talenti individuali, sovente il tutto si accompagna alla “fatica” tecnica ed organizzativa di tante altre persone.Si è tentati di dire “…ho fatto tutto da solo…” ma da soli si può realizzare poco, e anche se fosse quello di aver vinto una gara o un torneo allenandosi da soli…senza coloro che organizzano gare e tornei anche il campione non saprebbe né dove né con chi né quando gareggiare, e quindi… .Lo sport è una comunione di intenti talvolta opposti che sinergicamente si combinano spingendo vettorialmente in una sola direzione. Quando le direzioni sono più di una l’evento si complica e di solito fallisce. Chi vuole vincere, chi vuole guadagnare, chi vuole avere visibilità, chi vuole vedere uno spettacolo, …, sono vari aspetti apparentemente slegati, ma la mente “superiore” che coordinerà qualsiasi momento sportivo dovrà tenerne conto in simultanea, affinché tutto accada nel modo giusto per tutti o, almeno, quasi tutti… .

Non è facile gestire lo sport, e diventa ogni giorno più difficile fare i conti con la moneta che sempre più manca allo sportivo di livello amatoriale e meno ancora alle società sportive che sono però la base reale di tutto lo sport anche di altissimo livello.

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Compiere tutti i passi rivolti alla realizzazione di un fine socialmente utile come una competizione sportiva comporta dispendio di energie fisiche e mentali veramente notevole. E la cosa più triste è che di solito si vede solo il “vincitore” (e talvolta anche lui o lei passa inosservato) e tutto il lavoro oscuro, il mecenate, il volontario, colui che professionalmente ha lavorato bene affinché tutto riuscisse, non esce dalla “camera buia dei lavoratori nella miniera dello sport”.E allora, almeno, proviamo con un qualcosa di facile, da fare ad esempio, durante occasioni particolari. Quando guardiamo i giocatori impegnati in una partita di calcio o basket, quando osserviamo una gara ciclistica o di canottaggio, un gruppo di gente che nuota-pedala-corre… e tanti e tanti altri ancora, date un sorriso a loro, ci mancherebbe altro, ma rivolgete anche un pensiero a tutti coloro che, da dietro le quinte oscure e nell’ombra talvolta totale, permettono a tutti gli atleti di svolgere attività sportiva.E, a dirla tutta, questo consiglio è diretto anche a tutti gli atleti che è proprio solo grazie alle tante persone “oscure” che hanno più o meno coscientemente incrociato nella loro carriera che possono sperare di raggiungere se non proprio “fama e gloria”, almeno le proprie soddisfazioni personali e perché no, qualche volta anche economiche. L’arte di riconoscere le abilità altrui richiede uno sforzo di una qualità ormai quasi dimenticata: l’umiltà. Ma anche dove non arrivasse tale qualità, proprio dallo sport dovrebbe rinascere quella cosa chiamata “educazione sportiva” che tanto serviva e serve nella competizione quanto, come scuola di vita, servirebbe nella quotidianità di tutti i giorni.

 

Paolo Michieletto

 

Lucrezia Beccari, tecnica e arte sui pattini

La recente convocazione da parte della FISG alla tappa di Minks del prestigioso Grand Prix Junior che comprende una serie di competizioni internazionali organizzate dall’International Skating Union (ISU) ha rappresentato un’ulteriore conferma del talento della pattinatrice di Rivoli, Lucrezia Beccari che, al Test Event Junior di Alleghe del 29 e 30 luglio scorsi, (finalizzato a selezionare i migliori pattinatori italiani) si è imposta sia nello short che nel free program, ottenendo un punteggio totale di 154.30 (quasi 12 punti in più della seconda classificata), ed è stata apprezzata dai giudici sia per l’aspetto tecnico con l’inserimento di salti tripli, tra i quali il triplo lutz, che per le componenti del programma e la parte artistica. La Beccari, che compirà 14 anni a dicembre, indossa i colori dell’Ice Club Torino asd ed è allenata da Edoardo De Bernardis e Claudia Masoero e coreografata dallo stesso De Bernardis. L’atleta piemontese, nonostante sia stata fermata da un grave infortunio all’inizio della scorsa stagione, è tornata prepotentemente alla ribalta nel 2017, laureandosi campionessa italiana nella categoria Novice Advanced Elite e distinguendosi per le capacità tecniche, l’esecuzione di salti tripli e le sue doti di grande interprete. Al di là di paragoni che potrebbero sembrare semplicistici e persino banali con grandi pattinatrici come Carolina Kostner, la Beccari sta regalando a giudici e spettatori un pattinaggio tutto suo, lieve ed intenso al tempo stesso, nel quale elementi tecnici e componenti artistiche sembrano convivere e compenetrarsi naturalmente. Nella nuova stagione che avrà inizio tra poco assisteremo all’esordio di Lucrezia Beccari nella categoria junior.Conosciamo meglio la pattinatrice piemontese, riproponendo alcune parti di una recente intervista da lei rilasciata.

 

  • Lucrezia, ti alleni con l’Ice Club Torino, al Palatazzoli. Come è iniziata questa esperienza?
  • – Mi sono avvicinata al mondo del pattinaggio quasi casualmente, grazie ad una pista che avevano montato nella mia città, Rivoli, durante il periodo natalizio. A sei anni ho iniziato a pattinare al Tazzoli. I miei genitori mi hanno sempre incoraggiata a seguire le mie passioni e il pattinaggio è stata subito una di queste. Nel 2014 ho cominciato ad allenarmi con l’Ice Club Torino, una squadra fantastica. Ho instaurato un rapporto di fiducia con il mio allenatore e coreografo, Edoardo De Bernardis che è attento ad ogni particolare e mi stimola a fare sempre meglio. Edoardo è anche il mio coreografo e riesce a creare per me programmi davvero straordinari.

 

 

  • Ci parli dei programmi della prossima stagione?
  • – Edoardo De Bernardis, il mio allenatore e coreografo, è estremamente creativo e riesce proporre coreografie che si adattano perfettamente alle caratteristiche delle atlete che segue. Corto e lungo saranno decisamente diversi l’uno dall’altro. Nel primo, un programma moderno, pattinerò sulle musiche di “Alien” e su un brano dei Chemichal Brothers. Nel lungo, invece, renderò omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita nei lager, alle vittime dell’Olocausto. Voglio ricordare tutti i bambini e gli adolescenti che sono stati sterminati nei campi di concentramento, nei ghetti, voglio onorarne la memoria attraverso il mio pattinaggio.

 

  • La scorsa stagione è stata difficile per te. Hai subito un infortunio molto grave che ti ha tenuta a lungo lontana dagli allenamenti e dal ghiaccio. Ma sei riuscita a tornare e a vincere appuntamenti importanti come il Campionato Nazionale Novice Advanced Elite e a classificarti seconda alla Rooster Cup di Parigi, realizzando il libero migliore. 
  • – La frattura multipla alla rotula mi ha fermata per 3 mesi e mi ha costretta a portare il gesso. Grazie alla mia determinazione ho trovato in me stessa la forza per reagire e sono riuscita a riprendermi prima del previsto. La mia famiglia, Edoardo de Bernardis e Claudia Masoero sono stati importantissimi e mi hanno sempre sostenuta. Amare qualcosa come io amo il pattinaggio ti aiuta a lottare e a credere fino in fondo anche nei momenti più bui. Quando ho ripreso a gareggiare ho provato una gioia indescrivibile. Ho potuto prendere parte ai Campionati Nazionali Novice Advanced Elite di Aosta e vincere il titolo di Campionessa nazionale. Successivamente ho conquistato il secondo posto alla Rooster Cup di Parigi. Attualmente mi sto allenando per perfezionare la combinazione di salti triplo-triplo e cerco di migliorare tutti gli elementi. Pretendo molto da me stessa. Non mi accontento mai e sono una lottatrice.

 

  • Sei considerata uno dei giovani talenti italiani e fai parte della Nazionale azzurra
  • – Sono stata inserita nel progetto “Talenti” della Nazionale italiana e sono entrata in Nazionale, nel singolo femminile, a 11 anni. In passato ho praticato anche la danza sul ghiaccio con Pietro Turbiglio e, con lui, ho vinto il Trofeo delle Regioni e ho realizzato il punteggio per entrare nella squadra azzurra. Quando Pietro ha smesso, ho pattinato nell’artistico di coppia con Paolo Balestri e anche con lui sono entrata in Nazionale… Adoro tutte le discipline del pattinaggio, ma gli impegni non mi consentono di conciliarne due a livello agonistico…
  • Chi è Lucrezia Beccari?
  • – Una ragazza normale che ha terminando le scuole medie inferiori presso l’Istituto paritario “Salotto Fiorito” di Rivoli, che ama stare con la propria famiglia e cucinare. Lucrezia è una pattinatrice con grandi sogni: il podio Olimpico è il primo fra tutti!

     

     Barbara Castellaro

Braida: “Juve e Barcellona le più forti”

L’Ansa riporta le parole pronunciate a  ‘Radio anch’io sport’, dal ds del club catalano, Braida, che affronta il tema della prossima sfida di Champions fra la squadra di Messi e la Juventus: “Il Barcellona non è nel momento migliore, ma nelle prime due partite di campionato ha vinto, e questo ci fa ben sperare. La Juve e il Barcellona sono le favorite del girone”. Gli chiedono: oggi i bianconeri sono più forti dei blaugrana? Lui risponde: “spero di no. Certo la Juve è una squadra importante, ha giocatori straordinari e un complesso molto forte. Ma noi al di là della partenza di Neymar restiamo sempre di altissimo livello. Sono tutti molto bravi, ma anche Messi è un campione assoluto, con lui si può sempre vincere, lui ha qualcosa di magico”.

Europei Campagna, cinque medaglie per gli arcieri piemontesi

Si sono conclusi  a Mokrice Catez, in Slovenia, i Campionati Europei Campagna e nelle trionfale spedizione della nazionale italiana, prima nel medagliere con 14 medaglie divise in 3 ori, 4 argenti e 7 bronzi, si sono messi in luce gli arcieri piemontesi o comunque tesserati per società del nostro Comitato Regionale. Titolo europeo nell’arco olimpico senior per Marco Morello (Aeronautica Militare/Iuvenilia) e nel compound senior per l’emiliana Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi). Medaglia d’argento nell’arco nudo senior per Giuseppe Seimandi (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi). Bronzo nell’olimpico senior per il trentino Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare/Iuvenilia) e nel compound junior per Alex Boggiatto (Ar.Co.Arcieri Collegno).

Nell’olimpico senior Marco Morello ha vinto 62-60 la finale per l’oro contro il britannico Patrick Huston. Dopo il terzo posto in qualifica Morello ha superato anche le successive fasi eliminatorie; nella semifinale “derby” ha quindi sconfitto il compagno di squadra Amedeo Tonelli con il punteggio di 61-55. Nella stessa divisione terzo posto proprio per Tonelli, a segno 58-53 contro il francese Alexandre Antoine.

Irene Franchini si è invece laureata campionessa europea nel compound, battendo 66-64 in finale la slovena Ivana Buden. In semifinale aveva piegato 64-62 la tedesca Katharina Landcrock. Piazza d’onore per il compagno di squadra Giuseppe Seimandi, superato 51-49 nell’ultimo atto dallo svedese Erik Jonsson. In precedenza Seimandi aveva battuto 52-50 in semifinale il tedesco Michael Meyer.

Medaglia di bronzo per Alex Boggiatto, terzo nel compound grazie alla vittoria 64-61 contro lo sloveno Stas Modic. Al termine di una buona qualifica Boggiatto aveva passato il turno eliminatorio e in semifinale si era arreso 66-63 al lussemburghese Timo Bega.

Nelle gare a squadre la nazionale azzurra ha portato a casa tre ori e un argento. Titolo europeo per Jessica Tomasi, Irene Franchini e Eleonora Strobbe, che in una finale controllata dall’inizio alla fine hanno sconfitto 59-48 la Slovenia (Ellison, Gutman, Umer). Il terzetto aveva chiuso al primo posto in qualifica e in semifinale aveva superato 56-54 la Svezia (Andersson, Bjorklund, Nyberg).

Oro italiano a livello junior, sia maschile sia femminile. I giovani Alex Boggiatto, Federico Musolesi e Eric Esposito hanno vinto 56-48 la finale contro la Slovenia (Arnez, Bolcina, Modic), dopo il primo posto nelle qualifiche e il successo in semifinale 58-32 contro la Romania (Cojocaru, Frai, Rusu).

Si ferma invece all’ultimo atto la corsa di Fabio Ibba, Giuseppe Seimandi Marco Morello, sconfitti 59-56 dalla Germania (Meyer, Stadler e Rohrberg). Dopo il primo posto della qualifica gli azzurri avevano battuto 112-107 ai quarti la Spagna (Caro Puertolas, Garcia Fernandez, Gomez Sancha) e 57-56 in semifinale la Gran Bretagna (Huston, Kalmaru, Meehan).