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“I Regni di Dante”

LIBRI / Un libro di Raffaele Rinaldi relativo alla Divina Commedia pubblicato proprio in occasione del 700° anno dalla morte del Sommo Poeta.

Il saggio “I Regni di Dante”, strutturato in forma di dialogo tra un giovane sulla soglia dell’età adulta e un anziano professore in pensione, ripercorre il cammino dantesco attraverso i regni ultramondani di Inferno, Purgatorio e Paradiso.  “Nel mio studio – spiega l’autore – ho inoltre cercato di descrivere le architetture della voragine infernale e del secondo regno, seguendo le indicazioni disseminate nella Divina Commedia”.

Un’avvincente esplorazione tra i segreti della Divina Commedia.  Qual è il modo migliore perché un giovane sulla soglia dell’età adulta si appassioni alla lettura della Divina Commedia? L’analisi di un testo così difficile non sembra costituire certo la sua attrattiva maggiore. Ma è davvero così? È la domanda che Giorgio, anziano professore in pensione, e sua moglie Mariella si sono posti quando hanno invitato il giovane Filippo a discutere proprio di questa grande Opera, tra i cui pregi c’è senza dubbio anche quello di costituire un punto d’incontro per generazioni in apparenza distanti fra loro. Il ragazzo dal canto suo, sebbene in un primo momento scettico sulla reale utilità dell’incontro e restio a prestarsi a questa sorta di esperimento, si lascerà poi coinvolgere, appassionandosi. Scoprirà di dover rivedere gran parte delle sue conoscenze in merito all’architettura dei Regni ultramondani che credeva ormai assodate, come le dimensioni della Voragine infernale, la posizione del Monte del Purgatorio o la sua reale forma. Ne scaturisce un singolare dialogo, durante il quale i partecipanti non mancheranno di mettere a nudo anche gli aspetti salienti della propria personalità. Fanno da sfondo gli endecasillabi danteschi con i loro segreti, i loro significati nascosti che il Poeta, con il suo _parlar coverto_, invita a ricercare.
Un libro ricco anche di illustrazioni volte a rendere più comprensibile il testo a chi ha meno confidenza con l’Opera originale.

Raffaele Rinaldi si racconta:

sono nato nato in provincia di Rieti. Dopo il diploma mi sono trasferito a L’Aquila per conseguire la Laurea trimestrale in Ingegneria Meccanica e in seguito a Torino per frequentare il Politecnico e conseguire la Laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale. Attualmente vivo e lavoro come progettista CAD nel capoluogo piemontese, convivo felicemente con la mia compagna e abbiamo un figlio di quasi quattro anni.

Il referendum del ‘46 secondo il romitiano Fornaro

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni  Il quotidiano “La Stampa“,  sempre più lontano dal giornale fondato da Frassati e sempre  più vicino all’”Unità“, ha recensito con enfasi compiaciuta il nuovo libro dell’on. Federico Fornaro di Leu che compare spesso nei Tg, ma quasi mai viene intervistato. Il libro, edito da Bollati – Boringhieri, è dedicato al referendum del 2 giugno  1946 tra Monarchia e Repubblica. E il quotidiano, di proprietà del  neo cavaliere del Lavoro Elkann, lo ha definito come la dimostrazione dell’assoluta  regolarità di quel referendum che ha suscitato da sempre dubbi e polemiche

Fornaro che oggi è nella  estrema sinistra radicale , viene dal PSDI  e appartenne alla corrente di Pier Luigi Romita, figlio del ministro degli interni Giuseppe all’epoca del referendum, che apparve subito,  per sua stessa ammissione, non arbitro imparziale, prima e nel corso del referendum istituzionale  , quando non ebbe remore – lui garante sulla carta  dell’imparzialità del confronto elettorale – a dichiararsi accesamente  repubblicano, agendo di conseguenza.
Sono fatti troppo noti che chiunque abbia letto qualcosa in merito, conosce bene. Le irregolarità, se non i brogli,  durante il referendum, furono indiscutibili. E ci furono probabilmente  da ambo le parti.  La Cassazione non proclamò mai la Repubblica  e una nuova  guerra civile venne evitata solo perché Umberto II decise di partire per l’esilio di fronte alla assunzione arbitraria da parte di De Gasperi del ruolo di capo provvisorio dello Stato prima che venissero presi in esame i  ricorsi  presentati. Il ministro Romita soprattutto  non garantì pari opportunità ai due contendenti durante la campagna elettorale e questo è un dato di fatto incontrovertibile . Al Nord i monarchici subirono violenze e intimidazioni che non consentirono una campagna elettorale neppure lontanamente paritaria . Repubblicani e repubblichini si ritrovarono stranamente alleati contro il Re che fu oggetto delle più infami calunnie. Romita mise negli organici della Polizia 15 mila partigiani e già solo questo fatto spiega il suo atteggiamento istituzionalmente non corretto. Che adesso un politico di Leu, ex seguace della famiglia Romita nel partito più clientelare d’Italia, il PSDI,  abbia l’ardire  di scrivere una storia del referendum del 1946 appare davvero stupefacente. Fornaro non è uno storico, non è un accademico, non è neppure un ricercatore:  è un politico di mestiere. Non ha titoli per scrivere libri di storia,   anche se ha biografato Giuseppe Romita e Saragat in due pessimi libri celebrativi che non hanno nulla di storico. E‘ un provinciale alessandrino  che è rimasto tale, malgrado l’esperienza romana di senatore e deputato. Nel suo libro  non porta documenti nuovi che dimostrino la regolarità  del referendum dal quale furono escluse intere province e tanti prigionieri di guerra. La Repubblica, anche accettando i risultati di Romita, ebbe una maggioranza  comunque risicata. La differenza tra i voti validi e i votanti era un fatto dirimente che non venne mai chiarito. La Repubblica nacque  nel modo peggiore possibile e recuperò solo con De Nicola ed Einaudi. Se Umberto II avesse fatto valere la legge con la quale venne indetto il referendum, Romita sarebbe finito in galera. Umberto non volle reagire e sciolse i militari dal prestato giuramento con un sacrificio personale di superiore nobiltà A 75 anni da quei fatti abbiamo diritto a storie credibili. Non lo sono quelle monarchiche prodotte dall’ala aostana dei sostenitori dei Savoia, ma quella  di Fornaro è una non storia. Gianni Oliva scrisse una storia del referendum, considerando i torti e le ragioni con equanimità.  Non c’era bisogno che Fornaro partorisse un  altro lavoro, perché  il suo libro è un’opera partigiana e  inaffidabile, paragonabile a certi libri sulle foibe che recentemente  le hanno giustificate. Anzi appartiene allo stesso disegno  politico. Questi non sono storici, ma agitatori politici. Fornaro si accontenti di fare il deputato fino alla fine della legislatura. Poi scomparirà anche dalla politica e potrà godersi la meritata pensione. Gli consigliamo fin d’ora, di non scrivere altro. Il suo ultimo libro dice, una volta per tutte,  che non è uno storico. Come consigliava Voltaire, torni a coltivare il
suo giardino.

La rassegna dei libri del mese

I LIBRI DI MAGGIO 2021 – Consueto appuntamento con la rassegna dedicata al mondo dei libri a cura della redazione del sito iL Passaparola dei Libri con il gruppo facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri – Notizie, appuntamenti e curiosità per ogni tipo di lettore!

Le proposte più interessanti del nostro gruppo  FB questo mese riguardano alcuni romanzi usciti da poco, che hanno suscitato l’interesse della nostra community. Iniziamo con Gli Infiniti Passi Dell’Anima (Carpa Koi), romanzo fantasy dell’esordiente Azalea Aylen che ha convinto i lettori che ne hanno tessuto gli elogi anche sulle reti sociali; secondo posto per il nuovo romanzo di Mauro Zanetti, Tracce Parallele, un sorprendente giallo ambientato a Trento, tra i romanzi più cliccati nel nostro sito, con un gradimento che non accenna a diminuire; infine, continua ad animare il dibattito Jona il piccolo astronauta (Vertigo), di Adriano Moruzzi, un romanzo fantascientifico destinato ai lettori più giovani ma che sembra aver conquistato anche i più grandi.

Se avete letto uno di questi libri e volete discuterne con noi, venite a trovarci su FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri, o su uno dei nostri canali.

Incontri con gli autori

Prosegue la nostra collaborazione con il sito  novitainlibreria.it che questo mese pubblica le interviste con alcuni dei nuovi nomi del panorama narrativo italiano, come Donatella Pazzelli, l’autrice dell’amatissimo Gli Ulivi di Albenella (Pendragon) che al suo secondo romanzo si racconta ai suoi lettori; anche l’esordiente Priscilla Zancan racconta la genesi del suo La Mia Dea Bendata e della sua scelta di auto-produrlo.

Andar per libri

Alla sesta edizione torna a tingersi di giallo la rassegna Milano da leggere, ideata dalle biblioteche per promuovere la lettura con l’offerta di ebook gratuiti messi a disposizione da autori ed editori: dieci romanzi gialli, polizieschi, thriller e noir. Storie che ci faranno appassionare e tenere con il fiato sospeso, ma anche una galleria di personaggi che si muovono per le strade di Milano, in luoghi riconoscibili o da scoprire.

Gli ebook saranno pubblicati uno ogni settimana, il mercoledì, e si potranno scaricare fino al 30 giugno.
Non mancare l’appuntamento con la lettura! Per informazioni https://milano.biblioteche.it/milanodaleggere

 

Per questo mese è tutto,  vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro gruppo facebook e  sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

La liberazione di Brusca e la polemica sui pentiti

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni   La liberazione del mafioso Giovanni Brusca dopo  25 anni di carcere ha sollevato un mare di polemiche. E’ responsabile di oltre cento  omicidi efferati che suscitano ribrezzo e riprovazione morale e sociale. E’ stato un killer spietato, fedelissimo di Totò Riina, ma è stato anche un collaboratore di giustizia, anche se non è chiarissimo il suo apporto in questo ambito 

Tra il resto ha evitato la condanna a due ergastoli per la strage di Capaci in cui morì il giudice Falcone e per l’assassinio  del piccolo Di  Matteo, dissolto  nell’acido. I reati commessi da Brusca sono innumerevoli , ma malgrado ciò, l’essersi dichiarato collaboratore di giustizia gli evitò il carcere duro del 41 bis . C’è stato anche chi ha sostenuto il ruolo che avrebbe avuto nel coinvolgimento di Andreotti processato a Palermo , anche se questo aspetto è stato smentito. Adesso Brusca e’ in libertà vigilata a 64 anni. Un privilegio che dovrebbe suscitare la critica di quelli che Sciascia definì i professionisti dell’Antifamia che invece hanno sempre sostenuto la politica dei pentiti che tanto  danno ha provocato alla Giustizia, a partire dal caso Tortora. I pentiti sono serviti  per sconfiggere il terrorismo per la trasparenza del Gen. Dalla Chiesa, ma i risultati contro la mafia sono stati limitati e spesso hanno creato delle vittime che hanno avuto la vita distrutta per le false rivelazioni di pentiti ad orologeria. Ma chi crede al rispetto della Legge, non può non essere a favore della libertà a Brusca , per quanto ripugnante essa sia. Le leggi in vigore vanno rispettate sempre e con chiunque. Il giudizio morale deve essere sempre  estraneo a quello giuridico, altrimenti finiamo nella barbarie. Bisogna però porre mano alla legge sui pentiti perché  essa, senza dare i risultati sperati, ha dato spazio ad un uso strumentale del pentitismo. L’esempio di un criminale come Brusca dovrebbe indurre ad una riflessione critica  sul passato. Oggi vorrei poter leggere cosa scriverebbe, se fosse vivo, Leonardo Sciascia. Sarebbe interessante un suo libero giudizio. Oggi di  coscienze limpide come la sua non c’è’ più traccia. La sua e’ una razza estinta   Solo apparentemente la Mafia e’ stata ridimensionata perché da fenomeno siciliano e’ divenuta  sempre  più un fenomeno nazionale e internazionale  di dimensioni colossali. Per combatterla occorre ben altro che la legge sui pentiti.
Scrivere a quaglieni@gmail.com

2 giugno, 17 marzo o 4 novembre?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

I 75 anni della Repubblica hanno portato a dare particolare enfasi alla festa del 2 giugno che l’anno scorso di fatto non si poté svolgere

Dei giornali sono usciti in edizione speciale, pubblicando articoli mitizzanti e poco storici, come la distanza dal 1946 avrebbe imposto. I discorsi grondanti di retorica hanno preso il sopravvento.  Ho trovato sobrietà di linguaggio e rigore storico negli ambienti mazziniani, i più titolati a festeggiare la nascita della Repubblica che il grande genovese aveva propugnato con inimitabile slancio morale.
Ho sentito dire da un’alta carica dello Stato che personalmente stimo molto, che il 2 giugno è  il compleanno della nostra Patria,  parola in disuso riscoperta per l’occasione. Ciampi a cui si deve il ripristino del 2 giugno, mai si sarebbe abbandonato ad una affermazione così azzardata. Ciampi aveva il senso della storia e sapeva bene che la Patria italiana e’ nata con il Risorgimento il 17 marzo 1861. Postdatarla al 1946 e’ storicamente aberrante perché la storia di un popolo non conosce cesure e anche le parti considerate negative fanno parte della sua vita e non possono essere cancellate. Ma c’è anche chi considera che la nascita dell’Italia unita risalga al 4 novembre 1918, quando dopo il Veneto (1866) e Roma Capitale (1870) l’Italia porto’ a termine il disegno risorgimentale con Trento, Trieste e i territori dell’Adriatico orientale. Ci sono diverse scuole di pensiero, tutte condizionate a considerazioni politiche differenti. Ci fu anche chi ritenne che la storia d’Italia sia iniziata il 25 aprile 1945 con la Liberazione e la fine della guerra e del fascismo.  Ciascuno tira acqua al suo mulino, ma far coincidere l’inizio della storia d’Italia con la nascita della Repubblica e’ una minchionata che non avevo ancora sentito.  Bisognerebbe esortare, citando il Foscolo, allo studio della storia, ma con la scuola che ci ritroviamo,  appare un desiderio impossibile. Nell’ignoranza storica generalizzata tutto diventa credibile e non suscita reazioni.  Chi straccia le pagine della propria storia e crea delle ere (anche il fascismo ne creo’ una) tende a barare al gioco o dimostra di non capire cosa sia la storia.

Imbarazzo a Roma per la targa sbagliata intitolata a Ciampi

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni 

Quanto e’ capitato ieri a Roma non può passare sotto silenzio.

Il Presidente della Repubblica insieme ai presidenti di Senato e di Camera ha dovuto rinunciare all’ultima ora a scoprire la targa dedicata a Carlo Azeglio Ciampi per l’inaugurazione di una piazza in onore di uno dei nostri migliori presidenti. Avevano scritto Azeglio senza la g. Non è certo colpa diretta della Raggi a cui pure risale una responsabilità oggettiva. E’ colpa di un cerimoniale del Campidoglio inadeguato che deve controllare ogni particolare delle cerimonie in programma. Se poi c’è il Presidente della Repubblica i controlli devono essere potenziati. Anche il cerimoniale del Quirinale doveva controllare preventivamente. Ai tempi di Ciampi col Segretario Generale Gifuni non sfuggiva una virgola. Lo posso testimoniare personalmente per il lungo rapporto con Ciampi che ho avuto per sette anni. Anche con l’imprevedibile Cossiga c’era l’ambasciatore Berlinguer segretario generale che vigilava su tutto. Persino il segretario generale Maccanico “conteneva” Pertini, davvero allergico ai rituali, che finì per cacciare Maccanico che fece da capro espiatorio di un errore del Presidente. Roma è la capitale d’Italia, non una città di provincia. L’errore non va fatto pagare all’impiegato e allo scalpellino che hanno sbagliato. Vanno chieste le dimissioni del capo del Cerimoniale del Comune che ha dimostrato disinteresse ad una manifestazione che riguardava due presidenti. Il pressappochismo e’ arrivato a toccare anche cerimonie importanti riprese dalle Tv. L’episodio rivela un atteggiamento imperdonabile. A Torino con i sindaci prima della Appendino sarebbe stato un fatto impossibile. Cigliuti e Morelli a capo del Gabinetto del Sindaco controllavano tutto con scrupolo e persino con pignoleria. Come diceva il grande giurista Mario Allara, la forma è anche sostanza. Sarebbe interessante sapere quante sono le persone impiegate nei cerimoniali del Campidoglio ed anche del Quirinale. Anche nei piccoli episodi si possono cogliere particolari che rivelano disfunzioni non giustificabili.  Esporre il presidente ad una brutta figura non è cosa facilmente giustificabile. Un grave precedente.

Turin Confidential

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Cosa succede a Torino: informazioni per chi arriva in città 

What’s on in Turin: events and attractions for tourists, occasional visitors and expats

Covid-19 cases are constantly decreasing and the number of vaccinated people is increasing. We are slowly reopening restaurants, bars and tourist attractions, which means gathering with friends and visiting other cities. It is finally time and our city is blossoming as a garden that has been covered with frost for too long.

Dear visitor, if you do not speak Italian but you are in Turin for business or leisure, this column is for you. Here you will find ideas on what to do in town. Follow the links as, due to Covid-19 restrictions, many locations might require you to book in advance.

Markets

Every Saturday, you can visit the flea market Balon, and, the second Sunday of each month, you will also find the Gran Balon. From 8am to 6pm more than 300 exhibitors will wait for you with an incredible selection of clothes, accessories, furniture, jewelry and books. It is a true paradise for vintage lovers and collectors. The next Gran Balon will take place on Sunday, June 13.

Every first Sunday of the month, in Piazza Carlo Felice, from 8 am to 6pm, you will find a market dedicated to ancient or out-of-print books. And finally, Piazza Palazzo di Città, every second Sunday of the month, hosts farmers with their produce.

Art

Palazzo Madama, in Piazza Castello, hosts the World Press Photo, the renowned  press photography contest, while  on the other side of the same square, you can find “Capa in Color”, an exhibition dedicated to Robert Capa in Palazzo Chiablese.

With a 5-minute walk, you can reach Camera, Italian center for photography. Here, two amazing exhibitions will enchant you: one dedicated to Lisette Model and the other to Horst P.Horst.

From Camera, walking like an Egyptian, you can reach the most important Egyptian Museum of Europe, second in the world only to that of Cairo. You won’t find temporary exhibitions at the moment, but it is definitely worth a visit. Plus, the district is pinpointed with cafès and wineries open for the happy hour.

From May 13,  ARTiglieria, will host a great exhibition of Peter Lindberg. Nearby, you will also find Mole Antonelliana, with the Cinema Museum and many ice-cream parlors where to you can try the Gianduja flavor.

Music

In the lovely park named La Tesoriera, with the Evergreen Fest, you can find concerts. A nice occasion to take a night walk at the park or eat something at the street food corner.

And for a moment of pure pleasure…

At 6pm of any day, take a seat at La Farmacia, order a St Germain Spritz and wait for the appetizers. Loosen up watching the Piazza Carignano slowly switching from day to night. Things to forget: rainy and cold days, lockdown, Things to remember: friends to meet, gossip, books to read, movies to watch. Life is beautiful and so is travelling.

Lori Barozzino

 

Lori is an interpreter and translator who lives in Turin. You can also find her on www.theitalianblog.net.

La Festa della Repubblica e il Milite Ignoto

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Oggi verrà’ celebrata la festa della Repubblica con un giorno in anticipo e il Milite Ignoto che venne inumato all’Altare della Patria, il Vittoriano, il 4 novembre 1921, cent’anni fa tra qualche mese.

Sarà il giornalista Paolo Mieli a parlare di due eventi che non hanno nulla che li leghi insieme. Il 2 giugno tra dubbi e polemiche anche aspre venne svolto il referendum tra Monarchia e Repubblica che a 75 anni di distanza dovrebbe indurre a una seria riflessione storica in cui venisse dato spazio anche alle ragioni di quei milioni di Italiani che votarono per la Monarchia.Il 4 novembre 1921 – in piena guerra civile che apri ‘ le porte al fascismo – l’Italia rese unanime omaggio al Milite Ignoto della Grande Guerra trasferito da Aquileia a Roma tra ali di popolo che si inginocchio’ al passaggio del treno con la bara del Milite Ignoto, simbolo dei Caduti in guerra. Un episodio miracoloso nel clima divisivo e violento del 1921. Non si sa invece nulla della ignobile targa che vorrebbero apporre sull’Altare della Patria in ricordo dei disertori. Sarebbe un gravissimo affronto che tante famiglie che ebbero combattenti e caduti nella guerra 1915 / 1918 non tollererebbero mentre gli eroi e i decorati al V. M. si rivolterebbero nella tomba. Sarebbe un’offesa evidente anche al Milite Ignoto. Vorremmo chiarezza. La confusione tra 2 giugno e 4 novembre non infonde certo un motivo di serenità e di fiducia. Chi si ritiene patriota, deve svegliarsi e dissentire apertamente da un modo di fare non limpido. La storia d’Italia lo impone.  Credo che il Presidente Draghi capirebbe.

VentiVentuno, racconti per superare il Covid e non solo

LIBRI “Questa pandemia verrà presto dimenticata”. Inizia con le parole di Piero Angela e la sua insuperabile capacità di sintesi e analisi VentiVentuno.

Un racconto corale, con molte sorprese. Una riflessione che accomuna milioni di persone a un dramma e al modo di affrontarlo. C’era un virus già presente tra noi, e non era quello del Covid 19. Si annidava nella società civile, nella politica come nello sport, producendo danni permanenti e forse irreversibili. Questo libro li racconta e si interroga su questo annus horribilis. Storici, scienziati, economisti, giornalisti, attori, sportivi, sindacaliste, insegnanti, amministratrici locali, manager e professioniste, raccontano la loro personale esperienza in un mondo diventato improvvisamente silenzioso e pieno di domande. Con Piero Angela, il comico Paolo Rossi, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, la sindaca di Torino Chiara Appendino, il regista Mimmo Calopresti e ancora Mario Ajello, Giulia Anania, Marina Boscaino, Antonella Bundu, Antonella Licciardi, Massimo Mauro, Gian Giacomo Migone, Pietro Modiano, Sergio Nisticò, Roberto Pagani, Alessandra Polo, Francesca Re David, Amedeo Ricucci, David Riondino, Catia Tomasetti, Carlo Verdelli. Le loro risposte sono lo specchio attraverso il quale ciascun lettore potrà riflettersi.

Di Fabrizio Berruti; Marilena Carrisi; Roberto Tricarico
Editore: Round Robin Editrice
Collana: Fuori rotta

 

“Ho visto Dio sotto le mie lenzuola Una mattina di inizio febbraio”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

Ho visto Dio sotto le mie lenzuola

Una mattina di inizio febbraio

E come un cane gli ho fatto le feste

Al quinto piano fra Trento e Trieste

E ho visto Dio sotto mentite spoglie

Ma come sai potrebbe andare ovunque

Hai scelto in lei la tua futura ex moglie

Così perfetta se ne andrà comunque

Se ne andrà comunque

Il brano racconta la storia d’amore fra Willie, un truffatore in bianco e nero, e una bellissima ragazza, con un sorriso affascinante ed un culo bellissimo. Tutto quello che basta per far accendere nel cuore di Willie la luce dell’amore. “Portami via da qua con te”, chiede lui alla ragazza. Perchè sa già quale sarà la sua fine.

Sa che probabilmente quella ragazza diventerà semplicemente la sua futura ex moglie, così perfetta se ne andrà comunque … ma vale la pena provarci.

“Ok proviamo ma usciamone indenni”, spera lui, ma già sa che non andrà così. E ne è testimonianza l’ultima immagine del videoclip. Una sigaretta, un ultimo tiro … ma nulla in mano.

Willie Peyote è tornato. All’anagrafe Guglielmo Bruno, il suo nome d’arte unisce Wile e Coyote con il peyote, pianta allucinogena, e Willie, riferimento al suo vero nome, Guglielmo.

Un altro brano in cui viene espressa tutta la vena poetica dell’artista. Un brano fuori dagli schemi, ironico distante anni luce dalle mode del momento. Un’altra nuova pelle per il cantante trentaquattrenne, che non smentisce la sua capacità di reinventarsi con chiavi comunicative sempre nuove e sorprendenti.

La tua futura ex moglie “è forse il mio primo vero pezzo d’amore, almeno il primo in cui non faccio il preso male. Cioè si, c’è la fine già nel titolo, ma a sto giro c’è effettivamente la paura di perdere qualcosa più che la rassegnazione. È l’inizio di tutto un nuovo percorso in cui, come ogni disco, sono cambiato prima io e poi la musica. Il resto lascio che lo cogliate dopo un paio di ascolti, che certe cose si nascondono sempre tra le righe”, spiega Willie Peyote.

Il videoclip è stato girato per le strade di Torino. Willie Peyote è un truffatore, alle prese con una relazione con una giovane e bellissima ragazza. Nonostante l’amore, la ragazza lo consegnerà nelle mani della giustizia … con un’inutile rincorsa finale della ragazza verso Willie, ormai ferito a morte…

L’amore è sempre comunque ingiusto e crudele, in un modo o nell’altro, in qualunque modo lo raccontiamo o lo tacciamo.

Questo credo io.

Buon ascolto, di un brano particolare quanto la sua penna

CHIARA DE CARLO