SCOPRI – TO Alla scoperta di Torino



Domanda del paziente
Salve dottore, da anni ho a che fare con problemi di intolleranze alimentari. Ho fatto diversi test e credo che il risultato più attendibile riguardi la mia sensibilità intestinale al lattosio. Cosa mi consiglia? Come devo comportarmi con gli alimenti in cui è presente il lattosio? Grazie, Diego.
Risposta
Buongiorno Diego, la ringrazio per aver condiviso con me la sua situazione. Purtroppo, latte vaccino e derivati possono essere facilmente causa di disturbi che, però, troppo spesso vengono imputati a possibili intolleranze anche là dove di intolleranza vera e propria non si possa parlare. Non so che tipo di test ha già svolto, quindi cerco di fornirle alcune informazioni generali.
Consiglierei sicuramente di rivolgersi ad un nutrizionista per poter fare un’anamnesi completa che valuti la sintomatologia in atto. In questo sarà possibile consigliarle se abbia senso andare ad indagare una possibile intolleranza oppure no. Solo dopo, suggerirei di fare un test specifico. Per individuare possibili intolleranze alimentari esistono specifici esami sierologici (esami del sangue), cutanei (prick test) e del respiro (breath test, per l’intolleranza al lattosio). Si tratta di test specialistici validati scientificamente mentre altri, proposti in qualche farmacia o negozio di prodotti naturali, secondo gli esperti possono offrire risultati meno affidabili. Una frequente strategia confermativa è la cosiddetta dieta di esclusione (di cui le parlo più avanti).
Spesso i pazienti in studio mi chiedono: l’intolleranza al lattosio resta per sempre? Esiste una forma primaria, che permane tutta la vita, ed una forma secondaria (ad esempio dopo infezioni acute all’intestino), che invece tende a scomparire. L’intolleranza al lattosio è determinata da una parziale o totale assenza nell’intestino dell’enzima lattasi, condizione irreversibile che determina un’intolleranza al lattosio permanente. In alcuni casi, come in caso di gastroenterite o assunzione di antibiotici, possono verificarsi fenomeni temporanei di intolleranza.
Tenendo conto degli studi più autorevoli fatti fino ad ora, non possiamo parlare di una reale predisposizione genetica alle intolleranze, così come non esiste una fascia di età o un sesso biologico maggiormente colpita. L’intolleranza può manifestarsi in qualunque momento della nostra vita. Sicuramente ambiente, malattie, stress e alterazione del microbiota possono giocare un ruolo chiave. Uno stile di vita sano e equilibrato aiuta a mantenerci in salute.
Vengo quindi alla sua domanda: come gestire al meglio l’intolleranza al lattosio dal punto di vista alimentare? Innanzitutto, bisogna consumare solo alcuni tipi di formaggio, ovvero quelli stagionati almeno 6 mesi come il parmigiano, il pecorino, il provolone e il grana, perché, grazie al processo di stagionatura a cui vengono sottoposti, i formaggi stagionati sono quasi totalmente privi di lattosio. Anche lo yogurt, fonte preziosa di nutrienti fondamentali per la nostra salute, può essere consumato senza grandi problemi, meglio se al naturale e non aromatizzato, dato che al suo interno sono presenti batteri che digeriscono parzialmente il lattosio. Resta inteso, tuttavia, che consumare yogurt senza lattosio garantisce una maggiore tranquillità.
La letteratura scientifica che riguarda l’intolleranza al lattosio dimostra che circa 1 mese dopo l’eliminazione dal regime alimentare quotidiano degli alimenti contenenti lattosio si può provare a reintrodurli a piccole dosi, spesso con successo, grazie a una dieta di rotazione. Questa prevede di consumarli nel pasto quotidiano in minime quantità 2 giorni a settimana, intervallando ciascuno con 2 o 3 giorni di privazione degli alimenti a rischio: se non si manifestano sintomi negativi si può gradualmente aumentarne il consumo continuando a fare attenzione, in ogni caso, a evitare gli eccessi.
Se la sintomatologia tipica dell’intolleranza dovesse ricomparire, invece, sarà lo specialista a suggerirle una nuova sospensione o a decretare, in casi estremi, l’eliminazione definitiva del lattosio dalla sua alimentazione attraverso una dieta a eliminazione. Quest’ultima prevede l’esclusione di tutti gli alimenti contenenti lattosio per valutare il miglioramento della sintomatologia. In alternativa si usa l’enzima lattasi attraverso integratori alimentari, che consente di digerire il lattosio anche nei pazienti intolleranti.
Spero di esserle stato d’aiuto, se ha bisogno di altre informazioni resto a disposizione.
Dott. Christian Lenzi – Biologo Nutrizionista
Ecco la video intervista ↘️
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Un anticipo di primavera scenografico e un’esplosione di colori, grazie alle meravigliose magnolie di Via Fattori, Torino. Le foto sono di Alessandra Macario.
Marisa Fantino ci invia questa immagine scattata al Centro storico Fiat.
Nella zona del quadrilatero romano in particolare, alle spalle di Porta Palazzo, i ristoranti e i locali storici sono riusciti a mantenere – soprattutto dopo il restyling urbano – quella forma di identità culturale nella proposta culinaria dei piatti più rappresentativi di Torino e del Piemonte in genere: il ristorante ” Tre galline” ne è un valido ( e storico) esempio. È uno tra i primi ristoranti della città e alcuni romanzi del settecento narrano già dell’esistenza di una locanda denominata Tre Galline.
L’attuale gestione, dopo la ristrutturazione a cura degli architetti Gabetti, Isola, Fusari e Paglieri, ha intrapreso dal 1991 il cammino che l’ha portata oggi ad ottenere diffusi consensi della critica gastronomica e del pubblico.
Sin dall’ingresso, pare di addentrarsi nelle vecchie case dei contadini piemontesi, intenti a mettere nei piatti tutte le ricette tramandate dalle varie generazioni di nonne e mamme, dai più famosi antipasti ai dolci che più riconosciuti e apprezzati.
La cucina del Ristorante Tre Galline si può denominare cucina torinese neoclassica. Lo chef esecutivo Andrea Chiuni e lo chef di cucina Luigi Rosato , interpretano creativamente le ricette del territorio senza concedere mai nulla alla spettacolaritá o all’imitazione, mantenendo come obiettivo finale lo spirito accogliente, elegante e conviviale della ristorazione torinese. Una cucina fortemente legata al territorio da cui non riceve soltanto le materie prime, ma anche la storia e il significato gastronomico.
Le Tre Galline propongono da circa 500 anni la cucina di Torino cercando di coniugare in maniera creativa la memoria, gli ingredienti, le tecniche, ma anche una visione culinaria più all’avanguardia: ingredienti di stagione, ricette storiche, condimenti e cotture vengono reinterpretati dagli chef.
Gli arredamenti sono tipici di quello che non definirei propriamente ristorante, ma un ritrovo goloso dove assaporare ( scoprire o riscoprire) una serie di gusti originari trasportate nella modernità, rivivendo – sorso dopo sorso e boccone dopo boccone – le atmosfere delle cascine: il tutto, facendosi coccolare la vista da un arredamento in legno e travi a vista, davvero originali e quasi più introvabili in zona.
Famoso è il loro carrello dei formaggi delle valli piemontesi : bontà che si percepisce anche solo a guardarli. Magistrale il loro famoso carrello dei bolliti : questa è una specialità da vivere e degustare soprattutto nel periodo autunnale e invernale, quasi sempre disponibile ( per la reperibilità di alcuni ingredienti, è sempre meglio chiamare e prenotare). Chicca davvero da riscoprire è il loro vitello tonnato ” alla loro maniera” : la ricetta viene rispettata in tutte le sue componenti, ma con un tocco personale e più innovativo, rende l’esperienza gastronomica al gusto di Torino, ancora più coinvolgente e privilegiata.
Che dite quindi, ” Fuma che ‘nduma”?
CHIARA VANNINI
Ristorante ” Le Tre Galline”
V.Bellezia 37
Tel. 011 436 6553
Magnifica Torino / La statua del sovrano Vittorio Emanuele I di Savoia che guarda piazza Vittorio.
La lettrice Maria Fantino ci propone questa bella foto di piazza Vittorio Veneto a Torino bagnata dalla pioggia.
Chi non ha sentito, almeno una volta, quel profumo di nocciole e mandorle tostate passando vicino a uno di quei chioschetti colorati del Luna Park? Di questi tempi certamente non è possibile ritrovarlo andando in giro e anche la Befana quest’anno dovrà darsi parecchio da fare per trovare i suoi dolcetti. La cosa positiva è che questo croccante di frutta secca si può fare molto facilmente anche in casa, con pochissimo lavoro! È incredibile il profumo che si diffonderà piacevolmente durante la preparazione. Da far tornare bambini (e in questo periodo, tutto sommato, non è poi così male). Perfetto anche per la calza della Befana, i piccoli lo adoreranno, anche come merenda da portare a scuola. Dolcissimo ma senza zucchero: vediamo come è possibile e quali sono i vantaggi.
Tempi: Preparazione (10 min); Cottura (20 min)
Attrezzatura necessaria: Teglia da forno, carta da forno, contenitore da 25 cm diam., robot da cucina tritatutto.
Difficoltà (da 1 a 3): 1
Costo totale: 2,35 €
Tritate molto grossolanamente le mandorle e le nocciole insieme, usando un robot da cucina a lama. Se non avete un robot potete anche usare tagliere e coltello, ma ci vorrà più tempo. Versatele nel contenitore insieme ai fiocchi d’avena e al malto di riso. Mescolate tutto con un cucchiaio. Il risultato è una miscela molto appiccicosa: tutto ok, è così che dev’essere!
Accendete il forno a 160-170° C e aspettate che sia caldo. Intanto stendete sulla teglia da forno la carta da forno. Ponete al centro l’impasto colloso e cercate di stenderlo con l’aiuto di un cucchiaio o di un mattarello sopra alla carta da forno. Lo strato deve essere sottile (circa 7-8 mm, non di più). Create già prima della cottura le tracce delle barrette che vorrete ottenere, in modo che i pezzi tagliati successivamente abbiano una forma un po’ regolare.
Cuocete il croccante per 20 minuti circa e poi estraete dal forno. A fine cottura l’impasto sarà ancora un po’ molle (diventerà croccante e non appiccicoso solo dopo essersi raffreddato completamente).
Il croccante può restare fuori frigo per anche una settimana, in un contenitore chiuso. Se per caso dopo qualche giorno notate che ha perso un po’ di croccantezza, vi basterà rimetterlo in forno per 5 minuti a 170° C. Una volta raffreddato tornerà perfetto!
La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.
Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.
Qui trovate il calendario corsi di cucina ed eventi con La Cuoca Insolita.