Rubriche- Pagina 33

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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Sommario: Piccole donne, piccoli uomini per la pace? – Moranino e i suoi compagni del PCI – Lettere

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Piccole donne, piccoli uomini per la pace?
La grave crisi internazionale, a parte Trump entrato nella politica estera mondiale come un vero elefante in una cristalleria  (il giudizio su di lui  dovrà  pero’ essere espresso solo alla conclusione della crisi, prescindendo da ogni altra valutazione che non sia la eventuale pace raggiunta in Ucraina e in Israele), ha posto in ulteriore evidenza il bassissimo livello delle classi politiche americane, israeliane (i palestinesi non hanno classe politica, ma solo terroristi fanatici), russe, ucraine, europee.
Di fronte a due guerre che possono portare alla terza mondiale il mondo ha a sua disposizione funzionari di partito che non hanno la benché minima preparazione sui temi della geopolitica e parlano di riarmo come se stessero sbucciando le patate in cucina. Ci sono anche gli ometti che vogliono imitare De Gaulle e la sua force de trappe che impedì all’Europa un esercito unico, ma non creò altri danni anche se la situazione era molto diversa e con il generale c’erano statisti che mitigarono le pretese senili del Presidente francese. Macron e la presidente tedesca della Unione Europa che si nota solo per un vecchio titolo nobiliare che non ha neppure una storia, sono gli esempi di gente che occupa posti a loro non adatti e sta giocando con il fuoco. La mediocrità della classe politica italiana brilla in tutta la sua inadeguatezza confusionaria che divide anche i partiti. Questo è un momento in cui i nominati immeritatamente in posti di responsabilità rivelano tutta la loro fragilita’ e pericolosità. Essi fanno pensare agli “statisti” europei che non sbarrarono la strada ad Hitler e  e consentirono perfino a Mussolini di recitare la parte di “salvatore della pace” a Monaco. In questo contesto i diversi commentatori televisivi e della carta stampata, abituati da sempre alle vulgate da ripetere, diventano davvero ridicoli. Chiedere un’ opinione ad una deputata cinque stelle che stenta ad usare la lingua italiana , appare una delle tante stupidità che annebbiano i nostri cervelli.
Solo il Papa – al di là delle sue idee – rivela una statura non confrontabile. Forse semplifica in modo manicheo i fatti, ma nella sostanza rivela una superiorità intellettuale che gli dovrebbe essere riconosciuta. Ma i piccoli politicanti che si trovano ad esercitare funzioni del tutto sproporzionate  in politica ester , non riescono neppure a comprendere la lucidità di Francesco. Abbiamo gente adatta nella migliore delle ipotesi a fare i consiglieri comunali di piccoli municipi, giocano con la diplomazia che non conoscono e sono  anche privi di studi adeguati.
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Moranino e i suoi compagni del PCI
I delinquenti comuni che durante o subito dopo la Resistenza ammazzarono ricorrendo a  modi bestiali  partigiani  non comunisti, donne, fascisti arresisi, e si salvarono dai rigori della legge scappando in Cecoslovacchia, sono stati ristudiati da Enrico Miletto che, lasciati gli studi relativi alle foibe al collega negazionista Gobetti, adesso si occupa in un libro dal titolo “Oltrecortina” di questi individui, impossessandosi di una parola che non appartiene alla storia dei comunisti.
In esso si parla di gente condannata all’ergastolo come Moranino che fuggì all’estero per evitare le conseguenze penali dei suoi misfatti, malgrado la generosa amnistia Togliatti del 1946. Miletto imputa ad una persecuzione da parte di una magistratura non adeguatamente epurata il rigore nel perseguire chi tra i partigiani si macchiò di omicidi indiscutibili. Con l’autore del libro vorrei avere un incontro a due con un moderatore non di parte per sfidarlo e contestargli le affermazioni più eclatanti. Il tempo passa, ma la memoria di certi fatti ignominiosi resta.
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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com
Pietre d’inciampo al “D’Azeglio”
Il liceo “D’Azeglio”, l’ enclave dell’antifascismo settario, ha quattro pietre di inciampo di deportati in Germania davanti al suo ingresso in via Parini.  Due settimane fa le ho fotografate con due pietre  mancanti e due molto mal ridotte. Oggi le ho rifotografate: due mancanti e due tirate a lucido. Come mai?       F. Filippelli
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Lo deve chiedere al Preside  del liceo, ferreo custode dell’antifascismo dell’Istituto. E gli chieda anche cosa pensa del francobollo dedicato all’ex all’allieva  fascista quindicenne  Marilena Grill, uccisa barbaramente nel 1945 dai partigiani. A lei magari risponde. Ai miei articoli no.
Mazzoleni deve chiarire
L’Assessore  comunale all’ Urbanistica di Torino Paolo Mazzoleni, plurinquisito a Milano anche nello scandalo relativo al  “Salva Milano”, ritirato anche dalla discussione in Parlamento, malgrado fosse il cavallo di battaglia del sindaco di Milano Sala. Cosa ne pensa?    Angela Servetto
Lo scandalo di Milano appare di dimensioni enormi, tale da far saltare la stessa  Giunta Sala. Non sappiamo in che misura l’assessore torinese sia coinvolto, ma il problema è a monte. Ha senso avere un assessore all’Urbanistica a Torino così attivo  professionalmente a Milano e in più  inquisito in 4 vicende giudiziarie riguardanti l’urbanistica meneghina? Al di là della presunzione di innocenza che deve valere per tutti, qui il caso è legato alla opportunità e alla sensibilità politica dell’assessore  che farebbe bene a fare, sua sponte, un passo indietro. Nella storia del Consiglio comunale quella appare la strada  maestra da seguire, ma  le vicende attuali, dal caso Viale in poi, indicano esempi diversi.
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Cartoccio di pesce al forno, sano e gustoso

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Eccovi una proposta per un secondo profumato ed appetitoso

Ricco di importanti proprieta’ nutritive, buono e gustoso, il pesce e’ uno dei protagonisti della dieta mediterranea. Fritto, a vapore, al forno puo’ essere preparato in tanti modi diversi, ma se cercate una ricetta semplice, veloce e dietetica che racchiude il sapore del mare eccovi una ricetta per un secondo profumato ed appetitoso.

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Ingredienti per una persona:

1 trancio di pesce a piacere

1 patata

1 carciofo

4 pomodori datterini

capperi, olive taggiasche denocciolate, pinoli q.b.

1 cucchiaio di olio evo

1 pizzico di timo

sale q.b.

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Tagliare la patata a rondelle e il carciofo a fettine, sistemarli a strati su di un foglio di carta forno, aggiungere il trancio di pesce, coprire con i capperi, le olive tagliate a meta’, i pinoli e i pomodorini a pezzi. Cospargere il tutto con un pizzico di timo, poco sale, l’olio evo. Chiudere il cartoccio con uno spago da cucina, appoggiarlo su una teglia da forno e cuocere a 200 gradi per 20 minuti circa. Servire caldo.

 

Paperita Patty

Accettare e accettarsi per vivere meglio / 2

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Seconda parte

Quindi sceglieremo di accettare soltanto quelle situazioni nelle quali la nostra possibilità di intervenire per cambiarle è nulla o eccessivamente ridotta, oppure ancora quelle circostanze per cui non vale la pena di impegnarsi e intervenire.

O ancora contesti in cui lo sforzo in termini di energie e di tempo è sproporzionato rispetto alla probabilità di ottenere un valido risultato o alla affettiva e concreta entità del risultato raggiungibile. Tenendo sempre ben presente che accettare non significa arrendersi.

Ma piuttosto essere consapevoli che adattarsi alle situazioni, se lo decidiamo dopo aver attentamente e in modo approfondito valutato i pro e i contro, rappresenta una scelta razionale e sensata per evitare inutili turbamenti e sofferenze.

Non sto dicendo che dobbiamo dimenticare ciò che non ci è stato possibile modificare e che magari non siamo ancora riusciti ad accettare. Sarebbe uno sforzo inutile e controproducente, perché, come ben sappiamo, le cose non si dimenticano, al massimo si rimuovono se non le accettiamo.

Ma la rimozione non significa scordarci del tutto, perché, anche se facciamo finta di esserci dimenticati di ciò che non siamo stati in grado di modificare, qualcosa nel nostro dentro resta sempre. Una spina, un dolore che, soprattutto se non abbiamo accettato la situazione, primo o dopo e in un modo o nell’altro torna a farsi sentire…

Armonia non è tentare forzosamente di eliminare e di dimenticare, non è arrotondare tutto illudendoci che le cose non siano state o non siano andate come in effetti sono andate, ma fare pace anche con ciò che non è andato come avremmo voluto e che ancora un po’ ci fa soffrire.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Lasagne ai sapori dell’orto

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Una lasagna vegetariana “light”, priva di besciamella. Un piatto leggero e delicato composto da pochi e semplici ingredienti

 

Vi propongo un primo piatto dal gusto solare, una lasagna vegetariana “light”, priva di besciamella. Un piatto leggero e delicato composto da pochi e semplici ingredienti dal sapore gustoso. Una versione piu’ leggera della classica lasagna. Verdure sfiziose che creano un gusto ricco senza l’utilizzo di carne in un morbido incontro di sapori. Perfetta per la primavera e l’estate, elegante delicata, squisita per tutti.

 

Ingredienti:

 

1 confezione di pasta fresca per lasagna (pronta in forno)

2 melanzane

4 zucchine

2 confezioni di sottilette “fila e fondi”

Sugo di pomodoro q.b.

Basilico q.b.

Olio evo q.b.

 

Preparare un sughetto di pomodoro (fresco o pronto) con aglio, cipolla, basilico e sale. Cuocere lasciandolo abbastanza liquido. Grigliare le melanzane e le zucchine precedentemente lavate ed affettate. Ungere una teglia da forno, versare sul fondo tre cucchiai di salsa di pomodoro e stendere bene. Sistemare le sfoglie di pasta sino a coprire il fondo, fare uno strato di melanzane, sale, sottilette a pezzi, salsa e un filo di olio. Proseguire con le altre sfoglie alternando melanzane e zucchine sino ad esaurimento degli ingredienti. Infornare a 200 gradi per circa 30 minuti.

 

Paperita Patty

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Lura Goria

 

Jonathan Coe “La prova della mia innocenza” -Feltrinelli- euro 22,00

L’ultimo romanzo del famoso scrittore inglese è una satira con delitto, ma può essere inteso anche come giallo politico che ritrae il caos della Gran Bretagna tra gli anni ’80 e i 42 giorni del governo inglese più breve della storia, ovvero la premiership meteora di Liz Truss, tra settembre ed ottobre 2022.

Nello stile lieve e canzonatorio (tratto distintivo di Coe) il testo è suddiviso in tre sezioni ed annovera svariati protagonisti; ma il quadro generale è di fatto uno spaccato tragicomico che mette in luce contraddizioni e disfunzioni sociali del paese nel dopo Brexit.

Tra i protagonisti in primo piano, sullo sfondo di Cambridge, seguiamo i passi della giovane Phyl, neolaureata in Lettere ed aspirante scrittrice.

Suo zio Richard (alter ego di Jonathan Coe) conduce una conferenza nel Cotswold, durante la quale uno dei delegati viene ucciso. Scoprirete se la soluzione delle indagini stia nella politica contemporanea oppure tra le righe di un vecchio enigma letterario.

La vittima è Christopher, ucciso nell’albergo dove si era recato per indagare sul raduno di un gruppo eversivo. Il giallo è soprattutto il pretesto per riflettere sulla deriva della politica inglese e sul mestiere di scrivere. Tra vari colpi di scena, Coe esplora come le ideologie politiche comportino spesso anche la manipolazione della verità.

 

Lorrie Moore “Sono senza casa se questa non è la mia” -La nave di Teseo- euro 20,00

La scrittrice americana Lorrie Moore (nata a Nord dello Stato di New York) oggi vive a Madison ed insegna all’Università del Wisconsin; ha al suo attivo vari romanzi e racconti in corso di traduzione e pubblicazione in Italia.

Ed è una piacevole scoperta perché svela un notevole talento nel trattare temi difficili come la morte e la sua accettazione; mostra uno stile personalissimo nell’imbastire i dialoghi tra i personaggi e le loro battute, il tutto sotteso da uno humor sulla soglia dell’assurdo.

Narra la storia di Finn, professore di mezza età, in congedo temporaneo; forse è la punizione per aver respinto le avance della moglie del preside. Oppure è a causa del suo metodo d’insegnamento che spinge gli studenti a formulare pensieri critici ed autonomi…di quelli malvisti dall’istituzione.

Sia come sia, Finn raggiunge il fratello Max ricoverato in un hospice, anticamera della morte. Un confronto tra due personalità molto diverse tra loro. Nei dialoghi c’è il tema della fine, come affrontarla, la ricerca del senso della vita, il cruccio per le occasioni mancate e il rammarico per non essere riusciti a diventare la persona che sognavano di essere…. Insomma temi belli tosti.

Poi Fin deve ripartire subito quando gli giunge la notizia che Lily, l’amore della sua vita (però gli aveva preferito un altro uomo) si è tolta la vita. Non era la prima volta che ci provava, solo che ora ci era riuscita. Finn corre sulla tomba della suicida dove lo attende una sorpresa.

Lily è morta, eppure Fin la trova ad aspettarlo, in piedi sull’erba del camposanto. Le sembianze sono decisamente quelle di un cadavere chiazzato dalle macchie del livor mortis. Eppure è proprio lei; ha scavato la terra sotto cui era stata sotterrata ed è uscita dal sepolcro, perché si rifiuta di giacere per l’eternità dove altri hanno deciso per lei.

Di qui la strabiliante richiesta a Finn di accompagnarla altrove. Segue un lungo viaggio in macchina durante il quale fa capolino l’affascinante semi follia di Lily; e si spiega come il loro rapporto, sebbene scandito da continue liti e riappacificazioni, avesse retto e creato un legame fortissimo che travalica anche la morte.

 

Katia Tenti “E ti chiameranno strega” -Neri Pozza- euro 19,00

Questo romanzo è una rivisitazione della figura della strega come è stata tramandata nei secoli: immagine tenebrosa e oscura, dedita a pratiche malefiche, legate al demoniaco.

Gli studi compiuti da Katia Tenti ne fanno un’esperta dei fenomeni di devianza; e le sue conoscenze in materia sono dispiegate in questo libro.

Protagoniste sono due donne distanti nel tempo, ma in qualche modo legate, entrambe delle outsider.

Una è Barbara Vellerin, vissuta nel passato e considerata una “striga”.

L’altra, secoli dopo, è l’antropologa Arianna Miele, vincitrice del concorso che prevede la nomina a curatrice di una mostra sulle streghe dello Sciliar.

La neolaureata è al suo primo incarico in Trentino, presso l’importante Fondazione Von Stauber, guidata dal superficiale presidente Moser.

L’allestimento rimanda al 1509, quando a Castel Presule nel paesino di Fié allo Scilar, nelle Dolomiti, si era tenuto uno dei processi più inquietanti del Cinquecento.

30 donne innocenti erano state imprigionate, torturate ed arse sul rogo. Colpevoli, secondo la sentenza, di essere amanti del diavolo.

Barbara Vellerin era una di loro, e le ricerche di Arianna conducono soprattutto a lei. L’antropologa racconta la storia di quelle donne senza voce, vittime di superstizioni ed ignoranza.

Barbara era cresciuta ai margini del paese e la madre le aveva trasmesso le sue profonde conoscenze mediche e fitoterapiche.

E’ in linea matrilineare che si tramandava il sapere medicale.

Le guaritrici conoscevano a fondo i segreti della natura e delle erbe, miscelavano abilmente i medicamenti e guarivano malanni e disturbi vari.

Pratiche e credenze che si discostavano dai dictat della dottrina ufficiale.

Anche per questo le “strighe” furono vittime di una spietata caccia che fu un efficace meccanismo di controllo sociale, e penalizzò la fascia di popolazione più emarginata.

 

Kathy Reichs “Il codice delle ossa” -Rizzoli- euro 19,00

E’ un altro capitolo delle avventure dell’antropologa forense Temperance (“Tempe”) Brennan, le cui caratteristiche ricordano parecchio la scrittrice Kathy Reichs che ha trasfuso molto di se stessa nella protagonista dei suoi thriller. La trasposizione televisiva con l’accattivante serie “Bones” ha poi contribuito

ad ampliare la fama di quest’autrice e del suo alter ego letterario.

Il codice delle ossa”, di primo acchito, sembra un collage di tante indagini differenti, apparentemente scollegate tra loro e con scenari diversi. Due casi che Tempe deve risolvere sono a Montreal; ma il pezzo forte è ai Caraibi, nelle isole Turks e Caicos, dove fanno capolino anche due nuovi detective.

Tutto inizia a Montreal, mentre Tempe e il compagno Ryan sono ospiti sulla barca di un amico per assistere a spettacolari fuochi d’artificio, e si scatena un’improvvisa tempesta. Loro si salvano, ma non altrettanto bene è andata a un uomo che sembra essere stato colpito da un fulmine e finito in acqua; di lui non resta traccia.

Giorni dopo affiorano dei resti che fanno pensare proprio al malcapitato. Tempe si trova ad indagare sull’identità del cadavere e viene a contatto con una detective delle isole caraibiche, Ti Musgrove, che le chiede consulenza per alcuni scheletri ritrovati.

In apparenza questi filoni di indagine sembrano scollegati; ma le sorprese arrivano una dopo l’altra con continui colpi di scena che porteranno Tempe in più paesi e su diversi fronti.

Altro non è da anticipare; solo che la Reichs si riconferma bravissima nel divulgare gli aspetti scientifici della professione di antropologa forense e tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina.

Accettare e accettarsi per vivere meglio

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Prima parte 

 

Mi capita spesso, nella mia attività di formatore rivolta al benessere che genera efficienza ed efficacia esistenziale operativa, e nei miei colloqui di counselling e di coaching, di sottolineare il fatto che nella nostra vita esistono cose su cui abbiamo più o meno potere di intervenire.

Situazioni, avvenimenti, fatti, stati, circostanze che possiamo cambiare totalmente o parzialmente o rispetto ai quali, al contrario, non abbiamo alcuna possibilità di intervento. Una gran parte delle nostre sofferenze ci deriva proprio dal fatto di non sapere ben distinguere tra queste due fondamentali tipologie.

E agire poi di conseguenza, lottando e impegnandoci per le cose su cui possiamo avere possibilità di intervento ed evitando di perdere energie, tempo e tranquillità per tutto ciò che, all’opposto, sta al di fuori della nostra sfera di azione e di risultato.

Il primo essenziale passo consiste quindi nel saper discriminare a monte, (e nel più breve tempo possibile…) le differenti situazioni. Qui entrano in gioco i primi tre passaggi di quell’ideale percorso di adeguatezza personale che inizia dalla consapevolezza.

Che ci permette di scegliere opportunamente come agire, e che con l’azione diventa apprendimento e acquisizione di valore personale. Essere cioè consapevoli che su alcune (forse molte…) situazioni non abbiamo alcun potere di agire, e che la cosa migliore in questi casi è scegliere di accoglierle così come sono.

Di accettarle, quindi. Senza con questo correre il rischio di cadere nell’errore opposto, cioè di rassegnarsi, accettando passivamente situazioni nelle quali invece, magari con fatica e perseveranza, possiamo ottenere risultati positivi perché abbiamo la possibilità di intervenire per cambiarle in meglio.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della prima parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.