
Ieri il corteo del Gay Pride, quello a carattere più istituzionale mai svoltosi a Torino, ha visto la presenza di 70 mila persone. La sfilata è stata aperta dalla banda musicale del corpo di Polizia municipale e, per la prima volta era presente il sindaco, Piero Fassino. Con il primo cittadino anche il presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus, assessori e consiglieri comunali e regionali. Non c’era il governatore Sergio Chiamparino che, però, ha fatto sapere di sostenere l’iniziativa e l’iter delle leggi contro le discriminazioni. La sfilata partita da via Cibrario si è spinta fino a piazza Vittorio. Vi riproponiamo la nostra intervista ad Alessandro Battaglia, tra i promotori dell’iniziativa.
STORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
Manifestate per i diritti di tutti? “Si, a differenza di chi vuole negare i nostri. Sicuramente non accetto ci non accetta. Ma il mio rimane sempre un atteggiamento che vuole limitarsi al mondo delle idee. Anche per questo Sabato è importante esserci.”
E dunque, sabato, tutti al corteo del Pride? Ovviamente chi crede che i diritti e doveri siano fondamentali per una moderna e civile convivenza. Almeno in questo caso la parola chiave è convivenza tra gli individui e le comunità. Non scindibile il rapporto tra diritti e doveri. Sarà presente anche il sindaco Piero Fassino ed è la prima volta che un primo cittadino di Torino partecipa all’evento. Alessandro Battaglia, classe ’71. Dal 1994 si interessa dei diritti degli omosessuali. Domanda iniziale e quasi di rito.
Perché hai iniziato questo impegno?
“Quando ho definitivamente elaborato il mio orientamento sessuale, un percorso interiormente difficile. Sono figlio di una tranquilla e classica famiglia operaia”.
Come sei diventato coordinatore del Pride?
“Sono stato eletto, in quanto già membro, responsabile di Quore. Association for LGBT rights”.
Cosa vuol dire questa sigla?
“Lesbiche Gay Bisessuali Trans”.
Variegato, il vostro mondo
“Assolutamente. Fa parte della nostra ricchezza. A mio giudizio sono importanti anche le associazioni di genitori. Non ti faccio l’elenco di tutti. Siamo tanti.”
Qualcuno eccede nel manifestarsi?
“No, e francamente non capisco l’accanimento di chi vuole negarci”.
Forse non siete ben accetti?
“Insisto, non capisco proprio. Sicuramente non accetto ci non accetta. Ma il mio rimane sempre un atteggiamento che vuole limitarsi al mondo delle idee. Anche per questo Sabato è importante esserci.”
Manifestate per i diritti di tutti?
“Si, a differenza di chi vuole negare i nostri.”
Siete una lobby?
“In Italia potremmo esserlo, ma la difficoltà di ottenere risultati è sotto gli occhi di tutti. Diversamente da altri paesi, in particolare quelli di cultura e diritto anglosassone. Comunque non demordiamo.”
La problematica dei figli di coppie dello stesso sesso?
“Perchè mai problematica? Sono semplicemente figli. Il dire che sono gli atteggiamenti culturale ed ideologico a indurre l’omosessualità nell’individuo è semplicemente una bufala.”
Ammetto che andrei avanti a chiedere per voler capire, fare confronti e raffronti. Alessandro in modo assolutamente cortese mi rammenta l’accordo iniziale di circoscrivere il tempo in relazione ai suoi impegni. Lascio un po’ mal volentieri. Ma gli accordi sono accordi……e dunque tutti sabato al corteo. Ovviamente chi crede in una società con diritti e doveri. Per tutti.
(Foto: il Torinese)




AVVISTAMENTI
L’assessore regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti, ostenta tranquillità, dopo avere ha annunciato che il Ministero dell’Interno ha chiesto alle Regioni “un ulteriore sforzo nell’accoglienza dei migranti sul territorio”.tradotto in termini semplici significa che le Prefetture del Piemonte dovranno provvedere all’accoglienza di altre 1.307 persone. Questa la distribuzione nelle province: 523 a Torino, 217 a Cuneo, 159 ad Alessandria, 136 a Novara, 81 ad Asti, 67 a Biella, 65 a Vercelli, 59 a Verbania. In Piemonte le presenze al 22 giugno erano di 4.475 migranti. “Questa nuova ripartizione è stata fatta dal Ministero dell’Interno in un’ottica di riequilibrio delle presenze tra le Regioni – ha detto Cerutti – I numeri sono significativi ma non devono essere strumentalizzati perché la situazione al momento è sotto controllo. Nelle prossime settimane abbiamo intenzione di convocare una riunione con l’Anci per sensibilizzare i sindaci ad ampliare la rete su tutto il territorio, trasformando l’accoglienza da emergenziale in strutturale”. “Ho visitato una struttura di accoglienza ad Orta, dove l’amministrazione comunale è impegnata a creare le condizioni per coinvolgere i propri cittadini/e nel progetto di inclusione – ha proseguito l’assessora – Il nostro obiettivo deve essere aiutare i Comuni accompagnandoli rispetto alle attività di accoglienza, oltre a richiedere che il Governo definisca rapidamente gli incentivi ai Comuni virtuosi. Se in Piemonte tutti i Comuni si dichiarassero disponibili in proporzione ai loro abitanti, potremmo tranquillamente sostenere questi nuovi arrivi”. 


Per l’arcivescovo di Torino l’ostensione è stata una “esperienza travolgente alla quale la città ha partecipato con grande entusiasmo. Il bilancio è più che positivo”


Carla Bracchino è l’anziana cugina che ospitava il papa nelle sue visite in città negli anni passati. Ed erano quattro anni che non incontrava il cugino salito al soglio di Pietro





