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Comune e imprese hanno firmato il contratto per il progetto della Metro linea 2

La linea 2 della metropolitana a Torino avanza per quanto riguarda la progettazione. Il Comune e il gruppo di imprese che si è aggiudicato la gara, Systra capofila, hanno siglato il contratto per la progettazione preliminare dell’opera. Soddisfatta  la sindaca Chiara Appendino. Ora si dovranno attendere 4 mesi per la raccolta dei dati, due mesi di “débat public” e 4 e mezzo per la progettazione vera e propria. Si fa fede  al tracciato di base, come spiega l’assessora ai Trasporti Maria Lapietra  per “progettare un’opera che risponderà alle reali esigenze del territorio e alla domanda vera di mobilità”. Guido Montanari, vicesindaco “l’opera dovrà ricucire lembi di territorio e grazie ai dati che verranno raccolti si troverà la soluzione migliore”.

 

 

(foto: il Torinese)

Bilancio consolidato, astenuta la minoranza. Appendino: “Non è né falso né ingannevole”

Con 23 voti della maggioranza e l’astensione delle opposizioni è stato approvato il bilancio consolidato 2016 di Palazzo Civico. Si tratta di un atto non autorizzativo, che fotografa la situazione  nell’anno passato. “Quello che approviamo oggi non è falso e non è ingannevole. Abbiamo scelto la migliore via che potevamo percorrere” ha detto la sindaca Chiara Appendino. “Non si diverte nessuno a fare scelte impopolari e vorrei ricordare a tutti cosa significhi il pre-dissesto: vuol dire bloccare la città e toglierci la nostra capacità di essere attrattivi”, ha aggiunto. Poi un riferimento agli  attacchi su Gtt:”Non accetto la ricostruzione per cui questa amministrazione non ha fatto nulla in questo anno e mezzo per il Gruppo Torinese Trasporti. Appena siamo venuti a conoscenza della situazione della società ci siamo messi al lavoro, oltre alla revisione della rete.” 

Il dibattito in Sala Rossa che ha preceduto il voto concluso con un intervento della Sindaca:

Stefano Lo Russo – PD: La doverosa premessa è che riteniamo il bilancio consolidato uno strumento determinante per avere la qualità complessiva dei conti del Comune di Torino. Nell’ottica di rendere trasparente verso i cittadini lo stato reale delle consistenze finanziarie ed economico-patrimoniali del proprio Comune. Conseguentemente, il bilancio consolidato, molto più del bilancio di previsione, poteva essere una grandissima occasione di chiarezza anche rispetto all’esercizio delle società partecipate. Bene ha fatto allora l’Amministrazione a istituire un gruppo che ha lavorato con la direzione partecipate per fare una ricognizione importante ma risultata non esaustiva, mancando alcune importanti voci quali le fondazioni. Cito la relazione dei revisori dei conti: “Il bilancio consolidato 2016 del Comune di Torino non rappresenta in modo veritiero e completo la reale consistenza economica, patrimoniale e finanziaria dell’intero gruppo amministrazione pubblica”. Mi pare di una nettezza rilevante. Lo motiva e lo spiega. Ma ci troviamo in una situazione kafkiana: discutiamo del bilancio consolidato il 18 dicembre, senza che il bilancio consolidato abbia alcun numero della più importante società partecipata della città. E lo sappiamo da mesi. Quei mesi che l’amministrazione avrebbe dovuto spendere per fare almeno una ricognizione sui conti di Gtt. Da aprile ad oggi, invece, non è stato fatto nulla. Con tutte le cautele del caso, manca perfino un quadro di massima, su quei conti. Siamo basiti dalla gestione di questa vicenda, perché non riusciamo a capire dove sta andando l’amministrazione e quale strada vuole percorrere per recuperare i 25 milioni di euro che servono per salvare Gtt. Prendete una posizione. Mettete in fila corretta le operazioni amministrative. Date una linearità ad un comportamento. Avete qualche ora per decidere, ma vi siete candidati per governare la città, adesso dovete farlo. Infine, questa deliberazione non deve essere votata oggi, va sospesa. Risolta la questione Gtt si potrà tornare in aula e votare.

Eleonora Artesio – Torino in Comune: Abbiamo ripetutamente affrontato, anche in Commissione, il tema del bilancio consolidato e della relazione dei revisori dei conti. Delle controdeduzioni formulate sul piano giuridico dai nostri uffici, dall’amministrazione e dalla Giunta. Bilancio consolidato che, nel frattempo, è diventato familiare a moltissimi torinesi. Coloro, ad esempio, che hanno superato concorsi pubblici ed erano inseriti in graduatoria nella nostra amministrazione, e che si sono sentiti dire che non sarebbe stata possibile l’assunzione fino ad approvazione del bilancio consolidato. Molti genitori di bambine e bambini iscritti ai nidi e alle materne della Città che hanno saputo di un’iscrizione determinata dall’approvazione o meno del bilancio consolidato. I lavoratori del Gruppo Torinese Trasporti, preoccupati e ansiosi di sapere qual è la previsione dell’amministrazione nei confronti dell’azienda, indifferenti, però, che debba essere un’operazione del bilancio consolidato oppure no. Questo per dire del profondo disallineamento, grave e colpevole, tra la qualità della discussione politico-istituzionale e la concretezza delle conseguenze che ha sulla vita delle persone. Le amministrazioni locali non hanno colpe specifiche sul perdurare della crisi economica, piuttosto il punto di atterraggio finale di politiche di austerità che hanno fatto deliberatamente precipitare la crisi, proprio nei luoghi fondamentali di aggregazione della partecipazione e di governo della prossimità, che sono i Comuni. Mi sarei, per questo, aspettata un pronunciamento politico di segno più alto e anche più disobbediente rispetto a questi parametri, da parte di chi governa la città. In questa fase storica e in questa città serviva l’apertura di una relazione a tutto campo tra le forze che sono state chiamate dal voto popolare a rappresentare gli interessi dei cittadini. L’attuale maggioranza ha risposto scaricando tutte le colpe sull’amministrazione precedente rendendo molto difficile ritrovare oggi un dialogo sul piano dell’interesse generale. Come si fa a concorrere in modo propositivo al miglioramento dell’atto finanziario in un clima e in un quadro come questi? Siamo in una situazione complicata per la città che avrebbe avuto bisogno, per trovare una soluzione, di ben altro stile di relazioni politiche.

Alberto Morano – Lista civica Morano: Di fatto stiamo discutendo di un Bilancio consolidato che in realtà non lo è. Manca il bilancio di Gtt, e l’assessore afferma la mancanza dell’obbligo di inserirla. In realtà credo manchino le decisioni sul futuro della società. Credo che l’unica soluzione possibile sia il concordato in bianco: si possono guadagnare altri quattro mesi di tempo, che possono anche diventare sei. E proprio tra sei mesi si andrà alle elezioni politiche e se vincerà il M5S una soluzione si troverà. La situazione di Gtt è molto grave. Sappiamo bene come sia in corso un’indagine della magistratura; il bilancio 2016 non è stato approvato e a breve si dovrà approvare il bilancio 2017. Il piano industriale fa emergere disallineamenti per oltre 100 milioni, sta aumentando il fabbisogno finanziario e forse si salirà oltre i 200 milioni. I crediti dubbi ammontano a oltre 100 milioni. I disallineamenti del Comune verso Gtt sono pari a 37 milioni, ma l’amministrazione comunale non dice se deve o meno tali fondi. E’ una situazione surreale. E la cosa grave è la mancanza di una decisone in merito da parte del Comune e la procedura concorsuale di Gtt avrebbe impatti devastanti anche per i conti della Città. Mi rivolgo alla Giunta: abbiate il coraggio di dire che non sapete cosa fare. E rinviate la delibera, approvate il bilancio di Gtt e poi torniamo in Aula ad approvare il bilancio consolidato.

Massimo Giovara – M5S: Prendo atto del cambio di atteggiamento della minoranza, in particolare del Pd. Fino a qualche mese fa il bilancio era “a posto” e oggi si prende atto che non lo è.Bene.Questa verità è emersa grazie al lavoro del M5S. Un lavoro che, evidentemente, non è stato fatto nei 23 anni precedenti.

 

Monica Amore (M5S): Non si può dire che il Bilancio sia falso e che ci stiamo avviando verso il pre-dissesto: non è così. C’è stato un articolato dibattito in Commissione, in cui è stato illustrato l’operato di questa Amministrazione e sono state spiegate le motivazioni alla base di questo Bilancio, redatto in una situazione di emergenza. 

Osvaldo Napoli (Forza Italia): Il problema Gtt ormai si ripete da tempo e occorre capire in quale prospettiva si voglia affrontarlo. I consiglieri Lo Russo e Morano hanno spiegato la situazione economica estremamente negativa del Comune di Torino. I Comuni italiani hanno fatto molti sacrifici e nel quinquennio 2011/2015 hanno tagliato 9 miliardi di euro, ma serve ora una maggiore apertura da parte del Governo per mobilitare risorse ai Comuni. È necessario sedersi tutti insieme a un tavolo per capire come uscire da questa situazione.

Chiara Appendino ha respinto l’accusa di un bilancio ingannevole “C’erano due possibilità: non approvare con le conseguenze sulla città: niente assunzioni, oppure c’era la strada scelta, la terza via non esiste. “Se c’è un’altra via presentatela – ha detto Appendino –  fino ad ora io non ve l’ho sentito fare, né in commissione né in aula”.  Sul predissesto, suggerito da alcuni membri della minoranza Appendino ha ribadito che sarebbe stato per la maggioranza molto più semplice, ma avrebbe un grave impatto sui servizi togliendo all’amministrazione decisionalità sui tagli, potere di assumere e di fare politiche attrattive per le imprese. “Chiediamo senso di responsabilità alle minoranze, perché facciano proposte realistiche. Su Gtt Appendino ha rivendicato il lavoro svolto: tavoli per capire qual era la situazione, interventi sulla rete, e “abbiamo smesso di fare cose popolari come le domeniche ecologiche a biglietto gratuito”. Infine rispondendo sulle anticipazioni di tesoreria: “l’obbiettivo è ridurle e presto vedremo i primi risultati di questa amministrazione ma in ambito di gestione del gruppo non è pensabile una compensazione tra i saldi di ognuna delle società che ne fanno parte”.

#contrattosubito, migliaia di lavoratori dell’edilizia in piazza dalle regioni del nord

Diverse migliaia di lavoratori dell’edilizia provenienti da tutte le regioni del Nord  hanno sfilato in corteo nel centro di Torino. In apertura del serpentone lo striscione #contrattosubito. La manifestazione ha preso il via  da piazza Castello passando  via Po, via San Francesco da Paola, via Mazzini e si è conclusa  piazza Bodoni dove si è tenuto  il comizio del segretario nazionale Fillea Cgil Alessandro Genovese. Fillea, Filca e Feneal le sigle della delegazione che ha raggiunto la sede Ance in via San Francesco da Paola. Si è trattato di uno sciopero  nazionale per chiedere il rinnovo del contratto  scaduto ormai da diciotto mesi e che riguarda un milione e mezzo di addetti.

Il ritorno in patria del re soldato. La storia non è piangere o indignarsi ma cercare di capire

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Certo, il re commise degli errori, anche gravi, come la firma apposta alle leggi razziali, ma gli storici che vogliono ricercare la verità tendono sempre a contestualizzare i fatti, rifiutandosi crocianamente di essere “giustizieri”.  La vera storia è sempre giustificatrice,  non nel senso di assolvere, ma nel senso di comprendere

 

Le vicende legate alla sepoltura di Vittorio Emanuele III al santuario di Vicoforte (scelta infelicissima ,sotto ogni punto di vista, dettata da ragioni assai  poco nobili legate anche a beghe dinastiche ) hanno riaperto un confronto che sembrava sopito. I giovani delle Comunità ebraiche hanno gridato allo scandalo perché, a settant’anni dalla sua morte, il terzo re d’Italia rientra in Italia. Alcuni storici come Rosario Villari sono stati poco equanimi nel considerare un grave errore anche la Grande Guerra che significò per l’Italia la IV guerra per l’indipendenza nazionale. Un nipote di Benedetto Croce si è lasciato andare ad affermazioni che il filosofo e storico napoletano  nel suo equilibrio mai avrebbe condiviso,ignorando che quel re fu anche colui che volle Giovanni Giolitti al governo e favorì le grandi riforme del primo quindicennio del’900. Mario Missiroli parlo ‘ allora addirittura di una monarchia socialista. Il re che non retoricamente venne chiamato soldato-andrebbe ricordato a Villari- conobbe per tre anni  le solitudini gelate degli alpini,il Carso iniquo delle fanterie,il piano dove i bersaglieri andavano all’assalto e fu tra gli artefici Vittorio Veneto. Per contro,alcuni pseudo- storici e personaggi folcloristici di sentimenti monarchici hanno fatto affermazioni fantasiose e prive di qualsivoglia significato storico,compiacendosi per la sepoltura a Vicoforte e dimostrando ancora una volta una certa vacuità di fondo. Questo ritorno- che non è fantasioso  pensare all’insegna del peggiore complotto “massonico”- non è comunque una bella pagina degna di essere ricordata.

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Riportare il re e la regina  in Italia con una cerimonia riservata a pochi infreddoliti cuneesi che, intervistati dalla Tv,hanno infilato dichiarazioni  prive di senso, non è stato giusto. Forse determinerà  un incremento del numero dei visitatori del Santuario di Vicoforte, ma  certamente l’equilibrio storico non è apparso, neppure occasionalmente ,in tutta la vicenda di questi giorni. Giustamente Dino Cofrancesco ha ricordato che Napoleone, cui si addebita il sacrificio di un numero sterminato di vite umane sui campi di battaglia, per affermare  la sua volontà di dominio, sia sopravvissuto in Francia  a regni e repubbliche.Bonaparte, morto a San’Elena nel 1821 venne sepolto all’Hotel des Invalides di Parigi  nel 1840 con  un solenne funerale con tutti gli onori del suo rango imperiale.  Il presidente Putin ha reso omaggio allo zar Nicola II e alla sua famiglia in modo esemplare, malgrado l’attuale nuovo “zar” russo abbia un passato nel Kgb. Il fatto di relegare i due sovrani nel santuario voluto da Carlo Emanuele I ha significato retrocederli a duchi di Savoia,neppure a re di Sardegna a cui sarebbe spettata la basilica di Superga. E’ un particolare di una certa importanza, del tutto ignorato. E non vale sicuramente il discorso strampalato che Vicoforte non è distante da Pollenzo, da Valdieri  e da Racconigi dove Vittorio Emanuele ed Elena di Savoia amavano trascorrere lunghi periodi.Nasser nei confronti di re Farouk  morto nel 1965 nell’esilio dorato di Capri ,dimostrò più generosità che l’attuale governo italiano, concedendogli la sepoltura in una grande e ben nota moschea del Cairo. Nasser dimostrò una pietas islamica del tutto impensabile.

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La XIII norma transitoria della Costituzione che prevedeva l’esilio dei sovrani ,non contemplava affatto che i re morti subissero la stessa sorte dei vivi. Quindi la sepoltura in un santuario di campagna  non è affatto una concessione, ma è l’esercizio di un diritto famigliare legittimo , anche considerato il modo ovattato in cui il trasferimento è avvenuto. Giustamente “La Stampa” ha relegato la notizia dell’arrivo da Montpellier della salma della Regina Elena in una pagina dedicata alle “storie” curiose e non alla cronaca nazionale, dando un’idea precisa del come l’evento poteva essere interpretato. Poi è stato corretto il tiro, quando è apparsa ,all’improvviso, anche la sepoltura del terzo re d’Italia. Chi protesta lo fa per uno spirito fazioso che sempre Cofrancesco ha definito bobbianamente “ tersitismo” un “misto di insolenza e dileggio che la plebe riserva ai potenti caduti in disgrazia”. Il tersitismo il re lo visse sulla sua pelle dal 1943 in poi e non si ebbe  neppure rispetto verso il suo dolore di padre  per la morte della figlia Mafalda in un campo di concentramento tedesco. Oggi dopo settant’anni ci sono dei nuovi Tersite che si accaniscono contro il re, contestando il fatto di trovargli sepoltura persino nella  più periferica provincia cuneese. Tersite, appunto, l’anti-eroe omerico, che per la sua bruttezza e per la sua codardia, rappresenta l’opposto dell’eroe classico. I nuovi Tersite addebitano al solo Vittorio Emanuele la colpa di aver favorito il fascismo, mentre quella responsabilità fu di un’intera classe dirigente non all’altezza dei suoi compiti. Lo riconosceva Filippo Turati che scriveva ad Anna Kuliscioff  :”Abbiamo consegnato noi l’Italia al fascismo”. Lo riconoscono gli storici come Renzo de Felice che superò una concezione storiografica fondata sui miti per scandagliare con serietà la storia dell’Italia contemporanea. Gli “anni del consenso” verso il regime non nacquero dallo squadrismo, ma da una adesione entusiasta di milioni di italiani. La monarchia, ad un certo punto, fu essa stessa vittima della dittatura fascista.

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Certo, il re commise degli errori, anche gravi, come la firma apposta alle leggi razziali, ma gli storici che vogliono ricercare la verità tendono sempre a contestualizzare i fatti, rifiutandosi crocianamente di essere “giustizieri”.  La vera storia è sempre giustificatrice,  non nel senso di assolvere, ma nel senso di comprendere. Non si potrà tuttavia mai comprendere la storia italiana del XX secolo se non si porrà in una giusta dimensione anche il re che, in circostanze drammatiche, salvò due volte l’Italia : a Peschiera dove convinse gli alleati nel novembre 1917 sulla necessità di resistere sul Piave all’indomani di Caporetto e dopo l’8 settembre 1943, quando trasferì il governo in territorio non occupato da tedeschi ed alleati angloamericani, garantendo la continuità dello Stato. Ma ancor prima , il 25 luglio 1943 il ruolo del re fu determinante, anzi decisivo, per porre fine alla dittatura mussoliniana, un passo che consentì all’Italia di non finire totalmente distrutta nel massacro di  una guerra sbagliata di cui pure il re ebbe le sue responsabilità.  L’accusa verso di lui è quella di essere fuggito e certamente il modo in cui si trasferì a  Pescara non fu esemplare( e non consona con il re soldato che aveva condiviso il sacrificio delle trincee nella I Guerra mondiale), ma quella “fuga” consentì all’Italia di sopravvivere. Il comunista Antonello Trombadori lo riconobbe. Il re  compromise le sorti della dinastia, ma permise all’Italia di riprendersi con la costituzione del regno del Sud che consentì agli antifascisti di ritrovarsi dopo l’esilio all’estero e iniziare la loro battaglia per la repubblica.

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Vittorio Emanuele III divenne una sorta di capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità di tutti. Francesco Carnelutti non esitò a parlare della dignità del re nell’affrontare la tragedia che stava vivendo. Dopo 70 anni è giunto il momento non di inveire, ma di capire, di valutare con una qualche serenità il passato. I primi, forse i peggiori insulti al re vennero dalla repubblica sociale di Mussolini
perché il re rappresentava un’altra Italia rispetto a quel disperato fanatismo fascista destinato alla catastrofe. Mio nonno mi disse che, alla notizia della morte del piccolo re , aveva pianto perché sentiva compiuto nel destino del re anche quello della sua generazione che aveva fatto la guerra. Anche l’allora giovane esule dalmata Lucio Thot ,il Mosè che guidò l’esodo forzato degli Italiani dell’Adriatico orientale, aveva pianto quando apprese della sua morte. Certo la storia non è piangere, ma non è neppure indignarsi, semmai è “intelligere”, come diceva Bacone. In questi giorni abbiamo invece colto che questo paese non è ancora maturo per comprendere la sua storia. A questo punto, si impone comunque anche  un altro passo avanti. Porre fine all’esilio, anche dopo la morte, dell’ultimo re, Umberto II, che visse con grande dignità e profonda sofferenza  la lontananza dall’Italia dal 1946 fino alla sua fine nel 1983.  Se vogliamo crescere come paese, andando oltre gli odi del passato, è opportuno pensare anche ad  Umberto che non ebbe le responsabilità di suo padre e che, come luogotenente del regno e quarto re d’Italia, seppe guardare ad un nuovo modello di monarchia: Luigi Barzini disse di lui che sarebbe stato un ottimo presidente della repubblica e gli stessi politici che decretarono la fine della monarchia nel giugno 1946   ebbero parole di rispetto per il nuovo re.

quaglieni@gmail.com

 

Il Cottolengo non applicherà il trattamento per il “fine vita”. Nosiglia apprezza

L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, ha espresso il proprio  apprezzamento a don Carmine Arice, il padre generale del Cottolengo, che ha comunicato  l’intenzione di non applicare le disposizioni anticipate di trattamento per il fine vita. “Gli anziani e le persone malate devono essere  difese e tutelate nei loro diritti: quello della vita è prioritario. Invece nel nuovo quadro normativo si aprono prospettive pericolose e inquietanti anche sui rischi di abusi sulla vita, motivati dai ‘costi’ di mantenimento delle persone malate”. Così l’arcivescovo. “Di fronte ad una richiesta di morte la nostra struttura non può rispondere positivamente”, ha spiegato  all’Ansa don Arice, mentre Nosiglia invita la comunità religiosa, istituzioni, associazioni e tutti i volontari del mondo sanitario e assistenziale della diocesi ad avere il “coraggio di fare scelte di coerenza morale e di testimonianza anche andando controcorrente. Un dovere affinché i valori della vita abbiano pieno riconoscimento”.
   

Polveri sottili alle stelle da quattro giorni. E sotto Natale il Comune blocca di nuovo il traffico

Salgono i  livelli delle polveri sottili,  salgono ben oltre i limiti. Così è avvenuto per quattro giorni e il Comune di Torino blocca da oggi domenica 17 dicembre, le auto diesel fino all’Euro4. La Città ha fatto scattare il livello ‘arancio’ previsto dal protocollo (il “semaforo”) siglato dalle Regioni e dalle Città della pianura padana. Finchè le condizioni di inquinamento dell’aria non saranno sotto i livelli indicati dall’Unione europea, resta   in vigore sotto la Mole  lo stop dei veicoli privati diesel Euro 0-2-3-4 e benzina e  gpl e metano Euro 0. Gli orari: dalle 8 alle 19 per i veicoli adibiti al trasporto persone; dalle 8:30 alle 15 e dalle 17 alle 19 per i veicoli adibiti al trasporto merci, mentre gpl/metano possono circolare.

Rivoluzione Ztl: forse ingresso a pagamento per i non residenti che attraversano il centro

 “L’obiettivo è decongestionare il traffico della zona centrale, migliorandone la vivibilità, senza creare disagio alle persone che utilizzano il centro per le loro attività”. E’ l’dea della sindaca  Chiara Appendino, sulla trasformazione della Ztl centrale sulla quale l’assessorato ai Trasporti, con Gtt, 5T e Csi, sta lavorando da mesi. Il delicato tema ieri sera è stato dibattuto nel primo di una serie di incontri  con associazioni di categoria e cittadini. Contraria Confesercenti: “Se il comune voleva ridurre il traffico e l’inquinamento, il piano della nuova Ztl annunciato ieri è perfetto: non perché funzioni, ma perché, se mai entrasse in vigore, non ci sarebbe più alcun motivo per entrare in centro data la strage di negozi e  pubblici esercizi o attività ricreative che provocherebbe”, spiega all’Ansa il presidente dell’associazione  Giancarlo Banchieri. L’amministrazione comunale cambierebbe le fasce orarie della zona a traffico limitato, allungandole: non più dalle 7.30 alle 10.30, ma fino alle 19.30, e introducendo un biglietto di ingresso di 4 o 5 euro per chi vuole entrare e non è residente. Continua la sindaca: “Sappiamo  che le novità creeranno grande dibattito, e che non mancheranno dubbi e critiche e siamo qui anche per ascoltarli ed eventualmente migliorare questo modello, rendendolo il più efficace possibile”.

Crisi Gtt, Appendino ai sindacati: “Garantiti stipendi di dicembre e tredicesime ai dipendenti”

Gli stipendi di dicembre e le tredicesime arriveranno regolarmente ai quasi 5 mila dipendenti di Gtt, l’azienda del trasporto pubblico  torinese. a rassicurarli la sindaca di Torino, Chiara Appendino, nell’incontro  con i sindacati sul futuro del Gruppo, che rischia di fallire a causa dei mancati pagamenti dei contributi pubblici ai servizi di trasporto. Le organizzazioni sindacali avevano dato vita a un corteo funebre con la bara di Gtt, vie del centro di Torino, fino al Municipio. Sulla bara dell’azienda una scritta che annunciava la morte dell’azienda: “Inesorabilmente e in lenta agonia è mancato, visto la totale assenza della proprietà, Gtt, il trasporto pubblico locale di 110 anni. Ne danno il triste annuncio Cgil, Cisl e Uil, tutti uniti i suoi dipendenti che l’hanno amato e la clientela tutta che da sempre l’hanno sospirato alle fermate”  Sul caso Gtt interviene la Giunta regionale: “Noi siamo disponibili a trovare una transazione tombale per i disallineamenti che riguardano la Regione, il cui importo finale è allo studio dei tecnici che stanno facendo le valutazioni del caso. In nessun modo i 40 milioni di fondi di coesione che arrivano dal governo possono essere utilizzati per coprire la transazione e daremo il nostro contributo finanziario solo di fronte alla garanzia di una copertura completa del piano”, ha affermato il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna, che giovedì 13 dicembre in Consiglio regionale ha fatto il punto sulla crisi dell’azienda trasporti torinese

Siccità, al Piemonte danni per 185 milioni di euro. Quasi 600 i Comuni colpiti

L’assessore regionale Giorgio Ferrero, ha chiesto  al Ministero delle politiche agricole il riconoscimento della eccezionalità della siccità che ha colpito il Piemonte nella passata stagione primavera-estate.Si calcola che i danni ammontino a oltre 185,4 milioni di euro e riguardano il territorio di 592 Comuni: 178 comuni dell’alessandrino, 118 dell’astigiano, 34 del biellese, 146 del cuneese, 34 in provincia di Novara, 60 nel torinese, 2 nel vercellese e 20 nel VCO. “E’ stata una siccità eccezionale, se confrontata con i dati storici della climatologia disponibile” spiega  Giorgio Ferrero. “Attendiamo una risposta dal governo coerente sul piano finanziario con la gravità della situazione”.

Bilancio consolidato, i revisori dicono “no”. E si apre un nuovo scontro con Palazzo Civico

Un nuovo  scontro tra Comune  e revisori dei conti, dopo che l’organo di revisione, presieduto da Herri Fenoglio, ha dato parere negativo al Bilancio consolidato 2016. Le motivazioni del diniego? Non è stato inserito il bilancio di Gtt, l’azienda del trasporto pubblico .Ma la Giunta Appendino intende approvare entro l’anno il Consolidato, sostenendo che si tratta di un atto ricognitivo che registra i conti del 2016 ma non ha potere autorizzatorio.  “Non approvando il consuntivo – spiega all’Ansa l’assessore al Bilancio Sergio Rolando – si pregiudicherebbe in maniera irreparabile la corretta erogazione del servizio pubblico e sarebbe un danno perché verrebbero bloccate le assunzioni, gli uffici e, di conseguenza, la Città, penalizzando i servizi e i cittadini”. Quindi si recepirà con un emendamento il parere dei revisori e con un altro le osservazioni degli uffici per proseguire con l’approvazione.