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La Sanità piemontese funziona? Sì, parola di ministro. La nostra regione è tra le prime

molinettesant'anna ospedaliSoddisfatto l’assessore regionale alla Sanità:I dati elaborati dai tecnici di Agenas sulla base di parametri nazionali attestano il buon livello complessivo della sanità piemontese Nonostante i noti problemi finanziari”

 

Code infinite al pronto soccorso? Lunghe liste d’attesa per gli esami clinici e le visite mediche? Potrà anche capitare, ma il Piemonte si conferma tra le prime regioni in Italia per la sanità, secondo il Piano nazionale esiti di Agenas  presentato a Roma dal Ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin.

 

Soddisfatto l’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta:I dati elaborati dai tecnici di Agenas sulla base di parametri nazionali attestano il buon livello complessivo della sanità piemontese Nonostante i noti problemi finanziari ed i vincoli del piano di rientro al quale siamo sottoposti e dal quale contiamo di uscire in tempi brevi, anche i dati del 2014  dimostrano le numerose eccellenze della sanità è tra le migliori.”

 

Alcuni esempi: i tempi di intervento entro due giorni per la frattura del collo del femore: Agenas segnala che. nonostante un progressivo miglioramento nel corso degli ultimi anni, l’Italia si attesta su una percentuale del 50% mentre il regolamento ministeriale prevede il 60% e lo standard internazionale l’80%. In particolare, il Piemonte insieme a Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Friuli, provincia di Bolzano e Valle d’Aosta  raggiunge l’obiettivo ministeriale. L’Asl Biella è all’82%.

 

Parti cesarei: standard internazionale 15%; standard regolamento 25% (sotto 1000 parti) 15%(sopra 1000parti). Anche in questo caso il trend è in continuo miglioramento con un dato nazionale al 2014 del 26%. Anche qui notevole variabilità rispettando comunque lo standard: il Piemonte si conferma  tra i migliori insieme a Friuli Venezia Giulia, Toscana ed Emilia Romagna.

 

Infarto miocardico acuto: standard regolamento 60% entro 90 minuti.  La proporzione di infarti trattati con angioplastica entro 2 giorni è passata dal 32% del 2010 al 41% del 2014.   Questo indicatore, pur essendo nella media nazionale, presenta un dato ancora migliorabile. In Piemonte si segnalano l’Asl di Asti con 53,98% e l’Asl Torino 1 con 51,67%.

 

Ospedalizzazione per complicanze del diabete: il tasso di ospedalizzazione si è ridotto dallo 0,6% nel 2010 alo 0,5% nel 2014. Il Piemonte presenta ottime performance in provincia di Torino con tassi di ricoveri al di sotto della media.

 

(Foto: il Torinese)

UNA DOLCE MOLE DI PANETTONI ANTICIPA IL NATALE

panettone molePANETTONEINCONTRI, DEGUSTAZIONI, LABORATORI E CONCORSO ALL’HOTEL PRINCIPI DI PIEMONTE DI TORINO. IL PROGRAMMA DELLA QUARTA EDIZIONE

 

Tutto pronto per la quarta edizione di “Una Mole di Panettoni”, l’atteso evento che celebra a Torino il dolce tipico del Natale nelle sue versioni tradizionali o innovative, capaci di conquistare il pubblico in tutte le stagioni. Le sale dell’Hotel Principi di Piemonte, nel cuore del capoluogo piemontese, ospiteranno 38 pasticceri da tutta Italia sabato 21 e domenica 22 novembre dalle 11 alle 20, con ingresso libero. Nei due giorni della manifestazione il programma di “Una Mole di …Incontri”, organizzato e condotto dal giornalista e critico gastronomicoAlessandro Felis, permetterà al pubblico di conoscere i maestri artigiani, le loro ricette e le tradizioni dei rispettivi territori di origine. Non solo degustazioni, ma soprattutto occasioni per capire che cosa ruota intorno a un comparto che, in tutta Italia, conta circa 44.000 pasticcerie, concentrate principalmente in Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna.

 

 La pasticceria artigianale è uno dei gioielli del Made in Italy, grazie alla qualità delle materie prime, la tradizione secolare e l’arte dei maestri pasticceri che contribuiscono a dare valore aggiunto a quello prettamente economico del settore. I dati dello scorso anno confermano che l’export di panettoni, pandori e altri dolci artigianali italiani legati al Natale è valso 280 milioni di euro. Francia e Germania sono i principali Paesi di destinazione, ma si registra una forte espansione in altri mercati minori, quali Russia e Polonia (fonte: SIGEP, gennaio 2015). Lo spazio di “Una Mole di Panettoni” dedicato a conoscere alcuni protagonisti di questo comparto e le loro creazioni rappresenta pertanto un momento unico per scoprire che cosa c’è dietro al semplice rito del panettone.

 

 Si inizierà sabato a mezzogiorno con il panettone salato; si attraverserà quindi l’Italia con abbinamenti tra Veneto e Campania, Toscana e Puglia, chef del Piemonte e tradizioni siciliane, ma anche i Maestri del Gusto di Torino e incontri per scoprire le novità in materia di ingredienti, packaging o farcitura. Atteso anche a “Una Mole di Panettoni” il laboratorio a cura di Mauro Morandin, celebre pasticcere di Saint Vincent che sabato mattina riproporrà le tecniche di decorazione del panettone apprese dall’artista torinese Guido Bellissima.Il concorso per il Migliore Panettone della manifestazione premierà infine le migliori realizzazioni salate, creative, tradizionali secondo la scuola Milano e la scuola Piemonte. La giuria sarà presieduta dal maestro Giambattista Montanari e si atterrà, per il verdetto, al rispetto del disciplinare e del regolamento del concorso.

  

PROGRAMMA

UNA MOLE DI …INCONTRI

A cura di Alessandro Felis – Hotel Principi di Piemonte – Secondo Piano – Sala Palazzo Madama

 

 SABATO 21 /11/2015

Ore 12.00 – 13.00 – L’APERITIVO A TORINO? CON IL PANETTONE! Il rito sabaudo incontra le variazioni salate sul tema del dolce natalizio e si accompagna all’Erbaluce di Caluso dei viticoltori di Confagricoltura Torino. Partecipano Attilio Servi (Roma) e Arleo (Genova).

 

Ore 13.30 – 14.30 – La sensibilità del panettone, tecnica e passione dal Veneto alla Campania . Partecipano Dolciarte (Avellino) e Saporè (Verona).

 Ore 15.30 – 16.30 – CUCINA E PASTICCERIA UNITE NEL NOME DEL PANETTONE. Lo chef delle cucine di Casa Savoia e un pasticcere delle Madonie, in una sfida a quattro mani che integra tradizione e creatività, piemontesità e insularità, cucina e pasticceria. Con Giuseppe Fonsdituri, Matteo Carrè e Mario Fiasconaro.

Abbinamento con l’Erbaluce di Caluso dei viticoltori di Confagricoltura Torino.

 Ore 17.00 – 18.30 – Il panettone a Torino? Tradizionale o con il cioccolato, è sempre opera dei Maestri del Gusto. Partecipano Avidano da Chieri, Dell’Agnese, Gertosio, Il Forno dell’Angolo e Voglia di Pane da Torino.

 

DOMENICA 22/11/2015

Ore 12.00 – 13.00 – Quando gli ingredienti del panettone possono stupire e le tradizioni si uniscono: canapa, tartufo bianco e ricette francofone! Partecipano Aimar (Carmagnola), Raimondo (Torino) e Locatelli (Bergamo).

Ore 13.30 – 14.30 – Ghiotte declinazioni dalla penisola sul tema del dolce nato a Milano. Partecipano Forno San Marco (San Marco in Lamis, FG) e Pasticceria Fiorentina (Firenze).

In abbinamento con l’Erbaluce Caluso Passito dei viticoltori di Confagricoltura Torino.

Ore 15.00 – 16.00 – Packaging, anche per il panettone l’occhio vuole la sua parte!!! Specie se l’involucro racchiude l’essenza della tradizione e la cottura ci riporta alle origini del dolce. Partecipa d&g patisserie (Selvazzano, PD), con il maestro pastry chef Denis Dianin e lo chef Andrea Valentinetti.

Ore 16.30 – 17.30 Lezione di cucina a cura di Giada Bosco del Melograno di Torino: la farcitura e la decorazione del panettone per il Natale. Prenotazioni al: info@cucina-ilmelograno.it – 011.81.73.114

 

LABORATORIO CON MAURO MORANDIN

Hotel Principi di Piemonte – Primo Piano – Sala Villa della Regina

SABATO 21 NOVEMBRE

Ore 11.30 – 14.30 – Decorare il panettone come lo faceva Guido Bellissima! Laboratorio a cura del maestro pasticcere Mauro Morandin di Saint Vincent (AO) che ripropone le tecniche insegnateli dall’ineguagliabile maestro pasticcere e artista torinese.

 

 Una Mole di Panettoni

Hotel Principi di Piemonte, via Gobetti 15 – Torino

Sabato 21 e domenica 22 novembre 2015, dalle 11 alle 20.

Ingresso libero

 

 

 

Povera Madre Teresa, simbolo di pace! Scritte che insultano la polizia sfregiano i suoi giardini

TERESA2TERESA1Non è solo un semplice episodio di degrado urbano, come se ne vedono tutti i giorni. E’ un caso più grave

 

Fa davvero tristezza, proprio in queste ore in cui tutti invocano la pace, dopo i tragici fatti di Parigi, scoprire che il giardini del quadrilatero Aurora dedicati a Madre Teresa di Calcutta – che della pace è simbolo per eccellenza – sono stati sfregiati da scritte. Ancor più grave il fatto che queste, vergate con lo spray,  siano insulti alle forze dell’ordine, che rischiano la vita tutti i giorni per difendere i cittadini. Non è solo un semplice episodio di degrado urbano, come se ne vedono tutti i giorni. Per questo ne parliamo in “prima pagina”. Il caso è stato sollevato dai consiglieri Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia in Sala Rossa e Patrizia Alessi, eletta nella circoscrizione 7. “Lo avevamo detto che l’intitolazione dei giardini ex Gft a Madre Teresa di Calcutta senza una preventiva riqualificazione dallo spaccio, dai bivacchi e dal degrado che attanaglia questo spazio verde nel cuore di Borgata Aurora sarebbe stata una inutile vetrina istituzionale! Ora è evidente che i delinquenti che continuano ad infestare il giardino non hanno rispetto nemmeno del nome della religiosa Madre Teresa”. Proseguono gli esponenti politici: “Per questa profanazione intollerabile dobbiamo ringraziare l’Amministrazione Fassino che ha esposto una figura fondamentale nella storia del ‘900 a questi sfregi solo per la colpevole inerzia politica circa il degrado e la criminalità che ogni giorno e sera sottrae i giardini alle famiglie e ai cittadini onesti. Dopo manifestazioni, interrogazioni e mozioni anche approvate giochiamo l’ultima carta della petizione popolare per portare una volta per tutte la situazione di Borgo Aurora all’attenzione delle istituzioni”.

 

Grattacielo del Lingotto: il sogno di Fuksas lo pagano i funzionari, non i politici

lingotto grattacielograttacielo r4grattacielo r1La procura contabile aveva calcolato un danno erariale di 6,7 milioni

 

Sono tre i funzionari della Regione Piemonte condannati a un risarcimento di 393mila euro dalla Corte dei Conti per la variante al progetto del grattacielo Unica, di Fuksas, in costruzione al Lingotto.  La procura contabile aveva calcolato un danno erariale di 6,7 milioni. Per quanto riguarda l’ex presidente della Regione Mercedes Bresso e i suoi nove assessori di allora solo Andrea Bairati è stato condannato al risarcimento di 137 euro.

 

(Foto: il Torinese)

A mezzogiorno la città si è fermata per onorare le vittime di Parigi e condannare il terrorismo

parigi bandieremole tricoloreparigi terrorismo 2Dopo la manifestazione di solidarietà alla Francia, tenutasi sabato pomeriggio in piazza Castello, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, questa nuova testimonianza vuole dimostrare la condanna dei torinesi

 

Il Comune di Torino ha indetto  per mezzogiorno un minuto di silenzio in tutti gli uffici, le scuole e gli spazi pubblici della città, per rendere omaggio alle vittime degli attentati di Parigi. In piazza San Carlo gli operai che stanno allestendo Cioccolatò si sono dati la mano in una simbolica catena umana, allo scoccare delle 12. Consiglieri e dipendenti dell’Assemblea regionale si sono riuniti nel cortile di Palazzo Lascaris.  Dopo la manifestazione di solidarietà alla Francia, tenutasi sabato pomeriggio in piazza Castello, che ha visto la partecipazione di centinaia di persone, questa nuova testimonianza vuole dimostrare la condanna dei torinesi nei confronti del terrorismo. Un’occasione per ricordare anche i tre  piemontesi che morirono lo scorso mese di marzo nell’attacco al museo del Bardo di Tunisi. In questi giorni i rappresentanti delle istituzioni cittadine si sono espressi con parole di condanna rispetto ai drammatici fatti avvenuti nella capitale francese.

 

Il sindaco di Torino Piero Fassino:

“Di fronte a un evento così drammatico e orrendo occorre dare una manifestazione di condanna netta. Queste sono ore che rinnovano il dolore conosciuto da Torino per gli attentati del Bardo e chiamiamo tutti i cittadini a manifestare il proprio cordoglio”.

 

Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino:

“I fatti di Parigi ci dimostrano che, lungi dall’essere debellato, il terrorismo è sempre più forte: per sconfiggerlo bisogna reciderne le radici, e le radici affondano in quel tormentato scacchiere mediorientale in cui evidentemente la politica portata avanti per decenni dall’Occidente ha avuto effetti opposti a quelli per i quali si era mossa. Il terrorismo sarà sconfitto solo da forze uguali e contrarie nate in quegli stessi Paesi che lo alimentano, non saranno certo azioni esterne a debellarlo. Bisogna quindi evitare di rispondere a questi atti cadendo nella trappola che gli stessi terroristi vogliono montare, cioè la politica “dei muri”, delle chiusure e delle contrapposizioni frontali, senza però sottovalutare tutte le misure di sicurezza che vanno messe in campo per tutelare la vita delle persone.”

 

L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia:

“È illusorio pensare di fermare i violenti con i muri, li si combatte costruendo ponti, di dialogo e riconciliazione. Uno stragismo e una violenza che si stanno diffondendo in modo preoccupante richiedono un’alleanza di coscienze di tutti gli uomini di buona volontà  che ci sono in tutti gli Stati, tutte le religioni e le culture. Ci vuole una voce non solo di giusta condanna ma anche di proposta”.

 

(Foto: il Torinese)

In piazza Castello la solidarietà di Torino ai fratelli francesi feriti dalla barbarie

parigi5parigi4parigi bandiereparigi3parigi1Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari

 

Centinaia di torinesi in piazza Castello hanno voluto portare la solidarietà ai francesi colpiti dall’attacco terroristico di Parigi. Dopo l’attentato multiplo alla Francia il sindaco ha convocato una Giunta straordinaria per assumere tutte le iniziative di solidarietà verso i  “fratelli” francesi. In piazza erano presenti i gonfaloni del Comune e della Regione  enti rappresentati dal sindaco Piero Fassino e dal presidente Sergio Chiamparino.

 

Nel suo intervento il primo cittadino ha ricordato come il mondo sia cambiato da quell’11 settembre 2001 con l’attacco alle Torri gemelle. Il sindaco ha esortato a non abbassare la guardia e al tempo stesso a non abbandonarsi all’ira, all’odio e alle generalizzazioni che non servono a debellare i terroristi. Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari. Palazzo Civico (vedi foto) e tutti gli edifici pubblici della città espongono la bandiera francese e il tricolore italiano abbrunati. Le luci d’artista si spengono alle 21,20, ora degli attentati parigini, per 10 minuti. E sulla Mole viene issato il vessillo francese.

 

Annullati tanti eventi, tra cui il concerto dei Foo Fighters, il gruppo rock americano, che ha annunciato di aver cancellato il tour europeo in corso in questi giorni. Dopo Bologna la  band di Dave Grohl doveva esibirsi  a Torino, lunedì a Parigi e martedì a Lione. “Alla luce di questa cieca violenza – hanno detto – la chiusura dei confini, e il lutto internazionale, non possiamo continuare in questo momento. Non c’è altro modo per dirlo”.

 

(Foto: il Torinese)

"Per salvare la cultura a Torino bisogna usare le idee dell'innovazione come pennelli"

MONGOLFIERA2FERRERO GIOVANNIartissima 15 3arte 2INCHIESTA:

LA CULTURA  A TORINO / 4

 

Il passato e il futuro della cultura. Intervista  con Giovanni Ferrero

 

“Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa. In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali”

 

A partire dagli anni 80, prima da assessore alla cultura e poi come dirigente della Fondazione CRT, lei è stato uno degli ispiratori della trasformazione di Torino da città industriale a città culturale e turistica. Basti citare, tra i progetti che ha promosso, il castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea, le residenze sabaude, il Museo del cinema. Oggi che il 90% di quei progetti è stato realizzato, che giudizio dà dei risultati raggiunti?

 

Certamente positivo, con un grande limite. Sono molto soddisfatto dei risultati conseguiti, e riconosco con gioia i meriti e l’impegno di quanti hanno continuato a lavorare su questi temi dopo il 1985. Credo, però, che i risultati che si sono ottenuti per l’economia del territorio non abbiano concorso a sostenere le istituzioni pubbliche che pure avevano contribuito a quei risultati. Questo potrebbe essere un primo terreno di discussione ed iniziativa. Non siamo più in una realtà dominata dalla fabbrica: una crescente parte di ricchezza nasce oggi dall’economia della conoscenza. Il mondo è cambiato e noi siamo cambiati con lui. Ma quello che è cambiato più radicalmente è il contesto istituzionale. Le politiche culturali e le istituzioni sostenute dal pubblico denaro erano parte di un disegno politico regionalista , “federale” ed unitario a livello nazionale. Oggi questo disegno è venuto meno.  Oggi dilaga l’illusione cavalcata dall’anti-politica che la cancellazione dei partiti, delle Regioni, magari la riduzione dei comuni a manutentori dell’asfalto urbano, la chiusura dei musei e delle istituzioni che non hanno entrate da mercato sufficienti al pareggio di bilancio, sia la strada per vivere ricchi e felici. Molti la  pensano così. Partiti, regioni ed asfalto hanno le loro pecche ben evidenti. In questo contesto, bene fa oggi il Governo ad adottare decisioni che non sono le migliori in astratto, ma sono le uniche oggi concretamente possibili.

Trasformare davvero lo stato centrale, però, è faticoso: temo che fra qualche anno dovremo fare i conti con la sua inadeguatezza. Emergerà che la vendetta delle attuali direzioni generali contro un regionalismo debole non ci avrà reso più forti in Europa e non ci avrà inseriti da protagonisti, quali potremmo essere per storia e cultura, tra Cina e Stati Uniti d’America.Ecco allora che la difesa e la trasformazione delle istituzioni, innanzitutto quelle culturali, di cui la Regione e il Comune di Torino si sono dotati, non è un problema settoriale: è la scommessa, unica praticabile a livello locale, per arrivare a quell’appuntamento con una nuova classe dirigente di giovani che sappia dare un apporto di livello nazionale. Le istituzioni culturali sono sempre stati i soggetti di elezione degli investimenti nei momenti di crisi, di transizione.

Suggerisco di dedicare il 90% dell’impegno intellettuale per tratteggiare i punti di forza della nostra realtà locale, per ricavare l’energia per completare, modificare e, perché no, rivoltare i risultati raggiunti e le istituzioni che li incarnano.

 

 

Un capitolo particolare, nel bilancio di ciò che si è realizzato in questi anni, è quello che riguarda l’arte contemporanea, di cui Torino è una delle capitali riconosciute. Eppure, le istituzioni che operano in questo campo – Rivoli, Gam, Sandretto – sono in difficoltà. Dobbiamo arrenderci all’idea che le istituzioni votate all’arte contemporanea siano troppe? Oppure è il segno della crisi dell’arte contemporanea, legato, magari, all’esaurirsi della grande stagione avviata dall’arte povera? O ancora, più semplicemente, è in crisi l’idea tradizionale della “forma museo”, che non si adatterebbe alle nuove forme di espressione?

 

Il massimo di sforzo per innovare, come ho detto, mantenendo le differenze e la dialettica tra punti di vista. Non penso che basti una riorganizzazione amministrativa, così come non credo che la crisi nasca dal numero di istituzioni. l problema posto è formidabile: provo solo a formulare delle modeste suggestioni.

Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. Non farsi prendere dal berlusconismo (concordo con quanto detto da Enzo Biffi Gentili al riguardo). Venaria e Sandretto sono stati esempi di utilizzo di fondi strutturali per investimenti in infrastrutture. Perché non usare  fondi regionali e comunitari, secondo le opportunità permesse e con un po’ di fantasia, per dare gambe a soggetti economicamente sani e legati all’economia della conoscenza ? Il lavoro di un giovane costa al mese come una frazione di metro quadro di un edificio che poi costerà di gestione ed è sempre meno utile come mezzo di produzione.

Costringere chi tra gli artisti vuole spazio (conta la freschezza delle idee e non l’età anagrafica) a proporre cose radicali e stimolanti, che facciano discutere e che siano scomode; dobbiamo interrompere abitudini soporifere che sono la vera radice della crisi. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa

Non si costruisce l’Arte Povera con Delibera o con Legge, ma si può cominciare a favorire l’ambizione di crescere dei giovani. Bisogna essere bravi abbastanza da fornire stimoli analoghi a quelli che la mia generazione ha avuto da grandi intellettuali che non hanno mai lasciato spazio, ma hanno insegnato a usare la propria testa e a prendersi lo spazio da soli, quando si era capaci di farlo.

 Sono sicuro che la parte pubblica debba sostenere luoghi che siano un riferimento per il dibattito e l’accumulo di conoscenza, nelle persone ( curatori e pubblico) e nelle cose (conoscenza, luoghi, oggetti). Non penso che esista una cultura senza istituzioni culturali; penso però che la qualità di un museo non sia la loro dimensione. Certo bisogna studiare forme nuove, ma per un motivo che è l’opposto dei luoghi comuni. Un po’ di multimedia-tecno-computerologia non salverà i musei. Ma una seria riflessione culturale che parta dalla passione per il bello che da sempre caratterizza il nostro paese può aiutare a capire questa enorme biblioteca di Alessandria d’Egitto, questa wundercammer senza limiti che sta diventando il nostro mondo. Gli strumenti di classificazione e controllo del mondo di ieri non ci servono per avere un ruolo degno della nostra storia nel mondo del futuro. Quindi cambiamo pure le istituzioni museali, ma non per ragioni contabili.

 

A Torino i consumatori di cultura sembrano essere soddisfatti dell’offerta artistica e culturale cittadina. Il mondo dell’organizzazione culturale e della produzione artistica, per contro, sembra vivere in una fase di depressione. In che modo, secondo lei, occorrerebbe rilanciare la produzione culturale e modernizzare le istituzioni, tenendo conto, tra le altre cose, che le risorse pubbliche o parapubbliche non ci sono più?

 

Forse non sarebbe male scontentare un po’ di pubblico locale. La cultura traguarda nuovi orizzonti, anche se riceve l’input di glorificare il potere del momento. Forse questo sforzo di accontentare il pubblico locale spiega in parte la depressione di cui lei parla. Se il mecenate è senza soldi e non ha idee grandi che stimolano l’artista, questi da sempre si lamenta, e sovente se ne va altrove.

Suggerisco, peraltro, di non prendersela troppo con gli assessori di turno.

Chi ha idee deve cominciare a realizzarle, a metterle in pratica e poi a metterle sotto il naso del Sindaco di Torino o del Presidente della Giunta Regionale, che, e qui non condivido Biffi Gentili, a mio parere sono preoccupati dell’attuale situazione, ma hanno scuola e stoffa per capire. Forse qui difendo la generazione mia, di Biffi e di Vanelli, più che il Partito Comunista Italiano.

Penso però che le risorse disponibili siano ancora ingenti: i risparmi delle famiglie, le inefficienze della spesa pubblica da riconvertire (ai tagli ci credo poco, se fosse così semplice qualcuno lo avrebbe già fatto!), i fondi regionali, nazionali ed europei se ben spesi (e completamente spesi), il credito bancario e le risorse delle Fondazioni.

Queste ultime non possono essere considerate come cassa per le politiche di Regione ed Enti Locali, ma soggetti che nella ricchezza di articolazioni della società italiana possono sperimentare innovazioni anche radicali nella organizzazione delle attività di pubblico interesse.  Autonome, ma con politiche discusse e valutate in modo pubblico e trasparente. Non ancelle della politica, ma neppure con l’ambizione di controllarla o di farsi controllori delle istituzioni dello Stato.

 

Lei è un grande esperto dei settori di avanguardia dell’interattività e dell’informatica “smart”. In che modo queste forme di comunicazione sono destinate a cambiare la produzione e il consumo culturale?

Internet è il passato. I Big Data sono la realtà di oggi. L’unificazione di tutti i contenuti su base digitale e la costruzione di piattaforme di uso individuale che cancellano lo spazio geografico e permettono l’interazione con una base di informazioni che non ha l’eguale nella storia dell’umanità sono ormai una realtà.

La manipolazione dell’informazione, la dinamica delle reti, l’enorme quantità di dati memorizzati sono realtà operanti e concrete: epidemiologia e genetica, elettronica di consumo e videogiochi, produzione individuale di cose attraverso dispositivi che trasformano l’informazione in oggetti senza l’uso delle mani o di una fabbrica hanno ormai invaso il mondo, insieme a potentissimi modelli di simulazione della realtà. Non ha quasi più senso parlare di microelettronica: questa, anzi, è uno tra i tanti esempi di manipolazione dell’informazione.  Ma qui mi ripeto: ci sono volumi sull’argomento. Ci sono in Piemonte migliaia di specialisti in questi campi. E ci sono, in Piemonte, milioni di persone che usano le tecnologie e vi partecipano in un modo che, a diversi livelli, è interattivo e quindi produce e non solo utilizza conoscenza. C’è chi come Banzi ha permesso con una piccola scheda elettronica che porta il nome di un re di Ivrea, Arduino, a chiunque, nel mondo, artista o artigiano, hobbista o studente, di realizzare progetti complessi di interazione uomo-macchina, o chi, come mio suocero che è stato tecnico progettista alle Ferriere Fiat, di passare, all’età di 94 anni, alcune ore al giorno a usare un tablet per sentirsi sempre parte viva del mondo.

Ogni giorno si produce informazione digitale equivalente a trecento miliardi di romanzi dell’ottocento.

Sul piano della cultura, vedo la possibilità di un’interazione in due sensi: usare le idee della scienza come pennelli per dipingere e usare la bellezza che hanno espresso i pennelli per far sì che la scommessa sul futuro veda l’umanesimo quale carta vincente.

In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali. Diverso sarebbe stato se lo avessimo fatto all’inizio di Internet, quando Bill Gates, non a caso, ha comprato codici di Leonardo. Ma vorrei concludere con una nota di incontenibile ottimismo: ho fiducia nei giovani, nella loro creatività, soprattutto in quelli che ci arrivano da ogni parte del mondo.

 

 

Le precedenti interviste pubblicate sul “Torinese”:

 

ALBERTO VANELLI

http://www.iltorinese.it/vanelli-generazione-imprenditori-creativi-per-aumentare-pil-torino-culturale/

http://www.iltorinese.it/sgarbi-torino-citta-bella-ditalia-imparato-mettersi-in-luce/

E' miseria quotidiana anche in città, aumenta il numero dei "poveri della porta accanto"

Magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza

 

barboniPochi giorni fa l’arcivescovo di Torino, mons. cesare Nosiglia e le diocesi torinesi hanno rivolto un appello ai fedeli, affinché non si dimentichino dei poveri. Anche in Piemonte le persone che si trovano in difficoltà a fine mese o addirittura del tutto indigenti sono moltissime. I cosiddetti “poveri della porta accanto”, magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza. Un’azione positiva contro i poveri è quella svolta dal  Banco Alimentare che lo scorso anno  ha distribuito sul territorio regionale 5.100 tonnellate di cibo per un valore di 15. 3 milioni di euro, pari a 10,2 milioni pasti. L’associazione ha inoltre assistito oltre 120 mila persone, attraverso l’operato di sette dipendenti e 260 volontari, raccogliendo alimenti vicini alla scadenza (in questa direzione va anche la recente iniziativa del Consiglio regionale contro lo spreco di cibo) e pasti pronti non consumati da oltre 150  supermercati,  70 aziende e 26 mense. Preoccupa anche il fatto che crescono i bambini senza cibo, nella fascia di età da zero a cinque anni.

Chiamparino: "Tra il 2008 e il 2014 il Piemonte ha perso più di 100 mila posti di lavoro"

chiampa scrivania

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia”

 

“La nostra regione ha perso più di 100 mila posti di lavoro tra il il 2008 e il 2014. Si tratta di un enorme stock di capitale umano da ricostruire, continuiamo ad avere delle code”. Parola del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, intervenuto al convegno sul futuro sistema industriale piemontese, promosso dalla Fondazione Ugo La Malfa.

 

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia, ma con una ricaduta inferiore a livello di Pil e di occupazione perché sono cresciuti molto meno i servizi collegati alla grande impresa e le funzioni direzionali dei grandi gruppi. Cercheremo come Regione di creare punti di riferimento che consentano di potenziare una logica di sistema con il mondo della finanza e della conoscenza per rafforzare la politica di investimento dei grandi gruppi. Ora bisogna agire per attrarre investimenti e favorire l’innovazione legata alla manifattura oltre a  rafforzare la logistica”.

L'autopsia stabilisce che Andrea Soldi morì per "strangolamento atipico" durante il Tso

soldi andrea

polizia municipale 33Venne caricato in ambulanza e successivamente perse la vita. Il medico legale afferma oggi che sono stati determinanti la “compressione delle strutture vascolonervose del collo, l’ammanettamento quando era già incosciente e il trasporto”

 

L’autopsia ha stabilito che la morte è avvenuta per “strangolamento atipico”. Torna alla ribalta delle cronache il caso di Andrea Soldi, il  45enne torinese affetto da schizofrenia morto  lo scorso 5 agosto durante un ricovero forzato, un Tso. La consulenza prodotta dal medico legale Valter Declame al pm  Guariniello parla chiaro. Sono iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo tre agenti della polizia municipale del  nucleo “Progetti e servizi mirati”, che vennero rimossi dall’incarico, e uno psichiatra dell’Asl To 1 che si occupava della terapia dell’uomo e che aveva deciso il Tso a seguito della richiesta di intervento del padre. Il figlio rifiutava infatti da tempo i farmaci per attutire schizofrenia. Così, in quel drammatico giorno dello scorso mese di agosto l’equipe giunse in piazza Umbria per sottoporre Soldi al trattamento sanitario obbligatorio, nei confronti del quale lui si era rifiutato. Venne caricato in ambulanza e successivamente perse la vita. Il medico legale afferma oggi che sono stati determinanti la “compressione delle strutture vascolonervose del collo, l’ammanettamento quando era già incosciente e il trasporto”.