Il presidente della Regione Cirio: “Terzo passo per sostenere le attività colpite dal lockdown, ma lavoriamo già alle prossime misure”
Obiettivo del contratto è la creazione di reti di monitoraggio basate sul modello del medico di medicina generale sentinella, in grado di identificare precocemente i casi sospetti sulla base del riscontro clinico che precede la diagnosi di laboratorio.
«Il medico di medicina generale – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – viene messo nelle condizioni di disporre l’isolamento dei pazienti sospetti Covid e dei rispettivi contatti stretti, già dalla fase di sospetto clinico e prima della presa in carico da parte dei Sisp (Servizi di igiene e prevenzione), vale a dire prima dell’effettuazione dei tamponi e del riscontro dei risultati, considerato che i tempi che tale iter prevede si possono rivelare troppo lunghi per contenere tempestivamente il contagio. Contestualmente, lo stesso medico può avviare il trattamento domiciliare dei pazienti covid, secondo i protocolli definiti».
L’assessore esprime soddisfazione per il raggiungimento dell’intesa, sottoscritta all’unanimità dalle organizzazioni di categoria in rappresentanza di oltre 3.500 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta del Piemonte.
«Si tratta di un risultato molto importante – sottolinea l’assessore Icardi -, una svolta nell’organizzazione del nuovo modello organizzativo delle cure primarie sul territorio, che ha nel medico di medicina generale il suo cuore strategico. Utilizzando al meglio la tecnologia esistente, la nuova piattaforma Covid19 della Regione Piemonte, gli strumenti che possono essere gestiti direttamente al domicilio degli assistiti e la telemedicina, si può agire con tempestività ed efficacia, evitando di congestionare altri livelli di assistenza. Si possono creare le condizioni per produrre effetti positivi sulla gestione complessiva della salute dei cittadini, anche al di là della pandemia che stiamo affrontando, ed in particolare sulla cronicità e sulla continuità assistenziale».
Operativamente, in caso di “sospetto Covid”, sulla base dei sintomi riferiti o riscontrati, il medico che valuta per primo il paziente (medico di assistenza primaria o medico di continuità assistenziale o medico di emergenza) dispone, attraverso la piattaforma Covid19 Regione Piemonte, l’isolamento fiduciario per il paziente sospetto Covid, per 14 giorni, prorogabili al persistere delle condizioni, con decorrenza dalla data di inizio dei sintomi.
Il medico di assistenza primaria riceve la notifica di isolamento attivato sul paziente, prende contezza (qualora non l’abbia disposta egli stesso) dell’isolamento predetto sulla piattaforma Covid19 e rilascia l’eventuale certificazione ai fini Inps o Inail.
Contestualmente all’attivazione dell’isolamento, per i soggetti sintomatici, dopo la conferma di positività del tampone, il medico di assistenza primaria attiva il protocollo di assistenza domiciliare dei pazienti Covid sintomatici ed effettua quindi l’identificazione dei contatti stretti, disponendone preventivamente l’isolamento fiduciario.
Il Sisp dell’Asl competente effettua un approfondimento dell’indagine epidemiologica per la ricerca di ulteriori contatti in ambito comunitario e per identificare eventuali focolai, predispone ulteriori misure di sanità pubblica e fornisce indicazioni per la prevenzione e il controllo dell’infezione.
L’effettuazione dei tamponi per confermare la positività o la guarigione virologica resta in capo all’Asl, sulla base della segnalazione riscontrata a mezzo della piattaforma Covid19 della Regione Piemonte.
L’isolamento viene trasformato nella quarantena, disposta dal Sisp, in caso di tampone positivo. Il tampone viene effettuato secondo le modalità individuate dall’Asl, nei tempi tecnici strettamente necessari.
In caso di tampone con esito negativo, in persistenza di sintomi, il Sisp effettuerà il secondo tampone per diagnosticare la guarigione virologica. In caso di doppio tampone negativo l’isolamento fiduciario/quarantena viene interrotto.
Ai pazienti in isolamento e quarantena, il medico di assistenza primaria, in collaborazione con le Usca e con i medici di emergenza sanitaria, presterà assistenza su vari livelli, dalla sorveglianza sanitaria (anche con visite a domicilio), al monitoraggio con dispositivi consegnati direttamente al soggetto in assistenza domiciliare, o ai suoi familiari, per rilevare saturazione, pressione arteriosa, temperatura corporea, frequenza respiratoria e altri parametri.
L’ accordo, che ha validità fino al persistere dello stato di emergenza, riconosce ai medici di medicina generale il trattamento economico in base alle prestazioni effettuate e correttamente registrate in piattaforma.
Il presidente della Regione Alberto Cirio e la giunta regionale valuteranno la scelta delle date per la riapertura delle attività economiche ” dopo il confronto con il ministero della Salute nei prossimi giorni, alla luce dei dati del monitoraggio, in base ai quali verranno stabilite le linee guida per la riapertura e le regole per il Piemonte”.
Questo quanto ha detto la portavoce del governatore del Piemonte, nella videoconferenza sull’andamento del contagio e delle iniziative della Regione in campo sanitario e terapeutico.
Ha dichiarato ieri il Professor Paolo Vineis, epidemiologo, consulente della Regione Piemonte:
«L’aggiornamento sugli indicatori giornalieri, l’andamento della curva epidemica, di R0 giornaliero a livello regionale e provinciale, e tutti i parametri che monitoriamo quotidianamente evidenziano che il Piemonte sta gradualmente uscendo dalla fase critica. In questo momento R0 è a 0,5, un livello migliore di altre regioni. I nostri indicatori oggi sono anche più dettagliati di quelli previsti dal Ministero della Salute. Ora stiamo mettendo a punto metodi per il riconoscimento precoce dei focolai. Fondamentale il tracciamento dei contatti».
«Il Piemonte si prepara al graduale ritorno alla normalità, con un monitoraggio attento e puntuale di tutti gli indicatori previsti, con il potenziamento della medicina territoriale che oggi è in grado di tracciare i contatti e individuare i casi con tempestività, la programmazione dell’attività degli ospedali nel medio-periodo, il rafforzamento della diagnostica e della rete dei laboratori e con la fondata prospettiva che i nuovi protocolli farmacologici e le cure al plasma possano rappresentare una risposta terapeutica efficace ed utile per i malati».
Così l’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, in apertura della conferenza stampa convocata per fare il punto della situazione dopo la prima settimana di allentamento delle misure restrittive.
CONTROLLO DELLA CURVA EPIDEMICA E MEDICINA TERRITORIALE
Professor Ferruccio Fazio, coordinatore Gruppo di lavoro sulla Medicina territoriale
Il gruppo di lavoro coordinato dal professor Ferruccio Fazio ha messo a punto un dettagliato sistema di identificazione e tracciamento attivo dei contatti che vede coinvolti tutta una serie di soggetti: dalle Unità speciali di Continuità assistenziale (USCA), ai medici di medicina generale, ai sindaci dei Comuni, ai medici di pronto soccorso, al 118, ai Servizi di Igiene e Sanità pubblica, il cui obiettivo è identificare i casi che si presentano sul territorio.
“Qualora i casi siano sospetti, inizia il tracciamento attivo dei contatti e contenimento. L’indagine epidemiologica, entro 24 ore dalla segnalazione, prevede l’identificazione dei contatti stretti, con percorsi differenziati per i conviventi e i non conviventi.”
Professor Paolo Vineis, epidemiologo, consulente della Regione Piemonte
«L’aggiornamento sugli indicatori giornalieri, l’andamento della curva epidemica, di R0 giornaliero a livello regionale e provinciale, e tutti i parametri che monitoriamo quotidianamente evidenziano che il Piemonte sta gradualmente uscendo dalla fase critica. In questo momento R0 è a 0,5, un livello migliore di altre regioni. I nostri indicatori oggi sono anche più dettagliati di quelli previsti dal Ministero della Salute. Ora stiamo mettendo a punto metodi per il riconoscimento precoce dei focolai. Fondamentale il tracciamento dei contatti».
POTENZIAMENTO DIAGNOSTICA E RETE LABORATORI
Assessore Matteo Marnati
«Nel corso delle prime 10 settimane dell’epidemia siamo passati da 0 a 40.000 test molecolari Covid 19. La produttività massima teorica realizzabile è di circa 9.000 tamponi al giorno. Lavoriamo per la messa in rete e potenziamento dei laboratori che sono passati dai 2 iniziali a 21».
Previste nuove linee diagnostiche e attivazione di 2 nuovi laboratori nell’Asl Alessandria. Assunzione di nuovo personale in grado di estendere l’attività diagnostica h24, attivazione di 3 nuovi centri dedicati a Biella, Novara (in collaborazione con UPO) e La Loggia che diventerà il primo centro virologico ambientale regionale (in collaborazione con Arpa). Estensione del coinvolgimento dei laboratori privati, anche fuori regione.
FASE 2 IN OSPEDALE E RIMODULAZIONE DELLA RETE
Dottor Gian Alfonso Cibinel, coordinatore Area Dea Unità di Crisi
“I posti letto in terapia intensiva sono passati dai 287 del 27 febbraio ai 586 del 31 marzo. I posti letto in terapia sub-intensiva sono passati da 172 a 517. I ricoverati in terapia intensiva dopo aver raggiunto il picco di 450 persone a fine marzo, sono regolarmente scesi per raggiungere i 135 di ieri. In calo anche i ricoveri ospedalieri.”
Il piano per la fase 2 prevede: il riavvio delle attività ordinarie, diagnostica e visite ambulatoriali, con mantenimento delle prioritarie (classi U e B), la ripresa delle attività programmate a partire dai prenotati della fase1 che saranno contattati dalle Aziende sanitarie, la chirurgia elettiva programmata, l’uscita dallo status Covid e la risposta ad eventuale ripresa dell’emergenza Covid.
Dottor Giovanni Monchiero, coordinatore Gruppo riorganizzazione ospedaliera
“Entro 30 giorni sarà pronto il piano di rafforzamento della rete ospedaliera che terrà conto del Decreto in fase di emanazione da parte del Governo. Ci sarà un aumento dei posti letto, anche in terapia intensiva, che di fatto il Piemonte ha già attuato nella fase più acuta dell’emergenza.”
Fondamentale rimodulare la rete degli ospedali sul territorio, anche sulla base dei parametri di disponibilità eventuale previsti dalla normativa. Essenzialmente, ha anticipato, si tratterà di riconvertire strutture già presenti che negli ultimi anni sono state dismesse.
LE CURE CON IL PLASMA
Anna Maria Bordiga (Città della Salute di Torino), Gennaro Mascaro (AOU Novara) e Massimo Milan (Asl Città di Torino)
La cura con il plasma delle persone guarite dall’infezione da Sars-Cov-2, sperimentata all’Ospedale di Novara dal 15 aprile, ha già dato importanti risultati: il plasma prelevato dal primo donatore e trasfuso a una persona che era in terapia intensiva ha funzionato fin dalla prima trasfusione e il paziente è potuto uscire dalla Rianimazione. La sperimentazione, seguendo un protocollo pensato al policlinico ‘San Matteo’ di Pavia, è stata avviata dal Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, con la collaborazione della Direzione medica (in particolare il dott. Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal professor Francesco Della Corte.
Al momento sono otto i guariti che hanno donato il loro plasma, che sarà utilizzato in altrettanti pazienti che dimostreranno compatibilità. A Novara si aggiungono ora gli studi e le sperimentazioni della Città della Salute e della Scienza di Torino, con il servizio di immunoematologia diretto dalla dottoressa Bordiga che coinvolge anche altre Aziende presenti sul territorio.
L’obiettivo dello studio di 18 mesi è valutare se l’infusione di plasma contenente anticorpi neutralizzanti anti SARS- Cov-2 o di plasma proveniente da donatori non venuti in contatto con Sars- Cov-2, in aggiunta al trattamento standard, sia più efficace del solo trattamento standard sul risultato di pazienti affetti da Covid-19, con recente sviluppo di insufficienza respiratoria acuta che necessita di supporto ventilatorio. Il protocollo prenderà avvio a Torino dal 1° giugno su un campione di pazienti selezionati in base alla loro compatibilità clinica.
Videoconferenza visibile sul sito della Regione Piemonte
https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/
Dovevano servire per aiutare la popolazione italiana durante l’emergenza Coronavirus. Invece, centinaia di Medicinali arrivati dalla Cina erano nascosti nei magazzini di una società piemontese.
È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino al termine di un’operazione che ha portato alla denuncia di due persone e al sequestro di migliaia tra mascherine e medicinali.
Una vera e propria “montagna” di dispositivi medici non conformi tutti importati illecitamente e successivamente commercializzati in tutta Italia.
La base a Torino, nel quartiere di Porta Palazzo, dove aveva sede la società per azioni, amministrata da un cittadino cinese cinquantacinquenne, Z.Y. le sue iniziali residente nel capoluogo piemontese, dominus del sistema truffaldino. La sua società si ramificava su buona parte del territorio nazionale grazie anche alle quattro unità locali di Novi Ligure (AL), Cessalto (TV), Rozzano (MI) e Rignano sull’Arno (FI), tutte da poco perquisite dai Finanzieri.
Due gli imprenditori cinesi denunciati dai Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino che hanno condotto le indagini coordinati dalla locale Procura della Repubblica. I due, in concorso tra loro, hanno introdotto illecitamente in Italia containers di mascherine protettive (tipo FFP2 e/o chirurgiche) approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.
Ed è proprio nei magazzini della società di Novi Ligure, nell’Alessandrino, che i Finanzieri hanno scoperto come dietro la rivendita di capi d’abbigliamento di lusso acquistati all’Outlet di Serravalle Scrivia (AL), si celava un deposito, all’interno del quale venivano occultate le mascherine importate illegalmente.
Qua, oltre ai dispositivi medici, 130.000 mascherine, sono state rinvenute una quarantina di carte di credito, “Gold” e “Platinum”, di diversi istituti di credito, carte queste ultime, utilizzate per l’attività illegale.
L’aspetto più grave della vicenda il ritrovamento, sempre presso la società alessandrina, gestita da P.C., trentaduenne residente a Novi Ligure, di centinaia di confezioni di medicinali utili al contrasto della diffusione epidemiologica; tutti i farmaci erano destinati alla popolazione italiana nell’ambito del progetto “Anti-Epidemic Supplies from Zhejiang to Italy”.
Sono ancora in corso le indagini dei Finanzieri per rintracciare l’amministratore dell’azienda torinese che frettolosamente ha fatto perdere le proprie tracce rifugiandosi in Cina ma anche per accertare le cause per le quali il materiale si trovasse nascosto nel magazzino dei “contrabbandieri” e non messo a disposizione dei servizi assistenziali italiani ai quali erano in origine destinati.
I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego di Torino hanno appurato un giro d’affari illegale di oltre 5.000.000 di euro: in tre mesi poche fatture d’acquisto ed un “fiume” di fatture di vendita, questo è il quadro d’insieme che le indagini hanno tristemente cristallizzato e che hanno “foraggiato” sistemi speculativi.
Lo “score” dell’operazione è di rilievo, soprattutto perché, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, l’enorme quantitativo di “mascherine”, circa 600.000, sarà destinato, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, agli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.
Le indagini sono ancora in corso e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino si raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale; in questi giorni numerose aziende italiane hanno avviato delle produzioni lecite a prezzi concorrenziali che potranno garantire loro una ripartenza per il post emergenza.
(foto archivio)
E’ stata approvata ieri dal Consiglio Comunale, con 26 voti favorevoli e 1 contrario (DemA) una mozione (primi firmatari: Massimo Giovara e Damiano Carretto – M5S) che impegna l’Amministrazione a effettuare – in seno alla Quinta Commissione Consiliare – una ricerca conoscitiva sulla candidatura di Torino a Capitale europea della Cultura, ai sensi dell’articolo 76 del Regolamento del Consiglio Comunale.
Si prevede che la ricerca conoscitiva possa svilupparsi e concludersi nell’arco di sei mesi dalla sua istituzione.
È un provvedimento – ha dichiarato il proponente Giovara – utile da votare, anche in questo periodo emergenziale, per permettere di progettare interventi a lungo termine, per la candidatura del 2033.
Analoga ricerca era stata promossa dall’attuale amministrazione, sempre nell’ambito della Quinta Commissione, sul tema della partecipazione culturale.
Nei dibattiti sul provvedimento sono intervenuti i consiglieri Massimo Giovara, Stefano Lo Russo, Marina Pollicino, Fabio Versaci, Viviana Ferrero, Deborah Montalbano, Damiano Carretto, Eleonora Artesio, Francesco Tresso.
(dall’ufficio stampa del Consiglio comunale)
Il provvedimento in discussione in queste ore prevede, afferma una nota della Regione, l’assegnazione dell’incentivo soltanto per i comuni con popolazione al di sopra dei 50.000 abitanti che escluderebbe tre capoluoghi: Vercelli Verbania e Biella.
«L’intenzione del governo di promuovere la mobilità alternativa per evitare assembramenti sui mezzi pubblici – osserva l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati – può essere lodevole, ma il criterio di assegnazione del bonus ai Comuni con popolazione al di sopra dei 50.000 abitanti non ha senso, ed è il segnale di un Governo che ormai assume decisioni approssimative e superficiali creando cittadini di serie A e serie B, e che in questo caso tagliano fuori più di 3 milioni di piemontesi».
In regione soltanto Torino Alessandria Novara Asti Moncalieri e Cuneo hanno una popolazione sopra ai 50.000 abitanti.
A tali laboratori è possibile rivolgersi privatamente anche per l’effettuazione, ove contemplata dai servizi delle singole strutture, di eventuali test sierologici, per i quali, in tal caso, gli oneri sono interamente a carico del cittadino.
In particolare, si ricorda che l’utilizzo del test sierologico per le immunoglobuline specifiche per il SARS-CoV-2 è consentito ai privati cittadini per i soli esami che il Ministero della Salute considera attendibili nel loro esito epidemiologico.
Tali test sierologici, secondo lo stesso Ministero, “non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei”, né forniscono alcun “patentino di immunità”, in quanto “un test anticorpale positivo indica se la persona è stata infettata da SARS-CoV-2 (se IgM positivi: infezione recente; se IgM negativi e IgG positivi: infezione passata), ma non indica necessariamente se gli anticorpi sono neutralizzanti, se una persona è protetta e per quanto tempo, e se la persona è guarita. Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata da SARA-CoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test”.
8.731 PAZIENTI GUARITI E 3.307 IN VIA DI GUARIGIONE
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8.731 (+216 rispetto a ieri): 635 (+2) in provincia di Alessandria, 364 (+7) in provincia di Asti, 454 (+2) in provincia di Biella, 949 (+11) in provincia di Cuneo, 773 (+6) in provincia di Novara, 4.625 (+167) in provincia di Torino, 390 (+15) in provincia di Vercelli, 461 (+6) nel Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+0) provenienti da altre regioni.
Altri 3.307 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.
I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.400
Sono 33 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 7 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).
Il totale è ora di 3.400 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 598 Alessandria, 204 Asti, 167 Biella, 295 Cuneo, 294 Novara, 1.519 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Sono 28.776 (+111 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.732 in provincia di Alessandria, 1.685 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.646 in provincia di Cuneo, 2.481 in provincia di Novara, 14.560 in provincia di Torino, 1.200 in provincia di Vercelli, 1.093 nel Verbano-Cusio-Ossola, 252 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 112 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 135 (-2 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.021 (-3 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 11.182
I tamponi diagnostici finora processati sono 213.783, di cui 118.378 risultati negativi.
«Il contributo – spiega l’Assessore regionale alle Opere Pubbliche Marco Gabusi – verrà concesso ai Comuni attraverso un bando, che prevede due sezioni: una per gli interventi fino a 100 mila euro e uno tra 100 e 200 mila euro. Abbiamo sfruttato la possibilità data legge regionale 18/84 di cofinanziamento dei lavori pubblici dei Comuni fino all’80% e, nell’ambito delle linee di sburocratizzazione del Riparti Piemonte, abbiamo accelerato il più possibile l’iter previsto. Inoltre, abbiamo voluto legare a questa delibera la ripresa del comparto edile locale: per poter accedere al finanziamento i Comuni dovranno affidare i lavori ad imprese aventi sede legale e operativa nel territorio piemontese».
È stata posta attenzione anche alla semplificazione delle procedure. Per consentire un’erogazione più rapida, fino a fine anno, per la liquidazione e il pagamento del contributo sarà infatti sufficiente l’autocertificazione dei lavori della stazione appaltante rispetto alle condizioni richieste per la quota corrispondente, con esclusione della quota finale. I Comuni hanno inoltre la possibilità di ricavare dalle economie dei ribassi d’asta quanto necessario per far fronte alle spese connesse all’adozione delle misure di sicurezza per il contenimento del contagio da Covid-19.
I lavori finanziabili riguardano quattro ambiti principali. Il primo, la viabilità comunale, include: lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione e nuova costruzione di strade comunali o intercomunali, ponti, guadi, marciapiedi e parcheggi. Segue l’edilizia municipale con: lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione, adeguamento, ampliamento e nuova costruzione del luogo dove si svolgono le attività istituzionali del comune. E ancora, l’edilizia cimiteriale con lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione, ampliamento e nuova costruzione dei cimiteri. Ed infine, l’illuminazione pubblica, che prevede: lavori di adeguamento, rinnovo, ampliamento e nuova costruzione degli impianti.