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Imprese in Piemonte? Più morte che nate

Il bilancio anagrafico delle imprese piemontesi registrate alle Camere di Commercio è negativo per i primi tre mesi dell’anno, quando  sono nate in Piemonte 8.782 società, in realtà  più dello stesso periodo del 2018, ma con  le cessazioni in crescita , attestatesi a 11.849. Dunque il saldo (-0,71%) è ancora una volta negativo (-3.067 unità). Le aziende registrate a fine marzo sono 427.909, con una minore flessione nel turismo (-0,45%) e nei servizi (-0,03%), più marcata nelle costruzioni (-0,98%) e nel commercio (-1,17%). Il dato peggiore appartiene ancora all’agricoltura (-1,41%). Torino e Novara registrano le contrazioni di minore entità. Statisticamente è in in questo trimestre che  si presentano saldi negativi e a fine anno si concentra la maggior parte delle cessazioni di attività.

Il Salone del Libro, gli intolleranti e la libertà di espressione

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Di Pier Franco Quaglieni
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Il prof. Christian Raimo si è dimesso da consulente del direttore del Salone del libro in seguito alle polemiche suscitate da un suo post su Facebook in cui offendeva alcuni giornalisti di destra e affermava che alle loro idee non si deve << dare visibilità>>.Un vizietto ereditato da Eugenio Scalfari  molto frequente anche in certa stampa che decide di mettere il silenziatore a chi considera reprobo, violando i principi basilari del dovere di informazione.  Tutto è nato dal libro di Salvini pubblicato da una casa editrice vicina a Casa Pound .  Subito è montata l’indignazione per una possibile presentazione del libro – intervista di Salvini al Salone, a cui il direttore Lagioia si è opposto sia per condivisibili motivi di carattere generale ( no all ‘uso elettorale del Salone per tutti i politici ,) sia per ragioni specifiche nelle quali viene chiamata addirittura in causa  Torino, città medaglia d’oro della Resistenza e patria di Primo Levi, per affermare che al Salone certi libri non si devono presentare.

Una evidente contraddizione interna al Salone, se pensiamo che la Casa editrice del libro inquisito ha ottenuto, pagando, uno stand.   Mi sorgono spontanei due quesiti che non ritengo secondari : 
1) a che titolo il professore liceale ed assessore alla cultura del III municipio della Capitale Raimo è stato reclutato come consulente e quanti sono i consulenti del direttore Lagioia? Sarebbe interessante saperlo anche perché i consulenti, sicuramente ,non lavorano gratis. Per una piccola consulenza il portaborse di Appendino, ad esempio, ottenne 5000 euro, poi restituiti.
2) perché Raimo è ricorso ad un post pubblico  senza neppure considerare il suo ruolo nel Salone che non gli avrebbe consentito opinioni personali così nette ed assolute espresse via social proprio in merito al Salone di cui è consulente ?Se si guardano i giornali su cui ha scritto e scrive, la risposta è facile.
Il Salone deve essere un grande contenitore di idee e l’unico arbitro per esprimere giudizi sono i visitatori e più in generale i lettori. Quelli che si fermano o non si fermano davanti ad uno stand, ascoltano o non ascoltano la presentazione di un libro, dopo aver pagato un biglietto di ingresso che dà loro il diritto di scegliere.  Ha ragione il presidente del Circolo dei lettori, il notaio Giulio Biino, quando dice che gli spazi debbono essere aperti e non chiusi in modo aprioristico e che il reato di apologia del fascismo è cosa che va accertata solo dalla Magistratura e non da altri.  Certo, molte prese di posizione di Salvini sono irritanti, provocatorie  e presuntuose. In una parola infastidiscono. Casa Pound, da sempre, appare come un drappello di scalmanati che urlano, salutano romanamente  ed a volte ricorrono alla violenza che va sempre condannata con assoluta fermezza.  Mentre Salvini prende voti, Casa Pound alle elezioni si ferma al livello dei prefissi telefonici. E’ un dato su cui riflettere. 
Negli Anni Settanta sciolsero “Ordine nuovo” in base alla legge Scelba, che vieta la ricostituzione del partito fascista.  Un gruppo di antifascisti come Raimo oggi non solo vuole togliere visibilità all’estremismo di destra, ma vorrebbe anche  mettere al bando Casa Pound, chiudendone le sedi, considerate dei veri e propri “covi”. 

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 Proprio su questo tema io ho rotto un anno fa l’amicizia con un noto giornalista che stimavo molto ed a cui non perdono il manicheismo semplicistico e intollerante dimostrato in televisione. Dire che non si vuole parlare con la Mussolini perché nipote del duce è una sciocchezza e una manifestazione di faziosità difficilmente giustificabile.  In democrazia solo i magistrati possono accertare i reati e i “ reati “ politici, in un regime liberale ,non debbono esistere: è lo stesso articolo 21 della Costituzione a dirlo ,quella Costituzione nata proprio dall’antifascismo e dalla Resistenza che rifiuta i regimi autoritari e totalitari, senza far mai far cenno all’antifascismo.  Sciogliendo “ Ordine nuovo” ,forse, si diede un contributo  involontario al rafforzamento dell’ estremismo di destra che poi degenerò drammaticamente  nel terrorismo nero dal quale-va detto- Almirante seppe prendere tempestivamente le distanze. Anche questa è una riflessione che deriva dalla storia passata da cui trarre un insegnamento valido anche oggi.  Bisogna  soprattutto rendersi conto, una volta per tutte che la democrazia liberale garantisce a tutti la possibilità  di .esprimere le proprie opinioni .  La tolleranza volterriana va esercitata anche verso le idee intollerabili perché diversamente non è  vera tolleranza. E’ proprio dalla intollerabilità delle idee che si misura il grado della propria  tolleranza. Tollerare idee diverse dalle proprie, ma in linea di massima di per sé condivisibili, è troppo facile.  A giudicare tra idee e azioni conseguenti generate dalle idee  deve essere la Magistratura e nessun dirigente del Salone del Libro può sostituirsi ad essa.  Altrimenti c’è puzza di regime.
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Come diceva Ennio Flaiano ,i fascisti si dividono in due categorie : i fascisti e gli antifascisti . Può sembrare un’affermazione azzardata ,quasi una boutade,ma quando si leggono i post del dimissionario Raimo ci si deve convincere che non si tratta di un paradosso.  Certe intransigenze ideologiche sono necessariamente intolleranti.  La polemica che si è creata attorno al libro di Salvini e alla sua casa editrice ha, in ogni caso, fatto conoscere l’esistenza del libro e del suo editore sconosciuto ai più. Un ottimo risultato pubblicitario realizzato su misura da Raimo e dallo stesso Lagioia che tira in causa anche Primo Levi nell’anno del centenario della nascita.  Levi, per come  l’ho conosciuto io,era un uomo nettamente di sinistra ed aveva un carattere difficilissimo,direi  irascibile ,ma non era settario. Non lo vedrei in veste di “guardiano del faro” se non attraverso i suoi libri che sono ben altra cosa rispetto ai post di Facebook. I libri di Levi sono un vero antidoto rispetto ai fascismi, le scomuniche di Raimo e Lagioia sono ben poca ed effimera cosa.  Levi raggiunse l’arte attraverso la testimonianza straziante  dello sterminio, questi signori recitano le solite giaculatorie secondo manuale.  Nel 1972 Levi giunse a non partecipare ad un dibattito del Centro” Pannunzio” perché <<non era abbastanza di sinistra>>, sollevando la critica sarcastica di uno dei relatori ,l’antifascista a 24 carati Valdo Fusi che arrivò a dire che sperava in futuro di non doversi trovare a fare ginnastica in un nuovo ventennio di segno opposto o in un campo di rieducazione. Levi si limitò  a telefonarmi privatamente, dicendomi che non si sentiva di partecipare ad un incontro in cui c’era il socialista  Bruno Segre e  il cattolico Valdo Fusi. Forse non gli piacque la presenza di Terenzio Magliano che, peraltro ,era stato rinchiuso nel campo di Mauthausen. I socialdemocratici non gli piacevano e declinò molto civilmente l’invito, senza clamori e senza scomuniche.  Se Torino è città medaglia d’oro della Resistenza ,ciò deve significare una cosa soltanto : che la libertà è il valore supremo e che i neo o i vetero fascisti vanno combattuti “a viso aperto” con l’arma delle idee e della cultura, non con quella dei divieti. Vietare, negare visibilità come vorrebbe il prof. Rimo è un atto di intolleranza. E quando si inizia con l’intolleranza non si sa dove si finisce.
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C’è un legittimo rifiuto del fascismo di natura etica e di natura estetica, prima ancora  che di natura culturale e politica, in cui personalmente mi identifico, ma questa repulsione non deve indurre, almeno in chi ama la libertà, all’errore di bastonare l’avversario. Bastonare e dare l’olio di ricino era una prassi squisitamente fascista. Gli antifascisti non possono usare il bastone neppure metaforicamente.  La democrazia liberale è incompatibile con gli intolleranti di qualsiasi colore politico o religioso.  E’ un po’ come chi vuole combattere l’intolleranza del fanatismo islamico, ricorrendo all’odio religioso e non alla cultura laica del dialogo che deriva dalla migliore storia europea, quella che scrisse con il sangue delle guerre di religione la parola tolleranza.   Neppure più a Cuneo ,dopo decine di anni, si usa più la frase drammatica << Cuneo brucia ancora>>. Nessuno oggi impedirebbe comizi, come accadde per tanti anni al MSI che presentava liste, raccoglieva voti, ma non poteva organizzare un comizio.  L’antifascismo liberale, che non è assolutamente  meno antifascista, consente a tutti di parlare, riservandosi la replica argomentata e, se necessario, severa,  anche alle idee più sconce. Sulla base dei ragionamenti pacati, non urlati, ben ponderati, che colpiscono più di una pietra le tesi che si vogliono confutare.  E’ l’antifascismo che in Piemonte si richiama ad Einaudi, Soleri, Burzio, Brosio, Martini Mauri, Villabruna e Frassati.  Un’eredità di idee e di comportamenti che oggi appare totalmente scomparsa.
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Ps.  La  rinuncia pretestuosa  a partecipare al Salone di Carlo Ginzburg perché è stato dato uno spazio alla casa editrice di Salvini  e le posizioni faziose di Michela Murgia in merito al Salone  non fanno che confermare il  mio discorso sull’intolleranza. Per altro, mi sento in buona compagnia perché l’amico  Pier Luigi Battista oggi sul “Corriere della Sera” esprime gli stessi concetti che ho manifestato io. Ancora una volta, senza sentirci ,abbiamo reagito allo stesso modo: il metodo della scomunica e della censura e’ sempre inaccettabile e mettere all’indice libri ed editori e’ una forma di barbarie .Bisogna dominare l’intollerante che è in noi ,scrive Pierluigi Battista. Se il Salone revocasse lo spazio alla casa editrice di Salvini vicina a Casa Pound sarebbe un fatto molto grave che offuscherebbe l’immagine stessa  del Salone come luogo non privilegiato e libero che in  oltre trent’anni il Salone si è meritato .Sarebbe interessante conoscere l’opinione del suo fondatore Angelo Pezzana che ,amico di Marco Pannella, difficilmente può condividere un’impostazione illiberale che cozza con i principi basilari di una libera cultura.
 

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Inchiesta sull'uomo morto al pronto soccorso

La procura della Repubblica  ha aperto un’inchiesta e ha disposto accertamenti medico-legali per la morte dell’uomo avvenuta nella sala d’aspetto del pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce di Moncalieri, dove si era fermato per diverse ore dopo essersi addormentato, nella notte tra l’1 e il 2 maggio. Era stato notato da alcuni passanti seduto  tra i cartoni fuori da un supermarket a La Loggia, ed era stata  chiamata un’ambulanza che lo ha portato al Santa Croce. I medici lo hanno visitato e non hanno riscontrato  patologie,  poi gli hanno offerto la colazione  e l’uomo si è allontanato, per tornare in sala d’attesa dopo alcune ore. Ma il mattino successivo lo hanno trovato morto, seduto con la testa appoggiata al muro.

Arrivano i fondi per il rinnovo dei mezzi pubblici

Al Piemonte sarà destinata una parte dei 180 milioni che il Governo stanzierà per il rinnovo dei mezzi del trasporto pubblico locale e dei sistemi di controllo degli accessi alle città nelle quattro Regioni del Bacino padano e degli ulteriori 250 milioni di euro a disposizione di tutte le Regioni italiane per le colonnine di ricarica elettriche e per lo stoccaggio del gas naturale. È quanto emerso nel corso di un incontro, svoltosi il 2 maggio a Roma, tra gli assessori di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto e il Ministro dell’Ambiente per fare il punto sull’attuazione dell’Accordo sul Bacino Padano per il miglioramento della qualità dell’ariaDurante il confronto è emerso anche che i ministeri stanno lavorando alla messa a punto di un protocollo che sarà sottoscritto anche dalla Conferenza delle Regioni, con l’obiettivo di rendere concrete le richieste che le Regioni hanno avanzato da tempo. Intanto, il prossimo 4 e il 5 giugno le Regioni saranno chiamate a partecipare a Torino, alla presenza della Commissione europeaal Clean Air Dialogue, confronto sulle politiche europee sulla qualità dell’aria. In conclusione dell’incontro è emerso il sostegno da parte del Governo alla candidatura italiana alla “COP26”, la Conferenza Onu sul clima del dicembre 2020: sono in corso i negoziati con i Paesi che dovranno decidere in merito alla candidatura. Il Ministro ha dato rassicurazioni in merito alla proposta di Milano come sede del grande evento sul clima e sulla sostenibilità.

MAESTRA ARRESTATA PER MALTRATTAMENTI AI BAMBINI

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Nella giornata di ieri, giovedì 2 maggio, Agenti del Reparto Polizia di Prossimità della Polizia Municipale di Torino, su delega e con il coordinamento della Procura della Repubblica, P.M.dott.ssa Rizzo, sono intervenuti presso la scuola elementare Leone Sinigaglia, corso Sebastopoli 258, per eseguire la misura cautelare dell’arresto, con successiva traduzione in arresti domiciliari, di un’insegnante 45enne che, negli anni, avrebbe ripetutamente maltrattato gli alunni a lei affidati usando violenze psicologiche e fisiche nei confronti dei bambini più piccoli, quelli di prima elementare, intimandogli di non riferire nulla a casa e minacciandoli di gravi conseguenze.La delicata attività di indagine, durata alcuni mesi tra l’autunno e l’inverno da poco conclusasi, ha comportato le audizioni sia delle piccole vittime della maestra, che dei loro genitori; questi ultimi hanno descritto, univocamente, con dovizia di particolari, i maltrattamenti subiti dai loro figli e delle gravi conseguenze patite, come ad esempio il fatto che non riuscissero più a dormire da soli sonni tranquilli, ripetuti incubi e che spesso si rifiutassero, piangendo, di andare a scuola nei giorni/orari di presenza della maestra in questione. Per i continui atti maltrattanti, alcuni bambini hanno accusato disturbi di incontinenza notturna. Altri, a causa del divieto di potersi recare in bagno imposto dalla maestra, non potevano contenersi, rimanendo bagnati per lungo tempo e in, un’occasione, obbligati a pulire sommariamente con carta igienica i residui sul pavimento della classe, piangendo disperatamente per l’umiliazione subita.È al vaglio investigativo anche la posizione di chi, pur sapendo, ha comunque tollerato il proseguimento dei comportamenti e omesso opportuni e adeguati interventi, anche in relazione all’obbligo in capo alle direzioni scolastiche di riferirne, quali pubblici ufficiali, all’Autorità Giudiziaria e all’Ufficio Scolastico Regionale per i rispettivi seguiti di competenza.Sembrerebbe che i medesimi comportamenti di maltrattamento siano stati tenuti in precedenza in scuole diverse e, pertanto, se altri genitori sono a conoscenza di fatti indicativi li portino a conoscenza del Reparto di Polizia di Prossimità (via Bologna 74 – tel. 01101134300) o alla Procura della Repubblica per ulteriori prosiegui.L’intervento e le indagini sono state compiute dal Reparto di Polizia di Prossimità, specializzatosi nella tutela delle fasce deboli della popolazione, in questo caso i soggetti più indifesi, i minori in più tenera età.

Clelia Ventimiglia

Papa Francesco torna in Piemonte?

Dopo la visita a Torino e in Piemonte nel 2015 (nelle foto del Torinese) papa Francesco tornerà nella nostra regione? Una lettera di invito nell’Astigiano gli è stata consegnata dal presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi  in occasione del recente incontro a Roma tra il pontefice e i presidenti delle Province italiane. Il Santo Padre ha detto a Gabusi, sorridendo “Il mio sangue è astigiano”. Il presidente della provincia di Asti ha portato al papa  i saluti dei cugini di Portacomaro d’Asti, incontrati giorni prima dell’evento e gli ha consegnato la lettera di invito, sottoscritta anche da altri rappresentanti delle istituzioni astigiane e dal vescovo.
 
 
 
(foto: il Torinese)

Festa del lavoro e guazzabuglio elettorale

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Di Pier Franco Quaglieni
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Il I° maggio torinese e’ stato caratterizzato da episodi di violenza da parte dei No Tav che hanno cercato di egemonizzare il corteo. E’ apparso incredibile che gli organizzatori della manifestazione abbiano vietato le insegne Si ‘ Tav, consentendo invece quelle no Tav. Sono in parte gli stessi sindacati che hanno sfilato con le madamine poco tempo fa. Aveva senso che ogni insegna fosse messa da parte perché il I° maggio dovrebbe essere concentrato sul lavoro. Su un lavoro che non c’è, come acutamente ha ricordato la vignetta di Antonio Guarene riportata su Facebook. In effetti ci sarebbe anche poco da festeggiare perché la crisi economica si sta acuendo a causa di un governo inetto e demagogico che ha peggiorato una situazione già di per se’ preoccupante. Ma la cosa che più dovrebbe allarmare e’ che il governatore uscente e candidato presidente del centro-sinistra (che vuole apparire come il paladino unico del Si ‘ Tav fino ad unirsi con una delle madamine in una specie di Santa Alleanza) e’ insieme nelle elezioni regionali con una sinistra No Tav a cui si deve in larga misura il divieto di sfilare con le insegne Si’ Tav il I maggio. Un anticipo di quello che potrebbe essere, in caso di vittoria, il guazzabuglio di una maggioranza pasticciata e contraddittoria in cui i No Tav potrebbero essere determinanti per governare. Il preannuncio del I° maggio dovrebbe far riflettere sui possibili trasformismi post elettorali. In ogni caso non dimentichiamo che la sinistra in blocco e’ stata contraria o molto tiepida sulla Tav che solo recentemente e’ stata scoperta dal Pd come il tema dominante di una campagna elettorale che chiude un quinquennio in cui comunque la Tav non e’ stata certo al centro dell’azione di governo dell’attuale Giunta.
 

scrivere a quaglieni@gmail.com

Tensione No Tav al corteo dei lavoratori

Momenti di tensione al corteo del Primo Maggio guidato da Anpi, Regione, Comune (presenti i quattro candidati alla presidenza regionale Chiamparino, Cirio, Bertola e Boero) e sindacati. In coda anche i No Tav. Alcuni di loro sono stati bloccati dalla polizia con una carica e manganellate, in piazza Vittorio dove stavano cercando di raggiungere la testa della sfilata. I manifestanti no Tav hanno lanciato  bottiglie, lattine e bastoni contro la polizia. Gli esponenti no Tav hanno detto all’Ansa: ” Il Pd ha assoldato i picchiatori”.

(foto Fmb – Il Torinese)

Primo Maggio, i sindacati: “Per tutti i non violenti”

Un Primo Maggio con al centro i temi del lavoro, dei diritti e dello stato sociale, per i sindacati deve essere “un momento di unione e non di divisione. Chiunque potrà partecipare se lo farà pacificamente”, affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil  di Torino, Enrica Valfrè, Domenico Lobianco e Gianni Cortese. La manifestazione è stata presentata  in Comune in presenza dell’assessore comunale Alberto Sacco e dell’assessore regionale Gianna Pentenero. “Non c’è spazio per i violenti e nemmeno per chi vuole fare campagna elettorale con il rischio di provocare tensioni. Favorevoli e contrari alla Tav hanno avuto l’opportunità di fare le loro manifestazioni”. Il corteo si snoderà  da piazza Vittorio Veneto  alle 9 e si concluderà in piazza San Carlo. Il tradizionale comizio conclusivo sarà tenuto alle 11 da Cortese a nome dei tre sindacati, dopo gli interventi di un rappresentante della Giocare (Gioventù Operaia Cristiana) e  dei lavoratori di sanità, metalmeccanici e scuola. 

La polizia scopre 27 migranti stipati nel furgone

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Poco dopo le 2 di martedì 30 aprile, una pattuglia della Polizia Stradale di
Torino è stata avvertita da un automobilista della presenza di un furgone in
sosta   in   una   delle   piste   della   barriera   autostradale   di   Bruere. L’automobilista   ha   raccontato   ai   poliziotti   di   aver   visto   un   uomo allontanarsi di corsa dal furgone. Giunti sul posto, i poliziotti hanno appurato che il conducente si era allontanato, lasciando le chiavi di accensione inserite. Grazie a questa ultime, una volta aperto il vano del furgone, i poliziotti hanno scoperto che all’interno   erano   stipate   27   persone   di   diversa   nazionalità:   indiani   e
pakistani. Tutti i cittadini stranieri sono stati accompagnati in Questura a Torino per gli accertamenti del caso. A seguito di controlli è emerso che il furgone era stato rubato. Sono in corso ulteriori accertamenti.