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Arrestati i ladri dei farmaci anticancro. Avevano rubato per più di un milione di euro

I carabinieri della compagnia di Moncalieri e il Nas di Torino hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere

 

L’ordine è stato emesso dal Gip di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica – “Gruppo criminalità organizzata, comune e sicurezza urbana” – nei confronti di altrettante persone coinvolte, a vario titolo, nel furto di medicinali tumorali alla farmacia dell’ospedale di Orbassano.

In particolare si tratta di un italiano di 30 anni, abitante a Napoli, ritenuto l’autore materiale del furto e di un egiziano di 43 anni, abitante a Crema, accusato di ricettazione, perché nella sua casa è stata trovata buona parte dei farmaci rubati, non correttamente conservati e dunque potenzialmente pericolosi per la salute dei pazienti.

La notte tra il 13 e il 14 maggio dell’anno scorso, dopo aver oscurato con una vernice spray le telecamere di sorveglianza,   uno dei due arrestati con altre due persone – già identificate e denunciate a piede libero nel gennaio scorso – ha rubato oltre 1.110 confezioni di medicinali per un valore di oltre 1,3 milioni di euro.

L’oggetto del furto induce a ritenere che i farmaci rubati fossero destinati a mercati specifici e certamente non leciti. Durante le indagini, i carabinieri hanno già recuperato un borsone pieno di farmaci abbandonato su un treno a Treviglio, in provincia di Bergamo.

Tutti i farmaci recuperati sono stati restituiti all’avente diritto in attesa di essere distrutti a causa delle cattive modalità di conservazione cui sono stati sottoposti.

Aeroporti piemontesi, ci sono sei milioni di euro da sbloccare

Il presidente della Regione Alberto Cirio sottolinea che si lavora a una soluzione che non violi le normative sugli aiuti di Stato

LA REGIONE AVVIA UN CONFRONTO CON LA COMMISSIONE UE PER SBLOCCARE 6 MILIONI DI EURO
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Incontro a Bruxelles tra il Presidente della Regione Piemonte e il Capo unità Trasporti della Direzione Concorrenza della Commissione Ue, Sophie Moonen, per affrontare il tema degli investimenti sugli aeroporti piemontesi. Sul tavolo 6 milioni di euro di risorse regionali da destinare al sostegno e alla promozione degli scali piemontesi, ad oggi inutilizzabili perché a rischio di essere considerati dall’Europa aiuti di Stato” non compatibili con il Trattato Ue.

 

Il Presidente della Regione sottolinea di aver chiesto questo incontro alla Commissione Ue per sbloccare risorse che sono fondamentali, in questo momento più che mai, per il rilancio dei due aeroporti di Torino-Caselle e Cuneo-Levaldigi. Spiega, inoltre, che la strada intrapresa dalla precedente amministrazione regionale, improntata ad azioni di co-marketing con le compagnie aeree, violava le normative europee sugli aiuti di Stato e per questo non era andata a buon fine ed era stata bloccata sul nascere. Il Presidente della Regione, pertanto, ha voluto personalmente occuparsi direttamente con Bruxelles di questa vicenda, ottenendo dalla Commissione Ue l’avvio di un confronto tecnico-giuridico per trovare una soluzione che, pur nel pieno rispetto delle regole di concorrenza in Europa, consenta di investire sul futuro degli aeroporti piemontesi.

 

Per lo scalo di Caselle la Regione ha a disposizione 5,4 milioni di euro, mentre 600 mila sono per l’aeroporto di Levaldigi. Un investimento suddiviso su tre annualità che attiverà pari risorse da parte delle due società che gestiscono gli scali.

 

Il governatore piemontese giudica l’incontro positivo, gli uffici della Commissione europea, infatti, hanno dato la propria disponibilità ad approfondire nelle prossime settimane le soluzioni possibili per superare la situazione di empasse, che penalizza due infrastrutture indispensabili allo sviluppo del territorio. Il rischio da evitare è quanto accaduto, ad esempio, in Francia a Montpellier, dove gli Enti locali hanno poi dovuto subire una procedura di infrazione da parte dell’Europa e avviare il recupero delle risorse già erogate.

Scontro al Campus, antagonisti contro il Fuan feriscono agenti di polizia

Scontri tra forze dell’ordine e antagonisti, al Campus Einaudi dell’Università di Torino, dove si teneva oggi il convegno ‘Fascismo-Colonialismo-Foibe’

Un gruppo di antagonisti – quattro fermati dalla polizia – ha causato ingenti danni all’aula Borsellino, mentre il Fuan stava svolgendo un volantinaggio di protesta.

Alcuni  antagonisti hanno cercato di superare il cordone delle forze dell’ordine per raggiungere gli studenti di destra. E’ stata danneggiata un’auto della polizia, accerchiata e presa a calci. Tre  i poliziotti  rimasti feriti nello scontro.

“Subito un’interrogazione al Ministro dell’Interno. Gravissimo che i centri sociali a Torino possano assaltare un banchetto del Fuan in difesa dei martiri delle Foibe, gravissimo che gli stessi personaggi possano poi devastare un aula dedicata alla memoria di Paolo Borsellino, ed infine scontrarsi con la polizia ferendo quattro agenti”.

A dichiararlo è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli dopo gli scontri di oggi. “Il prefetto prenda subito provvedimenti – prosegue Montaruli -, presenteremo un’interrogazione al Ministro dell’Interno per chiedere conto di come in un’università pubblica i centri sociali possano permettersi di organizzare convegni giustificazionisti sulle Foibe e aggredire studenti che ricordano il martirio degli italiani infoibati e forze dell’ordine”.

Dalla Regione all’Università 45 milioni, 5 a Ricerca e Innovazione

In sesta Commissione, a Palazzo Lascaris, la Giunta regionale ha illustrato la destinazione delle risorse del bilancio

Sono oltre 45 milioni di euro le risorse a disposizione dell’assessorato regionale all’Università per il 2020, mentre per la Ricerca e Innovazione ammontano a cinque. Lo ha confermato la Regione nel corso dei lavori della commissione illustrando il documento di economia e finanza regionale 2020-22 e rispondendo alle successive richieste dei commissari.

Per quanto riguarda il triennio, le politiche programmatiche regionali riguardano rispettivamente la missione di bilancio “Statistica e Sistemi informativi” e  “Sviluppo economico e competitività”.

Per la prima missione l’assessorato ha a disposizione 127 milioni, che sono destinati a progetti interregionali in materia di e-government e società dell’informazione, alla gestione del sistema informativo regionale, alle spese per servizi di rete, per l’acquisto e l’installazione di attrezzature e infrastrutture, ai servizi di accesso wi-fi gratuiti e aperti. In totale, con tutti gli  assessorati competenti, la missione avrà 187 milioni.

Sempre nel triennio, per la seconda missione 7 milioni andranno a favore di misure volte all’incremento delle collaborazioni tra imprese grandi, medie e piccole per lo sviluppo di attività di ricerca e innovazione, per azioni volte al trasferimento tra imprese e organismi di ricerca, per la promozione di prodotti e processi derivanti da industrializzazione di attività di ricerca e innovazione. Ma sviluppo economico e competitività, suddivisi tra i vari assessori, nel complesso beneficeranno di 57 milioni.

Tumori “da lavoro”, troppi casi: 1500 ogni anno

In Piemonte, si stima che ogni anno siano all’incirca 1.500 i nuovi casi di tumori legati al lavoro, anche se tale correlazione  spesso non viene individuata in via ufficiale

 L’ordine dei medici ritiene che siano necessarie iniziative di formazione, un sistema di valutazione della storia lavorativa dei pazienti, maggiori risorse per medicina del lavoro e Spresal, oltre alla creazione di un registro nazionale dei tumori di origine professionale e l’avvio di una Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza sanitari regionali.

Si tratta soprattutto di tumori al polmone e alla vescica, con circa 600 nuove diagnosi connesse al lavoro, ma  il cui riconoscimento e segnalazione varia rispettivamente fra il 5-10% e fra il 10-15%. I dati emergono dal Dossier sui tumori occupazionali a bassa frazione attribuibile a cura della Commissione Salute e Sicurezza Ambienti di lavoro e di vita dell’ordine dei medici di Torino. Gli studi rivelano che il 4-5% dei tumori maligni è da attribuire a fattori legati al lavoro, con precise differenze rilevanti a seconda dei casi. Il mesotelioma pleurico, ad esempio,  è ampiamente riconosciuto come lavoro correlato, mentre per altre patologie il nesso con l’attività di lavoro  è in genere  sottostimato. Un  lungo periodo di latenza fra esposizione al fattore di rischio e l’insorgere della malattia e la comunicazione agli organi di vigilanza e all’Inail rappresentano i problemi principali.

“Portate il coronavirus”. Ragazzi cinesi presi a bottigliate in borgo Vittoria

Una coppia di giovani cinesi venticinquenni è stata aggredita nella notte di lunedì, in borgo Vittoria

“Andate via, siete la causa del coronavirus”: così sono stati apostrofati da due ragazzi sui 18 anni, italiani, che prima li hanno insultati e poi li hanno presi di mira con un lancio di bottiglie.

I due cinesi, che lavorano in un supermercato in zona non hanno riportato ferite ma certo si sono parecchio spaventati. I carabinieri indagano sui responsabili dell’aggressione.

In piazza contro l’antisemitismo

La manifestazione si terrà in piazza Palazzo di Città lunedì 17 febbraio alle ore 18

In piazza contro l’antisemitismo. Dopo gli episodi di intolleranza dei giorni scorsi, ultimo quello della scritta “Jude” sulla porta di Marcello Segre, la sindaca Chiara Appendino, il presidente del Consiglio comunale Francesco Sicari e i capigruppo di Palazzo Civico hanno indetto una manifestazione cittadina. L’obiettivo è “stigmatizzare gli episodi avvenuti e ribadire i valori dell’Antifascismo, che sono nel cuore di questa comunità”. La manifestazione si terrà in piazza Palazzo di Città lunedì 17 febbraio alle ore 18. Invitati il presidente della Comunità Ebraica, Dario Disegni, Marcello Segre e Maria Bigliani, mentre  l’Anpi  porterà la testimonianza di un partigiano. Il Comune si propone  una manifestazione “di  riaffermare il forte impegno di questa Città contro ogni forma di prevaricazione e di violenza”.

Vento fino a 200 km l’ora, alberi caduti e tetti divelti nel Torinese

Prosegue anche su Torino la tempesta Ciara che sta flagellando l’Europa

Sono numerose le segnalazioni giunte ai vigili del fuoco nella notte per  alberi pericolanti e tetti divelti a causa del fortissimo vento che, in montagna, ha toccato i 200 km l’ora.

Gli ambulanti di via Nizza hanno deciso di sospendere il mercato, mentre un  palo della luce è caduto a Giaveno, rami di alberi sono  caduti a Moncalieri.  Nel Cuneese è ancora chiuso lo stabilimento di acque minerali Sant’Anna, il cui tetto è stato scoperchiato dalle raffiche. Al momento non si segnalano feriti o danni gravi alle abitazioni. Le temperature restano elevate – attorno ai 18 gradi –  rispetto alla media stagionale.

Nella foto lamiere divelte in un condominio a  San Salvario.

E’ la Giornata del 112. Aperte le sedi operative del Piemonte

Martedì 11 febbraio si celebra la Giornata Europea del Numero Unico 112 e viene diffuso dalla Regione Piemonte il report con i dati dell’attività del servizio che in Piemonte è stato introdotto, dapprima in via sperimentale, nel giugno 2017, con 2 centrali uniche di risposta (Grugliasco e Saluzzo) e postazioni remotizzate ad Aosta

Sono stati 1.772.675 i contatti gestiti nel 2019 dalle Centrali operative del Numero Unico Europeo 112 di Piemonte e Valle d’Aosta: 959.897 dalla Centrale di Grugliasco mentre a Saluzzo sono stati 762.778.

Lo scorso anno il tempo medio di attesa alla risposta è stato di 5 secondi, mentre il tempo medio di gestione è stato di 44 secondi. Nella sede di Grugliasco sono attivi 44 operatori, 37 a Cuneo.

Le due sedi operative saranno aperte (orario 10-12 e 16-18) a tutti i cittadini che vogliono visitarle per rendersi conto di persona di come funziona il servizio.

L’Assessore regionale alla Sanità ricorda che è fondamentale per il buon funzionamento del servizio la collaborazione con tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti: Ministero dell’Interno attraverso le Prefetture, Questure, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Polizia Locale, e per Regione Piemonte il Dipartimento interaziendale Emergenza sanitaria del 118, i Dirigenti Centrali operative uniche 112 di Grugliasco e Saluzzo, le Direzioni delle Aziende sanitarie Città della Salute di Torino e Cuneo 1.

La direttiva europea prevede che attraverso il 112, sia da telefono fisso che da cellulare, il cittadino europeo possa chiedere l’intervento di emergenza grazie a una centrale operativa in grado di smistare la richiesta al terminale adeguato.

Il servizio consente una maggiore rapidità degli interventi di soccorso e la razionalizzazione dei costi e delle risorse. E’ prevista l’accessibilità anche a persone con disabilità e un servizio di risposta multilingue: la risposta è prontamente offerta entro 6 secondi in lingua italiana, inglese, francese e tedesco (in alcune aree il servizio è disponibile anche in lingua slovena).

In Italia al momento restano attivi i numeri di emergenza nazionali: il 113 della Polizia di Stato, il 115 dei Vigili del Fuoco, il 118 per il Soccorso sanitario.

Il Numero Unico Europeo 112 è stato introdotto nel 1991 con la direttiva 91/396/CEE, per mettere a disposizione dei cittadini un numero di emergenza unico per tutti gli Stati membri. Il 112 si è aggiunto così ai numeri di emergenza nazionali.

Dal 1998 la normativa europea impone agli Stati membri di garantire che tutti gli utenti di telefonia fissa e mobile possano chiamare gratuitamente il 112. Dal 2003 inoltre gli operatori di telecomunicazioni devono fornire ai servizi di emergenza informazioni sulla localizzazione del chiamante per consentire loro di rintracciare rapidamente le vittime di incidenti.

Attualmente non superano il 30% i cittadini europei che conoscono il 112 come numero unico europeo d’emergenza, accessibile sia in patria sia all’estero.

Per questo motivo sono previste iniziative di sensibilizzazione ed informazione ai cittadini ed è stata istituita la Giornata Europea del NUE 112 che si celebra in tutti i Paesi.

Giorno del Ricordo, la memoria condivisa

Di Marco Travaglini / La giornata del 10 febbraio è dedicata al ricordo del dramma degli italiani delle venezie e della Dalmazia

Le foibe e l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia sono una ferita sulla quale nel nostro Paese era stata stesa una cortina di silenzio.

Da tempo ormai la parola foiba non descrive più semplicemente il territorio carsico triestino e giuliano ma è diventata termine atroce, simbolo di una tragedia che si è consumata al confine orientale e che ha come sfondo la seconda guerra mondiale, il fascismo, il totalitarismo. Si è trattato di una tragedia a lungo rimossa ma ricordarla ci rende tutti più forti e credibili nella difesa e nell’affermazione dei valori fondamentali sui quali è nata e si è costruita la nostra Repubblica.Nessuna violenza che mortifichi quei valori può essere giustificata, neanche come risposta a violenze subite. Non può essere negato infatti che il fascismo italiano, con l’occupazione militare, abbia esercitato contro le popolazioni istriane, soprusi, misfatti e violenze che produssero ritorsioni. Ritorsioni, a loro volta, terribili e disumane per la ferocia dei combattenti di Tito. Le foibe furono il prodotto di odi diversi, etnici, nazionalistici, ideologici.

Secondo alcuni storici si trattò di un fenomeno dovuto sia alla politica di italianizzazione forzata da parte del fascismo, che mirava all’annullamento dell’identità nazionale delle comunità slovene e croate, sia alla politica espansionistica di Tito per annettersi Trieste e il goriziano. La lunga notte della guerra fredda ha impedito per troppo tempo una lettura meno ideologica di quelle vicende. Ora quella contrapposizione frontale è alle spalle ed è possibile condividere analisi più serene e obiettive. La tragedia delle foibe fa parte della memoria di tutti gli italiani. Fa parte della storia del Paese. Ristabilire il dovuto riconoscimento di quelle vicende tragiche e dolorose è necessario per la costruzione di un’Europa poggiata su basi di condivisione che rendano più estesi e radicati i valori fondamentali della convivenza tra diversi, del multiculturalismo, del pluralismo etnico e religioso. Nessuna pagina della storia in un paese democratico può essere messa da parte, dimenticata, ignorata.

Il “Giorno del Ricordo”, istituito nel 2004 in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata è una ricorrenza che non si esaurisce nelle celebrazioni in memoria delle tragedie e delle sofferenze patite dagli italiani sul confine orientale, tra Trieste e l’Istria, tra Fiume e le coste della Dalmazia : è l’occasione per rafforzare una storia condivisa, rendere più salda la coscienza degli italiani, contribuire alla costruzione di una identità europea consapevole delle tragedie del passato, contro ogni pulizia etnica e ogni odio razziale. Le ideologie fondate sulla discriminazione e sulla negazione dell’altro, di qualunque colore politico o religioso esse siano, inevitabilmente conducono alla negazione dei valori dell’uomo e al suo stesso annientamento.Le istituzioni hanno il compito di realizzare studi, convegni, incontri e dibattiti proprio per conservare la memoria di quelle vicende, per valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria e della Dalmazia. Un patrimonio comune di tutti e non più la tragedia privata di quanti soffrirono l’esilio.

 

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Doppio appuntamento – l’11 e il 12 febbraio a Torino – nell’ambito delle iniziative del Giorno del Ricordo promosse dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale in collaborazione con l’Istoreto, il Polo del ‘900, l’Ufficio scolastico regionale, l’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia, l’Istituto Salvemini, la Fondazione Vera Nocentini e l’Anpi

Martedì 11 Febbraio, alle 17,30 , nella sala Memoria delle Alpi di via del Carmine 13 a Torino verrà presentato il volume di Enrico Miletto “ Gli Italiani di Tito. La Zona B del Territorio Libero di Trieste e l’emigrazione comunista in Jugoslavia (1947 – 1954)”.

Dopo i saluti di Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900, l’autore dialogherà con Costantino Di Sante, direttore dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea. Coordinerà l’incontro Claudio Dellavalle, presidente dell’Istoreto.Tra il 1947 e il 1954 la Zona B del Territorio libero di Trieste (Tlt) fu al centro di mutamenti geopolitici, trasformazioni culturali, sociali e demografiche legate alla conclusione della Seconda guerra mondiale, al quadro internazionale e alla questione confinaria, che con la firma del Memorandum di Londra raggiunse un suo punto di definizione pressoché conclusivo. Se la prima fase dell’esodo giuliano-dalmata ha oramai trovato una stabile collocazione nel panorama storiografico nazionale, minore risalto hanno avuto le vicende della popolazione italiana della Zona B, rimasta per quasi un decennio sotto l’amministrazione jugoslava.

Le politiche adottate dai poteri popolari, le linee di intervento del governo italiano, l’esodo, la condizione degli italiani rimasti dopo il passaggio dell’area alla Jugoslavia e il loro difficile mantenimento di un’identità culturale e nazionale, rappresentano i principali segmenti della ricerca, che approfondisce anche le tematiche legate all’emigrazione dei comunisti italiani in Jugoslavia: un passaggio analizzato attraverso l’esperienza degli operai monfalconesi e dei militanti che, spinti dalla volontà di partecipare attivamente alla costruzione di una società socialista, decisero di varcare il confine per trasferirsi nel paese di Tito.

Mercoledì 12 Febbraio,   dalle 15,00 alle 18,00, la sala Conferenze del Polo del ‘900 in corso Valdocco 4 a Torino ospiterà il seminario di Studi “Esodi del ’900. Memorie a confronto”. I lavori saranno aperti dai saluti di Stefano Allasia, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte,Antonio Vatta, dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Sergio Blazina, dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte e Alessandro Bollo, direttore del Polo del ’900. Il seminario sarà coordinato da Riccardo Marchis dell’Istoreto. Interverranno Patrizia Audenino(Università degli Studi di Milano La Statale), Lucia Cinato (Università degli Sudi di Torino), Enrico Miletto (storico, Istoreto) in dialogo con studenti dell’UniTo e degli Istituti secondari superiori Avogadro, Volta, Curie Levi di Torino. Il seminario sarà dedicato a un dialogo tra le memorie scaturite da due diversi esodi tra quelli che contrassegnarono la fine del secondo conflitto mondiale.

Memorie di profughi tedeschi della Prussia orientale e memorie di istro-veneti provenienti dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, cacciati da terre segnate dalle rispettive secolari presenze. Si tratta di un approccio inedito, proposto per conoscere più a fondo il tema degli esodi e delle profuganze giovandosi degli strumenti abbinati della letteratura e della storia coniugati per investigare fenomeni che assunsero dimensioni gigantesche e conobbero, viceversa, attenzioni residuali per molti decenni a seguire, in particolare nei Paesi che ne furono al centro. Ci si trova dunque di fronte a un dovere della memoria, richiamato dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, ma anche di fronte alla necessità di un’integrazione delle pagine rimosse della storia europea per conoscere il mondo che abitiamo, contrassegnato ancora da esodi e profuganze mal comprese o poco o nulla considerate.

Per la partecipazione di gruppi classe è necessaria l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni: didattica@istoreto.it oppure il fax al n° 011– 4360469 (all’attenzione del Settore Didattica).Il seminario costituisce iniziativa di formazione per la quale è previsto l’esonero dal servizio (art. 64 CCNL 29/11/2007) e verrà rilasciato un certificato di partecipazione.

M.Tr.