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Confini regionali riaperti, partono i primi treni per il sud

Al binario 16 della stazione ferroviaria di Torino Porta Nuova è partito il Frecciarossa per Reggio Calabria nel primo giorno di riapertura dei confini tra regione e regione.

Il flusso dei viaggiatori nella stazione torinese, la terza per traffico in Italia oggi è stato ordinato.

Il  treno Torino-Napoli del mattino è partito con 90 passeggeri ed è probabile, stando alle prenotazioni, che il numero aumenterà lungo il tragitto.

Tra le misure prese per i viaggiatori delle Frecce, da oggi, la rilevazione della temperatura attraverso un termoscanner.

Il mercato dell’auto crolla anche dopo la riapertura dei concessionari

L’Italia Non crede nella ripresa. -49,6%. E’ questo lo sconvolgente risultato fatto registrate del mercato automobilistico italiano in maggio, cioè nel primo mese di riapertura delle concessionarie auto dopo un bimestre di chiusura. Il dato è drammatico, ma appare ancora più disastroso se si considera che è dovuto anche a ordini rimasti inevasi alla fine di febbraio, ultimo mese di andamento normale.

E’ del tutto evidente che, con il risultato di maggio, catastrofico è anche il cumulato dei primi cinque mesi dell’anno. Le immatricolazioni sono state 451.366 con un calo sul 2019 del 50,5% e di ben 459.506 autovetture.

Secondo una prima stima del Centro Studi Promotor la perdita di fatturato è stata di 8,3 miliardi a cui occorre aggiungere 1,8 miliardi di minor gettito Iva…

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Il Mercato auto crolla anche dopo la riapertura dei concessionari. L’Italia non crede nella ripresa

Verso i 19 mila pazienti guariti, 8 nuove vittime e 57 contagiati

Il bollettino della Regione di martedì 2 giugno

18.969 PAZIENTI GUARITI E 3.034 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 18.969 (+242 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 2.021 (+33) Alessandria, 979 (+30) Asti, 729 (+5) Biella, 1.879 (+7) Cuneo, 1.633 (+13) Novara, 9.876 (+135) Torino, 826 (+10) Vercelli, 892 (+5) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 134 (+4) provenienti da altre regioni.

Altri 3.034 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.884

Sono i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui nessunoal momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.884 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 649 Alessandria, 233 Asti, 203 Biella, 383 Cuneo, 333 Novara, 1.705 Torino, 214 Vercelli, 126 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.715 (+57 rispetto a ieri, di cui 17 nelle Rsa e 12 asintomatiche) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivise su base provinciale: 3.944 Alessandria, 1.840 Asti, 1034 Biella, 2.783 Cuneo, 2.707 Novara, 15.644 Torino, 1.305 Vercelli, 1.111 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 93 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 46 (8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 849 (55rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3.933.

I tamponi diagnostici finora processati sono 325.097, di cui 180.283 risultati negativi.

2 Giugno in piazza per il centrodestra

In piazza Castello a Torino il 2 giugno alternativo del centrodestra piemontese.

A manifestare parlamentari, consiglieri regionali e militanti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia.

“Oggi siamo scesi in piazza sì, ma non per festeggiare il 2 giugno, bensì per dimostrare il nostro dissenso verso un Governo che sta fallendo in un momento storico dove non è possibile fallire. Lo facciamo in modo composto, rispettando le disposizioni che impongono di evitare le grandi manifestazioni, ma questo approccio non deve far venire meno il messaggio che siamo arrabbiati verso chi ha abbandonato migliaia di italiani a loro stessi, non sostenendoli in uno dei passaggi più delicati della storia della Repubblica italiani.” Così gli esponenti del centrodestra che aggiungono: ” Il Governo Conte ha scelto di decidere da solo, senza chiamare alla collaborazione le forze di opposizione di centrodestra, e da solo si deve assumere la responsabilità del tracollo economico al quale stiamo assistendo. Oggi siamo in piazza per dire agli italiani, come centrodestra unito, che noi ci siamo e saremo sempre al loro fianco”.

Come nacque la Repubblica il 2 Giugno 1946

Di Pier Franco Quaglieni / Voglio ricordare il 2 giugno  rileggendo un grande libro dello storico Gianni Oliva dopo aver ricordato che in quella data nel 1946 si celebrò in Italia  una grande partecipazione popolare e democratico con il suffragio universale allargato per la prima volta al voto femminile

 

Gianni Oliva ricostruisce nel suo libro – Gli ultimi giorni della Monarchia  (Mondadori) – con assoluto rigore storico i mesi tra maggio e giugno 1946, quando si tenne la campagna elettorale e si concluse il referendum tra Monarchia e Repubblica che divise il Paese in due blocchi: 12.700.000 italiani favorevoli alla Repubblica contro poco meno di 11.000.000 che si pronunciarono per la Monarchia,come annunciò il Ministro degli Interni di allora, Giuseppe Romita. L’autore, che aveva già al suo attivo una pregevole biografia di Umberto II, mette in risalto il ruolo decisivo avuto da quello che con dileggio venne chiamato il “re di maggio”, anche se come luogotenente generale del Regno, dalla liberazione di Roma nel giugno 1944, Umberto aveva esercitato le funzioni di re per circa un anno.

Anche se lo storico non rinuncia ad una profonda convinzione repubblicana, un lettore che non conoscesse la sua storia politica, non la coglierebbe, come invece era accaduto in passato leggendo i libri di chi si era cimentato a raccontare quella vicenda. Come fa giustizia di certe vulgate repubblicane, spazza via anche certe vulgate monarchiche che sui risultati del referendum hanno sciupato troppo inchiostro. Se si poteva capire il Libro azzurro sul referendum scritto da Nicolò Rodolico e Vittorio Prunas Tola negli anni immediatamente successivi al referendum, si fa difficoltà a comprendere i lavoricchi pseudo-storici di chi in questi ultimi anni ha raffazzonato le tesi monarchiche sul referendum, non tanto per analizzare storicamente la fine della Monarchia quanto piuttosto per sostenere i  presunti diritti dinastici del ramo Aosta della dinastia sabauda.

Lo storico torinese non tralascia di citare i toni polemici fortemente esagitati della parte repubblicana che finiva per coincidere con il governo di allora – se si escludono i ministri liberali -, anche se Alcide De Gasperi cercò di mantenere un minimo di apparente equidistanza tra le due parti. La verità che emerge dal libro di Oliva è che l’Italia andò al referendum, mancando dei presupposti necessari ad affrontarlo nel modo migliore. Nel giugno 1946 non era possibile fare diversamente e il ruolo del ministro Romita fu determinante: indisse elezioni  amministrative poco tempo prima del referendum in città repubblicane come Milano e Bologna, ma non le indisse in città monarchiche come Napoli e Catania per condizionare l’opinione pubblica nazionale. Cercò di affrettare la data del referendum, consapevole che il luogotenente del Regno e nuovo re Umberto II stava conquistando il consenso di tanti italiani, senza mai entrare in una campagna elettorale che ritenne non compatibile con il suo ruolo super partes.

In Italia non si votava liberamente da tanti decenni perché già le elezioni del 1924 – i cui brogli erano stati denunciati da Giacomo Matteotti – erano state manipolate dai fascisti anche attraverso il sistema elettorale, assai poco democratico, adottato con la Legge Acerbo. Nel 1946 c’erano quindi tantissimi italiani non abituati a votare in una libera democrazia. Al di là del dubbio dei brogli da parte monarchica, mai documentati in modo convincente, Oliva mette in risalto che se errori, manchevolezze o altro ci furono, ciò fu dovuto anche ad una macchina elettorale non pronta a misurarsi con un referendum: ci fu chi segnalò che cittadini avevano votato due volte, chi lamentò di non aver ricevuto il certificato elettorale, ci fu chi, pur avendolo ricevuto, non poté votare perché non registrato al seggio e chi mise in dubbio l’imparzialità di qualche presidente di seggio.

Luigi Barzini junior, amico personale di Umberto – ricorda Oliva -, lasciò scritto con obiettività  che «erano irregolarità monarchiche dove la maggioranza era monarchica ed erano irregolarità repubblicane dove la maggioranza era repubblicana». Va invece anche detto che Giuseppe Romita, considerato non a torto il padre della Repubblica, non esercitò con la dovuta imparzialità la sua funzione di Ministro degli Interni, facendo nettamente prevalere quasi in ogni atto, in primis la data del referendum, la sua forte passione repubblicana.

La stessa campagna elettorale si svolse in modo non sereno, almeno in alcune zone del Nord come Torino. La giovane contessa Buffa di Perrero venne percossa selvaggiamente  mentre attaccava dei manifesti  monarchici nella città sabauda: un’aggressione che le provocò un’invalidità permanente. I leader monarchici in tante città del Nord non ebbero modo di parlare. I giornali erano tutti schierati per la Repubblica: solo la Nuova Stampa diretta da Filippo Burzio alternava gli articoli filomonarchici del suo direttore con quelli repubblicani di Luigi Salvatorelli.

Le responsabilità della Monarchia relative al fascismo, alle leggi razziali, alla cosiddetta fuga di Pescara l’8 settembre 1943,  avevano lasciato un segno indelebile e il clima che si respirava nel Centro-Nord era di odio e di assoluto rifiuto nei confronti dell’istituzione monarchica rappresentata da Casa Savoia. Si trattava di colpe che vennero gettate sulle spalle di Umberto, anche se a lui nulla di grave si poteva imputare. Se non si fece paracadutare al Nord durante la Resistenza (cosa che gli angloamericani non gli avrebbero consentito), partecipò in prima persona alle operazioni militari del risorto esercito italiano del Regno del Sud che contribuì significativamente alla Guerra di Liberazione. Oliva ricostruisce la figura di Umberto, riconoscendo il suo equilibrio e la sua assoluta correttezza istituzionale nell’anno in cui, di fatto, fu re.

Il deputato monarchico Enzo Selvaggi (recentemente tornato all’attenzione degli storici perché avrebbe tradito sotto tortura il colonnello Giuseppe Lanza Cordero di Montezemolo, capo

Falcone Lucifero

del fronte clandestino a Roma durante la Resistenza, ammazzato dai tedeschi alle Fosse Ardeatine), come ricorda Oliva, presentò un ricorso sull’esito del referendum, appellandosi alla Corte di Cassazione cui spettava la proclamazione dell’esito referendario: il decreto istitutivo del referendum parlava di vittoria, ricorda Oliva, dello schieramento che avesse ottenuto «la maggioranza degli elettori votanti» e non della «maggioranza dei voti validi». Nel guazzabuglio di quel momento (nel quale furono esclusi dal voto gli interi territori delle province di Bolzano, Gorizia e Trieste e i prigionieri di guerra non rimpatriati) aveva un senso sollevare dei dubbi sull’esito elettorale perché il ministro Romita non aveva fornito indicazioni sulle schede bianche e nulle.  Ma il ricorso alla Corte di Cassazione, di fatto, non venne mai discusso perché il governo, il 12 giugno, decise unilateralmente di nominare il presidente del Consiglio De Gasperi, Capo provvisorio dello Stato. In tutta la vicenda del referendum giocarono anche un ruolo di fondamentale importanza gli Alleati con l’Ammiraglio Stone.

Il Re venne posto di fronte ad una scelta: o accettare l’atto del governo o reagire, facendo scorrere altro sangue in una probabile, nuova guerra civile. Umberto II – al di là delle pressioni di alcuni suoi consiglieri che spesso si rivelarono poco avveduti politicamente e che invitavano il Re a resistere ricorrendo alle armi – scelse la via del volontario esilio, partendo per il Portogallo il 13 giugno 1946 dopo aver sciolto dal giuramento prestato al Re «coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso durissime prove». Nelle parole del proclama di Umberto lanciato agli italiani si denunciava il “gesto rivoluzionario del governo”, ma si evitarono i toni concitati. Il Re ascoltò soprattutto un magistrato torinese, Giovanni Colli, monarchico e uomo della Resistenza. Non diede ascolto invece ad altri che hanno poi vantato ruoli che in effetti non ebbero come Edgardo Sogno.

Una funzione  determinante in tutto il periodo di regno di Umberto lo ebbe il Ministro della Real Casa: Falcone Lucifero, socialista matteottiano in gioventù, avvocato e Ministro dell’Agricoltura nel ministero Badoglio. Oliva mette in evidenza il lavoro diuturno compiuto da Lucifero tra il ’44 e il ’46. Lucifero per le sue origini socialiste non piacque a gran parte dei monarchici che scelsero, dopo il referendum, di collocarsi con Alfredo Covelli a destra dello schieramento politico repubblicano. Sta di fatto che la proclamazione vera e propria della Repubblica non avvenne mai perché il presidente della Cassazione Pagano si limitò il 10 giugno 1946 a leggere «tra lo sconcerto dei presenti», precisa Oliva, collegio per collegio i dati forniti dal Ministero degli Interni.

Scrive lo storico torinese: «La Repubblica nasce così tra ricorsi, sospetti, cavilli e pressioni, con la debolezza della politica da una parte e, dall’altra, la magistratura chiamata ad un ruolo improprio di supplenza». Come scrisse Vittorio Gorresio, allora capocronista del Risorgimento Liberale di Mario Pannunzio, «la folla in piazza Montecitorio chiedeva la bandiera, ma non ne fu esposta nessuna perché non si sapeva quale». La Repubblica nacque quindi nel peggiore dei modi possibili ed ebbe buon gioco il monarchico Giovannino Guareschi a scrivere di «Repubblica provvisoria» anche se alla prova dei fatti le sue origini si riscattarono ampiamente con l’Assemblea Costituente e la redazione di una Carta Costituzionale che ha garantito quasi 70 anni di libertà e di democrazia. Lo stesso Covelli che fu deputato alla Costituente e in molte legislature successive lo riconobbe.  Il dato incontestabile è però che una Monarchia non avrebbe potuto reggersi con il consenso di poco più del 50 per cento degli italiani. La Dinastia che aveva fatto il Risorgimento e aveva ceduto (o era stata costretta a cedere) di fronte al fascismo scelse la via dell’esilio.

Oliva descrive con precisione le ultime ore romane di Umberto e la sua lucida pacatezza velata da qualche dubbio: con la partenza egli evitò lo scorrimento del sangue e questo resta un merito che gli va riconosciuto da tutti. Lo storico infatti riconosce esplicitamente al Re la sua scelta che lo portò a sacrificare le ragioni dinastiche rispetto a quelle relative alla nazione italiana che aveva bisogno di pace interna per affrontare la durissima ricostruzione dopo una guerra disastrosa durata cinque anni.

Gianni Oliva è stato da sempre lo storico che si è misurato sui temi più controversi o trascurati come le foibe e l’esodo giuliano-dalmata o la storia del Regno di Napoli. È un pesce che ha sempre nuotato controcorrente senza mai scadere nel  banale revisionismo che tenta di negare realtà anche assai evidenti e ha cercato di “sdoganare” il fascismo, ma non ha mai speso una parola per i Savoia. È uno storico che con questa opera rivela la sua maturità di studioso, così lontana dalle impostazioni ideologiche di un Quazza e di un Rochat. Quand’era un politico seppe portare nella politica l’equilibrio dello storico e, scrivendo di storia, non si è mai lasciato sedurre dalle sirene delle ideologie che Raimondo Luraghi considerava  il veleno letale per la storiografia. Rileggere il suo libro sul referendum del 2 giugno e la fine della Monarchia è il modo migliore per ricordare un fatto storico senza enfasi e polemiche che oggi appiaono superate,ma divisero in due  i nostri padri e i nostri nonni.

 

Scrivere a quaglieni@gmail.com

 

 

Il governatore Cirio: “Il Piemonte è in salute e pronto a riaprire i confini”

Il sistema del tracciamento interverrà per isolare eventuali focolai in modo immediato, nuovo laboratorio mobile in arrivo per i tamponi. BonusPiemonte: in una settimana già fatti 30.000 bonifici per 64.7 milioni di euro

“Il Piemonte è in salute e riapre al resto dell’Italia. La Festa della Repubblica assume quindi un duplice significato: festeggiamo i valori della democrazia e della libertà, quest’ultima compressa negli ultimi mesi a causa dell’emergenza sanitaria”: è quanto ha affermato il presidente della Regione Alberto Cirio in apertura di una video conferenza stampa diffusa questo pomeriggio dalla Sala della Giunta regionale e alla quale hanno partecipato il vicepresidente Fabio Carosso, gli assessori alla Sanità Luigi Icardi, alla Ricerca Covid Matteo Marnati, alla Protezione civile Marco Gabusi, insieme al presidente della Task Force Fase2 Sanità Ferruccio Fazio, al supervisore del monitoraggio epidemiologico in Piemonte Paolo Vineis, al commissario straordinario per il Coronavirus in Piemonte Vincenzo Coccolo, al presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Unità di Crisi Roberto Testi, alla responsabile del Seremi (Servizio regionale controllo malattie infettive) Chiara Pasqualini e al coordinatore del Piano di prevenzione regionale Bartolomeo Griglio.

“I parametri del monitoraggio di oggi sono estremamente buoni, confermano la fase discendente e sono la fotografia di un Piemonte in salute in grado di riaffrontare senza timori la riapertura dei confini regionali da mercoledì prossimo – ha evidenziato il presidente Cirio – Inoltre, testimoniano il grande lavoro svolto: oggi in tre giorni siamo in grado di isolare la persona dopo la manifestazione dei primi sintomi di infezione, l’indicatore Rt è a 0.5 quando la soglia è 1, i posti occupati in terapia intensiva sono il 12% quando il massimo è 30%, i contagiati sono il 23% quando non si deve superare il 40%. Anche sulla presenza di focolai siamo in discesa”.

“Risultati – ha riconosciuto il presidente – ottenuti anche perché il contratto con i medici di base ha consentito di posare la prima pietra della costruzione della medicina di territorio che mancava, e che è così importante, e di migliorare l’operazione di tracciamento dei contagi. Il sistema è ora in grado di monitorare a livello comunale l’evoluzione dell’infezione e ci consente un intervento immediato per contrastare eventuali focolai ed individuare subito le fonti di contagio intervenendo in modo precoce invece di inseguirle. Molto confortanti i primi risultati dei test sierologici effettuati dai privati: la percentuale dei positivi agli anticorpi va dal 3 al 7% e solo lo 0,1% è ancora positivo dopo il tampone”.

“Questo perché – ha sottolineato l’assessore Icardi – abbiamo un sistema di controllo che ci permette una presenza più forte sul territorio e si può affrontare con serenità lo sviluppo della situazione”.

Diversi i temi che sono stati affrontati dai presenti

Tamponi. L’assessore Marnati ha annunciato l’arrivo tra pochi giorni, grazie alla collaborazione con ESA (l’Agenzia Spaziale Europea), di un laboratorio mobile in grado di effettuare 25.000 test sierologici sui volontari che hanno lavorato durante l’emergenza e processare 6000 tamponi, e che il laboratorio Arpa di La Loggia assumerà il livello di sicurezza 3, tra i più alti in Italia, e potrà così analizzare le caratteristiche e l’evoluzione del virus.

Il presidente ha ringraziato l’ESA “per aver scelto il Piemonte per questo progetto, una decisione per noi è significativa e importante”.

Mascherine. Non sarà prorogata l’ordinanza, in vigore fino alla mezzanotte di domani, che obbliga a indossare le mascherine anche all’aperto nei centri abitati e nelle aree commerciali. “Dal 3 giugno – ha spiegato Cirio – torneranno a valere le nome del decreto del presidente Conte, ma siamo pronti però a nuovi interventi se si verificheranno delle storture. Ricordo a tutti che la regola è quella dell’obbligatorietà della mascherina ovunque non sia possibile garantire il rispetto del distanziamento interpersonale di almeno un metro. La scelta specifica adottata in Piemonte per questo lungo ponte del 2 giugno è stata giusta, i controlli sono stati svolti in maniera intelligente e ci sono state, finora, poche contravvenzioni”.

Situazione socio-economica. Il vicepresidente Carosso ha ricordato i dati del 3° rapporto che Ires Piemonte ha presentato al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase2, dai quali si evince che la produzione economica ha raggiunto il 98% rispetto a quella registrata prima della crisi e che le imprese hanno fatto ampio ricorso al Fondo di garanzia, tanto che la percentuale di richieste inferiori a 25.000 euro si attesta attorno al 90% del totale.

Il presidente Cirio ha sottolineato che oggi sono stati effettuati 6839 bonifici del BonusPiemonte per oltre 11,7 milioni di euro e che in una settimana sono stati erogati 64,7 milioni e disposti 30.000 bonifici.

Riapertura della balneazione nei laghi. L’assessore Marnati ha poi reso noto che il Piemonte anticipa al 3 giugno la riapertura della balneazione di fiumi e laghi , ad oggi sospesa per le misure anti-contagio da Coronavirus e prevista per il 15 giugno. Le analisi di Arpa hanno infatti garantito l’eccellenza della qualità delle acque su 58 spiagge del territorio.

Potenza del virus. Ferruccio Fazio, rispetto a uno studio recentemente realizzato dall’ospedale San Raffaele di Milano, ha commentato che “stiamo assistendo, grazie al distanziamento personale e all’uso dei dispositivi di protezione individuale, non solo ad una importante riduzione della diffusione e della gravità dei contagi rispetto a un mese fa, ma forse anche a una minore aggressività del virus stesso e questo potrebbe quindi rendere meno probabile, o comunque meno grave, una seconda ondata a ottobre”.

Rsa. L’assessore Icardi ha dichiarato che “tra pochi giorni verrà presentato un documento sulla riammissione degli ospiti in completa sicurezza per tutti” e il professor Fazio ha aggiunto che “si devono identificare percorsi sicuri per fare in modo che gli ospiti possano nuovamente incontrare i parenti, evitando il rischio di introduzione di un virus ora che gli ultimi tamponi dimostrano che è stato debellato”.

Il video integrale della conferenza stampa integrale è pubblicato su https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/

Ricoveri in calo nelle terapie intensive. Ancora 9 vittime e 21 contagi

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 15,30 di lunedì 1 giugno

18.727 PAZIENTI GUARITI E 2.993 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 18.727 (+152 rispetto a ieri): 1.988 (+51) in provincia di Alessandria, 949 (+29) in provincia di Asti, 724 (+0) in provincia di Biella, 1.872 (+13) in provincia di Cuneo, 1.620 (+0) in provincia di Novara, 9.741 (+57) in provincia di Torino, 816 (+2) in provincia di Vercelli, 887 (+0) nel Verbano-Cusio-Ossola, 130 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 2.993 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.876

Sono i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.876 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 648 Alessandria, 233 Asti, 203 Biella, 379 Cuneo, 333 Novara, 1.703 Torino, 214 Vercelli, 125 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.658 (+21 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.927 in provincia di Alessandria, 1.835 in provincia di Asti, 1034 in provincia di Biella, 2.870 in provincia di Cuneo, 2.703 in provincia di Novara, 15.619 in provincia di Torino, 1.304 in provincia di Vercelli, 1.108 nel Verbano-Cusio-Ossola, 252 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 96 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 54 ( 4 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 904 (-69 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 4.104

I tamponi diagnostici finora processati sono 321.476 , di cui 178.181 risultati negativi.

Gli orchestrali del Regio “le suonano” alla sindaca: concerto davanti al Comune

E’ previsto mercoledì pomeriggio, un incontro tra la sindaca Chiara Appendino, l’assessora alla Cultura Francesca Leon e i sindacati dei lavoratori del Teatro Regio

Tema della riunione la situazione dell’ente lirico torinese, che vedrà la richiesta della nomina di un commissario ministeriale per la situazione del bilancio consuntivo che ha un passivo di 2,3 milioni di euro.

Intanto, oggi pomeriggio, in concomitanza con il consiglio comunale, gli orchestrali del Regio improvviseranno un concerto davanti al Comune per “suonarle alla sindaca” , mettendo all’attenzione dell’opinione pubblica la loro difficile situazione.

Treni in Piemonte, l’offerta ferroviaria al 73 per cento sulle tratte regionali

Da mercoledì 3 giugno, nel proseguimento della fase 2 della emergenza Covid-19, è effettuato un nuovo incremento dell’offerta ferroviaria di Trenitalia in regione Piemonte. Nei giorni feriali dal lunedì al venerdì, circoleranno circa 150 treni in più, arrivando al 73,2% della normale programmazione. Il numero di treni in circolazione passa così da 401 a 556 al giorno.

Per quanto riguarda le linee gestite da GTT il potenziamento dell’offerta avverrà in fasi successive dall’8 giugno sulla linea sfmA e dal 14 giugno sulla linea sfm1. Sempre il 14 giugno è previsto un ulteriore aumento dell’offerta anche sulle linee gestite da Trenitalia.

 

Per quanto riguarda i treni Regionali Veloci i principali incrementi sono:

Torino-Milano: viene ristabilito l’orario normale anche nei giorni festivi con l’aggiunta di 14 treni, aggiunto tutti i giorni il treno 2033 (Torino PN 20.54 – Milano C. 22.45), aggiunto nei giorni feriali dal lunedì al venerdì il treno di rinforzo 2046 (Milano PG 17.40 – Torino Lingotto 19.35)

Torino-Cuneo/Savona: sono aggiunti tre treni (tra cui il 10202 Cuneo 6.24 Torino PN 6.35 e il 10219 Torino PN 21.25 – Cuneo 22.36)

Torino-Genova: completato il servizio festivo, i treni di rinforzo sono previsti nella fase successiva

 

Per quanto riguarda il Servizio Ferroviario Metropolitano:

Sfm1: potenziamento del servizio previsto a partire dal 14 giugno

Sfm2: vengono aggiunti il sabato feriale i treni 4200 Pinerolo 5.17 – Chivasso 6.31 e 4529 Chivasso 5.15-Pinerolo 6.41. Ulteriori incrementi previsti nella fase successiva.

Sfm3: nei giorni feriali sono stati aggiunti 26 treni, in particolare è stato potenziato il servizio del mattino verso Torino inserendo i treni in arrivo a Torino alle 6.45, 7.45.

sfm4 Torino-Bra-Alba: completato il cadenzamento orario dal lunedì al venerdì con l’aggiunta di 6 treni

Sfm6 Torino-Asti: dal lunedì al venerdì si passa dal servizio biorario al servizio orario con l’aggiunta di 14 treni

Sfm7 Torino-Fossano: dal lunedì al venerdì si passa dal servizio biorario al servizio orario con l’aggiunta di 15 treni

Coronavirus, crescono i pazienti guariti. Altre nove vittime, in calo i ricoveri in terapia intensiva

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 16 di domenica 31 maggio

18.575 PAZIENTI GUARITI E 3.034 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 18.575(+329 rispetto a ieri): 1.937 (+8) in provincia di Alessandria, 920 (+14) in provincia di Asti, 724 (+7) in provincia di Biella, 1.859 (+62) in provincia di Cuneo, 1620 (+19) in provincia di Novara, 9.684 (+202) in provincia di Torino, 814 (+11) in provincia di Vercelli, 887 (+4) nel Verbano-Cusio-Ossola, 130 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 3.034sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.867

Sono i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui nessuno al momento registrato nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.867 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 646 Alessandria, 233 Asti, 203 Biella, 377 Cuneo, 333 Novara, 1.700 Torino, 212 Vercelli, 125 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 38 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 30.637 (+54 rispetto a ieri, di cui 16rilevate nelle Rsa e 18 asintomatiche) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.925 in provincia di Alessandria, 1.831 in provincia di Asti, 1.034 in provincia di Biella, 2.779 in provincia di Cuneo, 2.702 in provincia di Novara, 15.607 in provincia di Torino, 1.304 in provincia di Vercelli, 1.108 nel Verbano-Cusio-Ossola, 252 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 95 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 58 (2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 973 (15 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 4.130

I tamponi diagnostici finora processati sono 319.133, di cui 176.904 risultati negativi.