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Rinviato lo stop alla circolazione degli euro 4 Diesel

Il Piemonte aveva scritto al Governo nei giorni scorsi insieme alle altre Regioni del Bacino Padano per chiedere una sospensione del blocco alla luce dell’emergenza sanitaria

Euro 4, il Ministro dell’Ambiente accoglie, con una lettera arrivata in serata, la richiesta di proroga per l’entrata in vigore dello stop ai veicoli Euro 4 diesel, avanzata dai presidenti delle quattro regioni del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) al termine di un incontro che si è svolto lo scorso 4 gennaio. Una richiesta di rinvio di entrata in vigore della limitazione alla circolazione, motivata dall’emergenza sanitaria in atto e, in questo senso, accolta dal ministro Costa. Nell’incontro le quattro Regioni avevano confermato, per parte loro, il massimo impegno per la riduzione delle emissioni inquinanti nell’area padana in un’ottica di sostenibilità ambientale. “Una proroga di buon senso – commentano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – la cui richiesta era arrivata non solo dal mondo produttivo ma anche da quello privato, anche alla luce della riapertura delle scuole e quindi con la possibilità di circolare ed evitare situazioni di possibili contagi. Naturalmente sarà una misura temporanea. Da parte nostra non diminuisce l’impegno per combattere lo smog. A breve ci sarà un incontro per definire il piano straordinario per definire la riduzione delle emissioni. La prossima settimana si aprirà la manifestazione di interesse per Move-In, appena avremo il primo provider potremo partire anche con quella misura”.

In classe 350 mila studenti di elementari e medie

Elementari e medie riprendono in presenza il 7 gennaio: tornano in aula 350 mila studenti

Invece gli studenti delle scuole superiori torneranno a scuola il 18 gennaio “compatibilmente con l’andamento dell’epidemia”, ha detto il presidente della Regione Alberto Cirio che ha preso la decisione  con le Prefetture, i sindaci, i presidenti delle Province, i rappresentanti degli Enti locali (Anci, Anpci, Upi, Uncem e Ali-Legautonomie).

I vaccinati in Piemonte sono oltre 25mila, il 62% della prima fornitura

OGGI GIORNATA SPECIALE DEDICATA ALLE VACCINAZIONI DEI MEDICI DI FAMIGLIA E DEI PEDIATRI DI LIBERA SCELTA: OLTRE 1040 QUELLI GIÀ VACCINATI, ALTRI 800 NEI PROSSIMI GIORNI

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte comunica che oggi (dato delle ore 17.30) le persone che hanno ricevuto la prima dose di vaccino contro il Covid sono state 2737.

Dall’inizio della campagna si è quindi proceduto all’inoculazione di 25.428 dosi, corrispondenti al 62,2% delle 40.885 della prima fornitura arrivata in Piemonte.

La Fase 1, come noto, coinvolge il personale del servizio sanitario regionale, accanto ad ospiti e operatori delle Rsa.

Oggi nelle Asl del Piemonte è stata anche la giornata in cui si è svolta una sessione speciale di vaccinazioni dedicata ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta.

Finora sono oltre 1.040 quelli già vaccinati in tutto il Piemonte, di cui 435 nella sola giornata di oggi nell’Asl Città di Torino, la più grande della regione, che ha lanciato l’iniziativa del Vaccine Day come azienda sanitaria pilota. Altri 800, tra medici di medicina generale e pediatri, saranno vaccinati nei prossimi giorni.

“È stato un Vaccine Day simbolico che il Piemonte ha voluto dedicare ai suoi medici di famiglia e pediatri, in prima linea da quando è iniziata la pandemia insieme a tutto il nostro personale sanitario – commenta il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – Questa mattina ho voluto essere all’ospedale di Verduno per portare personalmente il grazie della Regione a tutti loro. Un segno anche della nostra volontà di investire sulla medicina territoriale, filtro fondamentale tra il territorio e l’ospedale e tassello decisivo affinché ogni piemontese possa ricevere le giuste e migliori cure anche a casa propria”.

L’assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi, dopo aver ricordato che “la campagna di vaccinazione anti-Covid19 in Piemonte sta procedendo a passo spedito, secondo le priorità che riguardano il personale sanitario e gli anziani delle case di riposo”, ricorda che “con il presidente dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Torino, Guido Giustetto, in rappresentanza di tutti gli Ordini sanitari del Piemonte, così come con il presidente dell’Ordine dei farmacisti della provincia di Torino, Mario Giaccone, in rappresentanza degli Ordini regionali, abbiamo convenuto di incrementare i soggetti da vaccinare nelle prossime settimane, coinvolgendo in fasi successive tutti i sanitari, come dentisti, odontoiatri e veterinari, in attività sul territorio ma non operanti nelle strutture del Servizio sanitario regionale. Stiamo affrontando un’impresa epocale – aggiunge Icardi – L’imponente macchina operativa che fa capo alle Asl ha di fronte un lavoro enorme, che sta svolgendo in modo egregio. Da sola, però, non ce la potrà fare. Stiamo lavorando per coinvolgere i medici di medicina generale e i farmacisti, quando si entrerà nelle fasi di vaccinazione della popolazione e si avranno a disposizioni delle tipologie di vaccino che non andranno più conservati nei congelatori, ma nei normali frigoriferi degli ambulatori. Contro il Covid-19 si vince solo facendo squadra e la Sanità piemontese è pronta ad affrontare anche questa nuova e decisiva sfida delle vaccinazioni”.

Il commissario generale dell’Unità di Crisi, Vincenzo Coccolo, e il commissario dell’Area giuridico-amministrativa, Antonio Rinaudo, hanno partecipato questa mattina insieme all’assessore Icardi a una videoconferenza tra il Governo e le Regioni sul reclutamento del personale per la seconda fase della vaccinazione. “Tra marzo e ottobre il Piemonte potrà contare complessivamente su 5000 tra medici e infermieri”, dichiara Rinaudo.

Domani è atteso, intanto, l’arrivo delle altre 20.000 dosi che completeranno la seconda fornitura settimanale di 40.000.

Covid, il bollettino di mercoledì 6 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1208nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 108dopo test antigenico), pari al 6,8% dei 17.690 tamponi eseguiti, di cui 9355 antigenici. Dei 1208 nuovi casi gli asintomatici sono 480, pari al 39,7%.

I casi sono così ripartiti: 312 screening, 602 contatti di caso, 294 con indagine in corso; per ambito: 115 RSA/Strutture socio-assistenziali, 76 scolastico, 1017 popolazione generale.  

Il totale dei casi positivi diventa quindi 206.543, così suddivisi su base provinciale: 18.329 Alessandria, 10.568 Asti, 7173 Biella, 28.563 Cuneo, 16.130 Novara, 108.081 Torino, 7828 Vercelli, 7113 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1086 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1672sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 192 (+5 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2773 (74 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 17.384.

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.081.247 (+17.690rispetto a ieri), di cui 936.161 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8088

Sono 45 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 4verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 8088 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1236 Alessandria, 514 Asti, 337 Biella, 928 Cuneo, 668 Novara, 3700 Torino, 378 Vercelli, 257 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 70 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

178.106 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 178.106 (+2478 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 15.331 Alessandria, 8642 Asti, 6116 Biella, 24.815 Cuneo, 13.981 Novara, 94.148 Torino, 6724 Vercelli, 6066 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 931extraregione e 1352 in fase di definizione.

Dal Piemonte un coro di no alle scorie nucleari

Dal Piemonte arriva un coro di no alla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate 8 aree potenzialmente idonee alla costruzione del sito del Deposito nucleare nazionale.


MPP PROPONE UNA PETIZIONE 

Due sono nella Città Metropolitana di Torino, Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola, e sei in Provincia di Alessandria, Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine Monferrato-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio. Il tutto è avvenuto, come commenta il sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Colletti “ a cielo sereno, con la pubblicazione dello studio sul sito, di notte, senza che sia stata mai fatta alcuna comunicazione alle parti”. E la sconfessione della decisione è arrivata dura dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: “Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori. E’ inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite”. A fargli eco a livello nazionale è il leader della Lega Matteo Salvini: “Il governo si conferma incapace, pericoloso ed arrogante, sul tema del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi in Piemonte e a nulla servono le ridicole spiegazioni delle ultime ore”. Dura è anche la reazione del capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari: “Una decisione inopportuna nei tempi e nel metodo ce scavalca completamente Regioni, Province e Comuni, individua 67 aree idonee in 7 regioni italiane, senza minimamente coinvolgere gli enti locali, i territori e le popolazioni interessate. Teniamo conto che si tratta di un percorso decisionale fermo da diversi anni, inaccettabile che debba essere sbloccato proprio ora in una situazione di complessiva emergenza”. “I cittadini di Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia – dice il senatore e segretario nazionale di Cambiamo, Massimo Berutti – meritano che processi di questo genere siano il più concertati possibile”. Così il senatore totiano ha scritto al presidente della Commissione di inchiesta sui rifiuti di avviare un ciclo di audizioni per approfondire il tema. Il deputato azzurro Carlo Giacometto in una nota evidenzia che Nei prossimi mesi, infatti, ci sarà tempo e modo per le Amministrazioni e per le popolazioni coinvolte – sia nell’area del chivassese, sia nell’area sud di Torino, sia nella provincia di Alessandria – per consultare i documenti resi pubblici da Sogin, dopo il nulla osta arrivato solo oggi da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente, e per mettere a disposizione le proprie controdeduzioni.

Nel corso di quel dibattito pubblico, infatti, dovranno emergere tutti gli aspetti del progetto preliminare che ha individuato 67 siti potenzialmente idonei in Italia, le criticità e le eventuali opportunità, inclusi i doverosi benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere. Allo stesso tempo, si dovrà prevedere un preciso percorso di bonifica e di smantellamento della ventina di siti temporanei attualmente in attività, con tempi e modi preliminarmente definiti.

E, proprio a questo proposito, oggi sarebbe piuttosto urgente ampliare la platea dei beneficiari delle compensazioni nucleari per quelle comunità che si trovano proprio nei pressi dei depositi temporanei, rivedendo i criteri attualmente basati sui soli confini amministrativi comunali e non, come sarebbe molto più equo, con la distanza chilometrica dal sito. 

E’ il caso, ad esempio, di tanti Comuni della Città metropolitana di Torino, che si trovano a poca distanza in linea d’aria dall’impianto Eurex di Saluggia (VC). Quelle comunità locali, paradossalmente, finora non hanno mai ricevuto alcun tipo di compensazione economica, pur essendo state per molti anni esposte ad un rischio anche maggiore, tuttora esistente, a causa della vicinanza di quel deposito temporaneo ai pozzi dell’Acquedotto del Monferrato che provvede alla zona.

E’ l’obiettivo di una mia proposta di legge e di numerosi miei emendamenti in tal senso, che ahimè finora non hanno trovato accoglimento dalla maggioranza giallorossa, ma che non smetterò di riproporre nei prossimi provvedimenti, a maggior ragione dopo la notizia odierna”. Dalla Città Metropolitana di Torino, poi, arriva la presa di posizione del sindaco di Carmagnola, Ivana Gaveglio: “Apprendiamo oggi dagli organi di stampa che Carmagnola è stata inserita, con autorizzazione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente, tra le proposte di siti per deposito di scorie radioattive. Comunichiamo che la città di Carmagnola non è stata informata preventivamente e che l’avviso pubblicato indica una proposta di Carta Nazionale di 67 aree potenzialmente idonee sulla base di valutazioni che non condividiamo assolutamente. Siamo determinati a dimostrare la NON IDONEITA’ dell’area individuata e a proteggere il territorio carmagnolese ed i suoi abitanti e facciamo appello a tutte le forze politiche, alle associazioni di categoria e a tutti i Cittadini di affiancarci in questa battaglia.” Sul fronte del no c’è anche il sindaco di Fubine Monferrato e deputato Lino Pettazzi che rileva come “ In piena notte, nel bel mezzo di una crisi e di un’emergenza pandemica, il Governo diffonde una decisione (già presa) di tale portata senza la benché minima condivisione con le istituzioni locali. È una situazione che, se non fosse decisamente grave, sarebbe ridicola tanto è paradossale – commenta il deputato e sindaco di Fubine Monferrato – Per anni, il nostro territorio, pregevole sito Unesco, ha investito risorse via via sempre più imponenti per sviluppare e consolidare una vocazione turistica. Ora, anche se si tratta solamente di un’ipotesi, la decisione di considerare un pezzo di Monferrato come idoneo a ospitare i rifiuti radioattivi italiani smonta completamente quel progetto di investimento turistico. Ma non solo: la gravità di questa eventualità balza ancor più agli occhi se si pensa che, in tema ambientale, il Monferrato ha già pagato e continua a pagare un prezzo altissimo a causa del dramma dell’amianto. A questo territorio interessa chiudere quel capitolo con il completamento delle bonifiche e, ora, risollevarsi dall’emergenza in atto per essere protagonista di una rinascita e di un rilancio dei flussi turistici: una decisione in altro senso non farebbe altro che portare “flussi di scorie” dei quali, in questo momento di crisi, facciamo a meno. Ma, qualora fosse necessario, garantiamo di far conoscere la nostra contrarietà anche con le barricate. Sulla decisione arriva anche forte preoccupazione per l’agricoltura dal parte di Cia Alessandria che sarebbe coinvolta per oltre 1000 ettari di terreno. Spiegano il presidente Cia Alessandria Gian Piero Ameglio e il
direttore Paolo Viarenghi: “Siamo perplessi sulle modalità di
realizzazione del progetto: le Organizzazioni agricole non sono state
coinvolte nella sua stesura e apprendiamo a cose fatte le prime
informazioni, che risultano essere ancora poco esaustive. Seguirà
nelle prossime settimane la fase di consultazione, in cui esprimeremo
la nostra forte preoccupazione sull’impatto che questo progetto avrà
sull’agricoltura del nostro territorio, ricca di terreni a vocazione
orticola e cerealicola nelle zone prese in esame. Le produzioni di
qualità non potranno essere ritenute tali, in futuro, se coltivate
accanto a scorie nucleari. Questo avrebbe conseguenze gravissime
sull’economia del nostro territorio”.
Infine il Movimento Progetto Piemonte – MPP con il presidente Massimo Iaretti ed i Liberi Elettori Piemonte, con il segretario Emiliano Racca, parlano di “uno schiaffo in faccia all’autonomia del Piemonte, ai Piemontesi tutti” ed annunciano che formalizzeranno, insieme ad alcune liste civiche, la proposta di “un ordine del giorno da presentare affinchè sia approvato in tutti i consigli comunali, provinciali, nella Città Metropolitana di Torino e in Consiglio Regionale e l’idea di una petizione al Parlamento ai sensi dell’articolo 50 della Costituzione perché venga ripensato l’intero studio e rivisto con un confronto democratico e non verticistico e centralizzato con le popolazioni e le istituzioni del territorio”.

Marco Gindari

Sicurezza sui treni, il bilancio di un anno: in calo i reati denunciati

La Polizia Ferroviaria, quotidianamente impegnata nell’attività di vigilanza e controllo delle stazioni e aree ferroviarie di Piemonte e Valle D’Aosta, fa il bilancio operativo dell’anno appena trascorso

Numerosi servizi d’iniziativa per attività di vigilanza appiedata in stazione e automontata lungo le linee ferroviarie, legate anche ai controlli “anti covid” hanno portato all’identificazione di 166.518 persone (28.335 in più rispetto all’anno 2019), di cui 47.162 stranieri, complessivamente 37.454 con precedenti di polizia e 6.963minori. Le persone arrestate sono 50 di cui 1 minore, 728 i denunciati a piede libero di cui 38 minori. 826 sono le sanzioni amministrative elevate. 29 i servizi straordinari svolti da gennaio a giugno su input del Servizio di Polizia Ferroviaria (‘Oro Rosso’, ‘Stazioni sicure’ e ‘Rail safe day’) rispettivamente finalizzati al controllo dei rottamai per il contrasto dei furti di rame ed alla sicurezza diviaggiatori e bagagli, assicurati anche mediante l’ausilio di personale del Reparto Mobile, Reparto Prevenzione Crimine, unità cinofile antidroga e antisabotaggio e metaldetector. Non meno efficace il concorso dei militari dell’Esercito che affiancano gli Agenti della Polfer nei quotidiani servizi di pattugliamento e monitoraggio nellestazioni di Porta Nuova e Porta Susa.

In tale contesto, grande attenzione è stata rivolta alla sicurezza sia del personale ferroviario  che dei viaggiatori, assicurando la vigilanza con 2.804 pattuglie specializzate a bordo di 6.889 treni, individuati all’esito di un attento monitoraggio d’intesa con FS Italiane, compreso il treno notte Roma/Torino, con 38.544 persone identificate in corsa treno, grazie all’uso dei palmari.

Nell’espletamento dei servizi specifici sono state sequestrate 1 arma da fuoco e 27 armi da taglio, stupefacente di vario tipo tra cui cannabinoidi, cocaina, oppiacei e sostanze sintetiche il cui peso complessivo è stato superiore ai 2 kg.

Sono stati elevati 52 ordini di allontanamento di cui 47solo nella provincia di Torino e sono state avanzate 2 proposte al Questore di Torino per l’emissione dei Daspo Metropolitano.

In netto calo i delitti di varia natura denunciati in ambito ferroviario, da 647 dell’anno 2019 a 416 dell’anno corrente, con un decremento del 36% circa, in un trend favorevole registrato nell’ultimo triennio.

Di notevole impatto l’attività di contrasto ai furti di rameche si è tradotta in un recupero di oltre 3,5 tonnellate del metallo prezioso, nel sequestro di 2 impianti di granulazione e triturazione e un capannone di stoccaggio, nonché diversi cassoni metallici contenenti polvere di rame. Nell’ambito dei numerosi controlli svolti sono state elevate 108 sanzioni amministrative per un totale di 303,150 euro.

Sono state rintracciate 8 persone scomparse, di cui 5 minori che si erano allontanate dalle proprie abitazioni, da centri di accoglienza o comunità, mentre nell’ambito dell’impegno nella divulgazione nelle scuole dei principi cardine della sicurezza ferroviaria il Compartimento del Piemonte grazie al progetto ministeriale ‘Train to be cool’, ha raggiunto 311 studenti di vari istituti di scuola media inferiore e superiore di tutte le province di competenza con l’ausilio di operatori Polfer qualificati, purtroppo l’anno appena trascorso è stato condizionato dall’andamento della pandemia.

Gli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria sono riusciti ad identificare dieci componenti di una gang responsabile di diverse rapine commesse a bordo dei treni regionali sulla linea Torino – Savona.

Il modus operandi del gruppo criminale era sempre lo stesso: le giovani vittime venivano accerchiate mentre erano sedute nella carrozza e venivano minacciate con coltelli, tubi metallici o bastoni costringendole a cedere i loro valori, come denaro, gioielli ed in una occasione perfino dei capi di abbigliamento poco prima acquistati.

Le complesse indagini, svolte anche attraverso il prezioso utilizzo dei social network, hanno permesso di identificare tutti e dieci i componenti della banda, costituita da 8 soggetti magrebini e due italiani, dei quali 3 minori.

Al termine dell’indagine, sono state eseguite sei misure cautelari, di cui 4 custodie in carcere, mentre gli altri sono stati denunciati in stato di libertà.

Nel corso delle varie attività svolte, gli Agenti di Polizia hanno individuato e poi denunciato due giovani che si sono resi responsabili di un grave episodio a bordo di un treno regionale; dopo aver forzato la porta di accesso, sono riusciti ad introdursi nella cabina posteriore del treno in corsa, ponendosi ai comandi del convoglio che, fortunatamente, in quel momento erano disattivati.

Uno di loro ha poi preso l’estintore presente all’interno della cabina e, dopo averne scaricato il contenuto dal finestrino, lo ha gettato fuori dal treno, non curante del fatto che, considerata la velocità del treno in corsa, avrebbe potuto tragicamente impattare contro un altro convoglio in transito o contro gli stessi passeggeri del treno, con conseguenze fatali.

Nel mese di luglio è stato provvidenziale l’intervento degli Agenti del Settore Operativo di Torino Porta Nuova che hanno notato una donna aggirarsi in atteggiamento molesto, mentre brandiva una lama di grosse dimensioni nei confronti delle persone sia all’interno della stazione per poi dirigersi alla fermata dei trasporti pubblici vicino alla stazione. Raggiunta ha tentato più volte di colpire i poliziotti con vari fendenti all’addome e al petto, ma grazie alla prontezza degli operatori è stata disarmata e arrestata.

Piemonte “nucleare”, Cirio: “inaccettabile mancanza di confronto”

«Trovo assurdo che una scelta di questa portata sia stata assunta senza un minimo confronto con la Regione e i sindaci dei territori.

NUCLEARE: IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CIRIO SULLE 8 AREE INDIVIDUATE IDONEE IN PIEMONTE

“È inaccettabile che da Roma piovano di notte sulla testa dei cittadini piemontesi decisioni così importanti e delicate che riguardano le nostre vite»: così il presidente della Regione Alberto Cirio interviene sulla decisione del Governo di inserire il Piemonte tra le regioni in cui sono state individuate ben otto aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale.

Due aree in provincia di Torino (Caluso-Mazzè-Rondissone e Carmagnola) e sei in provincia di Alessandria (Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento, Fubine-Quargnento, Alessandria-Oviglio, Bosco Marengo-Frugarolo, Bosco Marengo-Novi Ligure, Castelnuovo Bormida-Sezzadio).

Il bollettino Covid di martedì 5 gennaio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.146nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 252dopo test antigenico), pari al 6,7 % dei 17.191 tamponi eseguiti, di cui 10.240 antigenici. Dei 1.146 nuovi casi gli asintomatici sono 531, pari al 46,3 %.

I casi sono così ripartiti: 287 screening, 645 contatti di caso, 214con indagine in corso; per ambito:   127 RSA/Strutture socio-assistenziali, 60 scolastico, 959 popolazione generale.  

Il totale dei casi positivi diventa quindi 205.335, così suddivisi su base provinciale: 18.219  Alessandria, 10.443 Asti, 7.134 Biella, 28.416 Cuneo, 16.083 Novara, 107.484 Torino, 7790 Vercelli, 7016 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1081 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1669sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono  187  (+4 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.847 (+ 28 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 18.630.

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.063.557 (+ 17.191rispetto a ieri), di cui 931.312 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 8.043

Sono 55 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di  8.043 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1231 Alessandria, 506 Asti, 337 Biella, 920 Cuneo, 667 Novara, 3680 Torino, 375 Vercelli, 257 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 70 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

173.957 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 175.628 (+ 1671 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 15.148 Alessandria, 8.499 Asti, 5.999 Biella, 24.337  Cuneo, 13.895 Novara, 92.877Torino, 6.650 Vercelli, 5.994 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 913extraregione e 1316 in fase di definizione.

Operazione “Befana sicura”: Maxi sequestro di giocattoli pericolosi

 Tutela del Made in Italy e sicurezza prodotti

Sono oltre 800.000 i giocattoli potenzialmente pericolosi sequestrati dalla Guardia di Finanza di Torino prima dell’immissione in commercio.

 

Con l’approssimarsi dell’Epifania, le Fiamme Gialle hanno intensificato i controlli presso gli esercizi commerciali al fine di verificare la regolarità dei giocattoli posti in vendita ed evitare, al tempo stesso, che nelle “calze della Befana” destinate ai bambini possano finire oggetti privi dei requisiti di sicurezza.

 

In tale ambito, l’attenzione dei Finanzieri si è concentrata nei confronti di un maxi-emporio ubicato nel quartiere “Madonna di Campagna” del capoluogo piemontese, ove sono stati rinvenuti e sequestrati, oltre agli articoli destinati ai più piccoli (in particolare, statuette riportanti la Befana, pupazzi e peluche di gnomi ed angeli, vari stickers recanti personaggi della Marvel, accessori per bambole), risultati privi del marchio CE ovvero con apposizione del contrassegno contraffatto, anche accessori d’abbigliamento e migliaia di articoli per la casa che riportavano la mendace indicazione merceologica di origine italiana, nonostante risultassero prodotti in Cina e da quel paese importati, per un totale complessivo di circa 2.000.000 di pezzi.

 

Tra i beni cautelati vi sono anche macchine per il caffè tipo “Moka”, articoli per cucitura e sartoria, casalinghi, tappetini ed oggetti destinati ad uso alimentare tutti riportanti, falsamente, l’inequivocabile tricolore nazionale, così da ingannare l’ignaro acquirente.

 

Contraffazione e frode in commercio: questi gli addebiti a carico dell’imprenditore titolare dello store, un trentenne di origine asiatica, denunciato alla locale Procura della Repubblica.

 

L’intervento della Guardia di Finanza torinese s’inserisce nell’ambito delle attività di prevenzione e repressione delle condotte commerciali ingannevoli riguardanti, in particolare, la vendita di beni con false indicazioni di provenienza e la conformità dei prodotti immessi nel mercato alle normative dell’Unione europea e nazionale e agli standard di sicurezza previsti per i singoli articoli merceologici, a tutela della salute e della sicurezza, in particolar modo dei bambini, dei cittadini e del libero mercato.

Stop euro 4 Diesel, le Regioni chiedono il rinvio

Le Regioni del Bacino Padano, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, al termine di un incontro tra i presidenti Stefano Bonaccini, Attilio Fontana, Alberto Cirio e Luca Zaia, a cui hanno partecipato anche gli Assessori all’Ambiente, hanno condiviso la necessità di un rinvio fino al termine dell’emergenza Covid dello stop ai veicoli Euro 4 Diesel previsto per il prossimo 11 gennaio. La richiesta sarà avanzata nelle prossime ore al Ministero dell’Ambiente.

Le restrizioni al trasporto pubblico e alla mobilità privata e le misure di sicurezza adottate per limitare il contagio risultano incompatibili con un ulteriore intervento restrittivo sulla mobilità individuale.

Parallelamente, però, le quattro Regioni confermano il proprio massimo impegno per la riduzione delle emissioni inquinanti nell’area padana, in un’ottica di sostenibilità ambientale, attenzione alla qualità dell’aria e di tutela della salute dei cittadini.

Per questa ragione, contestualmente al rinvio delle misure di restrizione sugli autoveicoli, è stata condivisa la necessità prevedere al contempo adeguate misure compensative per la qualità dell’aria, con l’obiettivo di intervenire in modo incisivo e mirato sui fattori inquinanti legati agli impianti di riscaldamento e alle emissioni causate da attività agricole e di allevamento.

Inoltre, le Regioni del Bacino Padano ribadiscono la richiesta al Governo di lavorare con urgenza a un piano straordinario di interventi strutturali che consentano di ottemperare a quanto previsto dalla condanna della Corte di Giustizia Europea del novembre 2020 circa la qualità dell’aria nel nostro Paese, nonché di attuare le misure già previste e condivise con la Commissione Europea, nel protocollo sottoscritto a giugno 2019 al termine del Clean Air Dialogue dal Presidente del Consiglio.

Allo scopo di velocizzare il più possibile questo processo, verrà richiesto un incontro al Governo per discutere adeguate linee di finanziamento ai progetti che le quattro Regioni hanno già presentato per il piano nazionale Next Generation Eu, per un valore di 2 miliardi, e per ribadire la necessità dell’attuazione delle misure che l’esecutivo si era impegnato a mettere in campo in passato e che ad oggi non hanno ancora trovato risposta concreta.