Sull’aumento dell’Irpef il sindaco Stefano Lo Russo è intervenuto in Consiglio comunale: “E’ il primo passo di un’inversione di ciclo e il contributo di solidarietà che chiedo, scusandomi con i torinesi che verranno toccati. Servirà a migliorare i servizi e costruire una città che inverte il trend sulle spese ordinarie: prima del provvedimento il rischio era il pre-dissesto”. Il Centrodestra parla di “sinistra sanguisuga” che mette le mani nelle tasche dei torinesi proprio in un momento di crisi. Aggiunge il sindaco: “I parametri dell’accordo sono estremamente vantaggiosi per la città e credo che il sacrificio chiesto ai torinesi possa essere sostenibile: verranno toccati da questo aumento dell’aliquota Irpef il 28% dei contribuenti, il 2% dei quali sopra i 100 mila euro. Non avevo alternative che chiedere un aiuto diretto al Governo”.
Riunione in Unità di Crisi per fare il punto sulle liste d’attesa. La Regione investirà un budget di circa 50 milioni di euro per recuperare le prestazioni che i due anni di pandemia hanno rallentato, attraverso 36 milioni di euro stanziati dallo Stato e altre risorse ed economie esistenti.
I fondi verranno usati per incrementare l’offerta potenziando al massimo le prestazioni che il sistema pubblico regionale è in grado di erogare, integrandole con il supporto del sistema privato.
In quest’ottica è stato pubblicato un bando per nuovi accreditamenti di strutture private esclusivamente su alcune delle prestazioni ambulatoriali maggiormente da potenziare per ridurre le attese: allergologia, cardiologia, chirurgia vascolare, dermatologia, dietetica e nutrizione clinica, ematologia, endocrinologia, gastroenterologia-chirurgia ed endoscopia digestiva, nefrologia, neurologia, oculistica, odontoiatria, ortopedia e traumatologia, ginecologia, otorinolaringoiatria, pneumologia, radiologia diagnostica, reumatologia, recupero e rieducazione funzionale primo livello, urologia (vedi l’allegato). Il bando riguarda tutto il territorio piemontese ad eccezione della Città di Torino, per la quale è in corso di pubblicazione un apposito avviso anche in virtù delle differenti necessità esistenti.
Lunedì prossimo inoltre, per fare il punto sul tema, verrà convocata una nuova riunione con i rappresentanti dei privati.
Il cronoprogramma a cui la Giunta sta lavorando è quella di un disegno di legge da approvare in Consiglio regionale in tempi estremamente rapidi, come nel caso di “Riparti Piemonte”, in modo da dare un inquadramento normativo solido a questa misura emergenziale straordinaria, strettamente collegata alla pandemia. La sfida è riuscire ad azzerare la coda entro la metà del 2023 in modo da far ripartire al meglio le Aziende sanitarie con la normale attività. Per riuscire in questo obiettivo, superando criticità accumulate in quasi 10 anni e che la pandemia ha fortemente aggravato, il presidente della Regione Piemonte Cirio e l’assessore alla Sanità Icardi intendono mettere in campo un sistema di monitoraggio costante e serrato come quello utilizzato per la buona riuscita della campagna vaccinale. In particolare, un cruscotto di verifica settimanale dell’avanzamento nelle prestazioni e sistemi di penalità e premialità sugli obiettivi da raggiungere, in costante affiancamento e supporto alle aziende sanitarie chiamate adesso questo nuovo grande sforzo fondamentale per la sanità territoriale.
LA PRODUZIONE DOP E IGP VALE 1 MILIARDO E 300 MILIONI DI EURO, IN CRESCITA NEL 2020
Presentato il Rapporto Ismea – Qualivita, il Piemonte al 4° posto tra le regioni italiane
Assessore Marco Protopapa: “Cresce il Piemonte del vino e cibo di qualità grazie ai Consorzi di tutela e al lavoro dei produttori”
La produzione dei prodotti certificati Dop (denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) del Piemonte nel 2020, anno di inizio pandemia, segna un più 2,7%. Con un valore di 1 miliardo e 387 milioni di euro il Piemonte si colloca al 4° posto tra le regioni in Italia, dopo il Veneto al primo posto con 3,7 miliardi di euro, Emilia Romagna con 3,26 miliardi di euro e Lombardia con 2,07 miliardi. Unica regione tra queste ad essere in crescita. I dati sono riportati nel XIX Rapporto Ismea-Qualivita, pubblicato al link https://www.qualivita.it/osservatorio/rapporto-ismea-qualivita/
Sono in totale 82 i prodotti cibo e vino piemontesi Dop e Igp con oltre 12.800 operatori dell’intera filiera: nel dettaglio il food genera 361 milioni di euro dove il Gorgonzola Dop, la Nocciola Piemonte Igp e la Toma Piemontese risultano tra i principali prodotti in crescita nel 2020; la produzione del vino è di 1 miliardo e 27 milioni con Asti, Gavie Monferrato tra i vini in crescita.
Anche nella classifica delle province italiane, emerge il Piemonte con Cuneo che si piazza al 4° posto con 755 milioni di euro di valore sulla produzione certificata.
“Cresce il Piemonte del vino e cibo di qualità certificati grazie ai Consorzi di tutela e al lavoro dei produttori – dichiara l’assessore all’agricoltura e cibo della Regione Piemonte, Marco Protopapa – Nonostante le difficoltà che il comparto agroalimentare e vitivinicolo ha dovuto affrontare nel primo anno della pandemia, a partire dalla crisi economica con la chiusura delle attività Horeca e il blocco dell’export, e nonostante i danni alle produzioni causate dal cambiamento climatico, il Piemonte presenta una grande offerta di prodotti di qualità, a garanzia del consumatore e soprattutto un punto di forza per imporci sui mercati. Come Regione Piemonte prosegue l’impegno a sostegno dei Consorzi di tutela e delle associazioni di produttori attraverso l’assegnazione dei fondi europei, con la misura OCM Vino per la promozione sui mercati dei Paesi terzi; con le misure del Programma di sviluppo rurale per le attività di promozione nel mercato interno alla UE, per la valorizzazione delle produzioni piemontesi rientranti nei regimi di qualità”.
I prodotti agroalimentari e vitivinicolo di qualità del Piemonte si trovano sul portale della Regione Piemonte PiemonteAgriQualità http://www.piemonteagri.it/qualita/it/
Si sono concluse le operazioni di messa in sicurezza del tratto di via Pietro Micca interessato da una fuga di gas che ieri ha comportato la chiusura al traffico tra piazza Castello e via XX Settembre, e l’evacuazione di alcuni stabili a scopo precauzionale per lo svolgimento delle operazioni a cura dei tecnici e dei Vigili del Fuoco.
I residenti evacuati (ad esclusione dello stabile di via Pietro Micca 1) hanno potuto fare rientro nelle proprie abitazioni dal pomeriggio di oggi, a seguito del ripristino delle utenze di energia elettrica che erano state disattivate nell’isolato coinvolto. Continua invece ad essere sospesa l’erogazione di gas.
Proseguono le verifiche sulle concentrazioni di gas nell’area che sono ormai su valori molto bassi; per il ripristino della viabilità bisognerà attendere l’esito di ulteriori accertamenti e il completo ripristino della pavimentazione stradale.
Accesso diretto ai vaccini per la terza dose
Tutti coloro che hanno maturato 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale primario (doppia dose o monodose nel caso di chi ha ricevuto J&J) da lunedì 14 febbraio, potranno recarsi ad accesso diretto presso uno degli hub vaccinali del territorio piemontese per ricevere la terza dose o “booster”.
L’accesso sarà possibile sia per chi non ha ancora la data di convocazione, a condizione che abbia già maturato il periodo necessario, sia per chi ha già un appuntamento e desidera anticiparlo.
La Regione Piemonte in ogni caso manderà a tutti un sms di convocazione con una proposta di data. Chi non si presenterà riceverà un nuovo sms di promemoria con convocazione un mese prima della scadenza del proprio Green pass.
E’ morto il 68enne di Ivrea disperso da ieri sul Mombarone, sul versante di Settimo Vittone.
Il corpo senza vita è stato scoperto in mattinata dal soccorso alpino e dai vigili del fuoco. Era nella zona dove e’ scomparso il segnale Gps dal suo telefonino. L’uomo sarebbe precipitato dal sentiero. A dare l’allarme ieri era stata sua moglie.
(Foto archivio)
Il presidente Cirio: “L’idrogeno è uno dei nostri progetti bandiera sul Pnrr, puntiamo a esserne una delle capitali internazionali”
L’assessore Marnati: “Una grande opportunità e una grande sfida per l’attuazione di concrete politiche di sviluppo di questo nuovo vettore energetico pulito”
Il Piemonte accelera sull’idrogeno ed entra, prima regione italiana, nell’associazione Hydrogen Europe, la principale organizzazione europea, con sede a Bruxelles, che raggruppa le più importanti aziende europee ma anche gli attori pubblici intenzionati a muoversi verso una vera transizione ecologica.
«L’idrogeno è uno dei nostri progetti bandiera sul Pnrr – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – Puntiamo a esserne una delle capitali internazionali».
«Con questo atto, deliberato dalla Giunta – commenta l’assessore regionale alla Ricerca e Innovazione Matteo Marnati – il Piemonte conferma il suo ruolo di primo piano nel panorama nazionale ed internazionale di sviluppo della tecnologia dell’idrogeno sia per contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del sistema energetico, industriale e dei trasporti al 2050, sia per sostenere le filiere industriali e i punti di forza presenti sul nostro territorio. Il Piemonte è una regione con un potenziale straordinario e rappresenta, in questo settore tecnologico, la regione italiana con l’offerta più completa di spazi, dotazioni ed intelligence a servizio delle imprese nazionali, oltre ad essere un territorio di eccellenza di livello europeo».
«Entrare a far parte di Hydrogen Europe, al momento come unica regione italiana e al fianco dei più importanti player industriali europei – aggiunge Marnati – rappresenta per noi una grande opportunità e una grande sfida per l’attuazione di concrete politiche di sviluppo di questa tecnologia, finalizzata alla sostenibilità ambientale ma che contempo permetterà di creare opportunità per lo sviluppo imprenditoriale e occupazionale del nostro territorio».
Regione Piemonte da tempo sta lavorando su questo tema ed è tra le poche regioni in Italia ad aver costruito e sostenuto la creazione di una filiera idrogeno che ha consentito di creare e consolidare un sistema di ricerca e innovazione connesso alle reti europee e un sistema di imprese attive nel campo dell’idrogeno.
«L’adesione a Hydrogen Europe – conclude l’assessore – è un ulteriore tassello del percorso già avviato in Piemonte con l’adesione al gruppo “Idrogeno”, attivato nell’ambito dell’iniziativa per la Macroregione alpina Eusalp e al partenariato “European Hydrogen Valleys. Abbiamo inoltre aderito all’avviso pubblico con il quale il Ministero per la Transizione Ecologica ha avviato, nell’ambito del PNRR, un’iniziativa di sostegno agli investimenti per la produzione di idrogeno verde nelle aree industriali dismesse e stiamo effettuando una mappatura delle aree potenzialmente idonee».
SE SONO OVER40, 7 VOLTE MAGGIORE DI MORTALITÀ
Nell’ultima settimana dal 5 – 11 febbraio, che in questa quarta ondata dalle stime degli epidemiologi della Regione Piemonte vede il progredire della fase discendente della curva del contagio, i casi positivi sono stati lo 0.5% tra gli oltre 3,6 milioni di vaccinati con il ciclo primario completo (con la doppia dose o il monodose nel caso di chi ha ricevuto Johnson&Johnson) o immunizzati naturalmente perché contagiati da meno di 6 mesi. Una percentuale cinque volte più alta pari al 2.4% tra coloro che non si sono ancora vaccinati o che solo di recente hanno fatto la prima dose (580 mila persone sull’intera popolazione piemontese con più di 5 anni d’età attualmente vaccinabile).
I ricoveri in terapia intensiva sono stati 10.5 su 100 mila tra i non vaccinati e 1.1 su 100 mila tra i vaccinati o guariti da meno di 6 mesi.
La mortalità nell’ultima settimana ha riguardato persone con più di 40 anni e i decessi sono stati 15.0 su 100 mila tra i non vaccinati over40 contro 2.1 su 100 mila tra quelli vaccinati o guariti.
Significa che i non vaccinati hanno un rischio circa 10 volte più grande di finire in terapia intensiva e circa 7 volte maggiore, dopo i 40 anni, di morire a causa del Covid.
DARANNO VITA A 48 CASE E 15 OSPEDALI DI COMUNITÀ
E 23 CENTRALI OPERATIVE TERRITORIALI
Interventi anche di ammodernamento tecnologico e antisismico. Il presidente Cirio e l’assessore Icardi: «Oggi nasce la medicina territoriale in Piemonte: dal 2014 non si investiva su nuovi posti letto»
La Giunta regionale ha approvato il piano di potenziamento del sistema sanitario attraverso le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e altri finanziamenti.
Per Torino e la sua Area Metropolitana l’investimento complessivo è di oltre 205 milioni di euro, che serviranno per 48 Case di comunità (per un totale di 72 milioni di euro), 15 Ospedali di comunità (37,5 milioni di euro) e 23 Centrali operative territoriali (per un totale di 2,3 milioni di euro), a cui si aggiungono per l’ammodernamento tecnologico circa 37 milioni e altri 57 milioni per l’adeguamento sismico ( dettaglio nella tabella allegata ).
Al di fuori del piano, verranno anche riservati mille metri quadrati per una Casa di comunità all’interno del Maria Adelaide di Torino, dove l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario del Piemonte (Edisu) e i competenti assessorati stanno mettendo a punto un progetto per la realizzazione di uno Studentato.
Fanno parte del piano che ricade nella competenza dell’Asl To4 anche la casa e l’ospedale di comunità di Crescentino nel Vercellese e in quella dell’Asl To5 la casa di comunità di Castelnuovo don Bosco nell’Astigiano.
Nello specifico degli investimenti, proprio per rendere il più possibile diffusa la rete delle nuove strutture di prossimità, la Regione ha rimediato ai tagli operati dal Governo centrale trovando risorse alternative per finanziare la realizzazione delle 5 Case di comunità rimaste escluse dal Pnrr (2 a Torino in via Pellico e via Ferinelli, 1 a Oulx, 1 a Crescentino e 1 a Carignano).
«Oggi nasce la medicina territoriale in Piemonte – sottolinea il presidente della Regione Alberto Cirio –. La pandemia ha dimostrato la grave mancanza di un sistema ramificato in grado di curare i cittadini a casa propria o attraverso servizi di prossimità. Con questo enorme investimento di oltre 205 milioni di euro per Torino e la sua Area Metropolitana, ma che supera 430 milioni per tutto il Piemonte, lo potremo finalmente fare. In alcuni casi le risorse serviranno per potenziare strutture già esistenti e in altri casi per riaprirle o realizzarle ex novo. È un momento storico, perché dal 2014 i posti letto del servizio sanitario in Piemonte hanno sempre subito tagli e riduzioni, mentre oggi per la prima volta torniamo a incrementarli attivandone mille in più. Nelle prossime settimane condivideremo questa proposta con il Consiglio regionale e con i territori per arrivare al più presto all’approvazione finale del Piano e renderlo immediatamente operativo».
«Si tratta di un investimento – osserva l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi – che va a rafforzare in modo significativo l’assistenza sanitaria di prossimità, attraverso strutture intermedie come Case e Ospedali di comunità, oltre che Centrali operative territoriali, con l’obiettivo di promuovere un nuovo modello di presa in carico del paziente che garantisca il migliore rapporto di continuità assistenziale nel percorso di cura tra ospedale e territorio e viceversa».
L’obiettivo è di giungere all’approvazione definitiva del Piano entro la fine di febbraio.
«Dopo anni di tagli, la Regione torna a investire sul nostro territorio – sottolineano gli assessori regionali torinesi Maurizio Marrone, Fabrizio Ricca e Andrea Tronzano -. Veniamo da due anni di pandemia che hanno messo in evidenza le conseguenze di decenni di tagli subiti dalla sanità della nostra provincia. Oggi invece gettiamo concretamente le basi per offrire ai cittadini torinesi le migliori cure, non solo in ospedale ma anche a casa propria, dando vita a una vera medicina di territorio»
Le Case di Comunità sono strutture in cui opera un’équipe multiprofessionale di medici di famiglia, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e che può ospitare anche assistenti sociali.
L’Ospedale di Comunità è una struttura della rete territoriale a ricovero breve, destinata a pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica, intermedia tra la rete territoriale e l’ospedale (di norma dotata da 20 a massimo 40 posti letto).
La Centrale Operativa Territoriale è uno strumento organizzativo che svolge una funzione di coordinamento della presa in carico del cittadino/paziente e di raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo assistenziale nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e della rete di emergenza-urgenza.
«È importante che l’opportunità della riorganizzazione della Sanità sul territorio venga colta al meglio delle possibilità – continua Icardi –chiudendo il cerchio con i nuovi investimenti che abbiamo già messo in campo per la costruzione dei sei nuovi ospedali del Piemonte a Torino, Ivrea, Vercelli, Savigliano, Alessandria e Cuneo, insieme al cantiere già avviato del Parco della Salute e della Scienza di Torino».