POLITICA- Pagina 507

Monitoraggio sulle gare d’appalto Covid

Da Palazzo Lascaris / Gare d’appalto per l’emergenza Covid al centro della discussione odierna in Commissione Legalità, presieduta da Giorgio Bertola. In particolare, i consiglieri regionali hanno concordato di procedere in conformità con l’ordine del giorno dello scorso 7 aprile (primo firmatario Diego Sarno, Pd), che l’Assemblea ha votato all’Unanimità: prevede la “realizzazione di un monitoraggio delle gare d’appalto e delle spese della Regione Piemonte e degli enti strumentali ad essa collegati, effettuate con carattere d’urgenza”.

Un lavoro congiunto della Commissione Legalità e della Giunta regionale, quindi, per il quale oggi sono state messe le basi. Sarno stesso ha insistito sulla opportunità di acquisire consulenti esterni che possano valutare le procedure adottate, mentre Marco Grimaldi (Luv) ha proposto di partire con un’audizione di Antonio Rinaudo, responsabile Area Legale dell’Unità di Crisi della Regione.

È intervenuto anche Sean Sacco (M5s), sottolineando come spesso gli appalti delle Asl siano di difficile comprensione e quindi l’assoluta necessità di approfondimenti per queste procedure d’urgenza.

Valter Marin (Lega) ha ricordato la sua esperienza nel Cda di Torino 2006 e il sistema di trasparenza e verifica preventivo, adottato per i Giochi. “Potremmo partire da quella base, che ha dato buoni risultati”, ha chiarito.

Favorevole a quest’azione di trasparenza amministrativa si è detto anche Domenico Rossi (Pd), che nel giorno in cui si ricorda Pio La Torre, ha posto l’accento sull’attenzione all’utilizzo dei beni confiscati alle mafie.

In conclusione, il presidente Bertola ha riassunto i prossimi passi della Commissione: “Contattare il Dottor Rinaudo e Scr. Chiederemo la presenza di un componente di Giunta nella prossima seduta, per avviare il confronto. E soprattutto, chiediamo tutti i documenti e i dati necessari per il monitoraggio degli appalti, prima della prossima Commissione ”. Al di là del tema Covid-19, verrà anche organizzata un’audizione dell’Associazione legalità organizzata.

Lavori pubblici? Qui ci vuole il modello Genova

Riceviamo da Uncem e pubblichiamo / La legge sui lavori pubblici attuale è troppo complessa per i piccoli e medi interventi tipici dei Comuni. Fissa rigide procedure che non si preoccupano della qualità dei lavori ma solo di ostacolare una presunta corruzione generalizzata delle stazioni appaltanti. Non lascia alcuna autonomia gestionale e responsabilità tecnica al direttore lavori e al Rup, che sono trattati come meri esecutori di procedure. Uncem, in una nota delle scorse ore a Governo e Parlamento, è chiarissima. 

Se il Ponte di Genova ricostruito è il “cantiere dell’Italia che sa rialzarsi”, modello per gli interventi pubblici, replicabile nelle regole e nelle modalità che hanno portato alla realizzazione, Uncem propone al Governo e al Parlamento alcuni elementi di semplificazione e modifica della normativa per gli appalti e per i lavori pubblici che sarebbero molto utili in questa fase e successivamente, a conclusione dell’emergenza. Lo scrive il Presidente Uncem Marco Bussone in una lettera trasmessa al Presidente Conte, alla Ministra De Micheli, al Ministro della Pubblica Amministrazione Dadone, al Sottosegretario agli Interni Achille Variati, ai Parlamentari. “Semplificazione e sburocratizzazione? Fondamentali e urgenti, da vent’anni – evidenzia Bussone – adesso, con questa emergenza sanitaria, non vi è altro tempo disponibile. Se Genova e il Ponte sul Polcevera ricostruiti sono un modello, lo siano fino in fondo. Per tutti. Norme chiare per un nuovo patto con gli Enti locali. Tutti”.

Di seguito, le proposte Uncem:

1) Controlli in fase di affidamento
Sono troppi. Ogni stazione appaltante ha una lista di verifiche che è tenuta a fare autonomamente sull’operatore economico vincitore (casellario giudiziario, carichi pendenti, tribunale fallimentare, white list Prefettura, DURC, regolarità Agenzia Entrate, ANAC annotazioni riservate, ANAC casellario, Antimafia BDNA, Camerale). Tanto varrebbe avere una anagrafe centralizzata, una ditta o è dentro o è fuori. Così vi sarebbe un solo controllo da fare.
2) Procedure di affidamento: troppe, cervellotiche, senza garantiscono la scelta migliore
Nessun buon padre di famiglia affiderebbe un lavoro a casa propria con il codice dei contratti. Il codice sembra garantire solo la “rotazione”, la “pubblicità” e il rispetto di rigide procedure, dove il funzionario è un mero esecutore (salvo i lavori sotto 40.000 euro).
Oggi abbiamo queste soglie con i corrispondenti procedimenti minimi: 40.000 = affidamento diretto; 150.000 = affidamento diretto con tre preventivi (c.d. “semplificata”); 350.000 = negoziata con 10 operatori (anche sorteggiati); 1.000.000 = negoziata con 15 operatori; 5.350.000 = procedura aperta.  Può avere senso una rotazione sui vincitori di gara, ma perché costringere alla rotazione degli operatori economici che hanno solo partecipato ad una gara senza vincerla?
Quindi Uncem propone di eliminare la rotazione degli inviti. Semplificare le soglie per i lavori (es. 100.000 – 300.000 – 1.000.000). Togliere il sorteggio dalle negoziate, lasciando libera scelta negli inviti. Soprattutto nelle piccole e medie realtà le stazioni appaltanti sanno se un certo operatore economico lavora bene o male, i funzionari dei vari Enti si scambiano tra loro tali informazioni, tantopiù a livello sovracomunale all’interno di Unioni montane di Comuni o di Comuni montani che gestiscono in forma associata la stazione appaltante. Una stazione appaltante deve avere il diritto non di invitare operatori economici che lavorano male o creano problemi, nell’interesse della comunità. Non si tratta di favorire presunti amici ma di favorire la qualità dei lavori e per una buona gestione dei soldi dei contribuenti.
3) Le varianti: rappresentano una necessità ma sono state rese quasi impossibili dall’art. 106
Sulle varianti (modifiche al contratto) l’approccio burocratico ha colpito duro, rendendole praticamente irrealizzabili come se fossero il peccato capitale dei lavori pubblici, con vincoli rigidissimi, obbligo di comunicazioni ad Anac, obbligo di formalità di riapprovazione…  Tuttavia chiunque abbia progettato e diretto lavori pubblici sa che arrivare in fondo a un lavoro senza qualche aggiustamento è praticamente impossibile. Vero è che ci sono stati casi di cattiva progettazione; ma è anche vero che non si può gestire un cantiere senza dare alla Direzione Lavori una autonomia operativa. Per come è scritto il Codice, il direttore lavori sarebbe quasi superfluo, dato che è tutto normato e regolato da liste di adempimenti che si basano sul falso presupposto che un progetto sia perfetto ed omni-comprensivo.
La proposta è di riscrivere ex novo l’art. 106 prevedendo una procedura semplificata per varianti e aggiunte ai lavori e una super-semplificata per la vecchia “variata distribuzione di spesa”.
4) Tempi della burocrazia e tempi dei cantieri
Oggi i funzionari sono inchiodati in ufficio a seguire le carte, tanto varrebbe nominare negli uffici lavori pubblici avvocati e non ingegneri. Essi per non incorrere in pericolose sanzioni debbono rincorrere comunicazioni, protocolli, cavilli, banche dati (altro punto dolente! SmartCIG, Simog, BDAP…) e non hanno tempo di seguire i lavori. La verità è che se le opere sono importanti i funzionari devono avere il tempo di seguire i cantieri. Si potrebbe dire che più le procedure sono rigorose, peggio vengono le opere.
L’impianto normativo collide con la gestione di un cantiere. Quando una impresa inizia un lavoro non è giusto doverla fermare a ogni minimo intoppo in attesa dei tempi burocratici che servono per sistemare comunicazioni, modifiche, perché non è giusto accollarle dei costi parassiti legati all’inefficienza della pubblica amministrazione. Le stazioni appaltanti cercano con il buon senso di contemperare l’esigenza dell’operatore economico di essere produttivo con gli obblighi burocratici calati dall’alto. La proposta è quindi di semplificare tutto l’impianto dell’art. 107, permettendo alla direzione lavori di adottare la dovuta flessibilità gestionale.
5) La questione scottante dei subappalti, da limitare
La visione “mercatistica” europea dice di lasciare la massima libertà al subappalto, ma questo comporta dei problemi. Esempio, il buon padre di famiglia per un dato lavoro chiama il muratore X, con l’attuale norma non potrebbe rifiutare di trovarsi in casa il manovale Y in subappalto. Il paradosso è che nel mondo dei lavori pubblici esistono imprese con qualifica illimitata che gestiscono commesse da decine di milioni di euro con solo geometri e capisquadra, senza operai propri subappaltando tutto il resto.
Sarebbe molto sensato lasciare alla stazione appaltante la scelta sui limiti del subappalto, non solo in termini di percentuale ma proprio di quale lavoro sia subappaltabile e quale no. Un funzionario conosce benissimo quali sono le lavorazioni specialistiche per le quali è opportuno lasciare la facoltà di subappalto. Il criterio principe dovrebbe essere questo: se una impresa non è in grado di fare un certo lavoro, non partecipa. Oggi ovviamente non è così, qualunque operatore economico partecipa a qualsiasi gara sperando di prenderla e poi subappalta il più possibile a soggetti più piccoli e con minor potere contrattuale.
Tutti questi aspetti semplificano e vanno nella direzione di responsabilizzare i funzionari delle stazioni appaltanti, nella gestione efficace ed efficiente del lavoro, liberandoli da procedure sclerotiche: scelta degli invitati, flessibilità di gestione di tempi e modifiche, riduzione dei subappalti al minimo desiderato per la specifica opera.
E Uncem aggiunge:
 
6) Un Lavoro Pubblico è diverso da un Servizio o da una Fornitura, ma non per il Codice
Anche qui la visione burocratico-procedurale ha forzato l’accorpamento di mondi diversi, applicando le stesse regole alla costruzione di una piazza, alla fornitura di mascherine e al servizio di pulizia.
Mentre un lavoro pubblico richiede delle specifiche competenze tecniche, una generica fornitura o un servizio non tecnico possono essere anche seguiti da un funzionario amministrativo.
Potrebbe essere lasciato in vigore il codice dei contratti per le forniture e i servizi generici, prevedendo a parte norme specifiche per i lavori, i servizi di manutenzione e i servizi tecnici (progettazione e direzione lavori, con soglie ben più basse).
È importante capire che una manutenzione non può essere assoggettata agli stessi livelli di progettazione di un’opera pubblica: per gestire una buona manutenzione non serve un progetto, può bastare un capitolato tecnico ed un elenco prezzi.
7) Una buona occasione per eliminare una assurdità della Sicurezza sui Cantieri
Il D.Lgs. 81/2008 è altra norma infarcita di cavilli. Essa contiene in particolare un punto unanimemente riconosciuto come assurdo e illogico, ma mai corretto. Detto punto prevede che il Coordinamento per la Sicurezza debba essere eseguito ovunque lavori più di una impresa, anche se in tempi diversi! Che senso ha “coordinare” un idraulico che va a montare sanitari laddove i muratori se ne sono già andati? Un elettricista che va a cablare dei cavidotti già posati da una ditta di scavi?
Il senso è solo di aumento dei costi e dei tempi burocratici (infatti oggi bisogna: – nominare un coordinatore; – preparare un piano di coordinamento; – farlo girare per consultare tutti i soggetti; – farlo sottoscrivere; – ricevere i piani operativi  – notificare il cantiere alla Asl- non essendovi in realtà niente da coordinare).
Quindi cancellare dal D.Lgs. 81/2008, art. 90, c. 3 e 4, le parole “anche non contemporanea”; inserire un nuovo comma 5-bis che stabilisca che “le disposizioni di cui i precedenti commi 3 e 4 non si applicano per cantieri in cui la presenza di più imprese esecutrice non sia contemporanea”.

Salizzoni: “Io nella task force? Grazie ma decide il Pd”

Ringrazio chi mi ha proposto di entrare a far parte della task force guidata da Ferruccio Fazio.

Sono convinto che la Fase 2 che ci attende sia estremamente complicata e le decisioni che verranno assunte necessitino di un grande sforzo di compattezza istituzionale.

Come già fatto fino ad oggi, non farò mai mancare le mie proposte e il mio contributo indipendentemente dalla partecipazione al lavoro della task force. Pur apprezzando la volontà di volermi coinvolgere, e nutrendo personale stima nei confronti dei componenti la task force, la decisione finale non può prescindere dal confronto con il gruppo consiliare regionale del Pd e con la forza politica con la quale sono stato eletto a maggio, tenendo conto che il mio attuale ruolo istituzionale e politico di vice Presidente di minoranza del Consiglio regionale del Piemonte non è compatibile con un impegno diretto nella task force.

Mauro Salizzoni – vice Presidente Consiglio regionale del Piemonte

Ruffino e Napoli (Fi): “Il Piemonte riapra!”

Dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio mi aspetto il coraggio e la chiarezza mancati al presidente del Consiglio. Vietare il consumo di cibo take away o ritardare la riapertura di bar, parrucchieri, ristoranti, centri estetici significa amplificare i danni già terribili subiti dal tessuto economico e sociale della nostra Regione.

La prudenza invocata dal presidente Cirio è giusta, ma per praticarla è sufficiente attenersi ai consiglio del virologo Bassetti, primario del San Martino di Genova: indossare la mascherina e i guanti in ogni occasione pubblica, lavarsi spesso le mani, rispettare la distanza sociale e ogni locale pubblico deve attrezzarsi con il dispenser e sapone igienizzante. Poche e chiare regole alle quali i cittadini si sono abituati in questi due mesi. Bene farebbe il presidente Cirio ad ascoltare l’appello dei rappresentanti della piccola e media impresa, per capire il fiato grosso in cui si trovano molte aziende. Ritardare la riapertura, oltre ai problemi sanitari, significa piegare le ginocchia alla ripresa economica.

Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino, parlamentari di Forza Italia

Gallo – Rossi (Pd), un Ordine del Giorno a sostegno dei Comuni

 Moratoria per i debiti relativi a finanziamenti regionali

“Un Ordine del Giorno per chiedere alla Giunta di estendere ai Comuni la sospensione dei prestiti concessi con il concorso di risorse regionali alle imprese piemontesi”. Questo il contenuto del documento presentato dai Consiglieri Regionali Raffaele Gallo e Domenico Rossi.

“Una proposta avanzata con lo stesso spirito del dell’accordo stipulato tra ABI, ANCI e UPI a livello nazionale” spiega il vice capogruppo Raffaele Gallo. “Un contributo di idee – prosegue – rivolto all’amministrazione regionale andando oltre gli schieramenti politici e pensando concretamente alla cosiddetta “Fase 2” per scongiurare una possibile crisi sociale ed economica”.

“Il provvedimento vuole andare incontro ai Sindaci che negli anni scorsi hanno ricevuto finanziamenti da parte della Regione, anche per investimenti, ma che ora sono in difficoltà a causa del posticipo dei tributi dei cittadini verso i Comuni” aggiunge Rossi.

“Serve allargare quanto previsto verso le imprese con la delibera di Giunta 26-1108 del 6 marzo scorso, verso le amministrazioni che hanno avuto accesso a contributi derivanti da bandi regionali” concludono i consiglieri.

Report, Fazio e Salizzoni: scontro tra Lega e Pd

Polemica in Consiglio regionale del Piemonte a proposito di un ordine del giorno presentato dal capogruppo di Liberi, Uguali e Verdi, Marco Grimaldi, che chiedeva alla Regione di non querelare la trasmissione “Report” 

Per il  capogruppo della Lega, Alberto Preioni è  “irricevibile” l’ordine del giorno, perché la trasmissione Rai ha anche mostrato delle fake news “nello specifico in merito al bar dell’ospedale di Alessandria”, rivendicando il fatto che l’assessore alla Sanità Icardi “ha fatto miracoli, in una sanità che abbiamo ereditato dal centrosinistra dopo che non ha fatto che tagliare in nome della matrigna Europa. Ci siamo trovati con un numero di terapie intensive trai i più bassi in Italia, lasciato dal centro sinistra, che abbiamo più che raddoppiato. I laboratori analisi che ci avete lasciato erano due e oggi sono più di 20, con cui arriveremo a processare 10mila tamponi al giorno. Quindi il nostro assessore ha fatto miracoli: nessun piemontese non ha avuto le cure necessarie e abbiamo curato anche ammalati da fuori regione. Abbiamo fatto di tutto e di più. Avevamo una sanità in grave difficoltà, grazie ai vostri tagli. Quindi rimandiamo al mittente le speculazioni e lo sciacallaggio”, ha detto il leghista Preioni che ha definito  inoltre quella di Mauro Salizzoni, vicepresidente del Consiglio regionale, come “una scandalosa partecipazione di un consigliere regionale a Che tempo che fa del ‘compagno’ Fabio Fazio, che senza nessun contraddittorio ha fatto una becera propaganda politica contro la Regione Piemonte”.

A stretto giro di posta la replica del capogruppo dem a Palazzo Lascaris: 

“Sono profondamente indignato per le parole che il Presidente del Gruppo della Lega in Consiglio regionale ha utilizzato nei confronti del professor Mauro Salizzoni, definendo la sua partecipazione di natura tecnico-professionale alla trasmissione di Fazio “Che Tempo che fa” una “becera propaganda politica”, espressione lesiva della storia, della professionalità e della grande serietà di uno dei massimi chirurghi della nostra epoca, un uomo, un medico che ha messo se stesso e le proprie capacità al servizio degli altri e che si è sempre distinto per il suo rigore morale e per il grande rispetto nei confronti di tutti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.

“Preioni chieda scusa – prosegue Ravetti – e si renda conto di quanto la frase da lui pronunciata leda i rapporti istituzionali tra gli esponenti di forze politiche diverse, rapporti che devono essere sempre improntati al rispetto e alla correttezza. Se il Presidente del Gruppo della Lega non ha compreso di aver commesso un grave errore, rivolgendo accuse assurde che denigrano l’intelligenza e la storia di un uomo come Mauro Salizzoni, siano i suoi colleghi della Lega a farglielo capire. Questo è il tempo della ricostruzione. E’ il tempo di ripartire tutti insieme e di farlo responsabilmente, non il tempo di abbandonarsi alle polemiche sterili e offensive che sviliscono chi le fa e che non servono ai piemontesi che aspettano risposte dalla politica”.

Troppa incertezza nella fase 1 e mezzo

Ogni giorno ce n’è una nuova. Ora tocca al fenomeno dell’abbandono delle mascherine usate per strada. Il solito disprezzo per gli altri unito alla totale inciviltà. Vero, c’è sempre stato e sempre ci sarà. Alla memoria un video dove un motociclista raccoglie l’ immondizia buttata da automobilisti. Inseguendoli li ferma rovesciando in auto cosa loro avevano buttato

Le loro facce sono eloquentemente basite. Ed ad ognuno di noi capita quotidianamente di vedere chi sporca, che dà la solita risposta quando viene ripreso : fatevi gli affari vostri (l’espressione è molto, ma molto più colorita) . Un atteggiamento ancor più grave di prima, comunque. Un atteggiamento che contribuisce in negativo all’attuale smarrimento di un intero popolo. Un popolo alla ricerca di certezze più che di rassicurazioni.

Certezze non date da Conte Presidente del Consiglio. Deboluccio nell’ analisi e soprattutto nel modo in cui ha parlato. In alcuni passaggi al limite della balbuzie che, notoriamente non è convincente e rincuorante. Sembrava che neanche lui fosse convinto di quello che diceva. Magari  sarebbe sufficiente per un alto funzionario comunale. Non sicuramente per il Presidente del Consiglio. Si naviga a vista, vero. Ma almeno una vaga idea di dove vogliamo andare ci dovrebbe essere. Sapendo ad esempio che l’ iva non si può abrogare per far – parzialmente – tornare i conti teorici dei traballanti bilanci dello Stato. E’ una fuga in avanti di chi non conosce la realtà . Qui in Piemonte la patata bollente è in mano a Cirio. Suo nuovo nemico la burocrazia , speriamo che vinca questa non nuova battaglia. Sempre Cirio ora volge lo sguardo al Veneto, constatato il fallimento del Modello Lombardia. Persino Molinari proconsole salviniano ammette che qualche errore è stato fatto dall’ amministrazione leghista piemontese. Il principale errore è  che ci sono  troppi leghisti in giunta. Appunto, capibile un anno fa con l’ onda lunga salviniana, ma oggi le cose sono cambiate. Scelta ora alle corde. Ed il consiglio che diamo al nostro Governatore e di imbarcare medici come Salizzoni. Sarebbe fondamentale per superare divisioni politiche nocive. Mi sa, ma sbaglierò, che il salvinismo sta tramontando e ci dovrebbe essere concordia e competenza: il più delle volte, la sola fedeltà politica non basta. Anzi ,come in questo caso è controproducente. Dopo mesi di indugio Cirio sceglie di scegliere Marrone al posto del dimissionario Rosso ancora in carcere. L’ assessorato era di Fratelli d’Italia e rimane di Fratelli d Italia. Altro stop ai leghisti. Tra le altre cose chi conosce Marrone ne tesse le lodi sulla sua competenza amministrativa. Saremmo molto contenti di un passo in avanti di una giunta, almeno ad oggi decisamente zoppicante. Comunque fase 2 aperta o  come già molti la definiscono fase 1, 5.  Fiat Mirafiori riapre con 250 operai. Magari è di buon auspicio. Vorremmo essere ottimisti e speranzosi, ma il virus dello scetticismo si è inoculato. Con una  considerazione finale: c’ è un filo che lega l’ inciviltà di chi butta per strada i rifiuti ed una certa approssimazione di una classe dirigente generale. Sicuramente i problemi sembrano insuperabili, ma pare che i nostri politici facciano di tutto per non risolverli. I nostri fino ad un certo punto . Tutte le nazioni europee sulla riapertura navigano a vista e gli States sono oramai stati travolti. Verrebbe voglia di dire: non ci resta che piangere. Fermarsi non è possibile ed andare avanti è doveroso, sapendo che tutto ciò che possiamo fare lo dobbiamo fare. Questo è il nostro dovere.

Patrizio Tosetto

“Impedire ai fedeli di partecipare alla Santa Messa non è più accettabile”

Il significato della vita vale quanto la vita stessa: questa decisione è incompatibile con la libertà di culto e con l’autonomia della Chiesa.

Cibo da asporto e attività fisica sì; Eucaristia no: riassunto brutale ma realistico di quanto permette e non permette il più recente DPCM. Anche la partecipazione ai funerali sarà, di fatto, negata ai più e consentita soltanto a una ristretta cerchia di parenti stretti e strettissimi.

Mi oppongo con forza ai principi che, pur implicitamente, stanno alla base di queste decisioni, che mettono esplicitamente in discussione l’autonomia della Chiesa e la libertà di culto. Il significato della vita non vale meno della vita stessa. È inaccettabile sacrificare il primo pur con l’intento di preservare la seconda. La Chiesa ha il diritto di riprendere la propria azione pastorale, i fedeli hanno il diritto di tornare a partecipare alla Santa Messa e ad accostarsi ai Sacramenti. Tutti noi dovremmo essere grati per quanto fatto dalla Chiesa, a favore dei più poveri e delle persone in difficoltà, in queste settimane di emergenza: Istituzioni per prime. È vero, come è stato detto, che questa decisione nega l’accesso alle sorgenti spirituali di quella Fede dalla quale tale impegno è nato e nasce. Urge un protocollo per garantire ai fedeli di tutte le confessioni la partecipazione alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza. Ipotizzare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie è assolutamente fattibile: dunque si faccia.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati in Sala Rossa e a Palazzo Lascaris.

Edicole, Scanderebech: “Reinventare i chioschi”

Si è svolta  una commissione consiliare sul tema delle edicole. La  consigliera comunale Federica Scanderebech commenta:

“Il tema delle edicole e dei chioschi dismessi è molto sentito da diverse categorie anche di costruttori e architetti, infatti, se il Comune riuscisse a prevedere in deroga attività diverse, ogni volta che un’edicola/chiosco viene abbandonata potrebbe ampiamente rivivere reinventata e dando vivacità alla zona. E non dobbiamo pensare che le edicole attive possano essere aiutate solo col progetto di stampa dei certificati anagrafici, bisognerebbe avere vedute ben più ampie”.

Aggiunge Scanderebech: “Nell’anno 2016 la consistenza delle edicole attive ammontava a 430. A novembre risultavano attive 343 edicole di cui 100 sono collocate su suolo pubblico (chioschi). Risulterebbe pertanto che negli ultimi tre anni abbiano cessato l’attività 87 edicole. In particolare nel corso del 2019, risulterebbe la chiusura di 52 edicole (considerando le richieste di cessazione dell’attività ed i provvedimenti di decadenza); di queste 13 sono chioschi.”

Conclude la consigliera: “Mai come in questi giorni di emergenza e lockdown abbiamo capito l’importanza di presidi attivi sul territorio che le medesime possono apportare, un ragionamento serio con gli uffici dei Tributi, Commercio e Arredo Urbano andrebbe davvero finalmente svolto”.

E’ Maurizio Marrone il nuovo assessore di Cirio

Il  governatore  Alberto Cirio ha nominato  Maurizio Marrone,  capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, assessore alla semplificazione e agli affari legali

Le deleghe appartenevano a Roberto Rosso, da prima dello scorso Natale in carcere accusato per voto di scambio politico mafioso.

Strategica la delega alla semplificazione, in particolare in questa fase di emergenza nella quale diventa determinante ridurre gli impedimenti burocratici.

Nel dettaglio le deleghe conferite sono: Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione, Cooperazione internazionale e Post olimpico.

“L’ingresso di Maurizio Marrone in Giunta è un tassello importante per supportare l’operato della nostra squadra di governo – spiega il presidente Cirio – E lo è più che mai in questo momento, perché la lotta alla burocrazia rappresenta uno degli strumenti strategici per affrontare la grave crisi che stiamo vivendo. La sua competenza e la lunga esperienza di amministratore, nonostante la giovane età, saranno preziose per il difficile lavoro che stiamo portando avanti”.

Nato a Milano il 12 maggio 1982, Maurizio Marrone è laureato in Giurisprudenza e dottore di ricerca in Diritto pubblico. Ha svolto l’attività professionale presso studi legali, aziende e organismi di vigilanza. Dal 2010 al 2013 è stato consigliere d’amministrazione di Ires Piemonte. Dal 2006 al 2011 è stato consigliere presso la IV Circoscrizione di Torino e dal 2011 al 2016 consigliere comunale di Torino. Dal 2014 al 2017 è stato eletto per la prima volta in Consiglio regionale, dove è stato confermato per la seconda volta nelle elezioni del 2019.

“Il mio primo pensiero nell’accogliere questo incarico di responsabilità va ai tanti, troppi cittadini, che stanno vivendo la profonda difficoltà di questa emergenza e meritano risposte concrete dalle Istituzioni – sottolinea l’assessore Marrone -. Metteremo in campo misure concrete contro ogni forma di inutile burocrazia, per la ripartenza economica del nostro Piemonte, che vogliamo diventi un esempio virtuoso di semplificazione dei procedimenti amministrativi per tutte le aziende intenzionate ad investire sul territorio: lo dobbiamo agli imprenditori che resistono coraggiosamente, ma anche a tutti quei cittadini, a partire dai meno garantiti, che rischiano di essere lasciati indietro in questa crisi sociale. Presterò, infine, tutta l’attenzione necessaria a rinsaldare i rapporti tra Giunta e Consiglio Regionale, comprese le minoranze che dimostrano senso di responsabilità e meritano il giusto coinvolgimento nelle decisioni dell’ente. Darò il massimo per meritare la fiducia che il presidente Cirio ha voluto riporre in me, insieme ai vertici del mio partito”.