POLITICA- Pagina 493

Le opposizioni alla Giunta regionale: “Rispondano a noi sul dramma delle Rsa”

Coronavirus, conferenza stampa della Regione. PD, LUV, Moderati, Lista Monviso: “Rispondano a noi  sulla situazione del Piemonte”

“Si può rispondere alle opposizioni, che chiedono da settimane dati aggiornati rispetto a quelli errati del 30 marzo, sconvocando le sedute di Consiglio e Commissioni e convocando una conferenza stampa? Vista l’irritualità di tutto ciò, anche se certamente non siamo soliti suggerire ai giornalisti ciò che dovrebbero dire, ci tocca chiedere loro di porre le domande che le opposizioni avrebbero rivolto alla maggioranza nelle sedi istituzionali: a che punto è lo screening sui piemontesi?

Perché a inizio crisi Cirio e Icardi hanno giustificato i pochi tamponi col rispetto rigoroso delle indicazioni dell’ISS e ora li attribuiscono alla scarsità di laboratori analisi? Quali sono i dati aggiornati sui pazienti positivi nelle Rsa, rispetto a quelli errati comunicati il 6 aprile e risalenti al 30 marzo? Quanti sono i tamponi effettuati nelle Rsa? Quanti medici, operatori e pazienti infettati ci sono? Quante sono le morti per Covid nelle Rsa? A che punto sono i tamponi sul personale medico (inclusi i medici di famiglia) e sui più esposti? Che cosa è accaduto con la delibera approvata, non pubblicata, poi modificata, per ospitare pazienti positivi nelle RSA? Perché si è perso tempo a cercare di portare in RSA ammalati di Covid anziché verificare la riapertura ad hoc di padiglioni di ospedali abbandonati?”- così le forze di opposizione del centrosinistra (PD, LUV, Moderati, Lista Monviso) intervengono sulla conferenza stampa virtuale – con la presenza degli Assessori Icardi e Caucino – convocata dall’Unità di Crisi della Regione per oggi alle 17, allo scopo di fare il punto sulla situazione nelle Residenze socio-assistenziali del Piemonte.

“Ma le domande non sono finite” – proseguono i Capigruppo (Ravetti, Grimaldi, Magliano e Giaccone) e i segretari delle opposizioni – “per quale ragione il Piemonte non ha coordinato gli acquisti di dispositivi di protezione individuale e perché non ha prevenuto la carenza di reagenti e personale dei laboratori di analisi? È stato attuato e come il ‘piano hotel’ annunciato tre settimane fa da Icardi, per collocare i dimessi dagli ospedali negli alberghi? Si sono individuate strutture per la quarantena dei pazienti positivi in luoghi diversi dalle case o dai reparti Covid? Chi si occupa in Piemonte degli approvvigionamenti per chi è in quarantena e non ha famiglia in Piemonte? Perché i ritardi nella realizzazione delle USCA? Perché i medici di base sono stati lasciati soli? E ancora, si comincia a parlare di riaperture, ma i lavoratori entrati in contatto con pazienti positivi che presentano sintomi sono stati sottoposti a tamponi anche per rientrare in servizio?”

“La maggioranza” – concludono le opposizioni – “attraverso il Capogruppo della Lega Preioni riempie i giornali con critiche verso i medici e la sanità piemontese: hanno attaccato anche noi da quando, oltre un mese fa, abbiamo chiesto più tamponi e uno screening a tappeto nelle case di riposo. Ma ora la situazione drammatica nelle RSA è davanti agli occhi di tutti. Non è compito delle opposizioni sostituirsi al ruolo delle autorità competenti e degli inquirenti, tanto meno trovare i responsabili di eventuali reati, ma certamente non è compito di chi governa quello di addossare le colpe ad altri o negare i dati”.

Coronavirus, Ravetti (Pd): “Dissenso sulla gestione politica”

“Vi dico questo: avremmo dovuto ottenere parte della documentazione sulle attività svolte nelle RSA del Piemonte a tutela degli ospiti e dei lavoratori. Abbiamo bisogno di relazioni, elaborazioni di dati, cronoprogramma degli interventi, è una documentazione necessaria per svolgere un’analisi in vista della Commissione Sanità, in un primo momento programmata per oggi, ma che è stata rinviata a venerdì 17.

Per oggi invece, lo scopro ora, è stata convocata una conferenza stampa per presentare quei dati e quelle relazioni.

Qual è la vera ragione che ha convinto la Lega e il Presidente a rinviare la Commissione?

E’ una modalità per evitare il potenziale conflitto tra le nostre analisi e le loro? Mi sbaglio?

Voi sapete che ho fatto il possibile per dare forza all’Istituzione regionale, privilegiando la via del confronto con la Giunta. L’ho fatto perché in gioco non c’era qualche percentuale di voti in più per il mio Partito, ma la vita delle persone. E quando la posta in palio è così alta si deve avere la consapevolezza che lo spazio va occupato per affrontare insieme i problemi.

Prendo atto che sin dal principio, e ancor più ora che viviamo la fase più difficile della crisi, questo confronto è stato evocato più volte da alcuni e in qualche circostanza è stato abbozzato, ma nei fatti in generale non è mai stato attivato.

E’ chiaro che in queste ore non è arrivato un segnale di svolta e nemmeno un convinto cambio di passo da parte della Giunta regionale. Anzi, oggi, mi trovo di fronte a un ulteriore elemento negativo che va ad aggiungersi a tantissimi altri.

Per questo manifesto apertamente il mio dissenso sulla gestione politica della crisi. Una gestione fatta in solitudine e troppo spesso in conflitto con i protagonisti che più di altri hanno combattuto “a mani nude” il covid-19”.

 

Domenico Ravetti, capogruppo Pd Regione

Rifondazione: “Commissariare la sanità regionale”

“Fermiamo incompetenze e irresponsabilità. Commissariare la sanità lombarda e piemontese”

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione di Antonello Patta e Ezio Locatelli, rispettivamente segretario regionale Lombardia e segretario provinciale di Torino di Rifondazione Comunista, componenti della direzione nazionale Prc-Se:  

“Ormai la misura è colma in Lombardia e in Piemonte, le giunte politiche che hanno avuto la responsabilità istituzionale e  giuridica di gestire la sanità regionale hanno toccato il fondo per gli errori commessi nella gestione della emergenza COVID 19. La denuncia drammatica e lucida dell’Ordine del medici di Medicina Generale, che non sono una covo di bolscevichi, li mette tutti in fila con assoluta precisione:

  • La mancata chiusura del pronto soccorso di Alzano e la mancata zona rossa in Val Seriana
  • La ospedalizzazione spinta senza corridoi sanitari specifici, che ha trasformato gli ospedali da luoghi di cura a luoghi di contagio
  • L’abbandono totale della rete dei medici di base, che avrebbero potuto e dovuto fermare la prima ondata del contagio; non sono stati allertati e da soli hanno fronteggiato un contagio virulento.
  • L’abbandono delle RSA senza indicazioni e materiale di protezione e la folle decisione di occuparne i posti vuoti con convalescenti da COVID 19,
  • Il sistema dei tamponi fatti con criteri inaccettabili (neppure agli ospedalieri con sintomi e a molti malati gravi a casa)
  • L’assoluto ritardo nelle forniture del materiale necessario.
  • La beffa dell’ospedale alla fiera di Milano che da 400 posti in terapia intensiva si è ridotto a ospitarne 20, con personale strappato in altri ospedali, solo per dimostrare che “il privato è efficiente”. Hanno dimostrato il contrario, ma hanno sperperato miliardi e tolto risorse agli ospedali pubblici.

Il risultato di questi errori, su di una sanità pubblica già stressata da tagli e sottodimensionata nel personale, è pagato dai cittadini e dalle cittadine: più morti, più sofferenze, più contagi imboccando un tunnel che sembra senza fine. I numeri dei deceduti anche quelli ufficiali sono tremendi . Il “caso Lombardia e Piemonte “ sono esempio negativo e motivo di indagine sul perché questi territori ricchi e di “ eccellenza “ non abbiano saputo contenere questa epidemia .  E poiché Fontana e Cirio non mostrano la consapevolezza del disastro, vanno avanti ciecamente senza trarre le conclusioni logiche, bisogna reagire. La Caporetto bellica ha avuto come conseguenza la destituzione dei generali responsabili di quella sconfitta, stessa cosa deve essere fatta per la gestione pericolosa dell’emergenza sanitaria.

Che venga commissariata la sanità in Lombardia e in Piemonte

L’emergenza coronavirus andrà avanti ancora per molto tempo. Salviamo le vite dei lombardi e dei piemontesi”.

“Buoni taxi, quadro desolante”

 “Un terzo è inutilizzato e le liste d’attesa sono inchiodate”

Inconcepibile che, a fronte di un certo numero di revoche (67 in media ogni anno dal 2017 al 2019), le liste d’attesa (970 cittadini) non “scorrano” in proporzione; inaccettabile richiedere a persone con disabilità permanenti di certificare periodicamente il loro diritto ai buoni: si identifichino procedure per evitarlo. Il 30% di inutilizzo è una percentuale monstre. Negli ultimi dodici mesi di consiliatura, l’Amministrazione provi a razionalizzare: poniamo rimedio a questo scempio.

Buoni taxi, il quadro che emerge è desolante. Le risposte fornite a verbale dalla Giunta in risposta alla mia interpellanza sul tema oggi discussa in Consiglio Comunale lo confermano. Due elementi su tutti: il 30% di inutilizzo è una percentuale enorme e preoccupante; il fatto che, nonostante diverse decine di revoche ogni anno, le liste d’attesa non “scorrano” di un equivalente numero di richiedenti è incomprensibile e non accettabile.

Con questi fondi a bilancio non possiamo permetterci un’aliquota di inutilizzo dei buoni che arriva a sfiorare un terzo del totale. Ci sono casi di disabilità permanente: smettiamo di chiedere a queste persone di fare revisioni mediche dal momento che, a meno di miracoli, certe situazioni non cambiano. Si applichino piuttosto procedure per evitare di “rivedere” queste persone.

Numeri. 
I buoni effettivamente usufruiti sono stati 32mila nel 2016, 29mila nel 2017 e nel 2018, 25mila nel 2019. Il totale è 1.030 beneficiari, divisi in varie categorie. Gli utenti sono 786. I cittadini in lista di attesa sono 970 (158 in priorità). Nel 2017 sono stati revocati o cancellati 68 permessi, 88 nel 2018, 46 nel 2019. Nel 2019 sono stati utilizzati 58mila buoni.

Siamo arrivati a dodici mesi dalle prossime elezioni amministrative. Sappiamo bene come vanno le cose: è proprio in questi ultimi mesi, di solito, che le Giunte si “ricordano” della disabilità. “Magia” dell’approssimarsi delle elezioni. Bene: sappia l’Amministrazione Cinque Stelle che il lavoro da fare è molto.

Urge una riorganizzazione e una razionalizzazione dell’intero sistema: mettiamo al più presto fine a questo scempio.

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Stecco (Lega): “Riconoscenti ai medici”

Il Presidente della Commissione Sanità della Regione: “In prima linea nella lotta al coronavirus. Lavoriamo assieme per riformulare una sanità migliore”

“I medici di famiglia sono stati e saranno sempre la prima linea, sia nell’emergenza che nella normalità, avendo un ruolo insostituibile di raccordo tra i cittadini e le famiglie, e tutto il sistema sanitario regionale. I medici di medicina generale si sono dimostrati uno dei cardini fondamentali della lotta al coronavirus, e lo dimostra sia il fatto che hanno pagato anche loro un prezzo salato in termini di contagi e di morti come purtroppo anche medici, infermieri, tecnici ospedalieri, sia il fatto che sempre da loro sono giunte molte proposte migliorative recepite durante quest’emergenza. Su di loro si baserà la ricostruzione di una sanità territoriale piu’ efficiente, che si aggiunge al grande lavoro da fare con tutte le categorie per una sanità ospedaliera che tenga conto di quanto ci è successo con la pandemia oltre che dei problemi pregressi non risolti . Dobbiamo farlo però mettendo da parte le polemiche, con la massima capacità di dialogo e di comprensione reciproca, lavorando tutti assieme con Regione, Consiglio Regionale, Commissione Sanità, tutti gli Ordini Professionali con un unico scopo : far ripartire la sanità piemontese imparando dalle sue fragilità per renderla piu’ forte, facendo leva sui suoi punti di forza per puntare sempre di piu’ all’eccellenza, nell’interesse primario dei nostri cittadini e pazienti”.

Alessandro Stecco

Acerbo-Locatelli(Prc-Se): “Cuba esempio di solidarietà, criminale blocco USA”

Rifondazione Comunista da’ il benvenuto al nuovo contingente di medici cubani arrivato in Piemonte.

Cuba continua a essere un esempio di solidarietà e internazionalismo, valori che hanno caratterizzato sempre la rivoluzione cubana.

Confidiamo che si allarghi tra le forze politiche e nell’opinione pubblica la consapevolezza del carattere criminale del blocco che gli USA hanno inasprito nonostante la pandemia.

 L’amministrazione Trump sta cercando di impedire in tutti i modi che Cuba e Venezuela possano assistere i propri cittadini.

 Ricordiamo che il blocco USA è illegale ed è stato condannato dall’assemblea dell’Onu da molti anni e costa al popolo cubano enormi sacrifici.

 

 Maurizio Acerbo, segretario nazionale

Ezio Locatelli, segretario federazione di Torino

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Ruffino (Fi): “Il Governo acceleri la Fase 2”

Il provvedimento del governo per assicurare liquidità alle imprese è un’autentica beffa per migliaia di piccoli e medi imprenditori.

Nessuna impresa vedrà un euro prima di due o tre mesi, cioè quando probabilmente molte di loro avranno chiuso per fallimento e licenziato i dipendenti. Il governo ha messo il muro della burocrazia fra le proprie decisioni e i loro effetti concreti. Ad allungare i tempi c’è poi l’attesa delle autorizzazioni europee, necessarie per un Paese che non ha margini fiscali per agire autonomamente.

È l’insieme di queste circostanze che carica il dibattito sulla riapertura di una drammaticità che non ha altrove. Le cronache ci informano che domani riaprono molte attività in Spagna, Paese come il nostro senza grandi margini di spesa pubblica. Il governo Conte ha tragicamente sbagliato i tempi: se non arriva liquidità nelle casse delle imprese, l’Italia dovrà accelerare la riapertura con gravi rischi sanitari. Se non accelera la fase-2 migliaia di imprese saranno destinate al fallimento. E sarà il fallimento del governo.

on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia

Verdi: “Controlli improvvisati a Grugliasco”

Verdi – Europa Verde Grugliasco

Riceviamo e pubblichiamo / L’emergenza Covid-19 che stiamo vivendo in questo periodo storico, ci ha trovati impreparati e sta creando enormi disagi sia dal punto di vista economico che sociale. La giunta comunale del Comune di Grugliasco, dopo diverse segnalazioni della presenza massiccia di persone in strada, ha deciso di attivare un “controllo di comunità”. Cosa prevede quest’ultima?

Nulla di stratosferico. Una task force composta da “semplici cittadini” delle associazioni di volontariato, coordinata dalla Polizia Locale e dalla Protezione Civile, che andranno qua e là per la città a controllare chi non rispetta i divieti imposti dal governo e del possesso dell’ autocertificazione, per contenere il coronavirus, nel periodo pasquale.
Come Verdi-Europa Verde Grugliasco, ci poniamo delle domande che sicuramente  si porranno anche i cittadini.
1. coloro che faranno parte della squadra, con quale  tutela da parte delle istituzioni territoriali  possono andare per le strade a controllare altri cittadini?
2. Con quale ruolo possono avere il diritto-dovere di controllare chi non rispetta le regole  e come  possono farlo?
3. Siamo sicuri che queste persone non fanno parte di quel “segmento” dei cittadini che è asintomatico? Hanno fatto o faranno un tampone per capire se, prima di operare, possono contagiare chi controlleranno? Con il rischio di essere a loro volta contagiati
4. Non sarebbe più corretto chiedere al ‘Prefetto’ maggiori risorse economiche e umane (come i carabinieri, l’esercito) per scovare i furbetti?
5-Non sarebbe più opportuno un richiamo alla responsabilizzazione di tutti cittadini che non escano di casa e siano custodi delle norme presenti comunicando eventuali anomalie alle autorità preposte.

Non è la prima volta che la giunta grugliaschese intraprende “strade alternative” senza tenere in conto i possibili rischi e l’importanza delle competenze.
Ad inizio marzo, quando il COVID-19 aveva fatto i primi contagi e le scuole erano state chiuse per rischio contagio, il primo cittadino di Grugliasco Roberto Montà, aveva dichiarato  che voleva “raggruppare” i bambini nei parchi pubblici, per poter svolgere le lezioni scolastiche. Solo qualche giorno dopo la sua idea è naufragata per via delle regole più stringenti in materia di contenimento del contagio.

Sappiamo bene che la situazione è complessa ma la soluzione  ottimale  è chiedere un intervento del prefetto e non ai cittadini comuni  senza una precisa tutela.
Come partito Verde, ci riserveremo di scrivere al prefetto per chiedere maggiori chiarimenti in merito alla questione. 

Ripensare il regionalismo in tempi di pandemia?

Nel corso di più di due mesi di stato di emergenza in conseguenza della diffusione del coronavirus si è sviluppato un ampio dibattito sui provvedimenti adottati dallo Stato e dai governi sub-nazionali, a cominciare dalle Regioni, per il controllo dell’epidemia (poi diventata pandemia).

In particolare, è emersa una posizione che ritiene che la gestione della crisi abbia messo in luce una articolazione dei poteri tra centro e periferia inadeguata, in quanto impedisce una guida unitaria a fronte di troppe differenziazioni degli interventi regionali (non solo nella sanità), rendendo necessaria in futuro oltre a una ricostruzione economica anche una sorta di “ricostruzione istituzionale” del Paese.
Una valutazione di quel tipo può comportare una sostanziale riconfigurazione delle relazioni tra livelli di governo riportando allo Stato le funzioni in materia di tutela della salute che risultano centralizzate in gran parte dei sistemi decentrati. Si auspica anche l’introduzione nell’ordinamento costituzionale di una clausola di supremazia in favore dello Stato (presente nella riforma costituzionale bocciata dal referendum del 2016) che garantirebbe sempre una regia unitaria delle principali politiche pubbliche.
Tutto questo vorrebbe dire ripensare profondamente il modello regionale italiano sulla scia di un evento eccezionale proprio al compimento del suo cinquantesimo compleanno, quando erano preannunciate numerose iniziative di approfondimento e riflessione da parte di studiosi, amministratori e operatori. Non solo, ma ciò avviene dopo due anni di accesi dibattiti e scontri sulle prospettive del regionalismo differenziato, che finalmente sembravano arrivare a qualche proposta condivisa e coerente con il nostro ordinamento.

Vi è il rischio che invece di una proficua riflessione su cinquant’anni di regionalismo si inneschi una critica distruttiva del Titolo V della Costituzione invocando un riaccentramento delle competenze ora attribuite alle Regioni. Non è nello spazio di una nota come questa che si può affrontare una tematica così complessa. Può però essere utile qualche sintetica considerazione, che possa sollecitare lo sviluppo di una dibattito più approfondito e di tipo interdisciplinare rispetto ad una questione così rilevante come il decentramento regionale nel nostro Paese.

 

Da un punto di vista giuridico Valerio Onida ha recentemente evidenziato che lo Stato dispone di sufficienti competenze derivanti sia dalla Costituzione sia dalla legislazione ordinaria (fin dalla legge n. 833/78), che consentono un adeguato coordinamento delle Regioni nonché la possibilità di sostituirsi ad esse. A maggiore ragione questo avviene nei confronti degli enti locali. Bisogna inoltre ricordare come la distinzione tra competenze concorrenti ed esclusive sia sempre molto labile a fronte delle complessità e intersettorialità delle principali politiche pubbliche, che consentono sempre interventi centrali in nome delle cosiddette competenze trasversali.

 

È curioso che si critichi la differenziazione dei provvedimenti regionali quando gli studiosi del federalismo sanno bene che uno dei vantaggi del decentramento è proprio quello di permettere di adattare meglio le politiche alle specificità dei diversi territori e alle differenti preferenze delle popolazioni. Da questo punto di vista si possono giustificare provvedimenti più restrittivi in alcune Regioni, così come si è riconosciuto che possa avvenire con la legislazione ambientale. Ugualmente gli interventi regionali possono sperimentare soluzioni innovative (laboratory federalism), come sembra sia avvenuto negli studi epidemiologici sui tamponi in Veneto.

Restano certo tutti i problemi legati alle esternalità reciproche tra Regioni (specie nel caso di epidemie), così come alle necessità di regolamentazione unitaria, che devono essere opportunamente assicurate con il coordinamento statale e/o la negoziazione diretta tra i soggetti locali.

Le implicazioni di policy che derivano dai punti precedenti portano a concentrarsi su una priorità, quella di fare funzionare bene le “istituzioni della cooperazione”, ovvero gli organismi misti tra Stato, Regioni ed autonomie locali. Negli ultimi venti anni è all’interno del “sistema delle Conferenze” che si sono dispiegate le principali politiche pubbliche, al di là dell’assetto formale delle competenze. Ciò è avvenuto anche nel settore della salute, con risultati spesso positivi per la definizione di una regolamentazione amministrativa unitaria (ad esempio con i Patti per la Salute), anche se a volte eccessivamente laboriosi.

Va ricordato che anche laddove erano previste funzioni esclusive dello Stato, come per la definizione dei LEA (livelli essenziali di assistenza), questo ha scelto con legge ordinaria di determinarli con intese nella Conferenza Stato-Regioni. L’esperienza del passato e quella in corso per la gestione della epidemia potranno ben suggerire aggiustamenti nel loro funzionamento, anche con specifici interventi legislativi, più praticabili di nuove riforme costituzionali difficili da ipotizzare nel breve periodo.

Sono solo spunti che si pongono l’obiettivo di ragionare in maniera equilibrata sul decentramento, sapendo che storicamente i periodi di crisi economica e sociale, come quelli che abbiamo passato dopo la crisi del 2008 e quello che si annuncia in futuro, non solo nel nostro Paese, tendono, se non adeguatamente gestiti, a favorire un eccessivo accentramento dei poteri.

Stefano Piperno
Centro Studi sul Federalismo

Locatelli (Prc-Se): “Esposto sui troppi contagi e decessi nelle Rsa”

“Nei prossimi giorni, come Rifondazione Comunista, presenteremo un esposto alla Magistratura in ordine alle responsabilità politiche e gestionali per i troppi contagi e i troppi decessi nelle Rsa piemontesi da Covid 19” dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se di Torino.

“Non si tratta – continua Locatelli –  soltanto di accertare le responsabilità connesse a singole situazioni di palese negligenza per le quali le Procure hanno già avviato indagini esplorative. Vanno accertate le implicazioni pesanti connesse alle scelte della Giunta regionale piemontese per quanto riguarda l’autorizzazione delle Asl al trasferimento di malati Covid19 in Rsa al fine di alleggerire la pressione nelle corsie degli ospedali e anche per quanto riguarda l’assunzione di personale non sanitario per l’assistenza dei pazienti anziani. Scelte, come detto da più parti, superficiali, raffazzonate in rotta di collisione con la tutela delle salute della popolazione anziana. La diffusione del contagio e la falcidia di vite umane nelle Rsa non può essere ascritta solo alla fragilità degli anziani ma al trattamento vergognoso riservato a una fascia di popolazione che dovrebbe essere oggetto di protezione e cure particolari. Vogliamo verità e giustizia. Le parole di Alberto Cirio che pensa di cavarsela parlando di difficoltà dovute a carenze organizzative derivanti dall’operato di giunte precedenti indignano. Nessuno nega che ci siano queste carenze derivanti soprattutto dai tagli alla sanità pubblica ma intanto Cirio cominci a rispondere del proprio operato”.