Se l’Italia piange Torino non ride
Giorgetti è stato sconfitto. Sul Mef se ne riparla a settembre. Perso un anno e la situazione è disperata e disperante. Mandare a casa Mario Draghi è stata la stupidità del secolo, ma come diceva la mia mamma: piangere sul latte versato è inutile. E poi la “borgatara” di Garbatella è incriticabile. Quando le parte l’embolo ritorna ad essere “briosa” come un tempo. Gli italiani ci hanno votato, voi opposizione muti. I bene informati sostengono che sia prigioniera dei suoi vecchi e sodali amici. Possibile. Sul fronte Ucraino Putin è decisamente in difficoltà. Non riesce a fermare il Pazzo della Wagner che ottiene l’immunità dopo il tentato golpe. Ed intanto continuano a morire come mosche soprattutto i civili che nulla possono. Sull ‘ immigrazione nulla di nuovo se non l’aumento degli sbarchi. Unica a star peggio dell’Italia è la nostra Città. Ora, addirittura la Juventus cambierà padrone. Magari …forse finita la guerra…oligarchi russi o più probabilmente qualche multinazionale cinese. Le altre “cose” di Torino languono con i ministri piemontesi fanno finta di non conoscere Torino ed il Piemonte.
Vero, aumentano produzione ed esportazioni, ma lo si deve al libero mercato ed alla bontà dei nostri prodotti. In altre parole la politica e i politici dove non toccano il boccino fanno l’unica cosa giusta.
Mala tempora currunt? Direi proprio di sì e diffidate di chi dice che tutto è sotto controllo. Sicuramente mente sapendo di mentire.
PATRIZIO TOSETTO
Che al Piemonte serva un piano straordinario di assunzioni lo diciamo da inizio legislatura. E lo chiediamo con ancora più forza dopo la pandemia da Covid. Il problema, però, è per la Giunta Cirio siamo rimasti sempre agli annunci.
A giugno 2022 Cirio prometteva 1137 nuove assunzioni, stabilizzando oss e infermieri.
Un vero peccato che il 2022 si sia chiuso poi (dati forniti dalle aziende sanitarie) con un saldo negativo del personale sanitario regionale pari a 1003 unità. Dati confermati dai sindacati, che han parlato pochi mesi fa, in una conferenza stampa unitaria, di un risparmio di 50 milioni di euro sulla pelle dei piemontesi.
Con l’estate torna il tempo delle promesse, e dopo la manifestazione di fine maggio occorre rilanciare ancora di più. Quest’anno dunque la promessa di Cirio vale 2000 assunzioni.
Ci auguriamo col cuore che diventino realtà, ma è il caso di sottolineare che non coprirebbero neanche le diminuzioni di personale di 2021 e 2022 ( -1154 e -1003 unità di personale). La Giunta Cirio ha garantito il turnover solo nel 2019 ed è questo il problema vero del nostro sistema sanitario e che fa sì che il Piemonte sia secondo solo alla Sardegna per rinunce alle cure da parte dei cittadini. Perché tornare ad assumere solo a ridosso delle elezioni?
In ogni caso a fine 2023, come sempre, saremo pronti a verificare i numeri. Ma già in autunno chiederemo una verifica puntuale in Commissione sanità.
Nell’accordo si parla anche di reinternalizzazioni, obiettivo che condividiamo. Solo poche settimane fa Icardi respingeva la possibilità di reinternalizzare un servizio, nevralgico, come il Cup Regionale, i cui dipendenti sono costretti a contratti part time e a precariato costante. E se partissimo da questo servizio, visto che a breve è prevista la nuova gara?
E intanto ci chiediamo: quante ne prometterà Cirio l’anno prossimo?
Daniele Valle
Vicepresidente del Consiglio Regionale
Domenico Rossi
Segretario PD Piemonte e consigliere regionale PD
Con l’iniziativa di “Tempi nuovi-Popolari uniti” che si terrà a Roma venerdì 14 luglio parte,
finalmente, il processo di ricomposizione politica, culturale ed organizzativa dell’area popolare e
cattolico sociale nel nostro paese. Un processo che, purtroppo, da troppo tempo è fermo ai nastri
di partenza e che ha contribuito a ridurre la stessa cultura popolare a giocare un ruolo puramente
marginale nella politica italiana. E, di conseguenza, nei partiti e negli stessi schieramenti politici.
Certo, nel frattempo non sono mancate le novità politiche. E, per fermarsi solo agli ultimi mesi, si
tratta di novità anche profonde e destinate, comunque sia, ad incidere in profondità negli stessi
equilibri della politica italiana. Perchè se è vero, com’è vero, che ci troviamo di fronte ad una
ricomposizione del campo delle sinistre – quella radicale e massimalista della Schlein, quella
populista e “per caso” di Conte e di Grillo e quella ideologica ed estremista di Fratoianni e Bonelli
– è pur vero che anche nel campo della destra registriamo una forte novità rispetto al passato. E
cioè, rispetto alla geografia politica del centro destra prima del voto del 25 settembre scorso.
Anche se, su questo versante, non possiamo sottovalutare o ridimensionare la cultura di governo
e la tendenza a spostarsi sempre più al Centro manifestato in questi ultimi tempi dalla Premier
Giorgia Meloni.
Al riguardo, è di tutta evidenza che, di fronte alla difficoltà di riorganizzare un’area centrale e
centrista nel nostro paese dopo il fallimento dell’ex terzo polo, la spinta che può arrivare da un
filone di pensiero e da una cultura che storicamente hanno giocato un ruolo importante e decisivo
nelle dinamiche politiche del nostro paese su questo versante, non può che essere un fatto
positivo e forse anche incoraggiante. E questo per la semplice ragione che la presenza dei
cattolici democratici e popolari nei partiti e nei rispettivi schieramenti è oggi del tutto pleonastica
per non dire ornamentale. Cioè politicamente e culturalmente sterile ed improduttiva. Ma una
cultura come quella del cattolicesimo popolare e sociale, per la storia concreta che ha avuto nella
nostra vicenda democratica, non può ridursi ad avere un ruolo puramente ancillare. Una sorta,
cioè, di presenza testimoniale e del tutto personale nel campo della destra e una banale riedizione
dei “cattolici indipendenti” nel campo della sinistra. Ruoli che, come ovvio, sono del tutto estranei
ed esterni alla grande, nobile e qualificata storia dei cattolici impegnati in politica.
E, pur senza assecondare alcuna regressione nostalgica, è indubbio che la ricomposizione
politica ed organizzativa dell’area Popolare, seppur nel rigoroso rispetto del pluralismo che
attraversa anche questo mondo, può rappresentare un sussulto di maggior responsabilità e di
protagonismo di questo filone di pensiero.
E la manifestazione di venerdì 14 luglio a Roma, promossa dall’Associazione “Tempi NuoviPopolari Uniti”
e coordinata da Beppe Fioroni, può rappresentare quindi un primo passo per ridare
slancio, vigore e vivacità ad un pensiero politico che, malgrado tutto, ha conservato una
straordinaria modernità ed attualità nella cittadella politica italiana. Una iniziativa aperta a tutti,
come ovvio, per la semplice ragione che inizia un processo costituente per favorire una libera e
disinteressata ricomposizione di quest’area culturale.
Giorgio Merlo
Grazie al nostro lavoro abbiamo salvaguardato la parità di genere, tutelato il centro-sinistra e i territori più piccoli
Approvata la nuova legge elettorale del Piemonte
Il Consiglio regionale, presieduto da Stefano Allasia e alla presenza del presidente di Giunta Alberto Cirio, con 31 sì, 10 astenuti, 2 contrari, ha infatti votato favorevolmente la Pdl 237 “Norme per l’elezione del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale”.
Il primo firmatario Michele Mosca (Lega) ha riassunto i punti salienti del provvedimento, anche alla luce delle modifiche operate in Aula, con il contributo delle opposizioni.
L’articolo 8 disciplina la supplenza dei consiglieri assessori, apportando la prima novità di rilievo poiché sancisce l’incompatibilità tra le funzioni di assessore e quelle di consigliere, determinando la sospensione dalle funzioni di consigliere per il periodo in cui si svolgono quelle di assessore.
Il 10 disciplina il sistema elettorale: 40 seggi sono attribuiti con sistema proporzionale in liste circoscrizionali concorrenti e 10 invece con sistema maggioritario sulla base di liste regionali abbinate al candidato Presidente.
Il premio di maggioranza determina che alla coalizione vincente vada almeno il 55% dei seggi, ovvero 28, in caso di vittoria con una percentuale inferiore al 45% dei voti validi; almeno il 60% dei seggi, cioè 30, in caso di vittoria uguale o superiore al 45% e inferiore o uguale al 60% dei voti validi; infine almeno il 64% dei seggi, quindi 32, in caso di vittoria con percentuale uguale o superiore al 60% dei voti validi.
Le circoscrizioni elettorali risultano immutate rispetto alle attuali. L’articolo 13 individua le soglie di sbarramento: coalizioni almeno al 5% dei voti validi e le liste che singolarmente abbiano conseguito un risultato superiore al 3%.
L’articolo 14 norma la parità di genere, altra importante novità del testo, stabilendo che nessuno dei 2 sessi, sia nelle liste circoscrizionali sia in quelle regionali, possa essere rappresentato in misura superiore al 60% dei candidati tenendo inoltre conto dell’alternanza fin dove possibile. Viene introdotta la preferenza di genere permettendo all’elettore di esprimere fino a 2 preferenze, con annullamento della seconda in caso di preferenze per candidati dello stesso sesso.
Le lista regionali (listini) sono composte da 10 candidati oltreché da un numero variabile di candidati supplenti (da 2 a 4) che entrano a farne parte solo in caso di eventuale esclusione di uno dei 10 indicati.
L’articolo 19 norma la presentazione delle liste circoscrizionali, confermando l’attuale disciplina in relazione al numero di firme dei sottoscrittori e alle modalità, aggiungendo l’esonero dalla raccolta di firme per le liste di candidati che hanno ottenuto una dichiarazione di collegamento con un consigliere appartenente al gruppo misto da almeno 2 anni.
L’articolo 20 disciplina la presentazione della candidatura a Presidente della Giunta regionale e della relativa lista regionale senza apportare significative modifiche alla legislatura vigente.
L’articolo 27, nell’assegnazione dei seggi, tiene conto del premio di maggioranza e della garanzia di rappresentanza delle minoranze; è inoltre prevista la riserva di seggio per il candidato Presidente secondo classificato.
Mosca ha affermato che “Questo è un momento storico per il Piemonte, mai prima d’ora una proposta di Legge elettorale era approdata fino alla discussione in aula, giova infatti ricordare che oggi noi non abbiamo un nostro sistema elettorale ma facciamo ancora riferimento alla norma quadro nazionale, ovvero la Legge 108 del 1968”.
Nella discussione generale sono intervenuti diversi consiglieri, ringraziando in generale gli uffici per il supporto tecnico alla stesura del testo. Paolo Ruzzola (Fi) ha sottolineato come si sia giunti alla fine a un testo per lo più condiviso, avendo accolto alcune delle sollecitazioni delle opposizioni. Raffaele Gallo (Pd) ha detto che la “prova di forza della maggioranza è fallita, costretta ad arrivare in molti casi sulle posizioni della minoranza”.
Giorgio Bertola (Ev) ha ricordato che il Piemonte aveva “bisogno di nuova legge elettorale e andava cancellata la vergogna di non avere la doppia preferenza di genere”. Anche Francesca Frediani ha sottolineato il “contributo delle opposizioni nel migliorare il testo”.
Silvana Accossato (Luv) ha dichiarato: “Continuiamo a non essere d’accordo con i supplenti, ma almeno abbiamo garantito rapporto più equilibrato tra maggioranza e minoranza”. E Mario Giaccone (Monviso) ha ritenuto “importante aver lasciato qualche garanzia ai piccoli gruppi”. Silvio Magliano (Moderati) ha lodato “il lavoro dell’opposizione e la correttezza della discussione, che il regolamento garantisce per queste scelte”. Domenico Rossi (Pd) ha chiosato che “gli emendamenti sono arrivati soltanto di fronte al muro alzato dall’opposizione”. Alberto Preioni (Lega) ha apprezzato il risultato ottenuto da “questa maggioranza a trazione leghista, per questo siamo felici di votare favorevolmente”. Paolo Bongioanni (Fdi) ha detto che questa nuova legge “garantirà maggiore rappresentatività a quella che è per territorio la seconda regione d’Italia”. Sarah Disabato (M5s) ha argomentato che “l’impianto della prima proposta avrebbe messo in discussione l’equilibrio democratico. Siamo riusciti a migliorare il testo ma restiamo contrari all’aumento dei costi”.
Ma lavora a una Sanità privata e regionalizzata.
Caro direttore,

“In Piemonte a causa della crisi dei “crediti incagliati”
Ma la Regione può avere un ruolo decisivo, convocando un tavolo di confronto con i soggetti interessati per facilitare la compravendita dei crediti.
I fatti, in breve: il blocco della monetizzazione dei crediti prevista dalla Legge 77/2020 ha, di fatto, comportato il blocco dell’intero sistema del Superbonus. Risultato: 25mila cantieri edili fermi nel solo Piemonte, migliaia di aziende a rischio di chiusura, 25mila posti di lavoro in bilico, proprietari che si trovano con gli immobili inagibili. Facciamo convintamente nostre, come Moderati, le richieste avanzate poco fa dai rappresentanti delle imprese e dei committenti auditi in Commissione: sia convocato subito un Tavolo di Confronto, con la partecipazione di piccole e grandi aziende, banche e soggetti interessati, come luogo di incontro tra domanda e offerta dei crediti. Molte delle aziende in crisi sono in questa situazione per mancanza di liquidità, a fronte di bilancio talvolta in attivo, vista l’impossibilità di incassare il dovuto. A rischio chiusura potrebbe essere una percentuale vicina al 10% delle aziende, che non incassano da mesi. L’impegno della Regione è necessario per evitare una catastrofe sociale che avrebbe costi sociali (e, per le casse regionali, economici) altissimi e, anche, per prevenire il moltiplicarsi delle cause e delle controversie.
Silvio Magliano Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.
Iannò: “Ogni mattina uno sporcaccione si alza”
L’interpellanza sull’Ecocentro di via Salgari
“Ogni mattina uno sporcaccione si alza e sa che dovrà correre il più lontano possibile per depositare l’immondizia. E’ l’inizio di una triste storia che si ripete tutti i giorni in via Salgari di fronte all’Ecocentro. Il centro per la raccolta differenziata a due passi da piazza Sofia è diventato quotidianamente una discarica a cielo aperto. Ogni giorno ci sono montagne di rifiuti abbandonate nottetempo di vario genere. Qualche giorno fa è stato segnalato un camion che ha scaricato numerosi serramenti, che diligentemente gli operatori Amiat hanno dovuto portare via. Una situazione ingestibile che dovrebbe essere presa seriamente in considerazione, visto che la zona deve fare i conti con altre situazioni di degrado. Non basterebbe forse installare un paio di telecamere all’ingresso dell’Ecocentro per scoraggiare gli sporcaccioni di turno? Con poca spesa massima resa!”
Giuseppe Iannò Torino Libero Pensiero