POLITICA- Pagina 176

Perché su Bardonecchia titoli dei giornali sempre esagerati?

Caro Direttore,
Bardonecchia per me è un amore sbocciato nella maturità e pertanto più solido e motivato . Non ho mai capito perché per i giornali torinesi che andavano per la maggiore sia sempre stata trattata con poco entusiasmo se non con atteggiamento prevenuto rispetto a altre località vicine . Capisco gli interessi economici di qualche famiglia ma a Bardo senti parlare il vero dialetto torinese perché per i Torinesi è la seconda casa Montana per definizione come Alassio per il mare.
Così stamane i titoli dei giornali e delle TV davano la sensazione che , quella che viene definita la perla delle Alpi (anche per la sua forma sul territorio) , sia andata distrutta o cancellata. Bastava rivederla oggi ed è tutta un’altra cosa. Ripulita dai volontari , lavate le strade dalla polvere , il danno si concentra nella zona della Betulla , della Polizia , del distributore e degli ultimi tre ponti.
Bardonecchia non ha perso il suo fascino, ha perso tre denti ma è tutto aggiustabile certo con l’intervento di Stato e Regione perché i tre ponti debbono essere assolutamente rivisti , rialzati , affinché non capiti più che un evento alluvionale come quello dell’altra sera trovi sulla sua strada tappi pericolosissimi.
Non ci sono state vittime e questo è stato un miracolo frutto sicuramente di S. Ippolito ,il martire Cristiano patrono di Bardonecchia e di cui proprio domenica mattina si era celebrato l’anniversario con quella che io definisco la più bella tra le Messe di Mintagna del nostro arco alpino, grazie a un Parroco benemeritò , Don Franco Tonda.
Mi complimento con la Sindaca , il suo staff, la Protezione civile efficientissima, i tanti membri delle forze dell’ordine e gli oltre 200 volontari che hanno darò tutto per far ritornare Bardonecchia al suo splendore.
Gli esercenti hanno pazientato tra qualche mugugno l’assenza per un giorno di gas e acqua.
Ora la cosa più importante è studiare subito i correttivi affinché la cittadina sia meglio difesa dagli eventi atmosferici.
Auspico che presto si organizzi una serata di festa e di ringraziamento magari con la piemontese (cotoletta di carne piemontese impanata con toma della Val Susa) e un buon vino.
Mino GIACHINO

Politica: Val Susa, come eravamo 1960-2004

Un po’ di storia, un po’ di politica. Nella sede dell’Ufficio del Turismo di Sauze d’Oulx sono state rievocate in un incontro tra politici, amministratori pubblici e imprenditori le vicende socio-politiche della Val di Susa narrate nel libro di Tullio Monti “Come eravamo, 1960-2004”. I relatori hanno ripercorso la storia della politica di questo territorio dal dopoguerra ai giorni nostri. L’occasione è stata appunto la presentazione del libro “Come eravamo. Gli anni della politica in Valle di Susa 1960-2004” scritto da Tullio Monti (Officine editoriali da Cleto) con la collaborazione di Luigi Massa ed Emanuela Sarti. In prima fila, in sala, il Sindaco di Sauze d’Oulx Mauro Meneguzzi.
Luca Giai, responsabile dell’ufficio stampa del Comune di Sauze ha condotto l’incontro. L’autore Tullio Monti ha dialogato con Marco Cicchelli, uno degli autori della postfazione del libro. Un lavoro monumentale, quasi enciclopedico, quello di Tullio Monti, che ha scritto ben due volumi, da 400 e 500 pagine, riassumendo la storia dei partiti e degli amministratori che in 45 anni hanno animato la vita politica della Valle di Susa, dal 1960 al 2004, dalla Prima Repubblica fino all’inizio della Seconda Repubblica.
Nel primo volume di “Come eravamo. Gli anni della politica in Valle di Susa 1960-2004” si parla della storia dei grandi partiti che hanno scritto la Storia repubblicana dell’Italia, dal Pci alla Dc, dal Psi al Psdi, dal Pri al Pli, sino ad arrivare alla Lega Nord. Nel secondo volume del libro spiccano le figure che hanno scritto le storie della politica valsusina. Tra le 128 schede riportate nel libro emergono tre schede di personaggi politici legati direttamente a Sauze d’Oulx come Daniele Cantore, Giuseppe Pippo Greco, Ada Majero Vitton, Carlo Besson, Giuseppe Perron Cabus e Rita Faure.
Nel libro vengono ricordati anche altri personaggi della vita politica di Sauze d’Oulx come Giorgio Gally, sindaco dal 1975 al 1985, oggi in pensione, ciclista provetto e coltivatore di patate di montagna, sconfitto nel 1985 da Piero Gros. Si arriva poi al Sindaco Augusto Faurenel nel 1990 e alla lista di sinistra del Sindaco Renato Miglio dal 1995 al 1999 quando vinse le elezioni Roberto Faure che governò per due mandati prima dell’attuale Sindaco Mauro Meneguzzi in carica dal 2009.                            Filippo Re

Ruffino (Azione): “Bardonecchia non solo fatalità”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Contro tutte le previsioni meteo dell’Arpa, il nubifragio che si è abbattuto su Bardonecchia ha fatto danni enormi e solo la prontezza dei soccorritori, da ringraziare tutti e uno ad uno, ha evitato la tragedia. Ritrovate le 5 persone disperse e trovata una sistemazione ai 60 sfollati, sindaco e protezione civile sono ora alle prese con la valanga di fango e detriti che ha inondato la parte bassa della località. Il letto del torrente Fréjus era stato pulito ma il probabile distacco di rocce che hanno agito da diga favorendone l’esondazione appartiene alla categoria degli eventi fatali.

     Da non trascurare, però, un aspetto che riguarda la sicurezza e la tutela dell’ambiente: gli argini di quel torrente vanno assolutamente rinforzati, come gli argini di ogni corso d’acqua, con opere di contenimento. A questo servivano le risorse del Pnrr previste nel capitolo sul dissesto idrogeologico e tolte dal governo con una decisione disgraziata. Imputare le conseguenze di ogni evento estremo alla fatalità del caso andava bene fino a qualche tempo fa. Oggi non più: quanto è accaduto a Bardonecchia ricorda a tutti noi che il climate change non è una semplice emergenza, ma un cambiamento profondo che ci obbliga a ripensare l’uso e la tutela dell’ambiente.

Bardonecchia, Ambrogio (Fdi): “ristabilire normalità”

IN CONTATTO CON SINDACO ROSSETTI, OBIETTIVO E’ GARANTIRE RIPRISTINO NORMALITA’.
“A Bardonecchia i danni provocati da fango e detriti sono, purtroppo, ingenti: escluse gravi conseguenze alle persone, ora l’obiettivo è il ripristino della normalità. In queste ore sono in contatto con il Sindaco Rossetti, a cui ho ribadito sostegno da parte mia e del governo. E’ chiaro come serva massima cooperazione istituzionale per non compromettere le dinamiche turistiche estive, che per Bardonecchia sono molto importanti. Confido che, grazie al prezioso lavoro della Protezione Civile regionale, dei Vigili del Fuoco e di tutti coloro che ora sono impegnati a ripristinare i servizi primari e la piena fruibilità dell’area interessata, Bardonecchia possa recuperare, in breve tempo, la propria funzionalità”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.

Bardonecchia, Gallo (Pd): “Interrogazione sugli aiuti”

Colpiti dal disastro causato dall’ondata di maltempo, siamo vicini ai cittadini di Bardonecchia e alla Sindaca Chiara Rossetti per i quali occorre immediato sostegno economico da parte della Regione e del Governo. Lo solleciteremo con un’interrogazione nella quale chiederemo di sapere quando la Regione stanzierà le risorse per il ripristino di quanto danneggiato o distrutto>.
Lo dichiara il presidente del gruppo PD in Consiglio Regionale Raffaele Gallo.

Ruffino (Azione): “In un paese civile non si può morire per detenzione”

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Un’autentica e profonda riforma della giustizia non può non considerare lo stato delle carceri e delle condizioni dei detenuti come il capitolo decisivo perché riceva il timbro di riforma di civiltà. Il ministro Carlo Nordio ha fatto il suo dovere d’ufficio recandosi in visita nel carcere Lorusso e Cutugno a Torino. Due donne morte suicide in poche ore sono un pesante atto d’accusa contro i responsabili dello stabilimento penale. Le inchieste accerteranno, almeno si spera, se c’è stata una catena di omissioni all’origine dei due drammi. Il ministro farà bene però ad andare oltre queste vicende per affrontare la questione del sovraffollamento. Come si è visto non è stato sufficiente depenalizzare una serie di reati per migliorare le condizioni di vita quotidiana in carcere. La protesta inscenata dai detenuti a Torino non è un semplice fatto simbolico. Nordio potrà constatarlo visitando altre carceri, magari prima che si registrino altri suicidi.

Italia Lib Pop: “Per le carceri servono strutture e personale”

“Le tre morti in due giorni all’interno degli Istituti di Pena del nostro Paese, di cui due avvenute nel Carcere Lorusso-Cotugno di Torino, evidenziano ancora una volta una situazione esplosiva alla quale non può essere considerata risposta sufficiente ed esaustiva la visita, postuma, del Ministro della Giustizia Nordio di ieri, così come le soluzioni da lui proposte”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la visita del Ministro Nordio alla Casa Circondariale di Torino.
“Proporre soluzioni di detenzione alternative per i reati minori, recuperando le caserme dismesse, è un deciso passo avanti, che, però, non può essere applicata se prima non si mette mano alla grave carenza di personale che attualmente affligge il Sistema Carcerario italiano”, aggiunge Desirò.
“Allo stato attuale mancano circa 6000 agenti di Polizia Penitenziaria ed altrettanti educatori, a cui si aggiunge la carenza di personale sanitario ed addetto alla salute psicologica dei detenuti. In una situazione simile, recuperare altre strutture senza dotarle di personale numericamente adeguato, sembra una proposta utopica e che non risolverà un problema di democrazia e di sospensione dello stato di diritto che si vive entro le mura delle carceri italiane”, continua Desirò.
“La storia della detenuta che si è lasciata morire di fame e di sete a Torino, senza che nemmeno venisse avvisata la Garante dei Detenuti, evidenzia anche come certe situazioni vegano trattate con superficialità, anche a causa della carenza di personale preposto ai percorsi interni di sostegno e recupero dei detenuti. Quante altre morti saranno necessarie affinché, finalmente, sulla questione carceri si possa passare dalle parole ai fatti? Nel suo discorso di insediamento, il Ministro Nordio aveva precisato che questo tema era tra le sue priorità. Ad oggi, purtroppo, si è fatto poco o nulla”, conclude Desirò.
Italia Liberale e Popolare
Coordinamento Regionale Piemonte

Iannò: “Senza fissa dimora ai Giardini Reali: il Comune che fa?”

 

“La stagione estiva induce ad un certo rilassamento, ma non per tutti.

Le persone senza fissa dimora rimangono sempre in strada e devono affrontare i problemi di sempre.

Un caso emblematico è il piccolo arco tra i Giardini Reali e piazza Castello, diventato da tempo “un albergo” dove alloggiano 4 senza tetto con un cane, che espletano i loro bisogni, con un forte olezzo di urina presente e una situazione igienico sanitaria precaria.

Una porta “dell’assurdo” che dovrebbe rappresentare un biglietto da visita per i turisti e chi transita per recarsi in piazza Castello, un luogo al contrario da evitare.

L’Amministrazione ha intenzione di prendere un provvedimento per tale accampamento, vista la situazione igienica?

L’autunno non è poi così lontano e gli “invisibili” torneranno con i loro giacigli, sacchi e zaini infilati tra cancelli e colonne a stazionare sotto portici, anfratti di fortuna facendoli diventare la loro “casa” e la situazione precipiterà nuovamente con i primi freddi.

E’ stato predisposto un piano per l’inverno 2023/2024 per i senza fissa dimora, vorrei conoscere i dettagli e sapere se sono state previste delle strutture per ospitarli e quanto sarà l’investimento economico previsto.

A settembre se ne discuterà in Sala Rossa”

Pino IANNO’ Torino Libero Pensiero

Cattolici, adesso oltre la testimonianza

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

La GMG di Lisbona ha confermato, ancora una volta, anche se non è affatto una notizia, il
giacimento di valori, di impegno, di altruismo e di cultura che accompagnano le giovani
generazioni cattoliche provenienti da tutto il mondo. E quindi anche dal nostro paese, l’Italia. Un
momento di straordinaria importanza che si ripete periodicamente e che conferma, anche con il
magistero di Papa Francesco, il ruolo che possono avere nella società contemporanea, seppur
molto secolarizzata e laicizzata, i valori cristiani e cattolici.

Detto questo, che non è nient’altro che una fotografia oggettiva e persin scontata, è altrettanto
indubbio che oltre alla testimonianza straordinaria di questi giovani, resta ancora inevasa una
domanda che, almeno per il nostro paese, merita di avere prima o poi una risposta adeguata e
pertinente. Ovvero, quando sarà possibile che questo giacimento di valori, di impegno, di
generosità e di cultura oltrepassano la dimensione testimoniale – peraltro importante e sempre
significativa – e accettano la scommessa e la durezza anche dell’impegno politico diretto? Detto
in altri termini, quando sarà possibile immettere queste “forze nuove” nella concreta dialettica
politica italiana? Certo, forse la domanda è troppo cruda e magari anche mal posta. Ma sarebbe
semplicemente da irresponsabili che una forza del genere, prorompente e carica di valori e di
impegno concreto, si arrestasse di fronte alla politica e alle sue dinamiche perchè ancora vissute
come distinte e distanti dal proprio percorso formativo ed ideale. Certo, non mi nascondo dietro
ad un dito. Partiti personali, partiti senza una cultura politica precisa e definita, partiti fatti da
classi dirigenti improvvisate e rigorosamente ubbidienti e servili non rappresentano un viatico così
entusiasta ed allettante per intraprendere un cammino di impegno politico diretto e militante.
Qualcuno dirà, e anche giustamente, che non è affatto necessario legare l’impegno politico alla
presenza sistematica ed organica all’interno dei partiti. Anche perchè, com’è evidente, si tratta di
partiti che tutto hanno tranne che un profilo politico e culturale accattivante o che siano
particolarmente ospitanti. Perchè o si tratta, il più dei casi, di partiti personali o del capo dove il
filtro è l’adesione totale ed incondizionata ai diktat e ai tic del padre/padrone del partito, oppure
sono articolati in rigide ed impenetrabili correnti organizzate dove l’unico esercizio possibile è
quello di applaudire il verbo o il dogma recitato dal capo corrente di turno.

Però, e proprio di fronte ad un quadro così desolante ed ossificato, forse è giunto anche il
momento per alzare il tiro. O meglio, per fare uno scatto in avanti e un vero salto di qualità. Ben
sapendo che, prima o poi, occorre pur affrontare il nodo della partecipazione e della presenza
nella politica organizzata e nei partiti che restano, bene o male, gli strumenti decisivi ed essenziali
della stessa politica. Anche perchè, ed è appena sufficiente scorrere le diverse fasi storiche del
nostro paese per rendersene conto, il ruolo dei cattolici è decisivo e determinante nella sfera
pubblica quando si accettano sino in fondo, e si fanno i conti, con le dinamiche concrete che
caratterizzano e disciplinano la politica. Sapendo di uscire da una dimensione puramente
testimoniale ma con la consapevolezza e la convinzione di intraprendere un nuovo cammino, o
una nuova missione, per cambiare e migliorare la società con cui occorre pur convivere. E l’intero
magistero dei grandi leader, statisti e testimoni cattolici democratici, cattolici popolari e cattolici
sociali del passato ci spinge a porci questa domanda cercando, al contempo, di dare una risposta
concreta e convincente per oggi. Certo, una risposta adeguata ai tempi e che non sia meramente
nostalgica o passatista. Ma, comunque sia, una risposta che accetti sino in fondo le sfide e le
domande, a volte scomode e a volte complicate e difficili, che la politica pone di fronte a noi di
volta in volta.

Perchè, come diceva un grande leader cattolico popolare a noi giovani negli anni ‘80 durante
lunghi e qualificati corsi di formazione alla politica, “solo quando si passa dalla presunzione della
testimonianza alla crudezza della politica si misura la nostra capacità di saper dare risposte
generali e convincenti ai bisogni e alle domande dei cittadini di una comunità e di un paese”. Quel
leader si chiamava Carlo Donat-Cattin. Ma, ieri come oggi, la sfida è sempre quella. E oggi tocca
ai giovani cattolici saper dimostrare, concretamente, che a quella sfida e a quella domanda, prima
o poi, occorre pur dare una risposta concreta, credibile e convincente.

 

Magliano: Guidare mezzi GTT? Da considerare un mestiere pericoloso


Ne prendiamo atto dopo l’ennesimo episodio, verificatosi sulla linea 4 a Torino: il conducente interviene in difesa del controllore ed è aggredito. Un problema ormai cronico, del quale le Istituzioni devono farsi carico.



Dobbiamo prendere atto che, ormai, autisti e controllori dei mezzi GTT svolgono un mestiere pericoloso. Ci troviamo a commentare l’ennesima aggressione ai danni del personale sui mezzi del servizio di trasporto pubblico: vittime, questa volta, autista e controllore sulla linea 4 a Torino, aggrediti in zona piazza d’Armi, subendo danni fisici (tumefazioni al volto) e alle cose (rottura dei cellulari). Giuste le richieste alla Prefettura e alle Istituzioni di farsi carico di un problema ormai cronico, episodi simili si registrano con una frequenza sconcertante.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.