E’ tornato il Psdi. Il Partito socialdemocratico, quello del Sole nascente dal mare, dal 2023 ha un segretario nazionale piemontese, Paolo Preti, Architetto libero professionista, Preti ha un passato politico ed amministrativo di tutto livello: segretario nazionale organizzativo del Psdi Giovani,, assessore a Verbania, sindaco di Brovello Carpugnino per 9 anni nel Verbano Cusio Ossola, assessore ai lavori pubblici e alla pianificazione territoriale della comunità montana Cusio Mottarone. Gli abbiamo rivolto alcune domande su questo nuovo corso socialdemocratico.
Il Sole nascente sul mare dunque non è mai tramontato ?
Nel corso degli anni il simbolo era stato gestito da altre situazioni che forse avevano poco a che fare con la nostra storia sino a quando c’è stato il contatto con Carlo Vizzini e con lui e sua figlia Maria Sole si è iniziato un percorso due anni fa che ha portato a questo risultato di ripresa.
A che punto è la ricostruzione del Psdi ?
La costruzione è a buon punto, sono state seguite tutte le procedure corrette, soprattutto per il simbolo. Siamo stati presenti all’ultima tornata di elezioni amministrative a Sant’Antimo dove il sindaco che abbiamo appoggiato è stato eletto.
Quali saranno i prossimi passi ?
A settembre si riaprirà il tesseramento e attraverso la pagina web daremo le indicazioni necessarie. Fino al 2024 si potrà fare il doppio tesseramento che rimarrà esclusivo dal 2025.
Quali sono le priorità della sua segreteria ?
In assemblea nazionale indicheremo quelli che saranno i punti della nostra azione: ritorno delle preferenze, abrogazione della legge Severino, modifica del Testo Unico degli Enti Locali e della Bassanini con il ritorno al peso del potere politico, ritorno al numero dei parlamentari precedente al referendum costituzionale, depotenziamento delle Regioni e riorganizzazione delle Province
Dove vi collocate politicamente ?
Siamo nel centro – sinistra, più precisamente nella sua parte moderata
Come siete posizionati sul territorio nazionale ?
Siamo in quasi tutte le Regioni con un coordinamenti regionali. La segreteria nazionale sarà a Milano. Presidente del Partito è Carlo Vizzini. Ultima cosa vorrei anche sottolineare l’importante contatto con la Fondazione Saragat che porta il nome di colui che del Psdi è stato padre e fondatore.
MASSIMO IARETTI
Più che mai quest’anno il 25 luglio 1943 viene commemorato in tutta Italia con le pastasciutte antifasciste sull’ esempio dei fratelli Cervi che così festeggiarono la caduta di Mussolini. Ma i fratelli non si limitarono alla pastasciutta, ma sacrificarono la loro vita in modo eroico. Chi oggi mangia la pastasciutta non rischia nulla se non la propria dieta. Se è vero che oggi c’è un pericolo fascista in Italia, la pastasciutta appare un ricordo po’ fragile. Io non penso che tale pericolo esista e quindi ritengo più che giusta una abbuffata di pasta alla Fabrizi. In effetti la data del 25 luglio andrebbe ricordata in termini storici come un, sia pure tardivo, capolavoro politico per rimuovere Mussolini nel modo meno traumatico in un momento tragico quando il nemico, poi diventato liberatore, era sbarcato in Sicilia. Con il voto del Gran Consiglio dell’odg Grandi iniziò un’ operazione che portò all’immediata rimozione di Mussolini da parte del Re. Sembrò allora una liberazione che preludeva alla fine della guerra ormai perduta. Il popolo che aveva osannato il fascismo e la stessa guerra, scese in piazza a festeggiare la fine della dittatura inneggiando al Re che commise un grave errore nell’affidare a Badoglio il governo. Badoglio si rivelò subito inadeguato non solo nell’affrontare un armistizio che venne firmato tardivamente nelle condizioni peggiori. Dal 25 luglio si passò all’8 settembre che rappresentò la liquefazione dell’Italia e pose le basi per l’occupazione tedesca e per la guerra civile. Detto questo, non si può dire che il trasferimento del Re e del Governo al Sud sia stata una semplice fuga, ma una necessità assoluta sia per la situazione eccezionale di Roma sia perché quella fuga consentì di salvare la continuità dello Stato. Un Re fatto prigioniero dei tedeschi come sua figlia Mafalda non sarebbe servito se non a salvare la monarchia. La politica di Badoglio nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre si rivelò esiziale per l’incapacità del vecchio maresciallo che fu complice del fascismo come forse nessun altro capo militare. Al Sud comunque fu possibile ricostituire un esercito che partecipò alla guerra di liberazione in modo significativo, secondo alcuni, perfino superiore ai partigiani al Nord. Poi la storia imboccò la sua strada e il contributo degli alleati fu determinante per liberare l’ Italia, a partire da Roma, senza voler assolutamente sminuire il ruolo dei partigiani al Nord. Molte di queste riflessioni i commensali della pastasciutta dovrebbero considerarle. Così capirebbero che certa faziosità stucchevole andrebbe evitata. Identificare l’antifascismo con una parte politica resta un grave errore politico, come dimostrano anche alcune reazioni all’aggressione del giornalista torinese di sabato. La Resistenza fu di esponenti di diversa fede politica o anche di nessuna fede politica come i militari. Monopolizzarla resta anche oggi un errore che porta chi non è comunista a far parte per se’ stesso e a non aderire a certe manifestazioni. Questa elementare verità alcuni non riescono a capirla. I tempi sono cambiati e tutti devono farsene una ragione. Le logiche di piazzale Loreto appartengono ad un nefasto passato ormai archiviato nella storia: una pagina che non fa onore a nessuno.

Il dibattito suscitato dall’episodio di violenza di sabato scorso in via Cellini in una festa di Casa Pound merita di essere ripreso. Mi sono documentato in primis sul circolo – pub – ristorante “Asso dei bastoni” di Casa Pound a Torino di via Cellini (di cui non conoscevo l’esistenza) su Tripadvisor con recensioni gastronomiche a partire dal 2015. Solo nel luglio 2024 sono apparse alcune recensioni negative di natura politica: covo di fascisti, feccia ecc. Il che vuol dire che il Circolo non aveva suscitato per quasi dieci anni nessuna obiezione politica da parte di nessuno e si immagina che avesse le licenze necessarie a somministrare cibo, birre ecc. Ma l’aggressione al giornalista della “Stampa” ripropone il tema non certo della gastronomia, ma della politica. Va detto per onestà intellettuale e dovere giornalistico che Casa Pound ha emesso un comunicato stampa in cui, senza scusarsi dell’episodio di sabato scorso, invita, insieme all’on. Salis (condannata più volte per violenze) , il giornalista aggredito a partecipare ad un dibattito, un modo un po’ ambiguo di porsi perché almeno avrebbero dovuto prendere le distanze dai militanti maneschi che sono quaranta – cinquantenni, neppure dei ragazzini esaltati. Ho letto il dibattito sui giornali relativo a casa Pound e debbo dire che la frase che mi ha colpito di più è la seguente: “E’ bene che non si mescolino indistintamente le violenze politiche neofasciste con altre violenze di cortei ed occupazioni”.