Magnifica Torino / I Giardini Reali
Mi sembra di cogliere sempre più spesso, nei miei colloqui professionali di counselling e di coaching e comunque anche in genere nelle relazioni interpersonali, la relazione profonda tra difetto o mancanza di ironia e autoironia e malessere delle persone.
L’ironia è anche, e forse soprattutto, un modo di essere, uno stato mentale che riflette la nostra capacità di non prendere tutto troppo sul serio, compresi noi stessi, e che conferma la nostra attitudine ad avere un buon equilibrio emozionale.
È lo specchio di un modo positivo di intendere la vita che ci aiuta a stare meglio. E a sdrammatizzare, con la capacità di sorridere e di ridere anche di fronte a situazioni non esattamente ottimali.
Ancora una volta non si tratta di illuderci di fronte alla realtà, ma di prenderla nel modo migliore e più giusto. Riducendo gli effetti di qualsiasi negatività o danno. L’ironia in genere è morbida, gentile, non aggressiva, e comunque rispettosa di se stessi.
E delle persone o delle situazioni a cui viene diretta. Ben diversa dal sarcasmo, che invece presuppone un atteggiamento più aggressivo, irriguardoso, e con una intensa sfumatura (talvolta non soltanto una sfumatura…) di cattiveria. Concludo questa prima parte con qualche simpatica frase ironica e autoironica.
“Non ho paura, è il coraggio che mi manca”. “Io amo l’umanità. È la gente che non sopporto”. “Oggi è uno di quei giorni in cui voglio rimanere tra me e me. E già siamo in troppi”. “A volte penso di essere normale. Poi passa”. “Il problema delle menti chiuse è che hanno la bocca aperta”.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della prima parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Il “politicamente corretto” è un fenomeno che sta diffondendosi in ogni settore e sta condizionando la nostra società, ormai ossessionata da comportamenti o espressioni che possono sembrare offensive verso gli altri.
Comportamento in linea di principio più che giusto (il rispetto verso il prossimo è una delle regole fondamentali di una società civile) ma che in molti casi sta ormai diventando francamente ridicolo.
Facciamo qualche esempio .
Negro. I dizionari definiscono la parola come “individuo appartenente ad una divisione antropologica dell’umanità caratterizzata dal colore scuro della pelle dovuto ad abbondanza di pigmento”. Niente di male, è un fatto naturale, ma nel tempo il termine è diventato dispregiativo, anche perché spesso usato in abbinamento a sporco (“sporco negro”!), un volgare insulto. E così si è passati a “nero”, ma anch’esso condannato per il riferimento al colore della pelle ed ecco “allora “persona di colore”. Ottima soluzione, può andare bene per africani, asiatici, sudamericani e addirittura per i simpatici Puffi…
Spazzino. Professione essenziale nella società moderna, in cui città sempre poi grandi producono rifiuti sempre più numerosi; ma il termine è spregiativo perché riduce l’attività allo spazzare le strade con la ramazza ed allora ecco apparire netturbino, con vaghe reminiscenze latine, persona che pulisce la città. Ma non è bastato, ed allora la versione oggi più diffusa è un rispettoso “operatore ecologico”, che va sempre in giro con la ramazza, ma realizza un intento nobile ed assurge all’Olimpo dei difensori della natura incontaminata, un seguace di Greta Thunberg…
Bidello. Ve lo ricordate tutti, l’onnipresente personaggio che ci accompagnava alle elementari, alle medie, al liceo, fino all’università. Addetto prioritariamente alla pulizia dei locali, era in realtà un tuttofare sempre attento ad aiutarvi con il sorriso in caso di necessità. Termine considerato umiliante dai difensori del politicamente corretto, che sicuramente non ne conoscono la nobile origine. Bidello, infatti, deriva dal latino medievale bidellus divenuto poi il francese bedeau, messaggero (parola nobile, altro che svilente). Oggi guai a chi parla di bidelli, bisogna definirli “operatori scolastici non docenti”…
Portantino. Persona essenziale nel sistema sanitario, è incaricato di spingere barelle e lettini trasferendo i pazienti il più in fretta possibile (ma con la massima sicurezza). Non va bene, è umiliante! E allora ecco spuntare anche qui un termine nobile come “operatore sanitario addetto al trasporto dei malati ospedalizzati”; peccato che se lo chiami così per chiedere un intervento urgente per tuo nonno colpito da ictus, il caro vecchietto nel frattempo muore…
Non possiamo chiudere queste brevi osservazioni senza accennare ad uno dei termini più noti nel linguaggio comune: arbitro. E’ quell’essere ridicolo vestito di nero che corre come un pazzo in mezzo a 22 giovanotti che cercano di mettere un pallone in una rete. Professione dignitosa, ma che perde ogni dignità quando il suddetto essere concede un rigore inesistente alla squadra che sta lottando contro la nostra; fatto che fa scattare immediatamente l’insulto: arbitro cornuto! In questo caso a nessuno verrebbe in mente di attenuare il grido con un più morbido “Direttore di gara sposato con una moglie poco attenta ai doveri coniugali”…
Spiace per gli arbitri, ma loro, a differenza dei negri, degli spazzini, dei bidelli, dei portantini, continueranno a portare il peso di termini pesantemente offensivi.
C’è un limite a tutto, anche al politicamente corretto…
GIANLUIGI DE MARCHI
Il Santo Padre: chi era costui?
Il ritorno di Sua Santità Francesco alla casa del Padre ha messo in moto una serie di considerazioni, di critiche, di esaltazioni della sua figura a cui sono ormai abituato, essendo stato questo il quinto Pontefice che io ricordi, oltre a Papa Giovanni XXIII morto quando ero piccolissimo. Anche in questo caso, come in molti altri, la gente si professa espertissima di ecclesiologia, di teologia, di ogni disciplina che possa, in un modo o in un altro, riferirsi alla figura del Papa.
Parafrasando Don Abbondio, sarebbe più opportuno dire “Francesco! Chi era costui?” perché di Francesco, chiunque non sia stato giornalista accreditato presso la Santa Sede o Vaticanista o Ministro di culto cattolico può dire ben poco, salvo riportare le notizie rimaneggiate dalla stampa ”ad usum delphini”.
La curiosità, che una volta era sinonimo di intelligenza ma comincio a pensare che non sia più così, porta le persone a cercare in rete, in modo quasi compulsivo, ogni informazione ottenendo, ipso facto, notizie contrastanti, critiche (in senso negativo) non possedendo le basi minime per capire, valutare e farsi un’idea propria.
Ecco così che una piazza San Pietro che solitamente si riempie di fedeli per l’angelus o per il “nuntio vobis” mostra migliaia di turisti che al passaggio della salma di Francesco, anziché farsi il segno della Croce o raccogliersi in preghiera, scattano foto come se ci fosse un premio per chi ne pubblicherà di più.
E’ quindi, evidente, che nella maggior parte delle persone l’aspetto fideistico, religioso, di devozione abbia ceduto il passo al conformismo, alla banalità, al “quello che fanno gli altri” in un mix di paganesimo, ateismo, ineducazione o, meglio, maleducazione e mancanza di rispetto.
Sono le persone che quando occorre un incidente stradale, anziché soccorrere il malcapitato, fanno una diretta sui social per dimostrare che anch’essi, pur nella loro insulsa ed inutile esistenza, manifestano deboli segnali di attività cerebrale.
Ecco così che chi vorrebbe recarsi in San Pietro per motivi religiosi trova la piazza occupata da tifosi dei social e chi non ha alcun interesse per l’argomento si trova tempestato di notizie spesso in contrasto tra di loro.
In omaggio al Santo Padre, che ebbi l’onore di incontrare a Torino durante l’ostensione del 2015, redigerò questo articolo in forma più breve del solito. Vorrei solo sottolineare come la vera trasgressione, oggi, sia l’essere normali, sia fare ciò che ci interessa e non ciò che fanno gli altri.
E se qualcosa non ci interessa? Basta cliccare da un’altra parte.
Sergio Motta

Di tutti i colori
La Rubrica dei Colori
a cura di Chiara Prele

Da relativamente pochi anni si parla diffusamente di colori. Piuttosto di recente si è diffusa ampiamente la consapevolezza della rilevanza dei colori, nelle loro manifestazioni più diverse: dai colori che ci circondano, esistenti in natura, a quelli creati dall’uomo con l’architettura, agli interni delle nostre case, a quelli del nostro fisico, a quelli che scegliamo di indossare. Tante sono le presenze del colore, così come tante sono le sue applicazioni: dalle preferenze di ognuno ai suggerimenti delle mode, dal significato nella comunicazione ai sentimenti di ognuno di noi.
Tuttavia, se il termine “armocromia” è entrato nell’uso comune di recente, tutt’altro che nuove sono tutte le implicazioni del colore sopra descritte e, forse, tutt’altro che nuova è parte della nostra conoscenza, magari inconsapevole. Chi di noi non ha sentito parlare di Pantone? E della sua infinita palette di colori? Nessuno, credo.
Oltre vent’anni fa rimasi affascinata dal sistema dei colori inventato dal direttore creativo del Pantone Institute, che anni dopo ebbi poi la fortuna di incontrare e ospitare a Torino. Un sistema assolutamente innovativo per individuare i colori più adatti a ogni persona, che va ben oltre il tradizionale metodo di classificazione delle persone in base alle stagioni, a seconda dei colori di pelle, capelli, occhi. A ogni stagione venivano abbinati colori freddi (inverno e estate) o caldi (autunno e primavera) in conformità al tono già proprio di ciascuno. Questo sistema incontra, tuttavia, due grandi limiti. Il primo: si basa esclusivamente sulle caratteristiche fisiche e non tiene conto delle preferenze individuali, portando così, eventualmente, a escludere un colore che una persona ama ma non rientra tra i colori individuati secondo le proprie caratteristiche. Il secondo: con colori soltanto caldi, o soltanto freddi, in linea con le caratteristiche della persona, si può finire per avere un effetto “un po’ spento”, o “con poco movimento”, che non valorizza la persona nel suo insieme.
Il metodo delle stagioni è ancora largamente applicato, poiché pochi conoscono l’innovativo metodo Pantone. Questo è affascinante poiché presenta una gamma infinita di colori e soprattutto consente di trovare un equilibrio rispettoso ed esaltante le caratteristiche e le preferenze di ognuno.
Un esempio ci aiuta a capire questo concetto. Prendiamo Anna G. (personaggio inventato): ha capelli castano dorati, con qualche riflesso ramato, occhi marrone non scuro, pelle chiara con qualche lentiggine; ama il blu. Per il metodo delle stagioni, Anna G. è un autunno e non può indossare il blu (e nemmeno il nero!). L’altro metodo, invece, individua alcune tonalità di blu che ad Anna G. stanno bene. Punta, dunque, non sul colore, ma sulla tonalità: di blu ce ne sono infinite e questo metodo insegna ad Anna proprio a individuare quella a lei adatta. Non solo: Anna G. si sentirà sicura di sé indossando un colore che mette in risalto le sue caratteristiche e di suo gradimento e ciò avrà un impatto positivo sulla sua vita di relazione.
Dunque, nessun colore (o quasi) è escluso. E’ questione di tonalità. La professoressa Eisemann, nell’ideare questo metodo, osserva che è la luce alle diverse ore del giorno a mostrarci sfumature e tonalità diverse. La luce dolce e l’aria fresca, con la rugiada dell’alba, fa apparire i colori brillanti e decisi, mentre il sole forte ed accecante del mezzogiorno li spegne, e il tramonto li ricopre di un tono caldo e rosso dorato. Ecco, dunque, una classificazione dei colori secondo l’ “Orologio dei colori”, corrispondente ai vari momenti del giorno: alba, mezzogiorno, tramonto. Ogni ora del giorno ha la propria palette di colori: in tutte si ritrovano tutti i colori, che però variano di tonalità. Pensiamo all’esempio di Anna G.: al blu. Avete mai notato quanti blu esistono? E quanto è difficile abbinare due capi blu? Quasi sicuramente saranno di blu diversi! Andiamo dal blu-quasi-viola al blu-tendente-al-verde, dal blu scurissimo della notte all’azzurro del cielo.
Proprio grazie alle tonalità infinite di ogni singolo colore, Pantone dispone di palette con una moltitudine di nuances. E proprio grazie a questo, ogni anno Pantone introduce il “colore dell’anno” che, per il 2025, è il Mocha Mousse. Ma sta bene a tutti? Come capire quali colori sono adatti a ciascuno di noi? Leggetemi nel prossimo articolo..
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E’ tempo di Cosplay Tattoo
Domenica 27 aprile il mondo del tatuaggio si unisce a quello del cosplay per una giornata dedicata alla solidarietà. Dalle 10:30 alle 18:30, le famiglie del torinese potranno partecipare a un evento unico dove il divertimento incontra l’impegno sociale.
Il cuore dell’iniziativa batte per Fondazione Forma Onlus, realtà legata all’Ospedale Infantile Regina Margherita, che sarà protagonista della raccolta fondi destinata alla nuova struttura per le patologie neonatali e della prima infanzia. Durante l’evento sarà possibile contribuire con una donazione presso “Il Mio Tattoo”, in Via Dante di Nanni 105, tramite Satispay o bonifico bancario.
La giornata speciale nasce dalla collaborazione tra Fondazione Forma (www.fondazioneforma.it), Accademia 72 A.S.D., Mati APS e United Avengers Cosplay, unendo mondi diversi con un unico obiettivo: fare del bene, divertendosi.
I componenti delle tre associazioni, coi loro coloratissimi costumi ispirati ai Supereroi e le Principesse più famose del mondo fantasy, saranno a disposizione dei più piccoli per foto ricordo e per giocare insieme con attività interattive.
Il tutto con un divertente sottofondo musicale e con ben due parate per tutta la via: in mattinata alle ore 12 e nel pomeriggio alle ore 16.30, dopo il momento nanna dei piccini.
Possibilità per i più grandi di walk-in tattoo e piercing a prezzi agevolati presso “Il Mio Tattoo” di Linda che dichiara: “Mi auguro che in questa giornata si comprenda ancora di più che il tatuaggio possa essere un mezzo e non il fine.”
Insomma, una giornata pensata per tutte le età, dove ogni gesto può fare la differenza.
Per maggiori informazioni, è possibile visitare le pagine ufficiale instagram delle associazioni:
MATI ODV
https://www.instagram.com/mati.officialpage?igsh=MTN4YTdoczRldTlsMQ==
ACCADEMIA72
https://www.instagram.com/accademia72?igsh=aXFka3VycDhwbncx
FAMILY UNIVERS HEROES COSPLAY
https://www.instagram.com/familyuniversheroescosplay?igsh=ZHF1eGpnbmd0b254
Per prenotare un tatuaggio o ricevere maggiori dettagli è possibile contattare IL MIO TATTOO al numero 376/2035286.
All’interno dello stand del collettivo florovivaisti piemontesi, tra gli appuntamenti più attesi e curiosi di Euroflora 2025, il 29 aprile un evento straordinario unirà arte, natura e tecnologia. Il naturopata Severino Doppi installerà uno strumento innovativo in grado di far suonare le piante, traducendo le variazioni elettromagnetiche della loro superficie fogliare e del sistema radicale in melodie musicali. Ad orchestrare questa performance unica sarà proprio Doppi alla presenza del Maestro Beppe Vessicchio, celebre direttore d’orchestra RAI, da sempre sensibile al dialogo tra musica e mondo vegetale. L’esibizione rappresenta un momento di profonda connessione tra dimensione umana e naturale, in perfetta sintonia con il tema scelto dal collettivo per Euroflora 2025 “Dubbi e responsabilità nel rapporto uomo-natura”.
Lo strumento che dà voce alla percezione delle piante registra il movimento della linfa, vero sangue dell’albero, trasformandolo in note. Ciò che si ascolta è la vita stessa della pianta, convertita in suono. Un’esperienza poetica, scientifica e sensoriale che emoziona e invita alla riflessione. Dubbi e responsabilità nel rapporto uomo-natura è il tema scelto dal collettivo florovivaisti piemontesi per rappresentare il Piemonte a Euroflora 2025, la grande mostra internazionale del florovivaismo e del paesaggio, in programma a Genova dal 24 aprile al 4 maggio prossimo. Il percorso di visita, 1300 mq tra interno ed esterno, curati dal collettivo su progetto dell’architetto paesaggista Luca Zanellati, Asproflor inviterà alla riflessione sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica intesa non solo come obiettivo, ma come dovere di tutela, necessità di lungimiranza e scelta consapevole, nel modo in cui ci relazioniamo al verde.
Nei 900 mq all’esterno e nei 400 all’interno, il collettivo offrirà al grande pubblico una panoramica coinvolgente del florovivaismo regionale: creazioni vegetali, installazioni artistiche, visioni paesaggistiche e momenti culturali per valorizzare la ricerca e la sostenibilità del comparto.
Per aumentare il coinvolgimento e permettere al pubblico di imparare divertendosi, Asproflor ha ideato un gioco digitale interattivo, sviluppato insieme agli studenti dell’IS Mercurino di Gattinara, che metterà alla prova le conoscenze dei visitatori su giardinaggio, fiori e piante. Chi competa il quiz riceverà in omaggio una piantina ornamentale come simbolo di impegno e cura verso il verde. Gli appuntamenti in sala Ginestra il 29 e 30 aprile:
29 aprile: dalle 15.30 vi sarà una conferenza tematica sul valore sociale, economico e ambientale del verde dal titolo “Come e perché diventare un comune fiorito”. Dalle 17 alle 18 una conferenza sul potere attrattivo del verde pubblico in chiave di promozione turistica, dal titolo “Verde comune-potenzialità e sviluppo del floro-turismo”.
30 aprile: dalle 9.30 alle 12.30 una conferenza sulla gestione etica del verde urbano. Durante la sessione saranno presentati i volumi “8000 dal divano”, di Massimo Sorci, e “Api, arte e biodiversità” di Claudia Zanfi, fondatrice di Green Island-alveari urbani.
“La presenza del collettivo florovivaisti piemontesi a Euroflora 2025 rappresenta molto più di una partecipazione – ha dichiarato Sergio Ferraro, Presidente di Asproflor Comuni fioriti – si tratta di un messaggio forte e corale che unisce produzione, cultura e visione. Il collettivo dei florovivaisti piemontesi dimostra ancora una volta quanto sia capace di fare squadra, mettendo in campo competenza, passione e spirito innovativo.
Il florovivaismo piemontese è una realtà articolata e vivace che va dalla produzione di acidofile del verbano alle rose, dalle piante forestali e ornamentali fino alle stagionali coltivate in serra. Un patrimonio produttivo che si affianca all’expertise nella progettazione del paesaggio, grazie alla collaborazione continua con enti pubblici, parchi ed ecomusei, a beneficio della biodiversità e del benessere collettivo.
Oggi più che mai è fondamentale guardare avanti, serve un adeguamento delle politiche agricole regionali, serve investire nella formazione dei giovani e nella trasmissione dei saperi, dalla mosaicultura agli innesti, e serve rafforzare la cultura del verde come valore centrale per la salute, il turismo e la qualità della vita. In questo senso, la partecipazione degli istituti agrari al nostro progetto è un segnale importante: crediamo in un futuro professionale radicato alla terra, ma aperto all’innovazione. Lo raccontiamo anche attraverso il marchio Piemonte Is e iniziative come Comuni fioriti e il marchio di qualità dell’ambiente di vita, che premiano ogni anno decine di meravigliose realtà in Italia. A Euroflora il Piemonte porterà la forza della sua storia produttiva e il coraggio di nuove sfide, con installazioni artistiche, giochi digitali per coinvolgere il pubblico, e proposte culturali che uniscono emozioni e consapevolezza”.
Il Piemonte, insieme alla Liguria, è l’unica Regione ad aver partecipato a tutte le edizioni di Euroflora, la prima delle quali si svolse proprio a Torino nel 1961. Si tratta di un legame storico e strategico, che ha dato visibilità nazionale e internazionale a un settore che oggi conte 700 aziende florovivaistiche, 800 ettari coltivati, 2700 addetti diretti con un fatturato annuo di 76,5 milioni di euro, un indotto di oltre 240 milioni. Produzioni che rappresentano il 4% del valore vivaistico nazionale e l’1,4% di quello floricolo.
Mara Martellotta
Una ricetta appetitosa, sorprendentemente profumata che vi stupirà per la sua leggerezza, morbidezza e bontà
La carne di pollo apprezzata per le sue propreita’ nutritive e’ adatta a tutta la famiglia. Pochi semplici ingredienti per una ricetta appetitosa, sorprendentemente gustosa e profumata che vi stupira’ per la sua leggerezza, morbidezza e bonta’.
Ingredienti:
1 Petto di pollo intero
1 bicchiere di vino bianco secco
1 limone non trattato
1 spicchio di aglio
Olio,sale,pepe, rosmarino q.b.
In una pentola scaldare l’olio con l’aglio e il rametto di rosmarino. Rosolare a fuoco vivace il petto di pollo, salare, pepare e sfumare con il vino bianco, abbassare la fiamma, lasciare insaporire e cuocere coperto per circa un quarto d’ora. Lavare il limone e con un rigalimoni o un coltellino affilato, prelevare striscioline di scorza sottilissime da aggiungere al pollo poi, aggiungere tutto il succo filtrato del limone. Lasciar cuocere lentamente per circa mezz’ora aggiungendo, se necessario, un mestolino di acqua calda. Lasciar consumare la salsa, affettare la carne e servire caldo.
Paperita Patty
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