LIFESTYLE- Pagina 76

Sarà vero?

Ormai tutti conosciamo il termine fake news ed il suo significato. Lo sviluppo dei social, del web e l’enorme proliferazione di giornali online, spesso editi da perfetti sconosciuti, ha portato allo sviluppo abnorme di notizie, in ogni campo, con tutto ciò che ne consegue.

La legge n° 62/2001, “Nuove norme sull’editoria e sui prodotti editoriali” e la legge n° 47/1948 “Disposizioni sulla stampa” dettano regole precise per il funzionamento di un giornale, a partire dall’obbligatorietà di avere un direttore responsabile, iscritto all’Ordine dei giornalisti, di indicarne il nome sulla pubblicazione e di registrare la testata presso il Tribunale di una città.

Sono esonerate da tale obbligo le pubblicazioni che non rivestano carattere di periodicità, come un blog.

E’ palese, però, che quando una notizia compare a video o ci giunge via mail difficilmente andiamo a vedere chi siano l’autore dell’articolo ed il direttore del giornale e se si tratti di testataregolarmente registrata.

Considerando che le persone prestano maggior attenzione al gossip, al pettegolezzo puro e semplice piuttosto che a poche notizie verificate, ecco che la diffusione delle fake news sembrerebbe avere un futuro roseo.

E’ di questi giorni la notizia che Stellantis avrebbe deciso di portare via dall’Italia parte degli insediamenti produttivi, riportata da voci non ben controllate, che ha ovviamente scatenato, da un lato, l’ira dei torinesi e degli italiani e, dall’altro, costretto Tavares, AD di Stellantis a smentire sostenendo di non aver mai detto una cosa simile.

Non entro nel merito della notizia, ma solitamente una notizia verificata necessita di una fonte autorevole, un documento dal quale nasca la notizia, una comunicazione ufficiale, un comunicato stampa degli interessati; altrimenti è solo allarmismo.

Il capogruppo di FdI al Senato ha presentato un ddl che prevede il carcere fino a 4 anni e 6 mesi ed una multa di 120mila euro per il giornalista che pubblica notizie anche parzialmente false; è evidente che le fake news siano pericolose e la loro diffusione sia in grado di turbare i mercati, l’onorabilità di una persona, l’equilibrio politico di un Paese e molto altro.

Immaginate se qualcuno diffondesse la notizia che l’azienda XYZ stia per essere sospesa dalle contrattazioni per un problema fiscale o legale: prima che la verità torni a galla il titolo di quell’azienda sarà con ogni probabilità crollato, permettendo a speculatori di rilevarla pagandola molto meno del suo reale valore o riuscendo, addirittura, ad assumerne il controllo.

In campagna elettorale è abbastanza consueto buttare fango sull’avversario, ricordando di quando faceva lo sgambetto all’asilo, segno che era un prepotente già allora, salvo scoprire a elezioni avvenute che il tizio all’asilo non c’era mai andato.

E lo stesso discorso vale per un Governo: immaginate che circoli la notizia che il rating di un Paese sia notevolmente peggiorato rispetto a quello verificato durante il Governo precedente: è possibile che qualche scossone al Governo arrivi, come pure se circolasse la notizia che la magistratura sta indagando sul Ministro X o sul Presidente di questo o quel ramo del Parlamento la tenuta del Governo o del Parlamento sarebbe a rischio.

Ecco perché occorre innanzitutto verificare sempre la fonte della notizia: è un giornale affidabile? Le agenzie di stampa (ANSA, Reuter, Adnkronos, France Press, AGI, ecc) l’hanno riportata? Il diretto interessato ha smentito? Pensate quante volte diffondono la notizia che quel cantante o quell’attrice sono morti, salvo smentita da parte dell’interessato poco dopo.

Un tempo, per fermare il diffondersi di notizie false, era sufficiente allontanare la bottiglia di vino da chi sproloquiava; ora, essendo difficile individuare subito la fonte dello sproloquio, occorre fermare la notizia falsa perché venga contrassegnata come tale.

Spesso la libertà di stampa sancita dall’art. 21 della Costituzione viene citata a sproposito; qualcuno sostiene che chiunque abbia diritto alla diffusione del proprio pensiero e che non possa, perciò, essere sanzionato, qualsiasi sia la notizia; in realtà tale articolo sostiene, in pratica, che non può esservi censura nei confronti della stampa; la responsabilità vi è sempre, sia nel caso di fuga di notizie, sia nel caso di notizie la cui diffusione possa turbare un qualsiasi equilibrio.

Ricordate “Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco Bellocchio? Già oltre cinquanta anni fa non era insolito turbare, in questo caso le elezioni, grazie alla diffusione di notizie alterate o inventate di sana pianta.

Visto che fate lo sforzo di leggere una notizia e sottraete tempo ad altre cose preziose, assicuratevi almeno che il vostro tempo sia stato impiegato bene; imparate a farvi un’idea con la vostra testa.

Sergio Motta

Cronaca di una cena alla “Casa del Barolo”

Non importa che a Torino sia primavera o autunno e non importa nemmeno sapere di essere a Torino: appena si entra dentro la Casa del Barolo si viene avvolti da un’atmosfera invernale e newyorkese.

Le porte di via Bodoni 7b si aprono appannando immediatamente gli occhiali, freddi nonostante fuori sia aprile. L’atmosfera è un vociare disciplinato, quello delle 19.30, orario di apertura del locale, tra tavoli e muri grigi, ai quali si alternano piatti candidi e fotografie in bianco e nero. È tra questi colori che si intravede New York, quella dei pensieri aggrovigliati del protagonista di Città aperta, Teju Cole (Einaudi, I Coralli, 2013, pp. 288). Lui li dipana con lunghe passeggiate. Noi, accedendo al bistrot che prende il nome della storica enoteca, sappiamo che sarà mestiere del ristorante -di questo ristorante- rimettere insieme i cocci della giornata, aiutato dal rosso al quale costringe la temperatura esterna.

Sentirsi a casa alla Casa del Barolo

La tavola ci accoglie con antipasti d’obbligo, il saluto della Casa: un assaggio di insalata russa, focaccia al pomodoro morbida e perfettamente umida, il pane, tra cui quello alle olive. Ci si accomoda tra i gruppetti di stranieri chini sul menù al cellulare alla ricerca delle pietanze perfette. Il multiculturalismo riporta ancora una volta tra le pagine del romanzo d’esordio di Teju Cole, tra gli incontri di quelle lunghe camminate. Ma basta uno sguardo fuori, alle strade in pietra di Torino, e dentro, alle proposte dei piatti di apertura, per essere certi di essere in Piemonte. L’occhio, stuzzicato dalla sera che inizia a farsi sera, cade subito su due gioiellini: da una parte si va per vitello tonnato alla piemontese Casa del Barolo, dall’altra per cruda di Fassona femmina piemontese, mousse di parmigiano reggiano e tartufo nero. La carne divide lo spazio conviviale, e i libri l’argomento che lo riuniscono.

Tra primi piatti e vino

Tra i commensali non c’è accordo nemmeno sui primi piatti: un lato della tavola sarà immacolato dai raviolini del plin, burro del Monregalese su crema di raschera, l’altro da un tripudio di arancione stile Casa del Barolo, ossia la faccia dello gnocchetto con zucca e ragù di cinghiale. Un giovane cameriere, che si approccia al vino come a un corpo da assaporare con rispetto, ci informa che la bottiglia che abbiamo scelto, un Roero del 2019 (Azienda agricola Matteo Correggia, Canale), è l’ultimo esemplare a disposizione nel bistrot. Un colpo di fortuna perché questo rosso tesse il sapore del cibo restituendo al palato una perfetta armonia. Complici forse i calici dal profumo fruttato e il sapore sostenuto ed elegante, nella Fassona si sente qualcosa di dolce, tanto da sentire pienamente la sua femminilità, sensuale e invitante, e lo stesso accade con un primo piatto in parte selvaggio ma assolutamente delicato.

Libri e cibo alla Casa del Barolo

Il soffitto è un’antica volta di mattoni rossi. Qui sotto nasce il miracolo della buona conversazione. Finendo i primi, le parole dipingono la Torino anni Settanta descritta ne “La donna della domenicadi Fruttero & Lucentini (Mondadori, 1972, pp. 538). È ora di tirar fuori il taccuino e allungare la lista di libri da comprare. Il consiglio che aleggia sulle ultime gocce di Roero è di leggere questo pioniere dei gialli italiani per conoscere vizi e virtù della città, l’eredità che hanno lasciato quei giorni. Nel frattempo arriva il dolce. Solita spartizione della tavola: da un lato, tortino al cioccolato, dall’altro una delizia di nocciole in cui il sapore del frutto secco porta fino alle viscere del Piemonte. Sul primo si posa il velluto di un Barolo chinato (Azienda agricola G.D. Vajra, Barolo), sul secondo la garanzia di dolcezza e corposità di un Arcass Vendemmia Tardiva Vdt (Cascina Chicco, Canale).

La felicità come un sorso di vino

Ritornando verso piazza Bodoni per gli ultimi saluti, si sente il corpo di nuovo intero e vengono in mente ancora una volta le parole di Cole, pagina 149: “Mi resi conto di quanto fosse fugace il senso di felicità, e debole la sua fonte: un ristorante confortevole dopo essere stati sotto la pioggia, il profumo del cibo e del vino, una conversazione interessante, la luce soffusa che si posava sul ciliegio lucido dei tavoli. Ci voleva così poco per spostare l’umore da un livello a un altro, come muovere le pedine su una scacchiera”. E forse ha ragione nel dire che ci si sente un po’ meno felici se si realizza che quell’attimo di pace dura sempre troppo poco. Ma basterà il ricordo di una cena da favola, quel sapore che ogni tanto tornerà a farsi spazio nella mente, a far capire cosa è il senso di un per sempre.

Daniela Melis

“Florì” sabato 13 e domenica 14 aprile a Moncalieri

Sabato 13 e domenica 14 aprile prossimi, dalle 9.30 alle 19.00 entrambi i giorni, le eccellenze vivaistiche e agricole di Moncalieri e dintorni confluiranno nel programma della le prima edizione di “Florì”, una grande festa della Natura finalizzata a esaltare gli oltre 35 espositori e l’articolato programma di incontri, laboratori e degustazioni a tema green per un pubblico di ogni età. L’appuntamento è fissato in piazza Vittorio Emanuele II, nel cuore del centro storico del borgo di Moncalieri. La manifestazione è nata grazie alla collaborazione tra il Comune di Moncalieri e Orticola del Piemonte, già organizzatrice di manifestazioni florovivaistiche di rilevanza nazionale come FLOR, presso i Giardini Reali di Torino, FLOReal, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, e Flor Bardonecchia. “Florì” sarà un’occasione per scoprire o riscoprire le eccellenze locali impegnate sul territorio, un tuffo nella bellezza dedicato a un pubblico di appassionati, famiglie, curiosi e amanti dei fiori e della vita all’aria aperta. Il P4esidio Slow Food del cavolfiore di Moncalieri, l’associazione ColtivABILE, il Birrificio Santatri e i laborator Brigida e il Podere La Cardinala saranno alcune delle importanti realtà che opereranno durante gli incontri e i laboratori, proponendo degustazioni guidate dei loro prodotti di punta. Lo “spazio bimbi” dedicato alle attività ludico-didattiche per l’infanzia, rappresenta un’apertura confortevole per ogni giovane famiglia.

Sono ormai diversi anni che organizzo manifestazione florovivaistiche in Piemonte e a Moncalieri ho scoperto un territorio vocato per tradizione al florovivaismo e all’agricoltura, sede storica di importanti vivaisti e di grandi eccellenze agricole sia tradizionali che biologiche – Spiega Giustino Ballato, Presidente di Orticola del Piemonte – Florì nasce proprio con l’intento di valorizzare questi tesori che forse non tutti conoscono e che meritano di essere apprezzati. Sarà una grande festa aperta a un pubblico di ogni età dove la mostra – mercato composta da vivaisti, artigiani e agricoltori farà da splendida cornice a un programma di incontri, degustazioni approfondimenti e laboratori a tema green.”

La nostra visione di una Moncalieri verde prevede non solo l’aumento delle piantumazioni, come abbiamo fatto a Santa Maria con più di duemila specie, e momenti di sensibilizzazione, ma anche giornate dedicate interamente al verde – aggiunge Alessandra Borello, Assessora all’Ambiente della Città di Moncalieri – Questo funziona soprattutto se guardiamo al territorio, alle eccellenze che vivono Moncalieri da secoli e che rivestono l’identità dei nostri spazi collinari, fluviali, rurali e cittadini, è qui che risiede la vera sostenibilità. Per questo siamo felici di iniziare la storia di “Moncalieri Florì”, che si aggiunge al Festival del Verde che tornerà con la sua seconda edizione a maggio”.

 

Mara Martellotta

 

Buono come un gelato, semplice come un piacere

Da Borello Supermercati troverete i gelati che vi accompagneranno in momenti di puro piacere ed inaspettata leggerezza, in cui anche i campioni come Charles Leclerc si ritrovano.

Quanti di noi, fin da piccoli, sono rimasti affascinati dal movimento ipnotico del gelataio che con la spatola estrae dal pozzetto il gelato per poi appoggiarlo con calcolata delicatezza sul cono; quasi come un pittore dosa il colore prima di applicarlo sulla tela. Charles Leclerc, pilota di Formula 1 è uno di questi o meglio, è uno di noi.

Fiorenzo Borello con Charles Leclerc

Un ragazzo che partendo dal suo debole per il gelato, lancia oggi un brillante progetto: il gelato ‘LEC – Why Resist?’ Il nome dice tutto, non solo per il rimando al cognome dello sportivo ma anche semplice, facile e ammiccante, così come lo spirito che ha messo in moto e guida il team di questa Start-Up.

Il desiderio iniziale di Charles era quello di aprire una gelateria ma il messaggio che il brand veicola ha fatto in modo che il progetto prendesse un’altra forma, aiutato anche da personalità importanti del settore come Guido Martinetti e Federico Grom e altri professionisti con esperienze in aziende leader. Così LEC arriva nei reparti surgelati e così nelle nostre case, facendosi portatore non solo di un messaggio di auto-indulgenza rispetto al cibo di cui non riusciamo a privarci ma anche di semplice bontà.

Infatti, gli ingredienti scelti per le 5 proposte di gelato variano dai grandi classici, ai più libidinosi e contemporanei ma tutti con un comune denominatore: il desiderio che la bontà possa far parte di uno stile di vita sano ed equilibrato, l’emozione di gustare un dolce senza pensieri, godendosi il gusto e la consistenza di un dolce antico ma sempre attuale come il gelato.

LEC lo troverete nei supermercati ma non esposti in categorie specifiche come high protein, senza lattosio, zero zuccheri, saranno tra i barattoli di quei gelati che sono semplicemente buoni e che arricchiscono l’assortimento ed i momenti di chi desidera godersi il qui e ora senza pensare a calorie ed a possibili rimorsi. Allora “perché resistere?” da Borello Supermercati troverete i gelati che vi accompagneranno in momenti di puro piacere ed inaspettata leggerezza, in cui anche i campioni come Charles Leclerc si ritrovano.

 

Eleonora Persico

Apre a Torino Dammann Frères: L’antica Maison del Tè e del Polo del Gusto

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Nel cuore di Torino, Dammann Frères, la prestigiosa maison francese del tè sta per fare il suo debutto con una nuova boutique, diventando così il secondo punto vendita in Italia dopo quello di Milano.
Questa elegante aggiunta al panorama del gusto torinese è parte integrante del Polo del Gusto, la rinomata holding di marche d’eccellenza dell’agroalimentare, presieduta dal visionario Riccardo Illy.
Situata strategicamente in Piazza San Carlo, accanto al già rinomato punto vendita Domori, la nuova boutique Dammann Frères promette di essere un’esperienza unica.
Con uno spazio di circa 30 metri quadri, il negozio accoglie i visitatori in un ambiente accogliente e raffinato, improntato allo stile inconfondibile della maison.
Qui, il tè diventa indiscusso protagonista, con una parete dedicata esclusivamente alle 133 varietà di tè sfuso, custodite in eleganti scatole di latta Dammann.
All’ingresso, un prezioso Orgue à thés accoglie i visitatori, invitandoli in un viaggio sensoriale alla scoperta di raccolti pregiati ed aromi unici. La boutique sarà il luogo ideale per scoprire la straordinaria varietà del mondo Dammann Frères, con ben 400 ricette disponibili.
Ogni giorno, i clienti avranno l’opportunità di degustare un tipo diverso di tè, arricchendo così il loro palato con esperienze sensoriali uniche.
Ma la boutique non è solo uno spazio di vendita; essa fungerà anche da ponte verso il mondo dell’educazione sensoriale. Gli ampi spazi sotterranei ospiteranno sale polifunzionali, attrezzate per degustazioni e masterclass, dove gli appassionati potranno approfondire la loro conoscenza del tè sotto la guida esperta dei maestri Dammann Frères.
Il presidente Riccardo Illy ha commentato:
Con l’apertura della boutique Dammann Frères a Torino, il Polo del Gusto si arricchisce di un altro gioiello nel suo percorso verso l’eccellenza. Questo nuovo spazio, insieme al punto vendita Domori, rappresenta un’opportunità unica per gli amanti del buon gusto di avvicinarsi alle eccellenze agroalimentari, immergendosi in un’esperienza unica e raffinata“.
L’inaugurazione ufficiale della boutique Dammann Frères è prevista per giovedì 11 aprile 2024, promettendo di essere un evento imperdibile per gli amanti del tè e del buon gusto.
CRISTINA TAVERNITI

A Santhia’ apre il museo del carnevale

Santhià celebra il carnevale più antico del Piemonte:
inaugura il 14 aprile il Carvè Museum, interamente dedicato alla manifestazione folclorica
Santhià, 8 aprile 2024 – È in programma domenica 14 aprile, alla presenza del Sindaco Angela Ariotti e del Presidente della Provincia Davide Gilardino, l’inaugurazione del Carvè Museum. La cerimonia, prevista alle ore 16.30 nello storico “Palazzo del Capitano” di via De Rege Como, 7 a Santhià (VC), sarà il momento clou della giornata di festa che prevede numerose iniziative di celebrazione. Un importante appuntamento per gli appassionati di cultura e folklore locale perché il museo è interamente dedicato alla storia della più famosa manifestazione cittadina: il Carnevale più antico del Piemonte attestato fin dall’anno 1093.
Il Carvè Museum è un museo didattico che si sviluppa al primo piano e, grazie a un ricco assortimento di materiale originale e ricostruzioni artigianali, farà conoscere ai visitatori tutto quanto c’è da sapere su una festa che ha quasi mille anni di storia e colloca Santhià nel solco delle grandi tradizioni carnascialesche europee. Un viaggio unico nel suo genere alla scoperta di un’usanza che affonda le sue radici nella notte dei tempi, un inno alla libertà sorto – a seconda delle interpretazioni – per festeggiare la fine della tirannia, la celebrazione di un matrimonio ostacolato dai potenti locali, la scampata paura della fame. Un fenomeno collettivo capace di richiamare nell’edizione 2024 della manifestazione 40.000 turisti, 2.000 figuranti in maschera, una trentina di Compagnie del Carnevale e numerosi gruppi musicali.
Il Carvè Museum è stato realizzato grazie al finanziamento ottenuto dalla Direzione Generale dello spettacolo del Ministero della Cultura per i carnevali storici del 2023 e collocato all’interno dell’antica casa tardo-quattrocentesca denominata “Palazzo del Capitano”, che ospiterà anche la nuova sede della Pro Loco di Santhià. Quasi un ritorno alle origini per l’associazione, che ebbe qui la sua sede dal 1978 al 1986, che potrà contare su una struttura totalmente rinnovata oggetto di un profondo intervento di restauro reso possibile dall’opera del mecenate Alessandro Caprioglio.
“Con grande emozione invito tutti quanti a partecipare a questo importante appuntamento, che mi porta a ricordi lontani, ma che nello stesso tempo ci proietta verso nuove avventure” dichiara il Presidente della Pro Loco Fabrizio Pistono. “Come i visitatori potranno vedere, al piano rialzato della nuova Sede della Pro Loco si potranno ammirare le opere più significative della nostra Galleria d’Arte Contemporanea; ma la vera novità è al primo piano, dove si potrà ammirare il Carvè Museum, la cui realizzazione è stata affidata a veri maestri d’arte e di scenografia, quali la Ditta Garavaglia di Cinisello Balsamo specializzata in grandi scenografie, e a Gianni Franceschina in collaborazione con la ditta Fornace di Castellamonte. Lo abbiamo fortemente voluto e credo sarà una bellissima sorpresa, un vero museo didattico, dove si vivranno tutti i momenti del nostro Carnevale, con le sue antiche tradizioni”.
Il taglio del nastro sarà il culmine di una giornata di celebrazioni in grande stile che coinvolgeranno tutta Santhià, con un ampio programma di iniziative pubbliche dedicate alla cittadinanza e agli ospiti che vorranno cogliere l’occasione per visitare il borgo. Il fitto programma prenderà il via alle ore 15.00 con il corteo storico lungo Corso Nuova Italia che vedrà la Banda Musicale Cittadina, la Banda Musicale I Giovani, il Corpo Pifferi e Tamburi e lo Stato Maggiore Napoleonico sfilare insieme ai Cavalieri e Falconieri del Conte Verde fino in Piazza Roma. Al termine dell’esibizione ci si sposterà al Palazzo del Capitano dove, dopo la cerimonia di inaugurazione del Carvè Museum e della nuova Sede della Pro Loco, si terrà il convegno “Amedeo di Savoia, il Conte Verde”, a cura dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. La festa terminerà con un assaggio gratuito della famosa panissa santhiatese, il gustoso piatto tipico del territorio a base di riso e fagioli.

Penne saporite in salsa di zucchine

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Un piatto leggero, semplice, delicato ma al contempo saporito

Un primo piatto perfetto, leggero, semplice, delicato ma al contempo saporito, dal color verde acceso che sara’ una gioia per occhi e palato di tutti i commensali.

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Ingredienti per 4 persone:

360 g di pasta corta tipo penne
400 g di zucchine chiare
50 g di parmigiano grattugiato
100 g di pancetta affumicata a cubetti
1/2 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1cucchiaino di menta fresca tritata
1 cucchiaino di basilico fresco tritato
Olio evo q.b.
Sale, pepe
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Tagliare le zucchine a meta’, scavare leggermente per eliminare un poco di polpa, lessare in acqua salata mantenendole al dente. Scolare, conservare l’acqua di cottura e lasciar  raffreddare. In una larga padella soffriggere con un poco di olio i cubetti di pancetta. Frullare le zucchine con il parmigiano, l’aglio, il prezzemolo ed il basilico tritati, il pepe e l’olio, aggiustare di sale. Cuocere la pasta nell’acqua di cottura delle zucchine, scolare e saltare in padella con la salsa di zucchine.

Paperita Patty

 

“La Credenza”, progetto ristorazione nei locali di Fiorshop Coop

Fare la spesa tra le eccellenze gastronomiche piemontesi del Fiorshop Coop,  salire le scale e accomodarsi in una piccola sala accogliente, luminosa, e degustare piatti realizzati, per la maggior parte, proprio con i prodotti d’alta gamma a marchio Fior fiore” dei supermercati Coop, nella storica  Galleria San Federico a Torino.
Il progetto ristorativo Fiorfood by  ” La Credenza“, accanto all’offerta più easy ma al contempo di qualità, del già consolidato Bistrot , è guidato, da poco più di un anno dal già noto e grintoso, sulla piazza della ristorazione torinese,  chef Alessandro Uccheddu.  È l’angolo dedicato alle ” estasi culinarie”, dove l’unione di cibo ed emozioni non può che lasciare a bocca aperta e occhi chiusi.
L’aspetto su cui Novacoop ha voluto focalizzare l’attenzione è stato proprio l’aspetto emozionale che deriva dal gesto del mangiare: desiderio, piacere, soddisfazione, condivisione. Con il quid aggiuntivo del luogo di ritrovo e frequentazione quotidiano per tutti noi, cioè il supermercato, esempio originale che regala l’opportunità al cliente di gustare quegli stessi prodotti visti o acquistati tra gli scaffali del market : ” Nova Coop, ha colto la sfida del tentativo di prendersi cura dei consumatori /clienti in un luogo così carico di storia e significato attraverso un concept store innovativo, dove far crescere la socialità, assistere alla presentazione di libri , fare la spesa a prezzi convenienti e poter degustare cibi sapientemente preparati. Un luogo dove si fa innovazione, si sviluppano emozioni e si tenta di divulgare un approccio al cibo in maniera diversa rispetto all’esperienze tradizionali al ristorante”. 
La cucina ha ripreso vita con un menù che mantiene ed esalta la cucina che caratterizza la mano dello chef, declinata al vegetale, in stretta unione sia con le tipicità regionali che con gli ingredienti in stretta correlazione con i sapori del mare, coi quali lo chef è cresciuto ( Alessandro è nato e cresciuto in Sardegna).
Il menù è davvero curioso e inaspettato:  ideato in collaborazione con il ristorante stellato ” La Credenza” di San Maurizio Canavese, attraverso la personalità chiave di Giovanni Grasso e gli chef de ” La Credenza Group” , contribuiscono tutti insieme alla creazione e allo sviluppo dell’offerta ristorativa.
È suddiviso in un ” menù degustazione del nostro Chef” ,  della “tradizione” e alla carta: tutti i piatti sono realizzati con materie prime eccellenti sia di pesce che di carne, esaltati da abbinamenti audaci con ingredienti di altrettanta qualità,  riusciti alla perfezione e che riescono ad armonizzare e a definire gusti apparentemente ” difficili” da percepire.
Come accade con lo starter, un foie gras di fegato dello scorfano, capperi e lampone: pura scioglievolezza in bocca, dove l’eventuale sentore di salato è smorzato dalla piacevole acidità del lampone. La tartarre di tonno, la vera scoperta del menù primaverile: 80 grammi di morbidezza, marinata con latte di bufala, olio al basilico e accompagnata con fette di pane carasau e uovo di lompo. I contrasti che lasciano il ricordo, insomma.
L’inclinazione di chef Uccheddu per la cura della parte vegetale e il talento nel lavoro della materia prima, consiste, in particolar modo, in questi due piatti: un maestoso e gustoso spaghetto all’estratto di carota, pinoli, olive taggiasche e gel di uvetta e l’anatra pechinese, salsa all’arancia accompagnata da pack choi. Piatti caratterizzati dai sapori ben distinti degli ortaggi utilizzati, condimenti leggeri e facilmente digeribili, attenzione nel dosaggio dei gusti nelle parti croccanti, mantenimento il più possibile del gusto naturale, in questo caso, dell’anatra e del pack choi.
E, a finire,  semplicemente ma non banalmente, un minestrone di frutta e verdura, degno di un ristorante che vuole comunque regalare tocchi di finezza e coraggio, senza dimenticare che mangiare è prima di tutto una coccola che si fa a sè stessi.
Bistrot e Ristorante Fior Food by la Credenza: da Lunedì alla Domenica 12 – 14.30/ 18 – 22.30 
Galleria San Federico 26, Torino 
 
 
Chiara Vannini

La squisita mousse al prosciutto cotto

Eccovi un’idea di sicuro successo, dalla semplice realizzazione, delicata ed elegante.

Ingredienti

300gr. di prosciutto cotto magro
150ml. di gelatina
200ml. di panna fresca da montare
2 cucchiai di Cognac o Marsala
Sale, pepe e limone q.b.

Tritare al mixer il prosciutto cotto privato dal grasso. Preparare la gelatina con qualche goccia di limone, lasciar intiepidire.
Montare la panna con sale e pepe.
Mescolare al prosciutto due cucchiai di Cognac o Marsala, aggiungere 100 ml. di gelatina, incorporare delicatamente la panna. Versare il composto in stampini monodose e raffreddare in frigo per almeno quattro ore.
Servire con crostini di pane tostato.

Paperita Patty