LIFESTYLE- Pagina 74

La pazienza, una virtù da riconquistare

Ci sembrava un’inclinazione superata, una dote fuori tempo e alquanto difficile da praticare, propria prevalentemente delle filosofie orientali e delle dottrine zen, una sorta di attitudine astratta e d’altri tempi incapace di soddisfare i ritmi e le richieste del “tutto e subito”. 

Ma proprio nel momento in cui questa disposizione alla tolleranza, all’attesa e all’accettazione del tempo e degli eventi ci sembrava superata e inadeguata, ne abbiamo dovuto recuperare l’uso e la confidenza ridandole un valore attuale e senza scadenza. Parliamo della pazienza, termine che deriva dal latino patire, di una propensione alla attesa, di una non reazione avventata agli stimoli, non di passività tuttavia, non di rassegnazione ma di un equilibrio neutrale in un momento di difficoltà in cui l’azione immediata non dà frutti né risultati soddisfacenti, confermando semmai una sensazione di inevitabile impotenza.

Nel periodo di chiusura, di sospensione temporale ha abbiamo vissuto,  di vita interrotta in cui non potevamo più muoverci liberamente, fare le cose di prima, marciare all’interno della nostra rassicurante routine, il virus, questo essere deforme e spaventoso, ci ha costretto a modulare anche le nostre reazioni, le nostre risposte emotive riportandoci sulla riva della pazienza appunto, della moderazione, della arrendevolezza.

Non è stato facile da gestire, non è stato semplice rallentare, aspettare, diluire e riorganizzare le nostre attività, abbiamo dovuto fare uso di qualità e abilità che pensavamo di non avere o di aver abbandonato definitivamente.

“La pazienza è amara, ma dolce è il suo frutto” diceva Jean-Jacques Rousseau, questo per capire che non è sempre comodo fermarsi a riflettere praticando la lentezza, ma il risultato di una attesa attiva può darci decisamente risultati migliori della fretta cattiva consigliera, di una reazione automatica  e falsamente efficiente. L’approccio odierno e la gestione della nostra vita, figli di una cultura occidentale che non prevede pause e raccoglimenti, ma che persegue il risultato e il rendimento attraverso la conduzione di esistenze multitasking a ritmi serrati e senza respiro, dovranno certamente essere rivisti; una nuova coscienza fatta di riconsiderazione delle priorità e del tempo a nostra disposizione è l’unico futuro possibile se non vogliamo nuovamente essere trascinati in una esistenza che era nostra solo parzialmente.

Questa rivalutazione della pazienza ci aiuterà a guardare ciò che ci circonda con un occhio diverso, più consapevole, ci impedirà di vivere e affrontare le cose con smoderata attività e nevrotica inquietudine; il bottone per risolvere tutto istantaneamente non sempre funziona, questa epidemia ne è stata la testimonianza, abbiamo dovuto cambiare strategia e   accettare di non sapere e ottenere tutto rapidamente, ci siamo dovuti fermare.

La pazienza sarà un mezzo autorevole e forte per non subire il tempo e le situazioni che ci impone la vita, una disposizione potente per non farsi trascinare, ma per scegliere di agire responsabilmente.

“Non c’è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza.” diceva Lev Tolstoj

Maria La Barbera

Ti amo ma non troppo

Quanti di noi vorrebbero ricevere dal partner maggiori attenzioni, frasi dolci o anche solo maggior considerazione?

Alcune persone sono per loro natura poco propensi a manifestare i sentimenti, una sorta di avarizia emotiva; molti, invece, diventano così dopo una o più esperienze fallimentari in amore e, dunque, non hanno più il coraggio di lasciarsi andare, di comportarsi come prima, visti i risultati.

Io, però, vorrei concentrarmi su quelle persone che, non provando più interesse per l’altro, non hanno la capacità (o il coraggio) di dire basta o di palesare al partner il momento che stanno attraversando.

SI va dal caso limite del ghosting, cioè sparire dalla vita del partner non rispondendo a chiamate e messaggi, e non permettendo ad amici di fornire informazioni, ai casi meno patologici di raffreddamento del rapporto diradando la frequenza di messaggi e chiamate o riducendo la carica emotiva dei medesimi.

Parlo, naturalmente, di relazioni non conviventi ma di “fidanzamento” o relazioni adulterine, queste ultime in calo rispetto ad alcuni anni addietro, vuoi per il momento economico non favorevole (un hotel, una cena, un regalo comportano costi), vuoi per la paura di patologie a trasmissione sessuale.

A questo proposito non dimentichiamo che in Italia la vendita di profilattici è diminuita notevolmente negli ultimi anni, complice la convinzione che essere stati morigerati per qualche decennio abbia debellato le malattie inconfessabili, la cui diffusione è invece aumentata anche tra i soggetti più giovani.

Complice una scuola dove l’educazione sessuale è vista come il fumo negli occhi e una famiglia dove i grugniti sono più frequenti delle parole, il risultato non poteva essere diverso.

Pertanto, mancando il dialogo (in questo come in altri aspetti della vita umana), ogni problema, ogni scricchiolio nella relazione rimane irrisolto, non viene affrontato perché decidere è comunque faticoso, dimenticando che anche non decidere è, di per sé, una decisione.

Assistiamo, quindi, a rapporti che vengono mantenuti in vita in quello che chiamo accanimento terapeutico della relazione: abbiamo paura a dare un taglio per non ritrovarci nuovamente soli, perché tutto sommato non va così male, per non chiuderci una porta (dove la trovo un’altra che fa sesso così?) o perché non sappiamo che cosa vogliamo realmente.

Spesso, poi, ci accorgiamo di avere iniziato una relazione con la persona sbagliata: nessun difetto, nulla da recriminare, semplicemente non è come pensavamo; ammettere di aver sbagliato ci esporrebbe ad un giudizio da parte del partner e, al contempo, significherebbe ammettere a noi stessi di aver sbagliato, magari nuovamente.

Ecco, quindi, che cominciamo a diradare i messaggi, a non chiamare più tesoro o amore, usando il nome proprio, come si fa con gli amici; poi se prima erano cinque telefonate al giorno, diventano in breve tempo tre e poi una, causa giornate intense.

In alcuni casi, per la verità non moltissimi, tale cambiamento di abitudini è dovuto ad una nuova relazione parallela, magari appena abbozzata, che sta effettuando il periodo di prova, che ancora non sappiamo come sarà, ma che comporta per noi, per i maschietti soprattutto, l’incapacità di scindere le due storie e dare ad ognuna il giusto tempo, la giusta importanza e, soprattutto, il giusto merito; la donna, in questo caso, è molto più determinata e razionale dell’uomo e, oltre a decidere più in fretta, non ha tentennamenti.

Di fatto, proprio questa impulsività delle donne le porta a restare deluse dalle decisioni adottate senza riflettere.

Proprio oggi una signora, quasi cinquantenne, separata, mi ha detto di aver interrotto una relazione con un uomo sposato, rincontrato dopo quasi 40 anni, perché si era resa conto, dopo poco più di tre mesi, che desiderava un uomo libero sempre, che potesse dormire fuori, ecc. Chiedendole alcuni particolari, è venuto fuori che lui difficilmente avrebbe potuto fermarsi fuori abitando a 75 km da lei (di cui solo 35 di autostrada), che lei è molto più impegnata di lui avendo due figlie sempre con lei e non rinunciando ad alcuni impegni familiari e di altro genere. E’evidente che gli incarichi professionali, politici e di altra natura di lui, da quanto mi ha spiegato, l’abbiano disorientata al punto di essersi sentita strangolata, cosa che all’inizio non avrebbe mai pensato. Fin dall’inizio della loro relazione, infatti, lei aveva precisato di non voler dedicare a lui il giorno di riposo settimanaleper non modificare le proprie abitudini.

Non dico che non dovete provare emozioni, ma procedete per piccoli passi all’inizio: siete sicuri che così com’è la situazione vi vada bene? E se lui/lei non potesse poi separarsi per motivi di salute del partner? E se venisse trasferito? Se diventasse meno ricco, meno potente, meno qualcosa? Vi piacerebbe ancora?

Prendete tempo: se è il partner giusto, e ricordate che nulla accade mai per caso, lo troverete ancora lì. Se no, era destino che rimaneste nuovamente soli. Non saltate da un rapporto all’altro o la frustrazione aumenterà ad ogni fallimento.

Sergio Motta

Il successo delle torinesi di ieri e di oggi

Scopri -To  Alla scoperta di Torino

“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza”, queste le parole di Rita Levi Montalcini.

Screenshot

La dottoressa Montalcini nacque a Torino nel 1909 e negli anni Cinquanta scoprì la struttura assonale della fibra nervosa e per questa scoperta ricevette il premio Nobel per la medicina. Rita in merito ai suoi successi scrisse che erano frutto di tanta tenacia e dell’appoggio che ha sempre avuto dai suoi genitori, che nulla nella sua vita è stato semplice ma lei ha sempre tenuto duro. Durante la Seconda Guerra Mondiale dovette scappare dalla sua città per i bombardamenti e ricostruire da capo tutti i suoi esperimenti creati con anni di sacrifici, sopravvisse all’olocausto e in seguito dopo essere ritornata a Torino si trasferì in America. Rita Levi Montalcini è d’esempio per tutti coloro che dovrebbero osare ma non lo fanno, infatti è solo andando oltre l’ordinario, spingendosi oltre, che si scopre lo straordinario. Tutte le scoperte scientifiche e mediche sono state realizzate perché qualcuno non si è fermato a ciò che si conosceva ma si è spinto oltre.
Anche la torinese Maria Isabella Bellisario ebbe un grandissimo successo quando negli anni Sessanta entrò nella Olivetti e negli anni divenne la responsabile della direzione operativa lottando per tanti anni per la parità tra uomo e donna.

IL PRESENTE ACCOGLIE IL SUCCESSO PERSONALE

Un’altra donna torinese che ha raggiunto il suo successo è Brigitte Sardo, direttrice dell’azienda Sargomma, azienda specializzata nell’automotive e presidente dell’AIP, associazione delle donne imprenditrici. Secondo Brigitte Sardo le donne sono spesso molto attente alla sostenibilità ambientale e al sociale e questo porterà le loro aziende ad affermarsi sempre di più in un mercato in forte via di sviluppo. Brigitte ammette che all’inizio ereditare e guidare l’azienda del padre non era stato semplice, ci sono ancora tanti stereotipi sulla conduzione al femminile di un’azienda ancor più se la donna in questione è bionda e bella. La grinta è la determinazione sono state la chiave del suo successo, nonostante tante difficoltà e numerose cadute. Spesso nella nostra società vediamo il fallimento come qualcosa da cui non ci si può rialzare, finché si è piccoli se si cade mentre si prova a camminare su due piedi ci viene detto “dai riprova” e abbiamo il sostegno anche se continuiamo a cadere, nessuno ci dice “lascia stare non sei portato a camminare” quando si cresce invece spesso perdiamo questo sostegno durante i momenti di difficoltà. Queste donne hanno sicuramente fallito tante volte, ma proprio non arrendendosi e trovando altre strade per arrivare all’obiettivo alla fine ce l’hanno fatta.
Tante cadute e rivincite anche per Carla Bruni nominata nel 2010 da Forbes come la trentacinquesima donna più potente al mondo.

IL FUTURO NELLE MANI DELLE GIOVANI TORINESI

Tra le giovani donne torinesi di grande successo Alice Clerici campionessa di spada individuale ai mondiali under 20 del 2016.
Giada Russo danzatrice sul ghiaccio due volte campionessa italiana e ha debuttato anche ai mondiali.
Il successo è anche musicale come quello di Greta Tedeschi la dj italiana più famosa al mondo.
Tantissime le ragazze e donne torinesi che creano nuove start-up e aprono grandi aziende perché il futuro si tinge di rosa e di azzurro in egual misura.
Ognuno, uomo o donna che sia ha il proprio successo personale perché “successo” è il participio passato del verbo “succedere” quindi sta a noi scegliere di farlo accadere.

NOEMI GARIANO

Yoga per la primavera – 3 pose per fare spazio nel corpo

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YOGA SENZA BARRIERE 

 

La primavera è un tempo di rinnovamento per la natura e può esserlo anche per noi. Tramite lo yoga, possiamo liberare il corpo, rinfrescare la mente e rivitalizzare lo spirito. Ecco tre pose yoga che aiutano a preparare il corpo alla rinascita primaverile

 

Tadasana (Posizione della Montagna)

Questa posa è fondamentale per la corretta postura, stabilizza e dà energia preparando il corpo ad asana più complessi.

Per eseguirla bisogna stare eretti con i piedi uniti, distribuire il peso equamente tra entrambi i piedi. Sollevare le braccia sopra la testa, respirare profondamente.

Virabhadrasana 1 (Posizione del Guerriero 1)

Il guerriero 1 rinforza gambe e caviglie, migliora equilibrio e concentrazione, e apre il torace e i fianchi.

Esegui questa posa partendo da Tadasana, fai un grande passo indietro con il piede destro, piega il ginocchio sinistro e alza le braccia, mantenendo la schiena dritta.

Virabhadrasana 2 (Posizione del Guerriero 2)

Il guerriero 2 migliora la stabilità, aumenta la resistenza fisica e mentale.

Simile a Virabhadrasana 1, ma con le braccia estese perpendicolari al corpo e lo sguardo oltre le dita della mano anteriore.

Queste tre pose aprono e rafforzano il corpo, preparandolo per accogliere con entusiasmo la stagione della rinascita. Pratica con consapevolezza per un risveglio completo di corpo e spirito.

Serena Fornero

“Le Gru Comics”, laboratori per ragazzi e adulti

Dopo l’esperienza entusiasmante durante Gru Kids Festival, la manifestazione di Le Gru dedicata alla creatività per bambini e ragazzi, sabato 20 e domenica 21 aprile nell’Area esterna coperta al primo piano di Le Gru ritornano la casa editrice J Pop e la Scuola Internazionale di Comics di Torino!
Con loro, sarà infatti possibile partecipare un evento tutto dedicato al mondo dei fumetti e dei manga con attività per tutte le età!

Per i ragazzi e gli adulti arrivano due laboratori di tre ore per scoprire le tecniche, i segreti e le basi di quello che c’è da sapere per realizzare un fumetto o un Manga di qualità.
I docenti della Scuola Internazionale di Comics, nell’accogliente zona eventi nell’Area Esterna Coperta, sabato 20 aprile, dalle 14 alle 17 propongono il laboratorio pensato per tutti gli stili di disegno intitolato “Character Design” per inventare un personaggio davvero originale; dalle 17 alle 20 invece “Disegnare Manga: trucchi e skills alla portata di tutti” per passare dalla costruzione dell’anatomia fino ad arrivare all’inchiostrazione e scoprire così i segreti per iniziare a disegnare in stile Manga. Il giorno dopo, domenica 21 aprile, si terranno gli stessi laboratori con orari invertiti.
La partecipazione è gratuita, ma si consiglia la prenotazione alla mail boxinfo@legru.it.

Ma fumetti e manga appassionano anche i più piccoli! E allora ecco “Kids Fun”! Accanto ai laboratori per adulti, dalle 12 alle 20 di sabato e domenica, una zona arredata con tavoli da disegno, biblioteca di fumetti a cura di J Pop aperta a tutti e artisti “truccabimbi” per trasformarsi nel proprio personaggio preferito!

La Scuola Internazionale di Comics di Torino è nata nel 2007 guidata dal direttore Mario Checchia. Dalla sua apertura ad oggi, ha continuato a crescere e a migliorare le proprie proposte didattiche, grazie all’inserimento di corsi innovativi e all’impegno e alla professionalità dei propri docenti. A caratterizzare la sede di Torino è poi il fitto calendario di appuntamenti – in continua evoluzione – che prevede incontri, workshop e masterclass con professionisti tra i più affermati a livello internazionale. Sono numerose, inoltre, le collaborazioni con editori, case di produzione cinematografiche, enti statali e associazioni umanitarie, ambientaliste, animaliste sia locali che internazionali.

J-Pop è uno dei principali editori di manga in Italia. Nasce nel 2006 come etichetta dedicata ai fumetti giapponesi del gruppo Edizioni BD e rappresenta un catalogo di oltre 5000 titoli come The Promised Neverland, Tokyo Ghoul, Pokémon, The Legend of Zelda, Final Fantasy, insieme a recenti hit del calibro di Tokyo Revengers, La via del Grembiule,  Blue Period, Komi can’t communicate e Hanako-kun e i sette misteri dell’accademia Kamome.

Le Gru è il più grande centro commerciale in Piemonte e uno dei più importanti in Italia. Con i suoi 100.000 metri quadrati di superficie coperta e climatizzata, 4.700 posti auto gratuiti, è pensato come un vero villaggio, elegante e funzionale, che offre oltre 150 esercizi commerciali con insegne di prestigio, una scelta merceologica ampia e di qualità, un’area ristorazione e alimentari unica con bar, ristoranti, fast food e l‘Area Mercato. Oltre al grande ipermercato Carrefour, il benzinaio e il villaggio fitness Virgin Active, offre anche diversi servizi al cliente: farmacia, parrucchieri, lavasecco e sartoria, agenzia di viaggi, tabaccaio, e molto altro, compresa una biglietteria e un punto di relazione con il pubblico che offre informazioni e servizi legati alla cultura e la mobilità sostenibile. Le Gru è diventato negli anni un punto di riferimento anche per l’intrattenimento: l’obiettivo è divertire e fornire contenuti e spunti di riflessione ai propri visitatori attraverso progetti sociali, legati a solidarietà, sostenibilità e inclusività, incontri con le scuole, laboratori e intrattenimenti per le famiglie, eventi dedicati a tecnologia, design, arte, sport e cultura a 360°, coinvolgendo associazioni, enti e realtà locali. Dal 2022 è iniziato il restyling di Le Gru: un rinnovamento completo dal punto di vista architettonico, di efficientamento energetico e di potenziamento dell’offerta commerciale. Un viaggio che porta a Le Gru una nuova vita: dove gli spazi si fanno più accoglienti, moderni, più a misura, dove i materiali e le forme richiamano l’armonia della natura. Un viaggio che porta a un grande cambiamento strutturale, ma che preserva la cultura di ospitalità, intrattenimento e creatività insiti nel DNA di Le Gru e offre ogni giorno una sorpresa: nuovi brand, nuove esperienze, nuovi eventi.

Marietta e le donne del burro

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Marietta, originaria di Sovazza, si era trasferita a Baveno dopo aver sposato – non più giovanissima – Oliviero Brenti, dipendente della Navigazione del Lago Maggiore che divideva la sua attività tra l’imbarco bavenese e lo scalo di Carciano


 Con i suoi lavori da domestica, Marietta integrava il magro reddito familiare dopo il pensionamento anticipato del marito che, da sempre cagionevole di salute, aveva bisogno di frequenti cure mediche. Da ragazza era stata una delle donne “del burro” che dai paesi del Mottarone – Armeno, Sovazza e Coiromonte , partivano a piedi nel cuore della notte con la gerla in spalla per vendere il burro sui mercati dei due laghi. Era una fatica non da poco, alla quale si sottoponevano per il desiderio – e la necessità – di realizzare un sia pur modesto guadagno che compensasse i loro sforzi. Nei giorni che precedevano ilviaggio, nelle stalle degli alpeggi del Mottarone, la panna del latte appena munto veniva versata nel cilindro delle zangole e le donne iniziavano a sbatterla agitando lo stantuffo. Dopo un paio d’ore di continua agitazione, il burro era pronto per essere tagliato nei panetti di vario peso, pronti a raggiungere le cucine di Omegna, Orta, Stresa e Baveno. Le  donne “del burro” partivano per la stessa meta sempre in coppia, per maggior sicurezza. Una lanterna in mano, per rischiarare il sentiero nelle notti senza luna, il carico ben disposto nella gerla e un passo di montagna che dava conto di quanta forza poteva infondere la necessità. Quando le coppie s’incontravano, prima di lasciarsi alle spalle le viuzze dei borghi di montagna s’udiva un bisbigliare di saluti che, mano a mano s’allontanava dalle case, diventava sempre più tenue, fino a sfumare nel silenzio notturno. Già prima dell’alba, anticipando il cantare del gallo, le donne avevano raggiunto le loro mete, iniziando un meticoloso giro tra le case, secondo un copione che nessuno aveva mai scritto ma che veniva riproposto ogni volta, come un abitudine consolidata tra chi acquistava e chi vendeva. C’era chi ritirava e pagava il burro limitandosi a uno scarno cenno di saluto e chi, invece, moriva dalla voglia di “attaccar bottone” con quelle ragazze che venivano giù dai monti. C’era chi chiedeva il loro nome e quali fossero i loro legami di parentela; chi offriva una tazzina di caffè nero, preparato nel pentolino sulla fiamma del camino e chi accompagnava l’offerta della bevanda calda con una ciambella dolce o un pezzo di pane e formaggio. S’intrecciavano, nel tempo, conoscenze e amicizie.A volte anche simpatie che sfociavano in veri e propri amori, com’era successo tra Marietta e Oliviero. Le donne  “del burro“, finito il giro dei clienti si recavano nelle botteghe dove – impegnando una parte del loro guadagno – acquistavano provviste, stoffe e filati, sapone e fiammiferi. Nella gerla ormai vuota di ognuna veniva riposta la mercanzia e, dopo un ultimo saluto, si avviavano sul cammino del ritorno. All’arrivo, in tempo per l’ultimo vespro prima che la luce del tramonto lasciasse il passo alla sera, era gran festa. Per i piccoli c’era sempre una fetta larga di pane bianco o con l’uvetta e sul tagliere, accompagnando le fette di polenta, non mancavano formaggio e salame. Talvolta anche un mezzo litro di vino rosso. La fatica di quelle donne andava in qualche modo risarcita e il calore che si creava attorno a loro e ai “misteri” contenuti nelle gerle, svelati man mano che si svuotavano. Oggi come oggi il burro con la zangola, su all’alpe, lo fanno in pochi e non si scende più a piedi dai sentieri, sotto le stelle, per venderlo sull’uscio. Adesso ci sono i caseifici, le latterie turnarie, i grossisti che vanno a prendere il latte e lo trasformano. E le donne “del burro” sono solo un ricordo del passato

Marco Travaglini

 

A taste of Eataly: una grande festa itinerante venerdì 19 aprile

Eataly Lingotto

Oltre 30 proposte Made in Eataly, show e musica dal vivo.

 Eataly è sinonimo di alta qualità, e una visita presso uno dei suoi store rappresenta sempre un’opportunità per vivere esperienze uniche. Ne è un esempio la serata di venerdì 19 aprile presso Eataly Lingotto quando al centro dell’attenzione ci saranno proprio tutte quelle ricette e materie prime che rendono Eataly un luogo unico. L’appuntamento speciale è con A taste of Eataly, l’occasione per provare una vera e propria esperienza gastronomica informale e gioiosa, a 360°!

A taste of Eataly sarà una grande festa diffusa tra gli spazi di Eataly Lingotto con oltre 30 proposte Made in Eataly. Ecco allora la pizza alla pala della panetteria, nella versione classica margherita ma anche con farciture più originali, come amatriciana e carbonara, la selezione di salumi e formaggi direttamente dal banco, la cruda di Fassona Piemontese Presidio Slow Food, il carpaccio di polpo della pescheria, le chips di patate, i supplì e le crocchette della gastronomia. E poi, i ravioli con polpa di Granchio Reale Blu dell’Adriatico, lo gnocco alla sorrentina gratinato, il crostone di russa, le bombette e molto altro. I dolci saranno a cura di Felice Pasticceria, che permetterà di scegliere tra i suoi pasticcini mignon e i dessert monoporzione. Da bere, una selezione dei migliori vini e originali cocktail.

Non mancheranno live show, come l’apertura della forma di gorgonzola, la produzione in diretta di torrone a cura di Antica Torroneria Piemontese e inoltre le sfogline di Plin creeranno per tutta la serata davanti ai clienti i loro tortelli ripieni di fonduta di Parmigiano Reggiano, che si potranno poi assaggiare appena fatti la sera stessa.

Eccezionalmente venerdì sera, sono previsti anche 3 appuntamenti speciali con il Tour del vermouth, tra le sale del Museo Carpano, al primo piano di Eataly Lingotto: sarà l’occasione per scoprire la storia del vino liquoroso nato proprio a Torino e imbottigliato per tanti anni negli spazi che adesso ospitano Eataly. La visita si concluderà con la degustazione di 3 vermouth.

Inoltre, musica dal vivo e il djset di Suna per vivere una serata di festa a Eataly Lingotto.

Le proposte enogastronomiche di A taste of Eataly si potranno acquistare tramite gettoni, ognuno del valore di € 2,50. E solo su www.torino.eataly.it è attiva una promozione speciale: 20 gettoni sono proposti al prezzo eccezionale di € 40.

“Bike Experience”, il Festival del Cicloturismo in Piemonte

Grande attesa per la terza edizione

Sabato 20 e domenica 21 aprile

Moncalieri (Torino)

Dopo quello di Bologna, é il secondo appuntamento, nell’ambito del mondo delle due ruote, più importante per dimensioni, a livello italiano. Parliamo di “Bike Experience”, Festival di Cicloturismo (ad ingresso gratuito), creato nel 2022 dall’Associazione “Torino Bike Experience” (nata nel 2018) ed ospitato per la sua terza edizione, sabato 20 e domenica 21 aprile prossimi, nel verde della “Cascina Le Vallere – Aree Protette Po piemontese” (corso Trieste, 98) a Moncalieri (Torino). Molto incoraggianti le cifre delle prime due edizioni, che hanno visto la partecipazione di oltre 10mila persone, centinaia di ospiti, espositori ed Associazioni per la promozione del territorio. Spiega Alessandro Ippolito, curatore del Festival: “’Bike Experience’ nasce non solo come fiera campionaria’, ma come ‘festival esperienziale’ dove si vengono a vedere biciclette e accessori, ma si partecipa altresì ad ‘attività’, si ascoltano ‘testimonianze’ e ‘racconti’ di cicloturisti e si raccolgono perfino consigli di ‘biomeccanici’ e ‘nutrizionisti’”. Il Festival vuole essere, dunque, per tutti – dal neofita al professionista  – un contenitore di proposte con, in aggiunta, “quattro escursioni”. E non mancheranno, nella due giorni, attività outdoor nel parco e per famiglie. “Fra i punti forti del festival – aggiunge Ippolito – i ‘workshop’. I partecipanti potranno approfondire i più svariati argomenti, dalla meccanica delle biciclette all’arte dell’imballo delle bici, dalla cartografia a come fare il tagliando alla propria due ruote. Ben 52 talk, che spaziano da come viaggiare con i bambini, alle salite leggendarie, dagli itinerari nel Chierese a quelli nel Sud America. Ancora, a proposito di cifre: se nella prima edizione, gli espositori furono 20, lo scorso anno se ne sono contati 45 e quest’anno si è saliti a 50. I marchi presenti sono oltre 150. I talk in programma sono 50 (a cui, si aggiunge la visione di due docufilm, per un totale di 52 incontri), 10 i workshople escursioni (nel 2023 hanno pedalato circa 500 ciclisti ), con la previsione pur anche di una “pista junior” di mille metri quadrati che vedrà la presenza dei tecnici nazionali “UISP”. “Bike Experience”, avrà inoltre quest’anno una “costola” a Luserna San Giovanni, sabato 1 e domenica 2 giugno, dedicata al “cicloturismo alpino” con “Alpi Bike” organizzato con la collaborazione di “UpslowTour”.

Il Festival si inaugura, alla presenza delle autorità, sabato 20 aprilealle 9,30Alle 10 l’apertura al pubblico, dalle 11 partono le attività. Sabato il “Villaggio Expo” chiude alle 18Dalle 18,30 c’è il “Bike Party” in Cascina. Domenica 21 aprile apertura al pubblico alle 10 con attività dalle 11. La chiusura alle 18.

Importanti “novità” dell’edizione 2024: “Mobilità sostenibile” (focus su biciclette elettriche, cargo bike e folding bike), Cicloturismo al femminile (incontri speciali sul cicloturismo “in rosa”), Salotto del cicloturismo (con presentazione al pubblico di prodotti e servizi rivolti ai “ciclo viaggi”), Campo base “Ferrino” (un’ampia esposizione di tende, attrezzature ed accessori per viaggi e cicloturismo; saranno anche disponibili camper e tende da tetto per avventure “on the road”), Spazio tende gratuito (all’interno del parco), Cargo Bike Day (giochi e attività per famiglie, domenica 21, ed un focus sulla “mobilità inclusiva”).

Per info e programma dettagliato: “Torino Bike Experience”, piazza Arturo Graf 132, Torino; tel. 334/9448063 o www.torinobike-xp.it

g.m.

Nelle foto: immagini precedenti edizioni