

Tra il 24 ottobre e il 3 novembre il bookshop Paint It Black ospita cene con piatti pensati da artisti e creativi. Anche mise en place e sedute sono d’artista, in una sala piena di opere ,tra performance, letture e concerti si svelerà il dilemma
L’alta cucina è arte? Una cosa è certa: agli artisti il cibo e’ sempre interessato la storia dell’arte, lo replica in ogni epoche è piena e lo dimostrano gli autori contemporanei, coinvolti in un progetto pop up in partenza a Torino. La casa editrice indipendente Paint It Black trasforma infatti la sede del suo bookshop vicino Porta Nuova in un ristorante temporaneo, con non solo mise en place e arredi progettati ad hoc, ma anche piatti immaginati dai creativi. Soltanto dal 24 ottobre al 3 novembre 2024, in occasione della Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Paint It Black: casa editrice fondata nel 2022, da quest’ anno ha aggiunto anche un bar, per avvalorare la libreria come luogo di incontro e scambio.
GABRIELLA DAGHERO
IL BIGLIETTO
di GIANLUIGI DE MARCHI
15 OTTOBRE 2024
“Uno, ventitre, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasette, sessanta…”
Carlo ripeté i numeri e gli sembrò che il cuore gli si fosse fermato.
Erano i “suoi” numeri, quelli che giocava da oltre tre mesi, da quando il jackpot del Superenalotto era diventato altissimo ed aveva scatenato il gioco a livelli mai visti prima.
Li sapeva a memoria, ogni settimana li giocava paziente e cocciuto; ogni martedì, giovedì e sabato, sempre nella stessa ricevitoria del paese. Ed ogni volta scherzava con il gestore, Alberto, suo compagno di scuola fin dalle elementari a Riva del Garda: “Non accettare altre giocate, sono inutili, quella vincente è la mia…”.
E Alberto, paziente, accettava la battuta, passava alla macchinetta la schedina, incassava i due euro della giocata e lo assicurava: “Tranquillo, ci vediamo domani, ho già i soldi in cassa per te…”
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese la stessa scenetta; e mai una volta che uscissero almeno tre numeri, il minimo per portarsi a casa 20-30 euro.
“Meglio così, pensava Carlo “ vincessi un premio di consolazione non potrei certo sperare nel colpo grosso, i numeri o escono tutti insieme o non escono”.
Filosofia spicciola di chi tanti soldi non li ha mai visti, e preferisce “tutto o niente” piuttosto che “poco”; il niente lascia la vita come prima, il poco lascia la vita come prima con in più tanti rimpianti per l’occasione persa, solo il “tutto” cambia totalmente la vita, ti consente di girare pagina per sempre, realizzare mille sogni impossibili, levarti tutti gli sfizi, non avere più problemi con la rata del mutuo, le bollette, il datore di lavoro prepotente, la moglie sempre più scialba…
Già, Luisa, sua moglie…
Non sapeva nulla della sua giocata, non le aveva mai confidato che stava rincorrendo il sogno; solo Alberto ne era al corrente per motivi professionali. Carlo era superstizioso, come tutti i giocatori, non diceva nulla per non attirarsi la iella addosso, aspettava fiducioso, poi dopo gliel’avrebbe fatta vedere a tutti chi era…
Guardò Luisa: era davanti alla televisione con la maglietta di Camaiore, pallido ricordo di una vacanza in una pensioncina a due stelle dove anni prima erano stati a passare una vacanza di una settimana pagata facendo qualche sacrificio.
Stava guardando uno dei tanti programmi d’intrattenimento, fatuo e senza senso: una squallida sequela di personaggi che esibivano le loro “capacità” scimmiottando cantanti celebri (meglio se stranieri, storpiando le parole in maniera indecorosa), arrabattandosi in giochi di magia, facendo esercizi ginnici a sbarre o travi. Una esibizione per un’impresa che gratificava solo chi la realizzava, anche se il pubblico sembrava interessarsi moltissimo, applaudendo le performance di chi riusciva a far meno peggio degli altri…
Era bella Luisa, quando l’aveva conosciuta; la più bella della classe, alla quale tutti facevano il filo anche se non era la più intelligente.
La vita è così, purtroppo…Sei carina? hai uno stuolo di corteggiatori. Sei solo intelligente? Fatichi a trovare qualcuno che ti inviti a ballare in discoteca…
Ora, passati i cinquanta, era spenta, sempre stanca per pulire casa, star dietro ai tre figli che non ne volevano sapere di sposarsi o di andarsene e continuavano a pesare sulle sue spalle.
Carlo uscì sul balcone.
La serata era splendida, il cielo pieno di stelle, l’aria gelida ma frizzante riempiva i polmoni finalmente pulita e senza smog.
Aveva in mente quella cifra mostruosa: ottantanove milioni e qualcosa (il “qualcosa” equivaleva in realtà a 10 anni di lavoro…). centoottanta miliardi di lire suppergiù (dopo tanti anni di euro, per capire bene certe cifre, Carlo se le trasformava ancora in lire).
Una mostruosità, roba da emiro arabo, di quelli che arrivano nel più costoso albergo di Londra con 10 Rolls Royce, uno stuolo di ragazze una più bella dell’altra, cento valigie firmate con tutti gli accessori di superlusso per far capire a tutti che si è “miliardari”.
“Non incasso subito il biglietto, rifletté Carlo” altrimenti mi saltano tutti addosso a chiedermi soldi. Aspetterò magari un mese, lo farò incassare da un notaio o da una banca di un’altra città, qui in paese mi conoscono tutti, mi nasconderò per un po’, poi mi godrò la vita”.
Godersi la vita…
Una villa a due piani, un grande parco intorno, altro che villetta plurifamiliare con un fazzoletto di prato e due rose; una casa al mare, a Viareggio (altro che Camaiore, lì sì che c’è gente all’altezza del “nuovo Carlo”, quello ricco grazie al Superenalotto), una casa in montagna, a Cortina, naturalmente dove soggiornano tutti i VIP che contano.
Un paio di auto di superlusso (“Tanto, con tutti quei soldi, potrò non solo comprarmele, ma anche mantenermele, bollo e assicurazione comprese” sorrise compiaciuto Carlo). Magari una limousine della Buick ed una Ferrari d’epoca, di quelle che aveva visto una volta in un telegiornale, battuta all’asta per una cifra da capogiro che neanche si ricordava.
Ma subito un bel viaggio intorno al mondo per almeno sei mesi, a vedere tutti quei posti da favola che aveva conosciuto guardando programmi di viaggi: non Sharm el Sheikh ma le Galapagos, la Nuova Caledonia, le Seychelles, Bali…
Da solo, tanto la compagnia l’avrebbe trovata ad ogni tappa; sarebbe bastato far vedere la carta di credito “Platinum”, dare una mancia da 100 dollari al facchino, ordinare aragosta per due sere di fila e la sua camera non sarebbe rimasta vuota…
Novantatre milioni e qualcosa sono proprio tanti, ti puoi veramente levare ogni sfizio, fare tutto, bruciare i ponti, cancellare il passato, goderti la vita.
Goderti la vita…
Si voltò e vide Luisa che lo guardava.
Sentì un tuffo al cuore.
Luisa, sua moglie.
Nell’euforia del momento l’aveva cancellata dalla sua vita, l’aveva condannata ad una vita di stenti, a tirare la carretta giorno dopo giorno, a tirar su i figli, a combattere con le rate del mutuo, le bollette, il datore di lavoro prepotente; e con il marito assente perché sparito all’improvviso…
Rientrò in casa, si sedette vicino a lei, la baciò dolcemente, la strinse a sé.
Fecero l’amore lì, sul divano, e fu come se fosse la prima volta.
Andò in cucina, aprì un vecchio barattolo, il suo “salvadanaio” segreto, nel quale, settimanalmente, da mesi nascondeva il biglietto della giocata; lo rilesse con il cuore a mille.
“Uno, ventitre, quarantaquattro, quarantacinque, quarantasette, sessanta…”
Respirò a fondo, attese ancora un attimo, poi con calma lo stracciò in tanti pezzi e lo gettò nella spazzatura.
Tornò in salotto e disse a Luisa “Sai, ho pensato che in fondo ci potremmo regalare una settimana a Camaiore, è da un po’ che non ci andiamo, che ne dici?”.
Luisa lo guardò stupita, non sapeva cosa dire, riuscì solo a sussurrare un banalissimo: “Perché?”
Carlo la guardò sorridendo: “Perché te lo meriti e perché sono felice”.
Apertura al pubblico domenica 27 ottobre, l’ultima della stagione 2024, al Castello di Marchierù con visite arricchite dalla mostra di preziose tazze e stoviglie utilizzate un tempo solo dai più fortunati, con degustazione di una “merenda reale” con cioccolata calda preparata dagli esperti Allievi dell’ Istituto Alberghiero Prever ed arricchita dalle GALUPerie conosciute ormai in ambito internazionale pur senza mai tralasciare la vicinanza al territorio pinerolese.
CASTELLO DI MARCHIERU’ ( Villafranca Piemonte * via S.Giovanni 77)
Visite guidate dai proprietari delle sale del castello, del parco, della cappella gentilizia e delle scuderie settecentesche ( ore 10/11/12*15/16/17 )
Alle ore 16 e 17 in collaborazione con la GALUP, divenuta riferimento nel mondo delle galuperie e del celebre panettone, gli Allievi dell’ Istituto alberghiero Prever di Pinerolo serviranno agli ospiti prenotati la MERENDA REALE, una “ cioccolata calda all’uso antico”
Prenotazione obbligatoria al 3394105153 * segreteria@castellodimarchieru.it (visita e cioccolata)
Contributo visita € 8 / bimbi fino a 10 anni gratis * visita + cioccolata € 15 / bimbi € 5
Torino ed il Piemonte tuttora costituiscono punto di riferimento per gli amanti del cioccolato in tutto il mondo. Qui all’inizio dell’ ottocento si dette vita ai cioccolatini di ogni tipo, e nel 1865, unendo al cacao la nocciola delle Langhe, nacque il “gianduiotto”, così chiamato dal nome della maschera torinese Gianduja, perché messo sul mercato in occasione del Carnevale.
Numerose sono le grandi aziende produttrici nate in questo territorio, ed accanto ad esse esistono in città ottimi artigiani, facendo sì che la provincia di Torino si configuri come il maggior centro italiano di lavorazione del cioccolato.
Fra questi grandi marchi industriali e artigianali spicca la pluripremiata società dolciaria con sede a Pinerolo, conosciuta ormai in ambito internazionale, che ora ha aggiunto alla lavorazione dei celebri panettoni anche quella dei “gianduiotti” assieme alle tradizionali “galuperie”
Ad essa ed agli esperti Allievi dell’ Istituto Alberghiero Prever dobbiamo la possibilità di offrire ai visitatori del castello una tazza di cioccolata calda, un tempo riservata esclusivamente ai più fortunati, che a tal fine utilizzavano preziose tazze e stoviglie come quelle che si potranno ammirare in esposizione.
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Non scendere dal nostro palcoscenico significa rischiare un notevole livello di sofferenza personale. Significa dipendere in misura esagerata da ciò che gli altri pensano di noi, o, come già sottolineato, da ciò che noi crediamo che gli altri pensino di noi…
Significa essere continuamente condizionati dai giudizi altrui. Non dovremmo mai dimenticarci di una verità elementare: tranne in qualche particolare caso, le persone fanno a malapena caso a noi, a ciò che siamo e facciamo.
Ognuno in fondo è perso dentro i fatti propri, e spesso ai propri guai. E se qualcuno si rapporta a noi con modalità che non ci piacciono, quasi mai questo fatto dipende da noi, a meno che non abbiamo fatto noi in modo più o meno determinato qualcosa per provocare la sua reazione.
L’unico modo per stare in modo equilibrato sul nostro palcoscenico consiste nell’avere un giudizio positivo di noi stessi, il che implica anche accettare i nostri limiti, i nostri difetti, e sapere che possiamo sbagliare. E accettare i nostri errori.
Significa imparare ad ironizzare ogni tanto su noi stessi. E non avere bisogno di piacere a tutti. Non sarà mai così, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacciamo, a cui non stiamo simpatici. E nella maggior parte dei casi questo si rivelerà indipendente da noi.
Se avremo il coraggio di pensarci in modo sereno ed equilibrato, capiremo che è una sua dinamica, il frutto dei suoi bisogni o dei suoi equilibri e una conseguenza della sua situazione personale. Sicché, scendiamo dal centro della scena, e sorridiamo, di noi e degli altri!…
(Fine seconda e ultima parte)
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Facebook Consapevolezza e Valore
Autore della rubrica de Il Torinese
“STARE BENE CON NOI STESSI”
Un’idea per un primo piatto insolito e gustoso?
Linguine fave e salsiccia.
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Ingredienti per 4 persone:
320gr. di linguine o trenette
400gr. di fave fresche o surgelate
300gr. di salsiccia o salamella
Cipolla, sale,pepe, olio
1 ciuffetto di menta.
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Sbollentare le fave (conservare un mestolino di acqua di cottura), privarle della pellicina, lasciar raffreddare e frullarne meta’ con l’acqua di cottura, il ciuffo di menta, sale, pepe. Nel frattempo soffriggere un pezzetto di cipolla con un cucchiaio di olio, aggiungere la salsiccia ridotta a pezzettini, lasciar rosolare, unire il pure’ di fave e le fave intere rimaste. Cuocere la pasta al dente e spadellarla nel sugo. Servire con pecorino grattugiato fresco.
Paperita Patty
(Foto: il Torinese)
Dal 25 al 27 ottobre 2024 il Comune di Montaldo Torinese propone l’evento “Festa
del Bollito”, un momento di festa e animazione per conoscere le bellezze naturali di
questo piccolo territorio adagiato sulla collina chierese.
Il Comune di Montaldo Torinese ha voluto trasformare la Sagra in Festa per adattarsi
ai tempi che cambiano, come anche suggerito dall’Unione Europea nelle sue linee
guida. Trasformare da sagra in Festa vuol dire fare cultura, creare momenti di
aggregazione, incontrarsi. Sarà un momento di comunità che supera il concetto del
semplice cibo. Lo stare insieme una giornata ponendosi la questione del cambiamento
della società. Per essere protagonisti ora per il domani.
S’inizierà venerdì 25 ottobre alle 21 con la commedia in piemontese “Se perd la
passiensa … camp la cota ‘n sij busson!” presentata dall’Associazione Teatrale
Carmagnolese J’Amis del Teatro; lo spettacolo sarà presso il Circolo Polisportivo
Montaldese in Via Marentino 3 con ingresso libero.
Sabato 26 ottobre alle 15,30 l’Associazione XBacco propone la Caccia al Tesoro, con
una camminata alla scoperta dei sentieri della collina montaldese.
Domenica 27 ottobre alle 9 il Tour guidato di circa 2 ore alla scoperta della storia di
Montaldo; partenza dal Circolo Polisportivo Montaldese. Alle 11 l’inaugurazione alla
presenza delle Autorità.
La cena di sabato 26 e il pranzo di domenica 27 ottobre saranno dedicate al Gran
Bollito Piemontese, piatto tipico montaldese; un momento di convivialità e di
aggregazione. Le prenotazioni sono possibili al n. 345 4973061.
L’avvento di internet ha portato ad un aumento degli annunci di incontri, un tempo presenti solo su carta, con uscita settimanale o mensile, ed ora aggiornati più volte al giorno, con un’offerta indescrivibile anche su tematiche particolari.
Ecco quindi che, in un attimo, siamo in grado di incontrare virtualmente migliaia di persone, selezionandole per genere, età, località ed anche gusti sessuali: qualcuno cerca una relazione seria, qualcuno un incontro mordi e fuggi, qualcuno cerca chi inserire nel proprio ménage e così via.
Al di là dell’aspetto morale, perché ciò che non è espressamente vietato è consentito, questa possibilità di incontrare (o, quantomeno, contattare) con estrema facilità dei perfetti sconosciuti nasconde alcuni pericoli anche seri.
Il primo è insito nell’anonimato di chi incontriamo: siamo sicuri che la foto rappresenti realmente le fattezze reali? Il nome, l’età e la professione sono reali? Se quando vado all’incontro mi trovo un gruppo di persone che vogliono rapinarmi o, peggio, violentarmi?
Non da meno è il rischio di incontrare realmente chi ci aspettiamo che offrendoci da bere in un locale o, se siamo così sprovveduti da andarci, a casa sua ci narcotizza con la “droga dello stupro” (benzodiazepine) per cui potrà approfittarsi di noi e, al risveglio, non ricorderemo nulla.
Ma un pericolo meno traumatico fisicamente ma che può avere ripercussioni fastidiose è il rischio che qualcuno usi il nostro contatto per commettere reati o illeciti.
Mi spiego meglio: alcuni annunci, come pure alcuni profili sui social, mostrano ragazze o donne mature in atteggiamento inequivocabile, sessualmente esplicito o che, comunque, promettono il paradiso in Terra. Cosa ci costa contattarle, chiederel’amicizia o inviare il primo messaggio? Probabilmente in risposta ci verrà inviato un link dove poter vedere le loro foto, o dove potremo vedere meglio qualcosa di loro e così via.
Ecco che cliccando su quel link abbiamo intrapreso la strada dell’inferno, non in senso morale perché ognuno è libero di gestire la propria vita secondo propri codici, ma in senso pratico, fatto di seccature, rogne, rischi.
Se il link sul quale clicchiamo contiene un trojan o un malware, avremo fornito a chi ci ha inviato il link un passaporto per entrare nel nostro PC (o nello smartphone) a curiosare sui nostri conti correnti, sulle nostre password o, non da meno, rubare la nostra identità.
A me è successo qualche settimana fa: qualcuno ha copiato il mio profilo su un social (senza però mettere la foto) chiedendo amicizia a chi era già mio amico; ovviamente i miei amici, sapendo di avere già amicizia con me, prima di accettare la richiesta mi hanno contatto perché pareva strano che io chiedessi nuovamente l’amicizia.
Peggio ancora se contattiamo una ragazza iscritta ad alcuni siti di incontri (il database che io e collaboratori usiamo contiene profili che cambiano nome e identità pur mantenendo la stessa immagine): perfette sconosciute che chiedono il contatto telegram o whatsapp per poi mandarci foto “particolari”. Peccato che spesso quelle foto contengano al loro interno file eseguibili (una specie di steganografia) o realizzati appositamente per spiare nel nostro PC.
Con questo non voglio dire che la tecnologia o la modernità siano totalmente pericolosi, da evitare; voglio solo mettere in guardia dai pericoli che, oggi più che un tempo, risiedono nei social, nei siti di incontri o negli annunci su siti per adulti.
Anni fa i rischi erano ridotti: al massimo, se ti appartavi con uno conosciuto al ballo in piazza, potevi rimediare una violenza ma decine se non centinaia di persone avevano il loro viso, la targa o altro stampati in mente; ora, specie se chi ha intenzione di delinquere è esperto, è possibile che abbia agito in modo da non lasciare tracce in rete o che, complice l’alta velocità, giunga da Milano a Torino pur avendo dichiarato di abitare in Val di Susa, rendendo molto più difficile l’identificazione e la cattura.
Cosa fare, dunque? Aprire gli occhi, consapevoli che se una donna ci contatta dichiarandosi innamorata di noi senza neppure aver visto la nostra foto vuol dire che c’è qualcosa di poco chiaro sotto; se ci arrivano mail di una tizia di nome XYZ che chiede come stiamo dopo anni che non ha nostre notizie, ma nonostante l’ottima memoria non riusciamo a ricordarla, è il caso di cancellare la mail senza indugio.
Allo stesso modo, se chiedono nostre foto al primo contatto, magari sostenendo di essere nostre concittadine e chiedendoci l’indirizzo saremmo davvero stolti a fornirglielo.
Insomma, essendo abbastanza cresciuti da non credere più nelle favole, cerchiamo di non farci più incantare dal canto delle sirene digitali; fanno leva sul nostro bisogno di affetto o di compagnia, sfruttando la nostra debolezza. Provate a dire loro che siete disoccupati e con molti debiti da ripianare: scommettiamo quanto durerà la vostra amicizia?
Sergio Motta